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Autore: VigilanzaCostante    18/01/2021    3 recensioni
Hermione Granger si ritrova tra le mani un libro affascinante quanto potente, un libro che parla di ricordi lontani nel tempo e storie mai raccontate da nessuno. È quel libro che finisce a legarla a Draco Malfoy, cambiato dalla guerra e dal suo matrimonio.
Rimane, però, irrisolta una domanda: il loro rapporto è causa o conseguenza dei segreti che quel libro ha svelato?
|Draco/Hermione| Fred/Asteria| Accenni a coppie secondarie| Minilong
[Questa storia partecipa al contest "Una crociata per la Dramione IC" indetto da BessieB sul forum di EFP]
[Questa storia partecipa al contest "Titoli a catena" indetto da Freya_Melyor sul forum di EFP]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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E tutto sembra essere bellissimo
E sembra non dover finire mai
E tutto sembra essere dolcissimo
E nel tuo cuore speri non finisca mai
E invece il mondo girerà
Anche senza di noi
(Anche senza di noi – Brunori Sas)
 

Nei ritagli di tempo
Parte prima: Il libro

 

 
Hermione Granger aveva imparato a non stupirsi più della magia che non conosceva e, anzi, cercava di studiarla tutta, in modo da non essere presa alla sprovvista. Eppure, nonostante fossero passati dodici anni da quando aveva messo piede nel mondo magico, capitava che arrivassero delle situazioni, degli oggetti, degli incantesimi che riuscivano ancora a sorprenderla.
La consapevolezza che non avrebbe mai potuto conoscere tutto la colpì una sera al Ministero, quando rimase a scartare le cianfrusaglie della sua anziana datrice di lavoro. Tra le mani maneggiava un quaderno sgualcito, dalla rilegatura nera scorticata, con inciso nel bel mezzo “Il libro degli amanti perduti”.
Aveva paura ad aprirlo, sapendo che – a volte – un libro non è solo un libro e può nascondere magia oscura o troppo astratta per essere compresa. Ma la tentazione era forte e le sue mani tremavano dalla curiosità.
Si guardò intorno con aria guardinga, come se stesse facendo qualcosa di losco. Non riuscì a resistere ulteriormente e aprì quel volume sottile, accarezzando al tatto quella sensazione di antichità.
La prima pagina era di un giallo sporco, consumato dagli anni e dalla vita. Al centro troneggiava una scritta, in un corsivo elegante e non troppo sfarzoso.
 
 
A quegli amori che avrebbero potuto cambiare il corso della storia ma che, per uno scherzo maligno della sorte, sono rimasti congelati nel tempo.
A tutti coloro che si sono amati ma senza aversi, che si sono desiderati nel proprio cocente silenzio.
Queste pagine antiche parlano di voi. 
 
Hermione chiuse di scatto il libro, con una sensazione di inadeguatezza, come se avesse aperto qualcosa di spaventosamente intimo. Cosa ci faceva tra gli oggetti dimenticati dell’anziana Eloise Vahn? Era una donna austera, intransigente e severa: certo, aveva anche un cuore d’oro ma non le sembrava proprio in grado di lasciarsi assuefare dagli amori impossibili. E allora perché quel libro era arrivato tra le sue mani?
Lo riaprì, decisa a continuare e incapace di frenare la sua curiosità. Sorrise pensando che quella bramosia di conoscenza, che cieca non guardava niente e nessuno, si avvicinava più all’impeto di Harry che alla sua rigidità di fronte alle regole. Ma la guerra l’aveva cambiata, l’aveva resa più famelica di vita e di vite.
Sulla seconda pagina vi erano solo due nomi: Tosca e Salazar.
Quando i polpastrelli di Hermione si appoggiarono sull’inchiostro asciutto le sembrò di essere trasportata in un luogo e in un secolo anni luce distante dal suo. Davanti ai suoi occhi – o forse semplicemente nella sua mente – comparvero istantanee fugaci.
 
Hogwarts era illuminata da fiaccole flebili, una donna dai lunghi capelli scuri camminava con passo concitato dietro a un giovane mago.
«Sr Salazar, aspetti! Dove state andando a quest’ora della notte?»
«Non darmi del voi, Tosca, siamo intimi mi pare.»
Rapida e fulminea, la mano dell’uomo afferrò il fianco della donna e spinse lei e il suo pesante e barocco vestito contro il muro di pietra.
«Dove stai andando, Salazar?»
Lui in risposta la baciò con un impeto quasi inopportuno, il gelido di quella notte si trasformò in calore violento.
 
Hermione tolse le dita da quella seconda pagina, il volto arrossato dall’imbarazzo e dall’eccitazione. Aveva rubato un ritaglio di tempo dimenticato, aveva visionato lo spezzone di una storia che non sapeva nemmeno essere mai esistita. Com’era possibile? Che razza di magia era quella? Chi aveva invaso dei momenti così intimi e li aveva inseriti in un vecchio quaderno?
Dall’altra parte, però, c’era un ritornello che ripeteva nella propria testa, un’idea che non riusciva a farla alzare da quella sedia per tornare a casa. “Amori che avrebbero potuto cambiare la storia”, diceva la prima scritta.
Se l’amore di Salazar per Tosca fosse stato abbastanza, le insistenze di lei, la sua bontà e la sua onestà, l’avrebbero convinto ad allontanarsi dalle proprie convinzioni, su cui schiere intere di Mangiamorte avevano fondato secoli dopo la loro ideologia. Ma qualcosa era andato storto, si erano persi o ripudiati e la storia aveva fatto il suo inevitabile corso.
Hermione Granger aveva imparato a non stupirsi più della magia che non conosceva, quindi con una nonchalance che faceva fatica ad appartenerle, inserì il libricino nella borsetta e tornò a casa. Non sapeva ancora che quella cianfrusaglia arrugginita sarebbe stato veicolo di domande, dubbi, contraddizioni e di un cocente, passionale, irruento e impossibile amore.
 
***
 
Era dai tempi di Hogwarts che un libro, magico o babbano che fosse, non la prendeva talmente tanto da farle dimenticare il sonno, la fame e la sete. Lo sfogliava a colazione, prima di dormire, tra una pausa e l’altra da lavoro, nascondendolo repentinamente all’arrivo di qualche collega. Era diventata una droga dolceamara accarezzare quei pezzi di anima, per ritrovarsi immersa in ritagli di vite – vite non sue, ma vissute a metà.
Riusciva poco a comprendere quell’amore struggente che diventava tale nella costrizione di un addio: lei e Ron avevano chiuso la loro nascente relazione perché si erano trovati troppo diversi e irraggiungibili. Hermione necessitava di stimoli continui o, alternativamente, di una leggerezza di fondo. Ron, invece… non sapeva ciò che voleva e nella sua ricerca a balzi risultava perso. Quando si erano lasciati, Ron era diventato color della moquete e – restio ad accettarlo – aveva alternato scatti d’ira a tacite preghiere mascherate d’orgoglio. Ma poi aveva capito e convenuto che non erano fatti per stare insieme e che, probabilmente, non si amavano più. Tutto quello che ricordava del modo in cui si erano salutati, era un abbraccio veloce e un sorriso imbarazzato. Ora erano amici, anche se entrambi sapevano che niente sarebbe tornato come prima.
Quelle storie invece avevano un sapore del tutto diverso, caratterizzate tutte (nella loro diversità) da una bramosia di possedersi, di sviscerare le proprie menti, le proprie anime, i propri cuori. Il gioco però non riusciva ad arrivare a un lieto fine, rimaneva in bilico e poi precipitava giù. E Hermione, vorace nella lettura di quegli attimi, si chiedeva come fosse possibile. Certi amori parevano così giusti – giusti eticamente, moralmente ed emotivamente – ma poi si sfracellavano al suolo come cristallo.
Ebbe modo di approfondire l’amore malato del Barone Sanguinario per Helena Corvonero, e bearsi da zero di storie i cui nomi non le dicevano niente.
Per certe storie scorreva veloce (di Albus Silente e Gellert Grindelwald aveva capito già alla lettura dello squallido libro di Rita Skeeter), altre invece la stupivano così tanto da richiedere più attenzione, più tempo.
Era quasi mezzanotte quando, nel suo letto, lesse due nomi che a primo impatto le sembravano inaccostabili: Dolores e Alastor.
Indugiò un po’ prima di immergersi in quella pagina, un po’ perché non riusciva a metabolizzare che quella donna e quell’uomo potessero essersi amati, e un po’ perché aveva conosciuto Alastor, l’aveva rispettato, l’aveva pianto: avvicinarsi così al suo cuore e alla sua sfera romantica le sembrava un’invasione oltraggiosa.
Ma lasciò vincere la curiosità e, con un flebile tocco, venne inglobata in un altro universo.
 
La gamba di legno di Alastor Moody risuonava un po’ troppo a contatto con il pavimento dell’infermeria della scuola che era finalmente, sorprendentemente, vuota. O quasi: Dolores Umbridge, ancora scossa e senza aver proferito alcuna parola dall’attacco dei centauri, osservava il soffitto laconica.
«Guarda, guarda bamboluccia, i ruoli sembrano essersi completamente invertiti. Non ero io quello sempre ferito e tu quella sempre al mio capezzale?»
Brusco e diretto, ma con uno sguardo carico di preoccupazione e, forse, anche un pizzico di dolcezza.
La donna, con il viso ancora imperlato di confusione, si girò verso l’uomo non del tutto sorpresa.
Si schiarì la voce, un po’ più forte delle altre volte, dato che si era disabituata ad emettere suoni: «Ehm… ehm, io almeno non sono diventata storpia.»
Quello scambio di battute fece ridere l’ex Auror, quasi sollevato dal sapere che quello non era cambiato: la donna, per quanto sconvolta, era ancora in grado di parlare e – con il suo solito modo di fare – ricoprirlo di insulti.
 
Hermione riemerse da quella visione ancora più interdetta di prima: quello era amore? Tastando più volte sullo stesso nome si potevano visionare ritagli di tempo differenti e così apprese che, per quanto strano potesse sembrare, quei due si erano amati per davvero. Si erano conosciuti a scuola (“Entrambi nella stessa Casa, negli stessi anni! Diamine, come non ci ho pensato prima?”), avevano affrontato carriere differenti al Ministero e si erano appartenuti, in un modo discordante, forse sbagliato, incapaci però di mettere da parte le proprie fazioni e i propri ideali. Hermione fu scossa da singhiozzi nel comprendere che quell’amore doloroso si era concluso con un occhio incatenato alla porta dell’ufficio di Dolores Umbridge. 
Era strano come, per la maggior parte delle volte, quegli amori si portavano dietro ben altro che il semplice sentimento: c’era il problema della giustizia, del comprendersi, dei patteggiamenti, del bene superiore o dell’oltraggio che un determinato rapporto poteva causare. Con quelle considerazioni si addormentò agitata, pensierosa, chiedendosi se ne valeva davvero la pena di soffrire a quel modo per amore.
 
***

Fred e Asteria ridevano felici in un fotogramma dimenticato, appoggiati l’uno all’altro in un giorno di pioggia. Lottavano contro tutto e contro tutti, la risata impressa sul volto, la leggerezza diramata dalle loro dita pallide. Si stringevano per potersi amare, senza sapere che il destino li avrebbe ricondotti verso un’unica, inevitabile, fine.
«Con te mi scordo perfino cosa significa essere tristi.»
«Non sono nato per cancellare ogni lacrima dal tuo viso?»
 
Tra tutti gli scompensi che quel libro le stava creando, scoprire di Fred Weasley e Asteria Grengrass era stato – di certo – il più inaspettato. Era stato inaspettato non tanto scoprire che Fred, così leggero e luminoso, si fosse innamorato di un amore impossibile, ma la propria reazione nel venirne a conoscenza.
Si sentiva confusa, perché Asteria e Draco Malfoy avevano annunciato il loro fidanzamento non troppo tempo dopo la fine della guerra e, da allora, parevano la coppia più felice del mondo magico. Ron – quando ancora si parlavano – aveva borbottato che lei si meritava di meglio. Ma Hermione, con un’empatia che non si sarebbe mai aspettata di provare per Draco, si chiese come dovesse essere amare una donna che apparteneva a un altro, qualcuno che non c'era nemmeno più.
Forse non lo sapeva – era l’unica soluzione plausibile nella mente ingarbugliata di Hermione, perché Draco non avrebbe mai accettato di arrivare secondo nel cuore di qualcuno.
Doveva saperlo – era l’unico pensiero che la tormentava da quella mattina.
A lavoro, più dei giorni precedenti, non riusciva a concentrarsi, in bilico tra quei sentimenti contrastanti. Perché le importava così tanto dell’integrità di Malfoy?
Quando lui, con la sua valigetta alla mano e la sua tunica perfettamente in ordine, le passò davanti e la salutò con un atono “Granger”, lei arrossì e balbettò confusa un impacciato saluto. Un secondo dopo tornò indietro chiamandolo con più forza, e lui inarcò con scomoda evidenza il sopracciglio.
«Cosa c’è, Granger? Da quando mi rivolgi la parola? Potrebbero accusarti di simpatizzare con gli ex-Mangiamorte
«Non essere sciocco, Malfoy, sei un collega.»
Draco annuì non troppo stupito e poi rimase lì, in attesa che Hermione gli chiedesse quello che gli doveva chiedere.
«Ehm si, mi domandavo come stessi.»
Le sopracciglia bionde di Draco scomparvero dietro il ciuffo altrettanto biondo. Non riuscì a trattenere una risata mista tra lo sprezzante e il sinceramente divertito.
«Scusami per la risata, ma davvero penso tu non stia molto bene oggi Granger. Devo chiamare Potter o un Medimago?»
Hermione arrossì – non era abituata ad essere così prepotentemente scomposta e, se ben ricordava, gli aveva sempre tenuto testa prima di allora.
«E tua moglie come sta?» Si maledì da sola per la domanda inopportuna e che apparve ancora più insensata.
I muscoli facciali di Malfoy si irrigidirono, gli occhi diventarono ghiaccio incandescente e la sua risatina sardonica era del tutto scomparsa dal suo viso.
«Mia moglie sta benissimo, grazie. E ti pregherei di farti gli affari tuoi, Granger. Buona giornata» le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola frastornata e decisamente mortificata. 
 
***
 
Ben presto Fred e Asteria divennero l’ossessione di Hermione, senza che lei potesse effettivamente pianificarlo. La maggior parte delle volte cercava di autoconvincersi che era una questione inutile e che, probabilmente, Asteria era stata con Fred quando era più piccola e che ora lo aveva superato. Ma se c’era una cosa che aveva capito entrando nelle storie di così tanti amori, era che quel libro parlava di persone che si erano amate sempre, oltre la morte, oltre al tempo.

«Asteria, a causa di quello che sta succedendo là fuori, mi sarà difficile venire qui a Hogsmeade. Mi aspetterai?»
Il caldo in Scozia non era mai veramente afoso, solo una carezza leggera del sole che si degnava di beare gli umani del suo calore. Così era Fred, difficile rinunciare a lui con l’arrivo dell’inverno.
«Ti aspetterò, Fred. Ma quando ci rivedremo?»
«Tra l’onirico e il presente.»
Asteria rise portandosi la piccola mano davanti alla bocca, era così una bambina e a Fred piaceva troppo giocare.
«Non fare il poeta Fred Weasley, non ti riesce bene.»
«E tu non civettare con nessuna di quelle serpi, non ti si addice. E aspettami.»
 
L’avrà aspettata tutta la vita? Anche oltre la vita

Non riuscì a mantenere a lungo il suo segreto e si ritrovò a parlarne con Harry, una sera che lui era a cena da lei.
«Alastor Moody con Dolores Umbridge?»
«Harry, non è questo il punto!»
«E qual è il punto? Di Silente e Grindelwald lo sapevano, quindi non mi sconvolge, anche di Sirius e Remus se fossimo stati più attenti ce ne saremmo accorti, ma Dolores Umbridge, Hermione?»
La riccia sbuffò scocciata e alzò gli occhi al cielo: «Non essere chiuso di mente, Harry. Non ti turba invece di Fred e Asteria Grengrass?»
Il giovane Potter la guardò titubante, non sapendo bene come dirle quello che realmente pensava.
«Herm, ma che c’è di male? Perché ti turba così tanto?»
«Magari Malfoy nemmeno lo sa…»
«E da quando, di grazia, ci preoccupiamo dei sentimenti feriti di Draco Malfoy? Un conto è salvarlo da una vita ad Azkaban, un conto è preoccuparci del suo matrimonio. Non credi?»
Hermione si buttò sul divano e cambiò argomento. Nemmeno Harry, il suo migliore amico, riusciva veramente a capirla. Ma come stupirsi se, in quel momento, non si capiva nemmeno lei?
Rimasta sola si impose di continuare a sfogliare le pagine, e non focalizzarsi su quei due. Non erano affari suoi se Asteria amasse o meno suo marito, quindi perché crucciarsene?
 
Quando voltò la pagina si pentì amaramente di averlo fatto perché, al centro di essa troneggiava una dicitura terrificante: Draco e Hermione.
Scaraventò il libro ai piedi del letto e non osò, nemmeno per scherzo, toccare l’inchiostro asciutto.
 


NDA: 
Ciao a tutti! Penso che sia doveroso dar voce a questo angolino dell'autore. La Dramione non è e non è mai stata una mia coppia, ma un contest mi ha ispirata e mi sono ritrovata a scrivere questa minilong, tra l'altro la mia prima. Quindi diciamo che questa è la storia delle prime volte, è un azzardo, un azzardo a cui alla fine dei conti tengo tanto. 
Devo fare alcune precisazioni. Il titolo è nato da un contest chiamato "Titoli a catena", basato sull'utilizzare il titolo dato da un altro autore e partire da quello. Così è nata la trama. 
La Dramione è invece frutto del contest "Una crociata per la Dramione IC". Come si capisce dal titolo, lo scopo è cercare di scrivere di questi due senza cadere nell'OOC e nei clichè. Se ci sono riuscita dovrete dirmelo o meno, magari dopo aver letto il secondo capitolo. Questo uscirà nei prossimi giorni, è già pronto ma deve riposare e lievitare. 
Altra precisazione: la Dolastor (Dolores/Alastor) non è una mia coppia (di nuovo Matilde, davvero?), ma di LadyPalma. Non solo ha creato questa coppia, ma ha scritto anche una serie di storie bellissime. Se volete dare un'occhiata perchè vi ha incuriosito, ne trovate qui
Non posso non ringraziare Sia_ che mi supporta e mi sopporta da giorni con i deliri per questa storia. 
Ora smetto di sproluquiare inutilmente, spero che l'incipit di questa storia vi sia piaciuto, a breve uscirà il secondo e ultimo capitolo.
Un bacio!
Mati
   
 
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