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Autore: _SbuffodiNuvola_    06/02/2021    1 recensioni
IN PAUSA
“Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli...
-Salve! Questa è la segreteria telefonica di Shinichi Kudo. Ora non posso risp...
Ran spense la chiamata, lasciò il cellulare sul pavimento e appoggiò la fronte sulle ginocchia strette al petto. Una lacrima calda cadde sulla sua maglietta, lasciando una piccola macchia rotonda sulla stoffa gialla.”
Dopo cinque anni di relazione, Shinichi scompare nel nulla come dopo la sera al Tropical Land e senza dare una spiegazione concreta a Ran.
Quando ritorna in Giappone, quattro anni dopo, il detective scopre che Ran ha avuto una figlia, ma non sa che quella bambina è anche sua...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Forse per la prima volta nella sua vita, Shinichi Kudo aveva improvvisato sul momento. Quel saluto era veramente la prima cosa che gli era venuta in mente di dire e, da parte di Ran, non si era aspettato di certo una risposta come quella... non dopo la sua scomparsa senza spiegazioni.

Kazuha l’aveva portata con sé mentre Heiji gli parlava, perciò non era riuscito a continuare il discorso. Forse da un lato era meglio così: meglio non creare tensione nel giorno più bello del suo migliore amico. Se qualcosa fosse andata male per colpa sua, il detective dell’Ovest avrebbe avuto successo dove quelli dell’organizzazione avevano (per quel momento) fallito senza troppi complimenti.

D’altra parte, Shinichi era stanco di tenersi dentro il segreto che per anni lo aveva tormentato. Voleva parlare a Ran di Conan Edogawa e dell’APTX 4869 al più presto. Per questo, nonostante avesse passato il resto dell’aperitivo a parlare con gli invitati, non aveva smesso di cercare Ran con lo sguardo per portarla lontano dagli altri con una scusa e dirle tutta la verità. 

Il problema: Ran era sempre con qualcuno e non gli piaceva disturbare le sue conversazioni.

Gli sembrava che lo stesse evitando... e con grande probabilità era così. 

-Kudo-kun, va tutto bene? -chiese Takagi ad un certo punto. Shinichi spostò la sua attenzione sul poliziotto, che era proprio davanti a lui e lo fissava con un sopracciglio alzato. In mano aveva il bicchiere che fino a poco prima conteneva dello champagne.

-Eh? Ah... sì... sì, tutto bene. -balbettò il detective in risposta. 

-Signori e signore, siamo pronti per servire il pranzo. -annunciò un cameriere proprio in quel momento. -Da questa parte.

L’uomo guidò gli invitati nella sala accanto, dove si trovavano i tavoli rotondi. Tutti erano coperti da una tovaglia bianca e apparecchiati con cura. Al centro di ognuno c’era il numero del tavolo, contrassegnato da un simbolo legato a un ricordo speciale degli sposi.

Shinichi era stato assegnato ad un tavolo che si trovava vicino a quello di Heiji e Kazuha insieme ai testimoni di entrambi gli sposi. Si avvicinò e cercò il segnaposto con il suo nome, che trovò subito.

-I testimoni tutti insieme immagino. -disse il cugino di Heiji, secondo testimone dello sposo, mentre si sedeva al suo posto.

Shinichi gli sorrise, mentre dentro di sé cresceva un’ansia tremenda: accanto a lui c’era il segnaposto di Ran, che vide arrivare proprio in quel momento.

“Hattori, io ti uccido” pensò il detective dell’Est.

Ran non era in compagnia di Aika. Probabilmente la piccola si sarebbe seduta insieme agli altri bambini ad un tavolo a parte. Guardò la karateka avvicinarsi e alzare lo sguardo su di lui. Dall’espressione che fece, doveva aver maledetto Kazuha tra sé e sé.

Prima che potesse parlarle, gli sposi fecero il loro ingresso nella sala e tutti gli invitati applaudirono. Quando Heiji e Kazuha si furono seduti al tavolo che aveva come segno una coppia di sposini di sapone, i camerieri iniziarono a portare il primo piatto. 

Shinichi lanciò di nascosto un’occhiata a Ran, che tormentava il tovagliolo con le mani. Sembrava ancora più bella di qualche anno prima... o forse era il fatto di non averla vista per tutto quel tempo.

Non dissero una parola fino a quando il cameriere mise davanti a loro un piatto fumante. Ran ringraziò e prese le bacchette.

“Coraggio Kudo. Dì qualcosa...” si disse Shinichi. 

Ma cosa?

Forse un commento sulla pasta che aveva davanti sarebbe bastato... tipo “buona, vero?”.

Shinichi non era mai stato una cima in cose come quella, ma decise che avrebbe funzionato, così fece per parlare.

-Kudo-san, sei silenzioso. -osservò il cugino di Heiji in quel preciso istante. Il detective deglutì: -È che non ho nulla da dire. -balbettò.

Si sentiva gli occhi di Ran addosso. Era sicuro che la karateka lo stesse osservando con un’espressione sorpresa. 

-È la prima volta che te lo sento dire. -disse infatti.

-Ooooh! Vi conoscete allora? -chiese l’amica di Kazuha che faceva a sua volta da testimone alla sposa.

-Siamo amici d’infanzia. -rispose Shinichi sentendosi arrossire. Improvvisamente la pasta davanti a lui gli sembrava alquanto interessante.

-E le nostre madri sono amiche dal liceo. -aggiunse Ran.

-Perdonate la domanda, ma voi state insieme per caso? -domandò il cugino di Heiji. 

-No. -dissero in coro. Shinichi si voltò verso Ran talmente velocemente che sentì un dolore al collo.

-O meglio, siamo stati insieme per cinque anni. -spiegò la karateka cercando di non guardare il detective che aveva di fianco.

-Oh, peccato! Sembrate una bella coppia! -commentò l’amica della sposa.

Per poco Shinichi non si strozzò con il vino che stava bevendo.

 

 

Quando fu il suo turno per il discorso da testimone, Shinichi cercò di sfoderare un sorriso decente. Non si era mai sentito così a disagio con Ran. Nemmeno quando, ai tempi del piccolo Conan, lei lo aveva costretto a fare il bagno insieme.

Prese il microfono che il cugino di Heiji gli porgeva, si schiarì la voce e attirò l’attenzione degli invitati.

-Spero che tutti stiate passando una bella giornata, perciò cercherò di essere breve per prolungare i festeggiamenti il più possibile! -tutti risero. -La prima cosa che voglio dire è che mi sembra incredibile il fatto di essere qui a fare il testimone dello sposo. Chi conosce bene questi due, sa quanto siano stati lenti a dichiararsi l’un l’altro. Quando è successo avevo perso la speranza! Spero che i nipotini per il capo questore di Osaka arrivino presto!

-Ehi! -protestò Heiji.

-La seconda cosa è un po’ sentimentale. Quando ho conosciuto Heiji, al liceo, ci detestavamo. Col tempo invece abbiamo iniziato a sopportarci e a definirci “migliori amici”. Mi ha aiutato molto in questi anni, perciò... -si voltò verso gli sposi e alzò il bicchiere con lo champagne che aveva nell’altra mano. -Auguro tutto il meglio a Heiji e Kazuha. Congratulazioni!

Mentre i presenti applaudivano, Heiji si alzò e strinse l’amico in un abbraccio.

-Grazie Kudo. -gli disse. Shinichi gli diede delle pacche sulle spalle.

-Se volete che vi lasciamo soli basta chiedere. -fece Ran, che aveva appena preso il microfono dalle mani di Shinichi.

Gli invitati risero, mentre i due amici si risedevano, rossi in viso. Shinichi non era mai stato bravo a esprimere i suoi sentimenti. Aveva fatto un enorme sforzo!

-Cercherò anche io di essere breve. -disse Ran al microfono. -Il mio non è un discorso vero e proprio, bensì una piccola introduzione alla sorpresa per lo sposo ideata dalla sposa. 

Mentre Heiji osservava Kazuha con espressione interrogativa, quest’ultima si alzò e prese il pacchetto regalo che sua madre le porgeva.

-Shinichi, il testimone dello sposo, ha indovinato di cosa si tratta. -continuò Ran. -Ma non spetta a me dire che cos’è.

Tutti, incluso Shinichi, avevano un’espressione più che incuriosita. Chissà cosa si era inventata Kazuha...

-Aprilo. -disse quest’ultima al suo neomarito, che l’osservava dubbioso. -Giuro che non salterà fuori niente di strano!

A quest’ultima affermazione, Shinichi ridacchiò: ricordava bene quando Kazuha aveva dato a Heiji una scatola da cui erano esplosi dei coriandoli appena lui aveva tolto il coperchio. Il suo amico si era spaventato a morte.

Quel giorno, però, non ci furono coriandoli colorati sparsi per la sala. Heiji aprì la scatola e rimase un attimo sorpreso. Guardò Kazuha.

-Stai scherzando?

-No. -rispose lei con un sorriso.

-No, tu non sei...

-Quelli dicono il contrario. 

-Hattori, siamo curiosi! -esclamò la voce di un uomo. -Che cos’è?

Heiji lasciò la scatola sul tavolo e ne estrasse il contenuto come se fosse stato un’arma nucleare. Shinichi si era aspettato di tutto, ma quello che il detective dell’Ovest teneva in mano lo lasciò veramente senza parole.

-Accettiamo scommesse sul sesso del nascituro! -annunciò Ran al microfono, mentre Heiji stringeva Kazuha in un abbraccio e tutta la sala esplodeva di applausi.

-Questa non me l’aspettavo proprio. -commentò il cugino dello sposo osservando il detective dell’Ovest rimettere il test di gravidanza nella scatola.

-Nemmeno io, ad essere sinceri. -fece Shinichi, poi, quando Ran si sedette accanto a lui, le chiese: -Da quanto?

-Circa un mese. -rispose lei. -Kazuha ha deciso di fare questa sorpresa a Heiji proprio oggi. Secondo me sarà maschio comunque.

-Naaah, secondo me femmina. -disse il detective dell’Est.

-Beh, lo scopriremo fra qualche mese. -Ran gli regalò un piccolo sorriso imbarazzato che lo fece arrossire. Per fortuna lei distolse lo sguardo per guardare gli sposi e lui poté lasciare andare il respiro che non si era accorto di trattenere. Diamine, si sentiva come un ragazzino alle prese con la prima cotta... forse perché era da quattro anni che non stava così vicino a Ran o forse perché quel giorno lei indossava un abito che metteva in risalto il corpo magro... Shinichi non capiva.

 

 

Heiji e Kazuha ballavano al centro della sala sulle note di di una canzone che Ran ricordava di aver sentito alcuni anni prima, quando i suoi amici si erano messi insieme poco dopo la fine del liceo. Quella era poi diventata la loro canzone e spesso Kazuha le raccontava che durante i loro anniversari si ritrovavano ad ascoltarla. 

Piano piano, anche tutti gli invitati iniziarono a ballare in coppia sotto le luci colorate, mentre Ran si perdeva nei suoi pensieri. Nonostante si fosse sentita terribilmente in imbarazzo con Shinichi, per lei quella giornata era stata bellissima. Aika stava ancora giocando con i bambini invitati perciò aveva avuto una sottospecie di giorno di ferie dal lavoro di mamma a tempo pieno.

-Mi concedi questo ballo? -le chiese qualcuno. Ran si voltò e si ritrovò Shinichi vicino, la mano con il palmo rivolto verso l’alto e un sorriso timido che gli incurvava le labbra.

Il pensiero del corpo di lui contro il proprio le fece sentire caldo. Per fortuna le luci nascondevano il rossore delle guance!

Però, si disse, perché rifiutare?

Mise la mano in quella di Shinichi e si alzò dalla sedia su cui era seduta, poi si lasciò guidare dal detective verso il centro della sala.

Quando lui le mise l’altra mano sul fianco per avvicinarla a sé, sentì il suo profumo dolce alle narici. Era così familiare che per un attimo le sembrò che quei quattro anni non fossero mai esistiti.

 

 

Ran non era mai stata una grande ballerina. Certo, quando era piccola suo padre la prendeva per mano e la faceva ballare facendole poggiare i piedini sopra i suoi coperti dalle tradizionali pantofole... ma era una situazione completamente diversa. Non era un lento vero e proprio.

Per questo, quando Shinichi le propose di ballare con lui fu tentata di dire di no. 

-Io... ehm... non so ballare i lenti... -balbettò guardando i suoi calzini di Natale, con un pom pom rosso che fungeva da naso per il disegno delle renne che le adornavano i piedi. Un regalo di Kazuha.

-Non fa niente. Neanche io sono bravo. -le disse lui sorridendole. Si alzò dalla sedia della cucina e tese entrambe le mani per invitarla a fare lo stesso.

Lei si lasciò mettere in piedi, esitante: -Shinichi...

-Dai, siamo solo io e te. Non ci vedrà nessuno. 

La guidò in salotto, dove le luci dell’albero di Natale nuovo di zecca si riflettevano sul vetro della grande finestra. Da lì, si poteva avere una vista mozzafiato della città di Tokyo, in quei giorni imbiancata dalla neve che scendeva anche quella sera.

Shinichi la lasciò in mezzo alla stanza, raggiunse lo stereo e vi inserì un CD. Appena la canzone iniziò, Ran riconobbe la voce di Mariah Carey.

Il suo ragazzo le si avvicinò nuovamente e le prese le mani.

-Segui me. -le disse dolcemente. Poi si mise a muovere le braccia avanti e indietro senza smettere di guardarla negli occhi. 

Verso la fine della canzone, Ran teneva la testa appoggiata al petto di Shinichi, che la stringeva a sé tenendole una mano sul fianco. Le dita dell’altra erano intrecciate con quelle di lei.

-Come si chiama la canzone? -chiese Ran sottovoce, come per paura che l’atmosfera carica di magia si dissolvesse.

-“Hero”. -rispose semplicemente Shinichi. 

Rimasero in silenzio ancora per un po’, continuando a muoversi dolcemente.

-Buon Natale. -sussurrò lui dandole un bacio sulla testa.

-Buon Natale. -fece lei chiudendo gli occhi.

   
 
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