Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Aliceisoverit    16/01/2021    1 recensioni
Dal testo:
«Crawling back to you»
I due ragazzi si guardarono di nuovo con avidità perché c’era tanta verità in quel testo: era il loro ritratto degli ultimi mesi, senza imbrogli o inganni.
Derek non era completamente sicuro di cosa passasse per il cuore o la testa di Alexis, ma quelle parole, in quel momento, erano unicamente per lei. Perché era sempre e solo lei.

Alexis e Derek hanno una vita condivisa insieme, dalla loro infanzia fino alla loro travagliata adolescenza. Nonostante quasi un anno sia ormai passato dalla fine del liceo, i sentimenti segreti che li uniscono non li hanno mai abbandonati.
Ed è ora che entrambi ci facciano i conti.
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’energia che permeava l’aria del Cherry’s dopo quattro esibizioni era contagiosa, un cocktail intrigante e carico di promesse: i sorrisi soddisfatti dei vari avventori ne erano la prova. Un’espressione simile era perennemente piantata da dieci minuti sul viso di Alexis che, insieme alle altre ragazze, aveva cantato a squarciagola ogni singola canzone.
I suoi amici le avevano riproposto una camminata nel viale dei ricordi, portando diversi brani che li avevano accompagnati negli ultimi due anni di liceo, andando a costruire il progetto più ambizioso che avessero mai messo in piedi per salvare il vecchio teatro.
Derek sembrava essere in egual modo assuefatto sia dall’alcool che dal passato evocato dalla musica. Tamburellava nervoso sulla cassa a cui era posato col braccio sinistro, una bottiglia d’acqua mezza terminata tra le mani e i pensieri che si affollavano senza sosta nella sua mente. Appoggiò la testa contro l’avambraccio, traendo un respiro profondo e pregando che il fuoco che continuava ad agitarsi nelle ossa gli desse tregua.
Nonostante le eterne suppliche sapeva però che niente di tutto ciò fosse possibile: lo vedeva con chiarezza davanti a sé, il capolinea. C’era una sottile finalità nell’aria e per quanto questo lo terrorizzasse, Derek era determinato a coglierla, nel bene o nel male.
Si sforzò di non soffermarcisi troppo, oppure la paura di perdere Alexis l’avrebbe inchiodato al suolo: il suo rapporto con Alexis era un fiore raro e prezioso, curato da entrambi con attenzione e profonda dedizione. C’era così tanto a rischio.
Eppure… erano ad un’impasse, lui ed Alexis: quello status quo lo stava logorando lentamente.
Respirò ed espirò, trovando conforto nel pensiero che un qualsiasi sviluppo sarebbe stato meglio dello stallo di quegli ultimi mesi.
Percepì una lieve pressione attorno al cuore, una tenaglia pronta a scattare al pensiero che le cose andassero per il peggio alla fine di tutto. Era già accaduto che i due si fossero allontanati e Derek rimpiangeva quegli anni persi come fosse ancora la prima volta.
L’ingiustizia della vita e delle decisioni altrui li avevano spinti così distanti l’uno dall’altra che tutti i pronostici erano stati contro di loro. A dispetto di tutto, ancora una volta quella stessa, strana vita sembrava però volerli riportare sullo stesso percorso, incrociando nuovamente le loro strade il giorno in cui Alexis tornò a Rainbow Hill dopo due anni di assenza.
Derek non osava chiamarlo destino per paura che tutto si rivelasse il frutto di un lungo sogno dal quale prima o poi si sarebbe svegliato. E lui forse stava per incasinare tutto di nuovo.
Il ragazzo scrollò con decisione il capo, cercando di cacciare fisicamente la negatività.
Spiò Alexis con la coda dell’occhio ed il suo sorriso appena accennato, nascosto nella morbida piega delle sue labbra, sembrò quietare la sua ansia. Con una volontà d’acciaio, il cuore pesante e forse un pizzico di disperazione ad accompagnare i suoi passi, si riavvicinò al microfono, incrociando lo sguardo di Seth.
I perforanti occhi chiari del suo migliore amico non lo avevano lasciato per un solo istante, in attesa del suo segnale. Non poteva nascondere niente al ragazzo, tantomeno dei sentimenti così forti e Seth era sempre rimasto silenziosamente al suo fianco, elargendo consigli solo quando e se richiesti, senza fargli mai mancare il suo supporto.
Paul e Darren ripresero rispettivamente i loro posti e fissarono Derek, forse percependo un cambiamento nell’aria, pronti ad offrire all’amico il loro sostegno incondizionato. Derek si morse l’interno delle guance, semplicemente annuendo.
Solo allora Darren gli passò una seconda chitarra che Derek imbracciò prontamente, controllando con scrupolo che fosse accordata e pronta per l’esibizione più importante.
Dalla folla del Cherry’s si levarono dei mormorii incuriositi.
Derek impugnò nuovamente il microfono con entrambe le mani prima di parlare, lo strumento a fargli da scudo con il suo peso rassicurante e familiare.
«Signori e signore, siamo arrivati alla nostra ultima esibizione per la serata» annunciò Derek con sottile dispiacere: gli era mancato da morire stare sul palco. Scrollò le spalle prima di proseguire.
«Vi vogliamo lasciare con una canzone in particolare. Sono sicuro che la conosciate tutti e in caso contrario, amici miei, vivete sotto un sasso!» commentò con finto rimprovero nella voce, ottenendo di far sghignazzare un po’ tutti.
«C’è sempre una persona associata ad un brano come questo, è inevitabile. Nel mio caso, si tratta di un punto di riferimento fondamentale, la stella polare sempre pronta ad indicarmi la via di casa» continuò Derek emozionato. Alcuni degli avventori annuirono con l’aria di chi la sa lunga.
«Cantate un po’ più forte insieme a me pensando a quella persona. Io di sicuro lo farò» concluse Derek con affetto infinito nella voce.
Alexis si bloccò a metà di un movimento sentendo quelle parole, distratta dalla strana inflazione della voce del ragazzo mentre Blue e Leighton si scambiarono un’occhiata preoccupata, un campanello d’allarme che tuonava nelle loro teste.
Qualcuno dal pubblico urlò mentre una sequela di timidi applausi echeggiò le parole di Derek, insicuri sul significato di quel discorso.
Un familiare riff di chitarra risuonò nell’aria, accompagnato dal ritmo lento della batteria e fece crollare ogni dubbio: i clienti del Cherry’s Beat si infervorarono, agitandosi come uno sciame di vespe.
Con Seth e Darren a completare il tutto, “Do I Wanna Know?” degli Arctic Monkeys prese vita.
Il ritmo incalzante della canzone penetrò subito le orecchie di Alexis, una melodia impossibile da confondere. La ragazza sentì una sensazione di agghiaccio totale percorrerle ogni osso del corpo, mentre il lieve tremolio alle mani si ripresentò con prepotenza, inspiegabile ed incontrollato.
Non vuol dire niente, non vuol dire niente.
Derek strimpellò quasi con distrazione, osservando le corde della chitarra ed eludendo il pubblico, consapevole di cosa ci fosse ad aspettarlo non appena avesse sollevato il capo: il volto che oramai ossessionava le sue notti insonni, che si presentava nell’ora più buia della notte quando cercava di reprimere quei sentimenti così peccaminosi e complicati.
Derek alzò il volto, avvicinandosi al microfono e iniziando a cantare. Gli occhi rimasero chiusi mentre le parole iniziarono a fluire dalle sue labbra, vere e crude più che mai in quel frangente.
 
Have you got colour in your cheeks?
Do you ever get that fear that you can't shift
The type that sticks around like summat in your teeth?


Alexis sentì entrambe le orecchie fischiare e la pelle d’oca farsi strada su ogni superficie scoperta del suo corpo, come se una bomba fosse stata detonata proprio di fronte a lei. Rapita da quella note morbide, fu certa che le sarebbe stato impossibile fuggire.
«I dreamt about you nearly every night this week» cantò Derek con ardore, aprendo infine gli occhi e facendoli sorvolare con pigrizia sulla folla. Evitò accuratamente lo sguardo di Alexis e del loro gruppo, ma tutti loro compresero il peso di quello che Derek stava facendo.
Quanti segreti puoi ancora tenere, Alexis? sembrò domandarle Derek con sfrontatezza.
Un groppo in gola le bloccò ogni parola; la mente aggrovigliata fu incapace di pensare con razionalità, troppo piena dell’immagine di lui che cantava.
«Cause there’s this tune I found that makes me think of you somehow» continuò il ragazzo, prendendosi il suo tempo per incrociare infine gli occhi di lei per non abbandonarla più fino all’inizio del pre-coro della canzone. Alexis non osò muovere un singolo muscolo, come un serpente incantato da un letale flauto.
Nessuno della nutrita folla di persone notò quel sottile cambiamento, proseguendo nel loro danzare languido. D’altro canto, il loro piccolo gruppo era in fermento nonostante la compostezza esteriore, estasiati all’idea che forse, finalmente, i loro due amici avrebbero lasciato scattare quella scintilla.
Derek abbassò infine lo sguardo sulla chitarra, aggrottando le sopracciglia e premendo le labbra tra di loro. A fatica cercò di non continuare a guardare fisso Alexis, mentre le parole ronzavano nell’aria come una carica elettrica, rendendo l’ambiente saturo.
 
(Do I wanna know?)
 
Le voci di Seth e Paul si unirono alla voce profonda di Derek con un leggero falsetto, quasi bisbigliando le parole nei loro microfoni.

If this feeling flows both ways?

 
Era una semplice richiesta, schietta, alla Derek. E Alexis non era sicura che la risposta che voleva dare sarebbe stata quella giusta. Ma infondo, c’erano davvero risposte giuste o sbagliate?

(Sad to see you go)
Was sort of hoping that you'd stay
(Baby, we both know)

 
Alexis si morse il labbro inferiore in attesa del verso successivo, torturando l’orlo del vestito.

That the nights were mainly made for saying things that you can't say tomorrow day


Alexis strinse inavvertitamente le gambe, fallendo miseramente nel domare i suoi nervi traditori.
Premette le cosce tra loro, resistendo all’impulso di accavallare le gambe, le dita attorcigliate su sé stesse contro le calze nere, mentre il respiro sembrò farsi più pesante, difficile quasi.
Sapeva che era tutta una reazione nel suo cervello, ma i suoi sensi andavano a fuoco, assuefatti dall’atmosfera che solo le canzoni degli Arctic Monkeys riuscivano a creare.
«Crawling back to you»
I due ragazzi si guardarono di nuovo con avidità perché c’era tanta verità in quel testo: era il loro ritratto degli ultimi mesi, senza imbrogli o inganni.
Derek non era completamente sicuro di cosa passasse per il cuore o la testa di Alexis, ma quelle parole, in quel momento, erano unicamente per lei. Perché era sempre e solo lei.
Quando l’alcool circolava in abbondanza in corpo, inibendo ogni limite, ogni difesa, ogni restrizione che si imponeva per paura di rovinare tutto… il pensiero volava sempre a lei.
Quei pensieri proibiti, che da sobrio riusciva a nascondere con grande minuziosità, cadevano come tasselli di un domino, ritrovandosi con il dito tentennante sul suo numero di cellulare.
Alla fine ci rinunciava sempre. Sarebbe stato così facile mettere fine a quella pena infinita.
Un attimo, il tempo di un bacio.
Ma le conseguenze di tale gesto sarebbero state altrettanto facili?
Nessuno dei due ragazzi conosceva la risposta a quel quesito che ronzava nelle loro teste da tempo, ma l’alternativa non era certo una soluzione migliore, perché avere una relazione con un’altra persona era impensabile, un insulto quasi.
 
Maybe I'm too busy being yours to fall for somebody new
Now I've thought it through


Derek percepì tutta la stanchezza emotiva dei mesi passati piombargli sulle spalle senza pietà: la scintilla ormai era divampata in un incendio che lo stava divorando dentro. E per quanto fosse una dolce tortura, quel rincorrersi sul filo del rasoio, il ragazzo era stremato da quella ricerca affannosa.
In ogni sillaba, in ogni nota, in ogni singolo verso stava lasciando scivolare tutto sé stesso, consapevole che l’interpretazione della canzone non avrebbe lasciato spazio a dubbi: era Alexis che voleva accanto, fin da quando il primo giorno di asilo avevano costruito insieme un castello di fango, fin da quando lei aveva intrecciato con fierezza una collana di margherite in uno dei loro eterni pomeriggi al parco. Fin da quando era tornata a Rainbow Hill e nella sua vita.
Era stata la melodia mancante che per anni lo aveva tormentato, il richiamo di una sirena lontana ed irraggiungibile o almeno così aveva creduto.
Lo sguardo di Derek di rado lasciò quello di Alexis per più di una manciata di secondi, insicuro ma risoluto. Non sperava di avere nemmeno un frammento del carisma di Alex Turner nel cantare quel pezzo, ma pregò che i suoi sentimenti genuini compissero una magia.
Nel frattempo che i due ragazzi erano impegnati in un’intensa lotta di caratteri, i loro amici si ritrovarono confusi, ma allo stesso tempo estasiati da quel nuovo risvolto: era da un’eternità che quei due idioti si morivano dietro in un modo così ingenuo e dolce da far venire il voltastomaco. Leighton si stava forzando di non ridacchiare sotto i baffi per l’emozione, a discapito di Alexis che ricordava un cerbiatto catturato dai fari abbaglianti di una macchina in corsa.
Blue ed Allison si scambiarono un’occhiata con discrezione, unite in una silenziosa preghiera che tutto funzionasse per il meglio.

So have you got the guts?
Been wondering if your heart's still open and if so I wanna know what time it shuts
Simmer down and pucker up
I'm sorry to interrupt. It's just I'm constantly on the cusp of trying to kiss you
I don't know if you feel the same as I do
But we could be together if you wanted to


Derek pose particolare enfasi su quell’ultima fase, gli occhi resi lucidi dall’alcool e la trepidazione ma ardenti e completamente focalizzati su quelli sgranati di Alexis. Non poté fare a meno di notare l’alzarsi ed abbassarsi più che evidente delle sue spalle: quasi gli parve di percepire il battito accelerato contro il collo pallido, lasciato scoperto dalla scollatura del vestito.
Alexis si sentiva in uno strano limbo, a metà tra l’eccitato, il terrorizzato e infiniti dubbi che si facevano strada con artigli dolorosi. E se questo? E se quello?
Ma una vocina discordante la incoraggiava, spronandola ad accettare finalmente la resa ai suoi sentimenti: che incertezze poteva avere di fronte ad un’esibizione così?
 
(Do I wanna know?)
If this feeling flows both ways?
(Sad to see you go)
Was sort of hoping that you'd stay
(Baby, we both know)
That the nights were mainly made for saying things that you can't say tomorrow day


La ragazza accavallò le gambe: il suo sistema nervoso vibrò come impazzito, mentre impulsi elettrici si fecero strada in ogni più intima cavità del suo corpo.
Era una sensazione peculiare, essere allo stesso tempo inchiodata al posto dallo sguardo di Derek, incapace di muoversi e pronta a scattare come una gazzella davanti ad un predatore feroce, pronta a macinare chilometri e chilometri tra lei e quel dannato del suo migliore amico.
Migliore amico.
Quelle parole furono come una doccia ghiacciata: era mai stata amicizia la loro? Solo amicizia?
 
Ever thought of calling when you've had a few? (you've had a few)
'Cause I always do ('cause I always do)

«Crawling back to you» intonò Derek con trasporto, le labbra appoggiate in modo seducente contro il microfono, desideroso sempre più di intrappolare quelle appena dischiuse di Alexis. Le sue mani formicolavo dal desiderio di lanciare via la chitarra e semplicemente correre da lei. 
Maybe I'm too (maybe I'm too busy) busy being yours to fall for somebody new
Now I've thought it through
L’esibizione proseguì con ritmo sempre più incalzante, la melodia sensuale che sembrava danzare peccaminosa nell’aria attorno al pubblico del Cherry’s Beat.
Alexis percepiva il suo corpo venire sempre più schiacciato dai suoi sentimenti inespressi di minuto in minuto ed era consapevole di non poter reggere quella pressione ulteriormente.
Non voleva reggerla ulteriormente, non lì né ora. Era troppo.
Dubbi, dubbi e dubbi le mordevano con insistenza il cuore che batteva furioso nel suo petto come per difendersi: Derek stava davvero aprendo il suo cuore così sfrontatamente davanti a lei oppure era tutto nella sua testa?
E perché la sua prima reazione era stata quella di eccitarsi, un calore liquido che si faceva strada al centro di sé? Era solo mero desiderio fisico per Derek oppure c’era davvero quel sentimento profondo a cui non sapeva-non voleva, non poteva- dare nome?
Sei proprio una piccola bugiarda, signorina Sylvaine.
Alexis si odiava perché conosceva la risposta a memoria, come una di quelle stupide filastrocche che le avevano insegnato da piccola e che non si sarebbe scordata per il resto della tua vita.
Non c’era mai stato un futuro senza Derek nella sua testa, nemmeno quando si trovava lontana da casa a trascorrere gli anni finora più bui della sua vita. Non c’era uno scenario in cui Derek non fosse al suo fianco. Come amico, come compagno di vita.
Tuttavia l’amicizia, nonostante i suoi drammi, non portava con sé le stesse complicanze di una relazione. Quel tipo di amore spesso mandava all’aria tutto, lasciando terra bruciata attorno a sé ed Alexis non era sicura di poter sostenere quella crudeltà.
L’amicizia era un percorso sicuro, una dolce coperta di linus che l’avrebbe protetta dalle brutture della vita. Perché voler complicare tutto allora?
Perché abbandonare i confini sicuri del loro rapporto per compiere uno spaventoso salto nel vuoto, senza alcuna garanzia di una rete ad attutire la caduta dall’altra parte?
La ragazza era corrotta da tutte le sue incertezze ed esitazioni. Lo era da un po’ ed ora Derek aveva riportato tutto a galla con una prepotenza inaudita.
 
(Do I wanna know?)
If this feeling flows both ways?
(Sad to see you go)
Was sort of hoping that you'd stay
(Baby, we both know)
That the nights were mainly made for saying things that you can't say tomorrow day


Derek sapeva che cantarle i suoi sentimenti in modo così inequivocabile, mettendola con le spalle al muro definitivamente, sarebbe stato un azzardo. Per quello non le aveva scollato gli occhi di dosso, osservando ogni sua micro reazione con uno zelo che da sobrio non avrebbe mai avuto.
L’alcool sembrava aver acuito i suoi sensi, rendendolo ancora più in sintonia con Alexis.
O forse era solo un’illusione data dall’intossicazione.
L’aveva accompagnata con lo sguardo attraverso ogni sillaba di “Do I Wanna Know?”, infondendo nella canzone quello che provava. Era l’unico mezzo che non lo aveva mai tradito: quando tutto il resto falliva, affidava le sue emozioni alla musica.
E mentre si avviarono verso il gran finale, il ragazzo quasi vide gli ingranaggi giganti con inciso sopra “DUBBI” iniziare a girare nella sua testolina.
Quegli occhi così espressivi non avevano più difese e gli mostrarono con chiarezza il terrore che si diffuse in lei come una piaga purulenta.
Non gliene faceva una colpa, perché quella paura era uno specchio della sua.
Alexis si scrollò le spalle cercando inutilmente di darsi un contegno ma era pienamente consapevole degli sguardi dei suoi amici. Doveva andarsene.
«No…» mormorò a fior di labbra, sentendo una spilla di panico insinuarsi sotto pelle.
La ragazza si alzò in piedi di scatto, iniziando a raccogliere i propri averi alla rinfusa e con una fretta quasi erratica, accampando senza sosta una scusa strampalata dopo l’altra. Riuscì a scappare prima che gli altri avessero il tempo di reagire o parlarle, farla ragionare forse.
Con la mascella chiusa in una morsa d’acciaio e scossa da un leggero spasmo, Alexis si ripeté che in quel momento non voleva le loro parole rincuoranti né tantomeno i loro occhi addosso.
Non quando si sentiva una ferita esposta a cui era appena stato gettato sopra del sale.
Con la schiena rivolta al palco, Alexis si perse il momento in cui gli occhi di Derek si chiusero vedendola andare via, una smorfia amara a deturpargli la bocca.
Una lacrima solitaria gli solcò la guancia accaldata.
 
(Do I wanna know?)
Too busy being yours to fall


La brama di seguirla era forte, una dolce tentazione che gli sussurrava parole di miele all’orecchio, ma un piccolo sprazzo di coscienza gli urlò che forse non era la più brillante delle idee con l’alcool che gli scorreva a fiumi nelle vene. La paura di mandare tutto a puttane gli attanagliò la bocca dello stomaco come una creatura vorace ben decisa a non lasciare la presa.
 
(Sad to see you go)
Ever thought of calling darling?
(Do I wanna know?)
Do you want me crawling back to you?

 
I versi finali della canzone erano ovunque. Giravano in circolo attorno a lei come a schernirla, a ridere dello spettro della ragazzina impaurita che era ricomparso quella sera. Sorda a qualsiasi richiamo, raggiunse l’uscita, scusandosi appena con la persona che urtò distratta.
Fu trattenuta con gentilezza da una mano poggiata sulla spalla e deglutì ansiosa, sicura di trovarsi Derek ad attenderla. Troppo presto, continuava a ripetersi con tono ossessivo e irrazionale.
«Alexis!»
La voce preoccupata di Christophe le arrivò finalmente alle orecchie, sorprendendola: era davanti a lei, il cappotto ancora indossato e le guance arrossate.
«Chris» bisbigliò Alexis mentre suo cugino poggiò entrambi i palmi sulle sue spalle.
«Hai la faccia sconvolta, che è successo?» le domandò allarmato, scrutandole con zelo il viso.
Alexis scosse il capo, spostando con delicatezza le mani di Christophe.
«Un imprevisto, nulla di grave. Riporti a casa le ragazze, per favore?» mormorò la ragazza proprio quando avvertì una voce femminile richiamare l’attenzione di Christophe.
Approfittando di quell’attimo di distrazione, Alexis sgusciò fuori dal locale, chiavi dell’auto già pronte nella mano destra. Sapeva di comportarsi da codarda, ne era pienamente consapevole, ma le pareti del Cherry’s Beat si stringevano sempre più attorno a lei per intrappolarla.
«Maledizione!» esclamò Allison, comparendo di fianco a Christophe in un baleno e uscendo con foga dall’entrata, solo per vedersi sfrecciare di fronte la vecchia Golf di Alexis.
«Maledizione» ripeté con enfasi Allison, frustrata.
Stringendosi le braccia attorno ai fianchi per il freddo, la ragazza rientrò con passo pesante, pronta a trovare l’apocalisse ad attenderla dall’altra parte, oltre che un mal di testa incombente. Forse un altro drink non sarebbe stata una cattiva idea.
 
 
 
********************
 
 
 
Christophe si era già ricongiunto al gruppetto delle ragazze, mentre Leighton e Blue cercavano di spiegargli con toni concitati cosa fosse successo, cercando a loro volta di dare un senso a quei minuti surreali appena trascorsi.
Allison si arrischiò ad adocchiare il palco, ma i ragazzi stavano ancora parlando con alcune persone. Se non altro, tutti tranne Derek che sembrava pronto a scattare come una molla, i capelli un disastro di nodi e lo sguardo stralunato che correva di continuo alla porta del Cherry’s.
Allison incrociò per un attimo lo sguardo di Seth, che le restituì un’espressione sconfitta, alzando le sopracciglia con un gesto rapido. Allison lo rassicurò con lo sguardo e un sorriso dolce, riaccendendo la speranza nel volto del suo ragazzo: sapeva che la questione era lungi dall’essere finita.
«Aveva bevuto?» sentì Christophe chiedere a Leighton che gli rifilò un’occhiata obliqua.
«Cazzo! Ti pare che me ne starei qui a non far niente se avesse bevuto?» ribatté quasi sibilando, il cellulare premuto all’orecchio che però continuò a suonare a vuoto per un altro minuto. Christophe premette indice e pollice appena sopra le sopracciglia, massaggiandosi la fronte e decidendo di non replicare al veleno di Leighton, la discussione avvenuta in auto ancora fresca nella sua memoria.
«Tranquillo Chris, non aveva toccato un goccio, doveva portarci a casa più tardi» s’intromise Allison, scambiandosi un’occhiata col ragazzo, facendogli implicitamente capire di lasciar perdere.
«Zero, nessuna risposta» mormorò Leighton abbattuta a nessuno in particolare.
Seth fu il primo della band a riavvicinarsi agli amici, stampando un bacio in fronte ad Allison che gli fece i complimenti per l’esibizione, anche se l’atmosfera era ancora tesa.
«Dov’è finita la mia migliore amica?» chiese con finta noncuranza Derek, umettandosi le labbra. Incapace di restare fermo sul posto, iniziò a dondolare sui talloni. Paul e Darren scambiarono un’eloquente occhiata con gli amici.
«Derek…» iniziò a dire Leighton, poggiandogli una mano sulla spalla, parlando senza la solita ironia che la contraddistingueva e senza rimarcare che fosse la sua migliore amica, cosa che fece preoccupare ulteriormente Derek.
Il ragazzo scosse il capo con decisione.
«Devo andare a cercarla» affermò risoluto.
Paul fu lesto nell’afferrarlo per l’avambraccio prima che scattasse verso l’entrata dello Cherry’s, trattenendolo nella sua presa di ferro.
Derek li osservò tutti, uno ad uno: non era tanto ingenuo da pensare che non avessero intuito cosa fosse successo quella sera.
«Vi prego. Ho bisogno di parlarle, sapere se sta bene, dirle che…» mormorò con tono di supplica e gli occhi lucidi di lacrime trattenute. Seth fece di no con vigore.
«Sei pieno di alcool in corpo, assolutamente no» si oppose con gentilezza.
Derek espirò frustrato. «E allora me ne andrò a piedi!»
Un coro di proteste si levò dal gruppo, creando un caos di voci che rimbombarono quasi con dolore nella testa di Derek, che fece una smorfia e si passò una mano sopra gli occhi stanchi.
Chistophe, l’unico rimasto in silenzio, lo fece accomodare piano su uno dei divanetti, cingendogli le spalle con decisione, mentre il ragazzo nascose il volto tra le mani.
«Lo so amico, lo so. Ci sono tante cose non dette che premono per uscire, ma quel momento non è ora. Alexis è confusa e spaventata dai suoi sentimenti».
A quelle parole, Derek alzò lo sguardo sull’amico con sorpresa. Christophe annuì con consapevolezza.
«È spaventata tanto quanto te all’idea di perderti, quel tanto lo so: è chiaro come il sole a mezzogiorno. Ma al momento non siete in grado di avere una discussione a riguardo e finireste solo per farvi del male l’un l’altra. Nessuno dei presenti vuole che questo accada. Lasciale del tempo, d’accordo? E soprattutto, lasciati del tempo per riuscire ad affrontare con chiarezza questo discorso con lei» concluse con gentilezza Christophe, dandogli un’ultima stretta d’incoraggiamento.
«Chris ha ragione Derek» gli fece eco Darren, battendogli una mano sulla spalla. «Niente è finito, d’accordo?». I suoi amici annuirono, condividendo le loro parole e rincuorando il ragazzo.
Derek si passò la lingua sui denti, affondando nel divanetto sempre più come svuotato. Eccole lì, le voci della ragione in mezzo a tutto quel casino.
Derek fece un cenno d’assenso, borbottando un «d’accordo» al resto delle facce raccolte attorno a lui con apprensione.
L’atmosfera sembrò distendersi lentamente e pian piano tutti si riaccomodarono, riprendendo i propri rispettivi posti. Ci furono parole di conforto per Derek, Allison in primis era convinta che quello fosse l’inizio di nuovo percorso per i due. Allison era però sempre stata il fiore di positività del gruppo e quindi Derek non riuscì a fare a meno d’incupirsi ulteriormente. Tuttavia la ragazza non lasciò che il resto della serata andasse perso e si impegnò a far rinascere un’atmosfera più gioiosa. Derek odiò non farne parte, ma il suo umore era nero.
«È stata una mossa coraggiosa la tua» gli disse a bassa voce Leighton mentre gli altri erano distratti dalla voce chiassosa di Paul, preso a raccontare una delle sue ultime, folli avventure universitarie. «Le cose presto si risolveranno per il meglio. Potrò conoscerla relativamente da poco rispetto a tutti voi, ma passare attraverso rovi spinati ti fa conoscere una persona in modi inaspettati» rivelò la ragazza con un occhiolino, stringendogli una mano con fare rassicurante prima di alzarsi in piedi e chiedere chi di loro avesse sete.
Derek incrociò le braccia sul petto, rimuginando su…tutto.
Voleva credere ai suoi amici, sapeva che avevano il suo interesse a cuore e non gli avrebbero mai dato falsa speranza invece di brutale onestà se non ce ne fosse stato motivo.
Nonostante ciò, il viso terrorizzato di Alexis lo accompagnò anche quando chiuse gli occhi, poggiando la testa contro lo schienale del divanetto, cullato dal mormorio del Cherry’s e dalle voci dei suoi amici. Lottò contro le lacrime, prevalendo, ma il mal di testa sembrò chiedere il prezzo di quella piccola vittoria. Desiderò di annullarsi in quel momento, di far sparire tutta quella tristezza, tutta quella serata, dentro un buco nero e ricominciare da capo.
Sempre più perso nei suoi pensieri, l’ultima cosa che ricordò furono un paio di occhi nocciola ricambiare il suo sguardo con intensità, prima che la stanchezza della serata lo trascinasse senza remore nell’oblio.
 
 
 
Footnotes:
 
La canzone inserita nel testo è “Do I Wanna Know?” degli Arctic Monkeys e non è stata usata a scopo di lucro.
Questa seconda parte mi ha tormentata, pensavo di non uscirne mai più. Spero che sia riuscita a trasmettervi quello che ho provato durante la stesura. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
Baci! x


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Aliceisoverit