Dal cantuccio di Sophie: Prima fanfic su Detective Conan. Avrei voluto tanto battezzarmi nel fandom con Eri e Kogoro che sono i miei personaggi preferiti in assoluto assieme a Heiji e Ai, ma questa mi è venuta d'istinto mentre pulivo il garage e di getto l'ho scritta. Protagonisti assoluti, un piccolo Shinichi e la bella Yukiko in una scentta leggerina leggerina. Lettura breve e indolore, come una punturina PIC. :D
NON DIAMOLO TANTO PER SCONTATO...
(A Meitantei Conan Fic)
Dei membri che compongono la famiglia Kudo il più irremovibile, almeno
limitatamente alla sfera domestica e sorvolando sugli ospiti che possono essere
considerati “di casa”, dovrebbe essere Yusaku. La sua granitica inflessibilità,
frutto di un complesso lavoro di teorie e supposizioni e di un’intelligenza viva
e attenta, è tanto leggendaria che gli si possono concedere diverse vanterie a
riguardo. Ostinato quindi, ma nell’ambito di una sicurezza di sé che rientra
nella sfera del razionale.
E della fortuna, almeno in parte.
Yukiko è più istintiva.
Fin da bambina è stata una donna di carattere, la signora Kudo, che ha sempre
saputo quello che voleva e come ottenerlo. Dotata di una discreta intelligenza e
di capacità deduttive formidabili, le sue convinzioni erano più una questione
d’istinto che di raziocinio ma questo non la rendeva certo meno inflessibile.
Tra i due, c’era il piccolo Shinichi.
Shinichi, che tutti sapevano avrebbe seguito le orme del padre.
Era una segreta speranza di entrambi, speranza che vedevano già tramutarsi in
realtà tangibile nel vedere quel bimbo così piccolo che dava mostra di
un’intelligenza vivida, di curiosità, di sprazzi di genio, il tutto contornato
da un amore per il giallo e il mistero che l’aveva portato, ancora giovanissimo,
a cimentarsi coi libri di Doyle (e il fatto che sbagliasse a leggere parecchi
ideogrammi difficili dando vita a frasi di una comicità impareggiabile non
pareva smorzare il suo entusiasmo). Per questo quando un giorno, Shinichi non
doveva avere più di sei o sette anni, Eri gli aveva chiesto se avrebbe seguito
le orme del padre, la risposta del piccolo era giunta del tutto inaspettata.
- Forse no - aveva borbottato vago continuando a impilare l’uno sull’altro dei
cubi di legno colorati a formare una piramide.
Yukiko, poco distante, si era quasi sentita mancare.
Gli si era avvicinata e, torreggiando su di lui minacciando temporale con un
sorriso teso e le mani premute sui fianchi (in una stringeva ancora il mestolo
con cui stava preparando la zuppa), aveva sussurrato:
- Scherzi, vero?
Shinichi aveva sollevato gli occhi al soffitto in un moto di riflessione.
- Sono ancora piccolo - aveva sentenziato serio alla fine. - Potrei voler fare
qualcos’altro.
Da un punto di vista esterno la scena doveva essere apparsa parecchio comica al
punto che Eri, persona notoriamente sprovvista del senso dell’umorismo che non
volgesse a rimbeccare il marito, più volte fu costretta a pizzicarsi di nascosto
l’avambraccio per impedirsi di ridere. Per Yukiko però l’affermazione del figlio
era equiparabile più o meno a un tradimento della peggior specie, ad un’empietà
indicibile.
Alla brutta recensione di un critico.
- No! Non lo permetterò! Yusaku, di’ qualcosa.
Il marito, che aveva seguito tutta la scena riparato dietro lo schermo del
giornale, sperando di non venire interpellato in proposito, aveva fatto capolino
con appena un accenno d’occhi e con una stretta di spalle vacua aveva replicato.
- Il ragazzo farà quello che ritiene più giusto.
Ed era tornato a concentrare le proprie facoltà intellettive sull’ultimo
avvincente caso di omicidio irrisolto che si era consumato in città, evitando
per un soffio lo sguardo della moglie il quale, ironicamente visto il contesto,
avrebbe benissimo potuto ucciderlo.
- Non ho detto che non lo farò di certo, mamma. - Aveva aggiunto il bambino
cercando di dissimulare dietro una maschera di spensierata risolutezza l’ansia
che gli provocava il furore della genitrice. - Ho solo espresso un dubbio.
- Perché non dovresti voler seguire le orme di tuo padre?
- E perché tu vuoi che le segua? - le aveva ribattuto prontamente. - Non sei
proprio tu a lamentarti sempre del fatto di aver sposato un maniaco delle
indagini? Del fatto che papà non ha mai tempo per stare con te, che se non sta
fuori casa per risolvere qualche caso per la polizia sta ingobbito in studio a
scrivere come un forsennato, nei periodi buoni, o geme come un fantasma per i
corridoi quando manca l’ispirazione? Che fa raffreddare la cena quando è
talmente preso da qualche elucubrazione da dimenticare di venire a tavola? Che
se si fa un viaggio è sempre per fare ricerche sull’ambientazione di qualche
manoscritto e si finisce per non passare mai del tempo insieme? - Aveva
snocciolato tutte quelle motivazioni in fretta e furia, senza dare alla madre il
tempo di inserirsi per ribattere con quella sua parlantina fine, sbracciandosi
come un matto e a tratti chiedendo conferme con lo sguardo alla signora Mori
(affezionata confidente di Yukiko), la quale aveva prontamente fissato gli occhi
fuori dalla finestra, in direzione del giardino, dove erano sbocciati dei
magnifici glicini. In conclusione della sua arringa, Shinichi aveva abbassato la
voce in un timbro accorto, vista la delicatezza dell’argomento: -Senza
contare poi le fan che lo tampinano, le poliziotte con cui ha a che fare ogni
giorno, e il fatto che hai passato l’ultimo mese a lamentarti di quell’editrice
bionda tanto carina che ha tampinato papà anche alla notte perché finisse il suo
romanzo.
Bastò quello perché l’aria si facesse elettrica.
Il ricordo ancora vivido di quell’esperienza pose fine alla questione per
sempre.
- Shinchan, se vorrai seguire la tua strada la mamma ti appoggerà in tutto e per
tutto! - sentenziò la donna stringendo la mano a pugno tanto forte da dare
l’impressione di sprizzare scintille, con gli occhi fiammeggianti di una nuova
determinazione materna, occhi che promettevano guai per il povero Yusaku. - Per
nulla al mondo sarai costretto a diventare come quel debosciato di tuo padre!
***
Così Shinichi fu libero di fare quello che più gli aggradava. In realtà fin da
allora non c’era stato niente che desiderasse più che seguire le orme di suo
padre, ma l’idea che la cosa fosse scontata lo irritava.
Non diamolo tanto per scontato
Fine