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Autore: arashinosora5927    19/01/2021    1 recensioni
Come è iniziato tutto? Aka seguo la storia di Hayato e Tsuna dalla dichiarazione alla nascita della relazione e oltre.
Storia interamente ispirata da questa piccola doujinshi https://twitter.com/dejoyu1/status/1335853929733578752?s=08 che ho interamente tradotto.
Vi prego se amate la 5927 almeno un quarto di quanto la amo io di seguire questa persona che fa proprio delle belle art e mi dà belle idee perché io una cosa simile non l'avevo mai pensata prima e sono sei anni che sforno 5927 in tutte le salse esplorando ogni tematica possibile.
[5927]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: G, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Smezzarono il conto e uscirono dalla taverna, poco importava chi pagasse dal momento che i fondi provenivano dalla stessa fonte, ma nessuno dei due aveva voglia di sentirsi come se l'altro avesse offerto, sapeva di squilibrato.

Il silenzio che era calato dopo il dolce non si era più ripreso e a Tsunayoshi era sembrato che niente fosse mai stato più amaro. Anche l'atmosfera nel locale si era spenta e l'esterno non sembrava più così affascinante.

Giocherellò con i cordini della felpa, li avvolse nervosamente attorno a un dito e poi fece le treccine nell'attesa che Hayato lo aiutasse a scendere visto che il percorso in discesa sembrava anche più pericoloso.

Eppure non avvenne niente del genere e Sawada inveì mentalmente contro tutte le divinità conosciute per l'assenza di un corrimano in quelle scale a malapena definite create di fatto dall'usura del tempo.

Si fermò, rimase a osservare il suo guardiano giungere a valle senza voltarsi neanche una volta. Quando scese l'ultimo gradino finalmente gli rivolse uno sguardo, interrogativo per giunta, come se non sapesse che aveva serie difficoltà a scendere senza ruzzolare.

"Potete farcela" urlò da lontano, era poco più che un puntino, la sua voce ovattata dal vento che cercava di deviarla.

Tsuna sospirò, avrebbe voluto sedersi e piangere perché era tutto sbagliato: dal modo in cui Gokudera smesso di parlare fino al trovarsi abbandonato sulla cima di una montagna.

Hayato non poteva vedere la sua espressione, il che era un bene. Le lacrime iniziarono a scorrere -scendere era l'ultimo dei suoi problemi- al ricordo di come erano le cose prima che Gokudera esternasse i suoi sentimenti.

Egoisticamente Tsunayoshi desiderava che non fosse mai successo, che tutto potesse restare immutato in eterno senza che la loro amicizia venisse messa in crisi. Tuttavia, non era giusto che Hayato ci morisse con quei sentimenti, senza mai poterne parlare ed era felice che non avesse finito con l'esplodere come uno dei suoi candelotti.

Si asciugò gli occhi, niente ancora era perduto e Gokudera avrebbe potuto trovare il modo di stare bene nonostante l'amore non corrisposto. Il giovane boss doveva smettere di pensarci e godersi il suo migliore amico cercando almeno di non lanciargli segnali contrastanti che potessero dargli una speranza illusoria.

Impegnato a stropicciarsi gli occhi in un dialogo senza fine con se stesso non si rese conto della scalinata fatta di nuovo in salita da Hayato finché non sentì delle mani gentilmente adagiate su un fianco e tra i capelli.

"Desolatissimo, Decimo. Non avevo capito fosse così spaventoso per voi, non volevo farvi piangere."

Il tono sommesso, il "voi" formale, l'incrinazione di ogni parola, Gokudera era in piena modalità braccio destro.

Tsunayoshi sollevò la testa verso il suo interlocutore, nei suoi occhi brillò una nota di rabbia a cui le fiamme del cielo risposero.

"Sono terrorizzato..." mormorò stringendo i pugni contro le maniche della giacca di pelle.

Era piuttosto sicuro che Hayato non stesse capendo l'oggetto della conversazione, ma non era in grado di specificarlo.

"Posso portarvi sulle spalle se avete troppa paura."

Tsuna sbuffò, incrociò le braccia al petto.

"Non puoi solo aiutarmi senza farti sempre carico dell'intero problema?" sbottò.

Gokudera non era certo che si riferisse solo a scendere una scalinata ripida.

"Adesso che succederà, Gokudera-kun? Io non voglio costringerti a questa situazione, ma non voglio neanche..."

Hayato non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma se c'era qualcosa che in quegli anni al suo fianco aveva sviluppato questo era l'intuito e adesso il suo stava urlando di non permettere a Sawada di concludere quella frase.

Muto alle sue proteste se lo caricò sulle spalle quasi fosse un sacco di patate e scese le scale, Tsunayoshi si aggrappò forte alla sua giacca di pelle ed ebbe la certezza circa la risposta che cercava.

"Però penso sia più giusto che mi lasci andare o finirò per ucciderti" mormorò il giovane boss al terreno nella sua visuale, quello sicuramente sembrava più propenso all'ascolto.

**********

Quando Gokudera lo mise a terra Sawada sentì di poter respirare di nuovo e non poter rimandare quella conversazione. Fortuna che almeno erano in una campagna isolata e nessuno avrebbe potuto disturbarli oppure origliare.

"Non è giusto" mormorò cercando di assumere un tono più simile a quello che manteneva durante i meeting che uno che ricordasse un povero disperato.

Hayato gli rivolse uno sguardo confuso e interrogativo. È vero inizialmente Tsuna aveva urlato in preda al panico e sbattuto i pugni contro la sua schiena, ma poi sembrava essersi calmato.

"Okay, dirti tutto questo mi costa davvero tanto, ma è la dimostrazione di quanto tengo a te" proseguì il giovane boss.

Gokudera attese che le parole proseguissero dando tempo a Tsuna di elaborare il discorso nonostante il suo cuore stesse già scoppiando.

"Non è sano quello che stiamo facendo. Io...non posso permetterti di continuare così. Ammetto che ho trattato i tuoi sentimenti come se fossero qualcosa di passeggero e debole perché desideravo davvero che fosse così. Ora ho capito, ho capito che non posso continuare a fingere di non vedere la potenza di ciò che provi. Insomma, quello che sto cercando di dirti è che forse è giunto il momento che sia io a dirti cosa fare per una volta nella nostra vita insieme."

La tensione che proveniva dalle parole di Tsunayoshi era a dir poco insostenibile tanto che Hayato era sul punto di urlare anche solo per rilasciare quella che si stava accumulando nel suo corpo, ma rimase in silenzio e continuò ad ascoltare.

"Io non vorrei, davvero non vorrei mai che lo facessi, ma devi allontanarti da me, dimenticarm-"

"No!" urlò Gokudera prendendolo per le spalle, i suoi occhi erano velati leggermente di lacrime.

Tsunayoshi si ammutolì, le parole morirono in gola e si trasformarono in un sussulto.

"Ordinami qualsiasi cosa, eseguirò, ma ti supplico, non questo, non voglio."

"Neanche io voglio che tu smetta di stare al mio fianco, ma non voglio neanche distruggerti e lo sto facendo. Quando qualcuno non ti ricambia ci sono più strade possibili da prendere. Non ci hai neanche mai provato a togliermi dalla testa, cioè non puoi riuscirci se stiamo insieme praticamente tutti giorni tutto il giorno."

Hayato trattenne a stento le lacrime e si morse le labbra per non aggredirlo nuovamente col tono di voce.

"Non voglio" ribatté scandendo le due parole con serietà, come se fosse un dogma.

"Ci ho provato a dimenticarti, sia quando eravamo più piccoli che adesso. Inizialmente credevo che fosse ciò che volevo, dimenticarti e trovare qualcuno che mi amasse, ma non è così. Il solo amarti mi rende vivo, che sì fa anche male, ma non mi importa così tanto essere ricambiato quanto sentirmi libero nelle mie emozioni. Non voglio che tu mi impedisca di provare ciò che sento, ti prometto che non te lo farò più pesare. Il mio cuore batte per te, sì okay batte anche per tenermi in vita, ma senza te è tutto morto e lo so che non è esattamente la cosa più giusta al mondo, ma sto bene anche se non mi ami come lo faccio io, sto bene perché posso rimanere al tuo fianco. Non so se mi sto spiegando correttamente, non fraintendermi, non sto dicendo che mi tieni in vita e senza te mi sarei già suicidato, ci siamo già passati su questo punto e non ho alcuna intenzione di farti sentire come se fosse stato tutto inutile e una tua conquista fittizia. Sto dicendo che sto bene con te, mi dai belle sensazioni e non voglio perdere tutto questo. Essere intrappolato in un amore a senso unico fa male, ma perderti, cazzo Tsuna, perderti di nuovo mi ucciderebbe davvero."

Sawada sgranò gli occhi: le volte in cui Hayato lo aveva chiamato per nome ce le aveva segnate sul calendario tanto che erano rare. Il discorso non faceva una piega, eppure qualcosa semplicemente non sembrava giusta.

"E cosa hai intenzione di fare? Continuare a farti dilaniare da questo amore non corrisposto? Se io dovessi sposarmi? Se avessi un figlio? Saresti un fantasma che gira per la magione e io non potrei contare in alcun modo su di te? Perché devo vivere pensando che posso farti del male solo cercando di costruire la mia vita? Perché devo augurarti questo quando potrei spingerti a guarire dalle ferite che ti ho inflitto fino a oggi senza saperlo per poi poterci ritrovare?"

Gokudera sospirò, come facesse ancora a reggersi in piedi era un mistero.

"Mi dispiace, non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista, ma mi ero già preparato all'idea della vostra famiglia. Non lo so, effettivamente non è una cosa troppo ragionevole, ma è questa la natura dell'amore che provo. Sono disposto ad aspettare tutta la vita, a dedicare la mia vita anche a qualcosa che non succederà mai e non sta a te scegliere come io debba vivere. Tutto quello che vuoi, ma non cacciarmi di casa."

Tsunayoshi lasciò andare qualche lacrima trattenuta per troppo tempo, Hayato gli fece da specchio

"Non lo farei mai, troveremmo solo il modo di stare un po' più separati e po-"

Gokudera lo interruppe "no, Tsuna. Sei tu la mia casa. Era questo che intendevo con il mio discorso di prima. Sei il mio posto nel mondo."

Sawada arrossì intensamente, le lacrime scorsero lungo le guance purpuree.

"Dopotutto non è che ci sia qualcuno con cui sto pensando di mettere su famiglia quindi credo che questo discorso possa anche essere rimandato."

Hayato annuì, impulsivamente gli scostò i capelli finiti davanti agli occhi.

"Ti prometto che troverò il modo per non farti sentire responsabile di ciò che provo e smetterò di soffrire."

Tsunayoshi accennò un sospiro amaro, sapeva di quelle promesse impossibili che davvero non possono essere mantenute però almeno per il momento avrebbe continuato a essere la sua casa, l'ultima cosa che voleva era che si sentisse abbandonato di nuovo.

************

Silenzio assoluto sovrano interrotto solo dai passi. Era andato tutto a puttane.
Doveva essere una bella giornata, ma a giudicare dal risvolto era stato decisamente un fallimento.

Avevano concordato di continuare a camminare per provarci ancora a rendere speciale e gioioso quel momento, a non sentire troppo il distacco col passato, ma Gokudera aveva iniziato a incamminarsi verso una strada che conduceva alla Villa, era chiaro che si fosse arreso.

Una melodia accarezzò le loro orecchie e prima che se ne rendessero conto come topi attirati dal pifferaio magico si fermarono prendendo parte al cerchio attorno a un artista di strada che stava riproducendo un motivo con la sua tromba.

Gokudera iniziò a canticchiare sottovoce e Sawada si sforzò di individuare il pezzo guidato dalla voce della sua tempesta. Vuoto totale, ma era completamente coinvolto nella performance.

I cuori divennero più leggeri, le menti vuote e i loro corpi energici, il tutto per una semplice colonna sonora di un film.

"Nuovo cinema paradiso" mormorò Hayato, il suo sguardo perso nell'orizzonte.

"Ce lo vediamo insieme dopo aver finito Rogue One?" domandò Tsuna accennando un sorriso, aveva intuito che si trattasse di un film.

"Non lo so, ho paura che potresti addormentarti" scherzò Gokudera.

"Sei tu quello che si è addormentato l'ultima volta" lo punzecchiò Sawada.

La melodia cambiò e divenne più ritmata, stavolta si trattava di una canzone popolare siciliana e alcune delle persone in cerchio avevano preso parte a una strana danza in coppia.

"Tarantella" sospirò Tsuna che scavando nei suoi ricordi aveva riconosciuto i passi, gli stessi che lo avevano sconvolto il primo giorno del suo arrivo in Italia. Sembrava che stessero cercando di evitare di essere punti da un insetto invisibile saltando ora su un piede e ora sull'altro.

Al trombettista si aggiunse una ragazza che iniziò a suonare la tammorra e un vecchio con un flauto.

Rapidamente il cerchio si trasformò in due file, una interamente composta da uomini, l'altra da donne, Tsuna e Hayato ne rimasero coinvolti loro malgrado.

La ragazza iniziò a cantare le parole della canzone e le donne iniziarono ad avanzare con quel caratteristico passo, che a Tsuna ricordava tanto il tentativo di evitare le tracine in mare, in un attimo si ritrovarono trascinati in una danza che avevano solo osservato, ma mai osato replicare.

Il giovane boss osservò gli occhi neri e scuri della donna che lo aveva afferrato per le mani per poi fissare i propri sulla bionda che invece aveva trascinato il suo braccio destro.

Non sapeva spiegare perché, ma credeva che fosse una buona cosa ciò che fosse appena successo nonostante l'imbarazzo perché non sapeva fare niente.

Dopo qualche tentativo riuscì a comprendere il ritmo e si rese conto che tutto sommato non era neanche così difficile, inoltre era divertente.

Un salto, poi un altro, tutta la tensione e la paura gli si stava scrollando di dosso, la rabbia e la sofferenza erano morte in quella giravolta che forse non doveva fare lui, ma andava bene lo stesso.

Saltelli in avanti, saltelli all'indietro, tenersi per mano, giravolta e cambio partner, fino ad arrivare a ballare con tutte le donne in fila.
Dopotutto non era così difficile.

Aveva appena raggiunto la fine della fila per l'ultimo scambio quando si ritrovò tra le mani di Gokudera che alzando le spalle gli sorrise dolcemente.

Tsuna si sciolse e si domandò quale fosse il suo ruolo ora che avevano scombinato le carte in tavola, poi realizzò che non faceva assolutamente differenza, dal momento che i passi erano identici sia per maschi che per femmine, l'unica differenza stava in chi si faceva avanti per la prima volta all'inizio del ballo.

Sorrise vedendo quanto naturale gli venisse continuare quella danza senza più cambiare partner, gli occhi fissi in quelli di Hayato che sembravano finalmente di nuovo luminosi.

La musica cessò e li lasciò sudati come solo gli allenamenti di Reborn sapevano fare, ma divertiti e leggeri come forse mai prima.

Senza dirselo davvero concordarono di andare in un negozio e cambiarsi i vestiti, inoltre anche un parrucchiere non avrebbe guastato vista la situazione.

Camminarono canticchiando il movimento che era rimasto in testa a entrambi per molto tempo in direzione del centro commerciale e Tsuna non si rese conto delle loro dita rimaste intrecciate finché non giunsero davanti all'ingresso e vide il riflesso nelle porte scorrevoli.

Come se si fosse scottato lasciò repentinamente la mano di Hayato e lo precedette all'interno.

Nessuno dei due fece riferimento alla cosa, si diedero invece consigli circa le cose provate da comprare e poi come da programma non comunicato si fecero lavare e acconciare i capelli.

Era strano essere gli unici maschi in un negozio le cui clienti erano prevalentemente donne di mezz'età, ma poco importava finché realizzavano le loro richieste. Dopotutto avevano entrambi una tipologia di capelli che non poteva essere trattata in cinque minuti da un barbiere qualunque.

La sedia su cui si accomodò il giovane boss era così comoda che pensò seriamente di sostituirci la poltrona ancestrale dei Vongola.

Mentre una signorina si occupava dei suoi capelli Tsuna si scoprì nuovamente ad avere occhi solo per Hayato e il ragazzo che si stava occupando dei suoi di capelli, al punto tale che le sue risposte erano praticamente disattenti monosillabi.

Il rosso che stava asciugando i capelli di Gokudera invece sembrava averlo coinvolto in una conversazione travolgente di cui Tsuna riusciva a sentire ogni parola solo perché gli era accanto e il ragazzo aveva un tono di voce particolarmente alto.

"Tesoro, comunque i tuoi capelli sono bellissimi. Cioè vuoi dirmi che non li hai mai tinti? Spettacolo, adoro."

Gokudera ridacchiò, spiegò con calma che era nato con una forma di albinismo incompleta per questa ragione i suoi capelli erano argento, ma gli occhi verdi e non rossi come quando manca la melanina. Confessò di aver pensato più volte che tingerli gli sarebbe piaciuto, ma quando disse che voleva farseli verdi Tsuna storse il naso.

"Amore, un bel colore scuro ti starebbe meglio. Tipo da moro saresti proprio top, più di adesso."

Sawada sentiva le mani prudere e non sapeva dire se fosse l'accento milanese forzato di un parrucchiere che si supponeva essere Palermitano o l'atteggiamento piuttosto equivoco nei confronti del suo migliore amico.

"Non lo so, alla fine non li ho mai tinti perché mi piace rivedere chi non c'è più nel mio riflesso" mormorò Hayato in risposta.

Il parrucchiere proseguì con l'asciugatura, gli mancava solo da passare la piastra, ma Gokudera continuò a insistere sul look trasandato e da cattivo ragazzo perché anche se non lo disse con quelle testuali parole con i capelli lisci e acconciati sistemati con una riga al centro sembrava proprio il fratello del cazzo.

"Okay bad boy, come piacciono a me, tesoro."

Tsunayoshi strinse i pugni sul nuovo jeans che aveva comprato, doveva dirglielo lui che il parrucchiere ci stava provando oppure Hayato si sarebbe dato una mossa a mettere le cose in chiaro.

Quali cose? Si domandò trovando difficile smettere di torturarsi le dita.

"Sei ancora sulla piazza o?"

Eccola, la domanda fatidica che Sawada aveva già visto all'orizzonte.

"No, sta con me" rispose al posto suo sentendo le guance scottare e il fiato corto.

Gokudera si voltò verso di lui sconvolto, il tono alto e la prontezza con cui era arrivata una risposta del tutto inaspettata lo avevano davvero lasciato incapace di articolare.

"Oh scusami, effettivamente lo avevo pensato, ma non ne ero sicuro e non volevo creare situazioni imbarazzanti. Non sapevo fosse il tuo ragazzo" rispose il parrucchiere girandosi verso Tsunayoshi accennando un leggero inchino come da tradizione giapponese, doveva aver riconosciuto la nazionalità o era un'altra di quelle stronzate che fanno quelli che si vogliono atteggiare ad acculturati.

Sawada avrebbe tanto voluto dire "nemmeno io", ma invece portò avanti il discorso diveramente.

"La politica lavorativa include provarci con i clienti? Forse devo aggiornarmi sulla legge, ma mi sembra strano visto che ho ampia conoscenza in materia."

Il giovane dai capelli rossi tremò, riprese a fare i capelli a Gokudera e per tutto il resto del tempo non fiatò se non per fare domande inerenti al lavoro svolto.

Hayato invece non riusciva a capacitarsi di cosa fosse appena successo, la sua bocca spalancata in una sorpresa che non riusciva ad attenuare. La chiuse solo perché non era conveniente ingoiare lacca e poi si affrettò a pagare.

Il ragazzo lo fermò sulla porta del negozio chiedendogli ancora scusa per la situazione imbarazzante.

"Il tuo ragazzo mica è avvocato? Oddio, non posso avere un richiamo disciplinare. Il titolare già mi odia... calmalo tu se puoi sembra che mi voglia denunciare."

Gokudera sospirò, quella situazione era al limite del paradossale.

"Non preoccuparti, non ti succederà niente. Non è avvocato."

Con quella piccola rassicurazione lasciò il negozio e raggiunse Tsuna che lo aspettava su una panchina all'esterno per non dire che se l'era data a gambe in tempo record.

"Quindi sto con te?" domandò Hayato sedendosi al suo fianco, scettico a dirla tutta, ma in qualche modo rincuorato.

Tsunayoshi balbettò qualcosa di incomprensibile per poi scoppiare con un poco articolato "Quel tipo non mi piace, dovevo intervenire."

Gokudera alzò un sopracciglio e trattenendo a stento una risata disse "quanto sei premuroso" con il tono più ironico di cui fosse capace.

Sawada sospirò, non poteva di certo biasimarlo, ma al contempo non sapeva neanche davvero spiegargli per quale altro motivo avesse potuto reagire in quel modo.

"Però se ti interessa torno dentro e gli spiego..." mormorò imbarazzato.

"Nah, se torni dentro gli viene un colpo. È convinto che tu voglia denunciarlo anche se non sono esattamente sicuro che provarci con un cliente sia un movente valido per sporgere denuncia."

Sawada scosse la testa, lasciò andare una semplice risata.

"Ho percepito un pericolo per questo l'ho minacciato."

"I pericolosissimi parrucchieri di Palermo" disse Hayato scettico come se stesse annunciando un nuovo film prossimamente in tutti i cinema.

"Cosa può fare un parrucchiere al decimo guardiano della tempesta dei Vongola?"

Tsuna alzò le spalle e riprese a camminare.

"Non sempre so perché il mio intuito mi dice di fare delle cose. Ti prego solo di fidarti di me."

Hayato sorrise e lo seguì come se fosse un cucciolo che fa le feste al proprio padroncino.

********

Dischi, videogiochi, qualunque negozio di abbigliamento maschile e persino l'alimentari. Il centro commerciale era stato girato da capo a piedi in lungo e largo e a Palermo si stava avvicinando l'orario di chiusura.

Durante i successivi giri gli argomenti erano stati differenti e molto tranquilli, lontani da zone pericolose.

Quando varcarono l'uscita trovarono un incantevole tramonto ad accoglierli.

Il rosso si mescolava all'arancione su uno sfondo viola che andava nell'indaco, il blu e il giallo a chiazze mentre il sole baciava il mare.

"Questi a Namimori non esistono, non così belli" commentò Gokudera, lo sguardo perso a registrare ogni dettaglio.

"No, ma mi manca lo stesso" ribatté Tsuna, entrambi si sederono su una panchina esposta sul lungomare per osservare meglio quell'incantevole spettacolo.

"Ci torniamo in primavera" commentò Gokudera.

"Ma è ancora autunno" si lamentò Tsuna.

Cadde il silenzio, i loro occhi si incontrarono nel riflesso del sole, a breve sarebbe sparito completamente nel mare lasciando il cielo nella notte.

Un'insegna luminosa verde sulla croce della farmacia segnava come data il sette di settembre, le ore 19:59, i gradi erano circa 25.

"Il mondo che avevo sempre odiato mi parve meraviglioso all'improvviso" mormorò Hayato.

Tsuna gli rivolse lo sguardo ascoltando in silenzio, chiedendo solo con un cenno del sopracciglio che cosa stesse dicendo.

"Quando ti ho conosciuto dentro di me è cambiato tutto. Le stesse cose sono diverse viste attraverso i tuoi occhi."

Sawada arrossì, distolse lo sguardo e accennò un sorriso.

"Vale lo stesso per me" mormorò.

"Prima di incontrarti mi ero rassegnato a una vita mediocre in cui tutti avrebbero continuato a ridere di me fino al giorno della mia morte. Odiavo questo mondo e speravo di doverci passare quanto meno tempo possibile. Da quando ci sei tu, beh, mi piace starci dentro."

Gokudera sorrise intensamente, a stento trattenne le lacrime, lacrime di gioia.

"La prima volta che ti ho visto ho avuto la sensazione che fossi diverso da tutte le persone che avevo conosciuto prima."

Tsunayoshi rise amaramente "voglio crederci, mi avevi idealizzato solo perché ero stato gentile con te e come una persona normale mi ero preoccupato per te" disse.

Hayato scosse vigorosamente la testa.

"Non ti ho mai idealizzato. Mi sei sempre piaciuto come sei, nelle tue imperfezioni. Pensavo lo avessi capito durante l'incontro di Shitopi. Non mi serve a niente essere il primo della classe, avere ottimi voti, spaccare nello sport e avere tutte le ragazze dietro. Okay, sarò intelligente, ma tu non sei stupido, la felicità è ben altro che tanti riconoscimenti dall'esterno. La tua purezza, questo è ciò che ho visto il giorno in cui mi hai salvato la vita. Un animo buono, così tanto da perdonare e preoccuparsi del proprio stesso nemico. Mia madre ha sempre detto che ho un cuore grande e buono e che aveva paura io lo dimenticassi. Tu me lo hai ricordato. Che cazzo me ne frega se non sai scendere delle scale senza rischiare di inciampare o se ci sono molte cose che ti spaventano? Io ti amo, sei la creatura più incantevole che questo mondo abbia mai concepito e mi sento fortunato a essere qualcuno per te. Idealizzato? Proprio no, Tsuna. Ho solo visto chi sei mentre tu eri troppo impegnato a fissare l'immagine che avevano costruito per farti credere che non lo fossi."

Tsunayoshi rimase a bocca aperta, per un po' di tempo non riuscì a dire niente se non un sussurrato "grazie" fra le labbra appena accennato.

In un certo senso si sentiva allo stesso modo e poi si sentiva sollevato perché a furia di sentirsi chiamare "Decimo" a volte davvero si domandava dove finisse il boss dei Vongola e dove iniziasse Tsuna nella visione di Hayato.

"Questo "ti amo", te lo sto dicendo come l'amico che sono grato di averti potuto incontrare sul mio cammino. Perché sì, è vero che mi sono innamorato di te, ma non era assolutamente nei miei piani. Ho sempre amato la nostra amicizia e per molto tempo mi sembrava impossibile che mi vedessi come tuo pari in un mondo fatto di capi e subordinati. Ci ho messo del tempo a chiamarmi tuo amico, ma poi ci sono riuscito ed è stata una grande conquista, qualcosa che profumava di felicità. Le mie intenzioni non sono mai state quelle di provarci con te, ero felicissimo del nostro rapporto senza che il romanticismo si intromettesse. Sarei felice ugualmente anche se fossimo esclusivamente migliori amici per tutta la vita. Il mio amore per te è incondizionato e il romantismo è solo l'ultima delle parti che lo compongono."

Gli occhi di Tsunayoshi brillarono, le mani si mossero rapidamente perché cazzo aveva davvero bisogno di abbracciarlo. Nonostante così tanti momenti avessero assunto tinte diverse dalle originalmente percepite la sincerità di Hayato aveva ristabilito in parte il colore principale.

Non era mai stata un'amicizia con secondi fini, era solo successo che per ragioni non meglio comprensibili a Tsuna quel ragazzo incredibile avesse iniziato a desiderarlo.

"Mi sentivo fuori luogo prima di incontrarti, come se fossi sul pianeta sbagliato" confessò Sawada.

"Vedevo le persone così diverse da me e mi domandavo se non dovessi sviluppare della cattiveria per sopravvivere, era tutto così spaventoso. Sei venuto a rassicurarmi che andavo già bene così come ero."

Gokudera si trovò stretto con una mano attorno a un polso, il tentativo di un abbraccio bloccato.

"Ho sempre creduto che io fossi un alieno, mi vedevo troppo distante dai miei simili. Poi ti ho trovato e le opzioni sono diventate due: o siamo entrambi alieni accidentalmente finiti sulla terra o dopotutto la nostra specie conta esemplari davvero differenti tra loro" disse colmando l'abbraccio interrotto, strinse Tsuna tra le sue braccia come se ne valesse della vita.

"Non sei stato il primo a essere gentile con me, ma sei stato il primo a farmi sentire finalmente al mio posto."

Sawada ricambiò l'abbraccio stringendolo più forte e gli sembrò che fosse il momento più intimo di tutta la sua vita, anche più delle volte in cui era andato a letto con qualcuno. Spogliarsi dei vestiti era più facile che denudare i sentimenti.

"Non sei stato il primo a credere in me, ma sei stato il primo a cui ho creduto."
   
 
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