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Autore: Joy2000    26/01/2021    1 recensioni
Thomas Shelby si avvicina verso di me, a passo lento. Sono di nuovo agitata. Non so cosa vuole da me, non so neppure come posso sdebitarmi. Non so se mi vuole far del male... È a una dozzina di piedi di distanza, si toglie il cappello, I capelli sono schiacciati e Thomas cerca di aggiustarseli alla meno peggio. Mi guarda. Ha degli occhi chiari, azzurri, perfetti, ma così freddi ed enigmatici che ne rimango quasi ipnotizzata...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Shelby, Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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TOM’S POV
Affondo il mio viso nell’incavo tra il collo e la spalla e ci sto così bene. Non voglio più staccarmi da lei, dalla sua pelle morbida che sa di lavanda. Ho paura a lasciarla andare, so che mi vuole tradire, ma d’altronde come biasimarla? Ho ucciso suo padre, mi sembra più che giusto che voglia farmela pagare. Infondo me lo merito, sono stato un verme con lei, e non avrei mai voluto ferirla così tanto. Dal primo giorno che l’ho vista mi ha ricordato qualcuno e quando mi ha detto di chiamarsi Olivia Stone ho ricollegato tutto. Sto rovinando la vita di una ragazza che ha già sofferto abbastanza e mi sento così in colpa. Avrei voluto non conoscerla affatto, più le persone stanno lontane da me e meno si fanno male. E lei è così giovane, ma così forte, determinata, ottusa, e quegli occhi scuri come il carbone bruciano di rabbia e rancore nei miei confronti. Lo percepisco ogni volta che la guardo. Sarà molto difficile dissuadermi dall’amarla. Ci ho messo già troppo tempo per accettarlo e la sua lontananza mi ha fatto solo stare peggio.  Convincere me stesso che non è la donna giusta per me sarà ancora più difficoltoso, perché non ho motivazioni valide. Lo sento che siamo uguali. Me ne sono reso conto la prima volta che ha dormito nella mia stanza. Parlava di continuo nel sonno, tormentata dai ricordi che si nascondevano sotto le mentite spoglie degli incubi. Era impaurita, agitata proprio come me quando mi tornano in mente le immagini della guerra. Non riusciamo a dormire da soli, ma insieme, invece, i nostri demoni si placano e me ne sono accorto proprio quella sera, dopo aver  fatto l’amore. Il tocco lieve ma rassicurante delle sue mani materne sul mio volto mi faceva sperare di averla con me nei momenti difficili, sarebbe stata il mio porto sicuro, la mia ancora di salvezza. Invece adesso lei vuole tradirmi, con Campbell. Chissà cosa le ha raccontato quel vecchio bugiardo.
“Thomas, è tutto ok, ci sono qui io” continua a sussurrarmi con voce dolce la mia piccola Olivia. Certo che c’è, lei non ha paura delle responsabilità, non ha paura dei miei demoni, e non ha paura di me. Forse sono io ad avere paura di lei, così giovane e bella e sicura di sé. Ha voglia di vivere e forse è l’unico punto su cui siamo schierati su due poli opposti. Lei così affamata della vita, io così sazio.
Mi tiro su i pantaloni staccandomi a malincuore dal suo collo. Non riesco a guardarla negli occhi. Prendo in fretta un’altra sigaretta e ricomincio a fumare.
“Resterai qui a Birmingham?” le chiedo, sapendo già la risposta
“Sì, per un paio di giorni” mi risponde fingendosi vaga.
“Puoi stare da me ad Arley Hall, la casa è grande” è vero, la casa è enorme e io mi sento solo, in compagnia soltanto dei miei soffocanti pensieri. Olivia ci pensa per qualche secondo, dubbiosa sul da farsi, ma alla fine decide di accettare, regalandomi un sorriso convinto che mi rasserena il cuore.
“Prendo le mie cose e andiamo, va bene?” Lei annuisce. Sembra felice di venire a casa mia, ma devo comunque prestare attenzione. Ho già avvisato John, Arthur e Polly dell’imminente arrivo di Campbell, quindi sanno come comportarsi e come venire ad aiutarmi. Sono certo che l’ispettore entrerà in Birmingham domani, in occasione di una corsa importante. Ecco perché il centro scommesse è vuoto: ho deciso di rimanerne fuori, almeno finchè le acque non si saranno calmate, quindi niente scommesse e niente scommettitori, di conseguenza anche se Campbell dovesse venire da me, non troverà niente di losco e non potrà arrestarmi.  Sto per uscire dal mio studio per farle strada, ma
“Tom?” mi chiama Olivia. Lo sguardo è cambiato, non è più sicuro e soddisfatto, adesso è malinconico, triste.
“Dimmi” Trattengo il respiro. Magari vuole dirmi la verità, magari non vuole più vendicarsi, mi ama così tanto da mettere da parte il rancore per me.
“No, niente, lascia perdere, andiamo” dice scuotendo la testa come per levarsi certi pensieri dalla mente. Rimango un po’ deluso, ma resto comunque impassibile, non voglio farla preoccupare, ha già troppi pensieri per la testa.
 
“Tom, è proprio una casa da re!” esclama Olivia mentre si guarda attorno spaesata. Le accenno un sorriso e le faccio strada per la sua stanza.
“Io sarò nel mio studio per una buona mezz’ora, tu fa come se fossi a casa tua, si cena alle 7, preferenze?”
“No, va benissimo tutto, grazie Thomas e scusa” Lily non sentirti in colpa, non è colpa tua, spero tu un giorno possa perdonarmi, magari quel giorno cambierò, sarò un uomo diverso, pronto per donarti tutto l’amore che meriti.
“Scusa di cosa?” le chiedo uscendo dai miei pensieri. Mi dirà adesso del suo piano? Glielo leggo negli occhi che è inquieta.
“Del…disturbo” esita un po’ prima di rispondermi, ma io continuo a rimanere impassibile, anche se è già la seconda volta che si trattiene.
“Nessun disturbo. A tra poco”
Direttomi nel mio ufficio, mi fermo un istante a guardare il telefono: sono incerto se chiamare Polly e avvisarla di Olivia o rimandare a dopo cena. Opto per la seconda opzione e invece mi metto a cercare i registri con i debiti del 1905, in modo da mostrarli a Olivia per dimostrarle che non le avevo mentito a proposito di ciò che le avevo detto, compreso il “ti amo”. Non fatico per trovare il cognome Stone nell’elenco e come ben ricordo mi doveva 500 000  sterline. Non me ne aveva ridata nemmeno una e stessa cosa Campbell. C’è un grande 0 accanto ai loro cognomi, sotto la colonna “ripagato” . Mi viene in mente il giovane Cole Campbell, era un ragazzino tutto ossa che campava con i soldi del padre. L’ispettore non sapeva che fare con lui: non lavorava, non studiava, sapeva solo scommettere. Ricordo che Cole è stato un paio di volte al Garrison e ha raccontato a John tutti i maltrattamenti subiti dal padre, che non ha sborsato neppure un penny per tentare di ripagare l’enorme debito. Cole voleva scappare, arruolandosi, e non appena saputo io John e Arthur siamo andati a fargli visita. L’ho sparato io personalmente, di spalle, affinchè i suoi occhi chiari non potessero impietosirmi. Ho così tante vittime sulla mia coscienza che a volte penso di non meritare di vivere. È vero, ho ucciso persone che mi volevano raggirare o addirittura togliermi di mezzo, ma io sono ancora vivo e pieno di sensi di colpa, mentre loro riposano in pace. A volte penso di essere destinato a  rimanere solo e incompreso. Neanche io mi conosco appieno e a volte ho paura dei pensieri che elaboro e che tengo rigorosamente solo per me. Provo a concentrarmi su altro, sul non far mancare niente alla mia famiglia che voglio rendere felice, ma poi come un terremoto  i pensieri e ricordi ritornano e fanno tremare il poco manto di certezze che costruisco giorno per giorno. A volte è davvero difficile andare avanti perché sono tormentato dalla paura di ferire qualcuno a cui tengo, penso di farmi fuori. Con un colpo alla testa finirebbero tutti i miei problemi, ma poi non ho il coraggio di farlo e divento furioso, perché mi rendo conto di non essere altro che un cagasotto fortunato che è tornato vivo dalla guerra.
Olivia scende dalla sua stanza qualche minuto più tardi alle 7, ed è bellissima, indossa un abito lungo e morbido color rosa antico che le accentua le curve facendomi trattenere il respiro. I capelli corvini sono sciolti e naturali, e sono portati tutti sulla spalla destra mentre un ciuffo copre il suo taglio caratteristico sul sopracciglio.
“Questa roba è tutta per noi?” mi chiede Olivia stupita dall’abbondanza di cibo sulla tavola. Lo chef si è dato da fare e non vedo l’ora di assaggiare l’oca al forno che ha preparato con molta cura.
“Certo, serviti pure” le dico spostandole la sedia per farla accomodare. Accenna un sorriso e mi posa un delicato bacio a stampo sulla guancia. In un primo momento sono così allietato e intenerito che vorrei solo ricambiarlo con uno più passionale. In un secondo momento però, colgo il suo sguardo sofferente e capisco che il bacio è un segno: è lo stesso che Giuda diede a Gesù nel momento dell’arresto. Proprio in quel momento, ancor prima che io possa sedermi a tavola, sento bussare con forza alla porta. Mi precipito di sopra per prendere la mia pistola e mentre sento ancora gli uomini che continuano  a bussare prepotentemente, noto che la cornetta del mio telefono è spostata. Olivia, no, perché proprio stasera?! Scendo giù con la pistola stretta nella mano e con un senso di panico che avevo già conosciuto in trincea. Olivia si è alzata e inizia a piangere. Corro da lei, mentre ormai gli uomini sfondano la porta.
“Olivia, io ti amo davvero, sapevo già che mi avresti tradito. Però ti prego, corri su, nel mio studio. C’è un registro, aprilo e cerca il nome di tuo padre e di Campbell. Sono certo che l’ispettore ti ha mentito.” E dopo averle detto ciò scappo veloce nell’ingresso della mia casa. Ci sono quindici uomini armati e disposti in tre file da cinque. Avanti a loro, proprio come farebbe un capo, c’è l’ispettore. È invecchiato dall’ultima volta che l’ho visto e noto qualche ruga in più sul suo viso e molti più riflessi grigi e bianchi sui suoi capelli.
“Ispettore Campbell, cosa la porta qui?” esordisco sicuro di me. Non ho il tempo neppure di puntargli la pistola contro visto che i quindici uomini hanno le loro verso di me. Alzo le mani con cautela e lascio cadere la pistola a terra. Il mio cervello pensa a un piano, ma sono in netta minoranza e non riuscirei né ad affrontarli né tantomeno a scappare.
“Ma come, signor Shelby, Olivia non le ha detto niente?” mi domanda sarcastico. Ma ciò che dice non mi tange, non mi ferisce. Non mi ingannerà con giochetti psicologici e di questo ne sono sicuro.
“Olivia no, ma il mio amico Johnny Dogg sì, però sono sorpreso di vederla, la aspettavo per domani!” gli rispondo di rimando, mentre lui si avvicina lentamente verso di me. Prende a girarmi intorno e a scrutarmi in ogni particolare. Sbuffo seccato.
“La signorina Stone mi ha telefonato poco fa dicendomi che era da solo in casa, perciò perché non approfittare per farle visita?!”
“Troppo gentile, avrei senz’altro preferito vederla domani, assieme alla mia famiglia, ma se proprio le mancavo ha fatto bene a venire a trovarmi” gli dico continuando il suo gioco e trattenendomi dal tirargli un cazzotto in faccia, per quanto è vicino.  “Quindi, il motivo della visita?” chiedo poi, sapendo che non ha buoni motivi per arrestarmi. L’omicidio di suo figlio è stato insabbiato parecchio tempo fa, le scommesse le avevo interrotte…
“Sa signor Shelby, ho promesso a Olivia di arrestare lei e la sua famiglia per farvela pagare, ma sa cosa? Ho cambiato idea. Mi sa tanto che la ucciderò” mi sale un brivido lungo la schiena, ma il mio volto rimane freddo e distaccato e non comunica nessuna paura.
“Oh, ci hanno provato in tanti, ma vede ispettore Campbell…sono ancora qui!” rispondo presuntuoso facendo spallucce. Poi spavaldo mi prendo una sigaretta dalla tasca, sotto lo sguardo sospettoso degli altri poliziotti, e comincio a fumarla. La offro a Campbell che la accetta.
“Signor Shelby, penso che questa gradasseria non la porterà da nessuna parte” mi dice con fare da saggio, ma in realtà l’ispettore, che ora è di fronte a me non ha proprio nulla di saggio.
“Infatti non voglio andare da nessuna parte, voglio rimanere qui per gustarmi la mia oca al forno, vuole favorire?!” L’ispettore caccia fuori una risata ironica, che però non mi smuove. Continuo a fumare la mia sigaretta impassibile.
“Vuole sapere il mio programma Signor Shelby?”
“muoio dalla voglia!”
“Bene. Per prima cosa la porteremo in una cella fredda e buia dove a turno ognuno di questi quindici uomini si divertirà a pestarla. Dopodichè se sarà ancora vivo le punterò una pistola contro, proprio così” dice piazzandomi la sua in mezzo agli occhi. Guardo la canna della pistola imperturbabile, so che è scarica, ma non gli dico nulla per continuare a farlo divertire.” E poi le sparerò proprio come si fa ai cavalli” aggiunse continuando a tenere fissa su di me l’arma. “Tutto chiaro?” annuisco  guardandolo negli occhi, rassegnato, ma contento che finalmente avrei trovato un po’ di pace nella morte.

nda: che ne pensate del punto di vista di Tom? spero di aver descritto al meglio il suo personaggio.. siamo quasi alla fine!
  
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