Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: Tottaaax    20/01/2021    2 recensioni
“Accettami ed io accetterò te,sempre” le diceva con l’espressione di chi riponeva tutta la propria fiducia in una sola persona, e fu così che Herica rimase, non seppe mai spiegare a nessuno cosa non andava in lui, ma non seppe nemmeno mai andarsene , si abituò al suo amore e imparò ad amarlo follemente.
A sua volta Damian non le chiese mai se anche lei assaggiava la bocca di altri uomini o se si facesse amare da qualcun altro nello stesso modo in cui permetteva a lui , infondo non gli importava , nessuno avrebbe mai saputo baciare il suo corpo e le sue labbra corallo come le baciava lui, come desiderava lei e di questo erano ben consapevoli entrambi.
Ci sono amori che non possono nemmeno definirsi tali... ma che non possono essere altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Damian camminava irrequieto per la maestosa stanza da ballo, la camicia bianca immacolata fino a un'ora prima, era ormai visibilmente imbrattata. Macchioline viola sul petto sembravano lo schizzo del pennello di qualche artista dispettoso, ma non erano altro che il risultato di un bicchiere di vino versato con noncuranza. Il calice era ,infatti, stretto tra il medio e l'indice di Damian che lo rigirava nervosamente nel palmo della mano affusolata. La camicia non era più stretta nel jeans chiaro dalla cintura di cuoio, ma scappava dall'indumento mostrando così la congiunzione asimmetrica dei bottoni. Qualsiasi invitato notando le schiocche rosse sotto gli occhi azzurri contrasto del giovane uomo non si sarebbe posto molte domande a riguardo, ma egli non era un ospite qualunque, era Damian Gantly, uno degli uomini più desiderati dell’ambiente Newyorkese, giovane scrittore inglese che aveva ottenuto un fortunato successo con il suo primo libro, uscito già cinque anni prima, che da allora non era più riuscito a mettere le mani sulla tastiera della sua macchina per scrivere verde oliva,e che a questo proposito ora giaceva sulla scrivania in ebano ricoperta da uno spesso strato di polvere. Damian era passato dall' essere un brillante emergente scrittore ad essere un giovane poeta fallito,aveva voluto pubblicare,nonostante l’avversione della sua casa editrice,una raccolta di rime adolescenziali che a causa della loro banalità non avevano fatto altro che riscuotere i commenti sarcastici della critica giornalistica. Esistevano come consueto quei pochi elementi che lo consideravano un genio di fine tempo definendo la sua poesia una risposta concreta alla crisi empatica del nostro secolo. Quest'ultimo atteggiamento però non faceva che relegarlo ad una cerchia ristretta ed elitaria di artisti a cui lui non voleva in alcun modo appartenere. Non aveva mai nutrito infatti una profonda,ma nemmeno superficiale,stima, per quel branco di buoni a nulla,pigri e scioperati che amano definirsi 'poeti maledetti'. Nonostante fosse uno stacanovista impegnato,non poteva evitare l'imminente crollo nell'oblio dei libri dimenticati che gli conferiva comunque una tale aura di perdizione astratta da renderlo esasperatamente irresistibile agli occhi delle donne. Probabilmente non era un buon partito,ma profumava terribilmente di peccato . Damian ora sedeva vicino alla finestra con il calice mezzo vuoto nella mano sinistra e la sigaretta consumata nella destra. Gli sguardi erano tutti su di lui,ma, abituato,gli erano totalmente indifferenti. La rabbia gli pressava lo sterno,gli occhi languidi guardavano agli eventi accaduti un'ora prima,le gambe divaricate sulla sedia,i polsi poggiati sulle ginocchia e il piede sinistro rivestito dalla scarpa classica era mosso da un'incessante tremore . Sentiva ancora le mani di Chaima allentargli la cravatta e buttarla per terra mentre gli baciava il collo e stringeva tra le sue lunghe dita i capelli neri di lui. Percepiva la sua stessa mano,dove ora bruciava il mozzicone dell'ultima sigaretta della serata,poggiata sotto il seno della donna che gli infiammava l'anima e il corpo. Se chiudeva gli occhi sentiva ancora il naso ricoperto dai capelli scuri e riccissimi di lei, mentre velocemente la completava. Il loro riflesso nello specchio dello spogliatoio guardaroba resisteva anche sul fondo del calice di Chardonnay ,vedeva gli occhi ardenti della donna,la sua bocca carnosa leggermente aperta nascosta dietro la sua grossa mano che non le permetteva di gemere. A Damian non sembrava il caso di farsi scoprire durante il galà di beneficenza,lei invece sembrava del tutto incurante della situazione. Poi tutto finì, l'adrenalina si consumò,gli occhi ora freddi di Chaima si puntarono nei suoi e con un sorriso malizioso lo ringraziò per averle allietato la noiosa serata. Aveva quindi aperto la porta, sceso lo scalone mastodontico e raggiunto suo marito. Damian invece era rimasto lì, senza cravatta e con le dita sporche di un rossetto color vinaccio. *** La pioggia si riversava su Damian con violenza, i capelli mossi, ora intrisi, erano attaccati alla sua fronte, il viso non tradiva più la poca lucidità, ma era molto pallido, gli occhi pieni di venature rossastre richiamavano le macchie di vino sulla giacca. Damian era nervoso, l’autista del taxi si era rifiutato di riaccompagnarlo a casa, e barcollando tra gli isolati di New York non poté fare a meno di chiedersi perchè un uomo ubriaco fosse in grado di spaventare le persone, pensò allora se fosse colpa di tutte quelle nuove serie tv sui vampiri o se semplicemente l’essere umano avesse una tale paura delle emozioni da evitarle in qualsiasi forma. Cos’è d’altronde un uomo ubriaco, se non un’anima nuda che non ha paura di urlare, piangere, ridere e dire la propria senza nascondersi dietro ad un falso e ipocrita perbenismo? Tornato a casa non si preoccupò nemmeno di togliersi i vestiti, lanciò la giacca sul pavimento e accese quella che sarebbe stata la prima sigaretta del mattino, erano le cinque e mezzo, ma fuori era ancora buio pesto, aveva i gomiti appoggiati al davanzale bagnato e mentre l’umidità gli penetrava le ossa, il fumo gli riempiva i polmoni. Fumare era solo una delle sue cattive abitudini, tuttavia era anche quella meno pericolosa e meno dolorosa,infatti se Damian poteva definirsi dipendente da qualcosa, quel qualcosa era sicuramente l’amore. Questo poeta fallito non poteva certo considerarsi un uomo tutto d’un pezzo, al contrario, era un’anima tutta frammentata, spezzettata, un bellissimo bicchiere di cristallo lanciato per gioco in una società malsana, calpestato per anni da superficiali newyorkesi. Gli piaceva pensare di essere una sottospecie di sfida divina, immaginava un dio perverso ridere di lui dopo aver scoperto che in fin dei conti, l’essere umano, non ci mette poi tanto a rompersi. Sì, Damian Gantly poteva sembrare un egocentrico narcisista, convinto di essere la vittima del caotico gioco dell’universo e, in effetti, lo era davvero,ma dire che era solo questo,no, sarebbe troppo facile. Se la sua anima è rotta in mille pezzi,questo aspetto del suo carattere non è altro che una delle mille facciate del frammento più esterno,quello che permette a chiunque di vedere,a tutti, ma non a lei. Herica si svegliò di soprassalto, il rumore sordo dell’anta della finestra che andava a colpire il telescopio di fianco al letto l’aveva spaventata, sussultò alla vista dell’ombra di Damian davanti al divano letto e solo quando i suoi occhi si abituarono all’oscurità gli rivolse un sorriso dolce, agitò la mano e spostò le coperte pesanti, era il suo modo di chiamarlo a sé silenziosamente, un tenero invito a stendersi di fianco lei,senza il bisogno di alcuna domanda, non erano necessarie le parole tra loro per comprendersi, non esistono lingue utili alle anime affini. Damian si sfilò velocemente i vestiti bagnati,le si stese affianco e percepì immediatamente il calore del suo corpo, Herica si era addormentata sul divano aspettando che tornasse dal galà, era abituata ai suoi rientri notturni, all’odore del alcol e del fumo che lo precedeva, al suo corpo nudo impregnato dal profumo di un’altra donna. Certo, i primi anni aveva sofferto molto con Damian, litigavano di continuo , lui non le chiedeva mai scusa per essere andato con altre donne o per non averla invitata alle feste a cui partecipava tantomeno per non amarla come qualunque uomo degno di lei avrebbe fatto, l’unica cosa che le ripeteva era che lui era questo , che non poteva cambiare, che non voleva farlo. “Accettami ed io accetterò te,sempre” le diceva con l’espressione di chi riponeva tutta la propria fiducia in una sola persona, e fu così che Herica rimase, non seppe mai spiegare a nessuno cosa non andava in lui, ma non seppe nemmeno mai andarsene , si abituò al suo amore e imparò ad amarlo follemente. A sua volta Damian non le chiese mai se anche lei assaggiava la bocca di altri uomini o se si facesse amare da qualcun altro nello stesso modo in cui permetteva a lui , infondo non gli importava , nessuno avrebbe mai saputo baciare il suo corpo e le sue labbra corallo come le baciava lui, come desiderava lei e di questo erano ben consapevoli entrambi. Ci sono amori che non possono nemmeno definirsi tali... ma che non possono essere altro.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Tottaaax