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Autore: DonnieTZ    01/02/2021    6 recensioni
[Destiel] [Human!AU]
Dean ha una vita semplice: un lavoro all'officina di Bobby, i venerdì sera al Roadhouse, una storia lunga un anno alle spalle e il desiderio (irrealizzabile?) di avere una famiglia tutta sua, un giorno.
Poi un certo Castiel Novak porta a riparare la sua macchina e "semplice" non è più la parola che Dean userebbe per descrivere la sua esistenza.
O forse sì?
Perché perfino la cosa più complicata, profonda e sconvolgente della vita può rivelarsi quella giusta.
***
Questa storia è fluffosa e spensierata. Insomma, è la family!fic di cui avevo bisogno, in questo periodo incerto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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6




 
Dean arriva fino all’appartamento di Sam, ma di lui non c’è traccia. Prova a chiamare anche Gabriel e gli risponde direttamente la segreteria telefonica. È tentato di andare a casa dei Novak, ma ha paura di confrontarsi con Cas e di vedere Jack. Non vuole che il bambino lo veda così agitato. Vorrebbe solo sapere dov’è suo fratello, sapere cosa sta succedendo e se…
In un ultimo tentativo, mentre guida verso casa, compone il numero di Benny.
«Ehi, Dean.»
«Ho bisogno di sapere se hai sentito qualcosa su Sam.»
«Come?»
«Mi hai capito, Benny, non fare finta di niente. Sam. Mio fratello. Hai sentito qualcosa?»
«Che dovrei aver sentito?»
«Sai di cosa parlo.»
«Ti fermo subito.» Il sospiro irritato di Benny gli arriva proprio mentre Dean parcheggia l’impala vicino al suo appartamento. «Non è che noi ex-tossici abbiamo un club segreto in cui sappiamo magicamente tutto di tutti.»
«Ma l’ultima volta-»
«L’ultima volta è stato un caso e lo sai bene.»
Benny ha passato l’adolescenza a provare ogni droga possibile, e l’età adulta a ripulirsi ed espiare quelli che crede siano i suoi peccati. Una volta, durante una delle sue ronde di volontariato in cui stava distribuendo volantini nelle zone malfamate della città, aveva visto Sam comprare della roba con la sua ragazza. Quando Dean aveva affrontato suo fratello – che doveva essere uno studente modello pronto a iniziare l’università, con la sua bella borsa di studio e una brillante carriera da avvocato davanti– tutto era crollato. Sam si faceva con Ruby da mesi, da quando John era morto, e spendeva tutti i suoi soldi per comprare roba e per stanze in schifosi motel in cui farsela. Non aveva mai iniziato le lezioni, perché perfino quella era stata una bugia. E niente di quello che Dean aveva provato a fare o dire era bastato a cavarlo fuori. Anzi, non avevano mai litigato come in quel periodo, e Dean non si era mai sentito così simile a John. Sam non aveva retto allo schifo che era stata la loro vita e Dean non aveva voluto sentire ragioni perché, ehi, erano in due ad averla vissuta.
Lo aveva giudicato, insultato, accusato.
Non lo aveva abbandonato, però.
E quando Sam era stato pronto a ripulirsi, Ruby ormai lasciata alle spalle, Dean aveva imparato a esserci senza giudicarlo, a rispettare i suoi tempi e le sue necessità, a non mettergli troppa pressione addosso. Così anche Sam era pulito da anni ed era riuscito a ricostruirsi una vita. E ora, all’idea di rivederlo com’era un tempo… 
«Cosa hai saputo, mh?»
«Lui e Gabriel stanno combinando qualcosa. E sai che mio fratello si fa trascinare quando-»
«Aspetta, aspetta. Tu pensi che Sam e Gabriel il pasticcere si stiano facendo insieme da qualche parte?»
«Cas ha detto che… ha detto…»
Dean cerca di richiamare alla mente le parole esatte, ma è tutto perso nella nube di panico e apprensione.
«Potrebbe essere che ti abbia detto che stanno insieme e che tu non abbia capito niente, amico?»
«È solo che non capisco cosa dovrebbero fare, insieme. Insomma, non hanno niente in comune e si odiano, non ha senso. A meno che non ci sia di mezzo qualcosa che li accomuna tipo, che ne so, farsi in qualche motel o qualcosa del genere.»
«Dean… dovresti davvero parlare con tuo fratello di quello che c’è fra lui e Gabriel.»
«Non capisco.»
«Sei l’unico che non capisce.» Benny sospira di nuovo. «E non sono cose che posso dirti io.»
«Anche tu con questa storia? Prima Cas e ora tu. Cos’è che non potete dirmi, mh? Se non è quello che penso, allora cosa?!»
Dean abbandona la testa all’indietro contro il sedile, il motore ormai spento che non può rassicurarlo con il suo rumore familiare. Si sente sempre più stanco e sempre più confuso.
«Parla con tuo fratello. E dagli il beneficio del dubbio, perché sono quasi certo che sia tu a non aver capito niente.»
Quando Benny lo saluta, Dean resta a raccogliere i suoi pensieri per farne un ragionamento ordinato. Ma tutti si comportano in modo strano e sembrano parlare una lingua che lui non riesce a capire. Così prende in mano il telefono e compone un messaggio.
“Dobbiamo parlare di te e Gabriel. Chiamami appena puoi.”
 
***

“Appena puoi” diventa quella stessa sera, mentre Dean coccola la bottiglia di birra contro il suo ginocchio e fa scorrere i canali sul vecchio televisore senza vederli davvero.
Il campanello suona e Dean scatta in piedi. Non ci sono state chiamate o messaggi, e la sua spirale di preoccupazione e ansia è precipitata in tutt’altro.
John gli ha sempre detto di prendersi cura di Sam, e Dean ha fallito.
Perché è un fallimento.
Sempre e comunque.
In più c’è Cas, abbandonato dopo che proprio Dean gli ha promesso di aiutarlo.
Un'altra cosa che non è stato capace di fare.
Così quando apre la porta si sente a pezzi, pronto a urlare o spaccare qualcosa o – non lo vorrebbe ammettere, ma non può neanche più forzarsi di negarlo – piangere per ore e restare a letto per giorni.
Oltre la porta c’è Charlie e, alle sue spalle, Sam, con un’espressione colpevole da cucciolo abbandonato. Dean serra la mascella, ma si fa da parte e alza la mano con la birra per indicare ai due di entrare.
«Cosa fai qui?» chiede a Charlie, quando lei si piazza con le mani sui fianchi e lo guarda minacciosa.
«Sono qui perché qualcuno ha terrorizzato mezza cittadina per una sorta di crisi omofobica di qualche tipo e ora suo fratello ha bisogno di qualcuno vicino anche solo per parlargli, nel caso le cose si mettano male.»
Dean resta congelato nel mezzo del suo appartamento. Cercando di dare senso alle parole di Charlie.
«Una cosa? Una crisi come?» chiede, facendo rimbalzare lo sguardo da lei a Sam.
Per un attimo, teme che abbiano capito cosa gli si agita dentro da settimane, nascosto dietro la solita vita e – in quel momento – dietro una grossa dose di preoccupazione. Le sopracciglia di Charlie scattano verso l’alto, proprio come se avesse appena intuito qualcosa di rivoluzionario.
«Oh-oh.»
«Si può sapere cosa sta succedendo?» chiede ancora Dean, e poi, rivolto verso Sam: «No, lasciamo perdere, dimmi solo in che guaio ti sei cacciato?»
«In nessun guaio, Dean,» è la risposta sibilata. «Devi smetterla di comportarti così. Non sono una tua responsabilità e non è colpa mia sei hai problemi a fidarti.»
«Non ho problemi! Faccio delle… delle deduzioni, perché non mi dici cosa sta succedendo!»
«E secondo te perché, mh?! Vuoi così tanto essere come papà che non è colpa mia se ogni tanto mi dimentico che sei mio fratello!»
«Ragazzi,» li interrompe Charlie, con il tono autoritario che solo la regina di Moondor sa sfoggiare. «Facciamo tutti un bel respiro, prendiamoci una birra e parliamo. Perché ho come l’impressione che ci sia stata una piccola, minuscola incomprensione.»
Si muove verso la cucina e Dean la segue controvoglia, le spalle rigide e la sensazione di essere pronto a spezzarsi.
«Dunque,» continua Charlie, aprendo la birra. «Sam è qui per parlare di una questione importante. E vorrebbe che tu lo ascoltassi fino alla fine, prima di dire o fare qualsiasi cosa. Pensi di poterci provare, Dean?»
«Non sono un bambino, non c’è bisogno che mi parli cos-»
Charlie alza il palmo e lo blocca.
«Sì o no?»
Dean ripensa alle sedute per i famigliari delle persone dipendenti dalle sostanze e cerca di ritrovare la calma per ascoltare, anche se gli sembra un’impresa titanica per cui non ha le forze.
«Va bene,» borbotta.
«Sam, sei ancora convinto o preferisci rimandare a un'altra volta?»
«No, no, sono pronto.»
Sembra che Sam stia per fare un discorso difficile, e Dean si prepara al peggio. C’è ricaduto, se lo sente dentro, e non sa se ha la forza di esserci per lui un’altra volta. Deve, ma non sa se ne usciranno tutti interi a questo giro.
Guarda suo fratello inspirare e corrugare la fronte come solo lui sa fare e poi, preso il coraggio, sputare fuori la sua dichiarazione.
«Io e Gabriel ci stiamo frequentando da qualche mese,» dice.
Il silenzio continua e Dean si aspetta che qualcuno lo riempia, ma gli altri due nella stanza lo guardano come se spettasse a lui.
«Va… bene?»
Charlie si schiarisce la voce e fa un piccolo cenno a Sam che Dean non riesce a interpretare.
«Stiamo insieme, Dean.»
«D’accordo… cioè, mi preoccupa quello che fate insieme, è questo il fatto,» chiarisce Dean, sempre più impaziente.
«Lo sapevo,» sputa fuori Sam, facendo per andarsene. «Lo sapevo. Sei come papà. Bisogna essere come volete voi oppure-»
«Credo che Dean non stia capendo,» dice Charlie.
«Cosa c’è da capire?!» sputa fuori Sam, sempre meno calmo.
E Dean decide di chiuderla lì, perché quell’intera storia sta diventando assurda: deve sapere cosa c’è che non va per poterlo sistemare; sapere almeno quant’è grave la situazione, prima di intervenire.
«Senti, tagliamola corta, hai ripreso a farti? È per questo che ti vedi con Gabriel?»
«Cosa?!»
«Hai ripreso a-»
«Ti ho sentito! Sei serio? È questo che pensi stia succedendo? Dopo tutti questi anni pensi ancora che ci sia qualcosa che non va, in me, è così?»
Il sospetto di Dean si sgonfia completamente, punto da quelle accuse. Quante volte ha pensato la stessa cosa di John? Quante volte avrebbe voluto urlare quelle stesse parole? 
Sono vere, questo è il fatto. 
Sam ha ragione.
Ma allora…
«E la storia di Gabriel… insomma, voglio dire… cosa c’entra lui se non…» 
E all’improvviso tutto ha senso. Gli imbarazzi di Sam, le frecciatine di Gabriel, il modo in cui sono sempre appiccicati ogni volta che sono insieme.
«Insieme,» conclude Dean alla fine di quella rivelazione, passandosi una mano sull’accenno di barba.
«E ce l’ha fatta, guys, gals and non-binary pals!» dichiara Charlie, alzando la bottiglia di birra in celebrazione.
«Sì, Dean, insieme. Hai qualcosa da dire anche su questo?» sibila Sam, anche se un certo grado di stanchezza emerge dalla sua accusa.
Dean si pietrifica sul posto, perché alla prima realizzazione ne segue un’altra, e il tenore è del tutto diverso: Sam aveva paura di dirglielo, Sam credeva che Dean l’avrebbe rifiutato.
In un attimo Dean è in piedi, la bottiglia abbandonata sul tavolo, per stringere Sam in un abbraccio che mozza il fiato.
«Mi dispiace, Sammy. Mi dispiace,» mormora. «Mi dispiace.»
Sam non reagisce, non subito, ma presto ricambia la stretta e ci si aggrappa come un bambino.
«Grazie per avermelo detto,» continua Dean. «Non cambierà il modo in cui ti vedo, niente potrà mai farlo. Né smetterò di volerti mai bene, d’accordo? Scusami se ti ho fatto credere che non fosse sicuro dirmelo. E scusami per… per essere troppo simile a John.»
«Non sei come lui, Dean. Sei l’unico che non l’ha ancora capito.»
Restano aggrappati uno all’altro per qualche secondo, finché una luce non li colpisce e si ritrovano con Charlie che scatta foto, orgogliosa come una mamma che ha appena visto i suoi figli fare pace.
«Sai come potresti farti perdonare?» chiede poi, infilando di nuovo il cellulare nella tasca dei jeans. «Cucinandoci la cena.»
 
***

Sono davanti ai loro piatti di maccheroni al formaggio ormai praticamente finiti – d’accordo, forse, forse Dean dovrebbe fare la spesa – quando Sam si apre sulla sua storia con Gabriel.
«È solo successo. Un attimo prima mi stava chiedendo consigli sulle opzioni più salutari da proporre allo Spicy e l’attimo dopo mi ha chiesto di uscire e io ho detto sì. Non che… voglio dire, non che non ci avessimo girato attorno per un po’, ma da lì è stato tutto molto più chiaro,» racconta, ravviandosi i capelli.
«D’accordo, d’accordo, niente dettagli, non voglio vomitare.»
«Dean, non essere infantile.»
«Sammy, non sono io quello che parla come un ragazzino delle elementari con una cotta.»
«Non è vero!»
Charlie ridacchia dei loro battibecchi e finiscono tutti e tre con dei sorrisi idioti stampati in faccia.
«Quindi tu sapevi tutto?» le chiede Dean, quando si decide ad alzarsi e sparecchiare.
«Sì. Tutto-tutto, dettagli scabrosi estorti con la forza compresi.»
«Quelli puoi tenerteli, grazie.» Dean posa i piatti nel lavandino e fa scorrere l’acqua, fissando lo sguardo sul modo in cui scorre.
Così, Sam e Gabriel. Gabriel che è il fratello di Cas. Cas che Dean ha abbandonato a casa sua senza una spiegazione, sembrando un idiota e probabilmente dicendo cose fraintendibili.
«Uhm, ma quindi… è Cas che ti ha detto qualcosa? Sulla mia “crisi”?» chiede Dean alla fine. 
Sam e Charlie si scambiano uno sguardo silenzioso ma eloquente.
«Cosa?» chiede Dean, spegnendo l’acqua e pulendosi le mani su uno straccio anche se non ha nemmeno fatto in tempo a iniziare a lavare i piatti.
«Beh,» risponde Charlie. «Cas ha chiamato Gabriel e gli ha detto cos’è successo. E Sam era con lui, così ha chiamato me e abbiamo parlato un po’ e l’ho convinto a venire a parlare a te.»
«Gabriel non era molto contento. Voleva venire anche lui,» aggiunge Sam.
Dean sbuffa una risata.
«Immagino. E a nessuno è venuto in mente che fosse una reazione un po’ esagerata da parte mia? Nessuno, nessuno, ha pensato che io non fossi uno stronzo omofobo, mh?»
«Io,» dichiara Charlie. «Ma è raro che io non abbia ragione.»
«Dean, abbiamo pensato che l’avessi presa male, tutto qui. Papà è sempre stato…»
La frase sfuma nel vuoto. John non è mai stato esplicitamente “anti” qualcosa, ma aveva i suoi modi per far capire come la pensava. E i suoi figli dovevano essere “veri uomini”, punto e basta. Tanto che il disinteresse di Sam per motori e armi era sempre stato abbastanza da considerarsi un affronto. Era il suo modo di voler loro bene: prepararli a un mondo che li voleva a prova di emozioni. Non che sia stato giusto.
«Cazzo,» mormora Dean, buttandosi sulla sedia.
Suo fratello e Charlie lo fissano con la stessa domanda nei loro sguardi.
«Devo scusarmi con Cas, spiegargli… beh, qualcosa
«Puoi anche dirgli per cosa eri preoccupato, Dean. Il mio passato non è un segreto e Gabriel sa tutto,» lo rassicura Sam.
Suo fratello parla con tranquillità, così Dean inspira e si riempie i polmoni d’aria. Non è certo di essere bravo con tutta quella faccenda delle scuse, per non parlare di quello che Cas gli sta combinando fra la testa e il cuore.
«Ci penserò.»
«Ehi, tu e Cas siete amici, no? Risolverete la cosa, vedrai!» lo incoraggia Charlie. «Ora tira fuori il gelato. So che ne hai.»
 
***

Quando i due si decidono ad alzarsi, Dean li accompagna alla porta. Prima che Charlie segua Sam nel buio verso la macchina, però, Dean la ferma con una mano sulla spalla.
«Ehi, pensi che… pensi che possa c’entrare come siamo stati cresciuti, insomma, io e lui, oppure qualche trauma che abbiamo in comune, non so…»
Prima che possa finire la frase, Charlie lo ha già colpito alla spalla con uno dei suoi piccoli e micidiali pugnetti.
«Ahi, e questo per cos’è?!»
«Per aver detto una cazzata che sai benissimo che è una cazzata!»
«D’accordo, d’accordo, lo so, era solo per esserne sicuro!»
Charlie si ferma, lo scruta, e poi la sua espressione si fa pensosa, quasi triste. Quando parla, ha un tono serio.
«Dean, sai benissimo che essere attratti da uno o più generi non ha niente a che fare con l’infanzia o qualche assurda teoria freudiana. Siamo fatti così e basta. E non mi avresti fatto questa domanda se… insomma, tu e Sam siete cresciuti nello stesso modo, quindi se me lo stai chiedendo è perché…»
Dean si congela sul posto. Non ci ha proprio pensato, al significato della sua domanda.
«Perché io e Sam siamo uguali, da quel punto di vista. È questo che vuoi dire?»
«Beh sì,» risponde Charlie.
Sospira, poi, quando Dean non aggiunge altro e si limita a guardarsi le mani, studiando i calli e il passato impresso fra le linee.
«Dean, stai bene?»
«Io… sì, sì, certo. Buonanotte, Char.»
La ragazza sospira, ma non fa pressioni e sparisce nella notte, lasciando Dean con i suoi pensieri.


 

Buonsalve, buonsalve.
Come promesso, aggiornamento!!!
In questo capitolo non c'è praticamente niente di Dean e Cas, ma prometto che d'ora in poi le cose andranno per il meglio. Questo momento serviva a Dean per capire non solo di Sam e Gabriel, ma anche per capire tante cose su se stesso o, almeno, per iniziare ad accettarle.
Spero vi sia piaciuto comunque! E se vorrete farmi sapere, mi fate sempre felice e mi motivate un sacco a scrivere di questi due (ora passo a rispondere ai commenti)!!! Ah, aggiungo un piccolo chiarimento: se le mie risposte tardive vi preoccupano o infastidiscono lo capisco perfettamente, scusatemi tanto. Se volete, scrivermi in privato per delle delucidazioni, sono pronta a spiegarvi come mai per me è difficile e richiede tempo rispondere.
Qui per trovare tutto su di me e sui miei progetti.
Alla prossima!!!

 
   
 
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