Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Segui la storia  |       
Autore: AlsoSprachVelociraptor    20/01/2021    0 recensioni
Nel 2018 Shizuka Higashikata, la figlia adottiva di Josuke, vive una vita monotona nella tranquilla Morioh-cho.
Una notte la sua vita prenderà una svolta drastica, e il destino la porterà nella misteriosa città italiana di La Bassa, a svelare i segreti nascosti nella sua fitta nebbia e nel suo sottosuolo, combattere antichi pericoli e fare nuove amicizie, il tutto sulle rive di un fiume dagli strani poteri.
.
Terza riscrittura, e possibilmente quella finale, dell'attesa fanpart di JoJo postata per la prima volta qui su EFP nel lontano 2015.
.
Prequel: “La battaglia che non cambiò nulla (o quasi)”
*Spoiler per JoJo parti 1, 2, 3, 4 e 6*
.
Aggiornamenti saltuari.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Josuke Higashikata, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Da quando bussare alla porta di Okuyasu era stato così difficile? I ricordi dell’anno 1999 erano così vividi anche dopo diciannove anni… Scacciandoli con un gesto della mano, come se fossero nemici fisici che gli stavano dando addosso e non pensieri, Josuke riprese a bussare alla pesante porta di legno. Possibile che Okuyasu non avesse mai riparato il campanello della sua casa? Fu sul punto di buttare giù la porta a calci, quando Oku aprì finalmente la porta. Sembrava stanco, più stanco del solito, e poteva vedere con fastidio che le lenti dei suoi occhialetti da vista erano sporchi. Avrebbe voluto strapparglieli dal naso e pulirli, ma avrebbe voluto fare molte altre cose e si trattenne per tutte esse.

“Oku, per stasera…”
“Me ne hanno già parlato.” lo interruppe Oku, fortunatamente, perchè Josuke non sapeva davvero come completare la frase. Perchè parlare con Okuyasu era così difficile, ora!? Josuke si passò una mano tra i capelli, a ravvivarsi il corto ciuffo ribelle sulle sua fronte, che anche se era stato laccato alla perfezione per stare indietro, continuava a scappare e a spuntare in ogni punto. 

“Jotaro ha chiesto anche di te, stasera. Cioè, ha chiesto di tutti i portatori di stand di Morioh, ma ha chiesto specificatamente di te.”

“Oh.” 

Josuke annuì. 

“Già.”

Altro silenzio e cenni della testa. Nessuno parlò più.

Scalciò lievemente il selciato sul retro della villa di Okuyasu, che era lo stesso selciato sul retro della propria villa, dato che era la stessa ma divisa in due. Condividere una villa con qualcuno con cui non si era capaci di parlare doveva essere davvero complesso. Fortunatamente le ville non erano comunicanti.

“Partiamo io e te alle nove. Fatti trovare pronto per quell’ora.” e Josuke quasi scappò da quella situazione, affrettandosi a fargli un cenno della mano più naturale possibile e tornare in casa sua al più presto. 

.

.

E alle nove Okuyasu era pronto ma Josuke ovviamente non lo era. A quell'orario si stava ancora spremendo le meningi su quali scarpe erano più adatte quella serata- eleganti? O sportive?

"Shizu, tu cosa dici?" Chiese Josuke sporgendosi dalla porta della camera della figlia. Shizuka si stava spazzolando i capelli, con addosso il suo vestito preferito a fiori color pastello. "Hmm.. Sportive?" 

Sul suo viso c'era un sorrisetto spavaldo. "Togliti quel sorriso dalla faccia, stasera tu non vieni." 

E in effetti il sorriso scomparve dal viso di Shizuka, sostituito dalla rabbia. Con un grido acuto la sua voce solitamente appena udibile e mite si trasformò nello strillo di guerra di un'arpia. "E perché no?!"

"Perché sono cose che non ti riguardano! Sono cose da guerrieri." 

Josuke usò le stesse parole usate di Jotaro durante quella chiamata. Mi servono i guerrieri più forti. Solo noi- voi potete snodare questo ingarbugliato problema.

"Io sono una guerriera!" Insistette Shizuka, mentre suo padre le dava le spalle. Lo afferrò per un polso ma quei quarantacinque centimetri di differenza tra le loro altezze si faceva sentire. 

"Non capisci? È.. è pericoloso." Sibilò Josuke, come se quella parola non volesse uscire dalle sue labbra. 

"Ho vent'anni!"

"Diciannove, e sei troppo…"

Josuke si morse la lingua. Ora Shizuka era furiosa, e frustrata, e i suoi occhi erano pieni di lacrime e i suoi pugni stretti e semi-trasparenti. Le forti emozioni le causavano questo, di usare quello stand inutile senza volerlo. 

"Dillo." Ringhiò a denti stretti e in tono di sfida, come un animale in gabbia. Josuke era il domatore e doveva schioccare la sua frusta crudele su di lei. E così fece.

"...sei debole. Troppo debole."

Shizuka quasi scomparve col suo potere, e con una mano completamente invisibile chiuse la porta, che fece un rumore sordo e pesante. La maniglia era diventata trasparente a sua volta.

Josuke non proferì più parola, e si infilò le scarpe sportive.

"Hai sentito tutto?" Chiese Josuke a Okuyasu, una volta fuori dalla casa dove l'uomo dai capelli argento e neri lo stava aspettando. Era vestito più o meno elegante, forse meno che più, ma decisamente meglio del solito. La polo blu scura abbracciava bene le sue spalle larghe e Josuke fece di tutto per non farci caso. 

"Sei dimagrito?" tentò di cambiare argomento Josuke, e Okuyasu annuì bonario, decidendo a sua volta di non rispondere alla delicata questione di prima. "Sì- spero almeno!"

I due ridacchiarono salendo nell'auto parcheggiata sul retro. Era la Lamborghini nuova e fiammante di Josuke, comprata poche settimane prima.

"Holly, la mia sorellastra, la madre di Jotaro per intenderci, ha deciso di vendere l'attività di Joseph. Io ho accettato. Ci siamo divisi la somma e guarda che gioiellino ho!"

Okuyasu si sedette sul sedile del passeggero e accarezzò il sedile in Alcantara. "Come mai avete venduto ora l'attività del signor Joestar?"

Josuke alzò le spalle disinteressato. "Eh… sai com'è, il vecchio è vecchio e…"

Dal nulla, con uno scatto degno di un felino, Josuke si sporse verso i sedili posteriori dell'auto e afferrò qualcosa e questo qualcosa di invisibile gridò con un vocino familiare. 

"Ti avevo detto che saresti stata a casa, Shizu!" 

La ragazza si fece visibile sotto il sorriso divertito di Okuyasu e lo sguardo iroso del padre. 

"Dai Jos, lasciala venire. È grande ormai, no?"

Josuke lasciò andare il polso di Shizuka con dubbio, ascoltando però le parole di Okuyasu e sbuffando sonoramente, come se dimostrarsi contrariato fosse una qualche sorta di ribellione. Shizuka e Okuyasu si sorrisero, senza parlare.

.

.

Come previsto, davanti al Ristorante Italiano Trussardi c'era un grande affollamento di auto. Josuke riconobbe la station-wagon di Yukako, due auto della SPWfoundation, e la stramaledetta berlina di Rohan. Josuke prese davvero in considerazione l'idea di passarci sopra, ma la scartó al pensiero di rovinare la sua auto nuova. 

Nel ristorante l'aria era pesante e tesa, e c'era uno strano brusio di sottofondo che si scontrava malamente col solito parlare ad alta voce e ridere che contraddistingueva l'atmosfera dell'unico ristorante italiano di Morioh.

Josuke spinse con gentilezza Shizuka verso il tavolo dei più giovani e senza esperienza, divisi dal tavolo principale. 

Mao e Sachiyo erano lì, come le avevano detto nel loro gruppo privato su WhatsApp, e c'erano anche Manami e Tamotsu Hirose. Era presente anche un altro ragazzo, biondo e riccio e decisamente non della zona, che Shizuka decise di ignorare perché sembrava noioso. 

"Emporio Aln-ah, volevo dire Kujo, piacere." Disse lui in un orribile inglese dall'accento americano, allungando una mano verso di lei. Lei a malapena sfiorò la sua mano con quasi disprezzo. "Shizuka Higashikata." 

Non sapeva Jolyne avesse un fratello minore, ma davvero poco importava, dato che aveva visto Jolyne solo un paio di volte e non le era stata simpatica in nessuna delle occasioni. Vittimista ed egocentrica, rumorosa e una poco di buono da galera, una rompiscatole da cui Shizuka ci teneva a starle alla larga.

Jolyne era, infatti, al tavolo degli adulti. Aveva solo sei anni in più di lei, aveva sviluppato lo stand solo da sette anni, ma Jolyne era forte. Il suo stand tirava pugni, dunque a lei era permesso essere nella cerchia dei forti e non in quella dei deboli e dei bambini.

Tamotsu era il figlio più giovane degli Hirose, aveva otto anni e il suo stand non era altro che una nebbiolina colorata alle sue spalle- era ovvio ne avrebbe presto sviluppato uno, ma era ancora troppo giovane per evocarlo. Manami ne aveva undici e quell'ombra azzurra alle sue spalle poteva già sollevare qualche oggetto, come stava cercando di fare in quel momento con la forchetta.

Lo stand di Mao era legato al suo corpo, e lei aveva deciso di non dargli un nome. Shizuka le aveva consigliato qualche nome figo come Lizard Queen o She-Chameleon, dato che i suoi poteri erano simili a quelli di un rettile- pelle spessa e coriacea, possibilità di arrampicarsi su ogni superficie e una lunga coda prensile. Mao aveva rifiutato perché era una ragazza estremamente noiosa.

Sachiyo non c'è l'aveva nemmeno, uno stand! Eppure papà diceva che lei l'avrebbe sviluppato, prima o poi. Che suo padre era uno dei più forti portatori non solo di Morioh ma del mondo intero, anche se Shizuka non aveva mai sentito parlare di questo tizio. Non aveva nemmeno lo stesso cognome di Sachiyo. E perché il fratello maggiore di Sachi, Hayato, non ce l'aveva lo stand? Era strano, ma Josuke non voleva rispondere. Sembrava un argomento difficile per lui.

Presto fu servita loro la cena. Era un riso condito con salsicce particolari, e sopra esso una grossa costina intera alla griglia.

"Risotto alla pilota labassese con puntél  per voi ragazzi!" Disse Tonio in persona, con un sorriso un po' più tirato del solito. Strano.

Il risotto era buono, un sapore e una consistenza esotici e che Shizuka non aveva mai provato. Ma la curiosità era più forte della fame.

Smangiucchiata la costina, decise che era tempo di agire.

"Vado a lavarmi le mani e incipriarmi il naso." Disse Shizuka alzandosi in piedi tutto ad un tratto.

"Incipirarti il naso come in Pulp Fiction, o vai solo a pisciare?" Chiese Sachiyo. Alla parola pisciare, i giovani Hirose scoppiarono a ridere.

Shizuka non volle rispondere a quella domanda tanto sgarbata. Girò i tacchi e si diresse verso i bagni. Ovvio che non andava a pippare coca in bagno. Non era mica l'ex di suo padre, che era anche il padre del suo babysitter di Liverpool, Bert. Uno strambo e disgustoso avvocato che tirava coca dal naso con così tanta forza che Shizuka poteva udirlo dalla sua cameretta al piano superiore, alla villa a Liverpool. Che schifo.

Preferiva di gran lunga Okuyasu a quel tipo disgustoso e puzzolente con sempre il sangue incrostato nelle narici.

Appena entrata in bagno divenne completamente invisibile, e sfruttando la porta ancora in procinto di chiudersi sgattaiolò fuori e si diresse al tavolo principale, quello dei forti, dove la discussione sembrava essersi accesa.

Si accoccolò vicino al muro, dove era sicura che nessuno le sarebbe andato incontro se si fosse alzato e allontanato dal tavolo. La voce di Jotaro, seppur bassa e debole, le arrivava limpida e comprensibile, e purtroppo poteva sentire bene anche il respiro affannoso dell'anziano al suo fianco.

Era Joseph Joestar, l'uomo che l'aveva trovata diciotto anni prima e le aveva cambiato la vita per sempre. E che non riusciva nemmeno più ad aprire gli occhi. 

Lo sguardo di Shizuka scattò altrove, ovunque tranne che lì, sulle persone che stavano discutendo animatamente, e rimase in attesa, ad ascoltare tutto.

.

.

.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: AlsoSprachVelociraptor