Fanfic su artisti musicali > Stray Kids
Segui la storia  |      
Autore: Sarah_Morag    24/01/2021    0 recensioni
Erik e il Signor Hwang cominciarono subito a parlare di lavoro, io invece mi incantai ad osservare quel ragazzo così diverso da me, o comunque così dissimile da quello che ero sempre stata abituata a vedere. Si certo con la globalizzazione era diventato normale imbattersi in cinesi, tailandesi e altre etnie, ma lui ero completamente differente. Forse erano i capelli lunghi fino al collo e tinti di biondo che lo rendevano molto particolare. Era bellissimo e inquietante allo stesso tempo, con la mascella squadrata, tipicamente maschile, ma con la pelle di porcellana, senza un minimo accenno di barba, molto femminile. Ma erano i suoi occhi, affilati come lame, ad impressionarmi e ha farmi provare una morsa al cuore tutte le volte che si posavano su di me.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hyunjin
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Respira. Andrà tutto bene, questa volta me lo sento, sono sicura, il mio istinto non sbaglia mai.
Proprio mai?!
Sì, forse qualche volta si è inceppato, ma questa volta no, non lo farà. Non mi sono trasferita da Londra a Milano per rimanere solo una semplice impiegata, no!
Beh, ti sei trasferita perché tuo fratello ti ha offerto un lavoro
Si lo so, ma ho in mente grandi cose per il mio futuro, come viaggiare, guidare un'auto costosa, trovare un uomo, sposarmi e avere tanti bambini, beh tanti ... non esageriamo, al massimo due, non di più.
Il suono delle nocche sulla porta di legno fece interrompere l'importantissima conversazione tra me e la mia vocina interiore. Avrei dovuto darle un nome, in fondo per me era come una persona vera.
«Avanti!» il mio tono diventava inspiegabilmente stridulo quando ero agitata.
Oddio eccolo, il più insopportabile di tutto l'ufficio, con quei capelli unti, ma se li lavi ogni tanto?
«Il Sig. Erik Evans ti vuole vedere nel suo ufficio» e la richiuse dietro di sé.
Mi alzai indispettita e lo mimai “Erik Evans ti vuole vedere nel suo ufficio, gne gne gne. È mio fratello, dì, tuo fratello ti vuole vedere, è così difficile!?”
Lo sapevano tutti lì dentro che ero la sorella del CEO mentre io ero consapevole che mi consideravano una raccomandata; in effetti un po' lo ero, ma in fondo era così che girava il mondo e perché mai gli avrei dovuto girargli le spalle.
Mi precipitai nel corridoio, camminando a testa alta, orgogliosa dell'incarico che a breve mi sarebbe stato affidato, altrimenti perché mai Erik voleva vedermi? Mio fratello conosceva perfettamente le mie capacità, ero sempre stata una studentessa modello, laureata a pieni voti e anche se ero l'ultima arrivata nella società, mi meritavo quel posto.
Mi sentivo gli occhi puntati addosso, quelle stronze della contabilità mi guardavano di sottecchi, come sempre, ma non me ne fregava niente. Quando lì dentro sarei diventata qualcuno le avrei messe a fare le fotocopie.
Guarda che siamo nell'era digitale, al massimo le puoi mettere a formattare le chiavette USB.
Mi bloccai un secondo e alzai il piede in aria “Cazzo, che male stè scarpe nuove!” guardai il tallone e notai che mi avevano già provocato una vescica.
Cerca di soffrire in silenzio, ti stanno guardando tutti!
Mi ricomposi, strinsi i denti e ripresi il cammino, anche se un po' zoppicante.
Spalancai la porta senza neanche bussare, ero troppo elettrizzata per perdere tempo in convenevoli.
“Volevi vedermi?”
“Sì, Victoria, siediti!”
“Perché mi chiami Victoria” cominciai a passeggiare nervosamente avanti e indietro “non mi chiami mai Victoria! O meglio mi chiami così quando c'è qualcosa che non va. L'ultima volta che mi hai chiamato Victoria è morta nonna. Oddio a casa stanno tutti bene vero?”
“Sì, stanno tutti bene, ti vuoi calmare? E siediti per favore, mi metti ansia.”
Mi accomodai sulla poltrona in pelle davanti alla grande scrivania color mogano. Buttai l'occhio fuori dalla finestra, aveva una vista stupenda della città, si distinguevano chiaramente le guglie del Duomo e nelle giornate più limpide di potevano intravedere anche le Alpi all'orizzonte.
Un giorno questo ufficio sarà nostro!
“Vic, ti devo dare una notizia buona e una cattiva” appoggiò i gomiti al tavolo congiungendo le mani e cominciando a lisciarsi il pizzetto.
“Prima quella buona, ti prego, non sto più nella pelle”
I capelli chiari risplendevano sotto le luci a led tanto erano impomatati e mi osservava con i suoi grandi occhi azzurri “Allora quella buona è che il Sig. Hwang ha accettato di assicurare tutti i suoi immobili con la nostra società.”
“Sono contenta, ma qual è quella buona… intendo per me! Cioè se per te questa è quella buona, quella cattiva sarà cattivissima!?”
“No, non è così catastrofica, è che il Consiglio non ha accettato la mia proposta di affidare a te questo affare, ma vogliono me, come consulente personale del Sig. Hwang. Ci conosciamo da anni, si fida solo di me ed è una persona molto esigente, mi spiace Vic.”
Tutto il mio entusiasmo si spense come un interruttore “Ah...ok, ma sei in debito di una notizia buona, avevi detto -ho una notizia buona e una cattiva -, a me sembrano entrambe cattive.”
Quindi non possiamo più mettere quella della contabilità a formattare chiavette, che delusione.
“Ma... non sei del tutto esclusa da questa faccenda.”
Il mio volto si illuminò, “Sul serio?” cominciai a picchiettare le scarpe sul pavimento impaziente, il tintinnio dei tacchi sul pavimento riecheggiò in tutta la stanza e la vescica cominciò a bruciare, ma l'adrenalina nel mio corpo mi faceva sopportare il dolore.
“Sai bene che durante questi anni io e il Sig. Hwang siamo diventati amici e sai anche che di recente ha perso sua moglie…”
“Sì, lo so, è molto triste” mi lisciai la gonna, quella notizia aveva sconvolto anche me essendo mancata nel fiore dei suoi anni.
“Ecco... allora... tu... ti occuperai di suo figlio!”
Bel premio di consolazione hi hi hi
Alzai lo sguardo e lo fulminai “Cosaaa? Stai scherzando vero? Dimmi che stai scherzando! In tutti questi anni non mi sono fatta il culo per ritrovarmi a fare la baby-sitter! Guardami bene in faccia Erik…” e puntai il dito indice verso di me “Ti sembro una, in grado di occuparsi di un ragazzino? Cazzo fallo fare a qualcun'altro, tipo a quelle della contabilità, che sono sempre lì a grattarsela” mi alzai in piedi e ripresi a passeggiare nervosamente sul posto.
“Vic, modera i termini ti prego e poi non è un ragazzino. Ha vent'anni, parla fluentemente tre lingue tra cui il cinese, il giapponese e l'inglese e poi...”
“E poi cosa!? Cosa me ne faccio di uno che sa parlare tre lingue completamente inutili. Siamo in Italia, almeno sapesse l'italiano, no manco quello... Cosa dovrei fare con lui, portarlo fuori a prendere uno Spritz?”
“Beh, quella dell'aperitivo mi sembra un'ottima idea” e incassò la testa nelle spalle, come se si aspettasse una scarpata in testa.
Io gliel’avrei lanciata volentieri.
Scossi la testa “Ti prego Erik, non puoi farmi questo” 
“Senti Vic, non mi fido di nessun'altro. Il Sig. Hwang mi ha chiesto questo favore, non poteva lasciarlo a casa, da solo, non in questo delicato momento della sua vita. Ti chiedo solo di essere gentile con lui e di fargli visitare la città, tutto qui. Poi, appena il contratto sarà firmato, se ne ritorneranno a Seoul e ritornerà tutto come prima.”
Sbuffai, ma non volevo mettere in difficoltà mio fratello, lui mi aveva sempre aiutato, “E per quanto tempo si fermerebbero?” portai le dita alle tempie e cominciai a massaggiarle; quella storia mi stava facendo venire un gran mal di testa.
“Due settimane”
Di male in peggio
Smisi di massaggiarle e respirai a fondo prima di rispondere “Erik io ti ammazzo! Due settimane sono un'eternità, io pensavo qualche giorno, aaah…”
“Non urlare o ti sentiranno tutti. Senti adesso tu vai a casa, ti fai una doccia, ti rilassi e ti vesti… che stasera ci aspettano per cena.”
Corrucciai la fronte, “Chi ci aspetta per cena? Non dirmi che... sono già arrivati?”
“Sono atterrati oggi pomeriggio alla Malpensa”
Appoggiai i palmi sulla scrivania e lo fissai truce negli occhi “Perfetto... c'è altro che devo sapere oppure abbiamo finito?” e improvvisamente Erik assunse un’espressione che, purtroppo, conoscevo alla perfezione e mi rilassai sulla poltrona “Ok, c'è altro… bene, dai dimmelo, tanto peggio di così non può andare”
“Sono riuscito a trovargli un appartamento proprio sopra il tuo. La cena è alle 20. In punto.”
Ah ah ah pure vicini di casa.
Mi imposi di stare calma, di respirare e di contare fino a dieci, prima di infierire con tono ironico “Chi è che cucina stasera… il Sig. Hwang o suo figlio?”
“Hanno portato i loro domestici e quindi anche il cuoco… presumo” e cominciò a grattarsi il mento.
“Ah certo, beh ovvio, ma che scema, perché non mi è venuto in mente subito” e feci una smorfia con la bocca “Se è tutto io me ne andrei… a fare la famosa doccia… per rilassarmi.”
“E metti i tacchi. Solo per stasera, ti prego…”
Mi alzai, gli girai le spalle e mi diressi verso l'uscita senza replicare.
“Ah e Vic… mi raccomando, niente parolacce…”
Alzai il dito medio e uscendo sbattei la porta con forza.
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Stray Kids / Vai alla pagina dell'autore: Sarah_Morag