Cap. 2: Between the flags
Cliffs and holes, exploding lights
Blinded fear, we have no nights
Burning fires, heaven's gone
Every day we're on the run
Beneath the sun, we're only one
Beneath the sun, we all are one
Between the flags I stand alone
Desert heat and winter's cold
Mother Earth can't save her crown
Fallen trees and white flags down!
(“Between the flags” – Moonsun)
Hvitserk aveva preso
molto sul serio l’idea che Aethelred gli aveva involontariamente suggerito.
Parlare con gli dei, certo! Così avrebbe finalmente conosciuto il suo fato e
poi, dopo aver compiuto ciò che gli dei volevano da lui, avrebbe potuto
concedersi di vivere serenamente con il suo Principe e renderlo felice come
meritava.
Il problema, casomai,
era il metodo che Hvitserk aveva
ritenuto ideale per avere un colloquio a
tu per tu con gli dei: assumere funghi allucinogeni che lo avrebbero
portato direttamente in presenza di Odino e compagnia bella!
Ora, teniamo conto
che per i vichinghi, così come per molti popoli, specialmente in Oriente, usare
sostanze allucinogene era davvero un modo per raggiungere il Nirvana, il Valhalla, comunicare con le divinità e quant’altro e non soltanto
una scusa per farsi un trip, ad ogni
modo la cosa non sempre funzionava come avrebbe dovuto e per Hvitserk non
funzionò affatto.
Quella sera Hvitserk
e Aethelred si trovavano nella Sala del Trono insieme a Bjorn e sua moglie, la
Regina Gunnhild. O, per essere più precisi, Bjorn e Gunnhild erano nella
dimora, Hvitserk se ne stava fuori (in tutti i sensi), mangiucchiando i famosi
funghi e innaffiandoli con idromele e Aethelred lo guardava allibito, senza
capire bene cosa stesse facendo ma rendendosi perfettamente conto del fatto che
non era per niente nella sua forma migliore! Con i lunghi capelli biondi
sporchi e scarmigliati e il viso pallido e affilato tremava talmente che doveva
tenere il boccale con due mani per riuscire a mandare giù un sorso senza
rovesciarsi tutto addosso, inoltre ogni tanto si guardava intorno con aria
sperduta, come se vedesse o sentisse qualcosa.
Ah, sì, le voci degli
dei, come no?
Aethelred stava per
dirgli qualcosa quando fu Bjorn a parlare, rivolto un po’ a tutti.
“Ho deciso di
rispondere al grido di aiuto di Re Harald” dichiarò. “Non posso dimenticare che
lui ha aiutato me a riconquistare Kattegat.”
Gunnhild annuì,
pensierosa.
“Per me è una follia”
commentò Hvitserk con una voce strana che non sembrava nemmeno la sua, e a
quanto pareva lui di follia iniziava
a intendersene piuttosto bene… “ma tanto a te non importa cosa penso!”
Bjorn, Gunnhild e
Aethelred si voltarono a fissarlo, ma Hvitserk neanche se ne accorse. Pareva
molto più interessato ai bisbigli e alle ombre che evidentemente udiva e vedeva
piuttosto che alle persone reali che lo circondavano.
“Invece io penso che
sarebbe ora che ti facessi un bagno e ti schiarissi le idee” gli disse
Aethelred. “Ma guardati, sei in condizioni pietose, sono giorni che ti trascini
ubriaco da mattina a sera, finirai per distruggerti!”
“Non è vero” replicò
Hvitserk. “Sono almeno tre giorni che non mi ubriaco più… perlomeno non più
degli altri vichinghi. E sto benissimo!”
Il giovane non
mentiva del tutto, in effetti era vero che da tre giorni non si ubriacava più,
visto che aveva iniziato ad assumere i funghi. Sul fatto che stesse benissimo…
beh, era quanto mai lecito dubitarne! Non era più aggressivo come nei giorni in
cui beveva, non si rivolgeva più in malo modo al prossimo, ma in compenso aveva
iniziato a udire strani sussurri e a vedere ombre negli angoli, ancora non
meglio definite.
Aethelred, che era
una persona educata, attese che Hvitserk avesse finito di bere e mandar giù
quella roba dall’aspetto poco invitante, poi lo prese per un braccio e lo aiutò
ad alzarsi.
“Non stai bene per
niente e, se non vuoi deciderti a darti una bella ripulita, ci penso io a te”
disse.
In realtà il giovane
Principe voleva solo sfidare il suo compagno, spingerlo a prendersi maggior
cura di se stesso… però Hvitserk era troppo allucinato per cogliere i
significati più profondi delle frasi. Circondò le spalle di Aethelred con
l’altro braccio, ridacchiando, lo strinse a sé e gli rispose a tono.
“Vuoi lavarmi tu,
allora? Va bene, non c’è bisogno di farla tanto lunga…”
Bjorn e Gunnhild li
guardarono allontanarsi senza batter ciglio, del resto per loro non c’era
niente di cui scandalizzarsi… ma il povero Principe sassone era diventato
paonazzo!
“Hvitserk… ma cosa
dici? Sei sicuro di non aver bevuto troppo ancora una volta?” esclamò.
“Te l’ho detto, non
sono ubriaco” ripeté il giovane, mentre si dirigeva verso le loro stanze con
passo malfermo, mezzo appoggiato a Aethelred e mezzo trascinandolo. “Volevi che
mi lavassi? D’accordo, allora dovrai aiutarmi…”
Aethelred chiese ad
una serva di riempire la tinozza della stanza adiacente alla camera da letto di
acqua calda e, quando tutto fu pronto, invitò gentilmente Hvitserk a lavarsi.
Il giovane vichingo, senza tanti falsi pudori, si stava già spogliando sotto i
suoi occhi e il Principe divenne di tutti i colori.
“Senti… se hai
bisogno di aiuto chiamami…” mormorò, profondamente imbarazzato.
“Certo che ho bisogno
di aiuto, non hai visto che sono un po’ debole?” fece Hvitserk, malizioso,
finendo di spogliarsi e entrando nella vasca. In effetti l’acqua calda gli
faceva bene, lo faceva sentire più rilassato e quindi poteva anche permettersi
di provocare un po’ il suo timido compagno.
Insomma, in qualche
modo, un po’ da sé e un po’ con l’aiuto di Aethelred, Hvitserk riuscì a lavarsi
e a sentirsi anche meglio, ripulito e riscaldato. Avvolgendosi in un telo per
asciugarsi, si accorse che Aethelred, invece, si era bagnato i vestiti per
aiutarlo a lavarsi…
Il vichingo prese il
Principe e lo condusse con sé accanto al fuoco, poi iniziò a baciarlo e a
togliergli i vestiti bagnati.
“Non vorrai prenderti una malattia con questi vestiti
bagnati, vero?” gli disse mentre lo spogliava. A quanto pareva i funghi
allucinogeni avevano anche un altro effetto su Hvitserk, questa volta non del
tutto spiacevole. Catturò la sua bocca e la divorò con baci
sempre più profondi e intimi, mentre ogni fibra del suo essere bramava una
fusione totale. Aethelred accolse timidamente i baci del suo compagno e le sue
carezze più audaci, poi Hvitserk fu su di lui, si fece largo nel suo corpo morbido
e vellutato cercando di prolungare al massimo il piacere e godendo di ogni
singolo istante, fino a perdersi con lui in un oceano di passione. In quei
momenti sembrava che non esistesse nient’altro e che anche il biondo vichingo
riuscisse a perdersi nella passione e nella tenerezza, senza incubi e
allucinazioni che lo tormentavano.
Una volta che si furono asciugati grazie alle
fiamme del camino, Hvitserk portò Aethelred sul letto e si sdraiò su di lui, riprendendo
a baciarlo in modo sempre più intimo e accarezzandolo fino a fargli perdere il
lume della ragione, fino a fargli mordere il labbro inferiore per soffocare i
gemiti. Poi, con delicatezza, continuò ad accarezzarlo e si fece nuovamente strada
nel suo corpo. Fu paziente, attento e premuroso come sempre, facendo in modo
che il corpo del Principe si adattasse al suo. Le ondate di piacere si fecero
sempre più incalzanti, i loro corpi sempre più all’unisono fino alla fine, un
lungo istante di estasi assoluta seguito da un languido calore nei loro corpi.
La tensione sembrava finalmente svanita e i
due giovani scivolarono in un sonno tranquillo, sempre rimanendo allacciati l’uno
all’altro, e Aethelred cominciava a pensare di essersi sbagliato, che Hvitserk
non stava veramente male, che forse si trattava solo di una conseguenza dei
giorni in cui si era ubriacato e che poi sarebbe stato bene, doveva solo
riposare e riprendersi.
Nel cuore della notte, però, il Principe fu
svegliato bruscamente da qualcosa e si rese conto che Hvitserk era seduto sul
letto, tremando disperatamente, fissando ombre nel buio che solo lui poteva
vedere e parlando a bassa voce, parole e frasi indistinguibili che Aethelred
non riusciva a comprendere. Preoccupato, il giovane lo abbracciò.
“Hvitserk, che ti succede? Ti senti male?”
gli domandò.
Il ragazzo tremava ma era ricoperto di un
sudore gelido e i suoi occhi avevano di nuovo un’espressione allucinata, anche
se il Principe non poteva vederlo bene nell’oscurità. Poiché non rispondeva
alle sue domande, Aethelred insisté, sempre più angosciato.
“Hvitserk, mi senti? Rispondimi, dai, non
farmi preoccupare. Cosa stai guardando? Non c’è niente là!”
Eh già, Aethelred non poteva vedere e nemmeno
sognarsi le immagini spaventose che i funghi allucinogeni mostravano al suo
vichingo...
“Ivar… c’è Ivar con un pugnale… devo
ucciderlo prima che ci aggredisca!” mormorò il giovane, completamente stravolto
(e strafatto, direi anche!).
Aethelred era sgomento.
“Ma come… Ivar in questa stanza? Non c’è
nessuno, Hvitserk, te l’assicuro. Forse hai avuto un incubo, hai sognato Ivar e
adesso…”
“No, non era un incubo, è tutto reale. Devo ucciderlo,
è la mia missione!” ripeté Hvitserk.
“Stai tranquillo, non c’è nessuno” cercò di
tranquillizzarlo il giovane. “Anzi, adesso mi alzo e accendo le candele, così
anche tu potrai vedere che ci siamo solo noi nella camera. E’ stato solo un
incubo, capita anche a me, sai?”
Aethelred fece per alzarsi, ma Hvitserk gli
afferrò il polso e lo trattenne con una certa veemenza.
“No, non muoverti! Ivar è lì, se ti alzi ti
ucciderà, vuole proprio questo, vuole che ti veda morire, vuole massacrare
tutte le persone che mi sono care!” esclamò, con voce rotta.
Con infinita pazienza e cercando di
mantenersi calmo e deciso, il Principe staccò la mano di Hvitserk dal suo polso
(pensando che la mattina dopo avrebbe avuto un bel livido, vista la forza con
cui lo aveva afferrato…) e poi aiutò il ragazzo a distendersi di nuovo,
accarezzandogli il viso e i capelli.
“Non c’è nessuno. Pensaci un attimo,
Hvitserk: siamo nella dimora reale, Ivar non potrebbe mai entrarvi, ci sono le
guardie e i servitori” gli spiegò con dolcezza e determinazione. “Tu hai
sognato Ivar che ci aggrediva nel sonno e ti sei svegliato credendo che fosse
vero, è tutto qui.”
Oh, no che non era tutto lì. Quello era solo
l’inizio delle terribili allucinazioni che avrebbero tormentato il giovane
vichingo fino quasi a farlo impazzire, ma Aethelred non poteva saperlo e in
quel momento credeva che Hvitserk soffrisse di una sorta di disturbo
post-traumatico da stress, o comunque si definisse a quei tempi una cosa del
genere!
In qualche modo, il ragazzo si rimise a
letto, stringendo tra le braccia il suo Principe che gli parlava con tanta
tenerezza e che lo illudeva che le cose potessero migliorare.
“Capisco perché hai questi incubi proprio
adesso” continuava a dirgli Aethelred, coccolandoselo. “Finché eravamo in
battaglia dovevi essere lucido e combattere, adesso però siamo in pace e tu ti
ritrovi nei luoghi dove Ivar ti ha umiliato, mortificato e fatto del male, per
questo credi di vederlo, ma è solo questo, tu credi di vederlo.”
Hvitserk non rispose, visto che era
convintissimo di vedere davvero tutto ciò che vedeva… comunque si lasciò
accarezzare e tranquillizzare da Aethelred, abbracciandolo forte e
ripromettendosi di proteggerlo da Ivar a qualsiasi costo. Doveva continuare a
prendere quei funghi, naturalmente, perché solo così avrebbe saputo come doveva
fare per ucciderlo e compiere la volontà degli dei…
Pian piano, abbracciati, accoccolati, i due
giovani si riaddormentarono, esausti per le prove che avevano affrontato.
Senza sapere che erano solo all’inizio.
Fine capitolo secondo