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Autore: RLandH    30/01/2021    1 recensioni
Magnus Bane ha un problema: non sa dire di no ad un’amica; il resto va fuori controllo
“Ah” aveva accettato Magnus con leggera indignazione, “Sarei percepito solo così?” aveva chiesto risentito, “Sono uno stregone di quattrocento anni con una carriera rinomata, tra cui, vorrei ricordare, la fuga su una mongolfiera con Maria Antonietta e la stesura degli Accordi” aveva aggiunto, suo marito lo aveva guardato con estremo stupore, “Ma sarei considerato solo come il marito di Alec? Cioè non fraintendetemi, adoro essere considerato il marito-di-Alec. Tipo mi piace così tanto che potrebbe essere il mio secondo nome, il Grande Magnus Marito-di-Alec Bane, suona benissimo, ma ecco, una persona si aspetta un po’ più di riconoscimento. Ho anche formato una setta che è diventata problematica ad un certo punto” aveva detto. Voleva che il discorso fosse serio, ma non c’era riuscito e dal sorriso teso di Tessa, per nascondere la risata gli sembrava evidente.
Alla fine la stregona aveva riso ed anche sul marito, che aveva posato la fronte sulla sua spalla.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Ragnor Fell, Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sto ancora cercando di venir fuori dal trasloco e temo fallirò; però sono riuscita ad andare un po’ avanti, come stavo dicendo questa storia è piena di OC ed ora cominciamo un po’ a sentirne parlare.
Comunque, se riesco in fondo vi allego un disegno di Iusta (Brutterrimo perché ho fallito la mano) – ho cercato di imitare lo stile di Cassandra Jean, almeno per la colorazione, ma #BigNope.
Oltre questo vorrei ringraziare chi legge/ricorda/segue e ArwenFenice per la recensione <3

Buona Lettura,
RLandH

Giustizia mosse il mio alto fattore

 

No, ma in azzurro

 

“Assolutamente no” era stata la precisa e chiara risposta di Catarina, mentre li guardava entrambi – lui e Tessa – con uno sguardo tranquillo.
La sua carnagione non era azzurrina ma era di un colore bruno, grazie al glamour, i suoi capelli erano del solito colore tradizionale, accettabili e spacciabili per una tinta, mentre se ne stava con il suo look borghese-mondano, una tazza di carta di caffè fumate e l’uniforme da infermiera del New Amsterdam. L’Ospedale pubblico di New York.
“Cat” aveva provato Tessa con tono gentile, “Sono onorata che tu, che voi, abbiate pensato a me. Sul serio” aveva ammesso con voce calma, sorseggiando un po’ del suo caffè della macchinetta, ne aveva offerto un paio anche loro, non era buono ma sicuramente non era il peggiore che Magnus avesse bevuto.
“Ma lavoro dodici ore al giorno ed anche se avevo detto che non lo avrei più fatto, sto dando una mano come insegnante alla nuova accademia e alla scholomance” aveva spiegato Catarina. “Nel senso: adoro il labirinto, sono stata un suo agente durante il diciottesimo secolo, credo, non ricordo precisamente. Ma sto già collaborando con loro, sto amministrando le visite dei Nephilim alla nostra biblioteca, che credo ne siate consapevoli è la più grande concessione che sia mai stata fatta dalla storia della Spirale” aveva spiegato lei.
“Si. Antonius voleva porre il suo veto, ma Balth e Saphira sono riusciti a persuaderlo ad ignorare anche questo fatto. Il prossimo Cancelliere potrebbe non mantenere una linea così disponibile” aveva provato Tessa.
“Non ti ricordavo così manipolativa, Theresa” aveva valutato Catarina, “Sono solo preoccupata. Sono una stregona, ho sposato un cacciatore in pensione, sono madre due ib…bambini” aveva ammesso lei.
“Magnus perché non lo fai tu?” aveva proposto Catarina poi, non sembrava molto sicura neanche lei della sua idea, specie perché negli ultimi secoli la stregona aveva indossato più volte il ruolo di sua figura materna, nonostante più volte Magnus avesse spergiurato di non averne bisogno.
“Sono una splendida appendice a quanto pare” aveva detto leggermente risentito, bevendo un po’ di caffè. Ritirava tutto: faceva schifo.
Caterina si era morsa il labbro, prima che potesse parlare però il cercapersone che portava attaccato alla vita aveva cominciato a suonare, “Pausa finita. Mi aspettate per dopo? Possiamo cenare assieme – tipo vero mezzanotte” aveva buttato fuori quella.
“Conosco un ristorante cinese gestito da vampiri fa consegne a qualsiasi orario” aveva replicato Magnus.
“Sei un padre sai che non puoi avere più questi orari sregolati, si?” aveva domandato retorica Tessa, “Lo so” aveva risposto tetro Magnus, “Ma oggi i miei cognati e consorti scopriranno la bellissima ebrezza del fare i genitori” aveva scherzato lui.
“Simon ed Isabelle hanno Rafael e gli hanno promesso un’intensa giornata mondana, mentre Biscottino ed il suo biondissimo fidanzato avranno Max con loro, in istituto, dove probabilmente sarà anche Maryse ed Alec, che starà cercando di evitare un incidente diplomatico come sempre” aveva spiegato.
E dove sarebbe dovuto essere anche lui, al suo fianco, se doveva essere un appendice sarebbe stata la più fantastica delle appendici, perché il mondo si ricordasse che era il Grandioso e Scintillante Magnus Bane, non che gli dispiacesse oscurarsi un po’ per far scintillare Alec.
Certo il suo adorabile marito non glielo avrebbe mai chiesto, non aveva bisogno che gli altri si oscurassero per stare bene, anzi apprezzava molto dividere le luci della ribalta, anzi no, sparirci proprio lo preferiva, anche in quel momento come console.
“Scrivo un messaggio a Ragnor” aveva dichiarato poi Magnus, “Così ci occuperemo noi di circuire Catarina e poi tu potrai tornare in Inghilterra dalla tua chiassosa famiglia” le aveva detto.
Tessa gli aveva tirato un buffetto scherzoso con il gomito, prima di sorriderli, “Anche tu sei parte della mia chiassosa famiglia, spero tu ne sia consapevole” lo aveva avvertito.
Magnus lo sapeva e sapeva anche quando sarebbe toccato a lui entrare in scena prepotentemente ancora,  anche se dubitava sarebbe stato poi in condizioni migliori.
Forse lui e Tessa si sarebbero limitati a sostenersi nel dolore che gli avrebbe impregnati, ma Magnus decise che non avrebbe indugiato allungo in quei pensieri, non più, avrebbe vissuto la sua vita come un mondano, con la stessa violenta intensità.
“Comunque scrivi a Ragnor – magari potrebbe tirare fuori un candidato dal cilindro, ha comunque molte più conoscenze di noi, “Sicuramente non possiamo chiedere a Barnabas Hale” aveva proposto Magnus, “O al Cacciatore Errante o alla Reliqua Baba” aveva concordato Tessa con sguardo cupo.
“Hypatia Vax” aveva proposto Magnus, “Lei disprezza gli Shadowhunters” aveva valutato Tessa, “Non tutti e non tutti è abbastanza in questa situazione” aveva provato Magnus, ma lo sguardo della sua amica non sembrava condividere il suo stesso ottimismo.

 

Avevano aspettato Ragnor ad un bar non distante dall’ospedale, sommersi da fogli in cui avevano appuntato tutti i nomi degli stregoni che avevano potuto racimolare, scavando nei meandri della loro memoria – stavano diventando sorprendentemente vecchi – per valutare chi fosse idoneo alla carica, chi no e … chi si sarebbe presentato certamente.
“Credo che Amir, il sommo stregone di Theran si presenterà, si faceva i baffi alla carica da almeno un secolo” stava dicendo Tessa, “Che brutto gioco di parole” l’aveva rimproverata bonariamente Magnus.
Amir Khan aveva come  segno demoniaco una serie di appuntiti baffi rigidi da gatti.
Lei aveva ridacchiato, “Lo riconosco” aveva ammesso lei, prima di sciorinare altri nomi, di cui Magnus non era sicuro di averli mai sentiti, alcuni di loro non erano Grandi Stregoni, ma medi o addirittura poco noti. Sì, negli ultimi anni si era impigrito un po’, differentemente da Tessa. Aveva adagiato sugli allori la sua rete di contatti.
“Ed ovviamente stiamo dimenticato i membri stessi del Concilio” aveva dichiarato lei, “Nove, giusto?” aveva valutato Magnus, non si era mai preso la briga di contarli personalmente, ma ricordava il numero, non credeva fosse una casualità, ma erano tanti quanti lo erano i principi degli inferi.
Otto membri ed un cancelliere.
“Balth dubito che si candiderà. Ha l’età, ma manca della verve e degli appoggi, anche solo per avere il mio lavoro ho dovuto raccomandarlo ed io ero l’ultima ruota del carro, per farla breve” aveva raccontato Tessa.
“Anzai?” aveva chiesto Magnus.
Gli era simpatico Anzai Ken, non era mai stato sommo stregone di alcun luogo, era uno stregone giramondo (non abbastanza da beccarsi il soprannome di Errante, ovviamente), più o meno coetaneo di Magnus. Avevano viaggiato assieme per un breve periodo e Magnus lo aveva aiutato a superare la prima morte di suo amante, ancora reduce del dolore della perdita che affliggeva lui.
Per il resto non si erano beccati poi molti, di persona, ma si erano tenuti in contato. Circa ogni quarto di secolo si inviavano messaggi di fuoco per aggiornarsi sulle loro vite.
“Anche a me, è un tale amore” aveva cinguettato Tessa, “Ma non si candiderà. Durante la Battaglia di Idris ha conosciuto questa vampira slovacca ed ora hanno una relazione molto adorabile. Però Anzai non si candiderebbe mai, lui dice di mancare di carisma” aveva raccontato lei.
Si, uhm, Magnus non lo avrebbe mai ammesso, ma poteva sembrare un po’ noioso a volte.
“Sicuramente Eleonora Pera si candiderà. Da quello che so lo aveva fatto anche cinquecento anni fa” aveva ipotizzato Tessa, scrivendo il nome e cerchiandolo.
“La terribile somma stregona di Venezia ed un’altra serie di città che ora non ricordo” aveva borbottato Magnus, sentendo un senso di angoscia, momentaneo, pervaderlo al pensiero della donna in questione.
L’ultima volta che Magnus l’aveva vista – o almeno ci aveva parlato – era stato durante la Rivolta di Valentine agli Accordi. Da quel che aveva visto Magnus, Eleonora non aveva nutrito particolare amore per i cacciatori prima e non sembrava fosse migliorato molto dopo.
Complici anche le irrisorie punizioni che il Clave aveva dato ai membri del circolo pentiti.
“Lei è come noi, me e te, lo sapevi?” aveva interrotto il flusso di pensieri Tessa.
“Un’antica maledizione? Si” aveva ammesso.
Non lo sapeva perché un giorno lui ed Eleonora si erano simpaticamente seduti a bere tè e mangiare pasticcini conversando dei loro demoniaci genitori, ma come i fratelli silenti gli avevano insegnato da ragazzino, gli stregoni si riconoscevano tra loro.
La somma stregona di Venezia era stata permeata da un potere oscuro, forte, come il suo.
“Non sei in buoni rapporti con Eleonora, vedo” aveva detto con una certa tensione Tessa, “Non credo che si possa essere in buoni rapporti con lei, probabilmente non lo è neanche lei stessa” aveva risposto Magnus.
Non era del tutto vero, ma neanche falso.
Certo Eleonora non era cattiva, Magnus aveva scoperto per vie traverse che aveva partecipato ad entrambe le guerre, sia contro Valentine, sia quella contro il di lui figlio.
Tessa si era lasciata sfuggire una risata, “Quando mi hanno ammesso nel Consiglio, mi ha chiamato per i primi, uhm, vent’anni, ‘La Signora Cacciatore’” aveva raccontato. Il sorriso che le era germogliato sul viso, si era cristallizzato con una curva di malinconia al ricordo del suo primo marito, un dolore che non l’aveva mai abbandonata del tutto.
“Immagino che ora ti chiamerebbe ‘La Signora Cacciatore Bis’” aveva proposto Magnus, sperando di farla ridere, “O ‘La Signora Cacciatore Silente’” lo aveva seguito Tessa; poi entrambi si erano dedicati ad una risata allegra, affiatata.
Avevano ripreso il loro elenco di nomi e quando l’orario del pranzo, consumato con panini di dubbio gusto, era passato, Ragnor Fell in tutto il suo splendore si era manifestato nel locale.
“Ma come sei vestito” si era lasciato sfuggire Magnus, “Certamente meglio di te” aveva risposto quello. Ragnor indossava un cappello incredibilmente colorato, a più clavi, a loro volta decorati, per nascondere le corna ricurve. La pelle era del solito verde brillante, ma sembrava lui stesso esserne incurate, specie dalle occhiate perplesse e incuriosite dei mondani che avevano poi perso interesse imputando probabilmente quel colorito a qualche cosmetico, in combo al terribile abbigliamento che sfoggiava. Il sempre sobrio Ragnor Fell era più colorato di quanto fosse mai stato Magnus nei suoi momenti migliori – e gli anni Ottanta erano stati qualcosa di sublime – sfoggiando un poncho a bottoni, che somigliava ad una mantella, essendo più lunga dietro di quanto non fosse davanti. Il colore che predominava era il rosso, ma era interamente attraversata da bande e ghirigori di ogni tonalità, dal celeste vibrante, per il verde, fino al rossa e il giallo paglierino, come se una tavolozza intera gli fosse finito addosso.
E l’odore.
“Tu infame, eri in Perù!” si era lasciato sfuggire Magnus con un accusa.
“Fammi causa!” aveva risposto risentito Ragnor occupando una sedia ed ordinando un caffè nero, “Come la sua anima” aveva sottolineato il suo amico.
“Eri in Perù, pur sapendo quando amo quel posto” aveva detto Magnus, incrociando le braccia al petto.
Ragnor aveva tirato fuori da una tasca extra dimensionale, fingendo di prenderlo da sotto il colorato poncho, il peluche di un llama, anch’esso tutto colorato.
“Oh, mi hai fatto un regalo” aveva detto Magnus pieno di gioia, “No, è per tuo figlio, quello piccolo e blu, ho preso qualcosa anche per l’altro, poi te lo do” aveva risposto stoico Ragnor.
Magnus aveva comunque guardato con amore il llama.
“Ciao, Tessa, sono felice di vederti” aveva detto Ragnor guardando la ragazza, “Anche io” aveva risposto quest’ultima, allungando una mano per posarla sulla spalla del nuovo venuto, “Mi dispiace di aver interrotto la tua vacanza” si era scusata.

L’altro aveva scosso il capo, “Fortunatamente non era una gita di piacere, e si Magnus, non sempre il Perù porta gioia” aveva risposto Ragnor, “Che affari avevi in Perù?” aveva inquisito lui.
Gli stregoni peruviani si erano riuniti per bandire Magnus da quella terra meravigliosa vita natural-durante, lui d’altronde, sperava ancora cambiassero idea – o gli sarebbe dovuto toccare, in tempi di pace, modi variegati per fare ritorno alla sua splendida Lima. “Niente di importante, legato per lo più alla Scholomance, la signora Penhallow mi aveva mandato, ma ditemi, perché sono qui?” aveva chiesto Ragnor, mentre una giovane cameriera serviva lui il suo caffè, lo stregone, usualmente verde, aveva rivolto uno sguardo attento a tutti i fogli sparsi per il tavolino tondo, ricco di nomi. “Ci siamo dati alla politica” aveva cominciato Magnus prima di spiegare tutta la situazione.
“Il Medio Stregone di Budapest?” aveva dato il suo contributo Ragnor, “So che è uno molto disponibile verso gli Shadowhunters” aveva ripreso, prima di raccontare loro che lo aveva visto ad Idris più volte di quanto avesse visto il sommo stregone di tale città.
Magnus lo aveva guardato con un filo di disagio, “Si, uhm, è morto” aveva confessato poi, sotto anche lo sguardo molto rattristato di Tessa, “Ottembrati” aveva spiegato.
L’orribile parentesi degli Shadowhunters oscuri, che Ragnor aveva saltato a pie pari, essendo prigioniero della volontà di una spina ed in compagnia di una certa stregona poco gentile.
L’altro aveva annuito, con un’espressione di tristezza ad impregnarli il viso, Magnus e Tessa avevano dato lui il tempo di metabolizzare la notizia, con del silenzio.
Ormai Ragnor era tornato nel giro, si poteva dire, proprio come Ragnor Fell, dopo essere stato Shade, ma non era riuscito ancora ad aggiornarsi in tutto, specie perché era una terribile conseguenza dell’immortalità dar per scontata che la fine non sopraggiungesse mai.
Ragnor era scomparso per relativo poco tempo e non credeva che amici importanti, immortali, come lui scomparissero.
Ma il destino era infame.
E Ragnor Fell viveva in un mondo senza Raphael Santiago, perché Magnus lo sospettava che tra tutte le morti, quella del vampiro fosse quella che più pesava sul suo cuore.
L’altro aveva riaperto gli occhi, bevendo un po’ del caffè, ancora in silenzio, “Catarina resta quindi la migliore possibilità?” aveva chiesto poi, loro due avevano annuito, “Ma non solo non accetterà mai; accettiamolo non lo farà, sta facendo qualcosa come due lavori a tempo pieno” aveva valutato Ragnor, prima di posare la tazza, “Io credo che Cat non raccoglierebbe mai abbastanza voti, specie contro un Eleonora Pera o un Amir Khan” aveva detto.
Magnus aveva aggrottato le sopracciglia, “Catarina ama i mondani, più di quanto ami qualsiasi altra specie, è devota a loro più di quanto lo sia agli stregoni. Non fraintendete, amo Catarina, perché è buona come il pane. Ho bisogno di una persona così buona nella mia vita” aveva spiegato Ragnor. “Ma il Labirinto a Spirale potrebbe scambiare la sua bontà per mollezza” questo lo aveva detto Magnus frustrato.
Non perché in questa maniera perdevano l’unico candidato serio, ma perché non poteva sopportare che della bontà d’animo di Catarina si potesse fare così scempio. Magnus aveva sbuffato. “Il labirinto vuole qualcuno che sia ineccepibile” aveva sottolineato Tessa, chiudendo le mani sul viso.
“Ragnor se non avessi … be lo sai, saresti stato perfetto” aveva ammesso Magnus, “Sai essere serioso, sai mantenere comportamenti civili, hai provato ad educare generazioni intere di Shadowhunter alla tolleranza” aveva valutato Magnus.
“E ci sei riuscito tu, seducendone uno, quindi si, un punto per me proprio” aveva replicato Ragnor, con una smorfia sul viso verdino. “In realtà non so se mi piacerebbe essere Cancelliere, non ci ho mai pensato, ma se Antonius avesse deciso di ritirarsi tra mezzo-secolo, forse mi sarei candidato” aveva ammesso.
O se lo stregone avesse deciso di farlo qualche tempo prima. “Dobbiamo scoprire chi si candiderà per certo e scegliere il più … meno peggio” aveva stabilito, “Magari avremmo delle sorprese” aveva provato Tessa incerta, cercando di essere positiva.

 

Quando la porta si era aperta, Magnus aveva sollevato lo sguardo dal suo pollo per osservare il suo adorabile marito sulla porta, con in imbraccio il loro piccolo mirtillo addormentato. “Ciao Tesoro!”, “Ciao Alec”, “Buona sera Alexander” “Salve Signor Console” si erano rovesciati tutti contemporaneamente dalle loro bocche. Alec aveva risposto sollevando una mano, facendo attenzione a non svegliare sul figlio, facendosi poi da parte per cedere il passo a Clary, inaspettatamente senza compagno.
Anche per la giovane donna non erano mancati cinguetti felici di benvenuto, “Stante ancora cercando un candidato?” aveva domandato quello, con passo svelto, mentre Clary si chiudeva la porta alle spalle facendo attenzione a non svegliare Max.
“Lo porto a dormire” aveva detto suo marito e Magnus aveva abbandonato il suo pollo take away sul tavolino basso, alla mercè del Presidente, aveva lasciato anche il posto sul divano prontamente occupato da Clary abbastanza interessata a ciò che stava accadendo.

“Rafi dorme già” aveva detto Magnus, ammiccando alla stanza del loro figlio maggiore, “Spero che anche lui continui” aveva sussurrato Alec, che pareva parecchio stanco e sciupato.
Magnus lo aveva seguito placido, mentre occupavano la piccola stanzina di Max, dove aveva osservato tenero suo marito rimettere a posto nel lettino il piccolo.
“Cavato un demone shax dal muro?” aveva chiesto Alec a bassa voce. “In realtà non molto, non credo ci sia molto che possiamo fare. Tecnicamente stiamo cenando, abbiamo aspettato che Catarina finisse in ospedale. Ho ordinato anche per te, non sapevo se avessi mangiato o meno” aveva confidato con dolcezza, “Sei adorabile” aveva risposto Alec, dandoli un bacio sulle labbra, “Ho cenato in istituto tipo quattro o cinque ore fa” aveva ammesso suo marito, “Comunque adesso mi preparo un bel caffè e vi ascolto, anche perché credici o meno, uno stregone ha chiesto di incontrarmi a breve” aveva detto Alec, sfilandosi la maglia di cuoio rinforzato da cacciatore, per sistemarsi in una maglia larga e sformata, che lasciava la vista del suo collo e delle sue clavicole.
“Non che mi lamenti, come mai il Biscottino è qui?” aveva chiesto.
“Le ho detto che c’era Tessa ed ha deciso di venire a trovarla” aveva spiegato Alec, pareva una spiegazione sbilenca, ma la giovane Clary era imprevedibile spesso.

Quando erano tornati in soggiorno gli altri stavano ancora mangiando, Clary aveva giusto ingurgitato un raviolo al vapore. “Quindi signorina Fairchild le sue conoscenze in stregoni?” la stava stuzzicando un po’ Ragnor, senza molto successo.
Il suo amico poteva essere definito quasi lo stregone-di-famiglia dei Fairchild per generazioni, aveva aiutato molto Jocelyn, ma non aveva avuto modo di conoscere bene Clary.
Quando la donna era venuta a cercare riparo, con la sua piccola bambina, Ragnor lo aveva raccomandato alle due, ma lui non era rimasto abbastanza in giro per dare una mano; aveva preferito tornare ad Idris a cercare di sistemare le cose con i nephilm, dopo la Fallita Rivolta, ma era un po’ come cercare di riparare una diga con dello scotch.
Clary aveva ridacchiato, “Ne conosco già quattro. Direi che è un buon numero” aveva detto lei, ridacchiando. Era bella, il suo biscottino, e per sua fortuna aveva ereditato la bellezza morbida e delicata di sua madre. Oh sì, anche se qualcosa, poco smussato di suo padre lo aveva ereditato, poco, qualche lineamento, che il tempo, nelle generazioni non si sarebbe tramandata.
Magnus aveva ripreso il suo posto sul divano, con uno schiocco di dita e scintillate magia azzurra, aveva sistemato una cialda nella macchinetta.
Alec gli aveva sorriso affiancandosi a lui sul divano; “Quindi quale stregone vuole incontrarti?” aveva chiesto subito Magnus, “Neumar Huge” aveva risposto Alec, mentre con gli occhi azzurrissimi studiava la reazione di tutti i presenti. “È un membro del Consiglio” aveva rivalto Magnus, “Si, viene chiamato il Dattilografo” aveva spiegato subito Tessa, “Si occupa di scrivere il verbale di tutte le riunioni, è un tipo molto scrupoloso” aveva aggiunto.
“Immagino vorrà informarti della decisione di Antonius, per buona creanza, e per l’Alleanza” aveva valutato Ragnor.
“Il cambio del Cancelliere è un evento piuttosto importante, mi pare di capire” aveva commentato Clary, che doveva aver saputo le cose da Alec quel giorno, “Più che altro è un evento raro” aveva detto Magnus mogio, “Che scandirà un po’ tutta la linea politica del Consiglio a Spirale” lo aveva pungolato Tessa.
Catarina aveva inghiottito un po’ dei suoi germogli di soglia, prima di richiamare l’attenzione su di lei, rischiando di strozzarsi con essi.
Tessa le aveva tirato dei buffetti sulla schiena, mentre lei aveva ingurgitato dell’acqua per liberarsi delle briciole, “Ho il candidato” aveva commentato quella, posando il bicchiere sul tavolino.
Tutti avevano gli occhi rivolti verso di lei, “Allora; ho pensato a quello che avete detto sta mattina, anche se io non sono sicuramente la persona adatta – ancora grazie per avermi pensato – però ho capito che non potevo lavarmene le mani” aveva cominciato a spiegare lei, spostando i capelli bianchissimi, come la neve, dietro un orecchio, con grazia.
“La somma stregona di Leiden” aveva buttato fuori Catarina, Magnus aveva aggrottato le sopracciglia, “Devo dichiarare la mia ignoranza” aveva dichiarato spento.
Si era tenuto tutta la vita lontano dall’Olanda, in ogni modo possibile.
Per lui l’Olanda esisteva soltanto negli stentati ed ormai opachi, nella sua memoria, racconti del suo patrigno e quel poco che sua madre gli aveva detto, saputo a sua volta da suo padre. Magnus era olandese, almeno la metà umana di lui lo era, ma quella terra per lui era sempre stata estranea, come una vita che non aveva mai vissuto e di cui non aveva voluto sapere nulla.
In quattrocento anni della sua vita, in tutti i suoi innumerevoli viaggi, non era mai stato nei paesi bassi, mai, neanche una volta e non conosceva i suoi stregoni.
“Si, lei non è male” aveva detto Tessa con incertezza, “Nel senso è una persona che ha sempre cercato di tenersi defilata, però ecco, non credo abbia mai avuto guai con gli Shadowhunter” aveva stabilito, “Forse una volta nel novanta con il Circolo che non si è tramuto in nulla di troppo … pericoloso” aveva aggiunto.
“Però ha sempre svolto ottimi servigi per il Labirinto a Spirale, molti stregoni la tengono in buona considerazione, lavora per lo più con i Mondani, se non ricordo male …ed anche se non è sempre stata troppo fedele alla legge, non si è mai fatta beccare” aveva raccontato Catarina, strizzando l’occhio verso Alec, “Tu non lo hai sentito” aveva cinguettato.
“Sentito cosa?” aveva risposto suo marito tranquillo.
Ragnor non aveva detto nulla, il suo viso era ieratico. “Cosa pensi, zucchino mio?” aveva chiesto Magnus sfacciato.
“Justine Vale” aveva detto quel nome come se fosse pesato sulla sua lingua, come se non volesse uscire fuori. Aveva pronunciato il nome alla maniera latina classica, pronunciando tutte le lettere e con la u al posto della v[1].
Come si pronunciava l’Addio.
“Indovino non le hai detto che sei tornato in vita” aveva provato Magnus, visto che quel problema sembrava riproporsi continuamente in lui di quei tempi.
“No, io non sono neanche sicuro abbia saputo della mia morte in precedenza. Non la sento dai tempi della Reggenza” aveva ammesso Ragnor con un tono un po’ rigido, “Justine, io credo che non sarà interessata” aveva considerato, “Ma sarebbe sì, un’ottima candidata, credo” aveva terminato. Catarina lo aveva guardato, “Sono sicuro che il tuo charm la conquisterà di nuovo” lo aveva preso in giro lei.






[1] Si la pronuncia non è Vail ma Uale.

   
 
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