I PENSIERI DI LEI, parte 1
In questo simpatico capitolo pieno di flashback, (qui indicati in corsivo)
vedremo le circostanze che avevano condotto ai rapimenti delle nostre giovini…
vi anticipo che sarà un
capitolo parecchio luuuuuuuuuuungo,
e che il prossimo si chiamerà
E ora, le risposte alle recensioni…
Suikotsu: grazie tante. Per la cronaca, i Giapponesi danno ai figli
nomi simili, quindi non è che sei fratello di quel gaio non-morto
al soldo di Naraku, tale Jakotsu?
Anonimo eccetera eccetera: la seconda non l’ho capita… comunque
ecco il capitolo, ora dai da mangiare al biondo, che sennò si deprime
e non rende bene nel massacro.
Whops, ho detto massacro? Volevo dire carnefic… volevo dire stra… volevo
dire macell… ecco, volevo dire sfida.
JhonSavor: no, non mi hai ispirato, perché io riesco ad aggiornare
entro l’arco di vita di un essere umano (o quantomeno ci provo)… chi ha orecchie
per intendere, intenda. Goditi il capitolo.
CloudStrifeAC: grazie Devil, Tessa e Alieno Scintillante (io vengo colpito
da un colpo di bazooka e mi accorgo che Tessa ha avuto una
ricaduta dal capitolo 8 di Animesports)… soprassediamo.
In questa parte di azione non ce ne sarà molta perché è per lo più un capitolo di flashback.
Sentite, conoscete Avatar?
Beh, come avete potuto vedere c’è anche lui dentro, e quello che
andrebbe da sballo nel vostro Animesports sarebbe uno scontro tra lui
e il Fagiolino d’Acciaio… entrambi possono modellare la materia!
Fatemi sapere se queste idee vi stanno bene! Gustatevelo!
Ninja767: beh, tante grazie, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento.
Tifa era addormentata; non riusciva a vedere nulla, era come isolata dal
mondo esterno, e riusciva a pensare solo ai pochi minuti che l’avevano portata in
quella situazione.
Si chiese chi altro ci fosse, oltre a lei e Rinoa, e cosa stesse succedendo.
Il Garden
era
assolato; Rinoa stava dando da mangiare a degli uccellini,
accompagnata
da
Angelo, mentre la vita all’accademia militare procedeva come
tutti i giorni.
Seifer, da
poco
reintegrato, marciava da tutte le parti impettito come un generale,
seguito da
Raijin e
Fuujin, sempre silenziosi, il primo perché tonto e
la seconda
per la sua
ferita alla voce.
Zell si
strafogava di
panini con dentro di tutto, dall’Arkeosaurus al Molboro
(mistero
come facesse
a restare vivo).
E come al
solito, Quistis
non poteva fare due passi senza che il suo fanclub di
sbavoni, con
Irvine in
prima linea, le arrancasse dietro come un branco di
zombie;
Selphie di
conseguenza pestava Irvine. E…
<
Eccoti! >
Ecco, era
lui: Squall
Lionheart. Fino a poco tempo prima aveva tutta
l’emotività di un
ciocco di
legno, ma
dopo l’impresa con Artemisia, aveva cominciato a cambiare
Quando lei
gli balzò
al collo, la baciò sulla fronte, scompigliandole i capelli
< Che
scena carina
> disse una voce.
Si voltarono
giusto in
tempo per vedere una figura vestita di viola e nero scagliarsi
verso di
loro, prima
che un colpo di Gunblade la costringesse ad arretrare.
Poco dopo,
gli altri
studenti avevano fatto cerchio davanti all’intruso, che se ne
stava
seduto in
terra
bevendo da una fiaschetta.
<
Beh, se questo
non è un comitato di accoglienza! >
ridacchiò, mettendosi in piedi
< Mi
chiamo Roirus,
e sono qui per… beh, non vedo come possano essere cazzi
vostri >
I Seed si
gettarono su
di lui, ma la lotta finì in pochi istanti;
Raijin era
finito
addosso ad alcuni guerrieri, ora schiacciati dal suo peso, e
gli
sbucavano fuori
due costole.
Fuujin
giaceva
scompostamente, più silenziosa del solito, con un rivoletto
di
saliva che
colava
dall’angolo della bocca.
Quistis
aveva i
vestiti a brandelli ed era stata immobilizzata con la sua stessa
frusta,
su cui
gocciolava il
sangue da una brutta ferita al mento.
Seifer, che
aveva
cercato di proteggerla, era stato inchiodato al muro con la spalla
trafitta dal
Gunblade,
mentre l’altro braccio aveva il gomito rotto.
Zell, che
aveva
aggredito Roirus con la sola forza dei pugni, si era visto afferrare le
mani,
ora ridotte
ad una
massa sanguinolenta di carne macerata, ossa rotte e cartilagini
sfilacciate.
Irvine si
era visto
strappare di mano il fucile, poi Roirus l’aveva usato per
colpirlo
nelle reni.
E Selphie
era tenuta
per il collo, mentre l’uomo la stava strangolando.
<
Bene, streghetta
> cominciò l’invasore < Vieni con me
e forse questa bimba arriva viva a
fine
della
giornata. >
la lanciò in aria e la ri-afferrò al volo con
l’altra mano
<
Altrimenti, posso
ammazzarla adesso e poi prendere anche te,
per me di
differenza
ce n’è poca… >
Senza dire
una parola,
Rinoa cominciò a dirigersi verso di lui, quando venne
trattenuta da Squall.
<
Cosa credi di
fare? > le chiese
< Lui
vuole solo
me. Non voglio che succeda qualcosa a degli innocenti > rispose
la ragazza,
divincolandosi.
< E
io non voglio
perderti di nuovo! > sbottò il Seed.
<
Sono sicura che
mi troverai anche stavolta >.
Chiudendo la
discussione, si diresse verso Rairus, che lasciò cadere
Selphie e, dopo averle
circondato le spalle con un braccio, sparì insieme a lei.
Il Palazzo
di Wutai
era immerso nella penombra della sera. Lucciole e falene volavano
leggiadre
sopra l’erba
già umida di rugiada, lanterne di carta pendevano da
peschi e
ciliegi,
gettando ombre soffuse sui molti laghetti e giardini pensili.
Le guardie
erano
sedute a gruppi intorno al muro di cinta, bevendo sakè per
scacciare il freddo.
Una sola
persona stava
appoggiata al davanzale della sua stanza, stringendo un cuscino per
combattere
il freddo vento della notte invernale.
Yuffie
Kisaragi, unica
erede al trono di Wutai; i suoi rapporti col padre si erano alterati
quando lei
era fuggita
di casa e si era dedicata alla vita di ninja rapinatrice di Materie.
Di recente,
tuttavia,
aveva bisogno del benestare di suo padre per poter sposare
l’uomo che amava, il
tenebroso pistolero Vincent Valentine
Così
era dovuta
tornare a vivere a palazzo e indossare quel ridicolo kimono dai colori
vivaci,
dannatamente scomodo e che le stava spremendo la vita.
Guardò
in basso verso
la larga cintura e notò c’era qualcosa di positivo
in quell’affare:
stringendole la vita, faceva risaltare di più i suoi seni,
troppo
piccoli per la
sua età, verso i quali aveva
maturato un
complesso
soprattutto dopo aver visto le grazie di Tifa…
Fu un
attimo: qualcuno
entrò dalla finestra, le strappò il cuscino dalle
mani
premendoglielo
in
faccia per soffocare le sue urla e la stordì con un colpo di
palmo
allo sterno
e uno di
taglia alla nuca.
Attraverso
la nebbia
offuscata che le era calata sugli occhi, vide che l’intruso,
un giovane biondo
con gli occhiali da sole, toglieva le corde dalle tende del letto e le
usava
per bloccarle i polsi e le
caviglie
Infine, le
infilò gli
avambracci nella cintura del kimono, immobilizzandola completamente.
In tutto,
aveva
impiegato meno di un paio di minuti.
<
Avanti > le
disse, mettendola a sedere su una poltrona < Grida. Chiama aiuto
>
< Se
pensi che ti
darò questa soddisfazione… >
sibilò la ninja, prima di essere colpita da un
tirapugni
che le
spaccò il labbro e le fece apparire un grosso livido sullo
zigomo destro.
< No,
non hai
afferrato > rispose il rapitore < Tu adesso farai tutto
quello che
l’amico Chuka dice,
oppure
questa bambina
cattiva e disubbidiente si farà la bua. Comprendez? >
La risposta
di Yuffie
fu uno sputo in faccia; vibrando di rabbia, Chuka le
afferrò
i capelli e
diede uno strattone, strappandone una ciocca sanguinolenta, per poi
scagliarla a
terra e
accendersi una sigaretta.
Mentre
fumava cominciò
a prenderla a calci in ventre e nella schiena, per poi strapparle
il kimono e
spegnerle
la sigaretta sul seno. Stavolta riuscì a farla gridare.
Le
strattonò la nuca
all’indietro e la baciò in bocca, mordendole il
labbro mentre le
strizzava i
fianchi;
quando cominciò a schiacciarle il basso ventre
con la punta
ferrata
dello stivale, Yuffie emise un lungo verso acuto e
stiracchiato,
cominciando
a piangere.
Pochi
istanti dopo,
poco prima che Chuka si calasse i pantaloni, la porta della stanza
venne
sfondata
dall’ingresso delle guardie del palazzo, con Vincent in testa
a pistole
puntate.
<
Fine dei giochi,
peccato > commentò Chuka con uno schiocco della
lingua, balzando sul
davanzale per godersi la scena.
Avanzando a
lenti
passi misurati, e tenendolo sempre sotto tiro, Vincent si
avvicinò a Yuffie la
sollevò da terra.
< Te
l’ha fatto
lui? > chiese, gli occhi rossi come fiamme insanguinate.
Incapace di
rispondere, la principessa si limitò ad annuire, continuando
a singhiozzare.
Nei pochi
istanti che
Vincent impiegò per rialzarsi, Chuka gli balzò
dietro, fece a pezzi le guardie
e si caricò la ninja in spalla, sorridendo al pistolero.
<
Rinfodera il
cannone > ridacchiò sardonico < Quando sei
arrivato, io ho dovuto
rinfoderare il
mio…
comunque, se vuoi
salvare la bambolina di porcellana, dovrai giocare >
< Non
posso fare
altrimenti > sibilò l’ex Turk < Ma
fissati bene in mente le mie parole:
appena
la partita
giungerà al
suo culmine, la tua marcia carcassa verrà crivellata dalla
mia Cerberus >
Hinata aveva freddo; l’avevano sbattuta in una caverna piena di muffa e scarafaggi, lei non aveva niente addosso.
L’unica cosa che la faceva andare avanti era il pensiero che Naruto sarebbe arrivato: già se lo
immaginava, a sfondare la porta urlando come un ossesso “Hinata! Ti porterò
fuori di qui, dattebayo!”
Matsuri si svegliò con la testa che doleva e un rivoletto di sangue che colava dalla
tempia; ricordava soltanto un uomo che si chiamava Vodka.
L’aveva stordita con una bomba velenosa e lei si era svegliata nella foresta al
confine col Paese del Fuoco; il suo rapitore era lì, insieme ad altri due,
Whiskey e Grappa, che avevano con sé due kunoichi della Foglia.
Le riconobbe come Sakura e Tenten, e per qualche motivo la rosata era in uno strano costume
da infermiera; poi le avevano premuto in faccia uno straccio imbevuto di cloroformio,
e si era risvegliata in quella cella.
< Gaara-sama… faccia presto > mormorò.
Sparò
un colpo e vide
il dèmone cadere con la testa sanguinante, preso in mezzo
agli occhi;
vedeva
davanti a sé il
bersaglio, una specie di serpente con la maschera da Arlecchino,
che usava
catene che
gli uscivano dalla carne per balzare da una parete all’altra
della strada.
Mary
estrasse il
Kalina Ann e lo puntò; si preparò a colpirlo
prima con l’arpione, poi ad
abbatterlo;
il colpo lo
inchiodò
sul posto, ma mentre lei prendeva la mira per colpirlo col razzo,
una figura
vestita di
rosso balzò dalle ombre e decapitò il demone con
un singolo fendente.
<
Questo lo
sentirà, domani… > commentò
Dante, indossando la maschera del demone.
<
Ehi! > gli
urlò dietro Lady < Quel demone era mio! >
<
Già: era >
< Ma
brutto… io ti
squarto, ti sventro, ti trito, ti sbudello, ti squarcio, ti sgozzo, ti
piglio a
calci
dove te lo
senti di
più, ti faccio a tocchetti e… >
<
Calmati, ragazza
> riuscì a dire Dante prima che gli arrivasse una
pallottola dum-dum dove se
lo sentiva
di più,
venendo così colpito dove un uomo non vorrebbe mai essere
colpito.
Un’ombra
si staccò da
un cornicione e afferrò Lady, bloccandole i polsi e
tappandole la bocca con la
mano.
< Ora
è il momento
di giocare > le sussurrò l’ombra
all’orecchio < Vuoi giocare con Marvin?
>
<
Ghnh! > mugolò
lei, cercando di scrollarselo di dosso.
<
Dai, non fare i
capricci… > da sotto i suoi vestiti emersero altre
due mani, coperte di
guanti in pelle di squalo.
Senza
aspettare,
Marvin glie ne ficcò una nella generosa scollatura,
strizzandole il seno e
causandole così un’abrasione < Ti piace,
eh? >
Pochi
istanti dopo, un
lampo rosso e argenteo; il braccio colpevole era stato amputato
all’altezza
del gomito,
e l’altra
mano crivellata.
Capendo la
mala
parata, Marvin svanì in una nube di fumo.
La
città di Fortuna
era tata ricostruita da poco: in quel momento era
in corso una
celebrazione per ringraziare Sparda, che aveva fatto sì che
Sanctus
l’ingannatore
fosse
sconfitto
dall’erede del Cavaliere Oscuro.
Kyrie era in
piedi sul
pulpito, cantando la sua ultima creazione; la luce del sole le filtrava
tra i
capelli e si
rifrangeva sul piccolo diadema che portava in fronte,
mentre
faceva
ondeggiare le braccia al lento ritmo della canzone.
Nero sedeva
stravaccato su una delle panche della chiesa, con gli occhi socchiusi,
ascoltando
la musica
Gli portava
alla mente
i ricordi di tempi più giovani e spensierati,
quando lui e
Kyrie
erano ancora bambini, e non c’erano
preti assassini, fratelli posseduti o scienziati pazzi trasmutati in
falene
demoniache;
quando
già indugiavano
nel pensiero del loro amore da ragazzini.
Urla.
Nero fu
riportato alla
realtà dal rumore di grida e panche rovesciate; alzandosi di
scatto, vide un
branco di
demoni che
piombava attraverso le vetrate istoriate.
<
Ecco che si
ricomincia > sbuffò, estraendo
Il primo
demone non
era nulla di speciale, un semplice Spaventapasseri; se ne
sbarazzò con un colpo
di pistola e ne trinciò altri con la spada.
Si
girò giusto in
tempo per vedere un enorme pugno squamoso, con placche ossee, che si
dirigeva a
tutta velocità contro il suo mento.
Quando
riuscì a
rialzarsi, dopo aver pattinato sulla schiena per quindici metri di
pavimento in
marmo,
vide che la cosa che l’aveva colpito era una specie di enorme
lucertola
scimmiesca con lunghi artigli affilati come
lame,
muscoli gonfi
come meloni e tendini guizzanti come fruste d’acciaio.
Dante glie
ne aveva
parlato: i Gigablade, enormi simili degli Assault, ma molto
più grossi e forti,
con gli artigli, notò, che stillavano un veleno nervino.
Altri due
sbucarono
dal terreno, mentre un altro si precipitava attraverso il tetto; si
lanciarono
su di lui come un sol demone, incontrando presto la morte.
Si
voltò cercando di
ripulirsi dalla melma che quei cosi avevano per sangue, e si accorse di
un’ombra sulla grande vetrata dietro il pulpito,
un’ombra che
andava
ingigantendosi
sempre più.
<
Kyrie! > urlò,
ma era troppo tardi.
I vetri si
frantumarono in una pioggia di miriadi di schegge cristalline, che
rifransero
la luce oscurata dall’enorme pappagallo che entrò
nella cattedrale,
staccando
pezzi di
parete con la sua semplice mole.
Kyrie ebbe
soltanto il
tempo di voltarsi e lanciare un breve strillo acuto, prima che la
prendesse tra
gli artigli
per poi
smaterializzarsi in una vampata di fiamme verdastre.
<
Cazzo! > urlò
uno degli uomini in fuga < Ce l’abbiamo dietro!
>
Come a
confermarlo,
l’ultimo della fila venne crivellato di colpi, che
imbrattarono di sangue il
muro prima
che il corpo
si disintegrasse in polvere.
Quello
subito davanti
fu afferrato da cinque dita inguantate che gli affondarono nella
scapola, per
poi
sbattergli la
faccia contro le macchie di sangue.
<
Dimmi cosa vedi,
sacco d’immondizia… > commentò
una voce, prima che il suo cranio venisse
stritolato
da una
seconda mano.
I restanti
tre fecero
irruzione in una stanza alla fine del corridoio, dove un uomo mezzo
nudo con
i capelli
raccolti in
un codino, stava accarezzando le cosce di una prostituta
bionda
ammanettata al
letto, sussurandole qualcosa dietro l’orecchio.
<
Vedrai, ora
arriva il bello… >
Avvicinò
la bocca al
collo e dischiuse le labbra, mostrando due file gemelli di
impressionanti zanne
sbavanti,
quando venne
interrotto dai tre uomini.
< Che
volete? >
chiese brusco.
<
Capo, c’è… >
Non
finì mai la frase,
perché venne freddato da un confetto a nove millimetri; la
ragazza aveva
frantumato
le manette
ed estratto un paio di semiautomatiche, con cui
eliminò
in pochi istanti
anche gli altri due.
<
Ottimo lavoro,
Agente > commentò una voce proveniente dalle tenebre
al di là della porta,
subito
seguita da
una
pallottola che strappò un braccio al codinato.
<
Figlio di
puttana! > urlò, stringendosi il moncherino del
gomito < Chi cazzo sei,
tu? >
Dalle ombre
emersero
due occhi più rossi della morte, simili a sangue incendiato,
insieme ad una
lunga
pistola nera con
la scritta Jackal su un fianco.
<
L’Uccello di
Hermes puoi chiamarmi. Mangiami le ali per addomesticarmi >
ghignò Alucard,
premendo il
grilletto.
Mentre il
vampiro si
disintegrava, Seras si tolse le lenti a contatto verdi, rivelando i
suoi occhini
azzurri.
<
Toglimi una
curiosità, Agente: dove le tenevi, le pistole? >
<
Sorvoliamo >
L’olfatto
del vampiro
notò solo allora che le sue gambe odoravano di polvere da
sparo; si concesse
un ghigno,
prima che
venisse attivata una ricetrasmittente.
<
Alucard >
disse la voce di Integra < Recati subito a cinque quartieri di
distanza da qui!
Un
vampiro ha
appiccato
fuoco ad un orfanotrofio! >
Alucard
cominciò
subito a rimuovere i sigilli, disgustato: prendersela con i bambini era
una
cosa
che non
aveva mai
tollerato.
E questo lo
dice uno
che, in vita, marchiava a fuoco le facce, cavava gli occhi,
tagliava
mani e piedi,
strappava unghie, spellava apparati riproduttivi,
faceva
mordere via
scalpi da mute di cani, apriva in due le persone per dare
fuoco alle
loro
budella mentre erano ancora vive,
e infilava
paletti per
vie… anali!
Cinque
minuti dopo,
erano davanti all’orfanotrofio in fiamme, mentre a godersi lo
spettacolo
stravaccato
sull’erba
c’era uno skinhead in bermuda e infradito coperto
di tatuaggi
di MAD.
<
Alla faccia del
barbecue > ridacchiò l’individuo, per poi
rivolgersi ai due vampiri <
Bella,
cumpa, io
sono
Stanley. Chi è il primo? >
Seras gli
balzò
addosso brandendo l’Harkonnen, che le fu strappato di mano e
usato per
tramortirla; in breve tempo, venne immobilizzata da una catena
d’oro, mentre
dalla sua
carne
cominciava a levarsi del fumo acre.
L’oro
era il più sacro
dei metalli, e la sua aura le stava lentamente corrodendo la carne.
<
Ora, Ally > continuò
Stanley < Io devo scappare con la bionda, ma non preoccuparti,
ti lascio un
vecchio amico per farti compagnia! >
Si
smaterializzò, e al
suo posto apparve un uomo elegante, dai tratti latini, con un mazzo di
carte in
mano.
<
Sono pronta per
la rivincita > disse il Damerino < E ora sono
più forte che mai! >
Alucard, a
sentire una
scemenza del genere, scoppiò a ridere.
< Non
importa
quanta glassa tu possa mettere su una pila di merda, non potrai mai
trasformarla in una torta sacher! >
In pochi
secondi,
aveva strappato braccia e gambe al vampiro, gli aveva strappato
l’intestino
grasso e, dopo aver afferrato una trave in fiamme,
gliel’aveva
ficcata
nel… beh,
l’avete capito.
<
Ahi! >
esclamò, atterrando di faccia.
A cadere era
stato un
giovane biondo vestito elegantemente, con i lunghi capelli biondi
raccolti in
una
treccia; subito dopo, gli atterrò addosso un altro ragazzo,
castano chiaro.
<
Fratellone >
domandò questi < Come stai? >
<
Potrei stare
meglio > rispose lui, alzandosi < Al! Ti rendi conto di
dove siamo? >
<
Questa campagna…
> mormorò il castano < Siamo a casa! Ce
l’abbiamo fatta! >
<
Andiamo da Winry
> continuò il biondo, massaggiandosi la spalla
< Questi affari cominciano
a darmi il prurito… servirebbe un nuovo Automail…
>
Appena
bussarono alla
porta, Ed si vide arrivare addosso una chiave del 32.
< Non
è cambiato
nulla > esalò, crollando a terra.
< Chi
diavolo sei,
tu? > urlò una ragazza bionda con gli occhi azzurri e
una tuta da meccanico.
<
Winry… sono, io
Ed! >
< Non
è possibile
> dichiarò lei, afferrando un trapano a percussione e
puntandoglielo contro
< Non hai niente che ricordi quel nanerottolo! >
!!!!!
< Chi
sarebbe il
super-micro acaro talmente microscopico che nemmeno una pulce potrebbe
dissezionarlo? >
La ragazza
lasciò
cadere l’arma impropria e si inginocchiò davanti a
lui
< Ed
> esalò
< sei davvero tu? >
Massaggiandosi
il
bernoccolo, alzò la manica e indico l’Automail,
battendoci sopra con le nocche.
<
Imbecille! >
gridò Winry, una volta accortasi che era quello vero
< Ti
lascio di là
per due anni e tu un Automail di prima qualità me lo riduci
così? Ci ho messo
diciotto mesi per costruirne uno leggero,
resistente e
che potesse
durarti a lungo, e tu come diavolo ti ripresenti qui?
Io ti
disintegro, TI
DISINTEGRO! >
<
Insomma, che succede?
> chiese zia Pinako, uscendo preceduta dal fumo della pipa
< Non è
possibile… >
<
Nonna! >
esclamò Winry < Sono tornati! >
< Non
è questo >
mormorò la vecchia < L’impossibile
è che lui sia già tornato e tu lo stia
già pestando! > estrasse da dietro la schiena un
disco fonografico con
la scritta
“Winry nel
sonno”.
Per sbaglio,
s’intende, la bionda inciampò e il trapano a
percussione da lei appena raccolto
andò a demolire il fonografo.
<
Whops >
commentò, portandosi una mano dietro la testa <
Scusate! >
< No,
non c’è
problema > disse Al, mettendo le mani sul marchingegno rotto e
riparandolo.
Winry era
tanto
infuriata che le si poteva cuocere il proverbiale uovo in testa.
Prima che
Pinako
potesse mettere su il disco, nel tetto si aprì un buco e ne
uscì una ragazzina
con le treccine.
< E
questa chi è?
> chiese Ed, alzando il sopracciglio.
< Si
chiama Nicky
> spiegò Winry, approfittando del suo ingresso per
ri-sfasciare il fonografo
< Viene spesso qui da noi >
<
Giochiamo? >
chiese la bambina, allungando le manine verso Winry
<
Adesso no >
rispose la meccanica < Devo aggiustare questo Automail >
<
Come ha fatto ha
farsi così male > chiese ingenuamente la bambina
< Se è ancora un
bambino?
>
< Chi
è che hai
appena osato definire micro-pulce troppo piccola per poter essere
fastidiosa
anche per un moscerino? >
< Ih
ih… >
sorrise la bimba < Sei buffo, lo sai? Devi essere quello di cui
Winry parla
sempre… >
<
Nicky > la
interruppe la bionda < Perché non vai fuori a giocare
con Al? >
Mentre i due
giocavano
a palla, Winry lavorava di saldatrice sul marchingegno; per fortuna
i danni,
anche se
molti, non erano nulla di serio, e non c’era stato bisogno di
staccare l’arto.
<
Sai, Win > le
disse Ed < Sono curioso di sapere cosa è successo
mentre ero dall’altra
parte
del
Portale… quel
pallone gonfiato di Mustang è riuscito a diventare
Comandante Supremo? >
<
Sì > confermò
lei, ricaricando il saldatore.
<
Pazzesco, questa
carica la regalano, al giorno d’oggi >
sbuffò l’alchimista.
< E
invece tu, come
te la sei passata? >
< Non
troppo bene
> sbuffò lui < Mi mancava
l’alchimia, mi mancavano questi paesaggi di
campagna
incontaminata, mi mancavano le riparazioni
dell’Automail… >
Prese fiato
e, prima
che gli mancasse il coraggio, buttò fuori.
< E
mi mancavi tu
>
Winry, che
in quel
momento stava riparando un cavetto, ebbe uno spasmo che
le fece
toccare il
metallo rovente con un dito; lasciò andare
l’attrezzo e
si strinse
il
polpastrello, mordendosi l’interno della guancia per non
gridare.
Ed in
seguito non
seppe, o non volle, dire perché l’avesse fatto;
comunque, le prese l’indice e
glielo
ciucciò,
facendo passare il bruciore con la saliva.
Quando ebbe
finito, le
carezzò la mano, avvicinandola.
< Ed
> disse
lei, con gli occhi lucidi < Perché hai…
>
< Non
è chiaro?
>
< No,
non lo è…
cosa vuoi dire? >
< Non
sei solo la
mia meccanica di fiducia >
<
Ma… >
<
Né la migliore
costruttrice di Automail che io conosca >
<
Grazie, però…
>
< Per
me sei molto
di più >
Le cinse la
nuca con
il braccio, attento a non farle impigliare i capelli nelle giunture, e
l’avvicinò a sé.
< Ed,
vuoi dire
che… >
<
Sì, Winry >
rispose lui < Io ti a… >
<
Fratellone! >
urlò Al, entrando sbattendo la porta
<
Spero che tu
abbia un buon motivo > ringhiò Ed, fulminandolo con
lo sguardo, mentre Winry
stava
sollevando una
grosso martello pneumatico collegato
ad una
batteria da
ventiquattro volts con del filo di rame da sedici ampere.
<
Chimere
all’attacco! > gridò
l’ex-armatura.
<
Resta qui, Winry!
> esclamò, afferrando l’impermeabile e
correndo fuori, dove
lo
aspettavano le
creature; ibridi tra grossi felini e rettili, o pesci, o entrambi;
addirittura
c’era un
incrocio tra un puma, un gambero e un castoro.
I due
fratelli si
scagliarono sulle creature, che avevano atterrato Nicky e stavano per
sbranarla, e nell’atterrare nel bel mezzo delle belve
trasmutarono le proprie armi:
una lancia e una lama
all’Automail per Ed, una
corta spada e dei tirapugni con lame per Al
Affrontando
le chimere
diedero tempo alla bambina di rifugiarsi in casa, ma per qualche motivo
le creature
non la seguirono.
<
Come se… >
rilfettè Ed, per poi afferrare Al per il colletto e
seppellire le chimere nel
terreno
<
Sbrigati Al! È
solo un diversivo! Vogliono tenerci lontano dalla casa! >
Appena
entrati videro
che era troppo tardi: Nicky piangeva in un angolo, con un ginocchio
sbucciato,
la rimessa
era sottosopra e nessuna traccia di Winry.
<
Cosa è successo?
> chiese Ed, usando l’alchimia per rimarginarle la
pelle, senza però farla
smettere di
piangere.
<
Quello >
singhiozzò la bambina < Ha preso la sorellina Winry e
poi… e poi è volato
via! >
<
Quello? >
chiese Ed < Quello chi? >
<
Quello lì! >
urlò la bambina < Quello col tatuaggio e il serpente
e il triangolo e… no,
aveva le
ali! Era un
tatuaggio
di un dragone e di un triangolo! >
Per un
po’ Ed non capì
cosa indicasse il campanello di allarme nella sua testa, poi
ricollegò il
tutto: tre triangolo disposti a formarne uno più grande, e
intorno a questo un
serpente alato
che si morde
la coda.
Gli
Homunculus.
<
Cosa ha fatto?
>
<
Aveva la faccia cattiva
> pigolò Nicky < E ha trasformato il braccio
in corda e l’ha usato per
legare
Winry, e aveva
i capelli verdi e era mezzo nudo! >
E
così, Envy era
ancora vivo, dopotutto… beh, visto quello che aveva fatto,
Ed si maledisse
per non
avergli
strappato il cuore quando poteva, nella sala del tempio di Thule.
Grande
giorno di festa
ad Amazon Lily; ancora una volta, l’Imperatrice Boa Hancock
era tornata,
e non da
sola; aveva
portato con sé le più grandi rarità
che l’isola avesse mai visto.
I maschi.
Tra loro
c’era il
solito pirata che aveva battuto Marigold e Sandersonia, ma era pieno di
altra
gente interessanti.
Un biondino
che
eseguiva ogni comando di ogni bella ragazza, uno coi capelli verdonzi
dal
fisico scolpito nel marmo, uno coi capelli azzurri che, a giudicare
dalle
dimensioni degli
avambracci doveva soffrire di una profonda ipertrofia o quantomeno
di una
grossa
ritenzione idrica, un nasone, uno scheletro che suonava divinamente e
due
ragazze.
Più
un procione più
tardi identificato come renna, che era arrivato lì tre
quarti d’ora prima degli
altri, spinto da una poderosa crickata
di Hancock
stessa.
Nessun
animale
puccioso deve mettersi sulla strada del capo dei pirati Kuja.
Nessuno.
Mai, per
nessuno
motivo!
Comprendi?
(stile Jack
Sparrow)
Comunque, il
loro
capitano stava facendo a gara a chi mangiava di più con
chiunque avesse il
coraggio di sfidarlo.
Finora aveva
liquidato
le due sorelle di Hancock (che pure, potendosi mutare in serpenti,
dovrebbero
essere
capaci, viste le dimensioni, di ingoiarsi insieme Moria
e Kuma),
metà dei
pirati, i gorilla di guardia e uno dei due Re del Mare che trainavano
la nave dei
pirati
stessi.
Il guaio
è che non
sembrava intenzionato a fermarsi; per fortuna delle provviste (la
vecchia Nyon
si
stava
suicidando al
pensiero di quell’incubo logistico), la tavola venne
demolita da
una palla
di cannone ben piazzata.
<
Ehi! > ringhiò
Rufy, riuscendo chissà come a smaltire all’istante
tutto il pasto.
< Ma
che bella
festicciola, toin-toin-toin! > disse una voce.
Sull’anello
di roccia
che circondava il villaggio stava un uomo vestito in maniere
alquanto
truzza (tanto
truzza, in effetti, che c’è da chiedersi se non
fosse parente
di Kizaru),
che
reggeva con una mano il cannone fumante e con l’altra una
katana a
catena lunga
tre metri abbondanti.
La parte
più
sconvolgente erano le sue proporzioni: collo corto, faccia larga, gambe
lunghe e
strette,
piedi minuscoli, bracci grossissimi e avambracci lunghi e sottili.
< Chi
è questo
imbecille? > chiese Zoro, mettendo mano alle spade
<
Sono il grande
Cuchillo, toin-toin-toin! >
<
Abbattete
quell’obbrobrio! > urlò Hancock al resto
dei pirati Kuja, che cominciarono a
scagliare le
loro
frecce cariche di Ambizione, che lo sgorbio (mi rifiuto di definirlo
“uomo”)
schivò
senza troppi
problemi, per poi atterrare tra i due grossi tavoli.
<
Allora, vediamo
un po’ > riflettè, estraendo un foglio da
una tasca < Pan grattato,
focaccia con
le olive,
tre baguette
al formaggio, una confezione di yogurt magro… scusate, era
la lista
della
spesa.> Tirò
fuori un secondo foglio < Una nuova mitragliatrice, dei ricambi
per
la spada a
catena, un collanone
gangsta-style… no, fermi tutti… >
s’interruppe,
scrutando meglio il foglio.
<
Questa è la
lettera a Babbo Natale di quel deficiente di Stanley! Ma che
diavolo… >
Iiniziò
ad estrarre
roba da tutte le tasche < Lista di morte… no. Elenco
dei film da restituire
da
Blockbuster… no.
> gettò via i due fogli < Cose da acquistare
quando avrò
trovato un
porno-shop
ben fornito e con prezzi abbordabili????!?!
Okay, quando
torno
alla base gli insegno io a Chucka a ficcarmi le sue scemenze in
tasca… >
ringhiò.
<
Ecco! Piano di
missione! > sventolò il foglio verso di loro con aria
trionfante < Visto?
L’ho
trovato,
toin-toin-toin! Allora, vediamo: arrivare su questo mondo,
fatto…
sbarcare ad
Amazon Lily, fatto… fare una bella entrata in scena,
fatto… ecco! Quarto punto!
>
Svanì
in una nuvola di
fumo e riapparve accanto a Hancock.
< Lei
è Boa
Hancock, Imperatrice di Amazon Lily? > chiese, prendendo nota
sul taccuino
<
Sì > rispose
stizzita lei, guardandolo talmente dall’alto in basso che
sembrava che
stesse
guardando in
alto (non chiedetemi cosa significhi, o come sia fisicamente
possibile,
so solo che
lei lo fa spesso XD).
Prima che
potesse
accorgersi di cosa stesse succedendo, si ritrovò
imprigionata; cominciò
a sentire
freddo, come
se stessero premendo addosso delle barre di ghiaccio, e si
guardò:
l’aveva
immobilizzata
con catene di quel materiale grigio-nero a sfumature verdi
noto come
Agalmatolite.
Si
sentì come
risucchiare e il mondo intero sparì; riuscì solo
a sentire Rufy che urlava
il suo nome,
poi più
nulla.
<
Hancock! >
gridò il pirata, osservando il pozzo di vorticante energia
bluastra in cui era
sparita.
Notte di
luna nuova
nell’Epoca Sengoku, con prevedibile nervosismo di un certo
mezzo-demone di
nostra conoscenza…
<
Dannazione >
ringhiò Inuyasha < Se avessi
< Ma
fa sempre
così? > chiese Sango
<
Quando c’è la
luna nuova? > chiese il monaco Miroku, senza staccare gli
occhi dalla
sua
ciotola di riso < Sempre >
< Non
parlate alle
mie spalle! > ringhiò lui, voltandosi
sull’albero dov’era accovacciato.
< A
cuccia! >
disse semplicemente Kagome, facendolo così schiantare contro
l’albero
che si ruppe
sotto il suo peso, mandandolo a finire di faccia
contro un
nido di
formiche.
<
Dannata… >
sibilò lui, mentre le formiche cominciavano a mordere.
Sentirono un
rumore
provenire dalla boscaglia, e dalle fronde degli alberi emerse
un’enorme
massa di
carne
strabordante, che venne presto illuminata dal fuoco: aveva una pelle
liscia e
viscida,
lunghe pinne artigliate e chilometrici bargigli che si contorcevano sul
muso,
simili a
tentacoli.
< Un
demone
pesce-gatto! > esclamò Miroku, mettendo mano ai suoi
sigilli, ma prima che
potessero
fare
qualcosa, Inuyasha era già balzato contro di lui.
<
Sankon-tessou!...
d’oh! >
Mentre il
mezzodemone
si schiantava, il demone fece un paio di balzi e ingoiò
Sango e Kagome, per poi
rituffarsi nella macchia.
<
Kagome! > urlò
Inuyasha, balzando all’inseguimento
<
Sango-chan! >
gridò invece Miroku < Torna qui! Dobbiamo ancora fare
un figlio! >
Shipo lo
colpì in
testa con uno dei rami del fuoco.
< Ti
sembra il
momento di parlare di queste cose? > domandò.
<
teri kagayaku
taiyou to
yaketa hada ga mabushii ne
nagakatta ano toki ga ima
yomigaeru
nagakatta you de mijikai
suteki na omoide no tsukihi
makkuro na kao ga
mongatatteiru yo >
cantò, ondeggiando.
Sotto il
palco, in
prima fila, c’era un tavolo riservato ai VIP; entrambi i lati
erano occupati
Il primo
posto a
destra ospitava un biondo non troppo alto vestito di giallo e con
alcune
parti
d’armatura, che
teneva una spada di cristallo azzurro accanto a sé.
Subito dopo
c’era un
trio di avventurieri di cui tre feriti gravi (a uno mancava un occhio,
all’altro
un braccio e
… beh,
dire che aveva qualche problema di gambe sarebbe un gentile eufemismo).
L’ultimo
posto al lato
destro era occupato da un essere bradipoide con la faccia da scemo e in
testa uno
tsunami
arancione che ad un più attento esame si rivelerebbe il suo
scalpo.
Sul sinistro
si
trovavano una gotho con l’aria perennemente scazzata, una
ragazzina coi
capelli
biondo-rossicci
talmente puccia che vorresti ficcarla in uno spremi-agrumi e
un possibile
clone di
Lust l’Homunculus (o, visto il suo sesso,
Perdonatemi
questo
breve momento di idiozia, sono reduce da una serata fatta di test di
Nonciclopedia e film di Lesley Nielsen.
Comunque,
stavano
ascoltando il nuovo concerto dell’Invocatrice Yuna, che in
quel momento
si stava
esibendo in
uno splendido pezzo musicale, danzando a ritmo e
facendo
così
ondeggiare la larga mezza-gonna (io ancora devo capire il senso di un
indumento
del
genere…).
Tidus la
stava
fissando imbambolato, come solo chi è veramente innamorato
potrebbe fare.
< Dai
scommetto che
ce la facciamo > sussurrò Nooj a Gippal
<
Dici? > chiese
lui, ridendo sotto i baffi.
<
Sì, sul serio
>
Ridacchiando,
i due
compari, estrassero due pennarelli e fecero per avvicinarli alla faccia
di
Tidus
tra il
sogghignare
degli altri (eccetto Paine, ma lo sappiamo tutti
che lei ha
l’espressività di Silvester Stallone appena alzato
dopo una notte di alcool,
droga e
rock’n’roll).
< Non
provateci
nemmeno, mi spiacerebbe dover litigare con Yuna per aver tinto il suo
concerto
di
rosso sangue
>
disse lui, senza neanche spostare lo sguardo dal palco
I due
decisero
saggiamente di ritirarsi, mentre la canzone giungeva alla conclusione,e
la
folla esplodeva in un delirio.
<
Sensazionale, ya!
> urlò Wakka, scagliando in aria il suo pallone che,
per sfortuna,
colpì
un riflettore
facendolo scentrare in testa ad un tecnico dei suoni <
Whops… >
Poco dopo,
nel
backstage, Yuna si stava cambiando, quando un paio di mani le
coprì gli occhi.
<
Indovina chi è?
>
<
Mmhh… > fece
lei, come se ci stesse riflettendo < Yunalesca? >
<
Potresti almeno
stare allo scherzo > sorrise Tidus, voltandola verso di lui
< Eh
eh >
ridacchiò lei, bussandogli in testa < Scemo >
E allora,
scoppiò
l’inferno.
<
Iguion! >
ruggì Kimahri,, correndo davanti a loro; Yuna estrasse le
pistole e Tidus tirò
la
Fraternity
fuori dal
fodero, e si gettarono sul palco a fronteggiare le creature.
Il resto dei
Guardiani
e i tre avventurieri era già impegnato nello scontro, mentre
Paine stava
riversando
addosso ai
rettili un torrente di Firaga.
Mentre
combattevano,
dalla folla in fuga si alzarono alcune figure ammantate, vestite di
nero e col
volto
coperto di
sciarpe scarlatte, che brandivano un vasto insieme di armi:
tutti
avevano sia
un’arma da fuoco che una da corpo-a-corpo, e agitandole
scattarono come mantidi
ritrovandosi
sul
palco.
Visto che
non
sembravano avere buone intenzioni, Tidus si gettò sul
più vicino, armato di
pistola e
lancia, e
con un colpo
di spada ruppe in due l’asta di legno, schivando un colpo di
proiettile e
tirandogli
una
ginocchiata in faccia.
Lì
vicino vide Rikku
tirare i suoi pugnali contro un secondo uomo, che imbracciava un fucile,
mentre una
lunga lama
seghettata giaceva inutilizzata lì vicino; i pugnali
rimbalzavano contro il
petto del
guerriero.
<
Sono corazzati!
> gridò Tidus alla bionda < Mira alla testa!
>
<
Capito! > gli
rispose Rikku, colpendo il suo avversario alla tempia con un calcio.
Nonostante
combattessero al meglio delle proprie possibilità, vennero
presto circondati da
guerrieri
e rettili;
l’ultima a gettare
le armi fu Yuna, riuscendo a ferire al mento un assassino con una
pallottola.
Tra i nemici
si fece
largo un’alta figura, vestita in un largo kimono bianco, che
portava due katane
alla cintura
e una
terza, più grossa, sulla schiena insieme ad un fucile.
Dei capelli
ne aveva
una sola ciocca verdastra, e il volto era coperto da una maschera
d’osso.
<
Ottimo lavoro,
ragazzi > disse, battendo le mani < Ora, siate
così gentili da farmi
spazio; ho
bisogno di
lavorare, e
non ho voglia di dovermi portare dietro dei sicari surgelati >
Con uno
schiocco di
dita, Rikku e Yuna si ritrovarono congelate.
< Ehi
> gli urlò
contro Tidus < E tu chi credi di essere? >
< Mi chiamo Pasine,
contento? > gli
rispose, prima di sparire in un portale, seguito dai suoi
uomini;
senza capire
cosa stesse succedendo, Tidus e Gippal furono risucchiati
dietro di
lui con una
folata di vento, e il portale si richiuse.
<
Concentrati! >
le ordinò Sora, balzando in dietro, col Keyblade in mano.
Concentrarsi.
Già,
facile per lui parlare. Lui aveva massacrato Heartless, Nessuno,
Unbirth,
streghe,cacciatori,
geni della lampada assatanati, Organizzazioni malefiche, addirittura
divinità!
Era ovvio
che fosse
allenato!
Lei invece
aveva il
Keyblade solo da poco, e stava ancora imparando ad usarlo; senza
contare che
lui, avendo
viaggiato
ovunque, aveva appreso diversi stili di combattimento, arti marziali, e
sapeva
anche
volare, oltre
che usare la magia e trasformarsi in diverse forme dai grandi poteri.
Alla fine si
stancò di
non riuscire a combinare niente.
<
Scusa, sai >
sbottò, inacidita < se non sono invincibile come te e
Riku! >
<
Avanti, Kairi
> sorrise Sora, aiutandola ad alzarsi < Non devi
prendertela! Col tempo
migliorerai
anche tu, ne
sono
sicuro.
E nel
frattempo
ricordati che più rafforzi il tuo cuore, più
forte il Keyblade diventa >
<
Scusa >
mormorò la rossa, abbassando il capo < È
solo che… non voglio essere un
semplice peso
per voi due!
Voglio
imparare a combattere! >
<
Beh, sei sulla
buona strada! > sorrise Sora scompigliandole i capelli <
Riku mi ha detto
che nel
Mondo che
Non Esiste
hai fatto una strage di Heartless! >
<
Sì, ma non erano
molto forti, erano quelli… ah, giusto, gli Shadow! >
<
Shadow? >
chiese Sora, con la faccia di chi cade dalle nuvole < Riku mi
aveva detto
che ti
venivano
addosso Defender,
Viverne e altre cose del genere > rfilettè <
Per questo siamo passati
subito ad un
livello
così alto di addestramento! >
<
Quindi non è
colpa mia se non riesco? >
< No,
è colpa di
Riku che voleva farmi venire i complessi di inferiorità
> scherzò Sora
Pochi minuti
dopo,
aveva preparato un nuovo allenamento: in sostanza, un percorso con dei
barili
da rompere.
<
Questo dovrebbe
rendermi più forte? > chiese scettica.
< Ah,
quando io
l’ho finito ero in grado di dare la scalata
all’Olimpo! >
Rinvigorita,
Kairi
cominciò a spaccare i barili, mentre Sora girava una
clessidra, ma giunta al
terzo,
però,
ne uscì una
specie di pupazzo a molla con la testa di zucca.
<
Heartless! >
le gridò Sora < Attaccalo da lontano, è
armato di coltelli! >
Tuttavia,
appena si
allontanò, dietro di lei si aprì un varco oscuro,
e ne emerse un uomo col
soprabito
dell’Organizzazione
Non fece in
tempo ad
accorgersene che venne bloccata e trascinata nell’apertura,
mentre Sora
estraeva i
Keyblade e
si lanciava dietro di lei.
E così, i campioni prescelti si ritrovarono nell’arena, pronti per le diverse sfide, mentre le nostre
prigioniere attendono l’arrivo del loro eroe, chi in trepidante attesa…
< Naruto-kun… sei la mia unica speranza >
E chi un po’ meno restia a lasciarsi schiacciare…
< Massa di schifosi bastardi! > urlò Kaname < Se non vi ammazza Sosuke lo faccio io! >
Ecco, questo era il primo capitolo di flashback; nel prossimo, come ho detto, avremo “la tigre e il
dragone”; provate ad indovinare a che personaggio si riferisce.
Chi vincerà avrà il (dis)piacere di inventare una prova per i nostri eroi; se l’idea per la prova mi
sembrerà in linea con la storia, la inserirò.
Quindi, provate a indovinare di chi parlo e avrete voce in capitolo in un cambiamento della storia
stessa…
Recensite numerosi per farmi sapere le vostre idee!
Al prossimo capitolo, tra quattro recensioni o più… più recensite, più probabilità ci sono che il
capitolo arrivi presto (sono una carogna, lo so XD)
A presto, ‘tebayo!