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Autore: Joy2000    17/01/2021    1 recensioni
Thomas Shelby si avvicina verso di me, a passo lento. Sono di nuovo agitata. Non so cosa vuole da me, non so neppure come posso sdebitarmi. Non so se mi vuole far del male... È a una dozzina di piedi di distanza, si toglie il cappello, I capelli sono schiacciati e Thomas cerca di aggiustarseli alla meno peggio. Mi guarda. Ha degli occhi chiari, azzurri, perfetti, ma così freddi ed enigmatici che ne rimango quasi ipnotizzata...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Shelby, Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco di nuovo papà, sta tornando da lavoro e ha lo sguardo felice di vederti.  Corrigli incontro, saltagli in braccio, abbraccialo e dagli dei baci. Ti è mancato tanto. Mentre lo stringi tra le tue corte braccine vedi delle persone alle sue spalle. Sono 3 ragazzi e indossano un cappotto lungo e dei berretti. Hanno delle pistole in mano e si avvicinano a passo svelto verso te e il tuo papà. “Papà scappa!” gli urli, ma lui non ti sente e continua a stringerti tra le sue poderose braccia da operaio. “Papà ti prego, corriamo via” tenti di nuovo, ma lui sospira come se avesse già capito a cosa sarebbe andato incontro di lì a pochi minuti. Gli uomini sono ormai a 5 passi da noi. Quello in mezzo punta la pistola dietro mio padre. Alza lo sguardo, che fino ad ora è coperto dal suo berretto. Occhi azzurri e freddi. Metti a fuoco. È proprio Thomas. “Thomas no” gli urli, ma sei solo una bambina, lui non ti ascolta e gli spara. Tuo padre muore sul colpo e Thomas sorride soddisfatto. Ti precipiti da tuo papà, ma ormai è tardi, ormai è troppo tardi, ormai è morto, capisci? È morto!
Apro gli occhi e mi sveglio di soprassalto. Sono tutta sudata e sento l’urto del vomito. Mi precipito di corsa nel bagno dell’albergo e vengo assalita da un conato. Mi manca per un momento l’aria e la sensazione del rigetto non la sentivo da un po’. Sono certa che sia dovuta dal fatto che non ho usato l’oppio. Me lo aspettavo, ma sarebbe stato comunque inutile drogarmi visto che i pensieri sono tanti e il suo effetto sarebbe andato sprecato. Cerco di ricompormi il prima possibile, mi sciacquo la faccia e mi do una rinfrescata. Ho il viso pallida, con le occhiaie che fanno da cornice al mio sguardo stanco e ancora amareggiato. Torno nella stanza da letto e do un’occhiata all’orologio in stile barocco che fa da soprammobile alla credenza. Sono da poco passate le 5 di mattina. Ho dormito per tre ore, così non avrei retto neanche per due giorni. Dovevo comprarmi almeno un paio di boccette di oppio, altrimenti non sarei andata avanti. Così esco dall’albergo e mi dirigo verso il quartiere di WhiteChapel, sperando di trovare Francis e Jack. Non ho la minima idea di come li affronterò, ma troverò un modo durante il cammino. Una delle mie intenzioni è quella di mentire, dicendo loro che sono ancora sotto l’ala protettrice degli Shelby, che loro temevano peggio della peste. Non ho altre idee, anche perché sono certa che con questa vado sul sicuro, quindi perché rischiare?!
“Lily, Lily, Lily, dove vai a quest’ora tutta sola?” mi chiede Jack in tono mielense, ma falso e di solito quando fa così nasconde solo la sua rabbia.
“Vi stavo venendo a cercare. Ho bisogno di un paio di dosi” rispondo io, già seccata e nauseata dalla loro presenza. I due si guardano e ridono. Che c’è da ridere? Rimango impassibile.
“Perché dovremmo dartele?” mi domanda Francis. Mi stanno trattando come una bambina e sto veramente perdendo la pazienza, non che possa  fare qualcosa effettivamente, quindi cerco di rimanere calma.
“Perché ne abbiamo bisogno” mento, a sguardo serio, per evitare di farmi beccare
“Tu e chi scusa?” mi chiedono entrambi questa volta accantonando il tono di voce falso
“Io e la famiglia Shelby” Mi rendo conto che avevo fatto male i calcoli. Questo piano ha eccome dei rischi: la mia bugia avrebbe potuto essere svelata in un paio di secondi. Il tutto dipende dalle voci che stanno correndo a Londra. Se una di queste racconta della mia partenza improvvisa da Birmingham a causa di un licenziamento, i due balordi non ci avrebbero messo molto a fare due più due.
“Tu e la famiglia Shelby?” ripete Jack un po’ scettico. Sudo freddo in preda all’ansia, ma cerco comunque di mostrarmi sicura di me. Qui non si scherza, ho già un precedente con loro e questa volta non ho nessuno che possa salvarmi.
“Sì, lavoro per John Shelby, non lo avete saputo?” i due strabuzzano gli occhi e io capisco che se la bevono. Alla fine i due mi danno le boccette di oppio facendomi persino uno sconto. Torno soddisfatta nel centro di Londra. Oramai il sole è alto e io devo assolutamente parlare con l’ispettore Campbell, al distretto di polizia.
 
“Avanti!” mi dice una voce dal tono imperioso dietro la porta su cui ho appena bussato. Prendo un respiro ed entro nella stanza. Di fronte a me, dietro una scrivania in legno di ciliegio, c’è un uomo vissuto, sulla cinquantina, dai capelli bianchi e gli occhi chiari e piccolini. Ha dei baffi folti e chiari con qualche sfumatura di grigio e indossa la cravatta e un completo nero.
“Buongiorno, è lei l’ispettore Campbell?” chiedo un po’ timorosa.
“Si, prego, cosa posso fare per lei, signorina..?”
“Stone”
“Cosa posso fare per lei signorina Stone?” mi chiede cordiale, mentre incrocia le mani sulla scrivania. Sembra una persona seria, con cui non è il caso di scherzare. Una persona che non perde tempo nelle scempiaggini, che lavora incessantemente finchè non ha risolto la situazione. Campbell mi appare così e spero di non sbagliarmi sul suo conto, perché ormai è l’ultima occasione che mi rimane.
“Ispettore, le devo parlare di un accaduto, successo una quindicina di anni fa…” l’ispettore sembra disorientato, tuttavia non dice nulla e mi lascia parlare. “Si tratta degli Shelby”
A quel nome gli occhi dell’ispettore Campbell si fanno arrabbiati, le sopracciglia sono accigliate e la bocca è corrucciata in un broncio che sembra voler trattenere delle parole sgarbate che preferisce non pronunciare per non rovinare la sua immagine diplomatica. “Hanno ucciso mio padre per un debito non pagato e hanno fatto la stessa cosa con un suo parente, a quanto ne so. La prego, può raccontarmi gli accaduti?” aggiungo infine sperando che Campbell accetti.
“Si sieda signorina Stone” mi esorta lui indicandomi la sedia di fronte alla sua scrivania. Prende una pausa in cui noto che lo sguardo arrabbiato di prima fa posto ad uno sofferente. Ha perso qualcuno, e nessuno più di me lo può capire. Faccio come mi dice. Poi prende a parlare “Gli Shelby hanno ucciso mio figlio. Lo hanno ammazzato come un cane sparandolo alle spalle. Aveva solo 19 anni e di lì a poco sarebbe partito per la guerra. Era un ragazzo onesto, voleva arruolarsi sin da piccolo per ‘sconfiggere i cattivi’ diceva sempre. E poi i cattivi hanno sconfitto lui.  Signorina Stone, è vero, mio figlio aveva dei debiti con loro, ma aveva già cominciato a ripagarglieli, ne sono certo. Gli stavo dando io personalmente una mano, dato l’ammontare della cifra. E loro, questi ‘peaky blinders’ lo hanno ucciso prima ancora che lui potesse saldare il debito. Sono stati ingiusti, e potrebbero aver fatto la stessa cosa con suo padre. Li arresterei uno a uno per poi condannarli alla pena di morte, se solo sapessi dove sono”
L’ultima frase mi lascia turbata. Voglio farla pagare a Thomas e a tutta la sua famiglia, ma sono veramente disposta a vederli morire? La risposta è no. Non voglio vendicare mio padre ripagando gli Shelby con la stessa moneta, so che lui non ne sarebbe affatto orgoglioso. Quindi cerco di far ritrattare all’ispettore l’ultima parte.
“Ispettore, se mi permette, non penso che la pena di morte sia una punizione adeguata a loro. Vede, penso che possano soffrire di più nel momento in cui siano costretti a vedere, da dietro le sbarre di una cella,  i loro affari fallire inesorabilmente dopo tutti gli sforzi, che ne pensa?”. L’ispettore ci riflette su e per qualche momento ha lo sguardo basso, come in meditazione. Prego forze mistiche affinchè accetti.
“Ha proprio ragione signorina Stone, ma come fa a sapere tutte queste cose sugli Shelby?” mi chiede poi,  sospettoso. A quel punto giro le mie carte
“Perché sarò io a guidarla da loro, ispettore!”
  
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