Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: sacrogral    19/01/2021    5 recensioni
Stavolta questa storia la dedico alla ragazza che si firma Stellato, perché le era piaciuta. E perché a me le sue storie piacciono.
"Quel pomeriggio così soleggiato, uno dei più tiepidi di un marzo deludente, avevo intenzione di trascorrerlo magari tosando l’erba del giardino e facendo qualcosa di utile; mi ritrovai invece a sonnecchiare al sole, vicino a una bottiglia di Chianti mezza vuota e senza particolare coscienza critica nei confronti del reale, quando la vidi avanzare verso di me. La riconobbi senza esitazione, mi accorsi che, in un angolo dei miei pensieri, era sempre stata presente, ma mi stupì che non fosse in divisa, come l’avevo sempre sognata. Non sembrava poi così diversa da una ragazza dei primi anni del Duemila, non avrebbe destato scandalo alcuno, per le strade, accanto a me o a chiunque altro. Soltanto la bellezza avrebbe attratto l’attenzione: una modella di Armani, avrebbe potuto stare su un cartellone pubblicitario".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quel pomeriggio così soleggiato, uno dei più tiepidi di un marzo deludente, avevo intenzione di trascorrerlo magari tosando l’erba del giardino e facendo qualcosa di utile; mi ritrovai invece a sonnecchiare al sole, vicino a una bottiglia di Chianti mezza vuota e senza particolare coscienza critica nei confronti del reale, quando la vidi avanzare verso di me. La riconobbi senza esitazione, mi accorsi che, in un angolo dei miei pensieri, era sempre stata presente, ma mi stupì che non fosse in divisa, come l’avevo sempre sognata. Non sembrava poi così diversa da una ragazza dei primi anni del Duemila, non avrebbe destato scandalo alcuno, per le strade, accanto a me o a chiunque altro. Soltanto la bellezza avrebbe attratto l’attenzione: una modella di Armani, avrebbe potuto stare su un cartellone pubblicitario.

Le sorrisi.

“Ti aspettavo, ma non oggi. Oggi pensavo a tutt’altro. Ti ho amata tanto, sai?”

Oscar Francois de Jarjayes si sedette di fronte a me, senza particolare emozione, mi parve.

Il cielo, ricamato dalla striscia bianca di un aereo lontano, per il resto tersissimo, era uno sfondo ideale e faceva risaltare i suoi colori. Nella luce più pura non appariva slavata, come capita a molte, al contrario, più intensa.

“Bugiardo” mi rispose “Se dicessi la verità non sarei qui”

“Può darsi, può darsi” concessi “Ma mi hai preso alla sprovvista lo stesso. Non sono più quello che conoscevi. Guardami: sono quasi vecchio, adesso. E mi sento ancora in soggezione”.

Mi rigiravo il bicchiere fra le mani.

Poi, con un po’ di disappunto, lo confesso, vidi avanzare verso di me anche un uomo, alto e bruno, giovane, con un ciuffo di capelli perennemente sugli occhi. Le si sedette accanto e le prese la mano, che lei si lasciò prendere. Non salutò e io neppure.

“Tu! Per colpa tua ho perduto la mia prima fidanzata, lo sai?”

“Lo so” disse, divertito “Francesca”

“Già, Francesca. Mi piaceva molto. Anche se era un po’ un maschiaccio e correva più veloce di me. O forse mi piaceva proprio per questo. Avremmo potuto essere felici!”

Scosse leggermente le spalle.

“Non è colpa mia. Me la ricordo, però. Aveva degli occhi particolari, trasudavano intelligenza”.

“Infatti” chiosai “ha fatto una carriera più brillante della mia. Ma non è questo il punto. Hai creato delle aspettative troppo alte, amico mio, col tuo amore incondizionato… per una generazione di maschi è stato difficile essere alla tua altezza. Per me, impossibile… soprattutto allora”

Mi osservavano continuando a tenersi per mano. Sbottai.

“Insomma… guardatevi attorno. Non dovreste essere qui. Non siete neanche miei, in fondo. Voi appartenete a Riyoko Ikeda, dovreste lasciarmi in pace. E, come dovreste notare, c’è pure fila. Lo vedete quel giovane cieco con delle chiavi in mano? Aspetta di parlarmi da mesi. E quell’altro, quello col mazzo di carte da poker, con la faccia scavata… quello mi gira attorno da un po’, poi si ferma e torna indietro. Almeno loro hanno il pudore di attendere. Voi dovreste già essere altrove, o presentarvi in un altro momento, quando mi trovo in un altro stato d’animo”.

“Non diciamo sciocchezze” mi disse Oscar, e potrei giurare di aver visto i suoi occhi brillare, e di aver provato un brivido dimenticato “Noi abbiamo cortesemente risposto a un richiamo, e nessuno ci vieta di farlo. Siamo liberi. Tu, casomai, avresti potuto fare a meno di invitarci, se non avevi bisogno di noi. Ma ce l’hai!”

“Ci offri da bere?” disse André, pacato, e io mi irritai, in quanto capivo benissimo perché i grandi amori della mia vita mi sfuggissero, e fossero invece attratti da lui. Certo, Francesca aveva quindici anni, allora. Forse avrei dovuto riparlarne con lei, e offrirle un caffè. Forse però avrebbe pensato che son pazzo.

“Ma certo. Ormai tanto siete qui” e mentre versavo loro un’ottima annata di rosso, rassegnato, chiesi cosa volessero.

“Noi niente di particolare. Siamo felici quando siamo insieme e questo ci basta” disse André, che pronunciava sempre una frase giusta- bastardo!-, mentre beveva il mio vino “Credo però che tu abbia voglia di un tuffo nei ricordi, abbia desiderio di noi. Ci vuoi di nuovo accanto, forse per riprenderti un po’ di passato, di leggerezza. E quindi siamo qui”

“Ma non scherziamo!” mi innervosii “ Sono un uomo, adulto e serio. Ho delle responsabilità. E pure un prato da falciare. Voi siete una perdita di tempo. Cioè, non tu, Oscar… non voglio certo offenderti. Ti ho immortalata in disegni coi pennarelli sul diario di scuola, sai? Smisi quando i miei amici cominciarono a guardarmi con un’aria strana. Allora ti disegnavo quando ero da solo. Però adesso quel tempo è passato e sono altre le mie priorità. E poi tu hai scelto lui” terminai, felice del mio discorso razionale e sensato.

Oscar sorrise, mentre André riprese la parola: “Amico mio, il tempo non cambia proprio nulla, al massimo puoi illuderti che sia così. Gli uomini son come le foglie degli alberi, tanti ne nascono, tanti ne cadono, e…”

“Conosci Omero?” lo interruppi.

“Conosco quello che conosci tu e quello che vuoi che conosca. Siamo entrambi l’immagine di noi come tu ci restituisci. Diversi da come siamo per tanti altri. Con una storia diversa per ciascuno. Adesso, per esempio, so cosa è accaduto dopo la mia morte. Ma so anche che l’Europa ha visto due Guerre mondiali. So che esiste una cosa chiamata internet. Eppure i miei abiti sono quelli a cui sono abituato e il mio amore per lei è saldo come roccia. Vieni a parlarmi del tempo che muta ogni cosa, o uomo adulto e serio?”

“Abbiamo, come te, letto Freud, e persino Mordecai Richler e la sua Versione di Barney. Sappiamo che il Novecento, che non abbiam visto, è stato definito il secolo breve. Se vuoi, possiamo muoverci in questo mondo con disinvoltura, possiamo cambiare mestiere e distorcere parte del nostro carattere. Talvolta l’abbiamo fatto, perché c’è chi ci ha visto così.”

“Hai sempre la stessa voce, però, Oscar. Io faccio caso alle voci e le ricordo sempre.”

“Ci hai espressi con la tua fantasia mille volte. Conosci pure il colore delle calze che indossa André. E anche se non lo sopporti, lo hai immaginato intelligente e raffinato, forte e colto. Per la mia gioia, aggiungo”

Mi rivedo mentre scaccio con la mano una mosca che non c’è.

“Oh, non è il caso di parlarne. Le debolezze di un uomo è bene tenerle nascoste nel cuore. Poi, forse, e dico forse, avere un modello da seguire, a cui uno mette pure qualche caratteristica che ha o che vorrebbe…  mi state confondendo. Però, se ho contribuito a farti felice, beh, sono contento. Tu mi hai reso felice, sia quando bambino aspettavo i cartoni animati, sia quando più grande ho comprato i fumetti, stavolta senza vergogna. E comunque” aggiunsi, tanto per chiarire, rivolto a quello forte e colto “avrei scommesso su Fersen!”

“Si dice anime e manga ormai” ribatté lui, per niente scomposto.

“Certo che ti ho pensato un bel po’ saccente, orbo! Comunque… son felice di vedervi; ecco, l’ho detto. Ma non so cosa fare di voi. La prendo per una visita di cortesia, e tornate quando volete.”

Notai che Oscar non gli aveva mai lasciato la mano. Li invidiai. Forse- e dico forse- mi sentivo solo. Avrei voluto anch’io una sicurezza così forte. Un amore così solido. Perché non ce l’avevo. Forse il mio chiamarli aveva molto più a che fare con questo che con la Rivoluzione francese.

“Ma quale visita di cortesia”- sbottò Oscar, impulsiva come l’ho sempre trovata- “Tu hai voglia di scrivere di noi, ecco il punto. E a noi non dispiace mai che qualcuno ci ricordi e ci dia corpo e anima. Dovresti saperlo anche tu, che sei lettore compulsivo di noi- e talvolta ti sei pure commosso!”

L’allusione alla mia debolezza mi disturbò. Volevo farle presente ch praticavo pure la boxe, ma tanto già lo sapeva, a che sarebbe servito?

“No, non posso. Ve l’ho detto sono pieno di impegni. E poi… ci sono loro, in attesa.” Accenno al mucchio di gente che adesso affolla il mio giardino, che già conosco ma non metto bene a fuoco “E poi… ho già scritto di voi. E ancora preferisco leggere di voi e sognare di voi. Ricordare di voi. Come se avessi vissuto con voi”

Oscar mi regalò uno sguardo, ironico e magari anche amorevole: “E questa non è già una promessa?” chiese, senza che ci fosse bisogno di una risposta.

Prolungai la pausa. Adesso il mio giardino era vuoto, immerso in una calma per me inusuale. Loro due si accarezzavano con lo sguardo, erano splendidi. Non ero pronto per lasciarli andare.

“Va bene” dissi, alzando poi le mai, nel gesto comune che indica calma, calma “ Non vi prometto nulla, però. E non è vero che parteggiavo per Fersen. Avevo solo paura che non finisse come avrei sperato. Quando non si ha il controllo, non si può mai sapere. Io però ho sempre creduto in voi. E non voglio aggiungere altro”

André Grandier- quel gran figlio di buona donna- mi sorrise, da uomo realizzato e felice qual era.

“Oscar, tu dovresti stare nei sogni di ben altra gente. Dovresti essere libera come il vento, combattere vittoriosa ogni guerra per i motivi più giusti e onesti. Dovresti vivere la vita che preferisci, in eterno!” declamai, poetico.

“Ma io già lo faccio” rispose lei, serafica.

Compresi d’improvviso quel bellimbusto di Girodelle- mai sopportato- quando si scontrò con i sereni rifiuti di lei. “Fratello, ti ho sempre mal giudicato!” pensai, fra me e me.

Si alzarono nel sole ancora piacevolmente caldo; un raggio di luce si riflesse sul biondo di lei, e mi lasciò vagare coi pensieri, solidale con quel ragazzo dai capelli color dell’uva matura che l’aveva attesa per lustri. Stavo decisamente regredendo.

“Noi andiamo” disse lui, amichevole, cameratesco, impossibile da detestare “Ma torneremo. Non ti lasciamo solo. E cerca di trovare un po’ di coraggio, offrilo quel caffè a Francesca. Non hai niente da perdere. E non è così male, amare una donna che è anche un tuo superiore”.

Oscar gli sorrise- accidenti, se lo amava!- e se ne andarono abbracciati.

Questi che mai da me non fia diviso pensai, arrossendo un po’.

Mi riscossi.

“Ci mancava solo questa! Bella bega!” dissi a me stesso “Comunque non ho nessuna intenzione di farmi manipolare. Eh, no! Stavolta faccio quel che voglio, mica sono un burattino che si piega alle prime fantasticherie che lo assediano! Ho una personalità, io!” mi rassicurai.

E poi, nel giorno che moriva dolcemente, presi carta e penna.

Stavolta la prima stesura l’avrei scritta a mano.
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: sacrogral