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Autore: heliodor    17/01/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sei fortunata
 
“Io” disse Valya. “Mi sento oltraggiata.” Voleva usare un termine più volgare, ma Olethe li aveva vietati e lei si era sforzata di usare uno di quelli che le aveva insegnato.
Olethe le rivolse un’occhiata da capo a piedi. “Siamo solo all’inizio e abbiamo tanto lavoro da fare e poco tempo per portarlo a termine.”
Valya stentava a riconoscersi riflessa nello specchio. Davanti a sé aveva una sciocca ragazzina dalle guance colorate di rosa e i capelli tenuti legati da rotolini d’osso che Izora aveva impiegato mezza giornata per sistemarli.
La cosa peggiore era il vestito color bianco con risvolti rosa tenue, una blusa con gonna che la faceva sembrare una delle matrone che a Cambolt a volte vedeva passeggiare per strada incuranti del fango che le macchiava l’orlo del vestito.
Valya era stata tentata più volte di fare lo sgambetto a una di quelle odiose donne e farle carambolare nel fango. Si immaginava ridere di quelle sciocche donne mentre cercavano di rialzarsi e inseguirla, mentre lei si dileguava con agilità dopo averle derise un’ultima volta.
Ora saranno le altre persone a ridere di me, pensò. Con questa roba addosso mi prenderanno tutti in giro.
Izora non smetteva di ravvivarle i capelli con una spazzola e a volta con un pettine dai denti larghi. All’inizio le aveva fatto male e si era lamentata, temendo che volesse strapparle i capelli dalla radice, ma dopo alcune decine di colpi di spazzola il dolore era scomparso.
Carlytte, la nuova ancella che aveva sostituito quella precedente, invece le aveva sistemato il vestito usando ago e filo. Valya temeva che le facesse male ma la ragazza non l’aveva nemmeno sfiorata.
“Tranquilla” aveva detto, forse notando la sua apprensione. “Non ti pungerò.”
“Vorrei ben vedere” aveva detto Olethe. “Anche una sola goccia di sangue rovinerebbe il vestito e saremmo costrette a ricominciare tutto da capo.”
Forse potrei ferirmi di proposito, pensò Valya. Basterebbe spostarmi un po’ mentre Carlytte infila l’ago nel risvolto della casacca. Sarebbe doloroso ma ne varrebbe la pena.
Olethe le aveva rivolto un’occhiata soddisfatta. “Direi che adesso è adeguato. Non perfetto ma nemmeno un disastro.”
“Grazie” disse Valya imbronciata. “Posso andare ora?”
“Sì, ma non dimenticare che domani dobbiamo provare le scarpe” disse la donna. “E faremo qualcosa per quelle mani.”
“Cos’hanno le mie mani?”
“Le tue unghie sono sporche e scheggiate” disse Olethe con disappunto. “E quegli odiosi calli? Sembra quasi che tu te li sia fatti venire apposta.”
Sì, pensò Valya. E mi sono costati giorni di sofferenze per le vesciche.
“Mia madre usava una pozione per ammorbidirli” disse Carlytte.
Olethe storse la bocca. “Non c’è tempo. Penserò io a una soluzione di ripiego.” Sospirò. “Adesso è tardi. Fatela rivestire e riponete l’abito nella sua custodia” ordinò alle ancelle. “Più tardi passerò a controllare che ogni cosa sia al suo posto.”
Quando la donna ebbe lasciato la stanza, tutte sembrarono rilassarsi.
Valya si lasciò spogliare con pazienza e poi indossò gli abiti consueti che aveva portato tutto il giorno. Izora iniziò a scioglierle i rotoli dai capelli mentre lei sedeva rivolta allo specchio.
“Sono molto belli” disse la ragazza con un accento nasale.
Valya la guardò perplessa.
“I tuoi capelli” aggiunse la ragazza come se avesse faticato a trovare le parole. “Da noi dobbiamo lavorare molto per averli così.”
Valya non le aveva mai chiesto da dove venisse, anche se Carlytte una volta aveva accennato a qualche isola tra il grande continente e quello antico.
Decise di chiederglielo. “Tu non sei di Talmist, vero?”
Izora annuì. “La mia casa è lontana da qui. Da quello che voi chiamate continente grande.”
“Dove si trova?”
“Da qualche parte, in una delle tante isole nel mare di mezzo.”
“Non ho mai visto il mare.”
Izora sorrise. “Ti piacerebbe, mizvai. Quando abitavo a Bal Huda vedevo il mare dalla mia stanza.”
Valya cercò di immaginare il mare. “Se era così bello stare lì perché sei andata via?”
“L’isola è piccola” disse Izora triste. “Non c’è da mangiare per tutti e il mare non è stato generoso nelle ultime stagioni, così gli anziani hanno deciso che un giovane su tre doveva andare via. È toccato a me.”
“Mi spiace.”
Izora trasse un profondo respiro. “Non è così brutto, quando decidi che il mondo è la tua casa, non una piccola isola sperduta in mezzo al mare. Cominci a pensare il mondo in maniera diversa.”
“Anche io ho lasciato il mio villaggio per venire qui” disse Valya. “Ma sono stata contenta di andare via. Cambolt è brutta e piccola, anche se puzza molto di meno rispetto a Ferrador.”
Izora sorrise. “Sì, l’odore è terribile.”
“Quale odore?” chiese Carlytte.
Valya non riuscì a capire se dicesse sul serio o stesse scherzando.
O forse ci prende in giro, pensò. Perché veniamo da fuori città.
“Tu sei di qui?” chiese Valya.
“Nata e cresciuta a Ferrador” disse la ragazza con orgoglio. Stava ripiegando il vestito con cura, stando attenta che non si formassero delle pieghe. “Sono sempre stata qui e rimarrò qui. Non ho intenzione di andare via.”
“Non vuoi vedere il mondo oltre le mura?” le domandò Valya.
“Cosa c’è di così interessante lì fuori?” chiese la ragazza con una smorfia. “Qui ho tutto. Un tetto. Da mangiare e da bere. Sto persino mettendo da parte qualche moneta. Certo devo sopportare la puzza e maestra Olethe, ma una volta che ti abitui…”
“Io non voglio stare qui” disse Valya decisa. “Presto andrò via.”
“Dove vorresti andare, mizvai?” le chiese Izora.
“Non lo so. Fuori.”
“C’è la guerra.”
“Io non ho paura” disse con orgoglio.
“Vuoi combattere?”
“Sì, se mi daranno l’occasione.”
Carlytte rise. “Non accettano ragazzine nell’armata di Talmist. Forse, se tu avessi il mantello, ti darebbero una possibilità, ma non mi sembra che tu ne indossi uno.”
“Non serve un mantello per combattere” disse Valya. “Bastano un’armatura e la spada giusta.”
“Io non ti capisco” disse la ragazza sedendo sul bordo del letto. “Qui hai tutto e sei la protetta della governatrice. Lei ti troverà un buon marito e farai la bella vita.”
“Io non voglio che mi trovino un marito” protestò.
A Margry Mallor nessuno trovò un marito, si disse. Scelse il Principe della Collina come compagno di una vita dopo averlo salvato in battaglia.
Carlytte sollevò un sopracciglio. “Non ti rendi conto di quanto sei fortunata” disse alzandosi. “E di quanto sei sciocca. Se avessi la tua fortuna ne approfitterei.”
“Io non finirò a fare la serva” disse.
“Mi credi indegna?” chiese la ragazza.
Valya arrossì. “No.”
“Ma?”
Sospirò. “Non puoi capire.”
“Certo” disse Carlytte. “Se non combatti sei inutile. È così?”
“Non volevo dire questo.”
La ragazza prese il vestito e si diresse alla porta. “Ti auguro di trovare la tua strada, ma credo che non andrai molto lontana.”
Quando la porta si fu chiusa, Valya emise un respiro. “Più tardi le dovrò chiedere scusa. Anche se non so perché si sia offesa così tanto.”
Izora ridacchiò.
“Sai qualcosa che io ignoro?”
La ragazza annuì solenne. “Carlytte è innamorata.”
“Sul serio?”
“Di un nobile cavaliere. Un comandante.”
“Chi?”
“Mi ucciderebbe se te lo dicessi.”
“Manterrò il segreto, lo giuro” disse mettendosi la mano sul petto.
Izora sospirò. “Deve restare tra di noi o saranno guai. Carlytte è vendicativa.”
“Ho già promesso.”
“Il suo nome è Ferg.”
“Il signor Baffetto?” fece Valya stupita. “Lui e Carlytte sono…”
Izora scosse la testa. “Per ora sono solo alle parole” disse. “O agli sguardi. Secondo Carlytte, che non ne parla molto e spesso, lui è piuttosto galante e riservato e non vuole che si venga a sapere in giro.”
Valya si accigliò.
“Che c’è di strano?”
“Il signor baffetto, voglio dire il comandante Abbylan, è piuttosto anziano e Carlytte è giovane.”
“Sarebbe comunque un buon marito per lei. E Carlytte non è così giovane.”
“Lui non me ne ha mai parlato” disse delusa.
“Non si parla di certe cose con la tua allieva” disse Izora.
“Quando lo vedrò glielo chiederò.”
“No” esclamò Izora. “Carlytte lo verrebbe a sapere e se la prenderebbe con me. E la signora Olethe mi punirebbe se venisse a sapere che ho detto certe cose sul comandante Abbylan.”
“Allora manterrò il segreto” promise Valya.
Izora sorrise. “Domani finiremo con i tuoi capelli. Tieni ancora i rotoli per stanotte.”
“Non riuscirò a dormire con questi affari in testa” si lamentò.
“Cambierai idea quando vedrai il risultato.” La ragazza assunse un’aria sognante. “Sei la protetta della governatrice. Non ti rendi conto di quanto sei fortunata.”
“A me non sembra una gran cosa.”
In verità pensava fosse una seccatura. Olethe non la perdeva mai di vista e la costringeva a fare cose che non voleva solo per non scontentarla.
Ricordò che aveva accettato tutto quello solo per non far fare una brutta figura a suo padre e non costringerlo ad andare via per colpa sua, ma iniziava a pentirsene, considerando che Simm Keltel si era dimenticato di lei e passava quasi tutto il suo tempo nella forgia.
“Non è possibile” esclamò Izora sorpresa. “È un grande onore venire invitati a una celebrazione ufficiale. Saida, che lavora presso l’erudito di palazzo ha visto la lista degli invitati e secondo lei ci saranno tutte le persone più importanti della città.”
“Credevo che tutte le persone importanti vivessero in questo castello.”
“Anche io lo credevo la prima volta che sono arrivata” ammise lei. “Ma poi ho scoperto che molti vivono nei quartieri più eleganti, quelli sulla collina per esempio. Molti sono mercanti ma alcuni anche nobili. C’è persino un cugino della regina e sarà presente anche lui.”
“Ci saranno anche dei guerrieri?”
“Non lo so, ma credo di sì. Sei interessata a uno in particolare?”
“No” disse subito. “Nessuno.”
Izora sorrise. “Puoi dirmelo.”
Come Carlytte ha fatto prima di me? Si chiese Valya.
“Non c’è nessuno” disse. “A chi potrebbe importare della figlia del fabbro?”

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