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Autore: rocchi68    17/01/2021    1 recensioni
Dawn era sempre stata una ragazza che, anche dinanzi alle difficoltà più disparate, affrontava il tutto con un sorriso e una dolcezza disarmante.
Una sera, però, si era ritrovata davanti a un’amara sorpresa.
Non aveva amiche, non aveva un posto in cui stare, era stata tradita dal proprio fidanzato nel momento di massimo splendore ed era frustrata da tutti quei fallimenti in rapida successione che potevano sancire la sua completa rovina.
Poteva spegnersi, cercare una scappatoia per la felicità oppure chiedere un ultimo disperato consiglio all’unica persona che mai l’aveva abbandonata.
Sempre che quest’ultimo fosse d’accordo…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Durante le successive ferie estive
 
Il Pahkitew aveva chiuso per le canoniche due settimane di metà agosto e aveva liberato i suoi dipendenti da quei pochi impegni giornalieri.
Mal se ne era andato a zonzo con la sua cameriera preferita e Chef Hatchet aveva prenotato una settimana in collina, per poi rientrare alla base qualche giorno prima, giusto per avere la certezza che nessuno fosse andato a svuotargli la cassaforte.
Gli sarebbe seccato enormemente il dover chiamare qualche fabbro per sistemare le porte o il dover sostituire qualche finestra per poi maledire chiunque gli avesse portato via quei canonici mille dollari che teneva come fondo cassa.
Fortunatamente erano stati solo timori dettati da un passato, elemento che non gli aveva mai fatto chiudere occhio e che l’aveva spinto a credere di essere rientrato per niente.
Gli altri suoi dipendenti, Duncan e Scott, erano a divertirsi con fidanzate e amici al seguito.
Tutto era partito, ovviamente, dalle ragazze che avevano organizzato una nuova gita tra i rifugi che aveva fatto filtrare qualche raggio di sole nella più complessa storia cui avessero mai preso parte.
Dawn si era preparata con largo anticipo, anche se a camminare tra quei percorsi, era chiaro che qualcosa non stesse andando per il verso giusto.
Tutti sapevano che Duncan e Gwen avevano discusso fin dall’abbozzo di quell’idea e lo stesso Mike aveva ingoiato la pillola, pur di non litigare con Zoey.
Non avevano nulla contro gli amici di una vita, ma liberi da ogni impegno e con la possibilità di non avere terzi incomodi tra i piedi, avrebbero preferito ricostruire e solidificare un’intimità che con i vari impegni era solo una chimera.
Come poteva Mike stare con la sua fidanzata se entrambi erano impegnati all’Università e se quest’ultima doveva centrare senza appello il tanto desiderato Dottorato?
Come potevano Duncan e Scott amare le rispettive fidanzate se erano costretti a turni massacranti e se rientravano quando queste erano già addormentate?
Gli unici ritagli di tempo erano in quelle settimane scarse che potevano concedersi senza troppi sforzi.
Ma se il punk aveva mollato il colpo, se Mike aveva ingoiato il rospo, Scott aveva tentato di far valere un po’ di più le sue ragioni e aveva litigato pesantemente Dawn.
Credeva fosse cambiata, ma a sentire che lui era quello freddo e insensibile e che se non cresceva era destinato a restare solo, ecco che gli era salito il magone e per la seconda volta si apprestava a quella gita con il morale sotto i tacchi.
Dawn sprizzava gioia da tutti i pori, Gwen e Zoey condividevano le cuffiette per ascoltare l’ultimo gruppo rock scoperto dalla dark, Mike era alla guida, Scott fissava nervoso e abbattuto il panorama e Duncan dormicchiava beatamente.
Era questo il clima, apparentemente disteso, che si respirava all’interno di quell’auto. Se una persona esterna si fosse, però, rimpicciolita e trasformata in una mosca, avrebbe notato che era solo una facciata di pessimo gusto.
Dawn era l’unica davvero onesta.
Gwen e Zoey erano impegnate a osservare gli altri e si erano accorte di quanto i fidanzati e Scott stessero detestando quella gita. Mike guidava con una tale lentezza da rendere esasperante il viaggio, il rosso era imbambolato dal paesaggio per non dover discutere con nessuno e il punk fingeva di dormire giusto per non cominciare qualche stupido discorso.
Non fu un caso se per le 3 ore di viaggio nessuno spiccicò parola.
La situazione migliorò giusto un po’ quando giunsero a destinazione e, come se si trattasse di uno strano scherzo del destino, Duncan e Scott, seguivano a rilento il resto del gruppo.
“Avete litigato, vero?” Chiese il punk a un certo punto, facendo sbuffare l’amico.
“È così evidente.”
“E immagino che il motivo sia lo stesso che ha spinto me e Gwen a non vederci per una settimana intera.”
“Non ce l’ho con voi, ma mi secca essere qui.”
“Quello che ti dà fastidio è l’averci intorno.” Bofonchiò Duncan, facendolo sospirare.
“Lavoriamo per molti mesi senza un minimo di pace, vediamo raramente le nostre ragazze e queste settimane che sono preziose per il nostro rapporto, le viviamo in questo modo.”
“Stessa cosa che ho detto a Gwen.”
“Lei, però, non credo ti abbia accusato di essere un disgraziato, un essere gelido che merita tutto quello che ha passato.”
“Ha detto veramente così?” Chiese nervoso, con un tono talmente alto da rischiare di farsi sentire anche dalla diretta interessata.
“È come se mi avesse rinfacciato tutti gli sbagli passati.”
“Ma lei…”
“Era seria e sarebbe capace di ripetersi in questo stesso istante.” Ammise, sfoggiando un ghigno carico di amarezza.
“Adesso ci penso io.”
“No Duncan, ti prego. Non voglio rovinare ulteriormente questa gita. Già fa così schifo, se poi venisse a sapere che racconto cose nostre, ne farebbe una tragedia e starei anche peggio.” Replicò, afferrandolo per una spalla e impedendogli di correre verso le ragazze.
“Con tutto quello che ti ha fatto, non ha ancora capito nulla?”
“Io mi sono estraniato dalle sue offese e, anche se bruciano, lei è l’unica a essere ancora arrabbiata.”
“Questo non lo tollero.” Ringhiò il punk.
“Lascia perdere, tra qualche giorno tutto sarà apposto.”
“E lei quando imparerebbe la lezione? Quando capirà che anche tu puoi stancarti di subire tutte queste angherie?”
“Ma è solo colpa mia Duncan.”
“Colpa di cosa?”
“Forse sono un egoista.”
“Se tu sei egoista, lei che cosa sarebbe? Come può una ragazza che pensa solo a divertirsi, negare un così piccolo desiderio al proprio fidanzato?”
“E con Gwen?” Lo interrogò il rosso.
“Le ho spiegato con calma le mie ragioni e ha capito.”
“Andrà meglio l’anno prossimo.” Si consolò, scrollando le spalle.
“Se lo dici tu.”
 
Davanti e allegre vi erano le tre giovani con un silenzioso Mike troppo impegnato a guardare la mappa che a integrarsi in quel frenetico ciarlare.
Dopo i soliti discorsi e pettegolezzi, però, erano scivolate sui soliti argomenti che avrebbero riempito i prossimi giorni.
Zoey parlava di quella gita con lieve entusiasmo, stringendosi al braccio del fidanzato, mentre le sue amiche si guardavano alle spalle e notavano come le tartarughe stessero conversando animatamente.
“Duncan a quest’ora mi starà descrivendo come la matrigna di chissà qualche fiaba.” Borbottò Gwen, scalciando un sasso.
“Perché?” Le chiese Dawn.
“Perché hanno litigato di brutto.” Soffiò Zoey, ricordando le urla che aveva sentito, mentre i due erano in camera della dark.
“E allora?” Continuò la biondina, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli.
“A quanto sembra non sono l’unica ad aver discusso prima della gita.” Notò risollevata la dark, sfregandosi le mani.
“Lui a volte è così egoista e non l’ho ancora perdonato.”
“Scott sarebbe cosa? Mi auguro tu stia scherzando o abbia bevuto più del normale.” Ringhiò la dark, fissandola con nervosismo e chiedendosi se non avesse sentito male.
“Io ci tenevo a questa gita.”
“E lui?” La interrogò Zoey che seguiva con attenzione quel fitto scambio di osservazioni.
“Lui che può vedermi tutti i giorni, voleva che rimanessimo soli.”
“E per una cosa simile sarebbe egoista?” Richiese Gwen, facendo annuire l’amica.
“Come lo descriveresti uno così?”
“Ti sembrerà assurdo, ma io e Duncan abbiamo fatto pace per una litigata simile.”
“Cosa?”
“E non pensare che sia stato semplice: si sono tenuti il muso per quasi una settimana.” Rispose Zoey, intromettendosi nuovamente e ricevendo una nuova occhiata assassina come ringraziamento.
“C’è da dire che dormendoci su, ho trovato le sue motivazioni sensate. Per una volta.”
“Davvero?”
“Con un lavoro massacrante, dai turni estenuanti e con i week-end spesso incastrati al Pahkitew, i momenti che passiamo insieme sono assai scarsi. Se ci aggiungiamo le visite alle nostre famiglie, altri problemi e la pigrizia, ecco che stiamo insieme assai poco.”
“Non ho discusso con lui solo per la gita.” Si difese Dawn, credendo di ritrovarsi al sicuro e su un terreno ben più solido di quello dell’amica.
“E cosa avrebbe combinato questa volta? È arrivato in ritardo di cinque minuti al vostro appuntamento o si è dimenticato l’ultimo voto del tuo esame?” La sbeffeggiò Zoey con un’ironia talmente sottile e tagliente che l’amica non notò nemmeno.
“Qualche sera fa è rientrato sul tardi e, dopo aver cenato, si è subito addormentato sul divano.”
“Mai pensato che fosse un po’ stanco?” Domandò Gwen, credendo nuovamente che una visita da qualche medico potesse fare miracoli per quel fastidio alle orecchie che si protraeva da quando Dawn aveva iniziato a parlare.
“Certo che l’ho pensato, ma è impossibile crollare dopo nemmeno cinque minuti. Gli stavo raccontando la mia giornata e appena mi volto per chiedergli conferma di una cosa, ecco che lui dorme beato. A questo punto non ci ho più visto, l’ho svegliato, gli ho rinfacciato questa faccenda e l’ho obbligato a stare sul divano.”
“E sarebbe crollato dopo quante ore di lavoro?” Chiese Zoey, immaginandosi la giornata orribile del rosso che aveva dovuto sopperire all’assenza di Mal per una visita medica urgente e a quella di Chef per affari e spese varie.
“Beh è partito verso le 5 di mattina per l’apertura ed è rientrato intorno alle 22 quando Chef è rientrato dal giro.”
“E dopo quasi 16 ore di lavoro pretendi che uno sia pimpante e non abbia voglia di dormire?” Domandò Gwen.
“Io…”
“Credo si sarebbe addormentato anche con un concerto sotto casa.” Nicchiò Mike, inserendosi per la prima volta in quella discussione tutta al femminile.
“Diciamo che si sarebbe addormentato, anche se ti fossi messa in costume e gli avessi proposto di giocare al dottore.” Replicò Gwen, facendo arrossire l’amica che non si aspettava di discutere di un tema simile proprio con loro.
“E solo per questo sarebbe un egoista che merita tutto quello che ha passato?” Ringhiò Gwen.
“No, ma…”
“La prossima volta che starà male, augurati che non sia colpa tua.”
“Perché?”
“Perché lui sta soffrendo e dubito che sia guarito dall’ultima botta che gli hai causato.” Infierì Gwen, facendola tremare.
“Io…”
“Se vuoi che lo stress lo uccida poco alla volta, allora continua su questa strada che sarà già un miracolo se vedrà i figli di Alberta andare alle elementari.”
“Sarebbe colpa mia?” Domandò Dawn timidamente.
“Lui ha sempre fatto il possibile per te.” Borbottò Zoey.
“Lo so.”
“Ti ricordi lo scorso Natale? Ti ha comprato quella borsetta che volevi tanto, quella maglietta rossa che desideravi da una vita e come se non bastasse ti ha offerto la cena nel più lussuoso dei ristoranti. Roba che per una lista simile devi sommare almeno quattro anni consecutivi.” Elencò Gwen, guardando verso la rossa che stava regalando un bacio a Mike.
“E tu a cosa avevi pensato? Una semplice cintura in pelle e poco altro.” La attaccò Zoey, aumentando leggermente l’andatura.
“Ma l’importante è il pensiero.” Replicò Dawn, difendendo la sua scelta.
“Se fosse davvero importante il pensiero, avresti almeno ripensato alla sua richiesta e a quest’ora sareste entrambi felici.” Infierì la dark.
“Ma io sono felice.” Obiettò la biondina, facendo negare le sue amiche.
“Tu credi di essere felice. Questa è solo una convinzione che cerchi di trasmettere anche agli altri. Una persona innamorata è felice quando anche l’altra metà è nella stessa situazione. Se Scott fosse felice, lui saprebbe contagiarti e ti renderesti conto che la sua idea iniziale non era così malvagia.” Sospirò Zoey.
“Forse avete ragione.”
“Purtroppo, però, non è sempre così semplice rimediare.” Affermò la dark.
“Che cosa posso fare per rimediare?”
“Beh…Mike e Zoey hanno già attuato il piano.” Soffiò Gwen, indicando i due che, allungato il passo, erano già distanti almeno 200 metri.
“Che cosa…”
“Fingi di esserti fatta male e tutto andrà per il meglio.”
“D’accordo.” Borbottò Dawn senza fare ulteriori domande, accucciandosi poco dopo e sedendosi al suolo, simulando un improvviso dolore alla stessa caviglia dell’altra volta.
 
Era bastato davvero così poco.
Le due tartarughe del Pahkitew avevano raggiunto le fidanzate e Scott, notando Dawn al suolo, aveva percorso gli ultimi metri di corsa e con la paura a fluire tra le sue vene.
Non poteva credere che pochi minuti di svista le erano stati sufficienti per farsi male.
Aveva messo male un piede, Mike e Zoey erano già andati in cerca dei soccorsi e Gwen aveva suggerito di riportarla al rifugio passato mezzora prima per facilitare i vari medici che sarebbero accorsi.
Nel sentire quelle parole e nel fissare la sua ragazza che continuava a tastarsi la caviglia, Scott non ci pensò nemmeno un istante e la prese subito in braccio, ritornando sui suoi passi e non accorgendosi che l’amico e la dark stavano sorridendo e si erano avviati verso il successivo rifugio, laddove avrebbero informato Mike e Zoey della novità.
Spiegato il piano, una delle due coppie avrebbe proseguito ulteriormente il proprio cammino, lasciando l’altra indietro e concedendosi quella tanto agognata intimità che poteva ritornare protagonista in quelle ore.
Percorsi i primi 20 minuti di cammino con Scott che continuava a tenerla tra le sue braccia e Dawn che lo fissava in estasi, gli rivolse nuovamente la parola.
“Sono felice Scott.” Esordì, facendolo sorridere.
“Anch’io.”
“Sei felice di trasportare una zoppa?”
“Sono felice di poter passare il mio tempo con te.”
“È come se avessi già vissuto questa situazione.” Sorrise la giovane, notando uno strano guizzo nel suo sguardo.
“È lo stesso anche per me.”
“L’altra volta, però, non avevi sentito la mia dichiarazione e questo mi aveva fatto arrabbiare.”
“Questa volta, invece, ti sei arrabbiata perché sono solo un egoista.” Soffiò, rigirando, senza volerlo, il coltello nella piaga.
“Tu avresti i migliori motivi per arrabbiarti eppure non ci riesci. Sei tanto buono con me, Scott.”
“Se sapessi che la scorsa volta, pensavo di scappare via con te, senza voltarmi mai indietro, ecco che non sarei più così buono come credi. Ero felice che tu fossi presente e di poter risolvere le cose. Poi ti sei ferita, gli altri ci hanno lasciato soli e il mio sogno di ritornare a casa felice mi pareva a portata di mano. Invece eri ancora arrabbiata e sono crollato.”
“Non ripensiamoci: ti prego.” Soffiò la giovane che non voleva ritornare a quel periodo che aveva passato con il rimorso.
“Talvolta credo di meritarmi tutto quello che ho passato.” Ammise, inspirando profondamente.
“No.”
“Dawn tu sei…”
“Non è vero che meriti tutte le cattiverie che ti ho detto o ho pensato mentre discutevo con te. Quando mi arrabbio, parlo a vanvera e mortifico i miei amici più di quanto sia necessario. Più tengo a una persona, più divento perfida e questo mi causa molti problemi.”
“Va tutto bene.” La rincuorò, tentando di alzarla un po’ di più per baciarla sulla fronte.
“Niente affatto.”
“Mi basta saperti felice, perché io possa sentirmi soddisfatto.” Ammise, facendola arrossire.
“Se avessi la macchina, accetterei di scappare con te.”
“Perché me lo dici solo ora?”
“Le mie amiche mi hanno fatto riflettere e credo che tu abbia sempre avuto ragione su questa gita.”
“Finalmente!” Esultò felice.
“Magari avremo altre occasioni.”
“Questo è sicuro.” Soffiò, mentre Dawn sperava di potersi chiudere con lui dentro il rifugio.
Erano bastati altri 5 minuti prima che Scott aprisse con molta fatica la porta e la richiudesse a chiave alle sue spalle, per poi adagiare sul morbido letto la giovane che si era come addormentata.
A vederla così sembrava una fragile bambola di porcellana e per un momento era stato nel dubbio se svegliarla per medicarla o lasciarla tranquilla.
Fu quando le scompigliò affettuosamente i capelli che lei riaprì gli occhi e lo invitò con la mano a sedersi vicino a sé.
“Ti fa male la caviglia?” Chiese lui, fissandola negli occhi e cercando di rialzarsi per cercare il kit medico.
“Lo sai, Scott? Io sono una pessima fidanzata.” Sibilò, spingendolo a rimanere immobile.
“Perché dici questo?”
“Perché non intuisco i tuoi bisogni e finisco con il mentire.”
“Parleremo di questo non appena avrò finito di medicarti.”
“Ti sembra che sia ferita?” Domandò, distendendo le gambe e massaggiandosi la caviglia.
“Che cosa stai tramando?”
“In verità mi fa male qui.” Soffiò, posandosi la mano sul petto e rialzando lo sguardo.
“Il cuore?”
“Sapere di deluderti e di trattarti male, mi fa soffrire. Tu non meriti tutto questo.” Mormorò dispiaciuta, ricevendo una carezza che la fece sussultare.
“Al contrario ti merito appieno.”
“Hmm?”
“Mi piace pensare che tu alla fine abbia esaudito il mio desiderio: grazie Dawn. Quando ti dicevo che i nostri difetti non sono poi così inconciliabili, non stavo mentendo. A volte sei una sciocchina, ma non potrei mai essere arrabbiato con te.” Obiettò soddisfatto, notando alcune lacrime che stavano per sgorgare dai suoi occhi.
“Scott…”
“E questa sera che siamo soli, ti dimostrerò perché sono così egoista da voler riempire il nostro tempo solo con noi due.” Borbottò malizioso, avvicinandosi alla sua ragazza e baciandola con un’intensità tale da cancellare gli ultimi sentimenti negativi che li avevano spinti al litigio.






Angolo autore:

Ryuk: I prossimi capitoli saranno momenti abbastanza diluiti nel tempo.

Separati, ma non troppo

Ryuk: Alla prossima!
 
   
 
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