Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Jane P Noire    28/01/2021    1 recensioni
Rowan Monroe ha sempre fatto di tutto per passare inosservata. Non vuole fare nulla che possa attirare l'attenzione sulle persone che l'hanno cresciuta, i Vigilanti, angeli caduti dal Paradiso e costretti a restare sulla Terra per proteggere la razza umana, e soprattutto su se stessa. La sua vera identità deve restare un segreto perché il sangue che le scorre nelle vene la rende una creatura pericolosa e imprevedibile.
Liam Sterling è l'ultimo ragazzo per cui dovrebbe provare attrazione per una serie infinita di ragioni: perché è un umano, perché a scuola è popolare, perché l'ha sempre ignorata, e soprattutto perché suo fratello è appena stato ucciso in maniera misteriosa e orribile da un demone. Ma quando lui la implorare di aiutarla a scoprire la verità e dare giustizia al fratello, Rowan accetta anche se è consapevole che questa scelta potrebbe essere la fine di tutto ciò per cui ha lavorato negli ultimi diciotto anni della sua vita.
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
27
 
 
 
 
 
Le guardie ci stavano attendendo fuori dalla porta dello studio, con indosso le loro tenute ultramoderne e resistenti, e armate fino ai denti con spade, pugnali e asce. Le loro lame di ferro brillavano contro la luce fredda delle lampadine al neon del corridoio.
In un secondo, la mia mano corse alla mia schiena e impugnò l’elsa della jian, sfilandola dal fodero.
Sapevo di non poter uccidere nessuno dei nostri assalitori se non volevo scatenare la maledizione, ma non mi sarei battuta a mani nude contro questi stronzi.
Mi giurai che non avrei tolto nessuna delle loro vite, anche a costo della mia, ma allo stesso tempo promisi a me stessa che non li avrei lasciati uscire da quel corridoio sulle loro gambe. Non dopo quello che avevo visto in quello studio.
Non attesi che fossero loro a fare la prima mossa.
Lasciai che il mio potere emergesse dalle profondità in cui lo seppellivo ogni giorno e fui invasa da un lungo brivido quando lo sentii arrivarmi fino allo strato più superficiale della pelle.
Mi lanciai in avanti e mi spinsi contro la guardia più vicina.
Tenendo la lama della mia spada verso l’interno del braccio, avvolsi quello libero attorno al suo collo e usai quella posizione di vantaggio per gettare il corpo in terra con una capriola, facendogli colpire il pavimento con la schiena e la nuca e quindi tramortendolo.
Senza nemmeno dover riprendere fiato, mi scostai per schivare un affondo dell’uomo che avevo di fronte. Avvolsi le dita attorno al suo braccio e ruotando su me stessa per acquisire il controllo, agitai la jian in avanti e gli tagliai la mano. Quello cacciò un urlo spaventoso, mentre il sangue zampillava fuori dal moncherino e mi macchiava il collo e metà del viso. Ignorai il liquido caldo che mi colava sulla gola e mi spinsi in avanti. Con un salto gli montai addosso e gli strinsi le cosce attorno al collo, per poi sfruttare il peso del mio corpo e lanciarmi in terra e rotolare sul pavimento, portando lui insieme a me e spezzandogli l’osso della spalla.
Mi alzai in piedi con uno scatto e corsi verso Seth, che si muoveva come un danzatore tra le spade delle altre due guardie. Aveva ferito una con un colpo preciso sull’arteria femorale e si stava dedicando all’altra.
Gli andai in aiuto e, proprio un istante prima che la guardia a cui lui stava dando le spalle sollevava un pugnale di ferro e mirava alla sua schiena, io lo tirai per il retro della divisa con così tanta forza da farlo volare e sbattere la schiena contro il muro opposto. Quando fu a terra, sollevai uno scarpone e lo feci atterrare con violenza sulla gamba già ferita e gli spezzai la rotula.
Mi voltai per aiutare Seth con l’ultima guardia rimasta in piedi, quando sentii una forte pressione come un cazzotto sulla coscia e poi un pizzico leggero.
Con un sibilo di frustrazione, abbassai lo sguardo sulla mia gamba da dove usciva una siringa che era riuscita a superare lo spesso strato dei pantaloni della tenuta e mi aveva bucato la pelle. Mentre allentava la presa su di essa, l’uomo che avevo appena atterrato mi guardava con un ghigno soddisfatto, che io cancellai subito con un calcio in piena faccia che gli fece perdere i sensi.
Con un tonfo, la guardia con cui Seth stava combattendo cadde in terra privo di coscienza e io trassi un sospiro di sollievo.
Allora riposi la jian nella sua custodia sulla mia schiena e estrassi la siringa dalla mia coscia. Con le dita che mi tremavano per colpa dell’adrenalina, portai l’ago vicino al naso e serrai la mandibola con violenza quando riconobbi l’odore della roba che mi avevano iniettato. «Vaffanculo!»
Seth mi raggiunse in un secondo. Mi scostò i capelli dagli occhi e cercò il mio sguardo con la preoccupazione che gli sformava i lineamenti del viso. «Cosa succede?»
«Qui dentro c’era del vischio.» Con un cenno del mento indicai la guardia priva di sensi che avevo di fronte. «Questo stronzo è riuscito ad iniettarmelo.»
«Cazzo», imprecò lui. Mi incorniciò il viso con entrambe le mani, fissando i suoi occhi dorati nei miei. La paura li aveva resi duri e impenetrabili, come l’oro nel suo stato metallico. «Resta concentrata. Puoi farcela?»
Mi morsi il labbro e cercai di cacciare la nebbia che aveva cominciato ad appannare la mia mente. Sapevo che il mio sangue in parte umano avrebbe combattuto l’avvelenamento, che se fossi stata un angelo mi avrebbe ucciso all’istante. Eppure avvertivo che i miei sensi cominciavano ad intorpidirsi. Sentivo la lingua impastarsi al palato, le dita delle mani e dei piedi che formicolavano, e la vista che si offuscava.
«Vaffanculo!» ripetei. La mia voce aveva già perso la forza di qualche istante prima.
Seth strinse la mascella e i muscoli del suo viso guizzarono, mentre mi avvolgeva le braccia attorno ai fianchi un secondo prima che le mie ginocchia perdessero forza.
Con un gemito debole e flebile di cui mi vergognai moltissimo, mi accasciai contro il suo petto. In lontananza mi sembrava di sentire il suono di scarponi che battevano sul pavimento. Delle ombre scure si avvicinavano nel punto in cui ci trovavamo noi.
«Ne arrivano altri…» mormorai, aggrappandomi alla giacca di Seth.
«Ti porto via.»
Scossi la testa. «Non faremo mai in tempo.»
Quando aumentò la stretta attorno alla mia vita, sentii che i suoi muscoli del petto e delle braccia si tendevano al massimo per sostenere il peso del mio corpo. «Non ti azzardare nemmeno a pensare che ti lascerò qui.»
Mi costrinse ad aggrapparmi a lui con un braccio stretto attorno al suo collo e cominciò a trascinarmi verso le scale.
Il mio corpo aveva smesso di seguire gli ordini del mio cervello e, per quanto io mi sforzassi e mi urlassi di continuare a muovermi, quello rimaneva fermo e rigido contro il fianco di Seth. Infatti, dopo essere inciampata per l’ennesima volta sull’ennesimo scalino, lui fu costretto a sollevarmi di peso, con una mano sotto le ginocchia e una sulla schiena per trascinarmi via come se fossi una specie di principessa da trarre in salvo.
Detestavo quella sensazione e odiavo ancora di più sapere che non c’era nulla che io potessi fare per non essere un peso in quel momento. Ero completamente in balia degli altri e potevo solo sperare che Seth corresse il più veloce possibile.
Stava salendo i piani superiori senza fermarsi un secondo, mentre alle nostre spalle il resto delle guardie ci seguiva. Ad ogni piano sembravano farsi sempre più vicine.
Io non riuscivo a mettere bene a fuoco la vista, quindi non riuscivo a capire quanti fossero, ma un angolo del mio cervello capì quello che Seth si rifiutava di accettare. Non c’era via di scampo.
La consapevolezza mi invase come un’onda e il panico mi serrò la gola.
Stavo per morire.
Stavo per morire, e non avevo nemmeno mai detto a Lima che mi ero innamorata di lui. Stavo per morire, e non ero stata onesta con lui. Stavo per morire, e lui avrebbe sempre pensato che io mi fossi pentita della notte più bella della mia vita.
Stavo per morire, e non avrei potuto dire a Elias che mi dispiaceva per tutti i guai che avevo combinato nella mia breve vita da ribelle. Stavo per morire, e non ero ancora riuscita a dimostrargli che potevo essere di più di quello che credeva o temeva che io fossi.
Seth spalancò la porta del tetto il bagliore bianco e tenue della giornata piovosa mi accecò per qualche secondo, riportandomi alla realtà.
No, cazzo. Non così.
Non ero ancora morta, e potevo ancora fare la cosa giusta. Mi aggrappai alla giacca della sua tenuta. «Devi lasciarmi.»
«No, maledizione. Posso ancora farcela.» Dietro le sue spalle, mi accorsi del bagliore bianco e caldo delle sue ali avevano cominciato a spiegarsi. E ancora più dietro, le guardie che forzavano la porta i cui cardini stavano per cedere sotto la violenza dei colpi ripetuti.
Serrai le palpebre e le riaprii, nella speranza di vedere di nuovo in modo normale. Ma era ancora tutto sfocato. «No, non puoi. Il vischio è entrato nell’arteria femorale e si sta rapidamente diffondendo, questo significa che sto per svenire.  E tu non puoi portare me priva di sensi, combattere tutti loro e scappare tutto nello stesso momento. Lo capisci?» Strinsi le mani attorno al suo viso e catturai i suoi occhi con i miei. L’oro delle sue iridi era l’unica cosa che riuscivo a vedere con certezza. «Porta quelle prove a tuo padre. Sai anche tu che hanno la precedenza.»
Chiuse gli occhi e scosse la testa. «Non ti lascio. È escluso.»
«Seth, ci addestrano da quando siamo bambini a fare scelte difficili e a mettere il bene superiore davanti alle nostre vite e a quella di coloro che amiamo.» Gli accarezzai la guancia e percorsi la linea dura dello zigomo con il pollice. «Lasciami andare, e fai la cosa giusta.»
La porta del tetto si spalancò con un tonfo, e io sobbalzai tra le braccia di Seth, che forse senza nemmeno rendersene conto aveva aumentato la stretta attorno alle mie membra.
Oltre l’offuscamento e l’annebbiamento del veleno non riuscivo a contare quanti fossero, ma dalla quantità di divise e ombre scure che riuscivo ad intravedere capivo perfettamente che fossimo in netto svantaggio numerico.  
«Rowan!»
Proprio mentre le guardie e il blu scuro delle loro divise si avvicinavano sempre di più al punto in cui ci trovavamo noi, il mio corpo smise del tutto di collaborare.
E io persi i sensi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Jane P Noire