La luce dei fuochi sapeva davvero essere suggestiva ed
affascinante: le fiamme parevano danzare
nell’oscurità, aprendo squarci rossi
vermigli nel buio della notte, come se la bestia sconosciuta e potente
sanguinasse ferita e fosse sul filo di perdere quell’eterna
battaglia fra la
luce e le ombre.
Anna,
più che mai decisa a seguire il suggerimento di Elsa e
credendola al
sicuro, si era lasciata andare e aveva vissuto con trasporto quegli
attimi che,
per una volta, aveva deciso di concedersi. In realtà, si era
ben presto resa
conto che della festa non le importasse granché, tutto
ciò di cui aveva bisogno
era rappresentato dalla timida e impacciata presenza del ragazzo al suo
fianco:
certo, forse era solo colpa del riverbero dei fuochi se i suoi occhi
brillavano
ogni volta che si posavano su di lei ma Anna, da inguaribile romantica
qual
era, preferiva credere che sotto ci fosse dell’altro. Quando,
seduti su di un
muretto un pochino appartato rispetto al resto della folla, la mano di
lui
aveva cercato timidamente la sua, il cuore le aveva fatto una capriola
nel
petto e si era ritrovata istintivamente a stringere quelle dita ruvide
senza,
però, avere il coraggio di guardarlo, ringraziando
mentalmente il calore del
falò che mitigava il rossore delle sue guance.
Nel momento
in cui la sua stretta era stata ricambiata, Kristoff aveva
rischiato un mezzo infarto. Quella serata era stata semplicemente
perfetta: certo,
forse avrebbe potuto essere un po’ più sicuro,
fare qualche figuraccia in meno
ma, nonostante tutto, lei era lì, non era scappata, non
aveva rifiutato la sua
mano. Deglutì quando la sentì rilassarsi contro
la sua spalla, adagiandovi
piano il capo: che si fosse addormentata? Trovò il coraggio
di abbassare lo
sguardo sul suo viso e trovò i suoi occhi azzurri aperti e
concentrati sulle
fiamme al centro della piazza: era di una bellezza disarmante. Si
umettò le
labbra improvvisamente secche e, colto da un improvviso impeto di
coraggio,
allungò l’altra mano ad accarezzarle il viso,
invitandola delicatamente a
voltarsi verso di lui. Si chinò quel tanto che bastava per
arrivare alla sua
altezza: la vide abbassare le palpebre e dischiudere le labbra, pronta
a ricevere
quel bacio che lui aveva tutta l’intenzione di darle. Prima
che riuscisse a
farlo, però, un ululato terrificante si alzò
dal profondo della foresta: lei sgranò gli
occhi improvvisamente pieni d’angoscia «Oh, no! No,
no, no…» blaterò, alzandosi
di botto mentre il caos scoppiava attorno a loro.
«Anna,
io…» cercò di tranquillizzarla ma lei
scosse la testa, nel panico.
«Non
posso più stare qui» lo anticipò
«Mi dispiace Kristoff, io devo andare »
Il
taglialegna la vide scappare via senza degnarlo di un ulteriore
sguardo,
abbassò il capo affranto e chiuse gli occhi, incapace di
trattenersi dal
pronunciare quella frase che ancora spingeva per uscire dalla sua gola
«Io: ti
proteggerò io»
Qualcosa di
morbido, umido e delicato si posò sulla sua bocca mentre un
dolce
profumo gli scombussolò i sensi. Aprì gli occhi e
si ritrovò ad un soffio dal
viso della ragazza, le sue labbra – che si erano appena
staccata dalle sue –
tirate in un sorriso nervoso «Grazie» gli
sussurrò prima di sparire nuovamente.
Kristoff si
portò una mano al viso disorientato, incredulo
«Prego…»
La
torcia che Jackson sorreggeva con una mano, scivolò a
terra e si spense miseramente: il lupo a cui non credeva, che
denigrava, era
proprio
lì davanti ai suoi occhi, a pochi passi da sua sorella, ed
era la belva più
spaventosa che avesse mai visto.
Deglutì, cercando di rinsaldare la presa sul suo pugnale che, per
quanto affilato,
probabilmente lo avrebbe difeso tanto quanto una manciata di trucioli
di legno.
Doveva assolutamente richiamare la sua attenzione, mettere Emma al
sicuro: fece
leva su tutto il suo coraggio che, nonostante tutto, non l'aveva abbandonato e gridò «Ehi!»
Non
servì dire altro: nessuna frase degna di un salvatore,
nessuna battuta
brillante su quel cagnolino troppo cresciuto, il
tempo di sbattere gli
occhi e il lupo era già lì, addosso a lui. Il
puro istinto, nient’altro che
quello, portarono il cacciatore a mettere in atto la prima regola di
difesa in
caso di attacco da parte di canidi impazziti: proteggere la gola,
offrendo il
braccio. Il dolore che provò non appena le fauci della
bestia gli dilaniarono
la carne riempì la sua vista di scintille
luminose creando strani
disegni nell’oscurità, avvertì la sua
gola gridare dal dolore senza alcun
controllo su di essa, poi arrivò il bruciore: di
un’intensità tale che si
ritrovò a sperare che l’arto gli venisse staccato
di netto il prima possibile.
Un
dardo infuocato si schiantò a terra, ad un passo dalla
sua spalla, ed il
lupo, incredibilmente, allentò la presa: aveva paura delle
fiamme! Per pura
sopravvivenza mise a tacere il dolore e recuperò, con il
braccio sano, la
freccia dal terreno con tutto l’intento di conficcarla nel
collo dell’animale.
«No!»
un urlo femminile lo bloccò e
un’altra freccia cadde, allontanando il suo
assalitore «Non farle del male»
Jack
sgranò gli occhi «Cosa?» davanti a
lui, a sua protezione, si stagliò una
figura femminile vestita di cuoio, balestra alla mano e altre armi
addosso, al
momento, difficili da identificare: una cacciatrice.
«Anna?» gli sembrò di
riconoscerla ma non ne fu sicuro, confuso com’era dal dolore
e dall’oscurità.
Lei
non lo considerò «Emma!»
urlò alla ragazzina ancora lontana e attonita
«Vieni
subito qui!»
Quella
parve riscuotersi e, incespicando un paio di volte, la raggiunse
al più
presto prima di pietrificarsi nuovamente di fronte allo stato del
braccio del
fratello «Jack…» calde lacrime
iniziarono a salirle agli occhi.
«Guardami»
la scosse l’altra, mettendole
le mani su entrambe le spalle «Io
adesso accenderò un fuoco e poi andrò ad
allontanare il lupo: tu pensi di
riuscire a prenderti cura di Jack mentre non ci
sarò?»
Emma
scosse il capo, più volte «No, non andare
via, non lasciarci da soli» la
supplicò.
Un
altro potente ululato si espanse nell’aria, la giovane si
ritrovò la
ragazzina terrorizzata fra le braccia e dovette metterci tutta la sua
buona
volontà per trattenersi dall’imprecare
«Sta lontana» gridò verso il fitto del
bosco «Lo so che è difficile con lui
qui ma credo in te: saprai
controllarti»
Pregò
seriamente che la sua fiducia non fosse mal riposta.
Quando avvertì
alcuni rumori nelle vicinanze, però, il cuore le
saltò in gola, salvo
tranquillizzarsi alla vista del chiarore di una torcia
«Kristoff!» sgranò gli
occhi incredula «Sei pazzo? Perché mi hai
seguita?»
Il
taglialegna fu stupito tanto quanto lei «Anna, cosa sta
succedendo? Come sei
vest… Sant’Iddio, cosa è successo a
Jack?» in un attimo si unì al loro gruppo
«Amico, il tuo braccio» constatò ma in
risposta ricevette solo lamenti
«Aiutatemi: dobbiamo subito portarlo al villaggio»
«No!»
lo bloccò prontamente la ragazza.
L’altro
scosse la testa confuso «Come no?
Morirà dissanguato. Emma, aiutami a
portare via tuo fratello» non aveva nessuna intenzione di
ascoltarla, era
innamorato, sì, ma non per questo era disposto a perdere il
suo amico pur di
darle ascolto.
«Non
morirà qui» gli fece presente Anna
risoluta «Ma lo farà se lo porterete al
villaggio: Jack è stato morso da un lupo in questa notte di
piena Luna Rossa,
cosa credete che gli faranno?»
«Morso
da un lupo?» Dio, l’avrebbero
decapitato seduta stante e ne avrebbero
bruciato i resti senza rimpianti «Che ne sarà di
lui? Cosa dobbiamo fare?»
«State
qui» gli suggerì, cominciando ad
estrarre un fagotto dalla sua bisaccia
e a spargere alcune erbe attorno a loro.
«Cos’è?»
«Strozzalupo,
lo terrà lontano»
spiegò, prima di uscire dal cerchio appena
disegnato per dargli fuoco subito dopo, così da creare una
barriera a
protezione degli altri tre «Kristoff, prenditi cura di loro:
Jack straparlerà,
ti supplicherà di ucciderlo o di tagliargli il braccio, non
farlo, ti prometto
che guarirà. Io e Elsa sapremo prenderci cura di
lui»
Il
ragazzo era confuso, chi diavolo era colei che aveva davanti? Che fine
aveva
fatto la sua dolce, tenera e goffa Anna? «Ma tu chi
sei?»
Lo
sguardo di lei si velò appena «Sono sempre io,
fidati di me, per favore»
sorrise affranta «Tornerò al più presto
da voi: nel frattempo, ti supplico, fai
che quel fuoco non si spenga» gli lanciò il resto
delle erbe e sparì
nell’oscurità.
La versione ufficiale fu che Emma, scappata per emulare le
gesta del fratello, fosse stata attaccata da un gigantesco orso bruno.
Jack,
assieme al suo fidato amico Kristoff, era riuscito a raggiungerla in
tempo e a
mettere l’animale in fuga. Un orso ferito, però,
poteva essere fonte di guai
estremi per il villaggio, i suoi animali e i suoi abitanti,
così Jack aveva deciso di
continuare a dargli la
caccia da solo finché non lo avesse definitivamente ucciso o
non fosse stato
abbastanza lontano da ritenere le loro case al sicuro. Fortunatamente
il
ragazzo era considerato abbastanza folle da formulare realmente un
pensiero del
genere, così nessuno aveva dubitato della
veridicità di quel racconto ed Emma
aveva accettato stoica la lavata di capo della madre e la terribile
punizione
che ne era seguita: non aveva protestato, la parte che la riguardava
era
assolutamente vera, anzi, fin troppo bonaria nei suoi confronti
perché,
saggiamente, celava il fatto che il fratello fosse, in
realtà, stato gravemente
ferito dal morso di un lupo.
Agli occhi e
alle orecchie di tutti, quindi, non era arrivata la notizia di
alcun incidente: nessun capo di bestiame ucciso, nessuna persona
attaccata e,
così, quegli ululati lontani nella notte vennero considerati
come i
discorsi di un
semplice branco di passaggio, sebbene i visi delle persone rimanessero
tirati e
sibilasse fra loro il lezzo della paura.
Kristoff
aveva fatto del suo meglio per supportare quella storia, anche se
mentire non era mai stato il suo forte e farlo di fronte ad Ellen era
stata
davvero dura. Era Elsa a tenerlo aggiornato sulle condizioni di salute
di Jack,
non l’aveva mai vista in quello stato: stanca, preoccupata,
come se fosse rosa internamente
da un inestinguibile senso di colpa, eppure quella sera neanche era
presente.
Che cosa gli sfuggiva?
Le sorelle
non si erano più viste assieme, impegnate nel loro compito
alterno
di prendersi cura del cacciatore, e con Anna non aveva più
parlato: lui la
evitava e lei non lo cercava. Era un comportamento sciocco il suo, ne
era
consapevole, ma la realtà era che non riusciva a togliersi
quell’immagine dalla
testa: lei bardata da cacciatrice, i capelli raccolti sul capo, il
collo nudo,
il corsetto stretto sulla camicia e, soprattutto, quei pantaloni di
cuoio che
l’avvolgevano come un guanto, turbandogli inesorabilmente
ogni notte che ne era
seguita. Poteva pensare a quelle cose mentre il suo migliore amico era
a lottare
fra la vita e la morte? Che razza di uomo era?
Jackson, dal
canto suo, non avrebbe saputo dire dove si trovasse, le palpebre
troppo pesanti per avere la forza di aprirle. Il braccio gli procurava
un patimento
infernale, un bruciore che dal punto del morso risaliva lungo la
spalla,
rilasciando stilettate di dolore in grado di mettere fuori uso ogni sua
terminazione nervosa. Era questo che significava morire?
E’
tutta colpa mia…
Aveva udito
una volta.
E’
tutta colpa di Hans… aveva ribattuto
un’altra voce Te lo dico io
dove gliela pianterei una freccia a quel…
Non
ricordava più cosa ne fosse seguito.
Staccalo,
staccalo!
Aveva detto
qualcuno con un timbro roco, così simile al suo.
Poi era
caduto, di nuovo, in un vortice interminabile di dolore, bruciore e
improvviso sollievo, panni umidi sulla fronte e sul collo, una mano
morbida
stretta nella sua, bende cambiate, odori di unguenti e di morte.
Era certo
che qualcuno si stesse prendendo cura di lui ma non avrebbe saputo
dire chi, probabilmente non era una persona soltanto. Nei suoi
pensieri, però,
c’era un unico volto, forse, l’ultima speranza di
un condannato a morte.
Solo una
volta, richiamato da un leggero sciabordio d'acqua, era riuscito ad
aprire appena le palpebre per incontrare una
schiena candida spuntare da un corsetto allentato, mentre una treccia
bionda
lasciava
intravedere un collo snello e si andava a posare su una spalla
deturpata da una
terribile cicatrice. Confuso era scivolato di nuovo
nell’oblio, un solo nome
sulle labbra.
Eccomi…
E
ancora incubi fatti di zanne affilate e occhi di brace:
Scappa, Emma, scappa!
Emma
è al sicuro…
Il lupo esiste,
esiste!
Lo so…
Ci mangerà…
Non lo farà…
Un giorno,
improvvisamente e semplicemente, il dolore era sparito.
Aprì gli occhi ed
incontrò quelli azzurri e pieni di lacrime di Elsa
«Sei sveglio…» la sentì
sussurrare fra i singhiozzi e lì capì, era
certamente morto: quella notte il
lupo doveva, per forza di cose, averlo ucciso e dilaniato in mille
pezzi.
Grazie per essere arrivati in
fondo anche a questo nuovo capitolo.
Ebbene sì, il lupo ha colpito - ancora mi riservo di non
svelare
ufficialmente la sua identità ma, diciamo, che è
sempre
più lampante - e ad andarci di mezzo non è stata
Emma ma
il povero Jack.
L'arrivo di Anna è stato provvidenziale per arginare quella
che poteva essere
una tragedia, tuttavia chi ha visto Cappuccetto Rosso Sangue sa cosa
comporti il fatto di essere morsi da un lupo (mannaro, sì)
in una notte di piena Luna Rossa, tuttavia penso sia facilmente immaginabile per tutti.
Allo stesso modo Kristoff comincia a farsi delle domande ma i suoi
dubbi sono un pelino
disturbati dalla visione di Anna modello
Van Helsing XD
Su Jack ed Elsa, non mi esprimo... se vi va, fatelo voi ;)
Vi anticipo che il prossimo aggiornamento sarà praticamente
tutto Jelsa-centric e, per chi ha già seguito Seasons, ci
tengo
a ricordare che sarà il capitolo
5 ;)
Grazie a tutti quelli che leggono questa storia (anche
silenziosamente), a chi la lista e a chi ha piacere di lasciarmi le sue
impressioni che sono sempre apprezzate.
Alla prossima
Cida