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Autore: Signorina Granger    30/01/2021    2 recensioni
[Rodulphus, Theseus e Amethyst Saint-Clair]
“Per quanto idolatrato fosse, credo che nessuno lo abbia amato tanto quanto lo abbiamo amato noi.
Su questo non ci sono dubbi. Così come sul fatto che nessuno lo conosceva quanto noi."
"Sarà sempre il nostro eroe con la brillante armatura, vero?
Certo che sì. Sempre.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Hero
 
 
Theseus Saint-Clair aveva sempre guardato a suo fratello con occhi pieni di ammirazione: Rodulphus aveva solo due anni in più rispetto a lui, ma da bambini quei due anni sembravano pressappoco un’eternità.
Rodulphus lo faceva giocare, non lo allontanava mai, e lo proteggeva sempre e comunque da tutto e tutti quasi avesse preso il suo ruolo di fratello maggiore come una sorta di missione personale a cui adempiere.
Quando aveva sei anni e si era fratturato la caviglia dopo essersi arrampicato su un albero – ignorando il divieto di farlo da parte della madre – Rod aveva giurato ai genitori di essere stato lui a sfidarlo a salirci e che quindi la colpa era sua.
Non era vero, ma nessuno lo aveva mai saputo a parte loro due. Era uno dei tanti piccoli segreti che, da bravi fratelli, condividevano ma che da adulti avrebbero diviso le loro sorti.



 
“Quando arrivano?!”
Theseus teneva la mano della madre e muoveva la testa con impazienza, in punta di piedi mentre cercava di scorgere i fratelli nella miriade di piccoli maghi che erano appena scesi dall’Espresso per Hogwarts.
La madre gli sorrise, affettuosa, e gli assicurò che sarebbero arrivati preso. Fu allora che il piccolo mago sorrise, pieno di gioia, nel scorgere Rodulphus ed Amethyst sbucare dalla folla e guardarsi attorno a loro volta cercando la propria famiglia.
 
“RODDY!”
“Theo!”
 
Ignorando il richiamo della madre, Theseus lasciò la sua mano e corse verso il treno, un enorme sorriso sulle labbra e gli occhi azzurri pieni di gioia.
Rodulphus, sentendosi chiamare, lo individuò appena in tempo per sorridere e allargare le braccia prima di venire assalito dal suo abbraccio.
“Ciao piccoletto… sei cresciuto, o sbaglio? Sei più pesante!”
“La mamma dice che sono più alto.”
 
Theseus annuì orgoglioso – giurando a se stesso che, prima o poi, sarebbe divenuto alto tanto quanto il fratello – mentre lasciava la presa sul maggiore, che gli sorrise con affetto e gli scompigliò i capelli.
“Forse, ma sei sempre il nostro piccoletto.”
 
Un’espressione offesa si fece largo sul visino pallido di Theo, che avrebbe ribattuto se Amethyst non l’avesse afferrato per stritolarlo in un abbraccio, asserendo che gli era mancato da morire.
“Amiee.. Amiee smettila di baciarmi, basta! Mamma, aiutami!”
 
*
 
Rod e Amethyst ne avevano discusso per tutta l’estate, e il momento della verità era finalmente arrivato: quando venne chiamato dal Vicepreside, Theseus si avvicinò timidamente allo sgabello a tre gambe prima di lasciare che il Cappello Parlante gli venisse calato sul capo, celandogli la Sala Grande alla vista.
 
Rodulphus lo osservava dal tavolo dei Grifondoro, speranzoso, mentre Amethyst faceva lo stesso tra i Tassorosso: entrambi sostenevano che il minore sarebbe stato Smistato nelle loro stesse Case. Era giunto il momento di scoprire chi dei due avesse ragione.
 
“Lo sapevo, Theo, lo sapevo! Spostati MacMillan, mio fratello si siede vicino a me.”
Rodulphus lo accolse con un sorriso carico d’orgoglio, e il minore gli sedette vicino arrossendo un poco a causa dell’enorme applauso che tutta la Casa gli aveva riservato. Non era particolarmente abituato ad essere al centro dell’attenzione: era difficile attirare gli sguardi, quando si era vicini a suo fratello.
“Sei contento Rod?”  
“Certo che sono contento. L’avevo detto, ad Amiee… sei proprio come me.”
Rodulphus gli sorrise, lo abbracciò con vigore lanciando un’occhiata trionfa ad Amethyst al tavolo dei Tassorosso e Theseus seppe che era fiero di lui, sentendosi colmare dalla gioia.
Come sempre, la mano del maggiore andò a spettinargli i riccioli, ma Theo per una volta non ci badò, troppo occupato a guardarsi attorno pieno di gioia ed emozione.
Ripensò per un istante a quando il Cappello gli aveva proposto Tassorosso, e di come lui lo avesse indirizzato verso la tavola rosso-oro. Ben presto però finì col dimenticarsene, mentre tutti gli amici del fratello gli si presentavano, e negli anni a venire non ne avrebbe mai fatto parola ad anima viva. Nemmeno a Rod.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per stargli vicino. E per essere come lui, o almeno provarci.
Il suo eroe.
 
*
 
“Amiee…”
Rodulphus aprì la porta della camera della sorella senza bussare, irrigidendosi sulla soglia quando vide la ragazza seduta sul letto in vestaglia e impegnata ad asciugarsi le lacrime.
 
“Non ti hanno insegnato che si bussa?!”
La giovane strega sbuffò rabbiosamente prima di lanciargli un cuscino che andò dritto contro la parete accanto alla porta, mancandolo di diversi centimetri.
“Pessimo lancio.”
Rodulphus entrò nella stanza senza chiedere alla sorella il permesso di farlo, sedendo accanto a lei e osservandone le guance umide e gli occhi arrossati.
 
“Non devi stare qui a piangere da sola. E non te ne devi nemmeno vergognare.”
“Non me ne vergogno, infatti.”


Amethyst scosse la testa, i capelli rossi che le ricadevano dalle spalle mentre fissava il motivo floreale ricamato sul copriletto. Senza dire altro Rodulphus la prese delicatamente per le spalle e la strinse a sé, depositandole un bacio sulla testa prima di accarezzarle i capelli.
“Oggi sono due anni… lo so che fa male ancora, Amiee. Farà sempre male.”
 
“Vorrei che almeno Theo fosse qui… mi manca.”
Il corpo della ragazza tremò, scosso dai singhiozzi mentre il fratello annuiva, scuro in volto e continuando ad accarezzarle piano i capelli.
“Anche a me. Non so come farò quando tu sarai a Parigi… non sono mai stato senza nessuno di voi da quando facevo il primo anno ad Hogwarts.”
“Posso restare, se vuoi.”
 
Amethyst alzò lo sguardo sul fratello, gli occhi color cioccolato più sinceri che mai mentre Rod sorrideva dolcemente, mormorando che doveva andare per il suo bene prima di depositarle un bacio sulla fronte.
“Vai e rendici fieri. Io, Theo, zia Gwen… e mamma e papà.”
 
*
 
“Amethyst mi ha detto che vuole sposare John Bouchard. E’ una tragedia.”
“E mi hai convocato con urgenza per questo?! Rod, sto facendo il tirocinio, per Godric!”
 
Theseus, incredulo, spalancò gli occhi e si passò una mano tra i capelli mentre Rodulphus gli lanciava un’occhiata torva smettendo momentaneamente di misurare la stanza a grandi passi.
“Tua sorella è meno importante del tirocinio per diventare avvocato, Theo?”
L’occhiata del maggiore fu così torva che Theo si ritrovò a scuotere il capo, affrettandosi a borbottare delle scuse mentre Rodulphus riprendeva le sue riflessioni.
 
“Non mi piaceva per niente ad Hogwarts…”
“Scommetto che sapere che piace ad Amiee te lo fa piacere ancora meno.”
“Forse, ma resta il fatto che anche se è maggiorenne io resto responsabile per lei fino a quando non sarà sposata. Il matrimonio dipende da me, in pratica.”
“Lui ti ha chiesto la sua mano?”
“Non ancora, no.”


Rodulphus smise di camminare con un debole sbuffo, lasciandosi scivolare sul posto a capotavola – una volta occupato dal defunto padre – e guardando distrattamente fuori dalla finestra più vicina.
Theseus lo guardò in silenzio per qualche istante, finchè non parlò con un sospiro:
 
“Rod, è la sua vita e la sua felicità. Magari quel ragazzo non ti piace, ma se Amiee potrà essere felice conta questo, no?”
“Immagino di sì. Cosa credi che avrebbe fatto nostro padre?”
 
“Diceva sempre che non avrebbe mai venduto Amiee a nessuno,  non come il nonno fece alla zia Gwen, quindi penso che avrebbe acconsentito a lasciarle sposare chi volesse.”
Theseus si strinse nelle spalle e le sue parole fecero distendere le labbra del fratello in un debole sorriso: Rodulphus, consapevole che avesse ragione, annuì prima di parlare alzando gli occhi al cielo.
 
“In tal caso immagino che dovrò dare la mia benedizione… ma tu guarda che mi tocca fare pur di far felice la mia amata sorellina, ritrovarmi con dei nipoti Bouchard. Speriamo almeno che prendano i geni di Amiee. E non parlo solo del colore dei capelli.”
 
*
 
“Ho una notizia da darvi… presto sarà di dominio pubblico, ma volevo che foste i primi a saperlo. Zio George va in pensione, e a quanto pare vuole che lo succeda io.”


“Come?”
Il sussurro di Amethyst giunse a malapena alle orecchie di Theseus, troppo impegnato a guardare il fratello maggiore versarsi da bere senza che nessuna emozione trasparisse dai suoi gesti e dalla sua espressione seria.
 
“Già. Inaspettato, vero? Insomma, so che ci vuole bene, ma questo… questo va contro ogni mia previsione.”
Per un istante, il maggiore dei tre aggrottò leggermente la fronte, dubbioso e parlando più a se stesso che ai fratelli, ma Theseus non ci fece caso, ancora troppo sconcertato.
“E tu accetterai?”

“Siamo una famiglia. Decidiamo tutto insieme, l’abbiamo sempre fatto… Per questo ne volevo parlare con voi. Voglio sapere che cosa ne pensate.”
Rodulphus, in piedi oltre il tavolo dove una volta cenavano insieme ai loro genitori, s’infilò una mano in tasca mentre con l’altra teneva il bicchiere di cristallo in mano, gli occhi azzurri fissi sui fratelli che gli sedevano di fronte.
Per un istante nessuno parlò, finchè Amethyst, seria in volto, non prese la parola:
 
“Potrebbe avere ripercussioni. I Cavendish se la prenderanno a morte, Rod.”
“La decisione è stata dello stesso George, non gli ho fatto nessun lavaggio del cervello, né una Maledizione Imperius.”
Rodulphus si strinse nelle spalle prima di bere un sorso di whiskey, e Theo annuì, assecondando la sorella:
 
“Amiee ha ragione, come al solito. Ovviamente sarebbe vantaggioso per noi, ma le cose hanno smesso di essere tese solo da qualche anno. Così facendo incrineremo tutto di nuovo.”
“Senza contare che i soldi non ci servono, ne abbiamo ben più dei Cavendish stessi.”

 
“Non è dei soldi che mi importa, infatti.”
Rod volse lo sguardo sulla finestra, pensieroso, e guardò il sole tramontare oltre la vasta campagna mentre Theseus non smetteva di guardarlo, la fronte aggrottata:
“E di che cosa ti importa, allora?”
 
“Penso che ricordiate che cosa ci è stato tolto vent’anni fa.”
Theseus non disse nulla, ma distolse lo sguardo mentre accanto a lui Amethyst s’irrigidiva, immobile sulla seria. Rodulphus invece spostò la sguardo da un fratello all’altro, più serio che mai, prima di mormorare qualcos’altro.
 
“Mi sembra il minimo togliergli qualcosa a loro volta.”
 
“Rod, non sappiamo se siano stati davvero i Cavendish.”
“Tu vedi sempre il buono in ognuno di noi, Amiee, e per questo sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Ma questa volta non è così.”
 
“E Edward, allora?!”
 
Quella era l’ultima carta che Amethyst poteva giocarsi, e guardò il fratello irrigidirsi per un istante, perdendo momentaneamente la maschera d’indifferenza che portava. Ciononostante si ridestò subito, abbozzando un debole sorriso prima di vuotare il bicchiere.
 
“George mi ha assicurato che non intende dare l’incarico ad Edward, anche se io rifiutassi. Dunque il torto glielo sta facendo suo padre, non io.”
“Rod, non è…”
Amethyst scosse la testa, implorante, ma il fratello non la fece parlare, interrompendola sul nascere senza battere ciglio:
“Voglio sapere se mi sostenete o no. Sarà clamoroso, cambierà tutto… voglio sapere se ho il vostro sostegno. Ne ho bisogno.”
 
“Certo che ce l’hai. Sempre.”
Questa volta era stato Theseus a parlare, perentorio. Gli occhi fissi in quelli del maggiore, che gli sorrise in un misto di affetto e soddisfazione.
“Non importa che cosa succeda, siamo solo noi ormai. E di qualsiasi cosa si tratti, abbiamo il sostegno l’uno dell’altro.”
“Theo…”
Amethyst volse lo sguardo sul fratello minore con un debole sospiro, ma Theseus scosse la testa con decisione, guardandola più serio che mai:
“L’abbiamo promesso, Amiee, quando sono morti mamma e papà: qualsiasi cosa accada, resteremo uniti e ci supporteremo. Sempre.”
 
*
 
“Stavo pensando ad una cosa.”
“Che cosa?”
 
“Per quanto idolatrato fosse, credo che nessuno lo abbia amato tanto quanto lo abbiamo amato noi.”


Amethyst stava dando da bere ai gerani bianchi che ricoprivano buona parte del terrazzino, ma si voltò udendo le parole del fratello minore: Theseus sedeva su una delle poltroncine di vimini, il thè ancora caldo davanti e le mani allacciate in grembo. Pensieroso, osservava la campagna che si estendeva di fronte alla casa della sorella, che abbozzò un sorriso prima di riporre con cura l’annaffiatoio e raggiungerlo:
 
“Su questo non ci sono dubbi. Così come sul fatto che nessuno lo conosceva quanto noi.”
Il fratello annuì piano, rabbuiandosi mentre dei fastidiosi ricordi riprendevano a tormentarlo: non faceva che pensare a ciò che Riocard gli aveva raccontato. Su Rod e su Edward Cavendish.
 
“Eppure con Edward…”
“Lo so. Lo so. Fa pensare anche me.”  Amethyst annuì, e per un singolo istante il suo viso venne contratto da un’espressione rammaricata. Quasi dolorosa.
“Non era… perfetto. Non possiamo ostinarci a pensare che lo fosse… infondo nessuno lo è. Lo abbiamo sempre messo su un piedistallo, è colpa nostra: sapere che non era perfetto ci fa soffrire proprio perché lo abbiamo idolatrato a tal punto. Ma ciò non toglie che sia stato un fratello eccezionale per noi.”
Il migliore.”
Il soffio di Theseus fece sorridere la donna, che annuì prima di stringergli la mano con delicatezza:
 
“Non so dove saremmo ora, senza averlo avuto quando siamo rimasti orfani. Certo, zia Gwen è stata indispensabile, ma è Rod che ci ha trascinati avanti durante quei mesi orribili.”
 
“So che era cambiato molto, specie negli ultimi anni, ma… tu non pensi che fosse davvero cattivo, vero?”
Theseus la guardò speranzoso, quasi implorante, pregandola di dire la cosa giusta.
Come quarant’anni addietro, quando la pregava di andare in suo soccorso.
E come allora Amethyst annuì, sorridendogli con affetto:
 
“Certo che no. Sono sicura che non lo pensa neanche Edward. Rod era così… passionale. Si faceva travolgere dalle emozioni, lui e il suo senso di giustizia forse troppo estremo. Abbiamo perso i genitori troppo presto, e queste cose toccano le persone in modo diverso. E noi eravamo diversi. Rod era quello carismatico, forte, io… beh, io quella intelligente, non per vantarmi. E tu… quello gentile, dolce. Sensibile.”
“Un modo come un altro per dire “debole”.”
Theseus sfoderò una piccola smorfia che fece indispettire la sorella, che aggrottò la fronte e lo colpì piano sul braccio destro con aria di rimprovero:
“Non dire idiozie. Solo perché tu e Rod eravate tanto diversi non significa che lui fosse migliore di te… Vi hanno sempre messi a confronto, veniva naturale a tutti farlo, ma non si possono confrontare temperamenti così diversi. E lui per primo ripeteva che non era migliore di te. Ti adorava più di chiunque altro, sai che è così.”


L’occhiata quasi severa che Amethyst gli rivolse – così simile allo sguardo della loro madre, il cui ricordo era ormai sbiadito per entrambi – costrinse l’ex Ministro a sorriderle, allungando un braccio per abbracciarla.
 
“Sarà sempre il nostro eroe con la brillante armatura, vero?”
Questa volta Amiee sorrise e il suo viso si addolcì mentre annuiva prima di appoggiare con un po' di malinconia la testa sulla spalla del fratello:
“Certo che sì. Sempre.”
 
   
 
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