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Autore: Duchessa712    15/01/2021    0 recensioni
"Una madre che abbandona un figlio è una persona orribile".
Azzurra, Erasmo e una conversazione a cuore aperto, perché avrei tanto voluto che quell'accenno alla storia di Emma fosse stato utilizzato.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Azzurra Leonardi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Abandoned

"Avevo quindici anni".

Erasmo è in terrazzo a fumare, immerso in pensieri che gli fanno stringere le mani a pugno e inumidire gli occhi.

"Cosa?"

"Avevo quindici anni quando sono rimasta incinta".

Azzurra è bellissima e fragile. É accortocciata su se stessa, il corpo teso come una corda di violino, la bocca dischiusa e le labbra tremanti. Erasmo teme gli si spezzi davanti agli occhi, che cada al suolo in tanti piccoli pezzetti che lui non sa rimettere insieme. É Suor Angela quella brava ad aggiustare le cose e le persone, le loro anime e i loro cuori.

È Suor Angela che aspettava, in realtà, con la sua fede incrollabile in Dio e nel bene, con le parole che ti accarezzano e ti cullano e ti fanno sentire al sicuro e protetto.

Invece c'è Azzurra, che ha gli occhi bagnati di pianto e il mento sollevato in un gesto di una intrinseca superiorità che mal si accompagna a quello che dovrebbe essere il carattere di una novizia.

"Avevo quindici anni quando sono rimasta incinta: una bambina, si chiama Emma". Si stringe le braccia attorno alla vita e una persona meno orgogliosa, meno forte, sarebbe già crollata. Lei, invece, continua a guardarlo attraverso le nuvole di fumo della sigaretta dimenticata tra le sue dita.

Erasmo non ha il coraggio di interrompere perché non sa che cosa dire, perché, se ne è reso conto solo adesso, non la conosce. Non conosce nessuna di quelle ragazze, non davvero, solo Carolina e un po' Ginevra, ma Azzurra e Monica sono rimaste un mistero che non si è mai preoccupato di rivelare: le ha semplicemente lasciate lì, con i loro problemi e le loro storie a fare da sfondo, scrivendo le loro vite con quei pochi elementi che è riuscito a carpire.

"Ho partorito da un'amica e l'ho lasciata fuori da un ospedale, l'otto dicembre, in una scatola, avvolta in una maglietta delle Spies Girls".

Le parole le escono tremanti ma lei non abbassa lo sguardo, gli regala la sua storia, i suoi errori, la sua fragilità, e Erasmo non ha idea di cosa debba farne.

"Mi sono nascosta e ho iniziato a contare. Se fossi arrivata a cento e non fosse uscito nessuno me la sarei ripresa, mandando al diavolo mio padre e le conseguenze" suo padre, non devono andare d'accordo, quindi: un'altra cosa che non sapeva. "A ottantotto la porta si è aperta e lei è uscita dalla mia vita".

Erasmo adesso se la immagina, bella e fragile e piangente come adesso, sul terrazzo, con Assisi e la luna a fare da testimoni a questa confessione non prevista.

Una madre che abbandona un figlio è una persona orribile, ha detto qualche ora prima durante l'ennesimo pasto in cui tutti sono presi dai proprio problemi.

"Avevo quindici anni e ho abbandonato mia figlia perché non avevo altra scelta, perché non c'era modo che, tenendola, la storia finisse bene per entrambe. O forse invece c'era. Forse le cose sarebbero andate meglio, forse avrei ugualmente incontrato Suor Angela e Guido e Davide e mia sorella".

Si interrompe mentre prova a immaginare questo futuro che in realtà è passato e utopia. Pensa a Giulia e Cecilia e a come il fantasma di quella bambina abbandonata fosse tornato a farle visita per la prima volta dopo averle conosciute.

Sarebbe tornato spesso negli anni a venire.

Erasmo aspetta che si ricomponga perché ha il sospetto che la storia non sia finita e intanto cerca di ricordare chi siano Guido e Davide e se abbia mai sentito parlare di una sorella di Azzurra.

"L'ho ritrovata cinque anni fa. É stata qui in convento per un po', una ragazzina di sedici anni piena di rabbia e di solitudine e bisognosa di amore" e questo Erasmo lo immagina meglio di tutto il resto perché lo sa meglio di tutto il resto. "È intelligente e studiosa. Adora leggere e imparare e ballare. Danza classica. Ha il diabete, aggravato dal fatto che l'ho lasciata sola fuori al freddo con solo una maglietta, anche se era la cosa più preziosa che avevo quando avevo quindici anni, e che lei usava per dormire".

Erasmo pensa al ciondolo che porta al collo con gelosia che sfiora come si fa con le reliquie. "Non le ho detto chi ero. Sono diventata sua amica, la sua confidente, il suo tormento anche, ma non le ho mai detto chi ero. Lo ha scoperto da sola quando ha trovato il braccialetto che si accompagnava alla maglietta. Mi ha odiata, tanto. Non mi ha rivolto la parola per giorni se non per attaccarmi e stavo per perderla un'altra volta".

Anche questo Erasmo lo capisce perché anche lui è arrabbiato con sua madre, tanto arrabbiato con sua madre.

"È stata Suor Angela a parlare con lei. Non so cosa le abbia detto, so solo che è tornata da me e che non l'ho più persa"

"E questo cosa dovrebbe dirmi?"

"Quello che vuoi. Potrebbe dirti che a volte le cose si risolvono e va tutto bene, perché la mia storia con Emma è finita bene. Potrebbe dirti che le cose non sono sempre bianche o nere e che magari tua madre aveva un buon motivo per fare ciò che ha fatto. Potrebbe dirti solo di fidarti di Suor Angela, che è caotica e impicciona ma se qualcuno può aiutarti quello è solo lei".

Non aspetta una risposta e se ne va e Erasmo resta lì, solo, con il peso della storia e della verità che Azzurra gli ha confidato.
   
 
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