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Autore: Danamochi97    17/01/2021    2 recensioni
“Che ne dici di fare un gioco?”
“Che gioco?”
“Tu devi solo fidarti di me”
“Va bene... che devo fare?”
“Solo chiudere gli occhi”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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|stanza 152|
Suona il campanello.
“Oh army devo lasciarvi, sarà la mia cena, a presto, saranghae”.
Jungkook andò ad aprire e vi trovò davanti Jimin che, esausto, trascinava un tavolino con sopra le migliori squisitezze.
“Ehi jk, ho appena finito un’intervista, sono distrutto, possiamo cenare insieme? Gli altri hanno già tutti mangiato..”
“Certo entra”
Jk si mise ad apparecchiare per due, mentre Jimin proseguiva nel racconto dettagliato di una sua gaffe fatta poco prima, che ora stava facendo ridere a crepapelle il più piccolo.
 
“Oh ma c’è pure il dolce!”
 
“Adoro i dolci” disse jungkook 
 
“Cosa abbiamo qui? Aaaah torta di fragole!”
 
Jungkook emozionato aveva già l’acquolina in bocca, ma Jimin lo fermò.
 
“Che ne dici di fare un gioco?”
 
“Che gioco?”
 
“Tu devi solo fidarti di me”
 
“Jimin voglio mangiare la torta”
 
“E la mangerai tranquillo” 
 
“Va bene... che devo fare?”
 
“Solo chiudere gli occhi”
 
“...jimin”
 
Jimin rispose con uno sguardo tra il serio e l’offeso, così jungkook chiuse gli occhi accontentandolo.
 
“Avanti sono chiusi”
 
Jimin prese con una forchetta una fettina di torta .. “apri la bocca”
 
Jk storse il naso ma lentamente l’aprì
 
“Mmmh ma è buonissima!”
 
“Lo penso anch’io”
 
Dopo che ebbe mandato giù il boccone, rapidamente Jimin ritentò, questa volta prendendo una fragolina che era immersa nella panna
 
“Che mi dici di questa?” 
 
Jk assaporò la fragola lentamente 
 
“Adoro le fragole, certo che ad occhi chiusi è proprio un’altra cosa”
 
Jimin aspettò che finisse di masticare per poi avvicinarsi lentamente al suo viso, un viso immobile da cui era separato solo per pochi millimetri, chiuse gli occhi e lasciò un bacio morbido sulle labbra di jk che, istintivamente le aprì, per accogliere quello che aveva appena capito, erano le labbra di Jimin, ora ben incastrate tra le sue..
spalancò di colpo gli occhi 
 
“Ma che fai?!” 
 
“Chiudi gli occhi un’ultima volta ti prego”
 
Jk era troppo sconvolto per riuscire a pensare perciò fece come richiesto.
Jimin si alzò in piedi e si avvicinò alla sedia di jk che era sufficientemente lontana dal tavolo per consentirgli di mettersi cavalcioni su di lui. 
Jk non aprì gli occhi, stranamente gli venne invece spontaneo sostenere quel corpo di cui non avvertiva neanche il peso.
Jimin si chinò sussurrandogli ad un orecchio  
 
. . .“se non ti piace non lo farò mai più”. . . 
 
e senza dargli tempo di rispondere intrappolò le sue labbra in un movimento lento, quasi straziante, dal basso verso l’alto, poi allontanandosi, poi riprendendole questa volta dall’alto verso il basso, aiutato dalle labbra di jk che stava rispondendo ora inclinando la testa, ora sfiorandole, ora semplicemente mordicchiandole con gusto.
 
Poi fu tutto troppo rapido:
jk sentì venire meno qualcosa, poi la porta della camera sbattere.. 
Jimin si era alzato e se ne era andato, mentre lui era rimasto lì, immobile, a fissare la tavola, cercando di metabolizzare quanto fosse successo e soprattutto se davvero fosse successo.
 
- - - - 
 
I giorni successivi furono davvero molto difficoltosi per Jk, Jimin dal giorno dopo in poi, gli rivolse la parola il minimo indispensabile per non far sospettare nulla agli altri hyung e se ne stava quanto più poteva tra tae, che era al settimo cielo per queste attenzioni insolite e seokjin che invece non vi trovava nulla di strano. 
Jk era un vortice di emozioni contrastanti: provava attrazione, rabbia, gelosia e altri sentimenti di cui non poteva o meglio, a cui non voleva trovare una definizione. 
 
Si sedette di fronte a Jimin che stava facendo dei codini con i capelli di tae senza smettere un attimo di ridere, jk si sarebbe alzato e sarebbe andato a vomitare, proprio non riusciva a capire quel comportamento.
Jimin in realtà era molto deluso da jk, pensava che il giorno successivo gli si sarebbe avvicinato o che lo avrebbe salutato con un bel bacio, ma niente, niente di tutto questo avvenne; jk, come suo solito, non fece nè disse nulla.
 
Dopo altri due giorni di guerra fredda tra i due, Jimin decise di intervenire e, non sopportando più quella situazione, chiese a namjoon se poteva allontanarsi un paio di giorni per problemi familiari, al che namjoon, anche se un po’ titubante, acconsentì.
Jimin in un pomeriggio aveva fatto biglietto e bagagli ed era ora già a più di tremila metri di altezza, ammirando pensieroso con occhi rossi e gonfi, una distesa di nuvole che a rallentatore sembravano muoversi tutte in un’unica direzione.
 
~Jungkook poco dopo rientrò dalle prove~
 
“Dov’è Jimin?”
 
“Ah non lo sai? È partito”
 
“Partito?!?! Partito per dove? Con chi?” 
 
domandò di getto jungkook che stava sudando freddo, mentre namjoon con la sua solita calma rispose 
 
“è andato a Busan, dalla sua famiglia, aveva bisogno di staccare qualche giorno e io gliel’ho concesso, mi sembrava davvero distrutto”
 
Jungkook era incazzato nero
Jimin fuggiva sempre quando qualcosa non andava, era fuggito da camera sua e stava fuggendo anche ora.
A sera inoltrata non riuscendo a dormire, si avvicinò al comodino, prese il telefono e cliccò su *scrivi nuovo messaggio* :
..... 
..... 
attese.. attese.. sperando che qualcosa di sensato potesse venirgli da scrivere, voleva solo sentirlo in realtà, voleva parlarci, sfiorarlo, toccarlo di nuovo, ma come suo solito non riuscì a far nulla, perciò, dopo aver salvato pigramente la nuova bozza vuota, lasciò il telefono e chiuse gli occhi, in attesa che almeno il sonno fosse dalla sua parte.
 
 
~9:00~
“Che faccia jk!” disse tae
“Se ti dicessi che ho dormito, mentirei” rispose con un fil di voce l’altro.
A tavola tutti iniziarono a parlare di Jimin cercando di mettere insieme le informazioni ricevute per avere un quadro generale della situazione
 
“Ha scritto a tutti voi?” 
chiese jk con voce spezzata 
 
Tutti si voltarono a guardarlo e a giudicare dai loro visi jk capì che la risposta alla sua domanda era senza dubbio un si, un doloroso, fastidioso, lancinante si. 
Jk abbassò la testa, non gli importava cosa pensassero gli altri in quel momento, voleva solo sapere cosa pensava una persona che in quel momento era dall’altro capo del mondo. 
Seokjin per rincuorarlo disse “vedrai che magari è solo preso troppo dalla situazione e non ha avuto tempo di scriverti” 
 
“Già..”
 
Ma in mente sua jk sapeva che:
era per colpa sua se Jimin non gli scriveva, era per colpa sua se Jimin era partito,
era per colpa sua se ora stavano entrambi così male.
 
 
Qualche ora dopo *devo fare qualcosa* era diventato il suo mantra, stava facendo avanti e indietro per la stanza, tirando pugni al suo punching ball e prendendo a parole un povero cuscino, immaginando fosse jimin.
 
Poi la vide..
vide dalla finestra la scia di un aereo che si stava dissolvendo nell’aria e capì: 
devo partire. 
 
Prese zaino, documenti, scrisse due righe agli altri e, senza rifletterci una seconda volta, chiamò un taxi e si fece accompagnare in aeroporto, poco dopo era sul primo volo direzione Busan. 
 
 
~Aeroporto di Busan~ 
Jk stava letteralmente fremendo, le gambe non riuscivano a star ferme, sembrava saltare sul posto, era irrequieto, nervoso e aveva quasi finito tutte le unghie a disposizione.
L’indirizzo di Jimin lo conosceva, quindi ci mise poco ad arrivare, ma .. una volta lì? Cosa avrebbe fatto? Che avrebbe detto?
 
 
 
 
“Siamo arrivati signore” 
“Ah si grazie” rispose jungkook pagando la corsa 
Eccola lì, di fronte a lui: casa Park.
Si avvicinò al campanello, prese un bel respiro e suonò, pochi minuti dopo la porta si aprì e apparve la signora Park, una donna piccola, dolce e con lo stesso sorriso di Jimin, quel maledetto sorriso che ora gli stava facendo..
 
“signora Park io devo parlare con suo figlio“
 
“Non c’è niente di più bello delle liti tra 
innamorati vero?”
 
“Oh io... beh..ecco“
 
“Capisco mio figlio solo guardandolo, non c’è bisogno che spieghi, va da lui è di sopra”
 
Jk corse per le scale, aveva il cuore in gola, lo stomaco attorcigliato, ma non gli importava, stava facendo la cosa giusta, spalancò con forza la porta, Jimin sussultò per lo spavento e lo fissò impietrito
 
— silenzio —
 
Jk prese Jimin per un lembo della bianca maglia over size che indossava e lo avvicinò bruscamente a sè:
 
“Non farlo mai più” 
 
“Fare cosa?”
 
“Non scappare mai più da me così”
 
“Ma tu ..”
 
“Io sono sempre stato freddo, intransigente, meschino, è il mio carattere, non so mostrare i miei sentimenti e quindi sembra non ne abbia, ma non è cosi, vederti con tae o con chiunque altro non sia io, mi uccide, dopo quello che c’è stato l’altra sera credevo fossi mio, invece, vederti poche ore dopo sorridente con tae, come se con me non fosse successo nulla, mi ha fatto impazzire, volevo alzarmi e spaccare tutto”
 
“Io sono sempre stato tuo Jk” 
 
“Però... siamo così diversi” aggiunse in lacrime
 
“No, siamo semplicemente due ragazzi molto famosi e forse giusto un po’ ricchi che si amano” rispose jk
 
“tu mi ami?”
 
“Si ti amo.”
 
“Non mi basta” 
 
“Come non ti basta? E cosa vuoi?”
 
“Tu non capisci...”
 
“Fammi capire” 
 
Jimin si chiuse in bagno, jk si sedette sul letto di Jimin, incrociando le mani tra le gambe cercando di capire cosa ancora una volta stesse sbagliando, Jimin uscì poco dopo
 
“Wow.. stai.. stai davvero bene”
 
“Ti piace? Lo ha cucito mia madre per me”
 
Jk non riusciva a pensare ad altro
“ma dove vai?”
 
“I miei amici hanno organizzato una piccola festicciola per il mio ritorno, sono anche già in ritardo, devo proprio andare”
 
“Ma..”
Jk non ebbe il tempo di dire nulla, Jimin era uscito trascinandosi la porta che sbattè alle sue spalle.
 
Si stese sul letto di Jimin, respirandone il profumo, vi lasciò qualche lacrima e vi accarezzò il tessuto, un po’ come se riuscisse così ad accarezzare la persona che vi aveva passato tante notti.
 
Passò un quarto d’ora, forse mezz’ora, non lo sapeva con certezza, si mise seduto, poi si alzò in piedi e scese di corsa per raggiungerlo, doveva tentare e avrebbe tentato fino alla fine, era quasi alla porta ma venne letteralmente placcato dalla signora Park 
 
“Signora devo davvero andare”
 
“Lo so, ma Jimin potrà aspettare altri 10 minuti, non puoi andare alla sua festa vestito così, facciamolo spasimare un po’ che ne dici?” 
 
La signora Park riuscì a strappare un sorriso a jk, forse il primo da quella sera di tanti giorni fa.
 
10 minuti più tardi jungkook si stava ammirando allo specchio sotto lo sguardo soddisfatto della mamma di Jimin; aveva scelto per lui uno smoking blu notte e una sottile cravatta che delineava il suo collo lungo con vene a vista.
 
“Mio figlio è proprio fortunato”
 
“Suo figlio è proprio un osso duro..”
 
“Quando era piccolo correva talmente veloce che nessun bambino riusciva a prenderlo.. buffo che io lo stia dicendo ad un campione di corsa vero? mi sa che ora il mio Jimin ha trovato pane per i suoi denti”
 
“Può starne certa, ora lo prendo io”
 
 
 
L’odore del fumo, di alcol e le leggere note del pianoforte invadevano il locale, jk individuò subito Jimin, era seduto ad un tavolino centrale, sorrideva a tutti, ma pareva con la testa da un’altra parte, anche se si stava davvero impegnando per non darlo a vedere.
In realtà jk non voleva farsi notare, ma non appena entrò, Jimin lo notò subito e di conseguenza tutti si voltarono catturati dalla direzione di quegli occhi magnetici che si erano ritrovati ancora una volta tra mille altri. 
 
—silenzio—
 
Jk tenendo fisso lo sguardo su Jimin si avvicinò al piano bar chiedendo il microfono, Jimin ed il resto della sala lo guardava ipnotizzato. 
 
 
“Prova, prova, buonasera a tutti, io sono-“
 
In coro gridarono tutti
“JUNGKOOOOOOK” e poi “BTS BTS BTS”
 
“Grazie vi ringrazio, oggi sono solo Jeon Jungkook, un semplice ragazzo che però ha un problema: è innamorato di quel ragazzo biondo là in fondo che ora si sta coprendo con le mani per l’imbarazzo, un semplice ragazzo che in realtà è sempre stato un codardo,un freddo, un cinico.. un semplice ragazzo che si sta rendendo ridicolo qui davanti a tutti per te Jiminah...avevo preparato un discorso ma, come al solito, quando ti ho davanti non riesco più a ragionare.. se potessi spiegarti dettagliatamente quello che provo quando mi sei vicino e quello che provo quando non sei con me, credimi, lo farei, ma non sono bravo con le parole... però, conosco il mio cuore: l’ho sentito quella sera in hotel quando ci siamo baciati..
 
 
la folla sussurrò in coro 
“Uhuuuuuuuu”
 
 
ma l’ho sentito di più quando dopo il bacio sei scappato via, l’ho sentito quando mi hanno detto che eri partito, l’ho sentito quando dopo miglia su miglia di aereo fatte, sei scappato ancora una volta per venire qui. Sento il bisogno di proteggerti dal mondo intero, sento il bisogno di vederti sorridere quando mi guardi, ho bisogno di sentire le tue labbra sulle mie fino a provare dolore, insomma Jimin-sshi, quello che sto cercando di dirti è che tu sei l’unico in grado di scalfirmi, la mia anima si risveglia solo quando tu mi guardi, quando tu mi tocchi, quando tu ci sei. 
 
Jk lasciò il microfono
 
Tutti applaudirono e si avvicinarono per stringergli la mano o dargli colpetti fraterni sulle spalle, Jimin si era alzato, gli altri del suo tavolo fecero spazio a jungkook che ormai lo aveva raggiunto. Erano lì, ancora una volta, uno di fronte all’altro.
 
“Ora ti basta?”
 
Jimin sorrise e disse 
“No”
 
“Ma come no?! Mi sono appena ridicolizzato avanti a tutti per te!!”
 
“Voglio un bacio” 
 
Non fece in tempo a finire di dirlo che jungkook lo aveva già sollevato di qualche centimetro da terra e ora, stretto tra le sue braccia, gli stava dando esattamente ciò che aveva chiesto.
Jimin, dopo aver giocato ancora una volta con la lingua di jk, si staccò da lui sorridendogli malizioso 
 
“Dove vai ora?”
disse jk afferrandogli con uno scatto il polso 
 
“Dagli altri, ora sono soddisfatto, mi basta” 
 
 
“Ma non basta a me! Vieni qui” 
 
“Oh” 
 
   
 
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