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Autore: God_Eden_Imperial    19/01/2021    0 recensioni
Sequel di "Change" ma si potrebbe leggere anche senza aver prima letto l'altra.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gilbert Nightray, Leo Baskerville, Vincent Nightray
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Leo sbarrò gli occhi alla vista della stanza di Vincent completamente sottosopra. La prima cosa che lo lasciò a bocca aperta, furono le tende e i cuscini stracciati, segno che il ragazzo aveva usato nuovamente le sue forbici. C'erano mucchi d'imbottitura per tutto il tappetto e sul letto. A quella vista sentì lo stomaco chiudersi in una dolorosa morsa. Era stato presente nel momento in cui Vincent aveva messo via le forbici, promettendo a se stesso di cambiare e di non rovinare più i peluche e gli altri oggetti. C'era voluto un bel po', ma con una forte forza di volontà, alla fine quel brutto vizio gli era passato. Era stato come seguire l'intossicazione di una persona e Leo, dopo che Vincent ebbe vinto questa difficile battaglia, si sentì molto orgoglioso del suo servitore. Vederlo cambiare in maniera così radicale era stato di buon esempio e decise di fare altrettanto. Anche lui aveva qualcosa di se stesso che voleva modificare. Primo tra tutti il suo comportamenti nei confronti dei suoi servitori. Certo, continuava ad essere severo quando ce n'era bisogno, ma aveva anche imparato a lasciarsi andare e ad aprirsi maggiormente con loro. Non lo aveva mai fatto con Elliot, non completamente almeno, ed era stato il suo più grande rimpianto. Grazie a Vincent era riuscito a migliorare. Vincent lo aveva preso con se dopo la morte di Elliot, prima che qualcuno dei Nightray gli mettesse le mani addosso per fargli chissà quali cattiverie. Lo aveva servito e riverto, aiutandolo, viziandolo e ascoltando ogni sua parola. Adesso era giusto che ricambiasse il favore.
Vincent, dopo avergli aperto, era tornato a sedersi sul letto, riprese in mano ago e filo e continuò a cucire i tagli che aveva procurato alla federa di uno dei cuscini. Leo notò che una tenda era già stata ricucita e si fece scappare un sorriso mentre richiudeva la porta alle sue spalle.
Sta cercando di rimediare, eh?
Pensò camminando verso il suo servitore che, fermandosi, tenne il viso abbassato, nascondendo gli occhi gonfi e arrossati.
Deve aver pianto davvero tanto per ridursi in questo stato. 
"Padrone...le chiedo scusa...mi vergogno così tanto"
Balbettò soffocando un singhiozzo e a Leo per un attimo parve di trovarsi davanti un povero cucciolo bisognoso di coccole. Era davvero tenero.
"Ti vergogni di cosa esattamente? Per aver ceduto alla rabbia o per aver permesso al tuo cuore di seguire i tuoi sentimenti per Gilbert?"
A quella domanda Vincent sussultò, avvampando. Leo lo aveva scoperto. Il nuovo Glen, con un sospiro, non smise di sorridere e, togliendogli di mano ago e filo, si sedette tra le sue gambe, appoggiandosi con la schiena al suo petto e riprendendo il lavoro interrotto dal servitore che lo guardò sorpreso e confuso.
"Padrone?"
"Chiamami Leo"
Disse solamente il più piccolo. Era stanco di sentirsi chiamare "Glen-sama" o "padrone". Elliot lo chiamava sempre per nome e anche se ora il suo ruolo si era invertito, voleva che continuasse ad essere così.
"Ascoltami Vincent, non hai proprio nulla di cui sentirti in imbarazzo. Te l'ho detto, sono state la rabbia e la frustrazione ad averti portato ad afferrare le forbici e a fare questo. Sono certo che non riaccadrà più"
"Come fa a dirlo con tanta sicurezza?"
"Che razza di domanda è questa? Lo sai, io e te siamo simili e tu sei molto più forte di quanto credi. Fidati del tuo padrone, lui non ti mente"
Disse Leo con dolcezza, alzando il viso verso quello di Vincent e incrociando i suoi occhi di nuovo pieni di lacrime. 
Il più grande si sforzò di sorridere ma non ci riuscì, così Leo, pizzicandogli una guancia, come era solito fare con Elliot quando era triste, aggiunse:
"Non so bene cosa sia successo con Gilbert e non ti costringerò a parlarne se non vuoi, ma posso darti un consiglio?"
"La prego"
Leo accennò una risatina e riprese a cucire, rispondendo:
"Dovete parlare voi due. E' questo che vi è sempre mancato: la comunicazione e sono certo che anche tu lo sappia, dico bene?"
Vincent non rispose ma dalla sua espressione era chiaro che Leo avesse ragione. 
"E' solo che...sono spaventato"
"Lo so e lo capisco...non vuoi perderlo e come biasimarti. E' anche vero che continuare così non vi porterà da nessuna parte" 
"E' passato ancora troppo poco tempo"
Sussurrò Vincent scostando il viso e a Leo bastò per capire il problema.
Oh cielo...ma quando impareranno? 
Pensò mentre terminava di sistemare il cuscino. Rimasero in silenzio per un po' poi Leo, alzandosi, gli afferrò il viso costringendolo a guardarlo e disse:
"Parla con Gilbert, poi rifilagli un bel pugno in faccia. Come faceva Elliot, funziona sempre"
Stavolta, per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare, fu Vincent a sorridere, anche se fu un sorriso pressoché accennato.
"Non credo sarei in grado di colpirlo"
Leo scrollò le spalle e, staccandosi, si diresse verso la porta, aggiungendo:
"Domani sera andremo ad ascoltare l'opera e voglio che tu sia vicino a me. Se ancora non ti senti pronto ad affrontare Gilbert, va bene. Io ti terrò d'occhio. Non ti perderò di vista un solo istante, perché tu sei il mio servitore e devi guardare me"
Detto questo abbandonò la camera, lasciando Vincent di nuovo da solo, più confuso di prima ma con un sorriso sulle labbra. Per qualche strana ragione, ascoltare quelle parole lo stava facendo sentire decisamente meglio.
"Grazie...Leo"

Il giorno seguente, quando arrivò sera, tutti erano ben vestiti, pronti per dirigersi a teatro. Lily, la più emozionata tra tutti, trascinò Lottie fino alla carrozza, seguiti da Leo e Gilbert che, vedendo Noise, le porse la mano per aiutarla.
"Come ti senti?"
"Bene devo dire. Sono contenta di poter prendere parte a questa uscita, anche se avrei preferito venisse anche Vincent"
Rispose la ragazza abbassando il viso dispiaciuta, rialzandolo un attimo dopo aver sentito proprio la voce di Vincent.
"Ti senti sola se non sono nei paraggi?"
Sia Noise che Gilbert si voltarono e la ragazza, non appena posò gli occhi sull'altro ragazzo, gli corse incontro, abbracciandolo con forza. Vincent ricambiò con un sorriso e le accarezzò i capelli, per poi prenderla per mano e avviarsi verso la carrozza, superando Gilbert senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Il maggiore, avendo ricordato bene la sera precedente, non si stupì di tale comportamento e non lo biasimava nemmeno, ma avrebbe rimediato, quella sera stessa.
Quando giunsero al teatro, Gilbert sussurrò qualcosa a Leo che, esitando, si diresse da Vincent e Noise e, prendendo la ragazza con se, permise al ragazzo di prendere da parte il più piccolo per potergli parlare. Vincent, colpito da un'improvvisa ansia, lo seguì senza riuscire nemmeno a dire una parola. In quel breve lasso di tempo, la sua mente fu invasa da ogni tipo di pensiero:
Cosa stava per accadere? Gilbert ricordava? Non ricordava? Gli avrebbe chiesto spiegazioni per il suo comportamento? Si sarebbe scusato? Lo avrebbe nuovamente chiamato Oz? Lo avrebbe rimproverato? Dopotutto non era più uscito dalla sua stanza, nemmeno dopo che Leo gli ebbe parlato. Non sapeva più dove sbattere la testa. Avrebbe voluto scappare ma, allo stesso tempo, chiedergli come si sentiva. Da ciò che aveva potuto sentire, la febbre gli era passata piuttosto velocemente però, uscire così presto, non gli avrebbe fatto male alla salute?
Mentre rifletteva su tutto questo, Gilbert lo portò in un sgabuzzino. Quel teatro apparteneva ai Baskerville, quindi potevano muoversi liberamente all'interno delle stanze. La camera era ristretta e piena di strumenti, a malapena entravano entrambi. Il cuore di Vincent gli rimbombava nelle orecchie e sperava che il maggiore non lo sentisse o sarebbe morto per l'imbarazzo.
"P-perché mi hai portato qui?"
No, balbettare non era il modo migliore di cominciare la conversazione e si morse il labbro per questo.
"Volevo dirti che ho ricordato tutto e...mi dispiace per come mi sono comportato...spero tu possa perdonarmi Vince"
Rispose Gilbert avvicinandosi al più piccolo che scostò il viso arrossato.
"Non...non è colpa tua"
"Si invece...sono ancora molto legato al passato"
"No...sei ancora molto legato ad Oz...è diverso"
Ribadì sentendo la gelosia iniziare a prendere il sopravvento e non voleva che accadesse. Doveva calmarsi.
"Lo sai quanto lui è stato importante per me"
"Lo so...lo so bene...ma questo non cambia nulla...nonostante il tempo passi, tu...continui a comportarti da bravo cagnolino, come facevi con quel ragazzino, come se lui fosse ancora qui"
"Non mi comporto da cane e non chiamarlo ragazzino"
Si stavano alterando entrambi e non andava affatto bene.
"Non lo rivedrai mai più, accettalo!"
Esclamò Vincent spinto dalla rabbia e Gilbert lo guardò male.
"Non è affatto facile Vince! Pensavo potessi capirmi!"
"E io pensavo tu potessi capire me, ma è chiaro che sbagliavo! Io ho lavorato tantissimo su me stesso e anche gli altri lo hanno fatto. Tu sei l'unico che resta ancora legato al passato, te ne rendi conto?!"
"Non parlarmi in questo modo! E comunque non è vero che sono l'unico. Anche Leo non fa altro che pensare ad Elliot"
"Sì, ma Leo è un ragazzino ancora. Può permetterselo al contrario tuo! Quindi non accampare scuse! Non permetterti più di chiamarmi con quel nome o anche se stai male ti rifilo un cazzotto!"
Gilbert rimase sorpreso da tale rivelazione e si accigliò maggiormente.
"Se fossi in te non ci proverei!"
Disse con voce tagliente, facendo sussultare Vincent che, però, sostenne il suo sguardo.
"Ah si? Perché se no cosa mi fai? Sei rimasto solo un debole Gil, è questa l'unica verità! Basta, non voglio continuare questa inutile conversazione!"
Disse il più piccolo. Stava per aprire la porta quando si ritrovò sbattuto contro di essa, col corpo di Gilbert che gli impediva ogni movimento. Gemette di dolore, guardando l'altro in quei bellissimi occhi dorati che brillavano nel buio della stanza. Erano terribilmente vicini e il cuore di Vincent fece una capriola per l'emozione, o per la rabbia, non sapeva dirlo con esattezza.
"Tu non vai da nessuna parte senza il mio permesso, è chiaro?!"
"La-lasciami!"
"No! Tra noi due sono io quello che decide! Se ti dico di parlare, parli! Se ti dico di stare zitto, tu taci! Se stabilisco che la conversazione non è finita, tu mi stai a sentire!"
"G-Gil...s-sei troppo vicino"
Balbettò Vincent. Non riusciva a muovere un solo muscolo e iniziava a sentire caldo. Lo sguardo di Gilbert si addolcì e anche la sua presa ferrea si allentò, senza però lasciarlo andare.
Posò la fronte sulla sua, cercando il contatto con gli occhi di Vincent che aveva iniziato ad ansimare. 
"Shhh...non ti ho dato il permesso di controbattere"
Sussurrò accarezzandogli una guancia e posando le labbra sulle sue. Vincent sbarrò gli occhi. Si aspettava di tutto meno che quello: un bacio.

   
 
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