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Autore: _SbuffodiNuvola_    31/01/2021    1 recensioni
“Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli...
-Salve! Questa è la segreteria telefonica di Shinichi Kudo. Ora non posso risp...
Ran spense la chiamata, lasciò il cellulare sul pavimento e appoggiò la fronte sulle ginocchia strette al petto. Una lacrima calda cadde sulla sua maglietta, lasciando una piccola macchia rotonda sulla stoffa gialla.”
Dopo cinque anni di relazione, Shinichi scompare nel nulla come dopo la sera al Tropical Land e senza dare una spiegazione concreta a Ran.
Quando ritorna in Giappone, quattro anni dopo, il detective scopre che Ran ha avuto una figlia, ma non sa che quella bambina è anche sua...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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-... e Otaki ha portato via l’assassino. -concluse Heiji mentre Shinichi mescolava il caffè. -È stato un caso semplice, non credi?

Il detective dell’Est fece spallucce: -Il classico caso di tradimento. -commentò portandosi la tazzina alla bocca.

-Qui non succede niente di interessante. Tu che mi racconti?

Shinichi si bloccò con la tazzina in mano. Heiji lo vide impallidire e irrigidirsi sulla sedia del bar.

-Va tutto bene? -domandò il detective dell’Ovest preoccupato per la reazione dell’amico, che rimise la tazzina sul piattino e osservò il liquido scuro per qualche secondo di silenzio.

-Ran ha una bambina. -disse con tono piatto. -Lo sapevi?

Heiji trattenne il respiro. “Cazzo” pensò iniziando a sudare.

Aveva promesso a Ran di non dire niente a Shinichi della piccola Aika ancora prima che la bambina nascesse... e aveva mantenuto il silenzio per quasi quattro anni ormai. Ma che cosa doveva fare in quel momento?

Non sapendo che pesci pigliare, ammise: -Sì. 

Tra i due detective scese il silenzio.

-E... Ran è... felice? -domandò Shinichi.

Tutto qui. Non una domanda sul fatto che Heiji non gli avesse detto niente. Forse aveva capito che per qualche motivo Heiji era stato “costretto” al silenzio.

Il detective dell’Ovest abbassò lo sguardo sulla tazzina davanti a sé, come se avesse potuto trovare una risposta decente nel caffè macchiato che aveva ordinato. Alla fine decise di dire la verità... almeno in parte:

-Il padre di Aika non è mai a casa. La piccola non lo ha neppure mai conosciuto e Ran non ha idea di cosa rispondere alle sue domande sempre più frequenti. 

Vide Shinichi stringere il pugno con cui non teneva la tazzina. Era terribile non poter dire la verità al proprio migliore amico, ma Heiji sapeva che prima o poi Ran e Shinichi avrebbero parlato e le cose si sarebbero sistemate. Si schiarì la voce e continuò, cauto: -Nonostante questo è felice. Aika è una bambina veramente dolce e non le dà problemi.

Shinichi fece un piccolo sorriso.

-Le ho viste al parco di Beika. Aika è la copia di Ran quando era piccola.

-Dovresti vedere lo zietto quando gioca con lei. Diventa una persona completamente diversa rispetto al Kogoro Mori che ti ha quasi ammazzato appena ha saputo che tu e Ran vi eravate messi insieme. 

Il detective dell’Est rise: -Impossibile.

-Lo vedrai con i tuoi occhi al matrimonio, se non mi credi. -fece Heiji con finto tono offeso.

L’altro alzò le mani: -Va bene, va bene. Mi fido. -disse. -Ma a proposito, sei pronto?

Subito nella mente del detective dell’Ovest comparve l’immagine di Kazuha la sera in cui le aveva chiesto di sposarlo. Se lo ricordava come se fosse passato un giorno solo: il viaggio al mare, la cena a lume di candela in uno dei più famosi ristoranti della città, la passeggiata tra le vie illuminate e la proposta, inginocchiato sul lungomare. Kazuha era stupenda quella sera (anche se per lui lo era sempre), con indosso un vestito di un verde molto simile a quello dei suoi occhi, i capelli legati nella sua solita coda e il trucco che la rendeva ancora più bella.

Lui invece indossava dei pantaloncini scuri e una camicia a maniche corte bianca, che a fine serata avevano assorbito un po’ del profumo che la sua fidanzata aveva messo per l’occasione.

Heiji aveva organizzato quel momento nei minimi particolari e tutto era andato come previsto... anche se il discorso che aveva fatto a Kazuha era risultato un po’ meno articolato di quello che si era ripetuto in testa per tutta la cena. Gli sembrava incredibile essere arrivato alla vigilia delle sue nozze in così poco tempo.

-Assolutamente sì. -rispose.

-Non te la stai facendo sotto, vero?

-Ma per chi mi prendi!

 

***

 

-Kazuha, sei bellissima! -esclamò Ran battendo le mani, emozionata.

L’amica fece una giravolta, leggermente ostacolata dall’abito bianco che avevano appena ritirato dal negozio: aveva una gonna ampia, un piccolo strascico, una sola spallina in pizzo che riprendeva il motivo sul corpetto e la scollatura a cuore. 

-Pensi che gli piacerà? -chiese Kazuha guardandosi allo specchio. La karateka le mise le mani sulle spalle e si specchiò con lei.

-Amica mia, sono sicura che il tuo principe azzurro finirà lungo disteso sull’altare appena ti vedrà camminare lungo la navata. -disse, provocando una risata da parte della ragazza di Osaka.

-E chissà cosa dirà appena vedrà la sua sorpresa. -commentò poi sedendosi sul letto.

-È tutto pronto?

-Sì, però mi dovrai aiutare. 

-Nessun problema. -Ran si sedette accanto all’amica.

Kazuha stette un attimo in silenzio, poi parlò, lentamente: -Ran. Ho sentito il telegiornale ieri... 

-Shinichi è a Tokyo. Sì, lo so. -concluse la karateka con un sospiro. Non aveva ancora digerito la cosa, ma doveva comunque ricordarsi che il suo detective era di origini giapponesi proprio come lei e che quindi era naturale che tornasse a casa ogni tanto.

Ma il problema non era quello...

-Lo avete invitato al matrimonio? -chiese Ran senza guardare l’altra negli occhi.

Kazuha sussultò.

-Era... beh, Heiji ha provato a cercarlo in America. Non so se...

-È il suo migliore amico. È naturale che lo inviti.

Kazuha si voltò verso Ran e le prese le mani: -Se ci sarà, sei sicura che a te non darà fastidio?

Ran sorrise: -Stai tranquilla. Non ci sono problemi. Non voglio tormentarti nel giorno più bello della tua vita.

-Sicura?

-Sicurissima. 

A quel punto la ragazza di Osaka fece un respiro e sorrise: -Ti spiego cos’ho in mente per la sorpresa per Heiji, va bene?

-Perfetto!

 

***

 

La mattina seguente andò tutto come programmato: colazione, parrucchiere e unghie, viaggio in auto fino al luogo dove si sarebbe tenuta la cerimonia, cambio d’abito e trucco in una stanza della villa che si trovava di fianco alla cappella.

Ran indossò il vestito verde che lei e Kazuha avevano scelto insieme qualche mese prima: la gonna in tulle le arrivava ai piedi, coprendo le scarpe argentate, la fascia attorno alla vita le risaltava il corpo magro e le spalle pallide erano nascoste dalle spalline. A parere di Kazuha, se Shinichi fosse stato al matrimonio, non le avrebbe staccato gli occhi di dosso.

Poi si truccò e sistemò i lunghi capelli castani in una semplice acconciatura, coprendo in parte la schiena lasciata nuda dal vestito. 

Mentre si guardava allo specchio, sospirò per calmare il battito del cuore. Probabilmente quel giorno avrebbe rivisto Shinichi dopo quattro anni. Cosa gli avrebbe detto? Se lo chiedeva anche lei.

-Okaasan! -la vocina di Aika la fece voltare. Vide la piccola fare una giravolta nella sua vestina verde scelta apposta per l’occasione e sorrise.

-Sei bellissima, Aika-chan. -disse la karateka abbassandosi al suo capo. 

-Zia Kazuha mi ha dato questo! -esclamò la bambina mostrando tutta fiera il cuscino con le fedi nuziali.

-Caspita! Fai attenzione a non farlo cadere. -si raccomandò la donna. Aika fece sì con la testa.

A quel punto il padre di Kazuha entrò nella stanza. Il segnale era chiaro: era ora.

Ran sorrise alla sposa, abbracciandola: -Ci vediamo là.

Kazuha annuì, poi Ran prese Aika per mano e si avviò con la piccola verso la cappella.

Mentre camminava, la karateka cercò di trovare delle possibili risposte da dare a Shinichi, che sicuramente avrebbe chiesto chi fosse il padre di Aika e perché non si trovasse lì con loro. Poi pensò che non era lei che doveva dare delle spiegazioni, ma piuttosto quel detective stacanovista. 

Infine sospirò: come aveva detto sua madre, non poteva tenere nascosta la verità a Shinichi per sempre. Anzi, magari lui avrebbe capito tutto da solo, come spesso succedeva. Diamine, certe volte era proprio irritante!

Scosse la testa per scacciare il pensiero proprio mentre lei e Aika raggiungevano la cappella. 

Davanti ad essa si era radunata la folla di invitati che parlavano tra loro. Heiji, che indossava uno smoking grigio con rifiniture e papillon neri, era sulla porta e teneva in mano il bouquet per Kazuha. Sembrava tranquillo... anche se Ran dovette cambiare idea quando lo vide fare dei respiri profondi sotto consiglio di uno dei suoi testimoni...

Il cuore di Ran saltò un battito. 

I capelli castani erano in ordine, tranne per il ciuffo sulla fronte. Gli occhi blu come il cielo osservavano lo sposo con aria critica. Lo smoking grigio e la cravatta del medesimo colore gli conferivano un’aria sensuale e allo stesso tempo elegante. 

E infine, le labbra, che Ran aveva baciato tante di quelle volte, si muovevano, chiaro segno che l’uomo stava parlando al suo migliore amico.

Shinichi era bello come lo ricordava. Dannazione.

-Okaasan! Lo zio Heiji! -esclamò Aika distogliendola di nuovo dai suoi pensieri. Ran si ritrovò costretta a spostare lo sguardo da Shinichi per guardare sua figlia, che saltellava indicando Heiji con il cuscino delle fedi.

-S-Sì, tesoro. -disse cercando di sorridere e di nascondere l’agitazione che l’aveva assalita.

Per fortuna, in quel momento la sposa arrivò a braccetto con il signor Toyama e Ran ebbe una scusa per distrarsi. 

“Sarà una lunga giornata” pensò mentre gli invitati iniziavano ad applaudire ed Heiji si avvicinava a Kazuha.

 

***

 

Ran non seppe come, ma riuscì a evitare di incrociare lo sguardo di Shinichi per tutta la cerimonia. Forse era stata troppo impegnata a fornire fazzoletti al padre di Kazuha, seduto accanto a lei, o forse si era distratta guardando Heiji che si era commosso allo scambio degli anelli... era stata una scena comica e dolce allo stesso tempo, con il celebrante che gli dava delle pacche sulle spalle per incoraggiarlo.

Durante il buffet, poi, tutti gli invitati continuavano a ribadire la cosa e lo sposo non aveva fatto altro che gonfiare le guance e cambiare argomento tutto rosso in faccia.

Ran era con Aika a prendere qualcosa da mangiare, quando si sentì chiamare da qualcuno dietro di lei: -Ciao Ran.

La karateka trattenne il respiro. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. L’aveva chiamata i quel modo dolce tante di quelle volte che le veniva naturale sorridere... ma questa volta si trattenne. Prese coraggio e si voltò.

Shinichi la guardava con le mani in tasca e il suo solito sorriso appena accennato. 

-Sh-Shinichi... -riuscì a dire lei.

Per qualche secondo le sembrò che i suoni attorno a loro due si fossero attutiti, come se fosse stata sott’acqua. C’erano solo lei e il detective, che si guardavano negli occhi. Il mondo esterno non esisteva più, proprio come quando lui l’aveva baciata per la prima volta sul palco dove avevano ripetuto le battute della recita scolastica.

Poi Aika attirò l’attenzione della madre, che spostò gli occhi su di lei, mentre i suoni tornavano chiari e limpidi alle sue orecchie.

-Okaasan, chi è? -chiese la piccola con la classica curiosità infantile negli occhi.

-E-Ecco, lui... -cercò di dire Ran. Si sentiva un blocco alla gola, come se qualcuno la stesse per strozzare. Conosceva bene quella sensazione: l’aveva provata molte volte quando, al liceo, Shinichi ricompariva dal nulla e le parlava, chiedendole di aspettarlo ancora perché le avrebbe spiegato ogni cosa.

Il detective fece un sorriso e si abbassò per guardare Aika negli occhi.

-Mi chiamo Shinichi. Piacere di conoscerti. -disse allungando una mano. La bambina la strinse con la sua, molto più piccola.

-Io mi chiamo Aika! -disse sorridendo a sua volta. 

L’uomo ridacchiò: -Quanta energia! -osservò. -Somigli molto alla tua mamma quando l’ho conosciuta, sai?

Ran si sentì arrossire.

-Oi Kudo! -esclamò la voce di Heiji, che arrivò proprio in quel momento con in mano un bicchiere di champagne. -Quella a cui stai stringendo la mano è la mia figlioccia. Vedi di non farle male o te la vedrai col sottoscritto.

Shinichi lasciò la manina di Aika, si rialzò in piedi e guardò Ran: -Sul serio? Questa mammoletta come padrino per tua figlia?

-Beh... -tentò di dire Ran, mentre Aika andava a giocare con gli altri bambini invitati al matrimonio.

-“Mammoletta” a chi, Kudo? -fece Heiji assottigliando gli occhi.

-A te, piagnucolone. -rispose Kazuha, che si era appena avvicinata. -Eri tu quello che piangeva come un bambino mentre cercava di dire “lo voglio”, o sbaglio?

-Questa me la paghi.

-Tsk, vedremo.

-Aw, il primo litigio da sposati! Che carini! -fece Ran. I due si voltarono di scatto verso di lei.

-Scusa? -chiesero in coro e facendo ridere Shinichi. 

Ran credeva che non avrebbe mai più sentito quella risata. Amava quel suono e non si sorprese quando si rese conto che era rimasta imbambolata a fissare il detective davanti a lei.

Fortunatamente, Kazuha la tirò in disparte prima che Shinichi se ne accorgesse.

-Ran, attenta alla saliva. -scherzò la neosposa guadagnandosi un’occhiataccia da Ran.

   
 
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