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Autore: L_White_S    02/02/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO      2.6
 
 
 
 
 
   Era stata una serata faticosa, così come quella prima e quella prima ancora, ma aver incontrato Philip e Angy era stata una sorpresa in grado di ridestarlo.
   L’allenamento quella notte era stato più duro del solito eppure il ragazzo non si sentì poi così fiacco: forse l’idea che Angy stesse a pochi metri da lui lo sollevava enormemente facendogli dimenticare la stanchezza.
   Sì, doveva esser così, eppure aveva notato qualcosa di singolare al suo saluto.
   Qualcosa di spaventoso.
   Quegli occhi maligni erano spariti da tanto ormai, finalmente lo avevano lasciato in pace, eppure in quel frangente erano riapparsi, costringendolo ad allontanarsi per non esser investito da quella visione.
   Non aveva la minima intenzione di rivivere l’esperienza vissuta con Jenevieve e non voleva di certo rischiare di uccidere la ragazza di cui con molta probabilità si era innamorato.
   Improvvisamente un vuoto incolmabile iniziò a divorargli l’anima gettandolo in un baratro senza fondo; ciò che gli balenò fu tanto semplice quanto complicato allo stesso tempo.
   Aveva stretto la mano a tutti gli uomini della fratellanza, lo aveva fatto anche con Alex e quella sensazione non si era mai manifestata, eppure dopo esser stato solo sfiorato da Angy aveva sentito chiaramente un risucchio pronto a svuotarlo…
   Non era possibile!
  “ Si è proprio così…”
   Si era salvato per miracolo, fortunatamente non era caduto in coma di nuovo e qualora fosse successo, la persona che l’avrebbe pagata sarebbe stata la povera fanciulla; con la morte.
   Portava una maledizione, forse la più crudele di tutte.
   Toccare una donna, qualsiasi fosse, avrebbe portato lui o lei a morte certa.
   Non poteva avere contatti di nessun genere e ciò iniziò a logorarlo da quel momento per tutta la notte. E chissà per quante altre notti ancora.
   Poi l’idea che fosse stato salvato da quegli occhi, era ancor più opprimente.
   Immerso nei propri pensieri, il giovane non si accorse del sopraggiungere dell’alba e del buon odore mattutino.
   Non aveva dormito e non aveva sonno, non era stanco e non aveva fame. Cosa gli stava succedendo?
   Con passo lento e cauto Edouard, al centro di due cavalli portati per le briglie, lo raggiunse e lo salutò; era visibilmente entusiasta.
   « Oggi tocca a noi, andiamo! ».
   Senza alcuna incertezza il giovane montò a cavallo dopo essersi armato impugnò l’arco.
   Edouard fece lo stesso e frustò il purosangue, sicuro di essere seguito.
   I due cavalcarono per parecchi minuti mentre Ice, nella sua mente, rivide le settimane precedenti, quando era stato addestrato al tiro con l’arco.
   Quante difficoltà aveva incontrato!
   Quegli arnesi erano pesanti e ancor più faticoso era tirare la corda tenendo ben salda la mira.
   Si era allenato molto ed ora riusciva a colpire più volte qualsiasi bersaglio scegliesse, fermo o in movimento che fosse.
   Sempre al centro.
   Colpire un animale selvatico quindi sarebbe stata una passeggiata.
   Giunti nella boscaglia più fitta si videro costretti a smontare e lasciare gli stalloni al palo.
   Tra i suoni della natura i due si mossero silenziosi; attenti a non far rumore: a pochi metri una combriccola di cervi stava banchettando.
   « Siete pronto? Tocca a voi », si rivolse sottovoce l’uomo al ragazzo.
   Ice lasciò dietro il compagno e si avvicinò lentamente alle prede, sicuro della copertura degli imponenti tronchi.
   Voleva avvicinarsi il più possibile: dal punto dov’era non poteva scoccare la freccia in maniera del tutto tranquilla. Pendevano troppi rami.
   “Ce la potete fare”.
   A circa dieci metri di distanza il ragazzo prese fiato dietro l’ultimo tronco disponibile, certo che quello sarebbe stato l’unico in grado di fornirgli la copertura ideale per un attacco; poi si voltò.
   Erano tre cervi, due piccoli di forse un paio d’anni e uno molto più grande, probabilmente l’adulto.
   Prese l’arco e sporgendosi abbastanza afferrò un dardo alle sue spalle, lo collocò diligentemente sulla corda e tirò con violenza proprio nel momento che prese la mira.
   Gli era stato insegnato di non soffermarsi troppo, perché più passava il tempo e più rischiava di stancarsi, ma quella volta rimase immobile per parecchi secondi.
   Con un occhio chiuso riuscì a vedere la punta metallica della freccia proprio a pochi centimetri di distanza dal bersaglio: il cuore dell’animale.
   Non voleva uccidere quella bestia, non voleva stroncare quel nucleo, ma Edouard assisteva e se la caccia non fosse stata all’altezza delle sue aspettative avrebbe spifferato tutto ai vecchi.
   E se fosse stato destino? Cavolo il sorteggio per le coppie non poteva esser capito peggio.
   Era meglio non rischiare una possibile eliminazione dalla resistenza; non dopo la fatica che aveva fatto Alex per permettergli di entrare.
   Poi voleva vendicare il frate.
   Guardò per l’ultima volta i tre quadrupedi e scosse la testa.
   Abbassò lo sguardo e con esso l’arco.
   Non voleva uccidere. Non era pronto, non ancora.
   Si voltò per vedere il suo compagno ma non appena lo fece un dardo fu schioccato velocemente proprio dal punto dove si trovava l’uomo e la freccia, passando in maniera del tutto disinvolta tra la boscaglia, colpì a morte l’animale più grande.
   Un fulmine tagliò lo sguardo del giovane accecandolo e bloccandogli il cuore.
   La bestia cadde a terra senza vita mentre i due piccoli iniziarono a frignare e ad agitarsi in circolo. Ice sperò scappassero ma non si mossero.
   Poi fu assuefatto dal dolore che il cervo iniziò a manifestare: urlava e tremava intento a cacciare i suoi piccoli per permettergli la sopravvivenza.
   Edouard mostrò l’entusiasmo e la fierezza che gli competeva ma guardando Ice, lo spinse a finire l’opera.
   Chiudendo l’occhio destro, il giovane scelse il bersaglio: aveva intenzione di metter fine alle sofferenze del più grande e con un unico colpo uccidere uno dei piccoli.
   Tirò indietro più forte che poté, quasi a spezzare il legno, e nel momento stesso che iniziò a studiare i movimenti frenetici delle bestie, la vista gli mancò.
   Batté più volte le palpebre finché la realtà non gli fu tornata a pelle ma a quel punto incappò in un altro problema; un problema enorme: le figure non erano più nitide e a malapena s’intravedevano i loro contorni.
   I colori della boscaglia si erano allargati e si espansero ulteriormente come fossero schizzi d’olio di un pittore ubriaco. Era tutto sfocato.
   Continuò a studiare le povere bestie attraverso il marroncino del pelo e quando fu sul punto di esplodere, chiuse gli occhi e scoccò la freccia.
 
 
 
 
   Di buon mattino Alex uscì aggirandosi per il campo, congratulandosi per l’ottimo lavoro svolto con le guardie e sgranchendosi le gambe; dormire in quelle tende, dopo esser stato per anni su un baldacchino di lusso, era un’esperienza tragica e traumatica. Comunque non paragonabile a quella che Ice aveva appena passato.
   « Figliuolo che cosa è successo? ».
   Ignaro della presenza del suo mentore, con lo sguardo perso e fisso verso il suolo, Ice restò rannicchiato in un angolo del campo senza muoversi e senza parlare.
   “Oh no”, pensò Leroy rammentando il coma di mesi prima.
   « Ice per l’amor del cielo rispondetemi! ».
   Senza alzare lo sguardo il giovane lo accontentò, « Ho scoperto qualcosa… ».
   A quelle parole la mente ancora addormentata di Leroy fu attaccata da decine e decine d’idee senza controllo, risvegliandosi.
   In qualche modo Ice aveva saputo del segreto che portava: Philip era stato il suo primo discepolo e Angy era sua nipote, cos’altro poteva esserci di peggiore?
   Ice non si sarebbe mai più fidato di lui, a meno che di una confessione all’ultimo momento.
   Commettendo però l’errore più grande che potesse fare…
   Non doveva spifferare tutto a quel modo.
   « Sono stato sul punto di dirvelo Dio solo sa quante volte e vi chiedo scusa per avervelo nascosto, ma l’ho fatto per il suo bene, l’ho cresciuta come fosse mia figlia e l’ho lasciata al suo amato Philip, sicuro di un futuro senza pericoli; vogliate perdonarmi per avervi omesso questo particolare…».
   Ora tutto tornava, come Philip li aveva trovati, come faceva ad averlo “battuto” pochi mesi prima, per quale motivo si opponeva a voler combattere per difendere la Francia… Era Angeline la causa.
   Ed era stato anche tradito dal suo mentore!
   Ice inarcò le sopracciglia a quella verità, che ovviamente non si sarebbe mai aspettato di scoprire a quel modo… ma oramai…
   « È questo il motivo? Pochi mesi orsù mi sorvegliavate perché mi ero imbattuto in vostra nipote? Avete finto per tutto questo tempo credendo in qualcosa che non esisteva?!? Mi avete preso per i fondelli fino ad ora? ».
   A quello sfogo il massiccio Alex sembrò acquietarsi come un cucciolo, inerme di fronte quelle accuse.
   « Forse, quanto avete ragione; ma posso giurarvi che mi sono ricreduto; quando ci siamo confrontati nell’Alfa e l’Omega mi avete chiarito ogni dubbio… Voi siete speciale e superate di gran lunga…», si bloccò non appena vide il suo allievo sopraggiungere, « Credetemi… lo avete visto anche voi! ».
   « Non osate giurare, voi con me non avete più nulla a che    fare! ».
   Gli occhi, letteralmente incandescenti, tolsero ogni possibilità di ribattere ad Alex che quasi con le lacrime agli occhi lasciò andare il giovane per la sua strada senza tentare di fermarlo; da un lato era felice di aver ritrovato la sua amata nipotina ma dall’altro… era distrutto.
   Ice non sarebbe mai più stato il suo più grande allievo.
   E ora non avrebbe scoperto il suo segreto.
 
 
 
 
   Sconsolato e lacerato, Alex passeggiò senza una precisa méta per il campo mentre Ice, alle sue spalle, usciva dal perimetro protetto scendendo per la collina.
   Lo aveva abbandonato per sempre senza pensarci due volte. Era insensibile e glaciale proprio come il suo nome.
   Poi, quasi fosse uno scherzo del destino, gli anziani, anzi a dire il vero tutti i fratelli, lo circondarono improvvisamente.
  “Che vogliono ora”.
   « Vi chiediamo scusa per ieri notte, il buon vino ci ha offuscato la mente. Stamane abbiamo raggiunto un accordo cui non potete opporvi: il ragazzo può restare, la fanciulla invece potrà farlo solamente se Philip sarà in grado di  fronteggiare Ice all’ultimo sangue e batterlo, ciò dimostrerà il suo potenziale. Ci fornirà la prova tangibile di saper difendere la bella con la quale è arrivato. In quanto a Ice, crediamo in lui… l’allenamento sostenuto ha dato i suoi frutti. È uno di noi ».
   Tragicamente, in quel frangente il campo si riempì di tutta la fratellanza; persino Philip e Angeline avevano udito quella richiesta.
   Solo Ice, più distante, si era perso la decisione dei saggi e oramai era troppo lontano per tornare indietro.
   Aveva abbracciato la sua maledizione, star vicino ad Angy senza poterla sfiorare era troppo dura da sopportare, tanto valeva abbandonare tutti e trovare da solo la sua strada.
   « Mi dispiace, non posso accondiscendere alla vostra richiesta. Ice ha lasciato la fratellanza », rispose tremante Leroy: era a pezzi, con il morale sotto i piedi.
   « Questo è un gravissimo problema, nessuno lascia la fratellanza senza averne discusso con i saggi, dovreste saperlo voi più di tutti! In questo caso il ragazzo fronteggerà i fratelli da solo, contro tutti. Non risparmiamo nessuno, lo sapete ».
   « Ma…».
   « Accetto! », la voce ferma e lo sguardo di pietra del biondo erano chiari.
   La sua amata, di fianco a lui, era rimasta senza fiato, come Alex del resto; Philip si sarebbe battuto contro tutti quegli uomini per lei. Lui che a malapena riusciva a fronteggiarne al massimo tre o quattro… Quelli invece erano una quindicina!
   “ Philip…”
   « Accetto di incontrare Ice » – comandò il ragazzo ansioso di togliersi di mezzo quella seccatura, tanto nessuno di quegli idioti sapeva realmente combattere e a lui importava solo una cosa: umiliare il moretto d’innanzi la sua amata,  « All’ultimo sangue…».
 
 
 
 
   Non c’era una vera e propria ragione ma Philip era giù di morale per la fuga di Ice; aveva sloggiato troppo in fretta, doveva farlo fuggire lui e nessun altro.
   Così che gusto c’era?
   Da quando i due si erano conosciuti, aveva passato troppo tempo in silenzi imbarazzanti con la sua amata e non lo tollerava; quel giovane si era intromesso nel loro rapporto troppo velocemente e ciò lo mandava fuori di testa.
   Sapeva che qualcosa non andava ma se la sua unione con Angeline doveva finire, doveva terminare per cause naturali, non a causa sua; oramai la considerava di sua proprietà, la amava ma era accecato dal dovere di proteggerla.
   Avrebbe ucciso a occhi chiusi per lei.
   « Scommetto che il ragazzo tornerà presto, forza fatevi sotto ho intenzione di riscaldarmi prima ».
   L’arroganza del biondo divenne ineguagliabile, Angy lo fissò senza riconoscerlo, non lo aveva mai visto comportarsi a quel modo e quel che ricordava era un ragazzo dolce, opposto al Philip di ora.
   Ice lo aveva cambiato.
   Perché si odiavano tanto?
   « Cosa state dicendo! », si insinuò Leroy. Stava andando tutto a rotoli, aveva perso il controllo sul suo allievo e lo spirito combattivo assopito del giovane sembrava esser riaffiorato.
   Allungò un braccio cercando di farlo ragionare ma Philip si divincolò e sfoderò la spada, dirigendola contro tutti; d’innanzi gli occhi stupiti di Angeline.
   Era troppo, i fratelli, per niente impauriti, sfoderarono le lame e lo accerchiarono.
   I duellanti indossavano stivali, dei calzoni di pesante pelle nera e delle giacche di egual materiale, con una sorta di maglia d’acciaio a rete per proteggerli: era arrotolata proprio su tutto il dorso fino a racchiudere l’intero collo.
   Non si erano equipaggiati di elmo, perché alla fin fine quell’oggetto intralciava solo e poi, anche se non era un duello all’ultimo sangue, volevano fargli gettare la spugna il prima possibile. Erano in molti contro un giovane, non c’era motivo di prenderlo sul serio.
   Poi nessuno era così idiota da cercare uno scontro diretto con i migliori combattenti della Francia, non dopo averli sbeffeggiati almeno.
   Quel giovane però oltre alle loro lame non poteva meritarsi nient’altro, nemmeno il rispetto; cosa che Ice aveva raggiunto con dedizione e fatica.
   Angeline si era rifugiata in un angolo lontano del campo piangendo…
   Ice l’aveva lasciata senza nemmeno salutarla, senza darle spiegazioni, mentre Philip, per proteggerla e in preda alla pazzia, rischiava la vita.
   Che diavolo stava succedendo? Tutto andava a rotoli!
   In lontananza si sentirono numerose voci e rumori di ferraglia: il combattimento stava iniziando e lei non aveva nemmeno avuto il coraggio di parlare con il suo amato.
   Per quel motivo corse a perdifiato verso il lato opposto dell’accampamento e vide il suo prestante uomo con la lama scintillante esser accerchiato da quindici o venti uomini.
   « Vi amo! Mettetecela tutta! » urlò la giovane senza badare ai presenti; si dichiarò così apertamente che persino Ice, già arrivato nella valle, sentì la sua deliziosa voce, fermandosi e voltandosi.
   Fingendo di non aver sentito, Philip rimase immobile pronto a dare inizio allo scontro… Avrebbe cercato di fare nel modo più velocemente possibile, per tornare in fretta da lei.
   La stava riconquistando forse?
   “Vi amo anche io mia principessa”.
 
 
 
 
   Quando i saggi diedero il via, gli avversari del biondo lo attaccarono simultaneamente.
   Philip corse, cogliendo alla sprovvista la sua vittima e con un colpo secco al volto, il suo pugno fece cadere il primo dei fratelli.
   Sembrava essersi quasi teletrasportato per la rapidità con cui aveva atterrato Edouard.
   “Strano che di tanti abbia scelto proprio quel bastardo”.
   Bene così figliuolo. Si disse Leroy.
   Con un attacco rapidissimo scalzò uno dei fratelli e con una sciabolata ne prese un altro “schiaffeggiandolo” letteralmente con la gelida lama.
   C’era chi lo attaccava alle spalle, chi davanti, alcuni di lato, altri miravano alle gambe, eppure la sua rapidità e i riflessi lo facevano combattere a un livello notevolmente più alto.
   Quando improvvisamente tutti si bloccarono; mentre Philip, adrenalinico, continuò ad armeggiare al centro del campo. 
   «Avanti! Non ditemi che avete paura! », li esortò spavaldo.
   Poi di colpo si fermò.
   Angy voltata, era stata la prima ad averlo notato, poi a seguire gli anziani, Alex, i fratelli e infine lui: Ice era lì, a pochi metri da loro ed assisteva al combattimento; non poteva perderselo dopotutto.
   “È impossibile, bastardo!”, infuriò la mente del biondo.
   Prendendo lo slancio necessario Philip si diresse a tutta velocità contro il moro cercando di colpirlo senza esitazione.
   Stranamente l’aria divenne gelida come la notte prima.
   Con uno scambio rapidissimo i due alzarono le spade: ora i ferri dividevano i loro volti.
   « No, no fermatevi! », urlò Angeline senza che nessuno gli diede conto; nemmeno Ice.
   Su tutte le furie, il prestante Philip aveva perso la possibilità di mostrare il suo valore e quel marmocchio, che tanto piccolo non era, gli aveva rubato la scena: lo odiava, lo stava odiando sempre più.
   Sottovoce i due si scambiarono qualche parola mentre sia Alex che Angy pregarono per un rappacificamento.
   Qualcosa d’incomprensibile spingeva quei due ragazzi alla lotta, all’odio, e nessuno aveva le palle di bloccarli. Erano spaventosamente forti, e incazzati.
   « Ho notato che fuori il campo avete sterminato gran parte delle dominazioni, complimenti e tutto mentre Angy riposava? Siete un maestro! Ed anche un bugiardo ».
   Ice ci aveva visto giusto, il viaggio non era andato per niente bene; Angeline riposava mentre il biondo sterminava i suoi nemici proprio come una pantera, nella notte.
   Era malvagio nel profondo, proprio come lui.
   « Non osate chiamarla in quel modo! », le lame dei due sferragliarono rompendo il silenzio sceso sul bosco.
   I due spingevano con tutte le loro forze mentre di tanto in tanto delle scintille accendevano ancor più pericolosamente lo scontro.   
   Ice poi non indossava nessun genere di armatura.
   Pericoloso, data la foga del biondo che sembrava non aver la minima intenzione di lasciarlo vivere. Ma perché?
   Perché ce l’aveva tanto con lui? Forse Angeline gli aveva raccontato del loro dialogo alla casaccia?
   Se era quello il motivo… beh allora aveva tutto il diritto di esser furioso no?
   « Non volevo perdermi lo scontro “maestro”, ed ho dimenticato di riconsegnarvi questa! », urlò il ragazzo in direzione di Leroy senza però distogliere lo sguardo dai glaciali occhi di Philip.
   Il tono di voce di Ice era ironico.
    Angeline era confusa, così come i fratelli; Alexandre invece sapeva bene perché il ragazzo parlasse a quel modo.
   « Tenete! – lanciò il pesantissimo acciaio ai piedi del suo mentore – ci penso io a questo buffone ».
   Senza difese e senza alcun apparente piano, Ice sembrò impazzito; magari era anche speciale ma il suo istinto aveva intrapreso la via del suicidio.
   « Come volete, vi accontento subito! ».
   Con un paio di affondi diretti e letali il biondo strinse spalle al muro il pazzoide che sin quel momento aveva schivato senza troppi problemi il suo nemico e il ferro.
   Fissi, occhi negli occhi, con un colpo secco all’inguine Philip mise fine allo scontro ma Ice, lasciandosi scivolare sul fogliame, lo schivò rotolando poco più in là.
   Angeline si copriva la bocca per non urlare mentre gli altri uomini, ignari che i due facessero sul serio, assistevano impassibili al combattimento.
   Alex invece era il più preoccupato, forse anche più di sua nipote, mentre Edouard, con il labbro sanguinante, sembrava soddisfatto di come si stavano svolgendo le cose: aveva lasciato di proposito le tracce della carovana per farsi raggiungere dal biondo e presto Ice avrebbe perso lo scontro.
   L’obiettivo era semplice: far allontanare Ice da quegli insulsi mortali.
   Tirati su i pugni, Ice fece cenno al suo rivale di attaccarlo e come su un ring di pesi massimi, i due iniziarono a darsele di santa ragione; anche se in realtà solo Philip le stava prendendo.
   I palmi stretti e duri del biondo erano pesantissimi, ma la velocità spropositata di Ice era sovrannaturale.
   Lo scansava, lo sbeffeggiava e poi con dei diretti al volto lo colpiva.
   I due mesi non erano bastati per fargli muovere la spada in maniera perfetta ma in quanto all’arco e ai cazzotti era diventato un fenomeno tra i fratelli.
   Gliene diede cinque o sei facendolo barcollare ma Philip restava sempre in piedi, sempre più sanguinante: le labbra erano entrambe spaccate mentre la palpebra sinistra era tagliata in un punto.
   Il sudore, mischiato al sangue e alla chioma, aveva trasformato il suo bellissimo viso in un bagno di dolore, anche se sembrava non sentisse nulla.
   Le unghie di Ice invece si erano allungate, persino i canini erano scesi fin sopra il labbro inferiore, tanto che il suo rivale lo guardò sgomento, come avesse visto uno spettro.
   Poi improvvisamente le solite visioni iniziarono ad apparire senza controllo a ogni attacco del biondo.
   Gli occhi azzurri rompevano il contatto con la realtà distraendolo dal combattimento.
  Le vedeva spesso, ci aveva fatto l’abitudine oramai, ma Ice indietreggiava impaurito sia da loro sia dai colpi di Philip: quello era giocare sporco, lottavano in due contro di lui!
   Poi perse l’equilibrio cadendo all’indietro.
   Fu a quel punto che il biondo, montatogli sopra, lo prese a pugni sempre più violentemente finché non gli ruppe di netto il labbro inferiore.
   Si trovarono ben presto in un bagno di sangue mentre Angeline, scoppiata a piangere da un pezzo, era sola, nonostante Alex volesse stringerla a sé.
   Ice stava perdendo conoscenza, tanto che smise di opporre resistenza trasformandosi, di fatto, in un sacco d’allenamento; solo le visioni lo mantennero sveglio e quando cessarono, Philip oramai esausto si alzò lasciandolo tra la polvere e il sangue.
   Sotto lo sguardo di tutti, compreso dell’euforico Edouard.
   
 
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