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Autore: H u m a n o i d    25/08/2009    1 recensioni
Josephine è una ragazza di diciotto anni, il cui unico sogno è sfondare nel mondo della musica. Canta nella sua band The Without head. I suoi genitori, non approvano il suo sogno di fare la cantante, e cercano di ostacolarla in tutti i modi, al contrario dello zio, che la incoraggia semopre i più, ma lei riuscirà ugualmente a realizzare il suo sogno. Come? Grazie ad un'audizione molto importante...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ad aggiornare!! Prima di tutto voglio dire grazie a:
Fashion Girl. Grazie mille di avre letto la mai ff ^^ mi fa davveropaicere che ti piaccia, e che ti diverta quando i gemelli litigano ^^
Layla the punkprincess. Grazie mille, per aver continuato a commentare la mai storia ^^. Mi fa davevro paicere, veere che ti piace!!
Un bacione  a entrambe <3
Per quanto riguarda le persone che mi hanno aggiunto nei preferiti e che non commentano, mi farebbe molto piacere, che commentaste. Ovviamente, mi fa  rende felice vedere che la mia storia è tra le vostre preferite, però, sarei altrettanto felice, se lasciassite un commentino...
Ecco il nuovo capitolo, buona lettura a tutte/i  <3

CAPITOLO 3

Solo dieci giorno dividevano me, Klaus, Stefan e Marc, dalla possibile realizzazione del nostro sogno, ed io stentavo ancora a crederci.
Ci preparammo tanto, tantissimo. Provavamo da mattina a sera. Ce l'avremo fatta, ne eravamo sicuri.
Non potevamo fallire anche questa volta.
Il giorno dell'audizione arrivò in un baleno. Quei dieci giorni, erano passati in un lampo. La notte prima, non dormii quasi per niente: troppo agitata.
Ripassavo le canzoni, le leggevo, e le cantavo a bassa voce, per non svegliare mio zio, che invece, lo sentivo russare fin da camera mia. Riuscii a dormire quattro, se non tre ore.
Le audizioni sarebbero cominciate alle dieci di mattina, ma alle sette e trenta, ero già alzata, cosa, molto strana per me. Mi truccai, appesantendo un po' il trucco, per coprire quelle occhiaie che mi erano spuntate sul viso a causa delle scarse ore di sonno. Mi vestii; l'abbigliamento era  quello di sempre: Converse fucsia, tutte rovinate, con il lacci uno verde fosforescente e l'altro nero con i teschi. Jeans a sigaretta chiari. T-shirt nera con delle righe oblique gialle e verdi fosforescenti, con sotto una maglia a collo alto.
Kefia fucsia e nera.
Come al solito, lasciai i capelli un po' disordinati e sistemai il mio ciuffo con una molletta a forma di saetta. Presi il mio zaino dell'eastpack e scesi in salotto da mio zio.
“Io vado...” Dissi sospirando rumorosamente.
“Vai e fatti valere! Nessuno è meglio di te! Ricordatelo!”
Mi abbracciò forte, e poi uscii di casa. Mi incamminai verso l'abitazione di Marc, poi insieme saremmo andati al teatro dove si sarebbero svolte le audizioni insieme a tutti gli altri.

...
I Tokio Hotel, erano già arrivati al luogo delle audizioni. Bill stava sistemando i vari moduli di iscrizione, inviati dai partecipanti all'audizione su una cattedra posta davanti al parco. David, il manager, stava controllando che gli attrezzisti montassero gli strumenti con cura. Tom , Georg e Gustav, invece si divertivano a guardare le foto dei partecipanti.
Poi arrivarono alle foto dei Without Head.
“Guarda quanto è bona questa!” Disse Tom, leccandosi il percing che aveva al labbro inferiore.
“Oh ma che cazzo! Solo io sto prendendo seriamente questa cosa?” Disse lamentandosi Bill, mettendosi le mani sui fianchi e piegandosi sulla gamba destra.
Gli altri componenti del gruppo si guardarono, e poi all' unisono risposero sghignazzando con un secco si.
Il vocalist sbuffò e poi si mise di nuovo ad ordinare la grande cattedra.

...
Il momento di entrare era arrivato. Un uomo piuttosto robusto, venne a chiamarci, dicendo che potevamo entrare nel teatro. A giudicare dalla sua statura, doveva essere uno della sicurezza, o roba del genere.
Il teatro era enorme. Sul palco erano sistemati accuratamente gli strumenti e seduti ad una cattedra, cinque figure: Tom, Bill, Georg, Gustav e David Jost.
Ci mettemmo a sedere nelle prime file, praticamente dietro di loro.  Si alzarono e si diressero sul palco. Bill, prese subito il possesso del microfono, e con la sua splendida voce, cominciò a parlare gesticolando, come solo lui sapeva fare.
“Salve ragazzi e benvenuti alla nostra audizione. Allora, vi spieghiamo subito come funziona, così cominciamo.
A turno salirete sul parco, e suonerete due vostri pezzi scelti da noi. Quando avrete finito vi faremo qualche domanda. Dopo che avrete suonato tutti, solo due band rimarranno. Quest' ultime saliranno di nuovo sul palco, e suoneranno un altro pezzo, questa volta però, a vostro piacimento. Dopo quest'ultima esibizione, decideremo chi verrà con noi in tour! Tutto chiaro?”
Disse, sorridendo. Era proprio fatto per stare sul palco, lo dicevo sempre. Si vedeva che si sentiva perfettamente a suo agio, lassù, a parlare. Tutti annuimmo. Poi, lesse l'ordine con cui saremo saliti sul parco. Noi eravamo terzi.
Il primo gruppo salì sul palco e cominciò a suonare. Aprii la mia cartella, e cominciai a ripassare i testi delle canzoni, per sentirmi più sicura, ma più leggevo, più entravo nel panico. Mi sentivo osservata, e io odio, quando la gente mi fissa!
Ogni tanto, Tom Kaulitz, si voltava a guardarmi. All'inizio credevo che fosse un'allucinazione, dovuta al poco riposo di quella notte, poi però, mi accorsi che quello che avevo visto era vero. Cominciai a torturare i miei poveri percing (uno sulla lingua e due al labbro inferiore), e non perchè volevo fare colpo su Tom, no, assolutamente no. Facevo così ogni volta che ero nervosa o in imbarazzo, e in quel momento, ero entrambe le cose...
“Jo, sei rossissima ma che hai? Ti senti male?” Mi chiese preoccupato Klaus. Io scossi la testa e staccai lo sguardo da quel ragazzo che mi stava fissando.
“eh? Nono! Stai tranquillo!”
Il nostro turno di salire sul parco ormai era arrivato.
“Without head!” Bill pronunciò il nostro nome. Ci alzammo dalle poltrone rosse del teatro, e salimmo sul palco. Le mie ginocchia tremavano all'impazzata, era già tanto se mi reggevo in piedi.
Dissero le due canzoni che avremmo dovuto suonare. Annuimmo e poi cominciammo a suonare.
La prima canzone cominciò. Ero pronta, carica. Le mie ginocchia avevano smesso di tremare,e lasciai che la musica si impossessasse della mia mente e del mio corpo. La mia voce risuonava insieme alle note nel teatro praticamente vuoto, riempiendolo come per magia. Sentivo l'adrenalina nelle vene, caricarmi sempre di più. Dovevamo dare il massimo. Quello era il provino più importante della nostra vita.
Cominciammo a suonare la seconda canzone. Assoli di chitarra, acuti. Mettemmo tutta l'anima in quella piccola esibizione, ma allo stesso tempo, così importante.
Finimmo di suonare. Avevo il fiatone.
Fissai i cinque individui davanti a me, e ad un tratto, Bill si alzò in piedi applaudendo. Dopo pochi secondi, lo seguirono anche gli altri membri della band e pure il manager. Le altre band, nostre rivali potremmo dire, ci guardarono in cagnesco.
“Bravi bravi!!!” Disse bill continuando ad applaudirci.
Poi si ricompose, aggiustandosi la maglietta e tornando a sedere. Si schiarì la voce e ci fece qualche domanda. Poi fu il turno della band successiva.
Cazzo se ero felice! Non riuscivo a togliermi il sorriso dalla faccia. Dopo tutti quei complimenti e dopo l'applauso, eravamo sicuri che saremmo arrivati tra le ultime due band. E infatti fu così.
Le otto band che erano state scartate, uscirono dal teatro.
“Bhe ragazzi, io dico di fare una pausa di un'oretta che ne dite? Magari mangiamo qualcosa tutti insieme ^^” Disse gentilmente Gustav, rivolgendosi pure a noi e all'altra band presente.
Andammo a mangiare tutti insieme in un ristorante accanto al teatro. Tom, mi fissò per tutto il pranzo. Mi sentivo terribilmente in imbarazzo, anche se le sue attenzioni, non mi dispiacevano affatto.
Tornammo in teatro dopo più di un'ora, con lo stomaco pieno e un po' più rilassati. Avevamo parlato con i membri dell'altra band, e pure con i Tokio Hotel. Erano dei ragazzi simpaticissimi, proprio come mi ero sempre immaginata.
Per primi salimmo noi sul parco. Decidemmo si suonare la nostra canzone preferita dal nostro demo. Marc diede il tempo, battendo insieme le bacchette della batteria.
Poi partì Klaus con la chitarra, lo seguì Stefan con il basso, e infine arrivai io, con la mia voce.
Vedevo Tom sorridere. Non potevo fare a meno di incontrare il suo sguardo.
Finimmo di suonare la canzone. Mettemmo ancora più energia in ogni nostro singolo gesto. Eravamo stati perfetti.
“Perfetto ragazzi!” Disse David Jost.
Scendemmo dal palco soddisfatti del nostro lavoro,  e lasciammo il posto ai nostri rivali.
Ci mettemmo seduti al posto che avevamo preso all'inzio elle audizioni. Ero seduta tra Klaus e Marc.  Quest'ultimo mi si avvicinò e poi mi disse...
“Me lo sento...questa volte ce l'abbiamo fatta. Finalmente i Without head, riusciranno a fare sentire chi sono veramente!”
Anche il secondo gruppo finì di suonare.
“Bhe, ragazzi, ora, vi preghiamo di uscire, così possiamo decidere chi di voi verrà in tour con noi!”
Disse sempre sorridente Bill. Sorrideva sempre, mi domandai come facesse...
Uscimmo dal teatro. L'ansia cominciò a farsi sentire. Non riuscivo a stare ferma, Tramavo tutta; perfino il più piccolo pelo si era drizzato sulla mia pelle. Avevo addirittura la pelle d'oca.

...
Erano tutti e cinque seduti alla grande cattedra posta davanti al palco.
“Loro, sono veramente straordinari, sanno stare sul palco,. hanno un sound energico, spettacolare. Per me sono loro i vincitori!”
Discussero ancora un po'. Poi presero la loro decisione.
“Possiamo farli entrare!” Disse strofinandosi le mano Tom.

...
L'attesa mi stava uccidendo. Mi ero messa sedere su una sedia in corridoio, e battevo freneticamente il piede per terra, poi cominciai a camminare avanti e indietro epr il corridoio, come una matta. L'omone di quella mattina, diede fine alla mia camminata isteria, dicendo che potevamo entrare.
Ci mettemmo a sedere al solito posto. I nostri “avversari” erano seduti nella tribuna accanto, I Tokio Hotel e David Jost, davanti a noi sul palco.
Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, come se volesse dal mio petto, e scappare per la paura. Il battito aumentò ancora  una volta quando incrociai di nuovo lo sguardo di Tom.
Scostai lo sguardo da quel ragazzo che tanto mi attraeva, e lo posai su Bill, che aveva preso in mano il microfono e aveva cominciato a parlare.
Sembrava di essere in un reality show. Presi la mano di Stefan, che era seduto accanto a em, e cominciai a torturare le sue dita ossute. Mi lanciò un'occhiata con i suoi occhi color pece, però io, non ci feci caso più di tanto, ero troppo agitata, e dovevo scaricare la tensione in qualche modo.
“Ragazzi, è stato moto bello fare questa esperienza, abbiamo conosciuto, molte persone, e tutte con molto talento...”
Bil cominciò un monologo che sembrava non finisse più, avrei tanto voluto urlargli di darsi una mossa, ma mi contenni.
“Allora, arriviamo al punto. Una sola band, verrà con noi in tuor, e quella band è...”
Ora si che sembrava di essere in un reality, mancava solo la velina che porta la busta, e poi era perfetto!
“The Without Head!”
Oddio! Non potevo crederci! Klaus, Stefan e Marc si erano alzati in piedi e avevano lanciato un urlo collettivo di gioia. Io invece rimasi a sedere con la bocca aperta. Sembrava che tutti ostassero viaggiando ad una velocità supersonica. Non capivo più niente. Quando realizzai cos'era successo, saltai in piedi e saltai addosso ai miei amici, che però essendo più pesanti di me, mi sdraiarono per terra.
I Tokio Hotel erano rimasti sul palco a guardarci, e, dopo aver visto la nostra reazione, scoppiarono a ridere. Mi alzai da terra, credendo di avere una costola rotta. Guardai i miei compagni di avventure.
“Ce l'abbiamo fatta ragazzi!” Dissi quasi urlando. In quel momento, una lacrima solcò il mio volto. All'inizio non me ne accorsi nemmeno. Poi però un'altra, e un'altra ancora scesero sulla mia pelle pallida. I tre ragazzi davanti a me mi strinsero forte.
“Ce l'abbiamo fatta! Fanculo i miei genitori e tutti quelli che non credevano in noi!” Dissi, lasciando che le lacrime scorressero sul mio viso.
Non era un pianto di tristezza. No, assolutamente. Ma un pianto liberatorio. Erano cinque anni, che nemmeno una lacrima,usciva dai miei occhi. Con quel pianto, stavo buttando fuori tutta la rabbia che mi ero tenuta dentro per tutto quel tempo, e che non ero mai riuscita a far uscire fuori, da quanto mi ero chiusa in me stessa. Dopo cinque minuti, forse meno, però, ero già la vecchia Jo di sempre. Dura, impassibile. Mi sentivo in tremendo imbarazzo per quella figura. Avevo paura di no aver dato una buona impressione.
Ci avvicinammo alla band e al loro manager. Ero tutta rossa in viso, Avevo le guance in fiamme.
“Se sapevamo che ti mettevi a piangere, non vi sceglievamo XD”
Disse Georg scherzando, posandomi una mano sulla spalla destra.
“Scusatemi, momento di debolezza...” Mi scusai mettendomi una mano dietro la nuca.
“Dai, non fa niente ^^ “ Disse Bill, sorridendo gentilmente.
Ringraziammo i ragazzi di tutto. Decidemmo quando ci saremmo incontrati di nuovo, per discutere del tour. Ci abbracciammo. Quando dovetti abbracciare Tom, credevo di svenire. Il suo odore, era intenso, ma piacevole a sentirsi. Mi staccai dal suo corpo e lui mi sorrise, stuzzicandosi il percing.
Ci salutammo e poi uscimmo dal teatro. Io sarei tornata a casa con Marc, come sempre, mentre Stefan e Klaus, sarebbero tornati a casa loro , con la macchina di quest'ultimo.
Quella sera saremmo andati a festeggiare ovviamente. Ci dettimo appuntamento al solito locale in centro, alle nove di sera.
Io e Marc salimmo in auto. Io non riuscivo a stare ferma aggeggiavo con le mani, e parlavo a raffica. Poi mi venne in mente una cosa.
“Marc, ci possiamo fermare dai miei?”
Mi guardò impaurito, di sicuro, temeva che sarebbe andata a finire a botte. Alla fine, cedette, e si fermò davanti quella casa, dentro al quale, ormai, non entravo più da mesi.
  
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