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Autore: carachiel    18/01/2021    1 recensioni
Cliff Burton era ormai certo di essere morto.
Ricordava. 
Ricordava tutto, ogni dettaglio di quella dannata notte. Il rumore del tour bus che sbandava, lo schianto contro il guardrail e l'orribile sensazione dell'asfalto e delle schegge di vetro contro la pelle nuda, il freddo glaciale che lo investiva e poi, il silenzio, rotto solo dall'ululato del vento e la sensazione della vita che lo abbandonava.
Era morto, per una scommessa stupida di cui non poteva razionalmente incolpare nessuno, né James, né Lars e tantomeno Kirk, che gli aveva proposto di scambiarsi all'ultimo i letti.
Già, i suoi compagni di band... non sapeva come stessero, se ce l'avessero fatta dopo quella notte maledetta, dopo che la sua coscienza l'aveva abbandonato, forse per sempre.

__________________
Cosa sarebbe successo se Cliff fosse sopravvissuto a quell'infame notte del 1986?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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...And Justice For All

Sick of coming undone – Stanco di cadere a pezzi





Non c'era sorpresa nell'espressione di Kirk Hammett quando aprì la porta, trovandosi di fronte James, in uno stato che avrebbe definito ai margini del disastroso. Tuttalpiù una vaga traccia di irritazione per essere stato svegliato nel cuore della notte, ma null'altro.
E, a giudicare dall'aspetto dimesso dell'altro, e dal forte odore di alcol, doveva essere una di quelle notti, di come se ne erano già riproposte troppe da che lo conosceva.
"Scusami, so che è notte fonda e forse stavi dormendo ma non sapevo cosa fare, dove andare, e quindi ho pensato che venire da te fosse la soluzione migliore..."
Alzò stancamente una mano per fermare il profluvio di parole del biondo "Che cosa è successo?"
Tuttavia, di fronte a una domanda così semplice e così neutrale, l'ultima cosa che si sarebbe aspettato erano gli occhi del cantante che si riempivano di lacrime.
"Ho fottuto tutto, Kirk. Ho bisogno di aiuto."
Non rispose, semplicemente si scansò e lo lasciò entrare in casa.

Venti minuti dopo erano seduti uno davanti all'altro, davanti a due bicchieri di acqua, dato che Kirk si era categoricamente rifiutato di tirare fuori qualcosa di più forte, nonostante ne sentisse disperatamente il bisogno – in particolar modo dopo aver ascoltato il frammentato resoconto di James sul suo incontro con Cliff.
Tuttavia tale assenza di bevande alcoliche pareva aver fatto stare meglio il cantante che, man mano che procedeva nel racconto pareva più lucido, eppure non meno disperato.
Il suo tono si era via via spento, fino ad arrivare ad un sussurro spezzato.

Kirk si passò le mani sul volto, elaborando l'intero riassunto riportatogli, per poi imprecare a bassa voce. Non si aspettava che James si presentasse davvero da Cliff, ed il fatto che l'avesse fatto, unito alla conclusione del racconto, significava soltanto che il bassista poteva aver elaborato il tutto in maniera molto più negativa di quanto non si sarebbe augurato Kirk.

"Dì qualcosa." replicò improvvisamente James passandosi il bicchiere vuoto da una mano all'altra.
"Che vuoi che ti dica?"
La replica calma del chitarrista era coperta da un fine velo di sarcasmo dato che, a conti fatti, non c'era modo per rassicurarlo circa il non aver gestito bene il tutto, ricadendo nell'ovvietà che non c'era più nulla da dire.
Del resto, James era sempre stato un disastro nel gestire situazioni così delicate, al punto che persino le parole abrasive di Lars talvolta erano più sincere, nella loro totale incuranza dei sentimenti altrui.
"Che adesso se si darà la colpa di tutto sarà per colpa mia" gemette, abbassando la testa "Non ho potuto evitarlo con lui... e nemmeno con te, da dieci anni a questa parte."

Suonava... sconfitto, realizzò Kirk, e non doveva essere affatto facile per un tipo orgoglioso come James, arrendersi ed ammettere di avere torto.
Scosse la testa la testa per poi prendere un sorso dal bicchiere "Non riguarda più me la questione. È passato, okay? Non voglio rivangare, qui si parla di Cliff, adesso."
James non rispose, le spalle improvvisamente curve e una mano davanti alla bocca come se potesse aiutarlo a trattenere ciò che aveva già detto.
Kirk distolse lo sguardo, portandolo sul tavolo "Comunque non penso che hai fottuto tutto. Forse avresti dovuto prendere un po' più di tempo, ma credo che al di là dello choc, credo che a Cliff abbia fatto piacere vederti."
"Ne sei sicuro?" domandò James, una pallida speranza che brillava nei suoi occhi arrossati.
"Penso proprio di sì, ed anche se non fosse così troverà un senso a tutto." replicò il chitarrista con un sorriso "Starà bene, fidati."
"Lo spero dav–..."
Non fece in tempo a concludere la frase che squillò il telefono, rompendo quel silenzioso incantesimo che aveva regnato nella stanza sino a quel momento e scaraventandoli entrambi di nuovo nella realtà.

"Pronto...–" iniziò Kirk, per poi venire interrotto dall'interlocutore.
"Pronto! Kirk, senti, amico, ho notizie su Cliff ed è urgente: sei a casa? Posso venire?"
La parte razionale del cervello del chitarrista elaborò a fatica quella valanga di parole.
"Lars?" domandò.
"No, Cenerentola! Certo! Allora, sei a casa? Perfetto, monto in macchina e arrivo!"
Kirk riagganciò confuso, e non solo per l'ora tarda, per poi voltarsi verso James, che non si era mosso dal tavolo.
"Viene pure Lars. Dice che ha notizie su Cliff" disse.
"Oh cazzo..."



Angolo Autrice: Ma salve, ed eccoci di nuovo con la prospettiva dei Metallica uwu
Il titolo è tratto da una canzone dei Citizen Soldier, Never Good Enough. Ho cercato di dare, con questo capitolo, una rappresentazione se non fedele, quantomeno credibile, dei vari stati d'animo e spero la fic risulti appassionante fino ad ora~ se vi piace lasciate una recensione ^^
   
 
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