Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Milagar    05/02/2021    2 recensioni
Bill Weasley ha appena rinunciato al suo incarico da Spezzincantesimi in Egitto per collaborare con l'Ordine della Fenice.
Fleur Delacour è appena stata assunta dalla Gringott per migliorare il suo inglese.
All'apparenza non possono essere più diversi, eppure un evento particolare li porterà ad avvicinarsi e scoprire che sono indispensabili l'uno per l'altra.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Estate 1996
 
Una soleggiata domenica mattina di inizio estate, Bill e Fleur sonnecchiavano abbracciati tra le lenzuola che avevano accolto il loro amore quella notte. La ragazza fu la prima a decidere di aprire gli occhi e vedere la piccola stanza invasa dalla luce calda del sole. Si voltò appena per vedere Bill dormire: le piaceva guardarlo addormentato, perché riusciva a scorgere il bambino dentro di lui attraverso i suoi capelli spettinati, la bocca leggermente socchiusa, il naso dritto cosparso di leggere lentiggini. Come se se ne fosse accorto, Bill aprì a fatica gli occhi, incontrando quelli azzurrissimi di Fleur che lo guardavano.

“Buongiorno, amore mio” sussurrò Bill, la voce ancora impastata dal sonno, mentre, sistemandosi sui cuscini, stringeva ancora più forte Fleur.

Bonjour” ricambiò la ragazza, accoccolandosi al petto di Bill, lasciandogli piccoli baci roventi.

Bill respirò profondamente, riassaporando la notte passata insieme a lei.

“Non mi abituerò mai” sospirò Bill, affondando una mano tra i lunghi capelli di Fleur.

“A cosa?” chiese divertita Fleur, carezzandogli il naso.

“Ad averti qui. Con me. Se qualcuno un anno fa mi avesse detto che questa mattina ci saremmo svegliati assieme… Io non avrei mai….” Non riuscì a concludere la frase perché fu interrotto da un profondo bacio di Fleur.

“Hai tutta la vita per abituarti, mon amour”.

Da quando avevano deciso di sposarsi, il pensiero di quel per sempre che si sarebbero detti di lì ad un anno permeava ogni loro gesto quotidiano, ogni attimo che passavano lontani. Vivevano con la silenziosa consapevolezza di essersi fatti la promessa di promettere e questa scavalcava le tragedie che il mondo stava vivendo, le drammatiche notizie che avevano iniziato a circolare per Diagon Alley. Il panico che aleggiava in tutta l’Inghilterra scivolava impotente davanti alla felicità che Bill e Fleur avevano iniziato a costruire da due settimane a quella parte.

“Sai, è da qualche giorno che vorrei chiederti una cosa” esordì Bill, abbassando il volto per cercare gli occhi della ragazza. Lei lo guardò con curiosità, con l’entusiasmo che la caratterizzava nei momenti di leggerezza e che l’aveva affascinato la prima volta che erano usciti assieme.

“So che può sembrarti ridicolo, ma, che ne diresti di venire a stare un po’ a casa mia?”

Fleur si illuminò, spalancando gli occhi, incredula.

Bill le sorrise, scostandole una ciocca di capelli che le era ricaduta davanti allo spettacolo azzurro dei suoi occhi.

“Beh… Avresti un po’ di compagnia quando non lavori. E poi sarebbe un luogo sicuro, per via dell’Ordine. E conosceresti la mia famiglia”.

Effettivamente Bill era da tempo che pensava al modo con cui introdurre Fleur alla Tana. Non gli andava giù di vedere sua madre guardarlo sospettosa ogni volta che parlavano di lei o di notare le smorfiette che Ginny aveva iniziato a fare quando, tornata da Hogwarts, aveva saputo che Bill stava uscendo con una ragazza. Si sentiva in dovere di presentare a tutti loro Fleur e, conoscendo il senso della famiglia della fidanzata, sapeva che ne sarebbe stata felice.

“E gli diremo che sci sposiamo?”

“Credo proprio di sì”. Bill non aveva ancora detto nulla ai suoi genitori: per certi versi voleva metterli (soprattutto sua madre) davanti al fatto compiuto, dall’altra voleva trovare un momento favorevole in cui dare la notizia insieme a Fleur, nel modo perfetto che si era immaginato.

“Sci saranno anche i tuoi fratelli?” chiese Fleur, ormai vogliosa di saperne di più.

“Ron e Ginny saranno a casa per le vacanze, quindi li conoscerai subito”.

“E Fred e George? Non vedo l’ora di incontrarli!”

Bill seguì con interesse la preparazione di Fleur fece nei giorni che precedevano il suo trasferimento alla Tana: gli piaceva coglierla mentre fissava per ore l’armadio aperto, incerta su quali vestiti portare con sé. In più, aveva notato le frequenti domande che aveva iniziato a porgli sui fratelli e sui suoi genitori.

La mattina del trasferimento di Fleur alla Tana, Bill la trovò in piedi davanti alla porta, il baule da viaggio pronto ai suoi piedi, avvolta in uno splendido abito color azzurro cielo.

“Sei bellissima” le disse, con un ampio sorriso.

“Devo essere parfait con la tua familia” ammise Fleur, rispondendo al sorriso.

Bill le strinse le spalle e la guardò negli occhi.

“Andrà tutto benissimo. Ci sono io, ci siamo noi. Sii te stessa”. Le lasciò un delicato bacio sulla fronte, prima di prendere il baule con una mano e stringere con l’altra quella di Fleur e Smaterializzarsi alla Tana.
 
***
 
Quando Bill si ritrovò a pensare nelle settimane seguenti all’arrivo di Fleur alla Tana, poté definirsi abbastanza soddisfatto della buona riuscita di quella giornata. Fleur era stata impeccabile, come del resto lo erano stati tutti i sorrisi e le attenzione dei suoi genitori. L’unica pecca era stato Ron, che, bordeaux in viso, non era riuscito a spiccicare parola quando Fleur aveva veleggiato verso di lui per baciarlo sulle guance, confermando gli effetti devastanti che Ginny aveva spifferato nei giorni precedenti all’arrivo di Fleur.

La notizia del matrimonio aveva effettivamente destabilizzato un po’ i Weasley, i quali avevano accolto con attimi di silenzio e cucchiaiate di torta di mele sospese a mezz’aria le parole di Bill, e la suspence era stata interrotta soltanto dai cinguettii trepidanti di Fleur. Non erano mancati, subito dopo le congratulazioni, i primi dubbi di sua madre.

“Avete già pensato quando? Ma soprattutto, siete sicuri di volervi sposare proprio adesso, con la situazione incerta che stiamo vivendo? Non volete prendere dell’altro tempo per pensarci?” aveva ripetuto più volte la signora Weasley, senza darsi pace, nonostante le rassicurazioni del figlio e di Fleur, che avevano previsto di sposarsi non prima dell’estate successiva.

Come Bill aveva immaginato, sin dalle prime ore alla Tana, Fleur aveva iniziato a rendersi disponibile e dare una mano in casa: si impegnava in cucina, come suo solito, sotto gli sguardi torvi della signora Weasley, che si vedeva defraudata del suo ambiente prediletto; preparava la tavola e puliva regolarmente la sua stanza, senza gravare sui carichi di lavoro della padrona di casa. Ma – cosa che stupì tutti, e per primo Bill stesso – si occupava anche delle galline e non disdegnava la vita bucolica che si svolgeva alla Tana.

L’unica cosa di cui aveva avuto da lamentarsi Fleur era stata l’assegnazione della camera.

“Bill, cosa vuol dir questo? Non possiamo dormir insieme?” aveva chiesto Fleur contrariata, la sera stessa del suo arrivo, entrando nella stanza che i Weasley le avevano preparato.

“Come avrai avuto modo di capire, mia madre è un po’… all’antica. Su certi aspetti non transige” aveva cercato di mediare Bill, sorridendo nel vedere Fleur arrabbiata. La adorava quando era così imbronciata, con le braccia conserte, perché erano le occasioni migliori per abbracciarla, scherzare e sentirla mugugnare ancora di più, prima di affondarle un bacio tra i capelli.

Non erano mancati anche piccoli attimi di panico quando, una di quelle sere, tra gli invitati a cena era presente anche Tonks. Bill aveva stentato a riconoscerla: il volto era disegnato dalla tristezza e i capelli le ricadevano ingrigiti e stoppacciosi. Le aveva offerto una Burrobirra e aveva iniziato a parlarle quando si era accorto che Fleur li guardava torva dalla porta della cucina. Lo stomaco di Bill aveva fatto una capriola che nulla aveva a che fare con la fame dell’ora di cena: ricordava fin troppo bene il primo incontro tra le due in questione, l’anno prima. Cercò di rimediare presentandole e cercando di chiarire il più possibile cosa rappresentassero per lui le due donne.

Quando la signora Weasley aveva chiamato tutti a tavola, Fleur aveva trattenuto Bill per un braccio, perforandolo con gli occhi: i suoi ricordi erano lì dove anche quelli di Bill erano stati pochi minuti prima, a ripercorrere quei momenti e quell’incomprensione che li aveva allontanati per parecchio tempo, l’estate prima.

“Mi sono sbaliata. Io mi fido di te, Bill”.

Quelle parole erano bastate per appianare quel malinteso e l’abbraccio che le aveva seguite aveva sciolto ogni paura nascosta di Fleur, quelle che solo Bill sembrava conoscere, insieme alle sue debolezze, ai suoi difetti.

Dopo quel piccolo tentennamento, Fleur era tornata quella di sempre, allegramente ciarliera e pronta a dire la sua e soprattutto ad accettare la costante e tetra presenza di Tonks, ospite fissa quasi tutte le sere, a volte accompagnata da Remus Lupin, altre volte sola.

La Tana era ormai al completo quando a metà luglio era arrivata anche Hermione.

Fleur l’aveva riconosciuta immediatamente e salutata con molto calore. “Hermione, che piascere rivederti qui! Come sta Viktòr? Parlava sompre di te! Lo sonti ancora?”

“Ehm… Diciamo di no. È davvero tanto tempo che non ci vediamo e non ci sentiamo” Hermione era arrossita, la voce leggermente seccata e la voglia di chiudere quel discorso quanto prima. Bill, tuttavia, non aveva potuto non notare il sorriso compiaciuto che si era aperto sul volto di Ron - che stava qualche passo indietro a Hermione - nel sentire la notizia e che da quando l’amica aveva messo piede in casa non era ancora riuscito a toglierle gli occhi di dosso.

Ma ciò che più arrovellava i pensieri di Bill in quei giorni era la domanda che suo padre gli aveva fatto qualche giorno dopo l’arrivo di Fleur alla Tana.

“Avete pensato dove andrete a vivere, giusto?”

In effetti, da quando avevano deciso di sposarsi, Bill e Fleur non avevano avuto tempo – o forse voglia – di riflettere su dove sarebbero andati ad abitare una volta sposati. Per Bill era stato naturale volgere il pensiero alla piccola mansarda del Ghirigoro: era il primo posto dove avevano condiviso la quotidianità e ci erano sinceramente affezionati entrambi. Bill sapeva che non era lo stesso orizzonte atteso dai genitori, ma per lui, che aveva vissuto otto anni in Egitto tra tende nel deserto e alloggi sopra i bazar del Cairo, la mansarda del Ghirigoro era una prospettiva di lusso.

“So che non è molto. Ma è casa. Me lo avete insegnato voi” aveva detto Bill, sorridente, cercando di rassicurare suo padre e restituire la sua gratitudine per come l’aveva cresciuto.
 
***
 
Nonostante Fleur fosse lanciata sull’organizzazione del matrimonio – a cui intanto era stata attribuita una data, quella del 1° agosto 1997 - Bill continuava a sentire una fitta ogni volta che coglieva lo sguardo di suo padre su di loro. Si sentiva in dovere di dare un tetto decoroso alla famiglia che andava a costruire con Fleur, esattamente come suo padre l’aveva dato a sua moglie e ai suoi figli molti anni prima.

Una mattina di fine luglio – Harry era arrivato da poco a completare la situazione già affollata della Tana – Bill e Fleur erano scappati prestissimo di casa per concedersi una colazione da Florian Fortebraccio. Si trovarono invece davanti ad una folla agitata che si accalcava davanti al negozio. Quando riuscirono ad aprirsi un varco tra la folla, notarono la vetrina spaccata e il negozio visibilmente sotto sopra.

“Li ho visti… Erano almeno cinque! Ripeto: li ho visti coi miei stessi occhi” esclamava concitato un ometto tutto nervi, cercando di convincere i passanti.

Fleur si aggrappò al braccio di Bill, appoggiando mestamente la testa alla sua spalla. I ricordi di entrambi correvano a dodici mesi prima, quando quei tavolini erano stati complici del loro amore nascente, di quelle chiacchierate sul tutto e sul niente che li avevano fatti conoscere, che avevano aiutato ad abbattere le barriere che li dividevano. E ora, invece, si trovavano lì in mezzo alla devastazione che quella guerra carsica e folle continuava a seminare con sempre più frequenza.

Si allontanarono a passi veloci non appena arrivarono due squadre di Auror.

“Disci che tornerà?” chiese Fleur, la voce strozzata.

“Non lo so. Non credo” disse serio Bill, gettando attorno a sé occhiate guardinghe e vedendo il grigiore di quelle strade che, nonostante il sole fosse alto nel cielo, trasmettevano soltanto freddo e paura.

Quando riuscirono a superare i controlli all’ingresso della Gringott, Fleur accompagnò Bill al suo ufficio come di consueto, prima di salire alle Valute Internazionali. Nell’intimità del piccolo ufficietto, si concessero quel caffè che ancora non avevano bevuto e qualche bacio, che avrebbe dovuto essere la riserva per tutto il giorno che li avrebbe visti lontani fino all’ora di cena.

“A cosa ponsi, mon amour?” chiese Fleur, mentre versava a Bill l’ultima tazza di caffè, vedendolo con lo sguardo concentrato verso il vuoto.

Bill esitò un attimo. “Penso a quello che ha detto mio padre su dove andremo ad abitare. Dopo quello che è successo a Fortebraccio, non penso che Diagon Alley sia un posto così sicuro per viverci”.

“Siamo in guerre. Me lo hai insegnato tu. Non so dove potremmo essere più sicuri” disse mesta Fleur, sedendosi sulle ginocchia di Bill e scostandogli una ciocca dagli occhi.

“Mio padre ha ragione, però. Dobbiamo trovare un posto nostro. Dove poter andare a vivere dopo il matrimonio”.

Fleur abbassò il viso, tormentando la tazza che teneva tra le mani, creando così piccoli vortici nel caffè.

“Ogni tonto riponso a quella casa sul mare. Ricordi l’Inconto Affettivo?”

Bill sorrise, carezzando i capelli di Fleur. “Come potrei dimenticarmi? È ciò che mi ha portato a te…”

Vraiment…. A volte ponso che quell’Inconto sci riguarda. Abiamo Spezzato i vincoli. Sc’è caso che siamo i nuovi eredi della tenuta, ma nessuno ha mai detto rien”.

Bill la guardò incuriosito, invitandola a proseguire. 

“L’ho sontito.... Sc’era qualcosa di differonte in quella casa. Come se fosse nostra dalla prima volta in cui sci siamo stati. È un posto talmonte bello”.

Bill la scrutò, mentre lei continuava a far oscillare il caffè nella tazza. Non poteva negarlo: quel luogo era stato tanto prezioso per loro, per il loro inizio. Pensò a quanto sciocco sarebbe stato se quella mattina non avesse chiamato Fleur per tradurre una banale frase su un lucchetto…

“Magari mi sbalio… è solo una sensation… Non potrebbe essere tutto così parfait… Ma mi piasce ponsare che quella casa sia tutta nostra” sussurrò Fleur, affondando i propri occhi in quelli di Bill.

A Bill tornarono in mente echi lontani di parole dette alla brezza estiva del mare: Magari se mi sposo… vorrei passare in questo posto il resto della mia vita.

“Prego perché la tua sensazione sia realtà, amore mio” disse Bill, tra un bacio e l’altro, sospingendo Fleur verso la parete e sollevandola con foga, non prima di aver lanciato un potente Muffliato alla porta.
 
***
 
Diversi minuti più tardi, quando Fleur aveva salutato Bill e lui stava ancora immobile appoggiato allo stipite della porta, guardandola salire le scale, i pensieri del ragazzo furono interrotti da una voce metallica che procedeva per il corridoio.

“Ah, William Weasley! Congratulazioni a te e alla signorina Delacour!” esclamò Bartok, il Mezzo-folletto, fermandosi a poca distanza da lui.

“Grazie, Bartok. Vedo che le notizie arrivano veloci anche tra di voi” disse Bill con calma, incrociando le braccia.

“Non avevo dubbi. Immaginavo che sarebbe andata a finire così. Avete Spezzato l’eredità Dupaty col vostro amore e ora è tutta vostra, come deve essere”.

“Proprio di questo vorrei parlare, Bartok” disse Bill, riallacciandosi mentalmente alla rivelazione che gli aveva fatto poco prima Fleur. “Era l’eredità Dupaty che avresti voluto da me per farmi arrivare a Ragnok, vero? Tu sapevi che io e Fleur eravamo già diventati i nuovi proprietari della tenuta, ma non l’hai mai detto”.

Bartok sbuffò in una risata, scuotendo la testa. “Ma certo, William Weasley. Te lo dissi quel giorno in biblioteca. Ma evidentemente eri troppo preoccupato nel riflettere su quanto fossi fortunato nel ricevere le attenzioni di una donna come Fleur Delacour. I coniugi Dupaty avevano lanciato l’Incanto Affettivo non solo sui loro averi, ma anche su tutta la loro tenuta. Voi avete Spezzato i vincoli e ne siete diventati i nuovi eredi. La conosci, no, la storia dei Dupaty….”.

“Veramente no” disse secco Bill, guardando il folletto incuriosito.

“I due anziani coniugi, un mago e una strega molto abili, che tra l’altro avevano origine francese, come avrai ben intuito, si erano fatti una promessa. Non lasciarmi. Infatti, morirono a poche ore di distanza l’un dall’altra. Quella richiesta, non era stata fatta solo nei confronti l’un dell’altro, ma di tutta la tenuta” spiegò il folletto. “La casa è stata sottoposta ad una forma potenziata di Incanto Affettivo, molto rara ma estremamente efficace e, contrariamente al forziere, non può in nessun caso diventare proprietà della Gringott, perché risponde solo a due persone che, parimenti a quelle dei signori Dupaty, hanno in animo la stessa promessa che i due proprietari si erano fatti prima di morire”.

“È come se l’amore si ereditasse solo con l’amore” constatò Bill, non senza trepidazione nella voce.

“Perspicace, William Weasley. Continuo tuttavia a pensare che devi fare ancora molta strada per diventare uno Spezzincantesimi di prim’ordine”.

Bill ridusse gli occhi a fessura, continuando a sostenere lo sguardo impenetrabile del Mezzo folletto.

Aveva ragione Fleur: non poteva essere tutto così perfetto, così facile. Doveva esserci un inganno.

“Bartok… se è vero quello che mi stai dicendo, vuol dire…”

“Che tu e la signorina Delacour siete i nuovi proprietari di Villa Conchiglia. Ora quella casa è tutta vostra”.








___________________________________________________________________________________
Cari lettori, eccomi ancora qui! Ammetto che questo capitolo è stato un vero e proprio parto: l'ho scritto, guastato, cancellato non so quante volte. Siamo giunti ad un punto in cui la storia si intreccia e scivola pericolosamente tra le pagine della saga ed è veramente fatica mantenersi aderenti a ciò che qualcun altro ha scritto, soprattutto non è stato facile introdurre Fleur ai Weasley senza lasciarsi influenzare troppo da ciò che ci raccontano i libri per mantenersi coerenti con la linea scelta. 
Non so quanto vi possa piacere questo capitolo, soprattutto perché torna Villa Conchiglia e torna l'eredità Dupaty.
Spero che sia chiaro il ragionamento che c'è dietro.
Chiarisco due cose: "Spezzare" l'eredità e "diventare nuovi proprietari", nell'invenzione del lavoro dello Spezzincantesimi e dell'Incanto Affettivo singificano due cose differenti. L'Incanto Affettivo è stato posto sull'eredità Dupaty a protezione dello scrigno che appare nel primo capitolo e solo la presenza delle due anime innamorate può ammettere il controincantesimo che Fleur ha utilizzato per Spezzare i vincoli. Bill e Fleur, invece, tramite un Incanto Affettivo potenziato, hanno spezzato i vincoli ed assunto la proprietà. 
Se ho fatto dei pastrocchi incomprensibili, vi prego, segnalatemelo. 
Un abbraccio e grazie ancora per essere arrivati fino a qui.
Milagar
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Milagar