25/01/2021
0 recensioni071. Ερινύες
Prompt:Rotto / Fandom: Saint Seiya – serie classica / Autore: Zefiro / Personaggi: Shura, Aiolos (in absentia) / Quando: negli anni
Νίψον ἀνομήματα μὴ μόναν ὄψιν
(Lava i peccati, non solo il viso)
(Palindromo attribuito a San Gregorio Nazianzeno)
Le Erinni esistono. Puoi sentire il loro fiato fetido sul collo, e il loro grido rimbombarti nella coscienza quando abbassi lo sguardo sulle tue mani. Sono lorde di sangue, anche se l’hai lavato via; ma la colpa, quella, non puoi cancellarla, con sapone e ranno, come se fosse una chiazza d’olio sul cotone candido.
Puoi solo assuefarti, fingere che a chiamare il nome di Aiolos sia il fischio del vento nelle crepe delle imposte, o il tac-tac dei rami secchi che sbattono contro i vetri. Illuso. Le Erinni aspetteranno, cucinandoti a fuoco lento, crogiolandoti nelle tue colpe. Respiro dopo respiro.
Le Erinni (dal greco ᾿Ερινύες, che i filologi ritengono sia termine che possa derivare dal Sanscrito Saranyus, "bufera") erano tre sorelle, Aletto, Tisifone e Megera. Si pensa che questo terzetto possa rinviare ad un antichissimo attributo della dea Demetra. Pare che un bel giorno la dea si sia tramutata in cavalla (don’t ask, don’t tell…) e che Poseidone - suo amante sin dai tempi in cui questi due bazzicavano le coste della Lidia - si fosse invaghito di lei al punto di possederla con la forza trasformandosi in un cavallo di acqua marina (tanto per fare una cosa nuova). La dea, furiosa (stranamente, ci viene da dire), vagò incazzata nera per l’orbe terracqueo sinché non ebbe la saggia idea di tuffarsi in un fiume per raffreddare il suo animo. Da questa unione nacquero due figli: una fanciulla, il cui nome non può essere nominato (tana per Despoina!) e uno stupendo stallone nero, Arione. Da non confondere con l’omonimo citaredo che gli ateniesi misero in mare e che i delfini, saggiamente, rispedirono al mittente…
Ad ogni modo, Erinna, Erinne, Erinni è termine che trattiene in sé la furia per una rottura dello status quo (del patto sociale, diremmo oggi) e le loro personificazioni (le donzelle di cui sopra) erano deputate a tormentare i rei, principalmente i colpevoli di parricidio e matricidio, fino alla fine dei loro giorni o fino a quando, stufi di sentirsele strillare nei timpani giorno e notte, costoro non si decidessero a far eseguire i relativi riti di purificazione. Per maggiori spiegazioni, chiedete ad Oreste. Secondo piano, Divisione Fessi, Terza porta a destra.
Che poi Shushu si crogioli in questo delirio è tutt’altro paio di maniche...
Il palindromo citato in epigrafe ed attribuito a quel simpaticone di San Gregorio Nazianzeno (ché uno così ti sta simpatico solo per il nome), anche detto Gregorio il Teologo per gli amici (che fa più figo di "Mimmo"). La si trova inscritta su di un'acquasantiera all'interno della basilica di Santa Sofia ad Istanbul.
Sì, a Zefiro piace l'etimologia. Isidoro di Siviglia, trema!!