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Autore: Immersi nella vita    22/01/2021    0 recensioni
Le avventure tragicomiche delle Nazioni alle prese con i loro sentimenti.
[ Pairing: Gerita, Spamano, Fruk, Rochu ]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: La cena

Romano guardò di traverso il tedesco e disse : " Perché devo sempre incontrarti qui!? " . Germania sospirò e disse esasperato: " Senti dovrei essere io a chiedertelo, perché ti ritrovo sempre nella mia capitale!? ". L' italiano lo guardò interdetto effettivamente era come entrare per due  volte in casa di qualcuno e chiedere al proprietario perché è in casa. Divenne rosso in viso e disse:" Be' bastardo non sono affari tuoi! Comumque vieni a darmi una mano o rimani lì impalato!? " e indicò le sue ferite. Ovviamente non aveva bisogno di alcun aiuto, ma quell' ultima frase gli era sfuggita  dalle labbra nella speranza di distrarre il tedesco dalla sua magra figura.

Si ritrovò così nel salotto di Germania, con quest' ultimo che trafficava con dei disinfettanti e delle bende. Romano  rabbrividì e pensò raccapriciato ' come sono finito in una situazione simile!? " un silenzio denso e pesante come piombo era calato fra i due. 

Romano guardò con occhi sospettosi il tedesco, si morse il labbro, cosa ci trovava suo fratello in lui?
Germania gli si avvicinò e gli passò un asciugamano bagnato sulla fronte, con mani caute e gentili gli disinfettò il taglio . Il panno scese e gli tamponò leggermente il naso, dalle labbra di Lovino uscì un gemito di dolore; la mano si fermò , Germania lo guardò preoccupato e disse: " Ti fa male?''. Il meridionale lo guardò torvo e boffonchiò infastidito : "certo che fa male, quello stronzo mi ha rotto il naso... "  la sua voce era arrochita dal dolore. Il silenzio ripiombò fra i due, solo il leggero sfregamento del panno sulla pelle  ferita a interrompere la quiete. Romano iniziò a sentirsi a disagio, prese fra le mani in polso del tedesco e disse con un filo di voce: " Basta così, I-io...."  si interruppe e concluse : "grazie".

 Arrossì di vergogna, non amava avere debiti con qualcuno, specialmente con un crucco, rabbrividì e prese una decisione. Sospirò profondamente e disse velocemente: " Senti, bastardo, non voglio che ti venga in mente che sei in debito con me! Quindi per sdebitarmi del tuo aiuto ti offro una cena. " Il tedesco lo guardò scioccato e stava per ribattere quando venne interrotto da una voce alle sue spalle. " Accettiamo con piacere, Romano! ".

 I due si voltarono verso il prussiano che li stava guardando con un ghigno stampato sul volto, aveva le guancie arrossate e gli occhi luccicanti; continuò in tono felice:" Ovviamente ci sarà anche il piccolo Italien, giusto!? " . Romano si sentì congelare sul posto, si morse il labbro e pensò con rabbia ' questo bastardo!! Adesso devo cucinare per due stronzi...però sono io che ho proposto la cosa e farei una figura di merda a rifiutarmi, inoltre sarebbe molto strano andare a cena da solo con quel mangia crauti ' chiuse gli occhi e sospirò sconfitto. Si girò di scatto dando la schiena ai due, disse: " Ci si vede a Napoli, domani ore 20! " e se ne andò.
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[ Domenica 11 Ottobre, Napoli, ore 20 ]

I due tedeschi si ritrovarono di fronte al portone di una grande villa affacciata sul golfo di Napoli. Romano gli aveva mandato un messaggio con l' indirizzo. Germania osservò ammirato la casa, era davvero bellissima. Prussia suonò insistentemente  il campanello, venne ad accoglierli Veneziano. Il prussiano lo abbracciò felice e disse: " Che bello vederti~" Feliciano rise contento e rispose: " È un piacere anche per me! " e gli diede due baci sulle guancie. L'albino arrossì e iniziò a sghignazzare con quella sua particolare e stridula risata, Germania gli diede un colpetto con il gomito e salutò a sua volta l'italiano. Il settentrionale gli regalò uno dei suoi caldi e dolci sorrisi; cercò di dare anche a lui  un bacio sulla guancia, ma era troppo basso e il tedesco non sembrava molto collaborativo, si limitò quindi ad abbracciarlo.
Li fece accomodare in sala da pranzo, la tavola era già apparecchiata e un odore invitante proveniva dalla cucina adiacente. 
Dalla porta comparve Romano aveva delle pietanze in mano, disse qualcosa in italiano al fratello e scomparvero entrambi in cucina. Ritornarono dopo qualche minuto con i piatti e iniziarono a cenare. 

Romano guardò con rabbia il suo piatto di pasta e pensò amaramente che aveva fatto molto male ad invitarli. Solamente sentire la risata fastidiosa del prussiano e il modo civettuolo con cui suo fratello cercava di attaccare bottone con il tedesco, lo mandava in bestia. Morse con rabbia un pezzo di pane e guardò malamente il fratello. Si ricordò che quando la sera prima gli aveva comunicato dell'invito, Veneziano lo aveva ringraziato tutto felice e gli aveva detto che lo avrebbe aiutato con la cena, eppure con che faccia tosta si comportava in quel modo! Lovino era furioso, come osava suo fratello provarci con quel disgustoso mangiapatate  proprio davanti ai suoi occhi, nella sua casa, alla sua tavola!! Ingoiò tutto d'un fiato il bicchiere di rosso e disse: " Vi stanno piacendo i piatti? ", gli ospiti si girarono a guardarlo. Germania disse cauto:" È tutto molto buono. Grazie. ", Prussia invece borbottò: " Molto buono, davvero. ". Lovino li incenerì con lo sguardo, sembravano davvero a disagio ricordandosi della presenza del padrone di casa; si versò dell' altro vino e decise di unirsi alla conversazione. Avvicinò il bicchiere alle labbra e disse: " Certo che è buono, ho cucinato io!'' detto questo mando giù un sorso del suo vino, fece schioccare la lingua.  L'alcol lo stava mettendo di buon umore, decise quindi di berne altro. Il fratello lo guardò preoccupato e disse in italiano: " Lovi, non stai bevendo un po' troppo?'' Romano lo guardò male e gli rispose: " Stai zitto! Bevo quanto mi pare. " e come per far capire il suo punto finì in un solo sorso il bicchiere appena rimpito. Feliciano gli regalò uno sguardo apprensivo, sospirò scuotendo la testa e  disse rivolto ai tedeschi: " Com'è il clima da voi, fa freddo? Ve' da me a Venezia fa freddino, dicono che la prossima settimana  il tempo potrebbe peggiorare, spero non ci sia l' acqua alta... " e rise cercando di intavolare un discorso con i due. 

Romano deglutì e sentì un sapore amaro in bocca, suo fratello stava risplendendo, sapeva parlare con la gente, era raggiante e attirava tutta l'attenzione su di sé. 

Veneziano era la luce e lui l'ombra, come al solito. Sentì qualcosa scattare dentro di sé e il senso di amarezza si tramutò in rabbia dolorosa, una sorta di gelosia si impossesò del suo cuore. Il sangue gli salì al cervello, per un momento vide tutto rosso, le voci gli arrivavano distorte come se avesse le orecchie tappate. Quando rinvenne si accorse che a tavola era calato un silenzio tombale, si rese conto che lo stavano fissando con occhi sbarrati, che aveva fatto!? Sentì un dolore sordo alla mano e vide che  il bicchiere che aveva tenuto in mano fino a un minuto prima era in frantumi. Guardò con occhi vuoti il tavolo e notò con calmo disinteresse che era macchiato di rosso, quello del suo sangue e del vino. Improvvisamente realizzò, aveva frantumato il bicchiere. Si alzò velocemente dal tavolo e guardò con occhi sbarrati quella macchia rossa, con orrore si rese conto di quello che avrebbe potuto fare, che avrebbe voluto fare. 

Veneziano si alzò, gli si avvicinò e disse tutto agitato:'' Ve' L-Lovi stai bene? La tua mano.... " fece un passo verso di lui e cercò di afferrargli la mano ferita. Romano indietreggiò e contorse il viso in un espressione di rabbia, sentiva il sangue pulsare nelle tempie e il fiato era corto. Il suo volto si tinse di rosso e allontanò  con uno schiaffo la mano fratello protesa ad aiutarlo. Disse irato : " Levati dalle palle non voglio più vedere te e i tuoi schifosi amici tedeschi!! Andatevene mi avete stufato! " detto questo voltò la schiena al fratello. Feliciano non demorse e afferrò la spalla del fratello, disse con tono triste: " Fratellone, che ho fatto? È successo qualcosa...? Stai male? " Romano strinse le mani a pugno, da quella ferita stillarono goccie di sangue, macchiarono le assi del pavimento. Le spalle del meridionale iniziarono a tremare, si morse a sangue la lingua, si girò di scatto, spintonò il fratello che finì con il sedere per terra. Gli altri due li stavano guardando perplessi, pietrificati dalla scena. Lovino evitò i loro sguardi interrogativi e scappò da casa sua. 
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Romano non sapeva dove  stava andando, stava solo cercando di togliersi lo sguardo lucido e sperduto del fratello dalla testa. I suoi respiri divennero sempre più accelerati, un senso di colpa e di vergogna iniziò ad appesantirgli il petto. Senza che se ne accorgesse il volto gli si inumidì di lacrime, si prese il viso tra le mani e si accasciò contro una parete. ' Che sto facendo? Dove mi trovo?' gli girava la testa, l' alcol gli aveva confuso la mente e fatto perdere il senno. Strinse i denti e si maledì per aver bevuto troppo. Una volta ritrovata la lucidità, si rese conto dell' immane figura di merda che aveva fatto, un forte senso di vergogna lo schiacciò al suolo. 
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Continuò a girare senza meta e decise che se quella era la notte delle pessime decisioni,  allora sarebbe andato fino in fondo. 

Si ritrovò a un piccolo bar tedesco, ormai familiare. Entrò e si sedette a un angolo del bancone.  Una voce nota lo accolse : " Guten Abend, Lovino~" . Romano guardò stancamente Franz, quest' ultimo aggiunse: " giornataccia?''.

L' italiano sospirò e chiese un bicchiere di vino, si disse che anche se era già mezzo ubriaco, sarebbe stato meglio esserlo del tutto, così almeno avrebbe dimenticato le sue figuracce. Tra un bicchiere e un altro la conversazione divenne sempre più concitata, l'italiano scoprì un sacco di cose interessanti su quel tedesco. Aveva una personalità alla mano, sapeva essere ironico e fare battute, aveva interrotto gli studi e si era trovato un lavoro che non lo soddifaceva, voleva fare il musicista. 

Romano disse sorpreso: " Tu!? una rock star!? Non ti ci vedo proprio!" l' altro gli mise il broncio e disse offeso: " Uomo di poca fede! Guarda che ho una voce bellissima! " e poi aggiunse: " e tu che fai di bello nella vita? Perché sei a Berlino? " . Romano bevve un sorso dal suo bicchiere e stette per un momento in silenzio, poi disse: " sono un uomo d'affari, a differenza tua, e il motivo per cui sono qui non ti riguarda! " . Franz sogghignò, si sporse dal bancone, gli prese una mano e sussurrò mellifuo : " sei qui per me, non è vero? ".

Lovino sentì il proprio battito accelerare, quel bastardo stava invadendo il suo spazio personale, l' alcol gli stava dando alla testa e quegli occhi maliziosi continuavano a tormentarlo. Si morse un labbro, mise i soldi sul tavolo e se ne andò, sapeva che se l' avesse guardato ancora una volta non si sarebbe contenuto.

Fatto sta che rimase appostato  fuori dal locale, da un lato voleva andarsene dall' altro sapeva che doveva fare i conti con quello stronzo una volta per tutte. Appena lo vide uscire dalla porta sul retro, barcollò nella sua direzione e lo inchiodò al muro. Il ragazzo era più alto di lui, lo guardò sorpreso, si mise a ridere e improvvisamente gli afferrò il capo. Lovinò aprì la bocca per parlare e venne zittito da un bacio. Le labbra del tedesco continuavano a premere sulle sue, Romano superò velocemente lo shock iniziale e aprì la bocca. Approfondì il bacio e spinse contro il muro Franz, il sangue iniziava a salirgli alla testa, il fuoco nella lussuria aveva iniziato ad ardere e Lovino non sapeva se si sarebbe fermato a qualche bacio.

 Lì in quel vicolo buio, in una città straniera, mezzo ubriaco e fra le braccia di un semi sconosciuto si chiese nel suo ultimo briciolo di lucidità, se quello che stava facendo era corretto, dall' altro canto si ritrovò a chiedersi da quanto tempo era  che non baciava qualcuno.  Vinse la lussuria. 
Franz lo staccò ansimando e disse: " Non credevo fossi così passionale... " si leccò le labbra arrossate e si mise a ridere. Passò una mano fra i capelli di Lovino, gli tirò il ciuffo e disse divertito: " Non vorrai mica farlo in un vicolo, grande uomo d'affari!? " L' ironia era palese fra le parole di quello stronzo, Romano gli avrebbe tirato un cazzotto, ma era troppo eccitato per prendersela a cuore, quindi disse con voce roca: " Allora cosa proponi, rock star? ".

Si ritrovarono a baciarsi nella tromba delle scale di un appartemento. Erano le due del mattino e Romano si era davvero fatto trascinare fino a casa del tedesco per una scopata! Entrarono velocemente nell'edificio, Franz sbatté l' italiano contro la porta e iniziò a sbottonarsi la camicia, quando improvvisamente venne accesa la luce.

  Sulla soglia della cucina c'era una persona e non sembrava affatto felice. Franz si staccò immediatamente da Lovino, come se avesse toccato un ferro rovente e si girò verso lo sconosciuto. Romano li guardò perplessi, Franz sembrava scioccato e terrorizzato, mentre l' espressione dell' altro ragazzo era quella della fidanzatina tradita. Un senso di gelo ghiacciò il sangue dell' italiano, il suo sesto senso gli diceva che ci sarebbero stati guai, imprecò fra i denti. 

Franz disse in tedesco: " Emil che ci fai qui??" 

 " Tu brutto porco bastardo e così mi tradisci!? "

 " Emil ti ho già detto che  non stiamo più insieme!! Dove hai preso le chiavi di casa!? ".

Il tono di voce di Emil era sempre più isterico, ogni sua parola era piena di rabbia e dolore. Il suo volto si conorse in una smorfia sofferente, le prime lacrime iniziarono a solcare il suo volto. 
Disse:" Non mi ami, più!?? AVEVI DETTO CHE MI AVRESTI SEMPRE AMATO!! " la scintilla della pazzia si impossessò dei suoi occhi.

Dall' altro lato Franz stava cercando invano di mantenere la calma, non ci riuscì e sbottò: " Chi ti credi di essere!? Entrare così in casa MIA! Ti ho già detto mille volte che è FINITA! Giuro che se non te ne vai chiamo la polizia!! " . 

Calò il silenzio nella stanza.

Romano disse in inglese: " La finite? Mi potreste spiegare il perché di tutto 'sto casino, non capisco il crucchese. "

Franz rispose freddo: " Lovino, stai zitto! " 

Gli occhi di Emil si spalancarono e disse: " È con LUI che mi tradisci!? È per colpa SUA che non mi ami più!? ". 

Si avvicinò come una furia al suo ex- ragazzo e lo scostò violentemente, Franz preso alla sprovvista, rovinò per terra. Emil si ritrovò faccia a faccia con il suo "nemico", colui che gli aveva portato via il "suo" Franz. Lovino lo guardò sorpreso stava per parlare quando sentì una fitta di dolore allo stomaco. Spalancò gli occhi e sentì il sapore metallico del sangue in bocca. Guardò in basso e vide che quel verme lo stava accoltellando. Emil lo guardò con occhi spiritati, disse qualcosa nella sua madre lingua e spinse la lama ancora più in profondità. Romano si riprese dallo shock iniziale, sputò un grumo di sangue e gli sferrò un cazzotto, Emil cadde per terra svenuto. 

L'italiano si accasciò per terra e si tolse il coltello, grugnì di dolore, quel bastardo gli aveva perforato lo stomaco, sbiancò dalla sofferenza e dalla fatica. Si tamponò con una mano tremante la ferita, e ricordò a se stesso che aveva avuto ferite ben più gravi. Strinse i denti e disse con un filo di voce: " Oi, F-Franz...io vado ok? Tu s-sbarazzati... di questo cretino, ci ...si becca in giro, forse. " Franz gli si avvicinò e  alla vista del sangue , sbiancò e disse inorridito: " Ti ha accoltellato!? Oh mein Gott, chiamo un'ambulanza! ". Romano fece un profondo respiro e disse:" Lascia stare, è solo un taglietto! Vado al pronto soccorso da solo" si alzò in piedi e aggiunse: " tu piuttosto sbarazzati di 'sto cretino e cambia serratura! " . Franz avrebe voluto ribattere ma Lovino lo incenerì con uno sguardo. Romano gli voltò le spalle e se ne andò.

Una volta solo, tutta la sua compostezza svanì, dalle sue labbra uscì un gemito di dolore. Una fitta lacerante lo fece piegare in due, aveva il respiro corto e la pelle era imperlata di sudore freddo. Si accosciò per terra, la perdita di sangue lo stava rendendendo debole, gli girava la testa e si sentiva svenire. Strinse la mano con la quale aveva  sferrato un pugno ad Emil, la stesa che aveva frantumato il bicchiere poche ore prima, fece qualche respiro profondo e con le ultime energie rimaste  si teletrasportò davanti a casa sua. 

Con molta fatica aprì la porta, non si aspettava di trovarci nessuno dopo il modo in cui se ne era andato. Si sorprese nel vedere la luce del salotto accesa. Dall' atrio sentì i passi di qualcuno venire dal salotto, era Feliciano, aveva deciso di aspettarlo tutta la notte, probabilmente voleva parlare dell' accaduto. Romano si diresse con passo claudicante verso il fratello, il piede cedette, le forze lo abbandonarono, il mondo si fece all' improvviso scuro e perse i sensi fra le braccia del settentrionale. 
  



   
 
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