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Autore: LadyHeather83    17/01/2021    2 recensioni
Seguito di BEST FRIENDS. Ma non è necessario averla letta.
Marinette ed Adrien sono una coppia a tutti gli effetti, ma c'è qualcosa che turba la mente della ragazza, in particolare il ricordo di Chat Blanc, questo influirà nel loro rapporto visto che Papillon non è ancora stato sconfitto?
E Papillon riuscirà a scoprire chi si cela dietro le maschere di LadyBug e Chat Noir?
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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LE ALI DELLA FARFALLA

*

Capitolo 10 – Il muro

*

Marinette osservava il cielo plumbeo, e l’umidità dell’aria le aveva bagnato leggermente i capelli.

Continuava a chiedersi se aveva fatto bene a dare il miraculous della coccinella ad Adrien, non che non si fidasse di lui, questo era chiaro, ma magari suo padre era riuscito ad aggirarlo in qualche maniera e a farselo consegnare.

Da quanto appreso dal suo ragazzo, teneva in ostaggio Plagg, ed aveva sostituito l’anello che era solito a portare, con un falso, solo per non destare sospetti nella mora.

Osservava l’orizzonte, in direzione della casa di Adrien, sia aspettava di sentire da un momento all’altro un forte boato, o una luce accecante che si stagliava alta fino allo spazio, o un terremoto, o un uragano, oppure, forse, aveva visto troppi film catastrofici ultimante.

E se sarebbe apparsa Bunnix?

Questo forse, sarebbe stata la cosa peggiore, come avrebbe fatto a sistemare tutto come la volta scorsa, se era spoglia dei suoi poteri?

Non voleva riviere ancora quell’incubo, e peccato che le coccinelle magiche, non le avessero cancellato la memoria e rimosso quel ricordo.

Ecco forse era successo proprio questo, e non era stata una stupida firma su un pacchetto regalo, a causare quasi la fine del mondo.

Si portò le mani sui capelli e abbassò la testa, non le veniva nemmeno da piangere, troppe emozioni, troppe responsabilità, e la consapevolezza di aver fallito, di non essere stata in grado di assolvere il compito, per il quale, Maestro Fu, aveva rinunciato in suo favore.

Si chiedeva, se il vecchio, avesse scelto bene il suo successore e soprattutto se fosse stato lucido e consapevole, che mettere tutto nelle mani di una sedicenne e all’apparenza inesperta, non si fosse rivelata la cosa giusta.

“Ho sbagliato tutto!” Grugnì battendo i pugni sulla fredda ringhiera metallica, facendola vibrare leggermente.

“E se Adrien morisse?” Stava per svenire per lo shock, forse avrebbe fatto prima a puntargli una pistola alla testa, avrebbe sofferto meno e non se ne sarebbe nemmeno accorto.

Ma così, gli ha servito la sua fine, su di un piatto d’argento.

La cosa più brutta per Marinette, fu quella di essere consapevole di avere le mani legate, che non avrebbe potuto fare più niente per il suo Adrien, ora il destino del mondo, dipendeva a da lui.

Sapeva che avrebbe fatto la scelta giusta, o almeno lo sperava.

Sperava di non essersi sbagliata sul suo conto.

Sperava che con quel gesto di dimostrargli che in lui riponeva la più totale fiducia.

Sperava che questo avrebbe rafforzato ancora di più il loro rapporto.

Sperava che dopo fosse tutto finito.

Sperava, Marinette.

Quello sguardo quando gli aveva affidato Tikki, non lo dimenticherà mai.

Avvilito, affranto, abbattuto, addolorato e distrutto dal dolore dopo aver scoperto che la persona che avrebbe dovuto proteggerlo da tutti i mali del mondo, era proprio quello che stava combattendo da mesi, e in più ora la stava tradendo, l’aveva privata della possibilità di aiutarlo, spogliandola dei suoi poteri.

Sospirò ed entrò in casa.

*

Affondò sul divano, dopo aver attraversato più volte la casa, e per ingannare l’attesa, aveva provato a fare un dolce, la calmava sempre nei momenti più ansiosi.

Tirò fuori una confezione già aperta di farina dalla credenza, e la gettò addossò al muro con rabbia e con una forza tale, da farla esplodere.

Si accasciò a terra in ginocchio ed iniziò a piangere.

“E’ tutto finito” Le disse una voce alle sue spalle.

Si voltò di scatto, lui era lì, in piedi con la sua tuta in spandex nera, doveva essere entrato dalla finestra aperta del soggiorno, perché non aveva sentito nessuno bussare.

“C-chat Noir” Sussurrò a mezze labbra andandogli incontro per abbracciarlo.

Ricambiò stringendola forte, ne aveva bisogno, aveva bisogno di lei, l’unica persona in grado di capirlo.

Si impossessò delle sue labbra, le bramava, le desiderava con ardore.

Marinette si accorse subito che qualcosa era cambiato in lui, non erano i soliti baci pieni di passione, ma erano baci ricolmi di rabbia e risentimento.

Faceva male.

Dove Adrien volesse arrivare, lo capì molto presto, quando si gettarono sul divano e lui iniziò a spogliarla e a toccarla, o per meglio dire, a graffiarla.

Marinette non voleva questo, o meglio, lo avrebbe voluto, ma non così, non in quel modo.

“Mi fai male” Gli sussurrò all’orecchio mentre lui si strusciava contro di lei.

Sembrava non aver sentito quel lamento, quella supplica, forse alle sue orecchie sembrò un invito a continuare.

La ragazza sperava si rinsavisse in qualche maniera, che il non essere ricambiato, lo facesse desistere dal suo scopo.

Nulla, non servì a niente nemmeno quello.

Solo quando Chat Noir, tentò di abbassarle le mutandine, Marinette gli diede una spinta e lo gettò per terra.

Non sapeva che dire o cosa fare, stava combinando l’ennesimo disastro, stava mandando a puttane il suo rapporto con l’unica persona che era stato in grado di capirlo.

“Scusa” Riuscì a dire prima di sciogliere la trasformazione e rintanarsi in un angolo come un gatto randagio, che era appena stato preso a bastonate.

Marinette gli si avvicinò in modo calmo e premuroso e lo strinse forte a se, e fu in quel momento che sentì il suo braccio nudo bagnarsi.

“Ho paura a chiedertelo” Sospirò.

“E’ finita”.

“Questo lo hai già detto”.

Adrien si alzò e guardò la ragazza, era seminuda e con entrambe la braccia graffiate e sanguinanti.

Avvilito e colpevole di quello che era appena successo, le diede le spalle “Devo andare, scusami”.

“Andare? Dove?”. Chiese interrogativa, non sapeva cos’era successo, e ne aveva tutto il sacrosanto diritto di sapere cos’era appena accaduto a casa sua, a sua madre, a suo padre, insomma a tutto.

Voleva una spiegazione e la pretendeva ora, non gli avrebbe dato la possibilità di andarsene da lì.

“Questi sono tuoi” Gli lanciò la scatolina contenente gli orecchini con non curanza, che Marinette prese al volo, seguiti dai miraculous del pavone e della farfalla.

“Adrien!” Esclamò alzandosi “Ti ordino di dirmi subito cos’è successo! Te lo chiedo come guardiana dei miraculous e non come Marinette”.

“Hai i miraculous, no? Cosa vuoi ancora?”

Marinette spalancò la bocca, da quando aveva iniziato a parlarle così? E soprattutto perché?

Non le stava dando la possibilità di aiutarlo, e questo la feriva.

In quel momento aveva innalzato un muro alto e invalicabile, contenendo tutto il suo dolore e la delusione, doveva riuscire a buttarlo giù in qualche maniera.

Lei era pur sempre Lady Bug, lei non si arrende mai.

Si avvicinò a lui e lo strinse da dietro, accarezzandogli il petto, fino ad arrivare al suo cuore che batteva all’impazzata.

“Ti amo” Gli disse, cercando un modo per farlo parlare.

“Come puoi amare un mostro?” Le chiese spostandole le mani.

“Un mostro?” Fece di rimando incredula a cosa aveva appena sentito.

“Guarda cosa ti ho fatto” Le indicò i graffi e riferendosi ad averla quasi costretta a fare una cosa che non voleva.

“Un po’ di cotone e acqua ossigenata e passa tutto”.

“Magari si potesse dire la stessa cosa per mia madre e mio padre”.

Marinette deglutì “Me-me ne vuoi parlare?”.

Negò con il capo.

“Senti, Adrien. Io ci sarò sempre per te, e quando vorrai raccontarmi tutto, io sarò qui ad ascoltarti”. Gli stampò un tenero bacio sulla fronte, e lui si sentì morire, perché se fosse stata un’altra ragazza, lo avrebbe cacciato a calci nel sedere, senza voler sentire ragioni, ma lei no, era perfetta, l’amica a cui avresti potuto raccontare i tuoi segreti più oscuri, la fidanzata impeccabile, insomma, lei era semplicemente Marinette. “E stanotte tu resti qui”.

Era riuscita a capire che a villa Agreste, non avrebbe messo piede per un po’, non sapeva se avesse un altro posto, un’altra proprietà dove andare, nel dubbio, meglio averlo sotto lo stesso tetto, non gli aveva chiesto di farsi consegnare l’anello, (nemmeno lo voleva), e se in un raptus avesse scatenato il suo potere, dio solo sa cosa avrebbe potuto distruggere, e questo non lo poteva permettere.

*

Marinette aveva avvertito sua madre Sabine, che Adrien si sarebbe fermato a dormire da lei, le aveva raccontato che aveva avuto un brutto litigio con il padre, non si sa mai che fossero rincasati prima del previsto e trovarsi un’ospite inatteso in casa, di sesso opposto, avrebbe potuto far fraintendere la situazione, anche perché nessuno sapeva che lei e Adrien stavano insieme.

Sabine, non avrebbe detto nulla a Tom, meglio non farlo viaggiare troppo con la fantasia, e soprattutto, sapere un ragazzo a casa sua, con sua figlia, non lo avrebbe fatto dormire la notte, e forse, avrebbe anticipato il ritorno a casa.

Aveva accettato, a patto che dormisse nella stanza degli ospiti, ed è quello che fece.

Adrien rimase taciturno per tutta la serata, non volle toccare cibo, se lo avesse fatto, sicuramente lo avrebbe rigurgitato subito, e non perché non credeva alle abilità culinarie della sua ragazza, ma solo perché aveva lo stomaco ancora pieno di rabbia e malinconia.

“I-io vado a letto. S-se ti serve qualcosa, vienimi pure a chiamare. F-fa come se fossi a casa tua” Balbettò prima di chiudersi in camera, chiedendosi se stava facendo la cosa giusta a lasciarlo da solo, forse sarebbe stato meglio se avessero dormito assieme.

*

Si buttò sul letto e cercò di chiudere gli occhi, ma il non sapere cosa fosse accaduto  e soprattutto il suo essere così silenzioso, non faceva ben sperare.

“Marinette, fai quello che sente il tuo cuore, Adrien ha un disperato bisogno di te in questo momento” Le disse dopo averla sentita rigirarsi nel letto per l’ennesima volta.

Guardò l’orologio, era quasi mezzanotte, si alzò per andare a bere un bicchiere d’acqua, che come al solito, aveva dimenticato di portarlo in camera.

Lo trovò in piedi di fronte la finestra, mentre sul suo volto era appena scomparsa la luce di un paio di fanali, di un’auto che era passata di lì.

Sembrava una figura inanimata.

“Non riesci a dormire?” Le disse sentendola vicino.

“In realtà sono scesa a prendere un bicchiere d’acqua, ho sete”. Rispose dirigendosi verso il frigorifero.

“Ah! Quindi non sei venuta a controllare se ero ancora qui” Disse sornione.

“No, però…” Trangugiò dell’acqua “…è vero, non riesco a chiudere occhio”.

Non accesero la luce, bastava la luna alta nel cielo ad illuminare i loro volti.

“Mi dispiace, per prima, non so cosa mi sia preso” Si scusò per l’ennesima volta, non voleva fare quello che aveva fatto, ma era accecato dall’odio e dalle miriade di sensazioni che in quel momento lo stavano attraversando, che non si era reso conto, che stava facendo del male all’unica persona che gli era sempre stata vicino.

“Vieni”. Lo prese per la mano, conducendolo in camera sua.

Marinette lo abbracciò ed iniziò a baciarlo, sperando di potergli fare scaricare un po’ di tensione accumulata, e di liberare la mente dai fatti accaduti quel pomeriggio.

Si sdraiarono sul letto, continuando ad accarezzarsi e baciarsi, finchè non ne ebbero abbastanza, si addormentarono mentre Adrien le accarezzava i capelli e Marinette intrecciava le mani alle sue.

*

Continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti e buona domenica! Innanzitutto volevo ringraziarvi come sempre per leggere questa mia storia, siete sempre in tanti anche ad inserirla tra i preferiti, le seguite e le ricordate.

Grazie davvero!

Spero con questo capitolo di non aver esagerato, ho provato più volte ad immaginarmi la scena, e sempre andavo a parare lì.

Mi sono immaginata che Adrien, dopo aver compiuto il gesto nel capitolo precedente, doveva essere abbastanza frustrato e in qualche modo, sfogare questa rabbia, purtroppo è capitata su Marinette, ma lei, è riuscita a capirlo, anche se ancora in attesa di sapere da lui quanto è successo.

Vi aspetto nel prossimo capitolo, e se vorrete, aspetto di sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio.

  
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