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Autore: Scarlet Jaeger    20/01/2021    3 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: L’inizio di questo capitolo fa riferimento al giorno dopo ciò che è capitato nel capitolo precedente, ma differenzia leggermente dal capitolo della One Shot presente nella raccolta. Purtroppo questo capitolo era già stato scritto e quando ho scritto l’altro non me lo sono ricordato, perdono T.T Chiudete un occhio XD

 
 
Capitolo 23 – War Of Change
 

 
Everything’s about to change
Tutto è destinato a cambiare
 
Thousand Foot Krutch - War Of Change
 


 
 
«Buongiorno…», asserì Saya, una volta messo piede fuori dal cancello della sua villetta, rivolgendosi a tutti ma con lo sguardo fisso su Kai. Aveva un sorriso talmente luminoso che Yuri e Boris si lasciarono scappare un sorrisetto sornione quando voltarono lo sguardo saccente sul diretto interessato, che di rimando sbuffò appena, prima di rivolgere il suo sorriso impacciato alla ragazza.
I due russi si erano accorti del loro avvicinamento già dal momento in cui erano usciti dal club di Basket, in cui Kai disse loro che non c’era bisogno che aspettassero la ragazza, ed a cui raccontò, con i suoi metodi secchi e sintetici, ciò che era accaduto nell’ora della pausa pranzo. Ciò fece anche tirare un sentito sospiro di sollievo a Boris, che poteva così concentrarsi su Mira Nakamura, nonostante non avesse più avuto notizie di lei. Aveva provato a chiedere al presidente Ditenji, senza dire nulla a nessuno, ed aveva scoperto che la ragazza viveva nella loro città e che aveva un anno più di loro, ma non era riuscito a capire altro dal modulo d’iscrizione che lei stessa aveva consegnato per partecipare al torneo appena concluso. Inoltre non era riuscito a chiedere direttamente a lei delle cose basilari come quelle, costringendolo a chiedere altrove, perché lei era stata talmente risoluta nel chiedergli informazioni su Kai che lui era finito per indispettirsi. Tuttavia non voleva demordere, perché era assai difficile che qualcuno riusciva a fare colpo su di lui com’era riuscita a fare quella ragazza.
Quelle iridi ametista l’avevano scosso fin troppo nel profondo.
«Allora, andiamo?», continuò Saya, distogliendo Boris dai suoi pensieri, e quando rialzò lo sguardo sui loro amici assistette ad un bacio decisamente appassionato, da cui Kai era uscito discretamente imbarazzato, perché non era abituato a quelle effusioni leggermente inaspettate. Tuttavia non aveva detto nulla, perché in fondo le attenzioni che finalmente gli riservava la sua compagna le aveva sempre sognate e ricercate.
«Via, dovresti darti un contegno…», lo sbeffeggiò infatti Kuznetsov, ammonizione che fece ridacchiare Yuri sotto i baffi.
«Tu sai dove dovresti andare invece?», gli rispose sarcastico Hiwatari, facendo ridacchiare anche Saya, che si voltò esasperata verso il rosso.
«Allora, sei felice?», le chiese poi quest’ultimo, mentre Kai e Boris erano intenti a punzecchiarsi. Anche se era solo Boris a parlare, perché Kai cercava in tutti i modi di non cedere alle sue provocazioni, per quanto fosse possibile per lui. Era chiaro che le sue battutine erano a fin di bene, ma Hiwatari non era ancora del tutto abituato ad essere al centro dell’attenzione quando non era nel bel pieno di un incontro di Beyblade, oppure in una partita di Basket del club.
«Sì», rispose così la nipote del presidente Ditenji, con un sorriso talmente sentito che Yuri non poté far altro che fare spallucce e sorridere a sua volta, perché finalmente quei due erano riusciti a dichiararsi ed a concedersi l’uno all’altra.
«Beh, adesso tocca a te!», prese di nuovo parola Boris, quando oramai non trovò più soddisfazione nel punzecchiare Kai. Si era accostato ai due, e quelle poche parole bastarono per beccarsi un’occhiataccia da parte di Ivanov, persona a cui erano rivolte quelle parole.
«Potrei dire la stessa cosa…», gli rispose però il suo compagno, assottigliando lo sguardo di ghiaccio in un’occhiata talmente eloquente che finì per farlo imbronciare, e tutto ciò accadde sotto lo sguardo interdetto di Saya e quello divertito di Hiwatari, che nonostante non avesse ben capito il discorso era comunque soddisfatto dell’imbarazzo del Blader.
«Perché, c’è qualcuno che ha rapito il vostro cuore?», chiese la ragazza, con lo sguardo interdetto che altalenava da un russo all’altro. Lei non poteva sapere dell’avvicinamento di Yuri e Julia, perché la sera della vigilia di natale era rimasta tutta la sera con Kai, e dopo la finale del torneo era andata via con Mato. Solo Kai si era accorto di tutto, proprio perché li aveva visti insieme quella stessa sera, quando lei gli fasciò la mano con cui aveva colpito l’armadietto, ma lui aveva ben pensato di farsi gli affari suoi. In fondo il nippo-russo era sempre stato un tipo abbastanza riservato, anche riguardo gli affari degli altri. Non era uno che amava i gossip o i pettegolezzi, nemmeno riguardanti sé stesso, per cui se non era una cosa direttamente collegata a qualcosa che gli interessava personalmente per lui non era importante.
Il silenzio dei due servì però a dare a Saya la conferma che tanto aveva atteso, e quello la costrinse ad aprirsi in un sorrisetto decisamente troppo sornione, che fece imbronciare i due e li costrinse a lanciare un’occhiataccia a Kai, per cercare in lui un qualsiasi aiuto, ma il loro compagno in fondo era un tipo infidamente bastardo e quindi liquidò la questione con un’alzata di spalle ed un mal celato sorrisetto, che intaccò leggermente l’impassibilità del suo volto.
«Ma, dai…sono felice per voi!», spezzò però la tensione lei, portando le braccia dietro alla schiena con un sorriso.
Nessuno tuttavia se la sentì di rispondere a quella sentenza, e quindi la conversazione crollò così, nel momento esatto in cui iniziarono a scendere le scalinate che li avrebbero portati alla stazione della metropolitana.
 
 
Una volta messo piede nella scuola però, la figura di una persona conosciuta attirò la loro attenzione e li fece bloccare in mezzo al violetto d’entrata, laddove si persero a guardarla con sguardo leggermente interdetto.
«Vi stavo aspettando! Sapevo che sareste arrivati da un momento all’altro», fece quella con un sorriso, mentre i suoi grandi occhi verdi si posarono in quelli color ghiaccio di Yuri, che mostrò uno sguardo pressoché stralunato dopo quell’affermazione.
«Julia? Julia Fernandez degli F-Sangre?»
Fu Saya a prendere parola, con il tono di voce incredibilmente meravigliato ed uno sguardo molto simile a quello che aveva il russo, perché non riusciva a capire cosa ci facesse lì la loro ex avversaria, per di più con indosso la sua stessa divisa scolastica e la cartella stretta tra le mani.
«In persona!», le rispose con un sentito sorriso la spagnola, voltandosi poi a guardare Kai, che la guardò di rimando con una smorfia, che servì per intimarle di non provare minimamente a raccontare a cuor leggero quello che era successo due giorni prima.
«Piacere di rivedervi!», continuò poi, continuando a ridacchiare, «ed è un piacere essere vostra compagna di scuola!», concluse, impettendosi appena e sorridendo aggraziatamente verso la nipote del presidente, che nonostante la confusione iniziale era ben felice di vedere una faccia conosciuta.
«Compagna di scuola?», asserì Boris, diventando la voce dei pensieri di Yuri, che invece era rimasto impalato a fissarla con sguardo interdetto, gonfiando un po’ l’ego della ragazza. In fondo lui era uno dei principali motivi per il quale lei si trovava lì…
La chiamata in causa però annuì sommessamente in seguito a quella domanda, cosa che fece alzare le sopracciglia del russo in maniera alquanto plateale, ma vedendo la confusione dei presenti si apprestò a chiarire ogni dubbio.
«Sì», asserì con fermezza, spostandosi una ciocca della frangia bionda da davanti agli occhi, «faccio parte dello scambio culturale. In questo periodo alcuni studenti vengono selezionati per essere mandati a studiare in altre scuole. Io sono stata scelta, grazie anche ad una mia insistenza, lo ammetto, proprio per venire in Giappone», ridacchiò, ma ciò non le impedì di continuare il racconto, che riprese dopo una breve pausa di qualche secondo. «Fin da piccola ho sempre girato il mondo con il mio circo, ed all’età di sedici anni posso vantare di parlare abbastanza bene ben 5 lingue. Il Giapponese non è molto conosciuto in occidente, per questo è stato alquanto facile far ricadere la scelta su di me. In più sono ospite da una famiglia che conosce bene il nostro circo, per cui sono in ottime mani», concluse con un plateale sorriso, come quando aspettava gli applausi alla fine di un numero, ma non furono gli applausi quelli che ricevette, bensì un’occhiata meravigliata da parte di Saya e Boris, una impacciata da Yuri, ed una totalmente menefreghista da parte di Kai.
«Capisco», riprese però Kuznetsof, dopo aver lanciato un’occhiatina divertita in direzione del compagno, che lo fulminò a sua volta con un’altra occhiata di ghiaccio, che comunque non passò inosservata a Julia.
Tuttavia le parole di Boris la convinsero a riportare l’attenzione su di lui.
«Ed il caro fratellino cosa ne pensa di questa tua immersione nella casa del lupo?», ridacchiò, lanciando volutamente la frecciatina, che Yuri accolse con una gomitata dritta nelle sue costole e Julia con una risatina imbarazzata.
«Non era molto contento all’inizio…», si lasciò andare lei, con un tono di voce leggermente intristito, «non è stato facile separarci. Abbiamo vissuto assieme ogni momento della nostra vita, ma è giusto che ognuno di noi faccia le proprie esperienze», continuò, piantando spudoratamente i suoi occhi verdi in quelli azzurri di Ivanov, che si convinse ad ignorare il compagno per dare tutta l’udienza necessaria alla ragazza che da qualche tempo aveva rapito il suo cuore.
«Per cui eccomi qua…purtroppo non nella vostra sezione, ma qui», continuò lei, senza spostare il suo sguardo dal ragazzo, «sono felice di vederti», gli disse poi con voce titubante, probabilmente per colpa dell’imbarazzo.
Quella volta però fu Saya a dare una leggera gomitata a Yuri, perché era rimasto impalato al suo posto senza minimamente provare a dire qualcosa.
«Si merita una risposta…», ridacchiò la nipote del presidente Ditenji, facendogli un occhiolino, che però il russo non riuscì a cogliere, perché la sua attenzione era totalmente rapita dalla ragazza di fronte a sé.
«Anche io», si decise finalmente a dire dopo alcuni secondi, e rimasero a guardarsi negli occhi per altri interminabili secondi, ma per fortuna Saya riprese in mano la situazione.
«Beh, noi vi precediamo…», asserì, lanciando uno sguardo d’intesa sia a Kai che a Boris, per far loro capire di lasciarli soli, parole che il russo dai capelli grigi accolse alzando le spalle con un sorrisetto.
«Ci vediamo in classe Yuri!», enunciò poi in direzione del compagno, prima di voltarsi verso Julia. «Spero di vederti a ricreazione», le disse con un sorriso luminoso stampato in faccia, che venne subito ricambiato dalla sua nuova amica, ed infine prese Kai sottobraccio ed insieme a Boris lasciarono i due ragazzi finalmente soli.
«Allora…», riprese parola la spagnola, quando il trio fu abbastanza lontano da non poter sentire i loro discorsi, «sei felice di rivedermi?», continuò con un sorrisetto furbastro stampato sul volto, che non poté che essere ricambiato dal rosso.
«Sono meravigliato in realtà. Non mi avevi detto nulla…», le rispose Yuri, con una smorfia leggermente contrariata. Aveva passato con lei tutta la serata della finale del torneo, due giorni prima, eppure lei non aveva minimamente accettano al fatto che sarebbe rimasta in Giappone.
«Mi dispiace non averti detto nulla, volevo farti una sorpresa, e dalla tua faccia credo di esserci riuscita», ridacchiò, «comunque sapevo che tu frequentavi questa scuola», ammise poi con naturalezza, cosa che fece alzare un sopracciglio al russo, ma lei riprese parola prima che lui avesse potuto aprire bocca. «L’ho saputo per caso dal presidente Ditenji. Ho chiesto di parlare direttamente con lui prima di iscrivere me e mio fratello al torneo, perché volevo capire bene alcune cose, e l’uomo è stato così felice della nostra decisione di partecipare che alla fine si è perso in chiacchiere. Mi ha raccontato che avrebbe partecipato anche sua nipote, e che stava frequentando la scuola superiore insieme a voi, al che, facendo finta di nulla, ho chiesto quale fosse la scuola e quando il nostro istituto ha deciso di fare questi scambi culturali ho cercato di fare in modo di essere mandata proprio qui. Sai, sono la capoclasse ed i professori hanno sempre ben accolto le mie richieste», gli fece una linguaccia e lui ridacchiò leggermente sotto i baffi, iniziando a capire.
«Non ti facevo così calcolatrice…ma credo sia un bene. Sei sempre stata risoluta a quanto vedo, non solo nello sport…», asserì lui con una punta di orgoglio. In fondo non poteva chiedere di meglio, ed anche se la loro storia non era ancora ben consolidata, c’erano tutte le fondamenta per una buona riuscita. E poi lui ci stava seriamente sperando, soprattutto dopo averla rivista, ed anche se in un primo momento era rimasto pressoché interdetto dalla sua presenza in quella scuola, in quel momento si stava sentendo stranamente emozionato.
«Sono felice di essere qui, come sono stata felice di aver partecipato al torneo. Sai, mi era mancato lanciare Thunder Pegaso. Dopo avervi salutati tutti in seguito alla caduta della B.E.G.A sono stata così presa dallo studio che non ho più avuto sfide serie, nemmeno con Raul», sorrise ancora, portando le mani dietro la schiena in un gesto spensierato, ma gli occhi di Yuri erano ancora puntati su di lei.
«Capisco», disse il russo, senza minimamente spostare il suo sguardo da quello verde e penetrante della ragazza, ma tra loro cadde ben presto un silenzio leggermente imbarazzante. Nessuno dei due sapeva cosa dire, ma Julia capì che in fondo il ragazzo di fronte a lei non era uno dalle molte parole e quindi decise di prendere di nuovo l’iniziativa.
«Però per me è tutto nuovo qui e non so dove devo andare», commentò con un leggero imbarazzo, «ho fatto solo in tempo a vedere in quale sezione sono stata smistata, ma non ho la minima idea di dove sia. Vuoi accompagnarmi?», gli chiese poi, stringendo leggermente la presa sulla cartella, e Yuri si aprì in un sorrisetto soddisfatto prima di appoggiarle una mano dietro la schiena e spingerla lievemente verso la porta d’ingresso.
 
 
 
 
 
 
Nel frattempo Saya, Kai e Boris si erano lasciati alle spalle gli armadietti e si erano incamminati sulla rampa di scale che li avrebbe portati alla loro classe.
Stavano camminando l’uno accanto all’altra quando Saya sentì la mano calda di Hiwatari sfiorare la sua, gesto che fece senza farsi vedere da Boris, e la sua felicità arrivò alle stelle. Era così emozionata che, come al solito, iniziò a parlare a vanvera.
«Certo che voi russi siete un po’ tardi per quanto riguarda i sentimenti eh…», sentenziò con una risatina, anche se strinse volutamente la mano del suo compagno nella sua, per paura che lui prendesse sul personale quella sentenza e si allontanasse stizzito da lei come faceva di solito. Per fortuna però il nippo-russo, oltre una leggera smorfia, non si comportò in maniera drastica.
Fu Kuznetsov a prendere parola, e lo fece con un sorrisetto infinitamente eloquente.
«Parla per il tuo Kai!», le rispose Boris, e quella sentenza gli servì a beccarsi come al solito un’occhiata di fuoco dal chiamato in causa, che fece inoltre ridacchiare Saya sotto i baffi.
«Beh, devi ammettere che non ha tutti i torti», disse però lei, rivolta suo fidanzato, che di rimando le lanciò un’occhiataccia molto simile a quella che pochi secondi prima aveva rivolto al suo compagno, ma ovviamente lei non si fece fermare da ciò e diresse di nuovo la sua attenzione verso Boris.
«In realtà mi riferivo a tutti voi, senza distinzioni. E poi mi sono accorta che alla vigilia di natale eri parecchio interessato alla ragazza contro cui avete combattuto tu e Yuri», lo accusò beffardamente, asserzione che fece sgranare leggermente gli occhi al diretto interessato e salire alle labbra di Hiwatari una risatina incredibilmente divertita.
«Figuariamoci!», le rispose Boris, punto nell’orgoglio, storcendo il labbro in una smorfia apparentemente schifata. Ancora gli bruciava il fatto che Mira avesse chiesto informazioni su Kai, e che non avesse minimamente accennato a parlare con lui come avrebbero fatto due persone normali.
Quando lui si era rifiutato di dire altro oltre ad un semplice “è solo un coglione”, prendendo quella conversazione sul personale, lei aveva fatto spallucce ed era rimasta in silenzio ad osservare i movimenti di Kai, fino a quando lui non era sparito dalla stanza insieme a Saya. In quel momento Boris aveva anche riprovato a riavvicinarsi a lei, per capire come mai lei fosse così tanto interessata al suo compagno, ma quella aveva liquidato la questione facendo spallucce ed era sparita non molto tempo dopo.
Da quel giorno non l’aveva più rivista, ma ogni maledetta notte sognava quelle iridi ametista ed ogni mattina si svegliava accaldato e stranamente eccitato, più di quanto ci tenesse ad ammettere. E non lo avrebbe mai ammesso, forse nemmeno con Yuri, figuriamoci quindi con Kai, che era il principale ostacolo che lo divideva da quella ragazza.
Però, se lei era così fissata col suo compagno di classe, probabilmente si sarebbe fatta viva lei stessa e lui avrebbe aspettato quel momento per avvicinarla e, magari, provare a farle cambiare idea. E poi Kai era sempre stato preso da Saya da non aver mai guardato nessun’altra, quindi figuriamoci se avrebbe rinunciato alla ragazza che era riuscita a penetrare nel suo cuore di ghiaccio per una venuta da chissà dove. Doveva solo riuscire a far desistere la Nakamura da stargli dietro.
Semplice, no?
«Ero solo curioso di sapere chi fosse», mentì spudoratamente alla nipote del presidente, nonostante il cuore che batteva incessante nel petto per essere stato scoperto così tanto facilmente dalla sua amica, e lo fece portando le mani dietro la nuca in un gesto che voleva sembrare annoiato.
Kai invece continuò a ridacchiare sotto i baffi, perché aveva capito l’imbarazzo che stava muovendo il compagno russo, così come lo aveva capito Saya, ma essendo tutti presi dalla loro conversazione, nessuno dei tre si accorse della persona che stava sopraggiungendo, con gli occhi curiosi piantati su una persona in particolare del terzetto, che si accorse di quello sguardo incuriosito solo quando gli fu di fronte.
«Ciao Hiwatari…», lo salutò, con un sorrisetto leggermente tirato, ma quella non aspettò che il ragazzo ricambiasse, né attese che si voltasse verso di lei. Li superò con nonchalance e continuò a camminare dalla parte opposta dei ragazzi, sotto un’occhiata stranita di Kai ed una impensierita di Saya.
«Chi era?», chiese quest’ultima, ma nonostante la punta di gelosia nella voce era più incuriosita che impensierita.
«Non ne ho idea…», le rispose Kai, spostando lo sguardo perplesso verso la sua compagna.
L’attenzione di Boris invece era stata catturata da quella strana ragazza, così tanto che si era voltato ad osservare la sua andatura lenta e cadenzata con espressione leggermente incupita. Avrebbe riconosciuto ovunque quei capelli corvini dalle tonalità blu, così come la camminata di una persona incredibilmente sicura di sé.
«Scusate», disse poi a Saya e Kai, prima di correre dietro la fonte dei suoi pensieri. Fece uno scatto degno di nota, allungando il passo per precederla, fermandosi infine proprio di fronte a lei, che per colpa di quell’intrusione non prevista arrestò spaventata il suo passo con sguardo accigliato.
«Hey!», lamentò lei, con una mano poggiata all’altezza del cuore per colpa dello spavento. «Volevi farmi prendere un colpo?», gli disse poi, spostando la testa di lato per scrutarlo con curiosità.
«Volevi farlo venire tu a me? Che ci fai qui, Mira Nakamura?», le chiese invece lui, con il tono di voce leggermente rude, perché in fondo non gli era passato inosservato il fatto che lei avesse salutato soltanto Kai, ignorandolo totalmente lui.
E lui non era abituato ad essere ignorato.
«Sto andando in classe…», gli disse lei con nonchalance, alzando le spalle come se quella fosse stata la cosa più normale del mondo, ma ovviamente non convinse a pieno il suo interlocutore.
«E da quando frequenti questa scuola?», le chiese ancora, abbassando gli occhi per constatare il fatto che indossasse la stessa uniforme di Saya, notando anche il fatto che somigliasse molto alla nipote del presidente Ditenji, a parte il volto più allungato ed il naso leggermente all’insù.
«Da oggi», ridacchiò lei, probabilmente per allontanare la tensione avvertita. «Piacere di averti rivisto, Boris Kuznetsoff», continuò poi, sorridendo affabilmente.
«Il mio cognome è Kuznetsov», l’ammonì però lui, guardandola leggermente di traverso per essere stato ferito nell’orgoglio.
“Hai sbagliato il mio cognome, ma quello di Kai lo hai pronunciato perfettamente eh”, pensò, ma ovviamente desistette dal dirlo o sarebbe passato per quello geloso, e siccome tra loro non c’era mai stato nulla era impensabile farsi vedere in quel modo da lei. Sarebbe partito solamente col piede sbagliato.
«Scusami…», asserì, «comunque mi fa piacere incontrare facce conosciute», riprese parola, e quella frase servì solamente a far assottigliare lo sguardo del ragazzo, per capire se avesse seriamente detto la verità o meno, ma il pensiero che lei fosse lì solo per Hiwatari non aveva abbandonato la sua mente nemmeno per un momento.
«Mi fa piacere averti rivisto», ammise lui, sbilanciandosi oltre il limite che aveva consentito a sé stesso solo per vedere come si sarebbe comportata lei, ma invece che dire qualcosa lei sorrise solamente, indispettendo ancora di più il povero Boris.
«E perché ti sei trasferita proprio ora in questa scuola?», insistette, incuriosito dalla risposta che avrebbe dato. “Ammetti che sei qui per Kai!”, pensò invece la sua mente, ma Mira fece un lieve sospiro, che incuriosì Kuznetsov più di quanto già non fosse.
«Perché la scuola dov’ero prima era troppo lontana. Pensavo che sarei riuscita a far coincidere tutto: la scuola, lo studio ed il lavoro, ma purtroppo ho dovuto cercare qualcosa di più vicino, altrimenti non sarei mai riuscita a fare tutto», fece spallucce di nuovo e quell’ammissione rese Boris ancora più curioso.
«Tu lavori?», le chiese, con un tono di voce così meravigliato che finì per farla ridacchiare sonoramente.
«Per forza, se voglio mantenermi…», continuò lei, assottigliando lo sguardo per non farsi sfuggire la reazione del ragazzo, che tuttavia rimase a guardarla senza fare una piega. «Sono rimasta sola», disse poi, con una nota talmente amara nella voce che lo fece destare dai suoi pensieri.
«Vivi da sola?», le chiese, ma lei scoppiò a ridere, indispettendolo leggermente.
«Quante domande, sei molto curioso Kuznetsov», lo ammonì di rimando, anche se il tono di voce era più divertito che seccato, e quello lo fece ben sperare. «Comunque sì, come ho detto, sono rimasta sola», sospirò, di nuovo amaramente, ma Boris decise di non continuare a parlare di ciò, né di farle domande su Kai o sul vero motivo per il quale lei fosse in quella scuola. Lei era lì, e quello per lui era l’importante, perché era sicuro che sarebbe riuscito a farle dimenticare Hiwatari.
Era solo una questione di tempo.
«Capisco», le rispose con un piccolo sorrisetto eloquente, «quindi ti serve un buon amico in questa scuola, giusto? Che so, per indicarti dove sono le aule, come si arriva in palestra, come ci si iscrive ai club…», gonfiò il petto, perché in effetti stava parlando di sé stesso, ma lei fece una risatina composta seppur sotto i baffi.
«In realtà ho già fatto…», ammise, senza una particolare emozione nell’espressione, e quel fatto meravigliò molto il suo interlocutore.
«Ti sei già iscritta ad un club?», le chiese con un sopracciglio alzato, «è fantastico! Puoi dirmi quale?», chiese poi con un sorrisetto leggermente malizioso, ma lei si portò un dito davanti al naso con fare divertito.
«Ѐ un segreto», enunciò, sgonfiando un po’ l’ego del povero Boris, ma lui ovviamente non si dette per vinto.
«Va bene, comunque se ti serve un amico, un confidente, un compagno di pause…», fece spallucce, ma la campanella interruppe brutalmente la loro conversazione, facendo così storcere un labbro al russo, che invece avrebbe voluto stare lì a parlare con lei ancora per un po’.
«Mh, quindi posso unirmi a te ed i tuoi amici per pranzo?», chiese lei, ma il suo sorriso sembrava fin troppo saccente per non avere un secondo fine, tuttavia lui annuì, anche se era convinto che non era con lui che lei avrebbe voluto trascorrere l’ora della pausa. E poi con loro ci sarebbero stati anche Saya e Kai, e quello a lui non piacque per niente…
Fine capitolo 23
 
 
 
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Colei che scrive:
Ma salve a tutti e ben trovati in questo capitolo di transizione ehehe l’ho voluto dedicare un po’ a Yuri e Julia e, soprattutto, a Boris e Mira, che è servito per sapere qualcosa più su di lei :P Spero di avervi incuriosito, perché a quanto pare sembra interessata a Kai, cosa che indispettirà parecchio Saya eheheh
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, di cui ho fatto una fatica immensa per correggere >.< per cui se ci sono frasi sconnesse, ripetizioni o tempi verbali sbagliati vi prego di avere pietà di me T.T
Passo a ringraziare come sempre i recensori <3, le persone che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e tutti i lettori silenziosi giunti fino a qui <3
Al prossimo aggiornamento!
  
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