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Autore: sacrogral    19/01/2021    6 recensioni
A Epices, perché ho letto; e perché mi salva sempre quando rischio di finire nel girone dei bistrattatori della lingua francese.
“Traditore” gli dico, e lo colpisco con un pugno al volto. Non con uno schiaffo, con un pugno, perché lui è mio figlio. Un figlio che ho educato con tutta la cura possibile, col sudore della fronte, per trovarmi adesso disonorato, per avere una serpe in seno. Un figlio che ha disobbedito a un ordine di Sua Maestà… e per cosa, poi? Per difendere i rappresentanti del popolo, per schierarsi con chi vuol soddisfare le proprie ambizioni cavalcando l’onda del malcontento degli straccioni. Come il Marchese di La Fayette, esaltato dalle battaglie nelle Americhe. Come molti nobili immemori e ingrati, ma non noi… noi, mai… la famiglia Jarjayes sarà fedele alla Corona, sempre.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Traditore” gli dico, e lo colpisco con un pugno al volto. Non con uno schiaffo, con un pugno, perché lui è mio figlio. Un figlio che ho educato con tutta la cura possibile, col sudore della fronte, per trovarmi adesso disonorato, per avere una serpe in seno. Un figlio che ha disobbedito a un ordine di Sua Maestà… e per cosa, poi? Per difendere i rappresentanti del popolo, per schierarsi con chi vuol soddisfare le proprie ambizioni cavalcando l’onda del malcontento degli straccioni. Come il Marchese di La Fayette, esaltato dalle battaglie nelle Americhe. Come molti nobili immemori e ingrati, ma non noi… noi, mai… la famiglia Jarjayes sarà fedele alla Corona, sempre.

“Togliti i gradi, e quelle medaglie che non meriti, e inginocchiati!”

Si pulisce il sangue dalla bocca, mio figlio. È un gesto che gli ho visto fare mille volte, quello di portarsi il pugno al viso e, veloce, togliersi lo sporco di dosso.

“Ti giustizierò con le mie stesse mani” gli grido. E lo farò. E poi rivolgerò l’arma contro me stesso. Perché il senso della mia stessa vita termina adesso, con la morte del mio erede.

“Padre, dodici miei uomini sono in attesa di essere fucilati” mi dice Oscar, inginocchiandosi “Vi prego di far per loro quello che non potrò fare io”.

Ecco, mio figlio non teme la morte. Il mio cuore, malgrado tutto, ne è fiero. Nessuna preghiera per se stesso, come è giusto che sia. Questo figlio traditore e tanto voluto, figlio amato, questo figlio bianco e vermiglio, figlio, a cui io stesso toglierò il respiro, il giglio del mio casato, mio figlio.

“Raccogliti in preghiera, Oscar”, gli raccomando, e mentre sto per puntargli la pistola alla testa- non me lo chiedo, se avrò davvero il coraggio, se mi pongo la domanda è finita, mai porsi domande- sento il polso afferrato da una morsa. Il mio braccio si piega a forza dietro la schiena, e non ricordo quand’è stata l’ultima volta, se mai una volta c’è stata, che mi sia accaduta una cosa simile. Sgomento non sentendo più la pistola fra le mani, ma soprattutto sentendola adesso puntata alla schiena. “Non è possibile” mi dico, stupito di non essermi accorto che qualcuno mi si era avvicinato, ma ancora di più pensando che qualcuno, in casa mia, sta osando l’impensabile. Qualcuno che può essere una persona soltanto.

“Lasciami, André”, gli ordino.

“No, signor generale. Non vi lascio”

È forte, mi fa male. Non accenna a lasciare la presa.

“Oscar, alzati. Andiamo via di qui” quasi sussurra.

“André, è mio padre. Se lui desidera uccidermi per salvare il proprio onore…”

Sento che taglia le parole in bocca a mio figlio, senza che la doppia pressione ceda, né quella sul mio braccio, né quella della canna della pistola, che sento chiara fra le costole.

“Oscar” gli dice, con un tono di voce diverso “Non te lo sto chiedendo, te lo sto dicendo. Altrimenti sparo a nostro padre e ti trascino via a forza”

Oscar sussulta, mentre io do uno strattone a vuoto.

“Cos’hai detto?” grido, e non so cosa ci sia nella mia voce.

“Generale, voi siete stato la cosa più simile a un padre che io abbia mai avuto. Non bastano le parole per esprimere la devozione che ho per voi. E a lungo Oscar è stata la cosa più simile a un fratello che Dio mi abbia concesso. Adesso, però, se voi pensate di torcerle un solo capello, io vi fredderò come un cane. Adesso Oscar viene via con me. Voi stesso mi avete ordinato di proteggerla, tanto tempo fa”

“E magari pensi anche di sposarla!” inveisco, e ne ricevo solo una stretta più forte al braccio e un aumentare dell’insistenza dell’arma.

“Badate a quel che dite, signore. Lei non è merce di scambio e il rigore morale me lo avete insegnato voi” mi ringhia contro “Vi ricordate di avere una figlia solo quando parlate di matrimonio?”

Vorrei liberarmi e reagire a cotanta insolenza, ma non posso- e mi accorgo di colpo che il bambino che ho accolto in casa mai e che ho cresciuto- adesso me ne rendo conto!- come se fosse mio figlio, ecco, quel ragazzino è diventato un uomo più forte di me. E c’è un misto di arroganza e umiltà nelle sue parole… c’è uno strano miscuglio di amore, sofferenza, determinazione che mi tocca il cuore, e mi riporta ai miei anni verdi, quando io ero- giusto Cielo!- ero come lui! Quando prima di essere il generale Jarjayes ero un giovane uomo che aveva il mondo nelle mani, e non sapeva bene cos’era giusto e cos’era sbagliato, ma si buttava a testa bassa nelle battaglie, e soprattutto- ricordo con un brivido- combatteva per amore. Perché è per amore che io ho sposato la mia Marguerite. Ed è per amore che questo ragazzo del popolo sta puntando una pistola e quasi rompendo un braccio a chi dice di considerare come un padre. Amore per mia figlia. E io, nel frattempo, dov’ero? Dov’ero, mentre lui- loro!- crescevano davanti a me, che vedevo solo l’esercito, e le armi, e la gloria, e la fedeltà alla Corona?

“Generale, io ho tempo. Posso stare qui all’infinito, posso uccidervi. Ma se volete risolvere la questione in fretta, io vi prego- e voglio la vostra parola- di accettare la mia vita in cambio di quella di Oscar. Non vale molto, ma se è sangue che volete, prendete il mio. Altrimenti, io prenderò il vostro”  e mentre lo dice sento che non mi guarda, che guarda lei- mia figlia- che, adesso in piedi, guarda lui, con gli occhi della mia Marguerite da giovane, e io… io comprendo.

Comprendo quel che non avevo capito quando le ho quasi imposto il matrimonio, comprendo quel che non ho visto quando- eppur preoccupato, preoccupato come un padre- ha lasciato la Guardia Reale. Oscar, mia figlia… la mia figlia soldato, la mia bellissima e valorosa figlia.

“André, no, basta” dice, rivolta a lui, a lui, non a suo padre, è lui che guarda “Basta rischiare la vita per me”

“No, Oscar” dice questo ragazzo che non ho ancora visto in faccia, e non allentando la pressione sul mio braccio, non spostando la pistola! “No, Oscar. Non basterà mai. Mai. Oscar, ricordi, quando, da piccoli, infilasti con la spada quella serpe, solo perché era brutta e ti aveva spaventata? Io ti rimproverai, ti dissi che non era un buon motivo, ma quella non era morta, si contorceva, e a te faceva pena, e allora mi dicesti che dovevo finirla io; e io non volevo, e allora fosti tu a rimproverarmi, e mi dicesti che, se non fossi riuscito a ammazzare una serpe, non avrei mai ucciso un uomo per te; e io presi un sasso, e la colpii, e la ridussi in poltiglia, Oscar, ne restò un ammasso informe, e lo feci perché me lo avevi chiesto tu. Ed è sempre così. Farò sempre qualsiasi cosa per te. E adesso, adesso vieni via con me, ti scongiuro”

E allora esco d’improvviso da questo mutismo che sembra avermi congelato, me, che sono un soldato.

“Va bene. Basta, adesso. Qui non morirà nessuno!”

Sento in lui una lieve esitazione- oh, sì, ragazzo mio, è la Speranza, l’ultima dea, che si insinua da ogni pertugio. E non è vana, stai tranquillo.

“Lasciami andare, André. E tu stai tranquilla, Oscar. Non morirà nessuno di noi oggi”

Sento di nuovo il sangue scorrere, posso di nuovo muovere il braccio.  E allora guardo lui, prima di guardare mia figlia. Buon Dio, mi sembra così giovane, così smarrito. Prendo atto dell’occhio da cui non vede più. Fisso la sua espressione smarrita, quella di un cucciolo, questo ragazzo che mi avrebbe- lo avrebbe fatto, per lei!- sparato a sangue freddo.

“Generale, io…” e non sa più che dire, non so a cosa pensi, ma forse a niente, come io non pensavo mai a niente dopo una vittoria, e tutto mi sembrava d’improvviso silenzioso e calmo.

“Non dire niente, André. Noi.. ne riparleremo. E tu, figlia mia… - mi soffermo su di lei, sulla sua figura orgogliosa, che non ha esitato davanti alla morte datagli da suo padre- con te… vedremo… ecco, vedremo!” e non riesco a aggiungere niente, non riesco certo a dirle quanto le voglia bene, né tantomeno a chiederle perdono, ci mancherebbe solo questa, ma mi viene in mente che non riesco a farlo, non che non dovrei farlo. Io sono suo padre, sono io che dovrei proteggerla. Ma son confuso. Proteggere il mio erede? Un traditore? Non sono in grado di ragionare adesso.
Mi fermo sulla porta. Non guardato, li rimiro di nascosto, mentre la mia mente è occupata da pensieri che reputo indegni di me.

“Oscar, è incredibile. Siamo salvi. Vediamo cosa deciderà la regina, ma non dubito..."

Lei lo ferma con un gesto.

“Lo sai, André, cosa pensavo, mentre tenevi stretto mio padre?”

“No, Oscar” dice lui, incerto, spaventato, direi, come solo- ebbene sì- come solo gli innamorati sanno esserlo, sempre timorosi di far la cosa sbagliata, anche quando fanno quella giusta. Lei, invece, lo guarda in faccia, lo sguardo dell’aquila, dei Jarjayes.

“Riuscivo solo a pensare: E quando egli morirà, prendilo e taglialo in piccole stelle, ed egli renderà così bello il volto del cielo che tutto il mondo si innamorerà della bellezza della notte

“Ma…come?” le dice “Pensi alla poesia, in questa tragedia? Non capisco…”

Lo vedo disorientato- ma come è possibile che mi abbia bloccato, che mi abbia fermato, che mi abbia parlato con quella freddezza, un tale sciocco! mi chiedo, sorridendo, fra me e me.

“Generale, generale!” sento la voce di Marie, che mi chiama, concitata “Generale, è arrivato un messo reale. Non ci saranno conseguenze, signore! La mia bambina è graziata! Bisogna informare subito…”

E mentre un peso mi cade dalle spalle, la fermo con un sorriso.

“Non subito, non subito, cara Marie. Fra un po’”

Lei trasecola.

“Ma come… generale!”

“Fra un po’, ho detto. Adesso me ne vado a bere un bicchiere di quelli forti, e tu mi farai compagnia. Adesso i miei figli hanno bisogno di parlare un po’, da soli…”
 
 
  
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