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Autore: Magica Emy    01/02/2021    2 recensioni
"Sono passati sei mesi da quando ci siamo sposati e la palestra è passata definitivamente nelle nostre mani. Tendo-Saotome si legge all'entrata e sì, mi fa ancora uno strano effetto. Il tempo dei giochi è finito, ora si fa sul serio."
Sequel di "Trappola d'amore"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Però! Il tuo gancio destro è migliorato parecchio, ma so che puoi fare di meglio. 

Osserva Ryoga alla fine del nostro quotidiano allenamento, ansante e sudato come me. Ecco perché mi piace allenarmi con lui, entrambi diamo sempre il meglio di noi stessi. Combattere contro il mio antico rivale è stata la miglior fisioterapia che potessi fare in questi mesi. Gli stringo la mano, battendogli un'affettuosa pacca sulla spalla. 

-Grazie amico, senza di te non avrei mai potuto riacquistare le forze in così breve tempo. 

-Piantala con le lusinghe, Ranma - replica con una smorfia - o potrei cominciare a crederci. Domani si replica, eh? 

-Puoi scommetterci! 

Esclamo annuendo con convinzione. In quel momento mi accorgo di Akane, che ferma sulla soglia della palestra ci osserva con un largo sorriso dipinto sulle labbra che la fa sembrare più bella e solare del solito. Non manca molto, ormai. Il bambino nascerà tra due settimane e in questi ultimi giorni appare così raggiante e rilassata che a volte fatico veramente a staccarle gli occhi di dosso. Come adesso, per esempio. La gravidanza le dona parecchio. Muovo qualche passo verso di lei, appoggiando entrambe le mani sulla dolce curva di quel ventre ormai voluminoso dove mio figlio continua a scalciare come un matto. Accidenti, ne ha di energia questo giovanotto. Adoro ascoltarlo muoversi, è una sensazione così intensa e coinvolgente da emozionarmi ogni volta. 

-Allora, come sta il mio piccolo Ichiro? 

Akane sussulta, lanciandomi un'occhiataccia. 

-Stai scherzando - ribatte piccata - non chiamerò mai mio figlio a quel modo! Il suo nome sarà Keishi, ho già deciso. 

La guardo come se fosse di colpo impazzita. 

-Non puoi decidere senza consultarmi, è anche mio figlio. 

-Non mi importa, non ti lascerò mai scegliere. Hai dei gusti orribili in fatto di nomi e il bambino finirebbe per odiarti. 

Questa, poi! 

-Ma cosa stai dicendo? Beh, lasciamo perdere, tanto sarebbe una battaglia persa in partenza. Piuttosto, avrei voglia di fare una certa cosa con te, adesso… 

Sussurro al suo orecchio con voce suadente, ma per tutta risposta mi allontana con un gesto brusco che mi lascia sorpreso. 

-Niente da fare, Casanova. Tieni a freno i bollori, la mia lezione comincia tra poco. 

La scruto, perplesso. E poi sarei io ad avere sempre un chiodo fisso? 

-Ma che hai capito, guarda che sei fuori strada. Non intendevo certo quello che stai pensando. Ascolta, lascia che dei bambini si occupi Ryoga per oggi, sono certo che non gli dispiacerà. Vero? 

Mi volto verso di lui e lo vedo annuire un paio di volte, l'aria compiaciuta. 

-No, affatto. Anzi, ne sarei felice. 

Dice. È stato così bravo con i miei allievi che sono certo possa fare un buon lavoro anche con quelli di Akane. Tanto più che lei dovrebbe smettere di lavorare e prendere un po' di tempo per sé, visto che siamo così vicini al parto, ma come al solito preferisce fare di testa sua. Se continua così finirà per partorire in palestra, nel bel mezzo delle sue lezioni. Non faccio che ripeterglielo. 

-Sentito? Dai, hai bisogno di staccare un po' ogni tanto. Prenditi il pomeriggio libero ed esci con me. 

Sembra pensarci su ma poi annuisce con un sorriso, e capisco che questa volta l'ho finalmente convinta. 

 

-Quando ho accettato di uscire con te non immaginavo certo che mi avresti portato in un posto del genere. E poi sono io che dovrei avere le voglie, non certo tu! 

Esclama mentre, seduti nella pasticceria all'angolo della strada, mi guarda affondare il cucchiaino in un'enorme coppa di gelato al cioccolato. Quanto l'ho desiderato. 

-Andiamo, di che ti lamenti. Tanto pago io. Non è mica un crimine aver voglia di mangiare un gelato, ogni tanto. 

Ribatto con la bocca piena. Scuote la testa con aria di mesta rassegnazione. 

-Quello che non capisco è perché tu debba per forza diventare una donna, per farlo. 

-Lo sai bene che non entrerei mai in un posto così da uomo, sarebbe troppo imbarazzante per me. Essere donna a volte ha i suoi vantaggi. 

Replico, ma quando abbasso gli occhi sulla mia coppa noto che è già tristemente vuota. Caspita, come può essere finito così in fretta? Dovrò ordinarne un altro. 

-Si, come ottenere qualche pallina di gelato in più solo perché fai la svenevole col proprietario, vero? Il tuo comportamento è vergognoso persino per una ragazza, lo sai? 

Sta dicendo Akane, ma non l'ascolto quasi. È sempre la solita esagerata. 

-Quante storie! A proposito, lo mangi quello? 

Indico la piccola coppa di fronte a lei, dove lo squisito gelato alla fragola che ha ordinato si sta ormai miseramente sciogliendo senza che neppure lo abbia toccato. Non posso lasciarlo lì a morire, sarebbe un sacrilegio. Allungo una mano per prenderlo ma lei mi fulmina con un'occhiata indispettita che blocca le mie dita a mezz'aria. 

-Stai veramente cercando di rubare del cibo a una donna incinta? 

-Beh, visto che si sta squagliando… 

-Sei incorreggibile! 

-Ciao, è da un po' che non ti si vede da queste parti. Ma che bello, aspetti un bambino! Non sapevo ti fossi sposata. 

Sollevo lo sguardo verso la cameriera di turno, che sta ora osservando Akane con rinnovato interesse. 

-Sì, io sono suo marito. 

Mi intrometto e d'un tratto mi fissa come se fossi una specie di creatura aliena. 

-Forse volevi dire moglie, mia cara - afferma convinta - che coincidenza, io sono una simpatizzante del movimento per i diritti dei gay. Immagino sia stato difficile fare l'inseminazione artificiale. 

Inseminazione artificiale? Questa tizia e tutte le sue ridicole domande cominciano a darmi sui nervi. 

-Perché dovrebbe averne bisogno? Non siamo una coppia gay, ho detto che sono suo marito e fino a prova contraria funziono benissimo! 

Akane mi molla un calcio sotto al tavolo, facendomi imprecare. 

-Hai finito di dare spettacolo? - sibila a denti stretti - Il conto, per favore! 

 

-Si può sapere che c'è? Ho detto solo la verità. E poi non ho mai conosciuto una persona più invadente di quella. 

Mi lamento dopo che mia moglie mi ha praticamente trascinato fuori dal locale a forza, impedendomi così di ordinare un'altra coppa. Che disdetta, avrei tanto voluto assaggiare anche la vaniglia. 

-Sei un cretino.

Commenta senza guardarmi. 

-E tu non sei affatto carina! 

-Se continui ti farò vedere anche quanto sono violenta. 

Sbuffo, camminandole vicino quando ci avviamo verso casa. Ritiro quello che ho detto. La gravidanza non le dona affatto, anzi, la rende più suscettibile del solito. E a farne le spese sono sempre io. Lancio un'occhiata nervosa in direzione della sua pancia, d'un tratto colto da uno strano senso di inquietudine che non riesco a spiegarmi. A dirla tutta, non so perché mi sia venuto in mente proprio adesso. 

-Ehi Akane, senti. Stavo pensando, e se la maledizione fosse… 

-Ereditaria? 

Finisce la frase per me, lasciandomi basito. Come fa a sapere sempre ciò che mi passa per la testa? E poi, ora che lo ha detto ad alta voce, quell' eventualità sembra ancora più reale. 

-Hai paura di trasmetterla al bambino? Non preoccuparti di queste cose, Ranma. La tua non è mica una malattia, la genetica qui non c'entra proprio niente. 

Dice, fermandosi di colpo. 

-Ma se, per puro caso c'entrasse? - insisto - Se il piccolo si bagnasse con acqua fredda e scoprissimo che… 

-In quel caso lo getteremmo via. 

Mi incalza, asciutta. La fisso esterrefatto e lei scoppia a ridere, colpendomi giocosamente sul braccio. 

-Ma dai, scemo, sto scherzando! È ovvio che lo amerei incondizionatamente, proprio come amo suo padre. Uomo o donna non fa differenza per me, sei sempre tu e mi piaci così come sei. Non cambierei nulla di te, e anche se non dovessi mai liberarti di questa maledizione non mi importerebbe, perché resteresti sempre l'uomo di cui mi sono innamorata. Su, non pensare a queste cose. Stai tranquillo, il nostro bambino starà benissimo. 

Mi prende per mano, intrecciando le dita alle mie. Come posso evitare di sciogliermi come neve al sole quando mi fa queste improvvise dichiarazioni d'amore? D'un tratto, vedo le sue labbra piegarsi in una smorfia di dolore. 

-Che succede? 

Esclamo allarmato. 

-Niente - risponde - ho avuto una fitta ma è passata. 

-Dovresti riposare, adesso. Su, torniamo a casa. 

Dico, cingendole le spalle con un braccio. Una volta rientrati la invito a stendersi sul divano mentre faccio un bagno caldo, ma al mio ritorno non mi sembra si sia ancora ripresa. 

 

-Ranma - geme, facendo dei respiri profondi - credo di avere le doglie. 

Per un attimo ho come l'impressione di non aver capito bene. 

-Che cosa? Non è possibile, la scadenza è tra due settimane! 

È tutto ciò che riesco a dire, imprecando dal dolore quando la sento stringermi la mano talmente forte da rischiare quasi di stritolarmela. 

-Stai zitto e portami subito in ospedale, stupido! Ti ho detto che è il momento! 

Urla. Gli istanti che seguono sono solo una confusa baraonda di emozioni contrastanti che, sei ore dopo, mi portano a percorrere il lungo corridoio dell'ospedale più velocemente che posso. Mi affretto col cuore in gola ad aprire la porta bianca di fronte a me, cercando di far meno rumore possibile quando entro nella stanza intrisa di luce. Ed eccola lì, distesa sul letto e avvolta da candide lenzuola, l'aria stanca e spossata mentre riapre lentamente gli occhi per incontrare i miei, che in preda a una crescente euforia saettano da lei alla piccola culla che ha vicino. 

-Mi hanno detto che potevo entrare. 

Sussurro con voce incerta, raggiungendola lentamente, un passo dopo l'altro per sentirmi subito avvolgere in un caldo abbraccio. Akane affonda la testa nell'incavo della mia spalla mentre la stringo forte, scostandola poi da me quanto basta per tornare a specchiarmi nei suoi occhi penetranti. Sfioro il suo viso con dolcezza e le mie mani scendono ad accarezzarle ritmicamente le spalle. È in quel momento che un improvviso, flebile vagito cattura la mia attenzione, spingendomi ad allontanarmi da mia moglie solo per chinarmi sulla culla, senza riuscire a contenere l'emozione. 

-Qualcuno è ansioso di conoscerti. 

Mormora Akane con un sorriso mentre mi guarda prendere il bambino tra le braccia con gesti impacciati e, senza preavviso, i miei occhi si inumidiscono. Batto più volte le palpebre nel vano tentativo di scacciare via le lacrime che offuscano il visetto paffuto del piccolo, che adesso si muove dolcemente contro il mio petto. Lo bacio sulla fronte, sfiorando con un dito la pelle delicata delle sue manine strette a pugno prima di sedermi sul letto con cautela, senza poter staccare gli occhi da lui. 

-È… così perfetto, così meraviglioso. 

 

È tutto ciò che mi riesce di dire, sollevando finalmente lo sguardo per incontrare di nuovo quello di Akane, che mi accorgo osservarci ora con un' adorabile euforia distante dipinta sul viso. 

-Lui aveva tanta fretta di venire al mondo - dice, accarezzandolo con gesti gentili - vero? 

Noto una strana apprensione nella sua voce, come se improvvisamente si stesse sforzando di non piangere e mi sporgo verso di lei per baciarla. Per un po' ce ne stiamo in silenzio, intenti a osservare rapiti il respiro lento e regolare di nostro figlio che adesso si è pacificamente addormentato fra le mie braccia. C'è un nome che continua a ronzarmi in testa ogni volta che lo guardo, quasi fosse lui stesso a suggerirmelo e non faccio in tempo a pensarci che mi ritrovo a pronunciarlo ad alta voce, senza rendermene conto. 

-Eisen. 

Mormoro cullandolo dolcemente e Akane mi interroga a lungo con lo sguardo prima che mi decida a rispondere. 

-Beh, so che dici sempre che sono un disastro coi nomi e che tu ne avevi già scelto uno, ma non so per quale motivo questo mi sembra proprio adatto a lui. Così pensavo che… 

Esito, palesemente a disagio mentre la sua espressione si fa via via più seria, come se stesse per dire qualcosa di importante prima di rispondere : -È assolutamente… 

Fa una breve pausa, durante la quale comincio a pensare a parole come "inaccettabile" o "fuori luogo" per completare la sua frase, ma i suoi lineamenti si distendono in un sorriso rassicurante che finisce così per fugare ogni mio dubbio. 

- Perfetto - prosegue, accarezzandomi una guancia e catturando le mie labbra in un bacio dolcissimo - Eisen mi pare proprio il nome giusto per lui. Ogni tanto mi sorprendi, amore mio. 

Sorrido a mia volta, abbassando lo sguardo sul bambino ancora profondamente addormentato, accarezzando la sua pelle morbida come velluto e chinandomi a baciarlo di nuovo. È così piccolo e indifeso. È mio figlio, e sono già pazzo di lui. 

 

Fine. 





 
   
 
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