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Autore: Torija    05/02/2021    0 recensioni
[Attack on Titan]
La pace finalmente regna in un mondo che ormai, passati quattro anni dalla guerra fratricida tra Eldiani, si è dimenticato dell'esistenza dei Giganti. Solo Eren e la sua squadra ne hanno mantenuto il ricordo, gli unici in tutto l'esercito.
La storia però è costellata di corsi e ricorsi ed ecco che, come tanti anni prima, i Giganti tornano a terrorizzare l'umanità.
Come hanno fatto a rinascere?
Come fare ora che nessuno si ricorda come combatterli?
Ma soprattutto.
Chi sono i demoni alati che dalla nazione di Amaranta sono giunti in soccorso del vecchio continente?
Non c'è tempo per rispondere a queste domande. Una seconda guerra, questa volta mondiale, sta per cambiare per sempre le sorti dell'umanità.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da qualche tempo Eren aveva preso l'abitudine di passeggiare in solitaria sul molo di Marley. Erano passati quattro anni dalla fine della guerra e dall'alleanza militare con la città al di là del mare. Lui, Mikasa, Armin, Connie, Jean, Reiner, Annie e Levi facevano ormai parte dello stanziamento d'ambasciata sul territorio d'oltre mare. Tutto il mondo si ricordava della guerra, ma solamente loro erano a conoscenza della verità. O almeno, così credevano.

Un tonfo sordo. Un urlo di donna. La gente terrorizzata che scappava disordinata calpestandosi l'una con l'altra. I militari ignari terrorizzati. Non era un incubo, ma la terrificante realtà.

Il sole caldo di agosto fu brutalmente oscurato da una nube di fumo nero e spesso. Un boato dimenticato, proveniente dal mare, scosse la terra.  L'inferno era tornato su Marley e sul mondo intero. Gli occhi verdi di Eren si fissarono in quelli marroni ed inespressivi del Gigante che dalle acque salmastre si stagliava, alto e famelico davanti a lui. La storia si ripeteva, ricominciava dal mare, ma questa volta non c'era nessuno pronto ad opporvisi a causa della superbia umana, convinta di poter manipolare, ancora una volta, la storia a proprio piacimento.

Il Gigante allungò ,tremolante, la mano verso Eren, il quale immobile a metà tra la disperazione e la sorpresa guardava ammutolito il grande arto avvicinarsi a lui. L'orgoglio e l'istinto di sopravvivenza prevalsero , una scarica elettrica attraversò il corpo del ragazzo, ma qualcosa andò storto. Qualcosa, o meglio qualcuno, afferrò Eren portandolo sopra i tetti di Marley. Nello stesso momento un'ombra nera alata ed apparentemente disarmata piombò sul gigante. Eren da dove era non riuscì a distinguere i movimenti che avvennero davanti ai suoi occhi. La figura alata recise la nuca del gigante liberando l'umano al suo interno. Fu questione di un attimo. La sagoma azzannò il corpo ancora intorpidito lasciandolo cadere, senza vita, nel mare per poi sparire dietro l'onda provocata dall'impatto della carcassa del Gigante con la superficie d'acqua.

Eren accennò uno scatto felino, ma il terrore lo immobilizzava. < Se non vuoi fare la fine del tuo consanguineo non ti muovere >, disse una voce femminile dietro di lui. Il ragazzo si accorse di non aver ancora visto in faccia il suo salvatore. Si girò di scatto verso la voce. E fu così che la vide. In piedi, dietro di lui, si stagliava alta e longilinea una ragazza dai lunghi e lisci capelli bruni che le coprivano il volto. La giovane alzò solenne la mano, indicando col dito lo spettacolo atroce che si stava compiendo. Eren si accorse con orrore che sul territorio di Marley camminavano nuovamente i Giganti. 

La terribile visione durò poco,  uno dopo l'altro i Giganti caddero sulle vie e sui tetto di Marley. Ombre alate recidevano loro, senza pietà, le carni fumanti. Ci fu un nuovo boato e le ombre  scomparvero tra i palazzi della città per atterrare con leggiadria sullo stesso tetto su cui la donna misteriosa aveva portato Eren. I nuovi demoni non erano però venuti a mani vuote. Su un tappeto di piume nere caddero, desolati e sconvolti, Armin, Connie, Jean, Reiner, Annie .   

Freddo e lucido Jean si rotolò per terra in modo da allontanarsi dal suo rapitore ed esplose un colpo di pistola.  < Non è un bel ringraziamento nei confronti di chi ti ha appena salvato la vita > disse scocciata una ragazza dai lunghi e morbidi capelli biondi. Il proiettile, seppur perfettamente calibrato, non l'aveva minimamente sfiorata. 

Un calcio colpì violentemente il volto di Eren facendolo cadere a terra sotto lo sguardo attonito dei suoi compagni. Zarina, questo era il nome della giovane bruna che lo aveva salvato, gli si avvicinò  e tirandolo su per il colletto, chiese ,urlando con tutta la rabbia che aveva in corpo, come avesse fatto a riportare in vita i giganti.  Un sibilo familiare spezzò l'aria. Mikasa atterrò dal cielo dietro la ragazza e senza pensarci due volte l'afferrò  tirò per i capelli, facendola cadere all'indietro. Le due donne si guardarono in cagnesco. 

< Prova a toccarla ancora e lo ammazzo! >.

 La voce della bionda Cora era quasi impercettibile, un delicato e velenoso sibilo. Stringeva al suo petto il collo di Jean, immobilizzandolo con l'esile avambraccio, mentre gli puntava alla tempia una pistola carica. < Te lo ripeto una volta ancora. Prova a toccare Zarina e al tuo amico faccio saltare le cervella>. Un altro sibilo fece capolino. < L'unica cervella che esploderà sarà la tua se non liberi immediatamente il ragazzo>, disse Levi puntando a sua volta la punta fredda della pistola sulla bionda nuca della ragazza. 

Sul volto di Zarina apparve un sorriso soddisfatto. Come da previsione lei e la sua squadra erano riuscite a catturare le loro prede. Il piano era riuscito, la squadra koala aveva in pugno i criminali che avevano riportato in vita i Giganti. Una delle ragazze esplose un fumogeno rosso ed in un batter d'occhio Eren e compagni furono circondati da un numero imprecisato di militari. Un giovane in uniforme nera si avvicinò al gruppo, < Ben fatto ragazze, ottimo lavoro, come sempre. Portate questi criminali dal generale Honel. Ci penseremo noi ai Giganti>.

, chiese Cora mollando la presa sul collo di Jean.

 < Assolutamente . In ogni caso abbiamo una missione da portare avanti>. Così dicendo il ragazzo fece cenno al resto dei militari, i quali, equipaggiati con un innovativo modello di spostamento tridimensionale, sparirono tra i tetti di Marley. Cora, la quale ancora puntava la pistola sul capo di Jean, guardò malinconicamente il fratello librarsi in cielo. 

< Coraggio amica mia, Helias è uno dei soldati più forti, vedrai che non c'è nulla da temere>, il volto rotondo e  pulito di Hella fissava genuinamente quello di Cora. Il momento di dolcezza e fratellanza fu presto interrotto dal senso del dovere.

< Hei voi due! Non abbiamo tempo da perdere!>, tuonò Jiska rivolgendo alle amiche uno sguardo severo, dopo di che si rivolse agli ostaggi, < Noi prenderemo questi Eldiani, voi Ackermann starete nel centro in modo da tenervi d'occhio>. 

Erano ormai quattro anni che nessuno usava più quella parola, un brivido di disgusto pervase la schiena di Eren e compagni. Preso da uno scatto d'ira Connie si voltò verso l'aguzzina, ma quello che vide gli gelò il sangue. Una scarica elettrica simile a quella dei Giganti Fondatori attraversava il corpo delle  ragazze, le quali però non si tramutarono in giganti. Dalle loro esili mani erano cresciuti degli artigli neri e ricurvi; la pupilla aveva occupato interamente il bulbo oculare, rendendo gli occhi completamente neri come la pece; aguzzi canini si erano fatti spazio nelle bianche dentature; piume nere ricoprivano le gambe lasciando scoperte forti zampe d'uccello. Nonostante tutto però, una cosa sopra a tutte terrorizzò l'ex squadra 104: dalle scapole delle ragazze erano spuntate delle enormi ali nere simili a quelle dei pipistrelli. 

< Non... Non... Non è possibile! Credevo foste una leggenda, un racconto per far spaventare i bambini!> 

Armin, pallido in volto, balbettava freneticamente mentre fissava il volto minaccioso di Peta. 

< Cosa siamo! Dimmelo!>, ruggì la ragazza. < Siete Arpie... Il nemico naturale dei Giganti... Ma come è possibile!? Dovreste essere...>, il volto di Armin era sempre più pallido. < Estinte. Dovremmo essere estinte a causa dei Giganti. Si tratta di una leggenda così vecchia che non la raccontano più nemmeno a scuola. Strano come la storia si ripeta continuamente. Vero?>. Con un balzo Annie si frappose tra il mostro ed Armin. Un sorriso sarcastico apparve sul volto di Onita, la quale con noncuranza si avvicino alla detentrice del Gigante Femmina sussurrando patriottica :< E invece eccoci qui vive e vegete grazie all'asilo della nazione di  Amaranta>.

< Rimanderemo le confessioni ad un altro momento. Portiamoli da Honel, prima finirà questa faccenda e meglio sarà per tutti noi>. Le parole di Axelle sugellarono quel momento di tensione.  I prigionieri, sconcertati da quegli esseri oscuri, non avevano nemmeno le forze per reagire. Tutto ciò che avevano passato, le morti subite, le sconfitte, la rabbia, la paura. Era stato tutto inutile. Attorno a loro camminavano nuovamente i Giganti, abbattuti da nuovi eroi. Non c'erano più i demoni di Paradis, ma demoni neri, alati, in carne ed ossa. La storia si ripeteva nuovamente, ma questa volta nessuno la conosceva perchè loro stessi avevano fatto in modo che il mondo dimenticasse.

< Spero non ti dispiaccia se ti faccio fare un giro>, disse beffarda  la bionda Cora rivolgendosi a Jean, afferrandolo delicatamente per le spalle con le forti e nere zampe. Il ragazzo, scosso dallo shock, guardò per la prima volta il volto di quella ragazza. Non si trattava certo del viso di un demonio. I lunghi e biondi capelli mossi incorniciavano un viso candido e angelico. Se la immaginava esattamente così la morte, bellissima e letale. < Non sono molto loquaci questi soldati devo dire, nulla a che fare con i nostri. Poco male, li faremo parlare a tempo debito>, disse Axelle puntando un artiglio sul pomo d'adamo di Reiner. < Basta che ci muoviamo, si è fatta una certa e mi è venuta fame>, protestò Hella caricandosi Connie sulle spalle alate. 

In men che non si dica i membri dell'ex squadra 104 volavano sui cieli di Marley, in mezzo ai tetti e ai Giganti, per i quali erano misteriosamente invisibili.

 

   
 
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