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Autore: Churros25    04/02/2021    1 recensioni
Chicago.
Castiel ha disperatamente bisogno di una casa. Dean ha disperatamente bisogno di un coinquilino.
Il primo studia teologia ed è soffocato dal futuro che il padre ha in serbo per lui. Il secondo lavora al bar del campus e non sa cosa farsene della sua vita.
La loro storia inizia nell'appartamento 401 in Lazarus Street, il tutto condito da una buona dose di capelli rossi, un miliardario sarcastico e uno spilungone.
< “Ragazzi e Charlie, questo è Castiel.” Sam si fece di lato, lasciando che il moro dagli occhi blu entrasse.
“Ciao” disse e le lampadine del salotto si fulminarono, lasciandoli al buio.
“Non è un buon inizio” constatò Dean. >
(Passo tratto dalla storia)
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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È OGGI NATALE?
 
"Buongiorno mondo!" urlò Dean, piombando nel bel mezzo del salotto. Era felice come un bimbo.
"Cosa è successo?" disse Castiel, sbucando con la testa dalla porta della sua camera.
"Dean! Stai bene?" urlò invece Sam, correndo di corsa fuori dalla doccia.
"Ragazzi, è Natale!"
"Ah, ci vediamo dopo."
"Torno a fare la doccia."
"Ma come?" Lo lasciarono lì. Solo. Nel suo pigiamone natalizio. Provò in un altro modo allora. Percorse il corridoio e aprì lentamente la porta della camera di Charlie.
"Ehi, ragazza. Sei sveglia?" Si sentì solo un grugnito dalle lenzuola.
"Sei sola o rischio di ritrovarmi in faccia le tette di qualcuno?" Charlie sollevò la testa.
"Saresti così dispiaciuto?"
"No, hai ragione." Dean non se lo fece ripetere due volte e piombò sul suo letto.
"Da dove viene tutta questa energia? Hai finalmente parlato con Castiel?"
"Cosa?" Charlie strabuzzò gli occhi.
"Cosa?" fece di rimando, salendo di qualche ottava. Dean lasciò cadere il discorso.
"È Natale, cavolo. Perché nessuno è felice?"
"Perché tu sei l'unico bambino della casa...e per favore vieni sotto le coperte che così non esce il caldo." Dean non se lo fece ripetere due volte, stringendosi alla sua migliore amica.
"Organizza tu il Natale, dato che ci tieni così tanto" propose Charlie.
"E come dovrei fare?"
"Dovrai arrivarci da solo." In quel momento fece capolino nella stanza Crowley, con indosso un pigiama del tutto discutibile. Si studiarono per qualche secondo.
"OK, questo è strano" disse l'inglese, osservando i due amici nel letto.
"Non più di te che piombi nella stanza di Charlie senza bussare" ribatté Dean.
"Non è strano, lo fa tutte le mattine."
"Tu cosa?" Crowley prese posto su una poltrona.
"Leggiamo insieme le notizie del giorno e sparliamo di voi." Dean incrociò le braccia al petto.
"Mi stai rubando l'amica?" Charlie scoppiò a ridere.
"Non hai un Natale da preparare?"
"Giusto!" Dean balzò fuori dalle coperte. Si guardò intorno. “Come si organizza un Natale?”
“Se vuoi ti presto Meg…”
“Ho in mente un aiutante migliore!”
 
“Cass! Cass, so che sei qui! Apri questa dannata porta o la butto giù.” Dean iniziò a battere forte contro la porta della camera del povero angelo. Castiel non aveva voglia; non il giorno di Natale. Non dopo le 30 chiamate perse di suo padre.
“Castiel! Cristo Santo, apri!”
“Non imprecare!” Dean sorrise.
“Forza esci, la tua copertura è saltata.” Castiel, come un cane bastonato, comparve sulla soglia della porta. Indosso ancora il pigiama blu. Dio, che occhi, pensò Dean. No, non imprecare! E non pensare a Cass!
“Cosa dobbiamo fare?”
“Organizzare il Natale.” Castiel non parve colpito da quella pazzia e si diresse a farsi una tazza di the, evitando tutti i biscotti natalizi sparsi sul tavolo.
“E qual è il grande piano?” Dean si bloccò nel bel mezzo del salotto.
“Non ho un piano.”
“Iniziamo proprio bene.” Il sarcasmo di Castiel era una cosa nuova in quella casa.
“E’ per questo che mi servi tu. Tu sarai la mente, io il braccio.”
“Perché?” Castiel gli si fece più vicino e Dean si perse un attimo a osservargli le labbra. E che diamine, Dean!
“Ehm…be…tu sei praticamente sposato con Gesù, dato che fai teologia e preghi e fai quelle cose lì…”
“Non so se dovrei offendermi…”
“Non dovresti” intervenne Sam, comparendo in cucina.
“…quindi tu sai cosa devi fare. Cass, mi stai ascoltando?” Castiel alzò gli occhi al cielo, giusto un secondo.
“Scusa, Dean, ma non sono dell’umore per festeggiare il Natale o la venuta di Gesù” ammise il moro, guardando la neve fuori dalla finestra che copriva tutta Chicago.
“Ti starò attaccato al culo finché non mi darai una mano.”
“Voglio solo starmene a letto e…”
“Non costringermi a seguirti fin lì.”
“Non credo sarebbe così difficile” sussurrò Sam, assistendo divertito alla scena.
“Dean, perché non accetti un no?”
“Perché è il primo Natale che passiamo insieme…tutti noi, e voglio che sia una giornata speciale. Per favore.” Castiel si scoprì incapace di dire di no a quello sguardo verde e lentigginoso. Così acconsentì, suo malgrado, ad andare a comprare dei piccoli regali per tutti. Nulla di così costoso e che possa usare anche io, gli suggerì Dean. Così ebbe una scusa per uscire di casa e starsene un po’ da solo.

Dean, invece, era alle prese con la preparazione del pranzo.
“Secondo te degli hot dog vanno bene?” Charlie sollevò la testa dal pc.
“Secondo te, Dean?” Dean la guardò pensieroso.
“Te l’ho chiesto apposta!”
“E’ il pranzo di Natale, non la grigliata di una rimpatriata. Facci vedere di cosa sei capace, ragazzo.” Dean sbuffò, era più difficile del previsto questo Natale.
“Io ho ordinato del cibo da asporto” ammise Crowley, togliendo con disgusto dalla sua poltrona una coperta di Natale.
“Ma perché…”
“Non mi fido del cibo cucinato con quelle mani, scoiattolo.”
“Smett…”
“Ragazzi, come Dean ci sta ricordando dalle 7 di questa mattina, oggi è Natale. Fate i bravi!”
“Ci sarà anche Eileen a pranzo” sopraggiunse Sam.
“Ecco, un’altra bocca per cui capire cosa cucinare. Qualche altro invitato?”
“Forse Shannon…” ammise Charlie.
“Sarebbe?”
“Forse la mia ragazza.”
“C’è qualcosa di cui sei certa?” chiese Crowley.
“Meg non viene qui da noi?” Crowley li guardò confuso.
“E’ una mia dipendente, non mia cugina.” Squillò il telefono di casa.
“Che cos’è questo rumore fastidioso?”
“Il telefono di casa, Crowley!” disse Dean, andando a rispondere.
“Che cosa antica.”
“Pronto?”
“Salve, parlo con la residenza di Castiel Novak?” Dean sentì un forte accento inglese.
“Si, anche se noi non…”
“Sono il padre, il signor Novak. Dica a mio figlio che verrò a fargli visita nel tardo pomeriggio e che mi fermerò per cena.”
“Ok…”
“Ah, dica alla cuoca di preparare almeno 3 portate. Molte grazie, signor…”
“Dean.”
“Come siete strani, voi americani. Chiamare i domestici per nome!” La telefonata terminò così. Cosa era appena successo? Dean si voltò verso il resto della ciurma, confuso.
“Credo di aver appena parlato con il padre di Castiel…”
“Oh, ma che bello, come ti è sembrato?” chiese tutta emozionata Charlie.
“Mi ha scambiato per un…domestico.”
“Un domestico?”
“Non credo che Cass gli abbia detto dove vive.”
“Beh, finché non viene qua, il problema non si pone” ammise Crowley. Dean li guardò terrorizzato. Aveva appena mandato a puttane il Natale perfetto.
 
Quando Castiel rientrò in casa passando sotto il vischio, la tavola era già preparata e, doveva ammetterlo, era perfetta.
“Sono tornato!” Gli altri lo accolsero a braccia aperte. Sorridevano troppo. Ma avevano deciso di non dire nulla fino alla fine del pranzo. Così si accomodarono. Sam ed Eileen, Charlie e Shannon, Dean e Castiel, Crowley e il suo sushi e Bobby.
“E’ bello conoscerti finalmente, Bobby” ammise Castiel. L’uomo di mezza età si soffermò sugli occhi dell’inglese.
“Dean mi ha parlato dei tuoi occhi, ma cavoli quan…”
“Bobby!” Dean gli tirò un calcio sotto il tavolo. Castiel arrossì e si concentrò sulle pietanze di fronte a sé.
“Che stiamo mangiando?” chiese Charlie. Dean si alzò in piedi, così fiero e pieno di orgoglio.
“Abbiamo dei rigatoni al pomodoro, passati al forno…”
“Quindi pasta con il ketchup bruciato” sussurrò Sam.
“Spezzatino di carne e patate…”
“Quindi wurstel a pezzettini e patatine fritte.”
“E infine crema alla vaniglia su tortino al cioccolato.”
“E quindi gelato sciolto su biscotti Oreo.” Un pranzo delizioso. Ma nessuno di loro fece caso al retrogusto acido della pasta o alla consistenza molliccia del dolce.

“Direi di giocare a Twister” propose Charlie.
“Ma potrei vomitare tutto da un momento all’altro!” ammise Dean.
“Non è una buona scusa” ribatté la rossa. “E poi” sussurrò, avvicinandosi al biondo, “Potrebbe essere la tua unica occasione per avvicinarti all’angioletto…se sai cosa intendo.” Il movimento di sopracciglia di Charlie inquietò il biondo. No che non sapeva cosa intendesse, ovviamente no! I 5 dell’appartamento più i vari invitati si distesero sul divano e poltrone, in attesa del loro turno.
“Ok, prima manche! Io, Shannon, Dean e Castiel” urlò Charlie, stendendo per terra il famoso tappeto pieno di colori.
“Non credo di sapere esattamente come si gioca” ammise Castiel. Perché Dean non ne fu sorpreso?
“Ora lo capirai da solo.”
“Ok, Shannon. Mano destra sul rosso.” Sam fece partire il gioco e i 4 concorrenti eseguirono a ruota le loro mosse.
“Solo a me paiono molto stupidi?” ammise Crowley, troppo impegnato a fare loro delle foto per poter giocare.
“No” lo seguì Bobby. “Se ti metti qui, riesci a inquadrare il culo di Dean in faccia a Charlie.”
“Ok, Cass. Tocca a te. Piede destro sul blu.” Castiel, già in una posizione precaria e per nulla comoda, si guardò intorno. L’unico blu libero si trovava oltre la gamba di Dean. Iniziò a muoversi lentamente e si ritrovò a far passare il suo ginocchio sotto quello di Dean. Un movimento sbagliato e avrebbe tirato giù sia lui che il biondo.
“Questa è difficile” disse Charlie. Ma Cass, con calma e metodo, riuscì nell’impresa. Alzò finalmente le testa e si ritrovò a esattamente un centimetro dalla faccia di Dean.
“Ehi Cass” sussurrò Dean. Non guardare le sue labbra. Non guardare le sue labbra, per l’amore del cielo! Ma non seppe resistere; non quando Castiel iniziò a guardare le sue. Era forse possibile che Castiel fosse attratto da lui? Dean si sarebbe stupito del contrario.
“Ok…andiamo avanti” disse Sam. E dato che faceva il tifo per quei due, decise deliberatamente dove Dean dovesse mettere il suo piede.
“Dean, piede sinistro sul rosso.” Dean si volse verso Sam e lo fulminò con lo sguardo.
“Scusa Cass per quello che sto per fare.” Dean si sporse in avanti, facendo passare la sua gamba sinistra di fianco a quella del moro e lì si fermò. I loro petti cozzavano l’uno contro l’altro e Castiel poteva sentire il respiro di Dean sulla sua guancia.
“Sei comodo?” chiese il moro. Dean si trovò in imbarazzo. Da dove usciva quell’intraprendenza? Così rise, un poco, perché lo sentissero solo loro due.
“Non c’è male. E tu?” Castiel si voltò leggermente, facendo aderire la sua bocca all’orecchio di Dean.
“Sono stato in posizioni peggiori.” Ecco. Dean era fottuto. Lo riconobbe in quel momento. Su un tappetino da Twister, nel salotto di casa sua, davanti ai suoi amici. Qualcuno suonò alla porta. Grazie, Signore! Sam corse ad aprire.
“Salve, sono Godfrey Novak, il padre di Castiel.” Sam si voltò di scatto verso suo fratello.
“Dean!”
“Sam, cazzo!”
“Papà!?” Castiel si alzò immediatamente.
“Cass!” Dean volò a terra.
“Ma cosa diamine sta succedendo?” chiese Crowley.
“Idioti!” intervenne Bobby. Sam guardò Dean, che guardò Castiel, che guardò suo padre.
“Cosa ci fai qui?” Il padre mise un piede nell’appartamento, titubante, come in un campo minato.
“Ti avevo detto che sarei venuto a trovarti per le feste.” Castiel gli si avvicinò.
“Mi hai chiesto se fossi libero e se tu potessi venire. E mi sembra di averti esplicitamente detto di no.” Dean si fece piccolo piccolo e si accucciò sul divano.
“E’ Natale, figliolo. Bisogna passarlo con la proprio famiglia.”
“Da quando mi consideri parte della famiglia?”
“Ouch” sussurrò Dean a Charlie. Lei gli tirò una gomitata. Il padre di Castiel fece finta di nulla e si guardò intorno.
“Perché permetti che i domestici si siedano sul divano?”
“Abbiamo dei domestici e io non ne sono stato informato?” chiese Crowley.
“Non siamo dei domestici!” intervenne Charlie. “Siamo i coinquilini di Castiel.”
“Coinquilini? Castiel, cosa sta succedendo?” Cass si mise le mani nei capelli e iniziò a fare avanti indietro di fronte al divano.
“Ti ho mentito, ok?”
“Ah, allora lo sai fare” disse Dean. Castiel lo fulminò con lo sguardo e il biondo ritornò nella sua tana.
“Non vivo in una grande villa, non ho domestici, non sto seguendo i corsi che avevi scelto per me e di sicuro non sto cercando moglie!” Dean strabuzzò gli occhi. Ma che cazz…
“Mi hai disubbidito?” Castiel sostenne lo sguardo del padre ma non seppe cosa rispondere.
“Con tutto il rispetto, Signor Novak, ma non crede che suo figlio sia abbastanza grande per decidere come vivere la sua vita?”
“Con i miei soldi? Assolutamente no.”
“Bene, allora riprenditi i tuoi soldi. Non voglio avere questo peso sulle spalle. Posso benissimo cavarmela da solo” urlò Castiel. Ne aveva abbastanza.
“Come osi invitarmi qui e parlarmi in questo modo?”
“Nessuno ti ha invitato qui!”
“Ho parlato con un certo Dean…” Tutti si voltarono verso di lui. Dean alzò le mani.
“A mia discolpa posso dire che non sapevo odiassimo questo uomo.”
“Io non lo odio” sussurrò Castiel. E Dean avrebbe voluto solo abbracciarlo in quel momento. Ma invece fece ciò che tutti si sarebbero aspettati da lui. Si alzò in piedi, si avvicinò al padre di Castiel e gli disse:
“Lei è un grande figlio di puttana!” Godfrey Novak rimase impassibile.
“Che classe.” Castiel si avvicinò a Dean e gli afferrò un braccio.
“Ci penso io, grazie.” Il resto della casa si fece da parte, andando in cucina, pronti a origliare.
“Papà, non mi va più di fingere. Non sono il figlio perfetto. Ho cercato di seguire le tue regole fino a quando mi è stato possibile. Ma poi, ho conosciuto il mondo.” Il padre lo guardò accigliato. Non si era neanche tolto il cappotto.
“Che cosa vuoi dire?”
“Che voglio seguire la mia strada. E se questo vuol dire rinunciare ai tuoi soldi e alla tua protezione, per me va bene; troverò un modo per cavarmela.”
“Non frequenterai teologia?”
“La frequenterò, ma alle mie condizioni. E per le mie motivazioni.”
“Quindi non prenderai i voti.”
“Credo proprio di no.” Il padre lo guardò negli occhi e annuì.
“Bene, ti auguro di farcela. Sei caduto. Spero tu sia in grado di rialzarti.” E così, se ne andò.
“Credo che non rimarrà per cena, giusto?” chiese Dean, sbucando in salotto.
 
Ciò che seguì dopo fu la il silenzio più totale. Bobby, Shannon ed Eileen se ne andarono; Crowley si chiuse nella sua camera a fare delle call; Charlie e Sam si misero a sparecchiare e Dean si posizionò davanti alla tele. Anche se non era dell’umore.
“Dov’è Cass?” chiese. Gli altri non lo sapevano. “Che coglione che sono stato. Non dovevo permettere al padre di venire qui.”
“Dean, non è stata colpa tua. Come potevi sapere dei loro problemi?”
“Avrei potuto intuirlo.”
“Non avresti potuto.” Castiel comparve in salotto. Si era rimesso il pigiama.
“Non volevo che voi sapeste i miei trascorsi con mio padre. Tutto qui.”
“Ora cosa farai?”
“Mi troverò un lavoro.”
“Se vuoi posso chiedere al proprietario della RoadHouse se…”
“No, grazie Dean. Voglio cavarmela da solo.” Poi il moro tirò fuori una grande busta di Natale.
“Che cos’è?” chiese Charlie, tutta emozionata. “Aspetta, lasciami indovinare…” Castiel la guardò, paziente.
“Una macchina per i pop corn.”
“No.”
“Il Tardis!”
“Non so cosa sia.”
“Un set di piatti.”
“Ok, basta” intervenne Dean. “Cosa c’è lì, Cass?”
“Dean mi ha detto di occuparmi dei regali…quindi ho preso per tutti qualcosa di utile.” Tirò così fuori dalla busta 5 cappellini con visiera, ognuno di un colore diverso e con la scritta Team Free Will.
“Charlie, a te fucsia. So quanto ami i regali coordinati.” E le lanciò il suo.
“Sam, a te rosso. Così quando vai a correre i capelli non ti cadranno sugli occhi.” Sam era felicissimo.
“Crowley! Il tuo te lo lascio qua. E’ quello nero…” urlò. “Credo inizi ad avere dei problemi di calvizie.” Dean voleva il suo.
“Per me?”
“Ecco, quello verde. Inutile che ti dica perché.” Cass parve arrossire. Ma Dean era in vena di provocarlo.
“Perché verde?” Castiel abbassò lo sguardo.
“Risalterà i tuoi occhi.” Dean sorrise, timido e scemo. Stava forse arrossendo anche lui?
“E il tuo, Cass?”
“Blu.” E se lo mise. Oh Signore, pensò Dean. Charlie e Sam comparvero con delle scatole di gelato.
“Mi sembra la conclusione perfetta per questa giornata.” Si strinsero sul divano, muniti dei loro cappelli.
“Sono contento di avervi avuto al mio fianco oggi. Grazie.”
“Oh, Cass. Noi ci saremo sempre per te” ammise Charlie, stringendosi a lui.
“Perfino Crowley” disse Sam.
“Questo non l’ho mai detto” urlò lui dalla sua camera. Scoppiarono a ridere e Dean, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mise un braccio intorno alle spalle di Castiel e lo tirò a lui.
“Sei comodo?” gli chiese Castiel.
“Sono stato in posizioni peggiori.”
   
 
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