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Autore: Atlanteidos    21/01/2021    0 recensioni
Hatfield House non prende il nome dai suoi proprietari, ma dal suo costruttore: non di meno, Rose e le sue cugine l'hanno sempre considerata come una seconda casa.
Quando si riuniscono lì tutte insieme, per la prima stagione della piccola Leslie, nessuna di loro è ancora consapevole di cosa il futuro ha in serbo per loro: solo una cosa è certa, il matrimonio ne deve essere l'atto finale, soprattutto per le sorelle Duvette.
Fra convenzioni e convinzioni, libri, gentiluomini e una famiglia preziosa, la stagione delle ragazze di Hatfield House, attraverso lo sguardo di Rose.
© Tutti i diritti riservati - eventuali riferimenti a persone o eventi reali, odierne o del passato, sono puramente casuali.
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo 2
Leslie si innamora

 
Il primo ballo della loro stagione, o almeno così lo chiamava Mrs. Duvette, che apparentemente non considerava tali le decine di soirée a cui aveva preso parte fino a quel momento con le sue nipoti, non si fece troppo attendere.
I vestiti furono tirati fuori, le acconciature discusse e provate, così come i nervi del povero Mr. Duvette, non più abituato ad una così forte presenza femminile in casa sua.
Al centro del ciclone, Leslie, che più di Ginevra e Rose, non chiudeva occhio all’idea di poter finalmente prendere appieno parte alla vita di società.
Fu così chiamato il sarto, mentre Mrs. Duvette trascorreva pomeriggi interi provando ogni vestito negli armadi con le sue nipoti, cercando quello più adatto ad ognuna.
Una missione complessa e a tratti impossibile, viste le diverse opinioni in ballo, ma infine fu scelto uno splendido abito in velluto azzurro per Ginevra, che la faceva somigliare ad una principessa delle favole, uno bordò per Rose, che sua nonna sosteneva complimentasse meravigliosamente il colore della sua pelle, e il rosa cipria per Leslie, che le donava molto, nonostante Ginevra spergiurasse di detestarlo.
Nonostante di tanto in tanto sentisse la mancanza di sua madre, con la quale aveva sempre condiviso quei momenti, Rose non pensava di aver mai riso tanto discutendo di abiti con nessuno, prima di quel momento: Ginevra aveva difatti la capacità di rendere incredibilmente divertente anche la più ordinaria delle attività.
Ad un certo punto, mentre Leslie provava l’ennesimo abito prima di trovare quello giusto, addirittura si disegnò due baffetti a spazzola sul labbro superiore e si finse un gentiluomo già perdutamente innamorato della sorella.
Persino sua nonna, sempre composta, in quell’occasione si lasciò sfuggire un risolino.

La grande serata arrivò con estenuante lentezza, o almeno così sembrò dalle lamentale di Leslie, per la quale ogni ora passava al ritmo di un giorno intero.
La villa appena fuori Londra in cui risiedeva la famiglia Andrews era meravigliosa, con un salone con al suo interno tutto quello che ci si sarebbe aspettato dal primo ballo della stagione.
Entrando, a Rose parve di entrare in un mondo incantato, un qualche palazzo principesco, molto lontano da quello dei balli di campagna a cui ormai si era abituata.
Quando la carrozza dei Duvette arrivò all’ingresso, l’orchestra già suonava allegra e i primi coraggiosi ballerini avevano rotto il ghiaccio e l’imbarazzo.
Un’ora dopo Rose non poteva che dirsi impressionata dall’abilità di sua nonna in quell’ambiente sociale.
L’orchestra non aveva ancora fatto la prima pausa che già Mrs. Duvette e le sue nipoti avevano fatto il giro della sala, presentandosi ad amici di famiglia vecchi e nuovi, e Leslie aveva già il suo carnet pieno a metà, con appena qualche cavaliere in più di sua sorella.
Da quel punto di vista Rose si trovava in netto svantaggio, ma questo per lei non rappresentava alcuna sorpresa, e solo vago dispiacere, abbondantemente compensato dal fatto che anche un solo ballo l’avrebbe messa in profondo imbarazzo.
Se entro la fine della serata fosse riuscita a danzare solo con il Capitano Verger, il fidanzato di una sua cara amica e incontrato lì per caso, sarebbe stata più che felice.
Non sarebbe stato infondo per lei inusuale, rimanere per tutta la serata seduta, al fianco di sua nonna, tenendo la borsa alle sue cugine: solitamente i gentiluomini che le domandavano di ballare potevano contarsi sulle dita di una mano, e anche quei coraggiosi che magari gliel’avevano già domandato, talvolta si tiravano indietro dopo averla vista danzare per la prima volta.
Quella sera il problema non sorse neppure, grazie alla luce abbagliante delle sue cugine, che rendeva difficile scorgerla.
Fu così che si era ritrovata, dopo una imbarazzantissima quadriglia, in cui temeva di aver martoriato i piedi del povero Capitano, a parlare con lui a bordo pista, ricordando i tempi in cui lei e Louise andavano in collegio insieme.
Ginevra li raggiunse, vagamente accaldata e con un giovanotto dalle belle speranze attaccato alle gonne.
- Rosie, per favore, accompagnami al buffet – disse, rivolgendo appena mezza riverenza al Capitano e ignorando completamente il suo giovane spasimante.
Rose sorrise al suo compagno, scusandosi per l’interruzione, prima di seguire la cugina fra la folla fitta, in direzione del tutto opposta al buffet.
- Che succede? -
Ginevra si buttò i capelli dietro le spalle, visibilmente infastidita, prima di infilarsi nella sala per signore, dove potersi rinfrescare.
- Perdonami, davvero, ma quel Mr. Collins era davvero detestabile! Cercar moglie in modo tanto disperato rasenta la maleducazione – disse, buttandosi drammaticamente su un divanetto libero.
Rose si accomodò accanto a lei, facendosi aria con il ventaglio.
Dalla porta aperta poteva vedere la fila di sedie su cui si era accomodata Mrs. Duvette insieme alle altre matrone e dove sembrava si stesse tenendo una concitata discussione.
- Non mi sembra molto, chiedere un gentiluomo che sappia cosa sia la discrezione e che non rischi di annoiarmi a morte con i suoi discorsi allo stesso tempo. Ci deve essere pure una via di mezzo fra la noia più terribile e più totale mancanza di modi – stava intanto continuando a sbuffare Ginevra, risistemandosi le forcine in testa con fare violento, tanto che Rose reputò di intervenire, allontanandole le mani dai capelli e iniziando a risistemarle le trecce con più delicatezza.
- Sono sicura serva solo un po’ di pazienza, Gin. In ogni caso, almeno tu sei divertente per due, non penso si possa passare un solo giorno noioso in tua compagnia -
Ginevra scosse la testa appena, attenta a non intralciare il suo lavoro.
- Tu mi vuoi troppo bene per fornirmi una risposta veritiera - 
Le due cugine rimasero in silenzio per qualche istante, entrambe guardando in direzione della sala da ballo, parzialmente visibile.
Fu un attimo, l’attacco di un noto valzer e il balneare delle gonne color cipria che entrambe sapevano appartenere a Leslie.
- Con chi sta ballando un valzer mia sorella? –

Per avere una risposta al loro interrogativo alle due cugine sarebbe bastato, come fecero a valzer non ancora terminato, domandare a Mrs. Duvette, che sembrava conoscere tutti coloro che quella sera avevano preso parte alla serata, ma anche se così non fosse stato, il loro viaggio in carrozza verso casa con Leslie sarebbe stato più che sufficiente.
Al loro arrivo ad Hatfield House sapevano che l’uomo con cui Leslie aveva ballato ben tre volte, e non di più solo perché sarebbe risultato sconveniente, era Mr. Mulligan.
Mr. Mulligan era di bell’aspetto, più giovane di molti altri scapoli, e con una discreta fortuna dovuta alla sua famiglia.
Aveva solo una sorella maggiore che era riuscita a contrarre un buon matrimonio con un’altra ottima famiglia e, unico erede maschio della fortuna paterna, era stato particolarmente corteggiato da tutte le più giovani in sala.
Nonostante questo non aveva ballato con nessuna tante volte come con Leslie e, senza ombra di dubbio, non aveva parlato con nessun’altra così a lungo.
Nei giorni successivi Rose spesso pensò che a sua nonna, per la soddisfazione, mancasse poco a camminare letteralmente a pochi centimetri da terra.
Se sua nipote, debuttante e alla prima uscita, avesse attirato tanto l’attenzione del giovane da farsi corteggiare, e forse un giorno addirittura convolare a nozze, avrebbe rappresentato motivo di orgoglio e vanto per lei fino al giorno della sua morte. 
Nonostante Mr. Duvette insistesse quasi ad ogni occasione sul dover essere cauti, poiché i cuori giovani mutano idea più spesso di quelli anziani, la notizia del successo di Leslie arrivò fino a Bath, dove sua zia spergiurò che per la gioia per un attimo aveva dimenticato tutte le sue afflizioni e si era sentita quasi guarita.

Rose e Ginevra, fra una passeggiata al parco e una partita a scacchi, nell’estenuante attesa fra un evento sociale e l’altro, quasi si auguravano che l’entusiasmo morisse da solo, smorzato dalla vita quotidiana, pur di poter vivere un giorno senza sentir nominare il signore Mulligan.
Tanto che, quando il giovanotto si presentò alla loro porta un giovedì pomeriggio, in tempo per il tè, entrambe sperarono quasi fosse già una proposta di matrimonio, in modo tale da poter chiudere lì la faccenda.
Il resto della casa, ovviamente, entrò in fibrillazione.
Il poverino era ancora nel foyer, accolto da Mr. Duvette, che Leslie aveva già cambiato tre volte l’abito e provato due acconciature diverse, entrambe troppo complesse per essere considerate casalinghe.
Rose era convinta di non aver mai, in tutta la sua vita, intrecciato capelli così velocemente.
Una decina di minuti dopo erano in salotto, con una raggiante Leslie che fingeva disinvoltura di fronte al giovane venuto.
Guardando Mr. Mulligan, Rose non poté fare a meno di considerare che fosse sì affascinante, ma anche davvero giovane.
Più giovane di lei, forse, forse coetaneo di suo fratello Augustus o di Leslie stessa.
Una rarità, in un mondo in cui i gentiluomini spesso prendevano come moglie ragazze con almeno la metà dei loro anni: non era un mistero come il giovanotto fosse diventato preda di tutte le debuttanti di quell’anno, un marito così giovane sarebbe stato un caso raro, se non unico.
Inoltre, Mr. Mulligan era di bella presenza, non odioso alla vista, con il volto tutto fossette e i capelli color paglia pettinati all’indietro.
Al contrario di quanto avrebbe pensato, però, Leslie sembrava più composta del giovane, nelle sue dimostrazioni di interesse.
Se Mr. Mulligan sembrava pendere dalle labbra della sua cugina più piccola, lei era disinvolta, scambiando opinioni con Mr. e Mrs. Duvette, mentre lei e Ginevra, dopo essersi presentate con una rapida riverenza, si erano accomodate sulle loro solite poltrone.
Suo nonno non impiegò molto a sparire nel suo studio, non appena Mr. Lewis, il suo assistente, un giovane dai capelli sempre scompigliati e le guance scavate, non apparve nell’ingresso con, a sua detta, importanti missive.
Rose non trovò necessario dir nulla, almeno fino al momento in cui sia sua nonna sia Leslie non si allontanarono per servire il tè, nonostante la numerosa servitù di cui i Duvette disponevano.
- Mr. Mulligan, vi siete divertito al ballo degli Andrews, l’altra sera? -
Il ragazzo la guardò, visibilmente sollevato dal suo tentativo di conversazione, e prima di risponderle lanciò un’ultima occhiata ansiosa in direzione della porta da cui Leslie era sparita alcuni momenti prima.
- Molto, l’ho trovata una festa deliziosa. Mrs. Andrews è stata una ottima padrona di casa -
Ginevra sorrise appena, annuendo con la testa, apparentemente innocua.
Sua cugina, però, la conosceva a sufficienza da intuire che dietro la delicata rosa si stesse preparando la vipera, pronta a tutto per difendere il cuore e l’onore della sua adorata sorellina.
- Di certo. Non ha trovato anche tutte le ospiti deliziose? Non penso di aver mai visto così tante belle fanciulle alla stessa festa in tutta la mia vita -
Se fosse stato un tavolo a dividerle, invece che il caminetto, Rose non avrebbe esitato a tirare un pestone a sua cugina.
Si dovette così limitare a fulminarla da un lato all’altro del tavolo, mentre il povero Mr. Mulligan cercava una risposta diplomatica abbastanza da non offendere nessuno.
- Certo, tutti i presenti mi sono sembrati assolutamente a modo. Per quanto riguarda le signorine, ho avuto il piacere di ballare con alcune di loro, ma Miss Duvette, cioè Miss Leslie Duvette, non lei Miss, con lei non ho avuto il piacere di danzare purtroppo … - iniziò a dire, facendosi sempre più rosso in viso – Insomma, sua sorella è stata di certo la compagna di danze più piacevole di tutte –
Ginevra lo scrutò per un attimo, dubbiosa, prima di annuire, apparentemente soddisfatta da quella risposta.
Da parte sua Rose gli rivolse un sorriso decisamente più incoraggiante, sorpresa che il ragazzo se la fosse barcamenata in modo così abile di fronte a quella domanda insidiosa.
- E voi, avete trovato la serata piacevole? Non credo di avere avuto modo di vedervi ballare e io non ho fatto molto altro per tutta la sera – aggiunse poi, cercando di non lasciar morire la conversazione.
Né Rose né Ginevra ebbero però modo di rispondergli, visto che con un gran tintinnare di piatti Leslie
rientrò in sala, mentre Mrs. Duvette la seguiva con la teiera fumante.
- Oh, loro due non hanno danzato, Mr. Mulligan. Rosie non ne è una grande amante e mia sorella sembra non riuscire a trovare mai un partner adeguato – disse, posando il tutto sul basso tavolino di fronte al divano e allungando loro due tazzine.
- Mi sembra un vero peccato, Miss Duvette, mi dispiace -
Ginevra rispose con un po’ di imbarazzo all’osservazione educata del ragazzo di fronte a lei, mentre sua sorella metteva su un ghigno malefico.
A nulla servì l’occhiata allarmata che Rose lanciò a sua nonna, cercando di evitare la tragedia, la donna era improvvisamente concentrata sulla giusta collocazione di un piattino di biscotti al burro.
- Mr. Mulligan, perché non trova lei un giusto cavaliere per il prossimo ballo per la mia cara sorella? Sono sicura un gentiluomo come lei non possa avere amici di molto inferiori! -
Il ragazzo arrossì fino al colletto della camicia, ma non di meno perse un colpo, tra un sorso di tè e l’altro.
- Pochi miei amici sono già attiva parte della società, ma penso che il mio fratellastro, dovreste conoscerlo Mrs. Duvette, è Mr. Hatrow, conosca molti gentiluomini degni di nota. Sarebbe per me un immenso piacere aiutare Miss Duvette a trovare un cavaliere alla sua altezza -
- Possibilmente che non frequentino ancora la scuola – mormorò Rose sottovoce, in modo tale che solo sua cugina potesse sentirla, nascondendosi dietro la sua tazzina.
Ginevra quasi si mandò il tè di traverso, nel trattenere una risata, e i suoi colpi di tosse concitati riportarono l’attenzione di sua nonna su di loro.
Nel momento in cui si fu del tutto ristabilita, fortunatamente, l’argomento era stato cambiato, e nessuno più menzionò balli e cavalieri per il resto del pomeriggio, o almeno finché Mr. Mulligan non si fu chiuso il portone di casa alle spalle.

- Ti uccido! -
Rose cercò di frapporsi fra le sue cugine, che si stavano rincorrendo intorno ai divani del salotto, cercando inutilmente di riportare la pace.
- Ragazze, vi prego -
- Oh andiamo, ti volevo solo aiutare! Non è proprio il caso che io trovi marito prima di te! – stava strillando Leslie, cercando di evitare le mani di sua sorella, che in quel momento avevano perso tutta la grazia che si addiceva ad una giovane Miss, per assumere le sembianze di artigli d’arpia.
- Leslie, puoi per favore evitare di peggiorare la tua situazione? – sbuffò, afferrando Ginevra per le braccia per evitare che davvero agguantasse la sorella più piccola per l’orlo del vestito, che immediatamente iniziò a divincolarsi – E tu, cerca di star calma! -
- Sei stata totalmente inappropriata! Non sono ancora così disperata! –
Le due non si quietarono neanche quando Mrs. Duvette, con tutta la sua compostezza, rientrò in salotto, seguita dal marito, per annunciare la cena.
- Ginevra, per cortesia, calmati. Tua sorella vuole solo aiutarti – fece, richiamandole all’ordine con un solo, imperioso, gesto della mano – infondo, nel conoscere qualche gentiluomo, che male mai ci potrà essere? –
   
 
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