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Autore: lady lina 77    16/01/2021    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I primi mesi di matrimonio furono appassionati, felici, frenetici. Dopo tre settimane dal loro sì, da signore e signora Poldark erano partiti per Londra con Lord Falmouth per partecipare alle sessioni estive del Parlamento dove Ross aveva scoperto, con piacevole sorpresa, che amava discutere, portare avanti le sue idee e cercare di abbattere le opposizioni che cercavano di opporsi al suo pensiero. Non l'avrebbe mai detto ma litigare a Westminster era qualcosa di decisamente elettrizzante e per nulla noioso per un carattere indomito come il suo.
Lui e Demelza avevano declinato l'invito di Falmouth di alloggiare alla dimora dei Boscawen e avevano scelto di andare a vivere in un piccolo alloggio in affitto in centro, a pochi passi da Westminster, un appartamento modesto ma elegante e decoroso e soprattutto, solo loro. Demelza voleva vivere il suo matrimonio senza ombre del passato ed era stata soprattutto lei a desiderare quell'alloggio al posto della comoda dimora dei Boscawen che però sarebbe stata il fulcro di tanti ricordi vissuti nel matrimonio con Hugh. Non era giusta, non sarebbe stato giusta né nei confronti di Hugh né nei confronti di Ross quella scelta e Falmouth alla fine aveva capito le sue motivazioni e le aveva accettate senza fare storie.
Demelza trovava divertente come Ross cercasse di minimizzare il suo ruolo in Parlamento e il divertimento che sperimentava nelle varie sedute e ora capiva perché Falmouth lo avesse voluto al suo fianco. Suo marito era appassionato, indomabile, mai arrendevole e la passione che metteva in tutto ciò che faceva di certo gli avrebbe fruttato qualche nemico a Westminster ma sicuramente anche parecchi amici attratti dal suo indiscutibile carisma.
La domenica pranzavano da Falmouth e dopo, nel pomeriggio, passavano ore a cavallo nella campagna fuori dalla capitale oppure passeggiavano in centro dove Demelza mostrava a Ross le bellezze di Londra che aveva imparato a conoscere negli anni.
Erano felici, entrambi... Il futuro sembrava finalmente roseo, il passato cancellato e accantonato ed ora potevano godere di nuove sfide a Londra e di una miniera attiva e florida in Cornovaglia.
A fine settembre tornarono a Nampara per delle incombenze burocratiche relative alla Wheal Grace, con la promessa di Falmouth di raggiungerli in tempo per il matrimonio di Verity e del Capitano Blamey e del Natale, per poi ripartire insieme verso Londra a gennaio.
Tornati a casa trovarono Nampara lucida e splendente, cosa che Ross non aveva dato affatto per scontata visto che era stata lasciata in mano a Jud e Prudie. Ma i servi si erano affezionati alla loro nuova padrona che era gentile e spesso lavorava al loro fianco e con Demelza avevano trovato una nuova dimensione in quella famiglia appena formata. E anche Ross, ora decisamente più sereno, era diventato un padrone più gestibile da servire, per due pigri come loro.
A casa Ross riprese come se niente fosse il suo lavoro in miniera, con la sola differenza che al mattino vi si recava più tardi e preferiva attardarsi a letto con sua moglie che poi lo raggiungeva per pranzo e quando faceva lezioni ai suoi piccoli allievi.
Fu verso la metà di ottobre che Demelza iniziò a sentirsi strana. Al mattino si svegliava con una leggera nausea che spariva solo mangiando del pane secco e in alcune occasioni aveva avvertito forti vertigini che l'avevano costretta ad appoggiarsi alla parete per non cadere a terra. Inizialmente preoccupata per quel malessere che mai aveva avvertito, fu solo dopo una settimana che realizzò che qualcosa che credeva le fosse negato, in realtà stava avvenendo...
Quando lo realizzò stava strigliando il suo cavallo e nel rendersene conto rimase senza fiato, con la mano sul ventre per lunghi minuti, seduta a terra nella paglia della stalla con accanto Garrick accovacciato sui suoi piedi...
Un bambino... Lei, proprio lei? Una speranza che con Hugh le era stata preclusa ma che con Ross stava diventando una realtà, con un pizzico di fortuna. Era sposata con un uomo che amava, da cui era unita da una passione bruciante che li spingeva ad amarsi notte dopo notte senza essere mai sazi l'uno dell'altra e quello stato di cose era la naturale conseguenza, eppure ancora non riusciva a crederci che forse stava accadendo per davvero. Sapeva che sarebbe potuto succedere ma aveva avuto da sempre il terrore di sperarci, di crederci... "Giuda, Garrick... " - sussurrò al cane che era stato suo compagno di giochi da bambina e che l'aveva vista crescere. Anche Sun sbucò dal fieno e forse rendendosi conto della sua agitazione, le andò vicino strofinandosi sulle sue gambe.
Calde lacrime di gioia e d'emozione presero a rigarle le guance e in breve si trovò a piangere come una bambina fra la paglia, abbracciata ai suoi animali. Ma non erano lacrime di disperazione, erano lacrime di gioia...
Rimase sola coi suoi cuccioli per un paio d'ore mentre in casa Jud e Prudie dormicchiavano sul tavolo e Ross era indaffarato in miniera. Alla fine, infreddolita ma rimessasi in sesto dall'agitazione, rientrò in cucina e con Garrick e Sun si mise davanti al camino acceso. L'inverno incalzava e iniziava a fare seriamente freddo...
La sua mente frenetica iniziò a pensare al da farsi. Era ottobre e il bambino, presumibilmente sarebbe nato a maggio. E lei e Ross sarebbero dovuti ripartire per Londra a gennaio ma a quel punto la sua gravidanza sarebbe stata avanzata e un viaggio lungo in carrozza sarebbe stato pericoloso nel suo stato. E Ross? Lui sarebbe stato felicissimo di quel figlio, già immaginava la sua faccia quando lo avrebbe saputo ma proprio per questo... E se avesse scelto di non partire più? E se avesse scelto di lasciare la politica per rimanere? E se avesse scelto di rescindere la sua alleanza con Falmouth?
Demelza scosse la testa, non voleva nulla di tutto questo perché Ross era fatto per la politica, amava quell'ambiente e lo trovava stimolante ed inoltre... chi meglio di lui avrebbe potuto far del bene per le nuove generazioni che stavano venendo al mondo? E lei, lei come doveva fare per convincerlo a partire, nonostante tutto? Sapeva di volerlo accanto in quel momento tanto speciale ma sapeva anche che certe cose andavano fatte a prescindere ed era pronta a stare anche da sola per un pò per un bene superiore. Ma come convincere Ross della stessa cosa?
Sospirando, accarezzò il mantello di Garrick e decise di rimuginarci sopra ancora qualche giorno per trovare le parole giuste da dire al marito... Da queste, dipendeva il futuro di Ross e della loro famiglia e il rapporto con Falmouth. "Sarà un nostro segreto, d'accordo?" - sussurrò al suo cane e al suo gatto che, sonnecchiosi, di certo non potevano capire a fondo le sue preoccupazioni. Si accarezzò il ventre, ancora, in quel momento. In fondo la cosa più importante era che lui o lei stesse bene e di questo era certa. Sarebbe stato tutto perfetto.

...

Nei giorni successivi Demelza rimase sulle sue, facendo finta di nulla. Ross era distratto ma entusiasta dalla scoperta di un nuovo filone di rame piuttosto ricco, i bambini della scuola venivano a fare lezione a Nampara ora che faceva freddo, Jud e Prudie sembravano più operosi del solito e Garrick e Sun continuavano ad andare quasi d'accordo...
Di tanto in tanto, da sola, Demelza si accarezzava il ventre ancora piatto e rimuginava su come dare la notizia a Ros e cercava di immaginare come sarebbe stato quel bambino, le sue somiglianze, il nome, tutto... La nausea però non le dava tregua e a volte era davvero difficile far finta di niente, soprattutto con Prudie che aveva preso a guardarla con sguardo interrogativo.
Una mattina, mentre erano sole in cucina ad impastare il pane e Jud era stato spedito al mercato, la serva la osservò di sottecchi, le tolse l'impasto dalle mani e lo picchiò con forza sul tavolo. "E allora ragazza, quando lo dirai?".
"Cosa?" - chiese Demelza, stupita da quella strana interruzione. Prudie era una domestica bizzarra e fannullona ma in quei primi mesi di matrimonio si era accorta di quanto tenesse a Ross, del suo ruolo in quella casa e di come conoscesse bene tutto ciò che vi avveniva. Lei e Jud erano lì fin da quando Ross era bambino, lo avevano cresciuto dopo che sua madre era morta e suo padre si era perso nel suo ricordo inseguendo amanti ed amori effimeri e anche se era pigra, poco istruita e di certo fuori dai comuni canoni in cui si doveva riflettere la figura di una brava domestica, amava quella casa e i suoi abitanti.
Prudie sbuffò. "Del marmocchio... E non negarlo, son nata ben prima di te!".
Demelza, presa in contropiede, entrò in allarme. Come aveva fatto a capirlo? Come diavolo ci era riuscita? Sembrava ubriaca la maggior parte del giorno, lei non si era fatta scappare nulla e invece... "Come lo hai capito?".
"Sei bianca come un cencio, al mattino non mangi, a volte stai male di stomaco. O sei malata o sei incinta... E visto che sei sposata col signor Ross e lui è un tipo piuttosto focoso, propendo per la seconda ipotesi...".
Arresasi all'evidenza, Demelza si sedette sulla sedia. "Non dire nulla, per ora".
"Perché?".
"Perché Ross ha molti impegni e non vorrei che questo... lo frenasse...".
Prudie scoppiò a ridere. "Ragazza, gli uomini si accorgono di poche cose a meno che non gliele sbatti sotto il naso ma ti assicuro che il signor Ross un pancione a un certo punto lo noterebbe. Persino Jud se ne accorgerebbe".
Demelza sospirò, sentendosi forse un pò ridicola. "Lo so, sto solo cercando il modo giusto per dirglielo senza che per questo debba rinunciare ai suoi impegni".
Prudie si sedette accanto a lei. "Non sei contenta?".
"Certo che lo sono, è sempre stato il mio sogno".
La domestica si guardò attorno, osservando le pareti, i mobili, le stoviglie e il mazzo di fiori che ornava il tavolo, meditando sul passato e riflettendo sul futuro di quella casa e di quella famiglia. "Sai, quando il signor Ross tornò dalla guerra, la casa era un disastro. Certo, era impensabile che io e Jud senza una guida portassimo avanti tutto il lavoro ma... ehm... a parte questo e quel pochetto di disordine che c'era... a parte la casa che era un pò da pulire, lui era solo. Suo padre era morto come sua madre e suo fratello, la ragazza che amava era promessa in sposa al cugino e il suo ritorno era stato preso, da gran parte dei parenti di Trenwith, come una scocciatura. Ora ci sei tu, siete diventati una famiglia e lui è contento. Non negargli la gioia di una notizia del genere, la merita dopo tutto. E anche tu, di vivere questo momento insieme a lui".
Demelza le sorrise, le prese le mani e gliele strinse. Prudie era spesso brusca, poco ortodossa nei modi ma a volte assumeva quel ruolo di madre che mancava a Nampara e di cui forse lei e Ross avevano ancora bisogno... "E i suoi impegni a Londra?".
"Oh, in qualche modo si farà!".
Sembrava tanto facile, detto da lei, riuscire a far incastrare tutto... "E quindi, cosa dovrei fare?".
La domestica le indicò la porta. "Vai alla miniera, portagli del pane caldo e diglielo! Sarà felice!".
Demelza sorrise. "E tu? Sei felice?".
Prudie alzò le spalle. "Oh, mi porterai un aumento di lavoro, ragazza! I marmocchi sono così impegnativi e amano così tanto strillare che impazzirò! Ma lo tollererò! E speriamo assomigli a te e non abbia il caratteraccio del padre".
Rise, di cuore a quella battuta. Poi prese il pane caldo, lo mise in un cesto e senza dire altro, si avviò alla miniera.

...

Quando giunse alla Wheal Grace, c'era un laborioso via-vai di minatori che andavano e venivano dalla miniera carichi di materiale.
Il giorno era ventoso e grigio, faceva freddo ma l'atmosfera sembrava felice e movimentata e il morale era alto fra i lavoratori.
Henshawe, assieme a Dwight, quando la vide la raggiunse con un ampio sorriso. "Signora Poldark, è sempre bello vedervi quì. Oggi non c'è scuola, cosa vi porta da queste parti?".
Gli mostrò il cesto col pane. "Ne sto cuocendo un pò, ve ne porterò altri nel pomeriggio. Oggi però volevo pranzare assieme a Ross in spiaggia".
Sentendo la sua voce, dall'ufficio, Ross fece capolino spuntando dalla finestra. "Demelza!".
Lo salutò con un cenno della mano. "Sbrigati, sono affamata! Ti va di fare due passi in spiaggia?".
Ross le sorrise e in un attimo fu da lei. "Sta per diluviare, che ti è saltato in mente?" - borbottò, prendendola per la vita e stringendola a se mentre Henshawe e Dwight si allontanavano ridendosela sotto i baffi per il modo in cui quel burbero cambiava quando sua moglie era nei paraggi.
Lei, biricchina, lo guardò divertita, chiedendosi che faccia avrebbe fatto quando glielo avrebbe detto... Stava per cambiare tutto, TUTTO nella loro vita e il racconto di Prudie, la sua solitudine, il dolore che doveva aver provato quando era tornato dalla guerra la rendevano ancora più desiderosa di renderlo felice. "Credi che una monella della Cornovaglia possa avere paura di un pò di pioggia o vento?".
Ross si finse rammaricato. "E io che pensavo di aver sposato una svenevole damina delicata...".
Scherzosamente, gli diede un buffetto sul petto. "Andiamo in spiaggia a fare due passi?". La spiaggia, dove avevano fatto l'amore per la prima volta e dove avrebbero compiuto i loro primi passi da famiglia. Non c'era posto migliore per dire a Ross che presto sarebbe diventato padre.
Ross la prese per mano. "Agli ordini, amore mio".
Si incamminarono verso il diradamento che portava alla spiaggia e una volta lì, fra le rocce, si trovarono un posto tranquillo e riparato dai venti dove sedersi. Demelza si accoccoltò accanto a suo marito, poggiandogli la testa sulla spalla.
Ross le cinse la vita con un braccio e con l'altro prese una pagnotta, addentandola di gusto. "Lo hai fatto tu, vero? Voglio dire, un pane del genere non può essere opera di Prudie...".
Demelza rise. "Mi ha aiutata...".
"Mi viene difficile crederlo..." - le rispose, vago. Poi frugò nelle sue tasche, togliendone un piccolo estratto di roccia proveniente dalla Wheal Grace. "Guarda!".
Demelza prese il frammento e lo analizzò con sguardo critico. "Wow, rame! E di ottima qualità!".
Ross annuì. "Esatto! Proviene dal filone appena scoperto e se tutto andrà come prevedo, a breve incrementerò non solo gli utili ma potrò anche assumere nuovi minatori per l'estrazione. E pensare che se non fosse per te, questa miniera ora sarebbe chiusa...".
Demelza lo abbracciò. "Oh, sono certa che prima o poi l'avresti riaperta comunque. Sei troppo testardo per lasciar perdere...".
"Ne sei certa?".
"Oh, ho imparato a conoscerti bene in questi mesi. In buona parte su questa spiaggia" - concluse, maliziosa.
Ripensando alla loro prima volta, Ross le sorrise dolcemente, baciandola sulla fronte. "E già...".
Demelza rispose al sorriso e capì che era giunto il momento e che sapeva come fare il suo annuncio. "Ricordi? Quel giorno dicesti che avresti raccontato ai nostri figli di noi due quì, di come ci siamo amati".
Ross rise. "Oh, hai minacciato di picchiarmi per questo!".
Lo osservò negli occhi, si avvicinò a lui e lo baciò sulle labbra. "Sai, credo che quest'estate in fondo, se ti concedessi il permesso, potresti anche farlo".
Ross spalancò gli occhi. "Cosa?".
"Raccontare a nostro figlio di noi...".
Quelle parole ebbero l'effetto di un terremoto e dopo di esse calò un lungo silenzio in cui Ross rimase immobile, quasi senza respirare e con una espressione da ebete sul viso. Ci vollero parecchi secondi prima che incamerasse l'informazione, la elaborasse e la facesse sua comprendendone la portata. "De... Demelza?".
"Sì Ross...".
Santo cielo, pensò Ross, sta succedendo davvero? E come avvenne per il loro primo bacio dopo la scoperta del rame nella miniera, Ross scoppiò a ridere e poi la baciò, appassionatamente, stringendola a se. "Ne sei sicura?".
"Sì, assolutamente. Da qualche giorno!".
Lui la abbracciò di nuovo, felice come forse non era mai stato. O come lo era stato solo da quando conosceva lei... Lei, che gli aveva ridato speranza, fiducia, vita... E che gli aveva insegnato cosa fosse davvero l'amore. La sua stella, la sua rivalsa verso un mondo che spesso nei suoi confronti si era dimostrato impietoso e cattivo. "Stai bene?" - le chiese, appoggiando la fronte sulla sua.
"Sì, a parte qualche nausea".
"Perché non me lo hai detto subito?".
"Non sapevo come dirtelo, come fare, come organizzare tutto coi tuoi impegni a Londra".
Ross si fece serio, comprendendo appieno l'origine delle sue ansie. "Non andrò a Londra senza di te. E non andrò a Londra lasciandoti quì da sola, incinta".
Demelza sospirò, ecco cosa temeva! "Ross...".
"Ross, niente!".
Gli accarezzò la guancia, percorrendo la sottile linea della sua cicatrice che lo rendeva ancora più affascinante. "Partirai a gennaio e potrai stare lì alcuni mesi con tranquillità. Non partorirò prima di maggio e per allora potrai tornare dopo aver fatto il tuo dovere. Sei un parlamentare e hai delle responsabilità e sono certa che Falmouth non avrà nulla in contrario se tornerai a tarda primavera, un pò prima del termine delle sessioni del primo semestre dell'anno. Un lungo viaggio a gennaio per me sarebbe sconsigliato ma tu devi andare".
"Non ti lascio sola!" - rispose, rendendosi conto che il discorso di Demelza era ragionevole ma non vi voleva sottostare. Al diavolo Westminster e il Parlamento!
Pacatamente, lei gli prese la mano. "Ross, invece lo farai. Per me e per tuo figlio soprattutto".
"In che senso?".
Demelza sorrise. "In Parlamento non si progetta il futuro? Non si cercano soluzioni per dare a tutti una vita migliore? Non si costruisce il mondo dove vivranno le nuove generazioni?".
"Beh, così dovrebbe essere..." - rispose Ross, incerto. "Ma per alcuni è solo un luogo ambito dove ottenere potere".
"Ma non per te, Ross. Tu ci credi, tu lotti perché il mondo sia un posto migliore e nostro figlio e i bambini che nasceranno, avranno bisogno di persone come te che combattano per il loro futuro".
Ross abbassò lo sguardo, sconfitto dalla logica di sua moglie. Essere padre non voleva dire soprattutto questo? E lui voleva essere padre, un padre migliore di quello che aveva avuto e di quello capitato in sorte a Demelza. E i genitori sanno anche sacrificarsi, per i figli... "Non voglio lasciarti sola".
Demelza gli strinse la mano che teneva fra le sue. "Non sarò sola, ci saranno Prudie, Jud, Verity, zia Agatha e il tuo amico Dwight. Avrò tutto ciò di cui ho bisogno mentre sarai via e starò bene. Giurò che filerà tutto liscio e che a maggio avrai un bambino forte e sano".
"Davvero credi che dovrei partire?" - domandò lui, ancora incerto e disperato dall'idea di separasi da lei.
"Lo credo".
La baciò dolcemente sulla labbra, sottostando alla logica e al desiderio di sua moglie. "Lo farò, allora. Per te e per lui o lei... Ma tornerò appena possibile, ben prima di maggio. Falmouth se ne farà una ragione".
"D'accordo". Demelza sorrise e lo abbracciò. "Sono felice, era il mio sogno e tu lo hai realizzato".
Ross sentì gli occhi pungergli e raramente gli era capitato di essere commosso. Ma dannazione, non si ricevevano tutti i giorni notizie del genere! "E tu hai realizzato molti dei miei" - sussurrò fra i suoi capelli.
Si baciarono, col mare che si infrangeva sugli scogli e un cielo plumbeo che però appariva carico di speranze per il futuro, con la mano di Ross poggiata protettivamente sul ventre ancora piatto della sua donna.
"Hai freddo?" - le chiese, mettendole il suo mantello sulle spalle.
"Non molto".
"Riguardati e non stancarti! Ora e soprattutto quando non ci sarò! Partirò perché tu me lo stai chiedendo ma devi a tua volta promettermi che ti prenderai cura di te stessa e non ti stancherai".
"Prometto! In fondo l'unica cosa che abbiamo da fare un pò impegnativa è...".
Capendo a cosa alludesse, Ross alzò gli occhi al cielo. "No ti prego, non rovinarmi questo momento ricordandomi del sarto!".
Demelza rise, allegra. "Amore mio, tua cugina si sposa fra poco più di un mese e non hai un abito adatto per l'occasione. Il signor Pickitt è un ottimo sarto e Falmouth si serve da lui da anni".
Ross allargò le braccia. "Questi abiti non vanno bene? O quelli che ho a casa?".
"Ross!" - lo rimbrottò. "Domani andremo dal sarto a costo di portartici con la forza e credo tu non possa avere scampo! E poi dovrò farmi fare un abito adatto pure io, forse fra un mese non avrò lo stesso fisico di ora".
Sbuffando, Ross la strinse a se di nuovo. "Sarai bellissima a prescindere".
"Grassa come Prudie?".
Ross rise. "Non fra un mese...".
Lo colpì scherzosamente sul petto. "E fra sei mesi?".
Ross rise di nuovo. "Forse fra sei mesi potresti chiederle in prestito i suoi abiti e ti andrebbero a pennello".
Risero, insieme, come spesso facevano quando scherzosamente chiacchieravano su quella spiaggia o a letto, a casa loro. Era il lato più bello del loro rapporto quello di scherzare, dell'ironia, del saper ridere insieme delle piccole cose e delle piccole schermaglie fra loro.
Il futuro era roseo, felice. E su quella spiaggia a breve avrebbe giocato un bambino o una bambina coi loro sguardi, colori, espressioni. La vita vinceva, sempre, come la speranza. E loro ne erano la dimostrazione vivente.



  
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