Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MadMary    20/01/2021    0 recensioni
Aceto Doppio era sempre stato affascinato dagli Strip Club, ma non si era mai osato.
Quella sera, però, si sentiva diverso: una forza non troppo sconosciuta lo stava spingendo ad entrare, a sperimentare. Doppio sentiva di aver bisogno di contatto umano, come se la sua vita dipendesse da quello.
Entrando nel locale capì di aver fatto la scelta giusta, quando posò gli occhi su di lei e la forza sovrannaturale lo spinse a prenderla.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Diavolo, Doppio Aceto, Ghiaccio, Prosciutto, Risotto Nero
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Threesome, Violenza
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I singhiozzi si fecero più forti, mentre premeva il viso violentemente contro il cuscino, nella speranza di soffocare non solo i caldi fiumi che le fuoriuscivano dagli occhi, ma anche sé stessa. 

Il timore che quell’uomo entrasse di colpo in camera sua per zittirla la tormentava. 

Guardò mugugnando un lamento la pioggia fuori dalla finestra di camera sua, che batteva prepotentemente contro di essa, mentre i suoi incubi diventavano realtà. 

Un cigolio della porta la fece immobilizzare, mentre le gocce continuavano a scontrarsi sopra al vetro e la stanza rimaneva avvolta da quel suono ripetitivo. 

Poté scrutare con la coda dell’occhio delle sfere infuocate fissarla dall’uscio e tutto rimase sospeso nell’aria per quella che parve essere un’eternità, probabilmente pochi minuti, finché quella figura imponente non sparì di colpo, com’era comparsa. 

 

La mattinata per Celeste proseguì normalmente, se così si poteva definire la normalità, cucinando il pranzo per Risotto, come suo solito, Formaggio e questa volta anche Prosciutto, che non si esentò dal fulminarla con lo sguardo ogni qualvolta si avvicinasse alla tavola per portare o togliere loro dei piatti. 

-E quindi Ghiaccio ha combinato un macello, eh?- chiese sghignazzando Formaggio, masticando rumorosamente un pezzo di tagliata. 

Il loro capo non proferì parola, sorseggiando un calice di vino rosso, prontamente abbinato alla carne servita. 

Prosciutto, invece, sospirò dopo essersi pulito i lati della bocca con il tovagliolo in stoffa vicino alle sue posate, massaggiandosi teatralmente una tempia con le dita sottili e dalle unghie laccate. 

-Incredibile come sia bastata la semplice presenza di...- guardò con disprezzo Celeste dalla porta spalancata che portava alla cucina, mentre lei era intenta a lavare delle stoviglie; deglutì sonoramente osservando le morbide curve della ragazza -...una donna, come lei per giunta, per far perdere la lucidità a uno come lui.- 

Formaggio annuì, continuando a sorridere. 

-Beh, infondo lo capisco anche, non è che qua se ne veda molto di topa...-  

Il biondo alzò gli occhi alle parole così volgari e poco eleganti del suo compagno, prima di continuare il suo discorso. 

-Risotto.- chiamò di colpo l’altro uomo, che lo guardò seriamente senza ancora fiatare –Spero tu le abbia già detto qualcosa. Non può comandare lei qui, non può permettersi di distruggere l’equilibrio della nostra squadra, non dopo tutto il lavoro che c’è stato per far funzionare nella maniera più efficiente possibile le cose. Solo perché non le possiamo ancora fare niente poiché protetta dal boss, non significa che possa passare del tutto indenne a certe mancanze di rispetto simili.- 

Celeste origliò come al solito la conversazione: Prosciutto non le era piaciuto dal primo momento, ma dopo quei commenti, era certamente finito nella sua lista nera. 

Lei mancava loro di rispetto? Dopo giorni passati ad obbedire prontamente ai loro sporchi ordini, a lavare i loro vestiti, a preparare loro pranzo e cena, a mettere il su loro il caffè a qualsiasi ora del giorno e, soprattutto, dopo giorni passati senza mai reagire a un qualsiasi loro sguardo, commento o persino tocco molesto? Era arrivata persino a ballare per loro, lasciandoli toccare con le loro sudice mani il suo corpo. 

A quanto pare, però, urlare per cercare di fuggire a una violenza sessuale era troppo, una chiara mancanza di rispetto. 

Strinse il più forte possibile i pugni, esalando un respiro tremante. 

-Le ho già parlato, non dovete più preoccuparvi di nulla.- tuonò l’uomo dagli occhi neri, posando definitivamente la propria forchetta, avendo finito di pranzare, seguito poco dopo dagli altri due. 

-Zuccherino!- la chiamò, praticamente gridando, Formaggio –Portaci del caffè!- 

-Sì.- rispose a tono sostenuto lei, per farsi sentire dall’altra stanza. 

Risotto proseguì. 

-Il boss dovrebbe chiamarmi questo pomeriggio per nuovi ordini e informazioni riguardo alcune missioni e lei. Questa sera poi vi contatterò con le novità.- 

I due annuirono al loro capo, mentre Celeste serviva loro le bevande. 

-Ecco a te...- sussurrò, posando l’espresso davanti a Prosciutto, non osando guardarlo negli occhi.  

Lui, d’altro canto, la fissò con uno sguardo infuocato. Avrebbe voluto oltrepassarle il cranio, bucarglielo da parte a parte, spararle un colpo alla testa e ucciderla, proprio in quel momento. 

Avrebbe voluto farla urlare di piacere, stringendo fra le sue grandi mani lievemente callose quelle cosce così morbide, quei seni così sodi, quei fianchi così soffici. 

Avrebbe voluto affondare il suo membro dentro di lei, sentirla stringersi attorno a lui, sentirla ansimare e gemere nel suo orecchio, mentre gli chiedeva di più, mentre lo implorava. 

Un sussulto della ragazza lo svegliò dal suo sogno ad occhi aperti, realizzando di aver colpito accidentalmente la tazzina del caffè, rovesciando il suo contenuto bollente sulla tovaglia, macchiandola, ma soprattutto, sulla gamba violacea di lei, schizzandola involontariamente. 

-Ah, cazzo... Zuccherino, ti sei bruciata per caso?- domandò Formaggio, sporgendo di poco il capo verso di lei, per osservare lo stato della sua pelle. 

-No, no... nulla di grave.- rispose con un filo di voce, asciugandosi velocemente, ma con delicatezza ed attenzione, da quel liquido, badando a non fare troppa pressione sui lividi. -Grazie per esserti preoccupato.-  

Prosciutto la guardò senza dire niente: come mai si sentiva in colpa?  

Era un assassino lui, un mercenario, uccideva a pagamento... allora come mai, vedere quella creatura così indifesa, così debole, tamponarsi le carni scottate e violacee lo scuoteva così nell’animo? Come mai era quasi sul punto di scusarsi con lei per la sua sbadataggine e aiutarla a medicarsi? 

-Fai più attenzione la prossima volta.- sputò invece acidamente, travolto da quei pensieri così sconvolgenti e confusionari. 

La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, con le labbra serrate e gli occhi colmi d’odio, posando rumorosamente il fazzoletto zuppo sulla tavola, proprio accanto a lui. 

-Grazie per il consiglio.- e se ne andò, voltando loro le spalle e dirigendosi in bagno, per rinfrescarsi la scottatura. 

Formaggio guardò sogghignando il suo collega, intento a studiare la macchia sulla tovaglia appena formata. 

-Devi dirmi qualcosa?- chiese il biondo, con tono seccato, fulminandolo con lo sguardo, ma ricevendo solo una risata beffarda in risposta. 

-Come sei duro con lei, Prosciutto... dovresti lasciarti un pochino andare, sai? Scherzare ogni tanto non ti farebbe male, con lei poi è facile ridere: fa sempre qualche casino con cui prenderla per il culo.- e con questo, si alzò dalla tavola, salutando i due suoi colleghi, prima di uscire definitivamente dall’abitazione. 

-Tsk... ovviamente quella donna se n’è andata senza prepararmi un altro caffè.- borbottò, guardando poi il suo capo, che lo fissava intensamente –Cosa c’è adesso, Risotto?- 

L’uomo non gli rispose. 

Prosciutto sospirò, accennando un sorriso. 

-Ti va una sigaretta?-  

Il sorriso fu presto ricambiato. 

 

-Sai, non me l’immaginavo io, da piccolo, di finire nella mafia...- disse pensosamente, poggiato sul balcone all’aria aperta, mentre guardava l’orizzonte, esalando quel fumo grigio. 

Risotto lo osservò, posto poco lontano da lui, annuendo. 

-Ti capisco, Prosciutto.- 

Il biondo proseguì, chiudendo gli occhi, continuando la sua riflessione. 

-Ero convinto di diventare un avvocato, ci pensi?- ridacchiò mestamente, portandosi la sigaretta alle labbra e aprendo a mezz’asta le palpebre, per scrutare i passanti sotto di lui –Volevo diventare un avvocato penalista, volevo punire chi meritava di essere punito e difendere chi meritava di essere difeso.- buttò il mozzicone giù, verso la strada. 

L’amico non fiatò, continuando ad osservarlo. 

-E invece eccomi qua nella mafia, a uccidere gente perché me lo ordinano e a rapire puttane...- fece una smorfia disgustata -...che vita inutile.- 

-Prosciutto.- lo richiamò Risotto, facendogli alzare lo sguardo verso di lui, per fissarlo intensamente negli occhi. 

Rimasero così per qualche istante, senza proferire parola, finché il capo non spezzò quel silenzio, con quella sua voce, così calda e profonda. 

 -Lo sai quanto sei importante per la squadra.- 

Prosciutto annuì. 

-Non dimenticarlo.- e gli posò una mano sulla spalla, prima di gettare la sigaretta consumata dal balcone, come aveva fatto precedentemente il collega, rientrando in casa. 

 

Celeste era intenta a spazzare la sala quando vi entrò Risotto, che si accomodò sulla sua poltrona, con l’aria di chi attende. 

“Che strano, sembra teso...” si disse “Magari sta aspettando qualcosa di importante, chissà cosa però.” 

I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del telefono fisso poco distante dall’uomo, che con uno scatto si alzò per rispondere alla chiamata. 

-Pronto, chi parla?- tuonò, prima di irrigidirsi completamente, tenendo lo sguardo fisso –Salve, boss.- 

La ragazza smise immediatamente i movimenti con la scopa, guardando con occhi spalancati Risotto, intento ad annuire alla cornetta. 

Il mandante del suo rapimento stava chiamando il suo rapitore. 

Qualcosa di brutto le sarebbe capitato di lì a poco. 

-La ringrazio a nome di tutta la Squadra Esecuzioni, boss, siete stato molto chiaro. Attenderò futuri ordini. Certo. Arrivederci boss, la ringrazio ancora.- e posò il telefono, concludendo la chiamata ed espirando rumorosamente, come se si fosse appena tolto un enorme peso dal petto. 

Non lo aveva mai visto così rigido, così servizievole, così riconoscente, così sottomesso.  

Il loro boss doveva essere davvero una persona terribile per incutere tale timore persino a un uomo del genere. 

Prima che potesse osarsi a porgli delle domande, il biondo comparì nella stanza, senza risparmiarle uno sguardo colmo di disprezzo. 

-Ha chiamato il boss, Prosciutto.- lo avvertì, tornando al suo solito modo di parlare duro e intransigente. 

Anche il biondo spalancò leggermente gli occhi dalla sorpresa, ricomponendosi un attimo dopo. 

-E cos’ha detto, quindi?-  

-Te lo dirò quando ci saranno anche tutti gli altri, non ho intenzione di ripetermi. Chiamali e falli venire qui entro un’ora, solo in quel momento ne discuteremo.- 

Prosciutto annuì con fare comprensivo, estraendo il suo cellulare a conchiglia e cominciando a contattare i suoi compagni. 

Celeste ebbe il grande presentimento che qualcosa di orribile le sarebbe stato rivelato entro la fine di quella giornata. 

Verso le sette di sera, tutta la squadra al completo si presentò in quella casa, compresi anche Sorbetto e Gelato. 

Prima di condividere con loro i nuovi ordini, Risotto decise che cenare sarebbe stata la cosa più opportuna da fare e la ragazza si ritrovò a preparare da mangiare a nove uomini in fretta e furia, per evitare di innervosirli. 

Rivedere Ghiaccio dopo gli spiacevoli eventi trascorsi non fu né piacevole, né rassicurante e nemmeno lui si risparmiò dal fulminarla con lo sguardo appena ne aveva l’occasione. 

Dopo che ebbero cenato tutti quanti, sorseggiando alcolici e discutendo animatamente come loro solito, si accomodarono insieme nel salotto, ciascuno seduto al solito posto, con tutti gli sguardi rivolti verso il loro capo. 

-Il boss mi ha contattato questo pomeriggio.- esordì, facendo irrigidire il viso di ciascun membro e facendo calare il più completo silenzio. 

Celeste, al fondo della stanza, appoggiata al muro, osservò con la bocca serrata quegli uomini, di colpo ammutoliti. 

Risotto proseguì. 

-Mi ha comunicato una nuova missione che affiderò a voi, Ghiaccio e Melone.- i due annuirono –il target si chiama Giacomo Lanteri, un imprenditore edile, qui c’è la foto.- e porse loro l’immagine della vittima, un uomo sulla cinquantina, stempiato e lievemente sovrappeso. 

-Quanto ci frutterà il valoro?- si prestò a chiedere il ricciolo, passando la fotografia al collega accanto a sé. 

-Sei milioni di lire.- 

-SOLO?!- urlò a squarcia gola, alzandosi dal suo posto, ma subito l’uomo dai capelli lilla lo prese delicatamente per il polso, invitandolo a riprendere posto. 

-Ghiaccio...- lo ammonì il suo capo, prima di continuare il discorso. 

-Formaggio, tu invece devi far sparire la figlia di Marcello Pane.- e porse anche a lui una foto –Il ricavato è di cinque milioni circa.- 

L’uomo dai capelli corti sbuffò, mettendosi la diapositiva in tasca. 

-Non sa che cazzo sta rischiando con questi pagamenti miseri, un giorno ne subirà le conseguenze.- sputò, seguito da dei versi di approvazione da parte di tutti gli altri. 

Risotto lo ignorò, prima di rivolgere le sue pupille vermiglie verso Celeste, che lo notò immediatamente, mantenendo il contatto visivo, incapace di distogliere lo sguardo: stava per parlare di lei. 

-Infine, il boss ci ha dato nuove indicazioni su cosa fare con l’ostaggio.- disse, ricatturando tutte le attenzioni dei colleghi su di sé. 

La ragazza sentì le gambe cedere mentre i palmi si riempivano di sudore, avvertì la morte farsi sempre più vicina: percepì il suo fiato freddo sul collo umido. 

-Mi ha comunicato che sta avendo dei contrattempi personali e sicuramente non riuscirà a farla prelevare entro la fine di questo mese, quindi rimarrà con noi ancora per un tempo indefinito.-  

-Meglio così, almeno abbiamo una cameriera in casa ancora per un po’.- sogghignò Illuso, seguito dagli altri. 

-Mi ha inoltre comunicato.- proseguì Risotto –che possiamo fare di lei quello che ci pare.- 

La stanza si raggelò nuovamente, mentre tutti guardavano a bocca aperta e con aria sbigottita l’uomo. 

-L’importante, ha detto, è non ferirla in maniera permanente e non ucciderla.- 

Celeste sentì il cuore saltarle in gola quando tutti quei volti si girarono verso di lei. 

-Davvero capo?! Ma è fantastico!- esultò Formaggio. 

-Siamo sicuri che poi non si incazzi, quello?- domandò scettico Ghiaccio, ricevendo come risposta affermativa il movimento del capo di Risotto. 

-Cucciola!- la chiamò Illuso, facendola mugolare in disapprovazione –Preparati a passare delle nottate insonni, allora!- e scoppiò a ridere, accompagnato dalle risate meschine degli altri compagni. 

La ragazza uscì dalla sala velocemente, chiudendosi nel bagno e scoppiando in un pianto disperato. 

   
 
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