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Autore: Yuki Delleran    28/01/2021    1 recensioni
Lance, principe di Altea, viene catturato e reso schiavo durante l'invasione galra del suo regno. Solo e sotto mentite spoglie in una corte estranea e ostile, dovrà imparare come sopravvivere e mantenere al sicuro un importante segreto mentre piani di distruzione vengono alla luce e l'oscura minaccia di una congiura prende forma attorno a lui e a chi gli è caro.
[Versione riveduta ed estesa della precedente oneshot con lo stesso titolo]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 4

Lance venne svegliato di soprassalto dal rumore di qualcosa che andava in frantumi. Balzò a sedere allarmato, guardandosi attorno e quasi aspettandosi che qualcuno gli piombasse addosso a tradimento. Il suo sguardo confuso si posò su Shiro, che era già in piedi e si stava avvicinando al tavolo. Sul pavimento si intravedevano i cocci della brocca e, accanto ad essi, l’ombra di una figura china.
« Altezza, state bene? »  sentì chiedere. « Se volevate alzarvi avreste potuto chiamarmi. »
« Sto bene! » sbottò la voce di Keith, mentre tentava di sollevarsi dal pavimento con movimenti faticosi. « Non ho bisogno della balia solo per prendere un bicchiere d’acqua. »
« Mi permetto di dissentire. » continuò Shiro, avvicinandosi con fare sollecito. « Siete ferito, non avete la vostra solita mobilità. »
« Non mi toccare, non ho bisogno di nessun aiuto! »
La figura del principe si sollevò, appoggiandosi pesantemente al tavolo, e arrancò con passo incerto verso il proprio materasso sotto lo sguardo mortificato di Shiro.
A quella vista Lance perse definitivamente le staffe, l’umore giù messo a dura prova dall’essere stato spaventato a morte senza motivo.
« Ehi! » apostrofò Keith in tono seccato, nonostante Shiro continuasse a scuotere la testa nella sua direzione.
Se si fossero trovati in qualunque altra circostanza non avrebbe mai avuto l’ardire di rivolgersi in quel modo a chi aveva potere di vita e di morte su di lui, ma la sera precedente aveva radicalmente cambiato la situazione. Ora Keith era un fuggiasco come tutti loro, il suo titolo valeva quanto la taglia che Lotor avrebbe sicuramente fatto mettere sulla sua testa.
« Potresti anche essere più gentile con chi cerca di prendersi cura di te! Non ti hanno insegnato la gratitudine e le buone maniere? »
« No, ma mi hanno insegnato a non aver bisogno dell’aiuto di nessuno, a non fidarmi di nessuno, perché il tradimento è dietro l’angolo e l’unico modo per sopravvivere è essere forti. » rispose piccato il principe. « Sei l’ultima persona al mondo che può permettersi di parlarmi in questo modo, visto che sei solo uno schiavo che tenta di farsi bello davanti al suo amante! »
« Il mio…?! Stupido principe arrogante, non capisci nemmeno quando qualcuno si preoccupa per te! »
« Ragazzi! »
La voce ferma si Shay zittì entrambi. Nessuno l’aveva vista alzarsi, avvicinarsi al tavolo e chinarsi a raccogliere i cocci della brocca. Li buttò in un angolo lontano, in modo che nessuno potesse calpestarli per sbaglio e ferirsi, poi accese la lucerna il minimo indispensabile per illuminare i suoi lineamenti seri.
« Questo è il momento decisamente meno indicato per alzare la voce. » disse in tono severo. « Un passo falso di questo tipo basterebbe per farci scoprire e decretare la fine di tutto. »
Lance chinò il capo, mortificato. Shay aveva ragione: aveva rimproverato Keith ma si era comportato a sua volta come un irresponsabile, rischiando di mettere in pericolo tutti.
« Mi dispiace. » mormorò, ma la ragazza lo ignorò.
« Vostra altezza, grazie al vostro orgoglio saremo tutti senz’acqua fino a quando non sarà abbastanza sicuro per Hunk portarcene dell’altra. Un tempo che non ci è possibile prevedere. Prima capirete che siamo in una situazione in cui le azioni di ognuno hanno conseguenze su tutti, meglio sarà. »
Keith aprì la bocca per protestare, ma poi parve decidere che non c’era nulla da aggiungere, tornò ad avvolgersi nel suo mantello e a sdraiarsi dando le spalle a tutti.
Shay sospirò e fece altrettanto.
Lance la seguì con lo sguardo, ammirato per il modo fermo in cui aveva messo un freno alla lite che stava per scoppiare e chiedendosi quali altre sorprese celasse quella ragazza. La sua prima impressione nell’averla conosciuta nelle vesti di cameriera di palazzo, si stava sgretolando e tutto sommato era felice che con loro ci fosse una persona così in gamba.
Quando la lucerna si spense, avrebbe voluto tornare a dormire, ma un peso fece piegare il materasso su cui era disteso.
Non poteva essere altri che Shiro, ma il capitano non disse una parola. Lance ebbe la chiara impressione che volesse rimproverarlo ma non potesse farlo senza che gli altri sentissero. Poi, inaspettatamente, gli batté un paio di volte la mano sulla spalla e se ne andò. Lance rimase nella sua confusione, chiedendosi cosa potesse significare, ma si risolse a domandarlo quando non fossero stati a portata d’orecchio.

Lance non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato quando sentì aprirsi la botola sopra le loro teste. Non si era nemmeno reso conto di essersi addormentato di nuovo, quindi la luce improvvisa, per quanto debole, lo indusse a strizzare gli occhi per mettere a fuoco.
Hunk scese la scale con una lucerna in una mano e un vassoio nell’altra, su cui si trovavano una brocca e un cestino. Il profumo di qualunque cosa vi fosse contenuta rese Lance improvvisamente consapevole di quanta fame avesse, al punto che dovette trattenersi dal balzare in piedi per correre incontro al loro ospite.
« Buonasera. » li salutò Hunk con un sorriso. « Vi ho portato qualcosa da mangiare e da bere. È sceso il buio quindi credo che non corriate pericoli se volete prendere una boccata d’aria sul retro per qualche minuto. »
« Grazie, Hunk. » rispose Shiro, annuendo. « Andremo uno per volta mentre gli altri cenano, io li scorterò per sicurezza. »
« E io starò di guardia. » confermò Hunk.  
A quelle parole Keith era già pronto a balzare in piedi, ma Shiro lo prevenne.
« Accompagnerò prima Shay, mi sembra il minimo dopo il grande aiuto che ci ha dato. »
La ragazza gli sorrise, riconoscente, seguendolo su per la scala, seguita a sua volta da Hunk che augurò buon appetito ai due rimasti.
Per un attimo Lance temette che il principe gli ordinasse di servirgli la cena come se fossero stati ancora a palazzo, ma per fortuna questo non avvenne. Al contrario gli lanciò un’occhiata dal materasso e, subito dopo aver distolto lo sguardo, borbottò un imbronciatissimo: « Mi aiuteresti ad alzarmi? »
Lance fu sul punto di chiedergli di ripetere, tanta fu la sorpresa, ma riuscì fortunatamente a dissimulare abbastanza in fretta e ad accompagnare il principe, sostenendolo fino al tavolo, senza fare commenti.
Una volta seduto, Keith s’impossessò del cestino che Hunk aveva portato e ne estrasse dei panini ancora fumanti e dei dolci che emanavano una fragranza deliziosa.
« Mangia. » disse in tono piatto, mentre ne spingeva alcuni verso Lance.
Questi rimase a fissarli per un attimo, incerto su come reagire, ma alla fine la fame ebbe il sopravvento e affondò i denti nella prima pagnotta, calda e assolutamente squisita.
« La fame rende i tuoi modi quasi decenti. » commentò, con una mezza risatina a bocca piena.
Keith lo fulminò con lo sguardo.
« E i tuoi decisamente troppo confidenziali per uno schiavo. »
Lance dovette reprimere per l’ennesima volta una rispostaccia che sarebbe stato fin troppo facile dare, al contrario mise su un sorriso il più aperto possibile.
« Probabilmente perchè non lo sono più, a questo punto. Considerando che ti ho salvato la vita, sei tu a essere in debito con me. »
Ebbe la soddisfazione di vedere Keith sgranare gli occhi e fissarlo per un istante, ma nessuno dei due ebbe il tempo di aggiungere altro perchè Shiro e Shay fecero ritorno e il capitano si offrì di scortare il principe per l’uscita successiva.
Shay si lasciò cadere sulla sedia lasciata libera, con un gran sorriso. Sembrava molto soddisfatta per aver avuto l’opportunità di uscire e non fece complimenti prima di addentare uno dei dolci del cestino.
« Mi erano mancati moltissimo! » esclamò, gongolando. « La cucina di palazzo è ottima ma difficilmente noi della servitù riuscivamo ad assaggiare qualcosa. Per il nostro dolce di nozze voglio assolutamente che Hunk prepari uno di questi formato gigante! »
In quel momento non assomigliava minimamente alla persona che aveva messo a tacere il principe e Lance si stupì di vederla felice come una ragazzina.
« Non avevo indovinato che tu e Hunk steste insieme. » commentò con un sorriso. « Però sono felice per voi e spero davvero che la vostra sarà una bella cerimonia di nozze piena di dolci buonissimi! »
Shay rispose con un’espressione entusiasta mentre addentava nuovamente il dolcetto.
« So che è sciocco, ma lavorando a palazzo come spia potevamo vederci pochissimo. Ora che partiremo insieme, anche se sarà un viaggio pericoloso e ci saranno dei rischi, sono comunque felice di poter trascorrere finalmente del tempo con lui senza dover contare i minuti. »
« Non è affatto sciocco, sono felice per voi. » ribadì Lance, sentendo il suo cuore alleggerirsi al pensiero che quella situazione non fosse completamente negativa per tutti.
Era passato tanto tempo da quando aveva visto qualcuno esprimere gioia genuina e non poteva non augurare il meglio a Shay e al suo fidanzato.
Quando Shiro rientrò con il principe, fu il turno di Lance di passare qualche minuto all’aria aperta. Il capitano accompagnò anche lui su per le scale e fuori nel cortile. Il cielo era terso e un sottile spicchio di luna illuminava con la sua pallida luce lo spiazzo sul retro del forno. L’aria era frizzante e Lance la respirò con piacere a pieni polmoni. Non avrebbe mai detto che sarebbe arrivato a mancargli un gesto semplice come quello.
« La carovana di Matt arriverà presto. » lo rassicurò Shiro, come se avesse intuito le sue sensazioni. « Non dovremo restare rinchiusi ancora per molto. »
Lance stirò le braccia sopra la testa e sorrise, annuendo.
« Sai, prima Keith ha diviso il cibo con me. È stata una sorpresa. Forse inizia a capire che non siamo più a palazzo. »
Shiro sospirò e mosse un paio di passi attorno al cortile.
« Il principe » disse, sottolineando con una certa enfasi il titolo che Lance non stava più usando. « non ha mai avuto amici. L’ambiente di corte è molto competitivo e non intendo semplicemente tra i principi fratelli. Molti giovani nobili hanno tentato di avvicinarlo solo per sfruttare la sua influenza e avere dei vantaggi sociali ed economici. Dopo la scomparsa di sua madre, il principe non ha mai avuto vicino nessuno che tenesse a lui veramente, non lo biasimo se non è in grado di approcciarsi a qualcuno in maniera amichevole. »
« Ha avuto te. » obiettò Lance. « Non è un bambino, non è scusabile che non sia in grado di mostrare un minimo di riconoscenza a chi gli presta aiuto disinteressato. »
Dallo sguardo che Shiro gli rivolse, il giovane alteano temette questa volta di aver davvero esagerato. Dopotutto, per quanto la situazione fosse cambiata, lui restava sempre un prigioniero di guerra in un paese ostile. Il capitano però lo stupì per l’ennesima volta.
« Penso che la vicinanza di persone come te e Shay possa fargli molto bene. » disse. « Vincerà il duello, diventerà un ottimo re e sarà anche merito vostro. »
Lance avrebbe voluto rispondere che se lo augurava, ma si ritrovò a chiedersi se fosse davvero così, se per lui sarebbe stata davvero la cosa migliore vedere Keith sul trono. Questo avrebbe fermato la guerra e le ambizioni di potere di Lotor? Poteva esistere la possibilità di rivedere Altea libera? Sembrava davvero un obiettivo troppo ambizioso per appoggiarsi solamente sulle spalle di un ragazzo che non sapeva nemmeno dire grazie o chiedere aiuto.

Quando Hunk spalancò la botola per avvertire che avevano un ospite, Lance aveva perso di nuovo il senso del tempo. Ipotizzava che fossero trascorsi due giorni dalla loro ultima uscita ma non poteva esserne certo.
Quando un volto sconosciuto, incorniciato da una zazzera di capelli biondicci, si affacciò oltre la scala, si stupì di vedere le reazioni dei compagni. All’espressione per nulla impressionata di Keith si contrapponeva l’enorme sorriso di Shay e il palese desiderio di Shiro di corrergli incontro. Sembrava si stesse trattenendo a stento.
« Matt! Quanto tempo! »
« Ehi! Buonasera! » rispose il nuovo venuto soffiando un bacio proprio in direzione di Shiro. « Qualcuno ha detto che avete bisogno di un passaggio. »
Lance non potè fare a meno di stupirsi di quella confidenza e del fatto che anche Keith sembrasse altrettanto allibito. Forse erano amici di vecchia data o forse quel ragazzo era…
« Il mio fidanzato. » lo presentò Shiro, alzando gli occhi al cielo ma non trattenendo un sorriso. « È a capo della carovana di cui vi parlavo. Matt, so di chiederti molto e mi si spezza il cuore al pensiero di esporti a un rischio simile, ma… »
Un colpo di tosse alle spalle di Matt interruppe lo scambio di battute e Hunk gli fece segno di salire.
« Ecco… a questo proposito, Shiro, penso che tu debba essere informato di una cosa… »
Il capitano raggiunse entrambi al piano superiore, lasciando la botola accostata mentre discutevano, ma parlavano a voce abbastanza bassa perché non fosse distinguibile dal basso. Almeno non finchè Shiro non lanciò un'esclamazione indignata. Shay non si mosse, rilasciando solo un leggero sospiro che sapeva di rassegnazione. Keith invece fece segno a Lance, con un gesto brusco, di avvicinarsi all’uscita per vedere cosa stava succedendo e, per quanto origliare fosse un gesto tutt’altro che corretto, il giovane alteano si lasciò prendere dalla curiosità ed eseguì.
Shiro stava misurando a grandi passi l'intera stanza e sembrava davvero furioso, Hunk se ne stava silenzioso in un angolo, mentre Matt era sul punto di tentare un approccio.
« Tesoro, ascoltami… »
« Tesoro un accidente! » sbottò Shiro di rimando. « Mi hai mentito per tutto questo tempo! Mi sono fidato di te, ti ho dato tutto il mio affetto e tu mi hai sfruttato solo per avere delle informazioni! »
« Non è così! » rispose Matt con una nota disperata nella voce. « Pensaci bene, non mi hai mai raccontato niente del tuo lavoro e della vita a palazzo, sapevo solo che eri un soldato con il grado di capitano. E non ti ho mai chiesto altro. Non ho mai voluto sapere altro! Perchè temevo che questo giorno sarebbe arrivato. »
« Il giorno in cui avrei scoperto i tuoi intrighi? »
« Il giorno in cui avresti avuto bisogno del mio aiuto ma non l’avresti accettato solo perchè sono una spia al servizio di… »
« Tu non sei una semplice spia, Matt! » lo interruppe Shiro, fermandosi per fissarlo dritto negli occhi. « Mi hai fatto credere di essere un commerciante e invece sei a capo di una rete di spie! Che serve una corona nemica per di più! Cosa pensavi, che ne sarei stato felice? Che ti avrei seguito scodinzolando? »
Matt si passò una mano tra i capelli, nervosamente. La sua espressione era chiaramente ferita.
« No, ma speravo almeno che mi volessi abbastanza bene da ascoltarmi. »
Quelle parole caddero come macigni nel silenzio della stanza e Lance si raggomitolò nel proprio angolo in cima alla scale, quasi fosse anche lui stesso parte di quella lite.
« Non so più cosa provo, non so più di chi posso fidarmi. » continuò Shiro. « L’unica cosa che so è che devo portare il principe al sicuro, è il mio compito e non permetterò che gli succeda nulla di male. È l’unica speranza per questo regno di non avere un tiranno al potere. »
« Permettimi di aiutarti in quest’impresa. Hunk ha detto che Lotor vuole sfruttare il potere dei cristalli e dei portatori per creare un’arma che gli permetta di conquistare i regni liberi come ha già fatto con Altea. Chi avrebbe più interesse ad aiutarti di me, che voglio solo rivedere la principessa Allura sul trono? »
A quelle parole per Lance fu impossibile trattenersi. Spalancò la botola ed esclamò ad alta voce: « Allura è viva?!»
Tre paia di occhi si voltarono verso di lui con espressioni stupite e Lance si rese bruscamente conto di essere sul punto di svelare la propria identità in un momento ancora meno favorevole di quanto lo fosse stato finora.
Matt lo scrutò per qualche istante, apparentemente indeciso se considerarlo un pericolo o meno, fino a quando Shiro sospirò, frustrato.
« È alteano, è stato fatto prigioniero durante l’assalto al castello. Era uno schiavo dell’harem del principe. »
« Ooooh, capisco. » fece il nuovo venuto dallo sguardo fin troppo indagatore. « Puoi smettere di preoccuparti, allora. La tua principessa è viva e gode di buona salute. La raggiungeremo presto. »
Lance quasi non sentì le proteste di Shiro sul fatto che lui non avesse ancora deciso e i tentativi di Hunk di blandire entrambi i contendenti per il bene di tutti. Allura era viva! Sua sorella, tutto quello che restava della sua famiglia, stava bene e presto si sarebbero rivisti! Non poteva immaginare cosa sarebbe successo dopo che si sarebbero riuniti, la sua immaginazione non osava spingersi troppo in là e si sentiva troppo provato dalla situazione in cui si trovava per azzardarsi a ipotizzare uno scontro con Daibazaal per riprendersi il trono di Altea. Con quali truppe poi? No, non voleva pensarci! Voleva concentrarsi solo sul fatto di non essere rimasto solo al mondo come credeva, già solo quel pensiero gli dava la forza necessaria per andare avanti.

Alla fine venne stabilito di partire l'indomani, nonostante la recalcitranza e il cattivo umore di Shiro. Nè Lance nè Keith assistettero ai preparativi, a cui invece sia Hunk che Shay presero parte. Il motivo era la sicurezza di entrambi, soprattutto del principe, ma era frustrante non poter dare una mano nemmeno in questo. Trovarsi da solo con Keith per buona parte della giornata, senza nient’altro da fare, portò Lance a tentare un nuovo approccio: dopotutto avrebbero passato parecchio tempo insieme quindi, per quanto scarsa fosse la sua considerazione nei confronti dell’altro, valeva la pena provare ad avere almeno una conversazione civile.
« Allora, cosa pensi di fare quando arriveremo a Balmera? Organizzerai una resistenza contro Lotor? Rimetterai sul trono la principessa di Altea? »
Keith si alzò su un gomito. Shiro gli aveva praticamente ordinato di rimanere a letto e non sforzare la ferita per nessun motivo.
« Quindi hai proprio deciso di non usare più nessuna forma di rispetto nei miei confronti. » disse. Era più una constatazione che una domanda.
« Se non avessi rispetto per te ti starei insultando e, visto quello che ho passato per colpa tua, ne avrei anche tutte le ragioni. » rispose Lance con un sospiro esasperato. « Se invece ti riferisci a qualunque titolo onorifico, caro principe, mi dispiace ma ora come ora siamo sulla stessa barca, quindi fattene una ragione. »
Keith incrociò le braccia sul petto e per un attimo Lance temette che ogni conversazione sarebbe morta lì. Il principe invece lo stupì.
« Per quanto possa valere, l’attacco ad Altea non è stato una mia idea. » aggiunse.
« Però non ti è dispiaciuto ricevere in dono uno schiavo che arrivava proprio da quell’attacco, vero? Non mi sembrava ti creasse problemi che delle persone libere fino al giorno prima venissero trattate come oggetti, o venissero direttamente uccise, com’è successo ai miei genitori. »
Lance non si era reso conto di quanto si fosse fatto duro il suono della sua voce finché non notò che Keith lo stava fissando.
« È il protocollo. » fu la risposta. « Accettare un regalo implica meno seccature che rifiutarlo e se l’avessi fatto saresti finito in un posto ben peggiore. »
« Non ti sei mai curato dell’harem. »
« Se me ne fossi curato troppo, probabilmente non saresti qui a raccontarlo. »
« Sono stato aggredito! »
« Ho fatto in modo che non si ripetesse! »
Durante quell’aspro scambio di battute si erano entrambi infervorati e sporti l’uno verso l’altro. Resosene conto, Keith si passò una mano tra i capelli, frustrato, e tornò a distendersi.
« Senti. » sospirò. « Mi dispiace per i tuoi genitori, purtroppo una guerra ha delle conseguenze. Come ho detto, non è stata una mia iniziativa ma non mi sono potuto tirare indietro. Non scherzo quando dico che sarebbe potuta andarti molto peggio, se fossi finito in mano a mio fratello o in qualche campo di lavoro probabilmente non saresti sopravvissuto. L’harem era l’unico modo per evitarti quella sorte, qualche piccola concessione sarebbe comunque stata meglio che finire ai lavori forzati. »
« Piccola concessione?! » s’indignò Lance, inorridendo al ricordo delle mani delle guardie che lo bloccavano contro il muro e a cosa sarebbe successo se non fosse stato per Shiro.
« Ci sono cose peggiori che venire toccati da un paio di guardie! »
Quelle parole taglienti e lo sguardo freddo di quegli occhi scuri gelarono Lance sul posto. Keith sapeva esattamente cosa succedeva ai componenti del suo harem, capì, era a conoscenza degli abusi che subivano e della protezione che trovavano presso gli altri nobili di palazzo. Semplicemente considerava quello il male minore rispetto alle torture e alla morte certa che avrebbero affrontato nelle altre destinazioni degli schiavi. Lance avrebbe voluto ribattere che se si fosse curato personalmente dell’harem, la maggior parte delle brutte esperienze non si sarebbe nemmeno verificata, ma si sentiva troppo scombussolato per continuare quel discorso. Inoltre l’espressione di Keith diceva chiaramente che si sarebbe scontrato con un muro e non avrebbe ottenuto ulteriori risposte. Non gli restò quindi altro da fare che rassegnarsi e nascondere il volto tra le braccia incrociate sul tavolo, mentre aspettava che Shiro venisse a chiamarli per la partenza.
Fortunatamente il capitano non tardò molto e, nonostante tutte le remore, li scortò al piano di sopra e nel cortile sul retro del forno. Un carro coperto li aspettava nella strada buia con Matt seduto a cassetta.
« Potete sistemarvi nel retro, per il momento. » disse. « Gli altri carri della carovana ci stanno aspettando appena fuori città, quando li raggiungeremo potrete suddividervi per dare meno nell’occhio. »
Lance scavalcò il parapetto posteriore e si sedette con la schiena appoggiata a una delle tante casse che facevano parte del carico di copertura.
« Grazie per quello che stai facendo. » disse rivolto a Matt, che gli rispose con un sorrisetto.
« È un dovere e un piacere. Vorrei solo che anche qualcun altro fosse altrettanto grato. »
« Ti sento! » sbottò Shiro dal retro, dove stava aiutando il principe Keith per poi salire a sua volta.
Hunk prese posto accanto al conducente e li pregò di smetterla di fare rumore o avrebbero attirato l’attenzione di qualcuno, l’ultima cosa di cui avevano bisogno era che un manipolo di guardie piombasse lì e li cogliesse tutti in flagrante.
Una volta terminato di caricare le provviste anche Shay prese posto sul carro e finalmente partirono.
Lance sentiva su di sé tutta la tensione di attraversare la periferia della città di notte da fuggitivi ma, allo stesso tempo, non poteva ignorare il disagio di avere la testa di Keith quasi sulle proprie ginocchia, nello spazio esiguo tra le casse in cui si trovavano. Shay e Shiro si erano a loro volta appoggiati al carico, ma il capitano aveva insistito che il principe rimanesse sdraiato per non affaticare la ferita.
« Quando ci riuniremo con il resto della carovana, sono sicuro che mia sorella avrà qualche rimedio adatto per accelerare la guarigione. » disse Matt, forse con la speranza di ricevere almeno un cenno di approvazione. Tuttavia ne ricavò solo un breve annuire senza che Shiro nemmeno sollevasse la testa.
Lance, dal canto suo, non riusciva a essere arrabbiato con Matt o a diffidare di lui: da quando aveva scoperto che era alle dipendenze di Allura era come se gli fosse stato tolto un immenso peso dal cuore e stava ponderando se rivelare almeno a lui la sua identità. Esisteva il rischio che ne parlasse con Shiro ma, data la sua lealtà alla corona alteana, sentiva di aver trovato finalmente un alleato. Tutto questo ovviamente non sarebbe stato possibile finchè avessero viaggiato stipati tutti insieme in un unico carro.
Avanzarono silenziosamente quanto poteva esserlo un carro coperto trainato da quattro cavalli e, quando giunsero nei pressi delle mura della città, Matt si voltò di nuovo indietro suggerendo al gruppetto di nascondersi sotto alcuni pesanti teli e rimanere immobili, cosicché a un’ispezione superficiale sarebbero apparsi come cumuli di sacchi che facevano parte del carico. Shiro eseguì senza commentare, coprendo sé stesso e Shay. Keith si sollevò e strisciò in un angolo in modo da trovarsi tra la parete del carro, una pila di casse e il fianco di Lance. Il giovane alteano fu sul punto di ritrarsi ma il principe gli fece segno di rimanere immobile e coprì entrambi con un telo.
Un attimo dopo sentirono il carro fermarsi e Matt rispondere a una voce sconosciuta. Aveva un tono tranquillo e amichevole, come se si fosse trovato in quella situazione decine di volte e conoscesse il suo interlocutore. Lance non riusciva a distinguere le parole ma più i minuti passavano più l’ansia gli stringeva lo stomaco. Cosa sarebbe successo se fossero stati scoperti? Keith sarebbe stato riportato a palazzo, dove di certo non lo attendeva una buona accoglienza. Shiro probabilmente sarebbe stato incarcerato di nuovo, questa volta con l’accusa di aver rapito il principe o qualcosa del genere. Tutti gli altri, lui compreso, sarebbero stati considerati complici e spediti nei campi di prigionia o a marcire in qualche segreta, se non giustiziati sul posto. Non si rese conto di aver cominciato a tremare finchè il braccio di Keith non gli circondò la vita, stringendolo a sé.
« Rimani fermo o ci scopriranno. » gli bisbigliò il principe all’orecchio e Lance, che avrebbe dovuto odiare quella persona, finì per essergli grato per quel contatto rassicurante.
Finalmente il carro riprese a muoversi, segno che avevano superato il posto di blocco alle mura, ma passò ancora del tempo prima che Matt comunicasse loro che potevano considerarsi fuori pericolo per il momento. Si liberarono dei teli e Lance sospirò di sollievo, prima di voltarsi verso Keith, ancora appoggiato alla parete del carro nella medesima posizione.
« Grazie… » mormorò, vagamente in imbarazzo per la mano dell’altro ancora sul suo fianco.
« Non l’ho fatto per te. » fu la risposta. « Se avessi avuto un attacco di panico ci avresti fatti scoprire e sarebbero stati guai per tutti. »
Il tono noncurante avrebbe dovuto far infuriare Lance ma, per qualche motivo, aveva l’impressione che fosse stato usato apposta per indispettirlo quindi lasciò correre, preferendo soffermarsi solo sul fatto che Keith gli era stato d’aiuto e, forse, non era nemmeno la prima volta.
Il principe si ritrasse da quel contatto solo quando Matt annunciò che erano giunti al campo dove si trovava il resto della carovana, sufficientemente distante dalle mura perché non fosse più pericoloso uscire allo scoperto.
Quando il gruppetto scese dal carro albeggiava, gli altri componenti della spedizione iniziavano solo allora a svegliarsi e la prima ad andare loro incontro fu una ragazza dall’aspetto minuto che assomigliava moltissimo a Matt. Era vestita con gli abiti dai colori caldi tipici di Balmera e i capelli biondo scuro erano tagliati corti secondo una moda che Lance non conosceva, o forse proprio per andare contro ogni moda, con ciuffi ribelli che spuntavano ovunque. Portava un paio di grossi occhiali, ma questo non era sufficiente a celare le iridi color del miele così simili a quelle di Matt.
« Ragazzi, lei è mia sorella Pidge. » la presentò quest’ultimo, come se ce ne fosse davvero bisogno.
Lei sembrava meno espansiva del fratello e si limitò a salutare Shiro come se si trattasse di una vecchia conoscenza e a rivolgere agli altri un mezzo sorriso. Il suo sguardo si soffermò però su Keith, o meglio sulle bende che spuntavano dai suoi vestiti.
« Fammi vedere quella ferita. » ordinò senza mezzi termini. « Hai una cera che non mi piace. »
Il principe fu sul punto di protestate, Lance immaginava che se ne sarebbe uscito da un momento all’altro con un “non sai chi sono io”, ma dopo uno scambio di sguardi con Shiro si limitò ad annuire e a seguirla verso il suo carro.
« Pidge è molto abile con le erbe. » disse Matt per rassicurarli. « Troverà in men che non si dica un rimedio per far star meglio il principe. »
Nel frattempo un’altra persona si stava avvicinando da un terzo carro e sorrideva a Matt in modo amichevole. Era una donna del popolo di Olkarion e, a giudicare dai suoi lineamenti, doveva essere di mezz’età.
« Lei è Rayner. » la presentò Matt. « È la nostra specialista meccanica quando abbiamo problemi ai carri ed è anche un’eccellente cartografa, traccia sempre i migliori itinerari. »
La donna tese la mano per primo al capitano, mostrando un’inflessione maliziosa nel sorriso.
« Tu devi essere Shiro. » disse. « È un piacere conoscere finalmente il fidanzato del nostro Matt. »
Shiro fece di tutto per rispondere con garbo, ma Lance lo sentì borbottare un: « Forse non più. » che spense l’espressione allegra di Matt.
Il giovane alteano si presentò a sua volta, seguito da Hunk e Shay, e non fu necessario specificare chi fosse il galra sparito al seguito di Pidge. Rayner sembrava soddisfatta della situazione e prese in mano le redini dell’organizzazione con la maggiore naturalezza del mondo.
« Molto bene, ora che ci siamo presentati possiamo partire immediatamente. Mentre vi aspettavamo ho studiato il percorso più veloce per raggiungere i boschi di Balmera evitando le zone con pericolo valanghe e quelle dove le nevicate sono più intense in questo periodo dell’anno. Per la sicurezza di tutti vi distribuirete sui tre carri, in modo che se uno venisse scoperto gli altri avranno comunque una chance di mettersi in salvo, anche se dubito che le guardie di Lotor si spingerebbero fino a Balmera in pieno inverno. Shiro, tu andrai con Matt, ovviamente. Hunk e Shay verranno con me. Il principe è bene che stia con Pidge, non si sa mai, e siccome non è ancora del tutto autosufficiente, Lance, tu starai con loro. Appena siete pronti ci metteremo in marcia. »
Detto questo si avviò di nuovo verso il proprio carro senza lasciare il tempo a Shiro o a Lance di protestare per quella imposizione.
« Fidatevi, lasciate perdere. » suggerì Matt. « Rayner sa sempre esattamente qual è la soluzione migliore e se ha deciso così è sicuramente per il meglio. »
Non potendo fare altro i due, che si sarebbero volentieri scambiati il posto, sospirarono e si avviarono mestamente verso le proprie posizioni.

Continua...


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