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Autore: Hisomu    18/01/2021    2 recensioni
La luce lunare lo illuminava in maniera migliore adesso, aveva possenti muscoli, che sembravano imprigionati dalla stretta camicia bianca, la quale era leggermente aperta sul petto.
Notai 3 orecchini tintinnare sul suo orecchio e due occhi neri come la notte, che mi scrutavano attraverso la maschera.
- Ti ho sottovalutata - disse divertito, ma era ovvio e palese che non mi vedesse come una minaccia.
- Ed io ti ho sopravvalutato, a quanto pare - dissi, per poi rimuovere anche io la sicura.
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Nami e Law sono spie, il loro mondo viene stravolto dal caso più importante della loro vita riguardante un assassino.
Ma come, questo assassino, influenzerà le proprie vite?
[ZoNami | LawNami] [Remake di Incognito]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa, Zoro, Sorpresa, Trafalgar, Law, Trafalgar, Law/Nami, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I rintocchi dell'orologio erano l'unico suono in grado di colmare il silenzio opprimente che occupava la stanza.
Il mio sguardo incastrato nel suo, i rivoli di sudore che imperlavano la pelle, i muscoli rilassati ma pronti a tendersi al minimo cenno di pericolo.
Cercai di regolare quanto possibile il mio respiro, così che non si tramutasse in uno svantaggio durante I'iminente attacco.
Con uno scatto fulmineo sì mosse, allungando il braccio per colpirmi al collo, mirando probabilmente a farmi perdere i sensi senza sforzarsi oltre.
Scansai il colpo ruotando leggermente di lato, sfruttando la spinta che io stessa mi ero data per tirare una gomitata contro il petto del mio avversario, compromettendone l'equilibrio.
Con il gomito ancora fermo, mossi il braccio contro il suo viso per stordirlo, ma dopo poco mi accorsi che il mio colpo non era andato a buon fine.
Infatti, prima che il mio pugno raggiungesse il suo viso, venni afferrata proprio per quel braccio, mentre con un calcio contro la caviglia, su cui avevo erroneamente posizionato l'equilibrio, finii per terra in un attimo.
Bloccata a pancia in giù, con gli arti bloccati dietro la schiena e le gambe immobilizzate di dalle sue.
Me l'aveva fatta di nuovo.

- Dovresti porre più attenzione e come utilizzi il tuo corpo - mente pronunciava quelle parole, strinse ancor di più la presa sulle mie braccia, spingendo verso la schiena come a voler marcare il concetto - Non sei indistruttibile. -

- Si lo so Law, lo so - risposi a corto di fiato, era tutta la mattina che ci allenavano e la stanchezza cominciava a farsi sentire, annebbiando i sensi.

Law mi lasciò libera, rialzandosi e porgendomi una mano per aiutarmi mentre io ero intenta a massaggiarmi le braccia.
Imbronciata e consapevole della mia sconfitta, mi tirai su da sola, rifiutando volutamente l'aiuto del moro.
Il ghigno di Law mi fece un attimo arrossire, sapevo bene di sembrare patetica e infantile, ma io glielo avevo detto che ero stanca! Avrei potuto almeno evitare di essere messa a tappeto così facilmente.
Mi incamminai verso la porta diretta verso gli spogliatoi, al momento desideravo unicamente una doccia e dedicarmi un attimo di relax.
Già immaginavo le gocce di acqua calda picchiettare contro spalle, avvolta dal vapore inebriante per i sensi, ma il mio compagno decise bene di interrompere il mio cammino, ponendosi dinnanzi a me.

- Ti rode così tanto? - pronunciò quelle parole già consapevole della risposta,  ma per Law era proprio questo il divertimento : farmi innervosire gratis e facilmente.

- In realtà, non mi interessa affatto - sapevamo bene entrambi che in quella stanza nemmeno i muri credevano a questa affermazione, ma non proferì alcun commento a riguardo
Pensai che me l'avesse fatta passare come buone per non urtarmi ulteriormente.

Si avvicinò a me, facendo scivolare le sue mani attorno la mia vita e tirandomi dolcemente verso di sé.
Posai le mani sul suo petto, guardandolo negli occhi ancora imbronciata, ma con le guance leggermente imporporate.

- Quante volte devo ripeterti che non voglio smancerie da fidanzatini a lavoro ? - pare l'avessi detto a me stessa, visto che tutto fece tranne ascoltarmi.
Mi diede un piccolo bacio, vicino l'angolo della labbra, sussurrandomi le uniche parole che non volevo sentire in quel momento.

- Ti sei scordata della nostra serata per caso? - in realtà, era sua intenzione irritarmi fino alla fine, ne ero certa.

- Vorrei poterti dire di si - sogghignò di gusto alla mia risposta.

Impostato così, pensereste io sia pazza o poco innamorata a farmi pesare così tanto una "serata" insieme al mio ragazzo.
Ed è qui che vi sbagliate.
Non era una serata qualunque, era una serata di intenso lavoro.

- Ti aspetto in macchina, hai tutto il tempo per farti una doccia di 10 minuti - disse ancora ghignante, mentre mi apriva la porta per uscire dalla stanza degli allenamenti.

Se ancora non si fosse capito, lui, alto, moro e con uno sguardo glaciale, è il mio ragazzo nonché collega : Trafalgar Law
Mente io sono Nami Cocoyashi, ho 26 anni e sono una spia.


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Arrivammo al cospetto di un massiccio cancello in oro, gli stessi che si vedono nelle ville dei film. E, proprio come nei film, tale villa sarebbe stata luogo di particolari avvenimenti  quella serata.
L' auto si arrestò, Law abbassò il finestrino e, su richiesta, mostrò l'invito alla guardia, concedendoci di entrare nel piazzale per poterci dirigere ai parcheggi.
Il maniero era degno della sua fama.
Abeti maestosi, ai cui piedi si estendevano diverse piante di rose bianche a corniciare un giardino degno di lode.
Attraverso il finestrino studiai grossolanamente l'edificio simbolo di ricchezza, una ricchezza a cui da ragazza avrei volentieri ambito.
Parcheggió l'auto, ma il suo sguardo glaciale mi intimava di attendere.
Quegli occhi furono in grado di penetrarmi l'anima fin dal primo giorno.
Era da un paio di anni che lavoravamo insieme, ma una missione importante come quella non ci era mai capitata.
" È il nostro momento " pensai, fissando quell'immenso edificio e serrando i pugni determinata.
Sentii il calore della mano di Law sulla coscia, risvegliandomi dai miei pensieri mentre volgevo lo sguardo verso di lui.
Stavo tremando.
Ansia, adrenalina, paura, non so bene cosa stessi provando in quel momento.
Intrecció le dita con le mie, guardandomi come si guarderebbe un gattino infreddolito.
Avvicinai la mano al suo volto, accarezzandogli la guancie, per poi annuire accennando un sorriso.

- Possiamo andare -

Scese dall'auto, un Audi di tutto rispetto, illuminato dalla fioca luce dei lampioni era ancora più bello.
Un completo, composto da pantaloni in tessuto e una camicia, interamente meno, comprese le scarpe lucide.
Sebbene io glielo avessi consigliato, aveva deciso di non indossare una cravatta, mancanza che evidenziò ulteriormente il suo collo.
I capelli esono gellati all'indietro, permettendo ai suoi orecchini di brillare e di contendere gli occhi su chi irradiasse più luce.
Indossó la maschera, anch'essa nera con i dettagli in oro, per poi girare intorno all'auto ad aprirmi la portiera.
Mossi la gamba fuori dall'auto, posizionando l'equilibrio sul decollete dorato brillantinato.
La scelta dei tacchi era in pieno contrasto con il lungo vestito, nero con doppio spaccolaterale, con la schiena interamente scoperta se non fosse per l'attacco del vestito dietro al collo e alcuni riccioli rossi che pendevano dallo chignon volutamente disordinato.
Indossai anche io la maschera consegnatomi da Law, simile a quella di quest'ultimo, con l'unica differenza di essere più articolata ed elegante rispetto alla sua.
Mi porse il braccio e, puntando entrambi lo sguardo verso la scalinata da cui si accedeva alla festa, ci incamminammo verso la missione che ci avrebbe stravolto la vita.

Gli interni non avevano nulla da invidiare all'esterno.
Sontuosi lampadari illuminavano il salone addobbato per la festa, a cui tante persone avevano già preso parte a suon di musica lirica.
Quella sera si sarebbe tenta una festa in maschera per festeggiare la candidatura a magistrato di un noto politico.
Il problema nasceva altrove.
Per via di alcuni brogli nell' ambito, eravamo stati chiamati ad indagare.
Si sospettava ci fosse più di ciò che ci aspettavamo, ma senza prove in mano siamo tutti bravi ad ipotizzare scenari plausibili.
Il nostro compito stasera era recuperare quante più informazioni possibili senza dare troppo nell'occhio.
Dopo non molto del nostro arrivo, la musica si abbassò notevolmente e l'attenzione della folla fu diretta verso il famoso neo-magistrato.

- Volevo ringraziare i presenti per avermi sostenuto dall' inizio, ed avermi permesso di diventare parte....- smisi di ascoltarlo quasi subito, odiavo la politica.
Portava la gente a divenire mostri che puntano costantemente all'arricchimento della propria persona venendo meno della propria dignità.
Guardai Law, cogliendo il mio sguardo, si avviò verso il centro sala.

- ... Potete continuare a festeggiare, aprite le danze - disse il magistrato con euforia e, dopo ciò, la musica tornò a riempire il salone e Law, in tutto ciò, invitò una delle donne più appariscenti tra tutte le presenti a ballare.
Non mi stupii quando lei accettò, stiamo parlando di Trafalgar Law, conosciuto come un seduttore a tratti demoniaco nella nostra sezione.
Ma la donna in questione non era una qualunque, e questo Law lo sapeva bene.
Vi starete chiedendo perchè, in tutto ciò, io sono ancora immobile?
Ogni cosa a suo tempo.
Avevo studiato a fondo la piantina dell'edificio, sapevo dove avrei trovato lo studio del magistrato.
Ed era proprio quello il mio obiettivo.
Vicino l'arcata da cui eravamo entrati, si ergevano due scalinate in marmo bianco.
Mi diressi verso di essa, intenta a raggiungere lo studio menzionato poc'anzi.
Arrivata al primo posso, il percorso sarebbe stato il seguente: percorrere il corridoio che si affacciava sul salone fino ad arrivare ad un corridoio interno, era lì che avrei trovato ciò che cercavo.
Mentre percorrevo lungo il corridoio, diedi un occhiata veloce al piano terra, per vedere in che situazione si trovasse Law.
Danzava come se fosse nato per fare ciò, con un sorriso da cerbiatto e lo sguardo di ghiaccio fisso sul viso della donna, la quale non sembrava pentita di aver accettato l'invito.
Se non fosse stato per il fatto che conosco abbastanza Law dal sapere cosa pensa in questi momenti, avrei provato gelosia.
Non che mi rendesse felicissima una scena del genere.
Era il momento di svoltare verso il corridoio interno.
Cercando di soffocare il rumore dei tacchi, siccome la musica della festa diveniva via via più flebile.
Raggiunta la porta di mio interesse, scoprii leggermente la coscia per prendere il guanto incastrato nel reggicalze, che si trovava di fianco la pistola carica.
Indossato il guanto, feci una leggera pressione sul pomello, scoprendo che la porta era solo socchiusa.

- Strano - sussurrai a bassavoce a me stessa, aprendo lentamente la porta per poi rinchiudermela alle mie spalle.

- Già, strano - una voce roca, ma allo stesso tempo profonda, mi fece gelare il sangue.
Soprattutto dopo aver sentito premere sulla schiena un freddo metallo.
Avevo una pistola puntata contro la schiena.
Sogghignai, riacquistando la calma.

- Non mi aspettavo compagnia - dissi, alzando le braccia in segno di resa e voltandomi.

La maschera che gli copriva il volto permetteva unicamente di intravedere gli occhi e il ghigno soddisfatto che disegnavano le sue labbra.
Era alto, muscoloso e da un' insolita capigliatura verde.
L'unica fonte di luce erano i raggi di luna che attraversavano le tende.

- Non ne avrai per molto, tranquilla. - ripetè, rimuovendo la sicura della pistola.
Con la coda dell 'occhio, notai che nella mano libera aveva dei documenti, ma l'intera stanza era troppo in ordine per sapere da dove provenissero.

- Tu dici? - sorrisi, muovendo in cerchio il polso destro, su cui indossavo un bracciale di piccole perle bianche.

- Peccato, sai? - si avvicinò, adagiando la canna della pistola sotto il mio mento e costringendomi a guardarlo - Se solo ti avessi conosciuta in altri ambiti... - si bloccò, squadrandomi il viso - ... forse un pensierino me lo sarei anche fatto -

- Mi dispiace per te - sussurrai, senza staccargli gli occhi di dosso - Ma non sei il mio tipo -

Quanto più veloce permisero i miei muscoli, tirai un calcio verso l'alto, colpendogli volutamente la mandibola con la punta del decollate e sbilanciandolo qualche secondo.

É a questo che servono i vestiti con doppio spacco, dopotutto.

Gli corsi incontro, sfilandogli i documenti di mano e afferrando la pistola nel reggicalze, per posizionarmi dietro l'uomo, con le spalle alla finestra.
In 3 secondi, la situazione si era ribaltata, pensai.
Non appena gli puntai la pistola contro, scoprii che eravamo in una situazione di parità, siccome anche lui aveva la sua pistola contro di me.

La luce lunare lo illuminava in maniera migliore adesso, aveva possenti muscoli, che sembravano imprigionati dalla stretta camicia bianca, la quale era leggermente aperta sul petto.
Notai 3 orecchini tintinnare sul suo orecchio e due occhi neri come la notte, che mi scrutavano attraverso la maschera.

- Ti ho sottovalutata - disse divetito, ma era ovvio e palese che non mi vedesse come una minaccia.

- Ed io ti ho sopravvalutato, a quanto pare - dissi, per poi rimuovere anche io la sicura.

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Le danze proseguivano, e Law continuava e lavorarsi la propria vittima.
Era una bella donna: capelli lunghi e verdi ad incorniciarle il corpo formoso ed il fine viso, su cui spiccavano due occhi color ambra, lucenti come il sole il mattino.
Aveva un vestito argenteo che rifletteva la luce che le arrivava addosso e indossava una maschera bianca, il tutto abbellito ulteriormente da angeIica risata.

- Conosce il magistrato da molto? - chiese, continuando a volteggiare come uccellini in aria.

- Da una vita - sorrise lei nel dire queste parole, ma non vi era segno di affetto, né di stima. Parole vuote.

- Ma davvero? Deve essere popolare allora - alluse Law - gradisce un drink ? -

- Volentieri, la aspetto al parapetto vicino l'entrata - si diresse verso l'esterno,  ed allora il moro si avvicinò ad uno dei maggiordomi che trasportavano champagne, prendendo veloce ma con estrema grazia,  un paio dei lunghi bicchieri.

Si avviò poi alla meta che si era prefissato, mantenendo la farsa del pretendente.
Raggiunta la donna, le porse il bicchiere con un sorriso, ed avvicinò il proprio contro di esso, guardandola in volto.

- A noi -
- A noi - ripetè lei, e con un sensuale sorriso, per poi bere un sorso.

- Comunque... - pronuncio quelle parole con un tono di voce totalmente nuovo, con un pizzico di cattiveria resa nota intenzionalmente - ... mi preoccuperei di più della popolarità di chi ci è vicino,  più che di che non si conosce. -

Un brivido accompagnò il dubbio formatosi nell'inconscio di Law.
Nel frattempo, la gente si era radunata fuori per assistere ad uno spettacolo pirotecnico, che come da programma, inizio a mezzanotte.
Ma il primo scoppio, proveniva dall'abitazione, che furono in grado di sentire solo Law e la donna.
Quel dubbio, purtroppo, era stato confermato.










Angolo dell' autrice:
Buonasera!
Sono anni che non utilizzo efp.
All'alba della vigilia del mio secondo esame all 'Uni ho pensato bene di riprendere una storia che iniziai molti anni fa, ma che non continuai per qualche oscuro motivo( e considerando il mio modo di scrivere dei tempi, forse è stato meglio così ahahahah)
Chiedo venia nel caso vi siano errori di battitura: ho scritto dal tablet di getto dopo aver pensato per giorni come ri-argomentare dalle origini l'idea che ebbi per quella storia (considerando che ho quasi 20 anni ed ai tempi ne avevo 13 ahahahaha, ringraziamo che ancora mi ricordo il concept)
Più precisamente, questo è un remake di "Incognito", mi auguro di aver reso questo capitolo introduttivo piacevole alla lettura (sebbene mi rendo conto di essere un po' arrugginita in materia.


Hisomu

  
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