Crossover
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Autore: nueblackcrowfriend    25/08/2009    5 recensioni
Un eroe. Un misterioso nemico. Una fanciulla da salvare. Sembra quasi una favola, ma per molti è diventato un incubo: un essere multi-dimensionale ha costretto molti guerrieri a scontrarsi tra loro; il premio per il vincitore, sarà la vita di colei che ama… Spero di aversi incuriositi, leggete e soprattutto recensite! Corretti gli errori del primo capitolo! Qualche recensione sarebbe gradita! Rcordate! Se una ficcyna vi piace e non commentate, su di voi si abbatterà l'ira di Sua Apocalittica Calciorotantità, il demiurgo, panticratore, immanente, trascendente, precipitevolissimevolmente, grandissimo, perfettissimo, fortissimo, altissimo, purissimo, Levissimo motore immobile Diesel, Chuck Norris, Colui Che Rotola in Salita! Alla luce di ciò, e se me perdonerete questo sclero nell'introduzione, vi invito a leggere e di conseguenza recensire. Capitolo di Avvisi rimosos, ora è stato inserito il vero quarto capitolo: La Tigre e il Dragone.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I PENSIERI DI LEI, parte 1

 

In questo simpatico capitolo pieno di flashback, (qui indicati in corsivo)

vedremo le circostanze che avevano condotto ai rapimenti delle nostre giovini…

vi anticipo che sarà un capitolo parecchio luuuuuuuuuuungo, e che il prossimo si chiamerà La Tigre e il Dragone.

E ora, le risposte alle recensioni…

Suikotsu: grazie tante. Per la cronaca, i Giapponesi danno ai figli

nomi simili, quindi non è che sei fratello di quel gaio non-morto

al soldo di Naraku, tale Jakotsu?

Anonimo eccetera eccetera: la seconda non l’ho capita… comunque

ecco il capitolo, ora dai da mangiare al biondo, che sennò si deprime

e non rende bene nel massacro.

Whops, ho detto massacro? Volevo dire carnefic… volevo dire stra… volevo

dire macell… ecco, volevo dire sfida.

JhonSavor: no, non mi hai ispirato, perché io riesco ad aggiornare

entro l’arco di vita di un essere umano (o quantomeno ci provo)… chi ha orecchie

per intendere, intenda. Goditi il capitolo.

CloudStrifeAC: grazie Devil, Tessa e Alieno Scintillante (io vengo colpito

da un colpo di bazooka e mi accorgo che Tessa ha avuto una

ricaduta dal capitolo 8 di Animesports)… soprassediamo.

In questa parte di azione non ce ne sarà molta perché è per lo più un capitolo di flashback.

Sentite, conoscete Avatar?

Beh, come avete potuto vedere c’è anche lui dentro, e quello che

andrebbe da sballo nel vostro Animesports sarebbe uno scontro tra lui

e il Fagiolino d’Acciaio… entrambi possono modellare la materia!

Fatemi sapere se queste idee vi stanno bene! Gustatevelo!

Ninja767: beh, tante grazie, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento.

 

Tifa era addormentata; non riusciva a vedere nulla, era come isolata dal

mondo esterno, e riusciva a pensare solo ai pochi minuti che l’avevano portata in

quella situazione.

Si chiese chi altro ci fosse, oltre a lei e Rinoa, e cosa stesse succedendo.

 

Il Garden era assolato; Rinoa stava dando da mangiare a degli uccellini,

accompagnata da Angelo, mentre la vita all’accademia militare procedeva come tutti i giorni.

Seifer, da poco reintegrato, marciava da tutte le parti impettito come un generale,

seguito da Raijin e Fuujin, sempre silenziosi, il primo perché tonto e

la seconda per la sua ferita alla voce.

Zell si strafogava di panini con dentro di tutto, dall’Arkeosaurus al Molboro

(mistero come facesse a restare vivo).

E come al solito, Quistis non poteva fare due passi senza che il suo fanclub di

sbavoni, con Irvine in prima linea, le arrancasse dietro come un branco di

zombie; Selphie di conseguenza pestava Irvine. E…

< Eccoti! >

Ecco, era lui: Squall Lionheart. Fino a poco tempo prima aveva tutta l’emotività di un

ciocco di legno, ma dopo l’impresa con Artemisia, aveva cominciato a cambiare

Quando lei gli balzò al collo, la baciò sulla fronte, scompigliandole i capelli

< Che scena carina > disse una voce.

Si voltarono giusto in tempo per vedere una figura vestita di viola e nero scagliarsi

verso di loro, prima che un colpo di Gunblade la costringesse ad arretrare.

Poco dopo, gli altri studenti avevano fatto cerchio davanti all’intruso, che se ne stava

seduto in terra bevendo da una fiaschetta.

< Beh, se questo non è un comitato di accoglienza! > ridacchiò, mettendosi in piedi

< Mi chiamo Roirus, e sono qui per… beh, non vedo come possano essere cazzi vostri >

I Seed si gettarono su di lui, ma la lotta finì in pochi istanti;

Raijin era finito addosso ad alcuni guerrieri, ora schiacciati dal suo peso, e

gli sbucavano fuori due costole.

Fuujin giaceva scompostamente, più silenziosa del solito, con un rivoletto di

saliva che colava dall’angolo della bocca.

Quistis aveva i vestiti a brandelli ed era stata immobilizzata con la sua stessa frusta,

su cui gocciolava il sangue da una brutta ferita al mento.

Seifer, che aveva cercato di proteggerla, era stato inchiodato al muro con la spalla

trafitta dal Gunblade, mentre l’altro braccio aveva il gomito rotto.

Zell, che aveva aggredito Roirus con la sola forza dei pugni, si era visto afferrare le mani,

ora ridotte ad una massa sanguinolenta di carne macerata, ossa rotte e cartilagini sfilacciate.

Irvine si era visto strappare di mano il fucile, poi Roirus l’aveva usato per colpirlo

nelle reni.

E Selphie era tenuta per il collo, mentre l’uomo la stava strangolando.

< Bene, streghetta > cominciò l’invasore < Vieni con me e forse questa bimba arriva viva a fine

della giornata. > la lanciò in aria e la ri-afferrò al volo con l’altra mano

< Altrimenti, posso ammazzarla adesso e poi prendere anche te,

per me di differenza ce n’è poca… >

Senza dire una parola, Rinoa cominciò a dirigersi verso di lui, quando venne trattenuta da Squall.

< Cosa credi di fare? > le chiese

< Lui vuole solo me. Non voglio che succeda qualcosa a degli innocenti > rispose la ragazza, divincolandosi.

< E io non voglio perderti di nuovo! > sbottò il Seed.

< Sono sicura che mi troverai anche stavolta >.

Chiudendo la discussione, si diresse verso Rairus, che lasciò cadere Selphie e, dopo averle circondato le spalle con un braccio, sparì insieme a lei.

 

Il Palazzo di Wutai era immerso nella penombra della sera. Lucciole e falene volavano

leggiadre sopra l’erba già umida di rugiada, lanterne di carta pendevano da

peschi e ciliegi, gettando ombre soffuse sui molti laghetti e giardini pensili.

Le guardie erano sedute a gruppi intorno al muro di cinta, bevendo sakè per scacciare il freddo.

Una sola persona stava appoggiata al davanzale della sua stanza, stringendo un cuscino per combattere il freddo vento della notte invernale.

Yuffie Kisaragi, unica erede al trono di Wutai; i suoi rapporti col padre si erano alterati

quando lei era fuggita di casa e si era dedicata alla vita di ninja rapinatrice di Materie.

Di recente, tuttavia, aveva bisogno del benestare di suo padre per poter sposare l’uomo che amava, il tenebroso pistolero Vincent Valentine

Così era dovuta tornare a vivere a palazzo e indossare quel ridicolo kimono dai colori vivaci, dannatamente scomodo e che le stava spremendo la vita.

Guardò in basso verso la larga cintura e notò c’era qualcosa di positivo in quell’affare: stringendole la vita, faceva risaltare di più i suoi seni,

troppo piccoli per la sua età, verso i quali aveva

maturato un complesso soprattutto dopo aver visto le grazie di Tifa…

Fu un attimo: qualcuno entrò dalla finestra, le strappò il cuscino dalle mani

premendoglielo in faccia per soffocare le sue urla e la stordì con un colpo di palmo

allo sterno e uno di taglia alla nuca.

Attraverso la nebbia offuscata che le era calata sugli occhi, vide che l’intruso, un giovane biondo con gli occhiali da sole, toglieva le corde dalle tende del letto e le usava per bloccarle i polsi e le

caviglie

Infine, le infilò gli avambracci nella cintura del kimono, immobilizzandola completamente.

In tutto, aveva impiegato meno di un paio di minuti.

< Avanti > le disse, mettendola a sedere su una poltrona < Grida. Chiama aiuto >

< Se pensi che ti darò questa soddisfazione… > sibilò la ninja, prima di essere colpita da un

tirapugni che le spaccò il labbro e le fece apparire un grosso livido sullo zigomo destro.

< No, non hai afferrato > rispose il rapitore < Tu adesso farai tutto quello che l’amico Chuka dice,

oppure questa bambina cattiva e disubbidiente si farà la bua. Comprendez? >

La risposta di Yuffie fu uno sputo in faccia; vibrando di rabbia, Chuka le

afferrò i capelli e diede uno strattone, strappandone una ciocca sanguinolenta, per poi

scagliarla a terra e accendersi una sigaretta.

Mentre fumava cominciò a prenderla a calci in ventre e nella schiena, per poi strapparle

il kimono e spegnerle la sigaretta sul seno. Stavolta riuscì a farla gridare.

Le strattonò la nuca all’indietro e la baciò in bocca, mordendole il labbro mentre le

strizzava i fianchi; quando cominciò a schiacciarle il basso ventre

con la punta ferrata dello stivale, Yuffie emise un lungo verso acuto e

stiracchiato, cominciando a piangere.

Pochi istanti dopo, poco prima che Chuka si calasse i pantaloni, la porta della stanza

venne sfondata dall’ingresso delle guardie del palazzo, con Vincent in testa a pistole puntate.

< Fine dei giochi, peccato > commentò Chuka con uno schiocco della lingua, balzando sul davanzale per godersi la scena.

Avanzando a lenti passi misurati, e tenendolo sempre sotto tiro, Vincent si avvicinò a Yuffie la sollevò da terra.

< Te l’ha fatto lui? > chiese, gli occhi rossi come fiamme insanguinate.

Incapace di rispondere, la principessa si limitò ad annuire, continuando a singhiozzare.

Nei pochi istanti che Vincent impiegò per rialzarsi, Chuka gli balzò dietro, fece a pezzi le guardie e si caricò la ninja in spalla, sorridendo al pistolero.

< Rinfodera il cannone > ridacchiò sardonico < Quando sei arrivato, io ho dovuto rinfoderare il

mio… comunque, se vuoi salvare la bambolina di porcellana, dovrai giocare >

< Non posso fare altrimenti > sibilò l’ex Turk < Ma fissati bene in mente le mie parole: appena

la partita giungerà al suo culmine, la tua marcia carcassa verrà crivellata dalla mia Cerberus >

 

Hinata aveva freddo; l’avevano sbattuta in una caverna piena di muffa e scarafaggi,  lei non aveva niente addosso.

L’unica cosa che la faceva andare avanti era il pensiero che Naruto sarebbe arrivato: già se lo

immaginava, a sfondare la porta urlando come un ossesso “Hinata! Ti porterò

fuori di qui, dattebayo!”

 

Matsuri si svegliò con la testa che doleva e un rivoletto di sangue che colava dalla

tempia; ricordava soltanto un uomo che si chiamava Vodka.

L’aveva stordita con una bomba velenosa e lei si era svegliata nella foresta al

confine col Paese del Fuoco; il suo rapitore era lì, insieme ad altri due,

Whiskey e Grappa, che avevano con sé due kunoichi della Foglia.

Le riconobbe come Sakura e Tenten, e per qualche motivo la rosata era in uno strano costume

da infermiera; poi le avevano premuto in faccia uno straccio imbevuto di cloroformio,

e si era risvegliata in quella cella.

< Gaara-sama… faccia presto > mormorò.

 

Sparò un colpo e vide il dèmone cadere con la testa sanguinante, preso in mezzo agli occhi;

vedeva davanti a sé il bersaglio, una specie di serpente con la maschera da Arlecchino,

che usava catene che gli uscivano dalla carne per balzare da una parete all’altra della strada.

Mary estrasse il Kalina Ann e lo puntò; si preparò a colpirlo prima con l’arpione, poi ad abbatterlo;

il colpo lo inchiodò sul posto, ma mentre lei prendeva la mira per colpirlo col razzo,

una figura vestita di rosso balzò dalle ombre e decapitò il demone con un singolo fendente.

< Questo lo sentirà, domani… > commentò Dante, indossando la maschera del demone.

< Ehi! > gli urlò dietro Lady < Quel demone era mio! >

< Già: era >

< Ma brutto… io ti squarto, ti sventro, ti trito, ti sbudello, ti squarcio, ti sgozzo, ti piglio a calci

dove te lo senti di più, ti faccio a tocchetti e… >

< Calmati, ragazza > riuscì a dire Dante prima che gli arrivasse una pallottola dum-dum dove se

lo sentiva di più, venendo così colpito dove un uomo non vorrebbe mai essere colpito.

Un’ombra si staccò da un cornicione e afferrò Lady, bloccandole i polsi e tappandole la bocca con la mano.

< Ora è il momento di giocare > le sussurrò l’ombra all’orecchio < Vuoi giocare con Marvin? >

< Ghnh! > mugolò lei, cercando di scrollarselo di dosso.

< Dai, non fare i capricci… > da sotto i suoi vestiti emersero altre due mani, coperte di guanti in pelle di squalo.

Senza aspettare, Marvin glie ne ficcò una nella generosa scollatura, strizzandole il seno e causandole così un’abrasione < Ti piace, eh? >

Pochi istanti dopo, un lampo rosso e argenteo; il braccio colpevole era stato amputato all’altezza

del gomito, e l’altra mano crivellata.

Capendo la mala parata, Marvin svanì in una nube di fumo.

 

La città di Fortuna era tata ricostruita da poco: in quel momento era

in corso una celebrazione per ringraziare Sparda, che aveva fatto sì che Sanctus l’ingannatore

fosse sconfitto dall’erede del Cavaliere Oscuro.

Kyrie era in piedi sul pulpito, cantando la sua ultima creazione; la luce del sole le filtrava

tra i capelli e si rifrangeva sul piccolo diadema che portava in fronte,

mentre faceva ondeggiare le braccia al lento ritmo della canzone.

Nero sedeva stravaccato su una delle panche della chiesa, con gli occhi socchiusi,

ascoltando la musica

Gli portava alla mente i ricordi di tempi più giovani e spensierati,

quando lui e Kyrie erano ancora bambini, e non  c’erano preti assassini, fratelli posseduti o scienziati pazzi trasmutati in falene demoniache;

quando già indugiavano nel pensiero del loro amore da ragazzini.

Urla.

Nero fu riportato alla realtà dal rumore di grida e panche rovesciate; alzandosi di scatto, vide un

branco di demoni che piombava attraverso le vetrate istoriate.

< Ecco che si ricomincia > sbuffò, estraendo la Red Queen e arrotolandosi la manica per liberare il braccio demoniaco.

Il primo demone non era nulla di speciale, un semplice Spaventapasseri; se ne sbarazzò con un colpo di pistola e ne trinciò altri con la spada.

Si girò giusto in tempo per vedere un enorme pugno squamoso, con placche ossee, che si dirigeva a tutta velocità contro il suo mento.

Quando riuscì a rialzarsi, dopo aver pattinato sulla schiena per quindici metri di

pavimento in marmo, vide che la cosa che l’aveva colpito era una specie di enorme lucertola scimmiesca con lunghi artigli affilati come

lame, muscoli gonfi come meloni e tendini guizzanti come fruste d’acciaio.

Dante glie ne aveva parlato: i Gigablade, enormi simili degli Assault, ma molto più grossi e forti, con gli artigli, notò, che stillavano un veleno nervino.

Altri due sbucarono dal terreno, mentre un altro si precipitava attraverso il tetto; si lanciarono su di lui come un sol demone, incontrando presto la morte.

Si voltò cercando di ripulirsi dalla melma che quei cosi avevano per sangue, e si accorse di un’ombra sulla grande vetrata dietro il pulpito, un’ombra che

andava ingigantendosi sempre più.

< Kyrie! > urlò, ma era troppo tardi.

I vetri si frantumarono in una pioggia di miriadi di schegge cristalline, che rifransero la luce oscurata dall’enorme pappagallo che entrò nella cattedrale,

staccando pezzi di parete con la sua semplice mole.

Kyrie ebbe soltanto il tempo di voltarsi e lanciare un breve strillo acuto, prima che la prendesse tra

gli artigli per poi smaterializzarsi in una vampata di fiamme verdastre.

 

< Cazzo! > urlò uno degli uomini in fuga < Ce l’abbiamo dietro! >

Come a confermarlo, l’ultimo della fila venne crivellato di colpi, che imbrattarono di sangue il

muro prima che il corpo si disintegrasse in polvere.

Quello subito davanti fu afferrato da cinque dita inguantate che gli affondarono nella scapola, per

poi sbattergli la faccia contro le macchie di sangue.

< Dimmi cosa vedi, sacco d’immondizia… > commentò una voce, prima che il suo cranio venisse

stritolato da una seconda mano.

I restanti tre fecero irruzione in una stanza alla fine del corridoio, dove un uomo mezzo nudo con

i capelli raccolti in un codino, stava accarezzando le cosce di una prostituta

bionda ammanettata al letto, sussurandole qualcosa dietro l’orecchio.

< Vedrai, ora arriva il bello… >

Avvicinò la bocca al collo e dischiuse le labbra, mostrando due file gemelli di impressionanti zanne

sbavanti, quando venne interrotto dai tre uomini.

< Che volete? > chiese brusco.

< Capo, c’è… >

Non finì mai la frase, perché venne freddato da un confetto a nove millimetri; la ragazza aveva

frantumato le manette ed estratto un paio di semiautomatiche, con cui

eliminò in pochi istanti anche gli altri due.

< Ottimo lavoro, Agente > commentò una voce proveniente dalle tenebre al di là della porta, subito

seguita da una pallottola che strappò un braccio al codinato.

< Figlio di puttana! > urlò, stringendosi il moncherino del gomito < Chi cazzo sei, tu? >

Dalle ombre emersero due occhi più rossi della morte, simili a sangue incendiato, insieme ad una

lunga pistola nera con la scritta Jackal su un fianco.

< L’Uccello di Hermes puoi chiamarmi. Mangiami le ali per addomesticarmi > ghignò Alucard,

premendo il grilletto.

Mentre il vampiro si disintegrava, Seras si tolse le lenti a contatto verdi, rivelando i suoi occhini

azzurri.

< Toglimi una curiosità, Agente: dove le tenevi, le pistole? >

< Sorvoliamo >

L’olfatto del vampiro notò solo allora che le sue gambe odoravano di polvere da sparo; si concesse

un ghigno, prima che venisse attivata una ricetrasmittente.

< Alucard > disse la voce di Integra < Recati subito a cinque quartieri di distanza da qui! Un

vampiro ha appiccato fuoco ad un orfanotrofio! >

Alucard cominciò subito a rimuovere i sigilli, disgustato: prendersela con i bambini era una cosa

che non aveva mai tollerato.

E questo lo dice uno che, in vita, marchiava a fuoco le facce, cavava gli occhi,

tagliava mani e piedi, strappava unghie, spellava apparati riproduttivi,

faceva mordere via scalpi da mute di cani, apriva in due le persone per dare

fuoco alle loro budella mentre erano ancora vive,

e infilava paletti per vie… anali!

Cinque minuti dopo, erano davanti all’orfanotrofio in fiamme, mentre a godersi lo spettacolo

stravaccato sull’erba c’era uno skinhead in bermuda e infradito coperto

di tatuaggi di MAD.

< Alla faccia del barbecue > ridacchiò l’individuo, per poi rivolgersi ai due vampiri < Bella,

cumpa, io sono Stanley. Chi è il primo? >

Seras gli balzò addosso brandendo l’Harkonnen, che le fu strappato di mano e usato per tramortirla; in breve tempo, venne immobilizzata da una catena d’oro, mentre

dalla sua carne cominciava a levarsi del fumo acre.

L’oro era il più sacro dei metalli, e la sua aura le stava lentamente corrodendo la carne.

< Ora, Ally > continuò Stanley < Io devo scappare con la bionda, ma non preoccuparti, ti lascio un vecchio amico per farti compagnia! >

Si smaterializzò, e al suo posto apparve un uomo elegante, dai tratti latini, con un mazzo di carte in mano.

< Sono pronta per la rivincita > disse il Damerino < E ora sono più forte che mai! >

Alucard, a sentire una scemenza del genere, scoppiò a ridere.

< Non importa quanta glassa tu possa mettere su una pila di merda, non potrai mai trasformarla in una torta sacher! >

In pochi secondi, aveva strappato braccia e gambe al vampiro, gli aveva strappato l’intestino grasso e, dopo aver afferrato una trave in fiamme, gliel’aveva

ficcata nel… beh, l’avete capito.

 

< Ahi! > esclamò, atterrando di faccia.

A cadere era stato un giovane biondo vestito elegantemente, con i lunghi capelli biondi

raccolti in una treccia; subito dopo, gli atterrò addosso un altro ragazzo, castano chiaro.

< Fratellone > domandò questi < Come stai? >

< Potrei stare meglio > rispose lui, alzandosi < Al! Ti rendi conto di dove siamo? >

< Questa campagna… > mormorò il castano < Siamo a casa! Ce l’abbiamo fatta! >

< Andiamo da Winry > continuò il biondo, massaggiandosi la spalla < Questi affari cominciano a darmi il prurito… servirebbe un nuovo Automail… >

Appena bussarono alla porta, Ed si vide arrivare addosso una chiave del 32.

< Non è cambiato nulla > esalò, crollando a terra.

< Chi diavolo sei, tu? > urlò una ragazza bionda con gli occhi azzurri e una tuta da meccanico.

< Winry… sono, io Ed! >

< Non è possibile > dichiarò lei, afferrando un trapano a percussione e puntandoglielo contro < Non hai niente che ricordi quel nanerottolo! >

!!!!!

< Chi sarebbe il super-micro acaro talmente microscopico che nemmeno una pulce potrebbe dissezionarlo? >

La ragazza lasciò cadere l’arma impropria e si inginocchiò davanti a lui

< Ed > esalò < sei davvero tu? >

Massaggiandosi il bernoccolo, alzò la manica e indico l’Automail, battendoci sopra con le nocche.

< Imbecille! > gridò Winry, una volta accortasi che era quello vero

< Ti lascio di là per due anni e tu un Automail di prima qualità me lo riduci così? Ci ho messo diciotto mesi per costruirne uno leggero,

resistente e che potesse durarti a lungo, e tu come diavolo ti ripresenti qui?

Io ti disintegro, TI DISINTEGRO! >

< Insomma, che succede? > chiese zia Pinako, uscendo preceduta dal fumo della pipa < Non è possibile… >

< Nonna! > esclamò Winry < Sono tornati! >

< Non è questo > mormorò la vecchia < L’impossibile è che lui sia già tornato e tu lo stia già pestando! > estrasse da dietro la schiena un disco fonografico con

la scritta “Winry nel sonno”.

Per sbaglio, s’intende, la bionda inciampò e il trapano a percussione da lei appena raccolto andò a demolire il fonografo.

< Whops > commentò, portandosi una mano dietro la testa < Scusate! >

< No, non c’è problema > disse Al, mettendo le mani sul marchingegno rotto e riparandolo.

Winry era tanto infuriata che le si poteva cuocere il proverbiale uovo in testa.

Prima che Pinako potesse mettere su il disco, nel tetto si aprì un buco e ne uscì una ragazzina con le treccine.

< E questa chi è? > chiese Ed, alzando il sopracciglio.

< Si chiama Nicky > spiegò Winry, approfittando del suo ingresso per ri-sfasciare il fonografo < Viene spesso qui da noi >

< Giochiamo? > chiese la bambina, allungando le manine verso Winry

< Adesso no > rispose la meccanica < Devo aggiustare questo Automail >

< Come ha fatto ha farsi così male > chiese ingenuamente la bambina < Se è ancora un

bambino? >

< Chi è che hai appena osato definire micro-pulce troppo piccola per poter essere fastidiosa anche per un moscerino? >

< Ih ih… > sorrise la bimba < Sei buffo, lo sai? Devi essere quello di cui Winry parla sempre… >

< Nicky > la interruppe la bionda < Perché non vai fuori a giocare con Al? >

Mentre i due giocavano a palla, Winry lavorava di saldatrice sul marchingegno; per fortuna

i danni, anche se molti, non erano nulla di serio, e non c’era stato bisogno di staccare l’arto.

< Sai, Win > le disse Ed < Sono curioso di sapere cosa è successo mentre ero dall’altra parte

del Portale… quel pallone gonfiato di Mustang è riuscito a diventare Comandante Supremo? >

< Sì > confermò lei, ricaricando il saldatore.

< Pazzesco, questa carica la regalano, al giorno d’oggi > sbuffò l’alchimista.

< E invece tu, come te la sei passata? >

< Non troppo bene > sbuffò lui < Mi mancava l’alchimia, mi mancavano questi paesaggi di

campagna incontaminata, mi mancavano le riparazioni dell’Automail… >

Prese fiato e, prima che gli mancasse il coraggio, buttò fuori.

< E mi mancavi tu >

Winry, che in quel momento stava riparando un cavetto, ebbe uno spasmo che

le fece toccare il metallo rovente con un dito; lasciò andare l’attrezzo e

si strinse il polpastrello, mordendosi l’interno della guancia per non gridare.

Ed in seguito non seppe, o non volle, dire perché l’avesse fatto; comunque, le prese l’indice e

glielo ciucciò, facendo passare il bruciore con la saliva.

Quando ebbe finito, le carezzò la mano, avvicinandola.

< Ed > disse lei, con gli occhi lucidi < Perché hai… >

< Non è chiaro? >

< No, non lo è… cosa vuoi dire? >

< Non sei solo la mia meccanica di fiducia >

< Ma… >

< Né la migliore costruttrice di Automail che io conosca >

< Grazie, però… >

< Per me sei molto di più >

Le cinse la nuca con il braccio, attento a non farle impigliare i capelli nelle giunture, e l’avvicinò a sé.

< Ed, vuoi dire che… >

< Sì, Winry > rispose lui < Io ti a… >

< Fratellone! > urlò Al, entrando sbattendo la porta

< Spero che tu abbia un buon motivo > ringhiò Ed, fulminandolo con lo sguardo, mentre Winry

stava sollevando una grosso martello pneumatico collegato

ad una batteria da ventiquattro volts con del filo di rame da sedici ampere.

< Chimere all’attacco! > gridò l’ex-armatura.

< Resta qui, Winry! > esclamò, afferrando l’impermeabile e correndo fuori, dove

lo aspettavano le creature; ibridi tra grossi felini e rettili, o pesci, o entrambi;

addirittura c’era un incrocio tra un puma, un gambero e un castoro.

I due fratelli si scagliarono sulle creature, che avevano atterrato Nicky e stavano per sbranarla, e nell’atterrare nel bel mezzo delle belve trasmutarono le proprie armi:

 una lancia e una lama all’Automail per Ed, una corta spada e dei tirapugni con lame per Al

Affrontando le chimere diedero tempo alla bambina di rifugiarsi in casa, ma per qualche motivo le creature non la seguirono.

< Come se… > rilfettè Ed, per poi afferrare Al per il colletto e seppellire le chimere nel terreno

< Sbrigati Al! È solo un diversivo! Vogliono tenerci lontano dalla casa! >

Appena entrati videro che era troppo tardi: Nicky piangeva in un angolo, con un ginocchio

sbucciato, la rimessa era sottosopra e nessuna traccia di Winry.

< Cosa è successo? > chiese Ed, usando l’alchimia per rimarginarle la pelle, senza però farla

smettere di piangere.

< Quello > singhiozzò la bambina < Ha preso la sorellina Winry e poi… e poi è volato via! >

< Quello? > chiese Ed < Quello chi? >

< Quello lì! > urlò la bambina < Quello col tatuaggio e il serpente e il triangolo e… no, aveva le

ali! Era un tatuaggio di un dragone e di un triangolo! >

Per un po’ Ed non capì cosa indicasse il campanello di allarme nella sua testa, poi ricollegò il tutto: tre triangolo disposti a formarne uno più grande, e intorno a questo un serpente alato

che si morde la coda.

Gli Homunculus.

< Cosa ha fatto? >

< Aveva la faccia cattiva > pigolò Nicky < E ha trasformato il braccio in corda e l’ha usato per

legare Winry, e aveva i capelli verdi e era mezzo nudo! >

E così, Envy era ancora vivo, dopotutto… beh, visto quello che aveva fatto, Ed si maledisse

per non avergli strappato il cuore quando poteva, nella sala del tempio di Thule.

 

Grande giorno di festa ad Amazon Lily; ancora una volta, l’Imperatrice Boa Hancock era tornata,

e non da sola; aveva portato con sé le più grandi rarità che l’isola avesse mai visto.

I maschi.

Tra loro c’era il solito pirata che aveva battuto Marigold e Sandersonia, ma era pieno di altra gente interessanti.

Un biondino che eseguiva ogni comando di ogni bella ragazza, uno coi capelli verdonzi dal fisico scolpito nel marmo, uno coi capelli azzurri che, a giudicare

dalle dimensioni degli avambracci doveva soffrire di una profonda ipertrofia o quantomeno

di una grossa ritenzione idrica, un nasone, uno scheletro che suonava divinamente e due ragazze.

Più un procione più tardi identificato come renna, che era arrivato lì tre quarti d’ora prima degli altri, spinto da una poderosa crickata

di Hancock stessa.

Nessun animale puccioso deve mettersi sulla strada del capo dei pirati Kuja.

Nessuno.

Mai, per nessuno motivo!

Comprendi? (stile Jack Sparrow)

Comunque, il loro capitano stava facendo a gara a chi mangiava di più con chiunque avesse il coraggio di sfidarlo.

Finora aveva liquidato le due sorelle di Hancock (che pure, potendosi mutare in serpenti,

dovrebbero essere capaci, viste le dimensioni, di ingoiarsi insieme Moria

e Kuma), metà dei pirati, i gorilla di guardia e uno dei due Re del Mare che trainavano

la nave dei pirati stessi.

Il guaio è che non sembrava intenzionato a fermarsi; per fortuna delle provviste (la vecchia Nyon si

stava suicidando al pensiero di quell’incubo logistico), la tavola venne

demolita da una palla di cannone ben piazzata.

< Ehi! > ringhiò Rufy, riuscendo chissà come a smaltire all’istante tutto il pasto.

< Ma che bella festicciola, toin-toin-toin! > disse una voce.

Sull’anello di roccia che circondava il villaggio stava un uomo vestito in maniere

alquanto truzza (tanto truzza, in effetti, che c’è da chiedersi se non fosse parente

di Kizaru), che reggeva con una mano il cannone fumante e con l’altra una

katana a catena lunga tre metri abbondanti.

La parte più sconvolgente erano le sue proporzioni: collo corto, faccia larga, gambe

lunghe e strette, piedi minuscoli, bracci grossissimi e avambracci lunghi e sottili.

< Chi è questo imbecille? > chiese Zoro, mettendo mano alle spade

< Sono il grande Cuchillo, toin-toin-toin! >

< Abbattete quell’obbrobrio! > urlò Hancock al resto dei pirati Kuja, che cominciarono a

scagliare le loro frecce cariche di Ambizione, che lo sgorbio (mi rifiuto di definirlo “uomo”)

schivò senza troppi problemi, per poi atterrare tra i due grossi tavoli.

< Allora, vediamo un po’ > riflettè, estraendo un foglio da una tasca < Pan grattato, focaccia con

le olive, tre baguette al formaggio, una confezione di yogurt magro… scusate, era la lista

della spesa.> Tirò fuori un secondo foglio < Una nuova mitragliatrice, dei ricambi per

la spada a catena, un collanone gangsta-style… no, fermi tutti… >

s’interruppe, scrutando meglio il foglio.

< Questa è la lettera a Babbo Natale di quel deficiente di Stanley! Ma che diavolo… >

Iiniziò ad estrarre roba da tutte le tasche < Lista di morte… no. Elenco dei film da restituire

da Blockbuster… no. > gettò via i due fogli < Cose da acquistare quando avrò

trovato un porno-shop ben fornito e con prezzi abbordabili????!?!

Okay, quando torno alla base gli insegno io a Chucka a ficcarmi le sue scemenze in tasca… > ringhiò.

< Ecco! Piano di missione! > sventolò il foglio verso di loro con aria trionfante < Visto? L’ho

trovato, toin-toin-toin! Allora, vediamo: arrivare su questo mondo,

fatto… sbarcare ad Amazon Lily, fatto… fare una bella entrata in scena, fatto… ecco! Quarto punto! >

Svanì in una nuvola di fumo e riapparve accanto a Hancock.

< Lei è Boa Hancock, Imperatrice di Amazon Lily? > chiese, prendendo nota sul taccuino

< Sì > rispose stizzita lei, guardandolo talmente dall’alto in basso che sembrava che

stesse guardando in alto (non chiedetemi cosa significhi, o come sia fisicamente

possibile, so solo che lei lo fa spesso XD).

Prima che potesse accorgersi di cosa stesse succedendo, si ritrovò imprigionata; cominciò

a sentire freddo, come se stessero premendo addosso delle barre di ghiaccio, e si guardò:

l’aveva immobilizzata con catene di quel materiale grigio-nero a sfumature verdi

noto come Agalmatolite.

Si sentì come risucchiare e il mondo intero sparì; riuscì solo a sentire Rufy che urlava

il suo nome, poi più nulla.

< Hancock! > gridò il pirata, osservando il pozzo di vorticante energia bluastra in cui era sparita.

 

Notte di luna nuova nell’Epoca Sengoku, con prevedibile nervosismo di un certo mezzo-demone di nostra conoscenza…

< Dannazione > ringhiò Inuyasha < Se avessi la Sfera questo non succederebbe! >

< Ma fa sempre così? > chiese Sango

< Quando c’è la luna nuova? > chiese il monaco Miroku, senza staccare gli

occhi dalla sua ciotola di riso < Sempre >

< Non parlate alle mie spalle! > ringhiò lui, voltandosi sull’albero dov’era accovacciato.

< A cuccia! > disse semplicemente Kagome, facendolo così schiantare contro

l’albero che si ruppe sotto il suo peso, mandandolo a finire di faccia

contro un nido di formiche.

< Dannata… > sibilò lui, mentre le formiche cominciavano a mordere.

Sentirono un rumore provenire dalla boscaglia, e dalle fronde degli alberi emerse un’enorme

massa di carne strabordante, che venne presto illuminata dal fuoco: aveva una pelle

liscia e viscida, lunghe pinne artigliate e chilometrici bargigli che si contorcevano sul muso,

simili a tentacoli.

< Un demone pesce-gatto! > esclamò Miroku, mettendo mano ai suoi sigilli, ma prima che

potessero fare qualcosa, Inuyasha era già balzato contro di lui.

< Sankon-tessou!... d’oh! >

Mentre il mezzodemone si schiantava, il demone fece un paio di balzi e ingoiò Sango e Kagome, per poi rituffarsi nella macchia.

< Kagome! > urlò Inuyasha, balzando all’inseguimento

< Sango-chan! > gridò invece Miroku < Torna qui! Dobbiamo ancora fare un figlio! >

Shipo lo colpì in testa con uno dei rami del fuoco.

< Ti sembra il momento di parlare di queste cose? > domandò.

 

< teri kagayaku taiyou to

  yaketa hada ga mabushii ne

  nagakatta ano toki ga ima yomigaeru

  nagakatta you de mijikai

  suteki na omoide no tsukihi

  makkuro na kao ga mongatatteiru yo > cantò, ondeggiando.

Sotto il palco, in prima fila, c’era un tavolo riservato ai VIP; entrambi i lati erano occupati

Il primo posto a destra ospitava un biondo non troppo alto vestito di giallo e con alcune

parti d’armatura, che teneva una spada di cristallo azzurro accanto a sé.

Subito dopo c’era un trio di avventurieri di cui tre feriti gravi (a uno mancava un occhio, all’altro

un braccio e … beh, dire che aveva qualche problema di gambe sarebbe un gentile eufemismo).

L’ultimo posto al lato destro era occupato da un essere bradipoide con la faccia da scemo e in

testa uno tsunami arancione che ad un più attento esame si rivelerebbe il suo scalpo.

Sul sinistro si trovavano una gotho con l’aria perennemente scazzata, una ragazzina coi

capelli biondo-rossicci talmente puccia che vorresti ficcarla in uno spremi-agrumi e

un possibile clone di Lust l’Homunculus (o, visto il suo sesso, la Donnunculus).

Perdonatemi questo breve momento di idiozia, sono reduce da una serata fatta di test di Nonciclopedia e film di Lesley Nielsen.

Comunque, stavano ascoltando il nuovo concerto dell’Invocatrice Yuna, che in quel momento

si stava esibendo in uno splendido pezzo musicale, danzando a ritmo e

facendo così ondeggiare la larga mezza-gonna (io ancora devo capire il senso di un indumento

del genere…).

Tidus la stava fissando imbambolato, come solo chi è veramente innamorato potrebbe fare.

< Dai scommetto che ce la facciamo > sussurrò Nooj a Gippal

< Dici? > chiese lui, ridendo sotto i baffi.

< Sì, sul serio >

Ridacchiando, i due compari, estrassero due pennarelli e fecero per avvicinarli alla faccia di Tidus

tra il sogghignare degli altri (eccetto Paine, ma lo sappiamo tutti

che lei ha l’espressività di Silvester Stallone appena alzato dopo una notte di alcool, droga e

rock’n’roll).

< Non provateci nemmeno, mi spiacerebbe dover litigare con Yuna per aver tinto il suo concerto di

rosso sangue > disse lui, senza neanche spostare lo sguardo dal palco

I due decisero saggiamente di ritirarsi, mentre la canzone giungeva alla conclusione,e la folla esplodeva in un delirio.

< Sensazionale, ya! > urlò Wakka, scagliando in aria il suo pallone che, per sfortuna,

colpì un riflettore facendolo scentrare in testa ad un tecnico dei suoni < Whops… >

Poco dopo, nel backstage, Yuna si stava cambiando, quando un paio di mani le coprì gli occhi.

< Indovina chi è? >

< Mmhh… > fece lei, come se ci stesse riflettendo < Yunalesca? >

< Potresti almeno stare allo scherzo > sorrise Tidus, voltandola verso di lui

< Eh eh > ridacchiò lei, bussandogli in testa < Scemo >

E allora, scoppiò l’inferno.

< Iguion! > ruggì Kimahri,, correndo davanti a loro; Yuna estrasse le pistole e Tidus tirò la

Fraternity fuori dal fodero, e si gettarono sul palco a fronteggiare le creature.

Il resto dei Guardiani e i tre avventurieri era già impegnato nello scontro, mentre Paine stava

riversando addosso ai rettili un torrente di Firaga.

Mentre combattevano, dalla folla in fuga si alzarono alcune figure ammantate, vestite di nero e col

volto coperto di sciarpe scarlatte, che brandivano un vasto insieme di armi:

tutti avevano sia un’arma da fuoco che una da corpo-a-corpo, e agitandole scattarono come mantidi

ritrovandosi sul palco.

Visto che non sembravano avere buone intenzioni, Tidus si gettò sul più vicino, armato di pistola e

lancia, e con un colpo di spada ruppe in due l’asta di legno, schivando un colpo di proiettile e

tirandogli una ginocchiata in faccia.

Lì vicino vide Rikku tirare i suoi pugnali contro un secondo uomo, che imbracciava un fucile,

mentre una lunga lama seghettata giaceva inutilizzata lì vicino; i pugnali rimbalzavano contro il

petto del guerriero.

< Sono corazzati! > gridò Tidus alla bionda < Mira alla testa! >

< Capito! > gli rispose Rikku, colpendo il suo avversario alla tempia con un calcio.

Nonostante combattessero al meglio delle proprie possibilità, vennero presto circondati da guerrieri

e rettili; l’ultima a gettare le armi fu Yuna, riuscendo a ferire al mento un assassino con una

pallottola.

Tra i nemici si fece largo un’alta figura, vestita in un largo kimono bianco, che portava due katane

alla cintura e una terza, più grossa, sulla schiena insieme ad un fucile.

Dei capelli ne aveva una sola ciocca verdastra, e il volto era coperto da una maschera d’osso.

< Ottimo lavoro, ragazzi > disse, battendo le mani < Ora, siate così gentili da farmi spazio; ho

bisogno di lavorare, e non ho voglia di dovermi portare dietro dei sicari surgelati >

Con uno schiocco di dita, Rikku e Yuna si ritrovarono congelate.

< Ehi > gli urlò contro Tidus < E tu chi credi di essere? >

 < Mi chiamo Pasine, contento? > gli rispose, prima di sparire in un portale, seguito dai suoi

uomini; senza capire cosa stesse succedendo, Tidus e Gippal furono risucchiati

dietro di lui con una folata di vento, e il portale si richiuse.

 

< Concentrati! > le ordinò Sora, balzando in dietro, col Keyblade in mano.

Concentrarsi. Già, facile per lui parlare. Lui aveva massacrato Heartless, Nessuno, Unbirth,

streghe,cacciatori, geni della lampada assatanati, Organizzazioni malefiche, addirittura divinità!

Era ovvio che fosse allenato!

Lei invece aveva il Keyblade solo da poco, e stava ancora imparando ad usarlo; senza contare che

lui, avendo viaggiato ovunque, aveva appreso diversi stili di combattimento, arti marziali, e sapeva

anche volare, oltre che usare la magia e trasformarsi in diverse forme dai grandi poteri.

Alla fine si stancò di non riuscire a combinare niente.

< Scusa, sai > sbottò, inacidita < se non sono invincibile come te e Riku! >

< Avanti, Kairi > sorrise Sora, aiutandola ad alzarsi < Non devi prendertela! Col tempo migliorerai

anche tu, ne sono sicuro.

E nel frattempo ricordati che più rafforzi il tuo cuore, più forte il Keyblade diventa >

< Scusa > mormorò la rossa, abbassando il capo < È solo che… non voglio essere un semplice peso

per voi due! Voglio imparare a combattere! >

< Beh, sei sulla buona strada! > sorrise Sora scompigliandole i capelli < Riku mi ha detto che nel

Mondo che Non Esiste hai fatto una strage di Heartless! >

< Sì, ma non erano molto forti, erano quelli… ah, giusto, gli Shadow! >

< Shadow? > chiese Sora, con la faccia di chi cade dalle nuvole < Riku mi aveva detto che ti

venivano addosso Defender, Viverne e altre cose del genere > rfilettè < Per questo siamo passati

subito ad un livello così alto di addestramento! >

< Quindi non è colpa mia se non riesco? >

< No, è colpa di Riku che voleva farmi venire i complessi di inferiorità > scherzò Sora

Pochi minuti dopo, aveva preparato un nuovo allenamento: in sostanza, un percorso con dei barili

da rompere.

< Questo dovrebbe rendermi più forte? > chiese scettica.

< Ah, quando io l’ho finito ero in grado di dare la scalata all’Olimpo! >

Rinvigorita, Kairi cominciò a spaccare i barili, mentre Sora girava una clessidra, ma giunta al terzo,

però, ne uscì una specie di pupazzo a molla con la testa di zucca.

< Heartless! > le gridò Sora < Attaccalo da lontano, è armato di coltelli! >

Tuttavia, appena si allontanò, dietro di lei si aprì un varco oscuro, e ne emerse un uomo col

soprabito dell’Organizzazione

Non fece in tempo ad accorgersene che venne bloccata e trascinata nell’apertura, mentre Sora

estraeva i Keyblade e si lanciava dietro di lei.

 

E così, i campioni prescelti si ritrovarono nell’arena, pronti per le diverse sfide, mentre le nostre

prigioniere attendono l’arrivo del loro eroe, chi in trepidante attesa…

 

< Naruto-kun… sei la mia unica speranza >

 

E chi un po’ meno restia a lasciarsi schiacciare…

 

< Massa di schifosi bastardi! > urlò Kaname < Se non vi ammazza Sosuke lo faccio io! >

 

 

Ecco, questo era il primo capitolo di flashback; nel prossimo, come ho detto, avremo “la tigre e il

dragone”; provate ad indovinare a che personaggio si riferisce.

Chi vincerà avrà il (dis)piacere di inventare una prova per i nostri eroi; se l’idea per la prova mi

sembrerà in linea con la storia, la inserirò.

Quindi, provate a indovinare di chi parlo e avrete voce in capitolo in un cambiamento della storia

stessa…

Recensite numerosi per farmi sapere le vostre idee!

Al prossimo capitolo, tra quattro recensioni o più… più recensite, più probabilità ci sono che il

capitolo arrivi presto (sono una carogna, lo so XD)

A presto, ‘tebayo!

  
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