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Autore: Renegade_Outcast    24/01/2021    1 recensioni
Il Malvagio drago viola Malefor è stato sconfitto, l'esercito oscuro si ritira. Non è più tempo di guerra: è tempo di pace. O almeno, così ci si aspetterebbe. Dopo la battaglia più dura della sua vita, Spyro è convinto che nulla possa più andare storto, che finalmente potrà trascorrere giornate tranquille con i suoi cari. Un finale da fiaba, della serie "e vissero tutti felici e contenti". A quanto pare, il destino ha ancora qualcosa in serbo per i due draghi che hanno sconfitto il grande male. Scheletri nell'armadio finalmente disvelati, vecchie ferite vengono riaperte, e sanguinano ancora. Solo il tempo mostrerà la storia, la vera storia, di come tutto questo è iniziato. Qualcosa che Spyro e Cinerea forse non sono pronti a sapere, e che potrebbe cambiare la loro concezione della guerra, e delle loro intere vite...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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La valle di Avalar era uno dei posti più belli al mondo, senza alcun dubbio. Gli ampi prati verde smeraldo, punteggiati qua e là da grandi alberi, alla cui ombra riposava pacificamente qualche animale. Al centro della valle scorreva pigramente un grande fiume, sulla superficie cristallina galleggiavano alcune grandi ninfee. L'intera valle era circondata da enormi montagne, le cime bianche di neve candida. Alzò lo sguardo, e i suoi occhi incontrarono il cielo, azzurro e limpido, sgombro da ogni nuvola. E in mezzo a quell'oceano d'aria, una piccola figura stava precipitando verso terra. “Finalmente” si disse, scattando in piedi. Lo aveva aspettato per diversi minuti, dopo essersi svegliata, letteralmente sospesa in aria, nella stessa condizione del drago davanti a lei. Spalancò le ali – due grandi ali dalle membrane rosso rubino, provviste di due affilati uncini argentei sulle estremità – e con un elegante balzo, spiccò il volo. Poteva volare più velocemente di qualsiasi drago al mondo, non doveva nemmeno sbattere le ali. Infatti, in pochi secondi era praticamente sotto il drago viola. Girò su sé stessa a mezz'aria, e sfrecciò verso l'alto, come a volersi scontrare con l'altro. Sapeva di dover fare molta attenzione, se lo avesse semplicemente afferrato a mezz'aria, la forza d'arresto gli avrebbe frantumato qualche osso, probabilmente quelle del collo. Spyro, dal canto suo, stava cercando di aprire le ali e planare verso terra, ma la corrente era così forte da costringerlo a tenerle piegate contro il dorso per il dolore. Stava cadendo troppo in fretta, se non avesse rallentato... beh, chiunque avesse voluto cercarlo, avrebbe solo dovuto cercare una macchia viola nel prato di Avalar, non era difficile da trovare. Stava seriamente prendendo in considerazione di iniziare a sbattere le zampe come un pollo, tanto era disperato, ma non riuscì nemmeno a concludere il suo pensiero. L'unica cosa che vide fu una grossa sagoma nera che gli sfrecciava davanti agli occhi, e poi qualcosa si attaccò alla sua schiena. Sentì gli artigli di un drago stringersi attorno alle sue zampe anteriori, e quella che sembrava una lunga coda avvolgersi intorno alla sua vita. Era così confuso che non cercò nemmeno di scrollarsi di dosso l'altro drago, chiunque fosse. Soprattutto quando si accorse che la corrente era diminuita, e che stavano volando in linea retta sopra la valle. Sentì la presa sul suo corpo allentarsi, segno che ora doveva volare da solo. Aprì le sue ali – due grandi ali gialle, le membrane di un bel marrone dorato – e con un singolo battito si rimise in equilibrio. Girò la testa di lato, volendo ringraziare il drago che l'aveva salvato, ma quando vide chi era, gli mancò la voce. Accanto a lui volava una giovane dragonessa, aveva la sua stessa età. Le sue squame erano nere e luccicanti come l'ossidiana, il petto e le membrane delle ali rossi. Aveva sei lunghe corna bianco-argentee, e una serie di lame più piccole le correva lungo il collo e la schiena, fino all'attaccatura delle ali. La punta della coda era una lama di ferro, luccicava sotto la luce del sole. Sulle zampe anteriori indossava due piccoli braccialetti d'argento, insieme a una sorta di girocollo d'argento. Un ultimo bracciale, più piccolo, era sulla sua coda, appena prima della lama. Aveva degli strani tatuaggi bianchi sulla schiena, sulle spalle, sulla fronte e intorno agli occhi, due occhi verdi come smeraldi. “C...Cinerea...” Spyro era senza parole. Non ci aveva pensato finora, ma quando aveva rimesso insieme il pianeta, era quasi convinto di averla uccisa. Una vocina nella sua testa gli ricordò che anche lui doveva essere morto, ma la ignorò. Cinerea scoprì i denti in un sorriso: “che hai da fare quella faccia? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma” ridacchiò. Il drago viola scosse la testa, cercando di rimettere in ordine i suoi pensieri, seppur con scarso successo. “Sei... sei viva...” balbettò, così piano che fece fatica lui stesso a sentire la sua voce. Il sorriso della dragonessa nera si allargò ancora di più. “Io? Viva? Oh, davvero? Da cosa lo deduci? Dal fatto che ho salvato la tua coda viola? Ancora?” disse, mettendo particolare enfasi sull'ultima parola. “Beh, probabilmente sì, sono viva” concluse lei, senza mai smettere di sorridere. Spyro non sapeva davvero cosa dire, stavano succedendo troppe cose insieme. “Io... umh... grazie per avermi salvato...” replicò, incapace di fare nulla che non fosse volare. L'altra gli fece l'occhiolino: “è sempre un piacere” disse. Cinerea aveva l'abitudine di prenderlo in giro quando poteva, ovvero quasi sempre. E non gli dispiaceva poi tanto. “Allora” esordì lei dopo qualche minuto di ininterrotto volo silenzioso “sembra che sia tutto apposto”. Spyro si guardò attorno e annuì, constatando che aveva assolutamente ragione. Non c'era traccia del grande esercito di Malefor, né dell'anello di fuoco del Distruttore. Ora che ci faceva caso, anche il vulcano in cui avevano combattuto, il cui profilo era appena visibile in lontananza, sembrava stranamente pacifico. Era tutto tornato alla normalità. “Ce l'hai fatta” disse Cinerea, con una punta di sincera ammirazione nella voce. Sapeva quanto Spyro fosse potente, l'aveva provato sulla sua stessa pelle anni prima, ma stavolta aveva fatto qualcosa di impareggiabile. Il drago viola scosse la testa: “ce l'abbiamo fatta, abbiamo fatto questo insieme” puntualizzò. Era tipico di Spyro darle una parte del merito, anche quando, ossia quasi sempre, lei non aveva fatto praticamente nulla. Non poteva negare che una parte di lei adorasse sentirsi fare quei complimenti, ma sapeva che non era giusto. “Spyro, tutto questo è opera tua. Tu hai sconfitto Malefor, tu hai rimesso insieme il pianeta. Se siamo qui, è solo per merito tuo” ribatté lei decisa. Spyro sospirò, sconfitto: sapeva che era completamente inutile cercare in qualche modo di convincere Cinerea di qualsiasi cosa con cui lei non fosse d'accordo, quindi non replicò. Dentro però, sentiva che non era assolutamente giusto che lui si prendesse tutto il merito delle loro imprese. Lei lo aveva aiutato e salvato tantissime volte, l'ultima solo dieci minuti prima. Rimasero così ancora per un po', immersi in un silenzio quasi dall'aria religiosa, volando sopra la valle apparentemente senza limiti di Avalar, sbattendo occasionalmente le ali per tenersi in equilibrio. Non fosse stato per Cinerea, Spyro non si sarebbe nemmeno accorto dell'acqua, almeno finché una piccola goccia di pioggia gelida non gli cadde sulla testa. “Sta arrivando una tempesta, dobbiamo metterci al riparo” disse la dragonessa, quando un'altra goccia d'acqua cadde a pochi centimetri dal suo muso. Spyro guardò in alto: il sole era praticamente scomparso, nascosto da una spessa coltre di nuvole grigio-nere, da cui stavano già iniziando a cadere alcune gocce di pioggia, come quella che aveva colpito il drago viola poco prima. Era incredibile quanto velocemente il tempo fosse cambiato, non aveva nemmeno fatto in tempo ad accorgersene. “Abbiamo circa due minuti prima che inizi a diventare problematico” sentenziò Cinerea, e con un battito d'ali schizzò in avanti, seguita dal suo compagno viola. Non si chiese nemmeno come facesse a sapere quanto tempo avevano, probabilmente aveva qualcosa a che vedere con i suoi poteri di magia elementale del vento. “Dai, andiamo”

 

 

 

Si erano nascosti in una piccola cavità sul fianco di una collina. L'avevano vista di sfuggita, dato che, a causa della pioggia e del vento, dovevano tenere gli occhi socchiusi. Appena si erano accorti della caverna, ci si erano letteralmente lanciati dentro, senza pensarci due volte. La grotta in sé non era molto grande, forse appena sufficiente a contenere un drago adulto, ma per loro due bastava e avanzava. Avevano avuto molta fortuna a trovare quel riparo, appena erano entrati si era alzato il vento e aveva iniziato a piovere a dirotto. Avevano evitato la tempesta per un soffio in effetti. Per tenerli al caldo e rendere meno umida la zona, Spyro aveva acceso un piccolo falò con dei pezzi di legno che si trovavano in fondo alla grotta. O meglio, ci aveva provato per diversi minuti, senza molto successo. Il momento più comico fu quando, dopo vari e vari tentativi fallimentari, riuscì ad accendere una piccola fiamma. “Sì!” esultò, saltellando sul posto per un paio di secondi. E a furia di oscillare la coda, la fiamma già debole di suo si spense in un secondo. Per la dragonessa fu decisamente troppo, e scoppiò a ridere, mentre l'altro si faceva rosso di rabbia e vergogna in viso. “Dato che ti fa tanto ridere, fallo tu” sbottò seccato, mentre si appoggiava con la schiena alla parete di roccia umida. Cinerea fece un sorrisetto strafottente, e con un soffio accese il fuoco, e nel piccolo falò divampavano fiamme nere. Spyro sbuffò, leggermente offeso. La dragonessa gli fece l'occhiolino: “dai, non te la prenderai per così poco?” lo prese in giro. Per tutta risposta, Spyro le fece una smorfia, ma si vedeva che era divertito. Si sedettero l'uno accanto all'alta, guardando le fiamme che crepitavano nel piccolo cerchio di pietre. “Beh, direi che dovremmo iniziare a pensare a un paio di cose” iniziò Cinerea, battendo un artiglio sul pavimento di roccia grigia “tipo, dove diamine siamo e come torniamo indietro”. Spyro ci pensò per qualche secondo: ricordava più o meno da che parte si trovasse Belligera, la capitale del regno, dove i loro ami... si batté una zampa sulla fronte: per tutta la giornata, non aveva minimamente pensato ai loro amici. “Fammi indovinare, stai pensando agli altri vero?” chiese Cinerea. Il drago viola la guardò con aria interrogativa: “come lo sai?”. Lei sorrise, e gli batté delicatamente un artiglio sul muso, facendogli il solletico. “Perché ti conosco fin troppo bene, drago viola. Tu ti preoccupi sempre degli altri prima che di te stesso” rispose la dragonessa. Lo faceva sempre, con tutti. Fosse stato per lui avrebbe sacrificato la sua vita per quella dello stesso Malefor. “Chissà come stanno Sparx, Hunter e i guardiani... probabilmente staranno impazzendo, avranno mandato un sacco di gente a cercarci” rifletté Spyro, ricordando come avevano mandato il ghepardo Hunter a cercarli quando erano rimasti sepolto sotto il pozzo delle anime, tre anni prima. Al tempo era stato Ignitus a man... e si bloccò. Il rumore della pioggia e de fuoco davanti a lui, dapprima quasi sovrastante la sua stessa voce, ora divenne statico suono di sottofondo. Gli era bastato pensare quel nome: Ignitus... Le immagini si fecero strada nella sua mente senza che potesse controllarle, come un fiume che straripa: l'anello di fuoco, il Distruttore, loro due che vengono scagliati lontano, oltre le fiamme roventi... Cinerea vide l'espressione triste del suo compagno viola, non impiegò molto per capire a chi stesse pensando in quel momento. “Spyro, non è stata colpa tua” disse d'impulso, anche se ormai conosceva il drago abbastanza bene da sapere che si sarebbe dato la colpa di quello che era successo comunque. Ignitus, il guardiano del fuoco, era praticamente una figura paterna per Spyro. Era stato lui ad addestrarlo, a insegnargli tutto quello che sapeva sui draghi e su questa guerra maledetta. Quando il Distruttore aveva pressoché concluso il suo anello di fuoco attorno al mondo, Ignitus, lei e Spyro si erano diretti al vulcano in cui il mostro si era tuffato, in un disperato tentativo di sconfiggere lui e Malefor. Loro due erano riusciti ad andare avanti solo grazie al sacrificio del guardiano, che li aveva protetti dal calore delle fiamme, troppo alto persino per il guardiano del fuoco. Quando era successo, era certa che il cuore di Spyro si fosse spezzato a metà. Gli mise istintivamente una zampa sulla spalla, cercando di confortarlo come poteva. L'altro scosse la testa: “no Cinerea, avrei dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa per aiutarlo” disse. Aveva le lacrime agli occhi. “Io so che potevo fare qualcosa, sarei potuto andare lì e...” “e morire” lo interruppe Cinerea. “Ti saresti buttato lì in mezzo, e avresti fatto la stessa fine” disse lei. Spyro la guardò con un misto di rassegnazione e malcelata tristezza. “L'ho deluso, Cinerea” sussurrò con la voce spezzata. L'altra cosa a spezzarsi fu il cuore di una dragonessa, come accadeva ogni volta che Spyro si dava la colpa di qualcosa che non poteva controllare. Afferrò saldamente tra le zampe anteriori quella destra di lui, e lo fissò negli occhi. “Tu non l'hai deluso. Sarebbe fiero di te vedendo cos'hai fatto. Dannazione Spyro, hai salvato il mondo intero. Ed è stato proprio per questo che si è sacrificato, perché tu potessi andare avanti” disse. Spyro abbassò la testa: “allora perché mi sento in colpa, se non è davvero colpa mia?”. “Perché ti dai sempre la colpa di tutto. Spyro, non puoi salvare tutti” rispose lei. Il drago viola non era poi così convinto, ma annuì. Cinerea abbozzò un sorrisetto incoraggiante: “dai, cerca di dormire. Domattina cerchiamo di tornare a casa” disse. Il drago viola avrebbe voluto ribattere, avrebbe voluto far riposare prima lei, ma solo pensare alla parola “dormire” gli aveva appesantito le palpebre. Non si era nemmeno reso conto di quanto fosse stanco, dopo la caduta nel vuoto, il volo prolungato, il freddo e la pioggia. Appoggiò la testa sulle zampe anteriori, e chiuse gli occhi. Un attimo dopo, stava già dormendo.

 

 

ANFOLO SGOFO: Menomale che i capitoli successivi dovevano essere MOLTO più lunghi... vabbè, a piccoli passi, tipo il latino e il greco... coff coff... faccio schifo in materia... coff coff...

 

Ah già, mi sono ricordato che sono passati quasi due mesi da quando ho pubblicato la prima parte. Già. Purtroppo non posso usare la scusa che studiavo, perché io non stu... perché non mi impiega tutto questo tempo. Perdonatemi.

Se vi può tirar su il morale, ho già pronti i successivi due capitoli, quindi non dovrete aspettare fino ad aprile per averli. Bene, non devo preoccuparmi della folla inferocita... per ora... ;)

 

Ren saluta e chiude, devo andare a cena.

Cya cya!

   
 
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