Sto
ancora cercando di venir
fuori dal trasloco e temo fallirò; però sono
riuscita ad andare un po’ avanti,
come stavo dicendo questa storia è piena di OC ed ora
cominciamo un po’ a
sentirne parlare.
Comunque, se riesco in fondo vi allego un disegno di Iusta (Brutterrimo
perché ho
fallito la mano) – ho cercato di imitare lo stile di
Cassandra Jean, almeno per
la colorazione, ma #BigNope.
Oltre questo vorrei ringraziare chi legge/ricorda/segue e ArwenFenice
per
la recensione <3
Buona
Lettura,
RLandH
Giustizia mosse
il mio alto fattore
No,
ma in azzurro
“Assolutamente
no” era
stata la precisa e chiara risposta di Catarina, mentre li guardava
entrambi –
lui e Tessa – con uno sguardo tranquillo.
La sua carnagione non era azzurrina ma era di un colore bruno, grazie
al
glamour, i suoi capelli erano del solito colore tradizionale,
accettabili e
spacciabili per una tinta, mentre se ne stava con il suo look
borghese-mondano,
una tazza di carta di caffè fumate e l’uniforme da
infermiera del New
Amsterdam. L’Ospedale pubblico di New York.
“Cat” aveva provato Tessa con tono gentile,
“Sono onorata che tu, che voi,
abbiate pensato a me. Sul serio” aveva ammesso con voce
calma, sorseggiando un
po’ del suo caffè della macchinetta, ne aveva
offerto un paio anche loro, non
era buono ma sicuramente non era il peggiore che Magnus avesse bevuto.
“Ma lavoro dodici ore al giorno ed anche se avevo detto che
non lo avrei più
fatto, sto dando una mano come insegnante alla nuova accademia e alla
scholomance” aveva spiegato Catarina. “Nel senso:
adoro il labirinto, sono
stata un suo agente durante il diciottesimo secolo, credo, non ricordo
precisamente. Ma sto già collaborando con loro, sto
amministrando le visite dei
Nephilim alla nostra biblioteca, che credo ne siate consapevoli
è la più grande
concessione che sia mai stata fatta dalla storia della
Spirale” aveva spiegato
lei.
“Si. Antonius voleva porre il suo veto, ma Balth e Saphira
sono riusciti a
persuaderlo ad ignorare anche questo fatto. Il prossimo Cancelliere
potrebbe
non mantenere una linea così disponibile” aveva
provato Tessa.
“Non ti ricordavo così manipolativa,
Theresa” aveva valutato Catarina, “Sono
solo preoccupata. Sono una stregona, ho sposato un cacciatore in
pensione, sono
madre due ib…bambini” aveva ammesso lei.
“Magnus perché non lo fai tu?” aveva
proposto Catarina poi, non sembrava molto
sicura neanche lei della sua idea, specie perché negli
ultimi secoli la
stregona aveva indossato più volte il ruolo di sua figura
materna, nonostante
più volte Magnus avesse spergiurato di non averne bisogno.
“Sono una splendida appendice a quanto pare” aveva
detto leggermente risentito,
bevendo un po’ di caffè. Ritirava tutto: faceva
schifo.
Caterina si era morsa il labbro, prima che potesse parlare
però il cercapersone
che portava attaccato alla vita aveva cominciato a suonare,
“Pausa finita. Mi
aspettate per dopo? Possiamo cenare assieme – tipo vero
mezzanotte” aveva
buttato fuori quella.
“Conosco un ristorante cinese gestito da vampiri fa consegne
a qualsiasi
orario” aveva replicato Magnus.
“Sei un padre sai che non puoi avere più questi
orari sregolati, si?” aveva
domandato retorica Tessa, “Lo so” aveva risposto
tetro Magnus, “Ma oggi i miei
cognati e consorti scopriranno la bellissima ebrezza del fare i
genitori” aveva
scherzato lui.
“Simon ed Isabelle hanno Rafael e gli hanno promesso
un’intensa giornata
mondana, mentre Biscottino ed il suo biondissimo fidanzato avranno Max
con
loro, in istituto, dove probabilmente sarà anche Maryse ed
Alec, che starà
cercando di evitare un incidente diplomatico come sempre”
aveva spiegato.
E dove sarebbe dovuto essere anche lui, al suo fianco, se doveva essere
un
appendice sarebbe stata la più fantastica delle appendici,
perché il mondo si
ricordasse che era il Grandioso e Scintillante Magnus Bane, non che gli
dispiacesse oscurarsi un po’ per far scintillare Alec.
Certo il suo adorabile marito non glielo avrebbe mai chiesto, non aveva
bisogno
che gli altri si oscurassero per stare bene, anzi apprezzava molto
dividere le
luci della ribalta, anzi no, sparirci proprio lo preferiva, anche in
quel
momento come console.
“Scrivo un messaggio a Ragnor” aveva dichiarato poi
Magnus, “Così ci occuperemo
noi di circuire Catarina e poi tu potrai tornare in Inghilterra dalla
tua
chiassosa famiglia” le aveva detto.
Tessa gli aveva tirato un buffetto scherzoso con il gomito, prima di
sorriderli, “Anche tu sei parte della mia chiassosa famiglia,
spero tu ne sia
consapevole” lo aveva avvertito.
Magnus lo sapeva e sapeva anche quando sarebbe toccato a lui entrare in
scena
prepotentemente ancora, anche
se
dubitava sarebbe stato poi in condizioni migliori.
Forse lui e Tessa si sarebbero limitati a sostenersi nel dolore che gli
avrebbe
impregnati, ma Magnus decise che non avrebbe indugiato allungo in quei
pensieri, non più, avrebbe vissuto la sua vita come un
mondano, con la stessa
violenta intensità.
“Comunque scrivi a Ragnor – magari potrebbe tirare
fuori un candidato dal
cilindro, ha comunque molte più conoscenze di noi,
“Sicuramente non possiamo
chiedere a Barnabas Hale” aveva proposto Magnus, “O
al Cacciatore Errante o
alla Reliqua Baba” aveva concordato Tessa con sguardo cupo.
“Hypatia Vax” aveva proposto Magnus, “Lei
disprezza gli Shadowhunters” aveva
valutato Tessa, “Non tutti e non tutti è
abbastanza in questa situazione” aveva
provato Magnus, ma lo sguardo della sua amica non sembrava condividere
il suo
stesso ottimismo.
Avevano
aspettato Ragnor
ad un bar non distante dall’ospedale, sommersi da fogli in
cui avevano
appuntato tutti i nomi degli stregoni che avevano potuto racimolare,
scavando
nei meandri della loro memoria – stavano diventando
sorprendentemente vecchi –
per valutare chi fosse idoneo alla carica, chi no e … chi si
sarebbe presentato
certamente.
“Credo che Amir, il sommo stregone di Theran si
presenterà, si faceva i baffi
alla carica da almeno un secolo” stava dicendo Tessa,
“Che brutto gioco di
parole” l’aveva rimproverata bonariamente Magnus.
Amir Khan aveva come segno
demoniaco una
serie di appuntiti baffi rigidi da gatti.
Lei aveva ridacchiato, “Lo riconosco” aveva ammesso
lei, prima di sciorinare
altri nomi, di cui Magnus non era sicuro di averli mai sentiti, alcuni
di loro
non erano Grandi Stregoni, ma medi o addirittura poco noti.
Sì, negli ultimi
anni si era impigrito un po’, differentemente da Tessa. Aveva
adagiato sugli
allori la sua rete di contatti.
“Ed ovviamente stiamo dimenticato i membri stessi del
Concilio” aveva dichiarato
lei, “Nove, giusto?” aveva valutato Magnus, non si
era mai preso la briga di
contarli personalmente, ma ricordava il numero, non credeva fosse una
casualità, ma erano tanti quanti lo erano i principi degli
inferi.
Otto membri ed un cancelliere.
“Balth dubito che si candiderà. Ha
l’età, ma manca della verve e degli appoggi,
anche solo per avere il mio lavoro ho dovuto raccomandarlo ed io ero
l’ultima
ruota del carro, per farla breve” aveva raccontato Tessa.
“Anzai?” aveva chiesto Magnus.
Gli era simpatico Anzai Ken, non era mai stato sommo stregone di alcun
luogo,
era uno stregone giramondo (non abbastanza da beccarsi il soprannome di
Errante, ovviamente), più o meno coetaneo di Magnus. Avevano
viaggiato assieme
per un breve periodo e Magnus lo aveva aiutato a superare la prima
morte di suo
amante, ancora reduce del dolore della perdita che affliggeva lui.
Per il resto non si erano beccati poi molti, di persona, ma si erano
tenuti in
contato. Circa ogni quarto di secolo si inviavano messaggi di fuoco per
aggiornarsi sulle loro vite.
“Anche a me, è un tale amore” aveva
cinguettato Tessa, “Ma non si candiderà.
Durante la Battaglia di Idris ha conosciuto questa vampira slovacca ed
ora
hanno una relazione molto adorabile. Però Anzai non si
candiderebbe mai, lui
dice di mancare di carisma” aveva raccontato lei.
Si, uhm, Magnus non lo avrebbe mai ammesso, ma poteva sembrare un
po’ noioso a
volte.
“Sicuramente Eleonora Pera si candiderà. Da quello
che so lo aveva fatto anche
cinquecento anni fa” aveva ipotizzato Tessa, scrivendo il
nome e cerchiandolo.
“La terribile somma stregona di Venezia ed un’altra
serie di città che ora non
ricordo” aveva borbottato Magnus, sentendo un senso di
angoscia, momentaneo,
pervaderlo al pensiero della donna in questione.
L’ultima volta che Magnus l’aveva vista –
o almeno ci aveva parlato – era stato
durante la Rivolta di Valentine agli Accordi. Da quel che aveva visto
Magnus,
Eleonora non aveva nutrito particolare amore per i cacciatori prima e
non
sembrava fosse migliorato molto dopo.
Complici anche le irrisorie punizioni che il Clave aveva dato ai membri
del
circolo pentiti.
“Lei è come noi, me e te, lo sapevi?”
aveva interrotto il flusso di pensieri
Tessa.
“Un’antica maledizione? Si” aveva ammesso.
Non lo sapeva perché un giorno lui ed Eleonora si erano
simpaticamente seduti a
bere tè e mangiare pasticcini conversando dei loro demoniaci
genitori, ma come
i fratelli silenti gli avevano insegnato da ragazzino, gli stregoni si
riconoscevano tra loro.
La somma stregona di Venezia era stata permeata da un potere oscuro,
forte,
come il suo.
“Non sei in buoni rapporti con Eleonora, vedo”
aveva detto con una certa
tensione Tessa, “Non credo che si possa essere in buoni
rapporti con lei,
probabilmente non lo è neanche lei stessa” aveva
risposto Magnus.
Non era del tutto vero, ma neanche falso.
Certo Eleonora non era cattiva, Magnus aveva scoperto per vie traverse
che
aveva partecipato ad entrambe le guerre, sia contro Valentine, sia
quella
contro il di lui figlio.
Tessa si era lasciata sfuggire una risata, “Quando mi hanno
ammesso nel
Consiglio, mi ha chiamato per i primi, uhm, vent’anni,
‘La Signora
Cacciatore’” aveva raccontato. Il sorriso
che le era germogliato sul viso,
si era cristallizzato con una curva di malinconia al ricordo del suo
primo
marito, un dolore che non l’aveva mai abbandonata del tutto.
“Immagino che ora ti chiamerebbe ‘La
Signora Cacciatore Bis’” aveva
proposto Magnus, sperando di farla ridere, “O ‘La
Signora Cacciatore Silente’”
lo aveva seguito Tessa; poi entrambi si erano dedicati ad una risata
allegra,
affiatata.
Avevano ripreso il loro elenco di nomi e quando l’orario del
pranzo, consumato
con panini di dubbio gusto, era passato, Ragnor Fell in tutto il suo
splendore
si era manifestato nel locale.
“Ma come sei vestito” si era lasciato sfuggire
Magnus, “Certamente meglio di
te” aveva risposto quello. Ragnor indossava un cappello
incredibilmente
colorato, a più clavi, a loro volta decorati, per nascondere
le corna ricurve.
La pelle era del solito verde brillante, ma sembrava lui stesso esserne
incurate, specie dalle occhiate perplesse e incuriosite dei mondani che
avevano
poi perso interesse imputando probabilmente quel colorito a qualche
cosmetico,
in combo al terribile abbigliamento che sfoggiava. Il sempre sobrio
Ragnor Fell
era più colorato di quanto fosse mai stato Magnus nei suoi
momenti migliori – e
gli anni Ottanta erano stati qualcosa di sublime – sfoggiando
un poncho a
bottoni, che somigliava ad una mantella, essendo più lunga
dietro di quanto non
fosse davanti. Il colore che predominava era il rosso, ma era
interamente
attraversata da bande e ghirigori di ogni tonalità, dal
celeste vibrante, per
il verde, fino al rossa e il giallo paglierino, come se una tavolozza
intera
gli fosse finito addosso.
E l’odore.
“Tu infame, eri in Perù!” si era
lasciato sfuggire Magnus con un accusa.
“Fammi causa!” aveva risposto risentito Ragnor
occupando una sedia ed ordinando
un caffè nero, “Come la sua anima” aveva
sottolineato il suo amico.
“Eri in Perù, pur sapendo quando amo quel
posto” aveva detto Magnus,
incrociando le braccia al petto.
Ragnor aveva tirato fuori da una tasca extra dimensionale, fingendo di
prenderlo da sotto il colorato poncho, il peluche di un llama,
anch’esso tutto
colorato.
“Oh, mi hai fatto un regalo” aveva detto Magnus
pieno di gioia, “No, è per tuo
figlio, quello piccolo e blu, ho preso qualcosa anche per
l’altro, poi te lo
do” aveva risposto stoico Ragnor.
Magnus aveva comunque guardato con amore il llama.
“Ciao, Tessa, sono felice di vederti” aveva detto
Ragnor guardando la ragazza,
“Anche io” aveva risposto quest’ultima,
allungando una mano per posarla sulla
spalla del nuovo venuto, “Mi dispiace di aver interrotto la
tua vacanza” si era
scusata.
L’altro
aveva scosso il
capo, “Fortunatamente non era una gita di piacere, e si
Magnus, non sempre il
Perù porta gioia” aveva risposto Ragnor,
“Che affari avevi in Perù?” aveva
inquisito lui.
Gli stregoni peruviani si erano riuniti per bandire Magnus da quella
terra
meravigliosa vita natural-durante, lui d’altronde, sperava
ancora cambiassero
idea – o gli sarebbe dovuto toccare, in tempi di pace, modi
variegati per fare
ritorno alla sua splendida Lima. “Niente di importante,
legato per lo più alla
Scholomance, la signora Penhallow mi aveva mandato, ma ditemi,
perché sono
qui?” aveva chiesto Ragnor, mentre una giovane cameriera
serviva lui il suo
caffè, lo stregone, usualmente verde, aveva rivolto uno
sguardo attento a tutti
i fogli sparsi per il tavolino tondo, ricco di nomi. “Ci
siamo dati alla
politica” aveva cominciato Magnus prima di spiegare tutta la
situazione.
“Il Medio Stregone di Budapest?” aveva dato il suo
contributo Ragnor, “So che è
uno molto disponibile verso gli Shadowhunters” aveva ripreso,
prima di
raccontare loro che lo aveva visto ad Idris più volte di
quanto avesse visto il
sommo stregone di tale città.
Magnus lo aveva guardato con un filo di disagio, “Si, uhm,
è morto” aveva
confessato poi, sotto anche lo sguardo molto rattristato di Tessa,
“Ottembrati”
aveva spiegato.
L’orribile parentesi degli Shadowhunters oscuri, che Ragnor
aveva saltato a pie
pari, essendo prigioniero della volontà di una spina ed in
compagnia di una
certa stregona poco gentile.
L’altro aveva annuito, con un’espressione di
tristezza ad impregnarli il viso,
Magnus e Tessa avevano dato lui il tempo di metabolizzare la notizia,
con del
silenzio.
Ormai Ragnor era tornato nel giro, si poteva dire, proprio come Ragnor
Fell,
dopo essere stato Shade, ma non era riuscito ancora ad aggiornarsi in
tutto,
specie perché era una terribile conseguenza
dell’immortalità dar per scontata
che la fine non sopraggiungesse mai.
Ragnor era scomparso per relativo poco tempo e non credeva che amici
importanti, immortali, come lui scomparissero.
Ma il destino era infame.
E Ragnor Fell viveva in un mondo senza Raphael Santiago,
perché Magnus lo
sospettava che tra tutte le morti, quella del vampiro fosse quella che
più
pesava sul suo cuore.
L’altro aveva riaperto gli occhi, bevendo un po’
del caffè, ancora in silenzio,
“Catarina resta quindi la migliore
possibilità?” aveva chiesto poi, loro due
avevano annuito, “Ma non solo non accetterà mai;
accettiamolo non lo farà, sta
facendo qualcosa come due lavori a tempo pieno” aveva
valutato Ragnor, prima di
posare la tazza, “Io credo che Cat non raccoglierebbe mai
abbastanza voti,
specie contro un Eleonora Pera o un Amir Khan” aveva detto.
Magnus aveva aggrottato le sopracciglia, “Catarina ama i
mondani, più di quanto
ami qualsiasi altra specie, è devota a loro più
di quanto lo sia agli stregoni.
Non fraintendete, amo Catarina, perché è buona
come il pane. Ho bisogno di una
persona così buona nella mia vita” aveva spiegato
Ragnor. “Ma il Labirinto a
Spirale potrebbe scambiare la sua bontà per
mollezza” questo lo aveva detto
Magnus frustrato.
Non perché in questa maniera perdevano l’unico
candidato serio, ma perché non
poteva sopportare che della bontà d’animo di
Catarina si potesse fare così
scempio. Magnus aveva sbuffato. “Il labirinto vuole qualcuno
che sia
ineccepibile” aveva sottolineato Tessa, chiudendo le mani sul
viso.
“Ragnor se non avessi … be lo sai, saresti stato
perfetto” aveva ammesso
Magnus, “Sai essere serioso, sai mantenere comportamenti
civili, hai provato ad
educare generazioni intere di Shadowhunter alla tolleranza”
aveva valutato Magnus.
“E ci sei riuscito tu, seducendone uno, quindi si, un punto
per me proprio”
aveva replicato Ragnor, con una smorfia sul viso verdino. “In
realtà non so se
mi piacerebbe essere Cancelliere, non ci ho mai pensato, ma se Antonius
avesse
deciso di ritirarsi tra mezzo-secolo, forse mi sarei
candidato” aveva ammesso.
O se lo stregone avesse deciso di farlo qualche tempo prima.
“Dobbiamo scoprire
chi si candiderà per certo e scegliere il più
… meno peggio” aveva stabilito,
“Magari avremmo delle sorprese” aveva provato Tessa
incerta, cercando di essere
positiva.
Quando
la porta si era
aperta, Magnus aveva sollevato lo sguardo dal suo pollo per osservare
il suo
adorabile marito sulla porta, con in imbraccio il loro piccolo mirtillo
addormentato. “Ciao Tesoro!”, “Ciao
Alec”, “Buona sera Alexander”
“Salve Signor
Console” si erano rovesciati tutti contemporaneamente dalle
loro bocche. Alec
aveva risposto sollevando una mano, facendo attenzione a non svegliare
sul
figlio, facendosi poi da parte per cedere il passo a Clary,
inaspettatamente
senza compagno.
Anche per la giovane donna non erano mancati cinguetti felici di
benvenuto,
“Stante ancora cercando un candidato?” aveva
domandato quello, con passo
svelto, mentre Clary si chiudeva la porta alle spalle facendo
attenzione a non
svegliare Max.
“Lo porto a dormire” aveva detto suo marito e
Magnus aveva abbandonato il suo
pollo take away sul tavolino basso, alla mercè del
Presidente, aveva lasciato
anche il posto sul divano prontamente occupato da Clary abbastanza
interessata
a ciò che stava accadendo.
“Rafi
dorme già” aveva
detto Magnus, ammiccando alla stanza del loro figlio maggiore,
“Spero che anche
lui continui” aveva sussurrato Alec, che pareva parecchio
stanco e sciupato.
Magnus lo aveva seguito placido, mentre occupavano la piccola stanzina
di Max,
dove aveva osservato tenero suo marito rimettere a posto nel lettino il
piccolo.
“Cavato un demone shax dal muro?” aveva chiesto
Alec a bassa voce. “In realtà
non molto, non credo ci sia molto che possiamo fare. Tecnicamente
stiamo
cenando, abbiamo aspettato che Catarina finisse in ospedale. Ho
ordinato anche
per te, non sapevo se avessi mangiato o meno” aveva confidato
con dolcezza,
“Sei adorabile” aveva risposto Alec, dandoli un
bacio sulle labbra, “Ho cenato
in istituto tipo quattro o cinque ore fa” aveva ammesso suo
marito, “Comunque
adesso mi preparo un bel caffè e vi ascolto, anche
perché credici o meno, uno
stregone ha chiesto di incontrarmi a breve” aveva detto Alec,
sfilandosi la
maglia di cuoio rinforzato da cacciatore, per sistemarsi in una maglia
larga e
sformata, che lasciava la vista del suo collo e delle sue clavicole.
“Non che mi lamenti, come mai il Biscottino è
qui?” aveva chiesto.
“Le ho detto che c’era Tessa ed ha deciso di venire
a trovarla” aveva spiegato
Alec, pareva una spiegazione sbilenca, ma la giovane Clary era
imprevedibile
spesso.
Quando
erano tornati in
soggiorno gli altri stavano ancora mangiando, Clary aveva giusto
ingurgitato un
raviolo al vapore. “Quindi signorina Fairchild le sue
conoscenze in stregoni?”
la stava stuzzicando un po’ Ragnor, senza molto successo.
Il suo amico poteva essere definito quasi lo stregone-di-famiglia dei
Fairchild
per generazioni, aveva aiutato molto Jocelyn, ma non aveva avuto modo
di
conoscere bene Clary.
Quando la donna era venuta a cercare riparo, con la sua piccola
bambina, Ragnor
lo aveva raccomandato alle due, ma lui non era rimasto abbastanza in
giro per
dare una mano; aveva preferito tornare ad Idris a cercare di sistemare
le cose
con i nephilm, dopo la Fallita Rivolta, ma era un po’ come
cercare di riparare
una diga con dello scotch.
Clary aveva ridacchiato, “Ne conosco già quattro.
Direi che è un buon numero”
aveva detto lei, ridacchiando. Era bella, il suo biscottino, e per sua
fortuna
aveva ereditato la bellezza morbida e delicata di sua madre. Oh
sì, anche se
qualcosa, poco smussato di suo padre lo aveva ereditato, poco, qualche
lineamento, che il tempo, nelle generazioni non si sarebbe tramandata.
Magnus aveva ripreso il suo posto sul divano, con uno schiocco di dita
e
scintillate magia azzurra, aveva sistemato una cialda nella macchinetta.
Alec gli aveva sorriso affiancandosi a lui sul divano;
“Quindi quale stregone
vuole incontrarti?” aveva chiesto subito Magnus,
“Neumar Huge” aveva risposto
Alec, mentre con gli occhi azzurrissimi studiava la reazione di tutti i
presenti. “È un membro del Consiglio”
aveva rivalto Magnus, “Si, viene chiamato
il Dattilografo” aveva spiegato subito Tessa, “Si
occupa di scrivere il verbale
di tutte le riunioni, è un tipo molto scrupoloso”
aveva aggiunto.
“Immagino vorrà informarti della decisione di
Antonius, per buona creanza, e
per l’Alleanza” aveva valutato Ragnor.
“Il cambio del Cancelliere è un evento piuttosto
importante, mi pare di capire”
aveva commentato Clary, che doveva aver saputo le cose da Alec quel
giorno,
“Più che altro è un evento
raro” aveva detto Magnus mogio, “Che
scandirà un po’
tutta la linea politica del Consiglio a Spirale” lo aveva
pungolato Tessa.
Catarina aveva inghiottito un po’ dei suoi germogli di
soglia, prima di
richiamare l’attenzione su di lei, rischiando di strozzarsi
con essi.
Tessa le aveva tirato dei buffetti sulla schiena, mentre lei aveva
ingurgitato
dell’acqua per liberarsi delle briciole, “Ho il
candidato” aveva commentato
quella, posando il bicchiere sul tavolino.
Tutti avevano gli occhi rivolti verso di lei, “Allora; ho
pensato a quello che
avete detto sta mattina, anche se io non sono sicuramente la persona
adatta –
ancora grazie per avermi pensato – però ho capito
che non potevo lavarmene le
mani” aveva cominciato a spiegare lei, spostando i capelli
bianchissimi, come
la neve, dietro un orecchio, con grazia.
“La somma stregona di Leiden” aveva buttato fuori
Catarina, Magnus aveva
aggrottato le sopracciglia, “Devo dichiarare la mia
ignoranza” aveva dichiarato
spento.
Si era tenuto tutta la vita lontano dall’Olanda, in ogni modo
possibile.
Per lui l’Olanda esisteva soltanto negli stentati ed ormai
opachi, nella sua
memoria, racconti del suo patrigno e quel poco che sua madre gli aveva
detto,
saputo a sua volta da suo padre. Magnus era olandese, almeno la
metà umana di
lui lo era, ma quella terra per lui era sempre stata estranea, come una
vita
che non aveva mai vissuto e di cui non aveva voluto sapere nulla.
In quattrocento anni della sua vita, in tutti i suoi innumerevoli
viaggi, non
era mai stato nei paesi bassi, mai, neanche una volta e non conosceva i
suoi
stregoni.
“Si, lei non è male” aveva detto Tessa
con incertezza, “Nel senso è una persona
che ha sempre cercato di tenersi defilata, però ecco, non
credo abbia mai avuto
guai con gli Shadowhunter” aveva stabilito, “Forse
una volta nel novanta con il
Circolo che non si è tramuto in nulla di troppo …
pericoloso” aveva aggiunto.
“Però ha sempre svolto ottimi servigi per il
Labirinto a Spirale, molti
stregoni la tengono in buona considerazione, lavora per lo
più con i Mondani,
se non ricordo male …ed anche se non è sempre
stata troppo fedele alla legge,
non si è mai fatta beccare” aveva raccontato
Catarina, strizzando l’occhio verso
Alec, “Tu non lo hai sentito” aveva cinguettato.
“Sentito cosa?” aveva risposto suo marito
tranquillo.
Ragnor non aveva detto nulla, il suo viso era ieratico. “Cosa
pensi, zucchino
mio?” aveva chiesto Magnus sfacciato.
“Justine Vale” aveva detto quel nome come se fosse
pesato sulla sua lingua,
come se non volesse uscire fuori. Aveva pronunciato il nome alla
maniera latina
classica, pronunciando tutte le lettere e con la u al
posto della v[1].
Come si pronunciava l’Addio.
“Indovino non le hai detto che sei tornato in vita”
aveva provato Magnus, visto
che quel problema sembrava riproporsi continuamente in lui di quei
tempi.
“No, io non sono neanche sicuro abbia saputo della mia morte
in precedenza. Non
la sento dai tempi della Reggenza” aveva
ammesso Ragnor con un tono un
po’ rigido, “Justine, io credo che non
sarà interessata” aveva considerato, “Ma
sarebbe sì, un’ottima candidata, credo”
aveva terminato. Catarina lo aveva
guardato, “Sono sicuro che il tuo charm la
conquisterà di nuovo” lo
aveva preso in giro lei.