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Autore: Return_to_Nibelheim    25/08/2009    3 recensioni
E se Shinichi non avesse sempre voluto seguire le orme del padre?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Yukiko Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal cantuccio di Sophie: Prima fanfic su Detective Conan. Avrei voluto tanto battezzarmi nel fandom con Eri e Kogoro che sono i miei personaggi preferiti in assoluto assieme a Heiji e Ai, ma questa mi è venuta d'istinto mentre pulivo il garage e di getto l'ho scritta. Protagonisti assoluti, un piccolo Shinichi e la bella Yukiko in una scentta leggerina leggerina. Lettura breve e indolore, come una punturina PIC. :D

 

 

NON DIAMOLO TANTO PER SCONTATO...
(A Meitantei Conan Fic)

 


Dei membri che compongono la famiglia Kudo il più irremovibile, almeno limitatamente alla sfera domestica e sorvolando sugli ospiti che possono essere considerati “di casa”, dovrebbe essere Yusaku. La sua granitica inflessibilità, frutto di un complesso lavoro di teorie e supposizioni e di un’intelligenza viva e attenta, è tanto leggendaria che gli si possono concedere diverse vanterie a riguardo. Ostinato quindi, ma nell’ambito di una sicurezza di sé che rientra nella sfera del razionale.

E della fortuna, almeno in parte.
Yukiko è più istintiva.
Fin da bambina è stata una donna di carattere, la signora Kudo, che ha sempre saputo quello che voleva e come ottenerlo. Dotata di una discreta intelligenza e di capacità deduttive formidabili, le sue convinzioni erano più una questione d’istinto che di raziocinio ma questo non la rendeva certo meno inflessibile.
Tra i due, c’era il piccolo Shinichi.
Shinichi, che tutti sapevano avrebbe seguito le orme del padre.
Era una segreta speranza di entrambi, speranza che vedevano già tramutarsi in realtà tangibile nel vedere quel bimbo così piccolo che dava mostra di un’intelligenza vivida, di curiosità, di sprazzi di genio, il tutto contornato da un amore per il giallo e il mistero che l’aveva portato, ancora giovanissimo, a cimentarsi coi libri di Doyle (e il fatto che sbagliasse a leggere parecchi ideogrammi difficili dando vita a frasi di una comicità impareggiabile non pareva smorzare il suo entusiasmo). Per questo quando un giorno, Shinichi non doveva avere più di sei o sette anni, Eri gli aveva chiesto se avrebbe seguito le orme del padre, la risposta del piccolo era giunta del tutto inaspettata.
- Forse no - aveva borbottato vago continuando a impilare l’uno sull’altro dei cubi di legno colorati a formare una piramide.
Yukiko, poco distante, si era quasi sentita mancare.
Gli si era avvicinata e, torreggiando su di lui minacciando temporale con un sorriso teso e le mani premute sui fianchi (in una stringeva ancora il mestolo con cui stava preparando la zuppa), aveva sussurrato:
- Scherzi, vero?
Shinichi aveva sollevato gli occhi al soffitto in un moto di riflessione.
- Sono ancora piccolo - aveva sentenziato serio alla fine. - Potrei voler fare qualcos’altro.
Da un punto di vista esterno la scena doveva essere apparsa parecchio comica al punto che Eri, persona notoriamente sprovvista del senso dell’umorismo che non volgesse a rimbeccare il marito, più volte fu costretta a pizzicarsi di nascosto l’avambraccio per impedirsi di ridere. Per Yukiko però l’affermazione del figlio era equiparabile più o meno a un tradimento della peggior specie, ad un’empietà indicibile.
Alla brutta recensione di un critico.
- No! Non lo permetterò! Yusaku, di’ qualcosa.
Il marito, che aveva seguito tutta la scena riparato dietro lo schermo del giornale, sperando di non venire interpellato in proposito, aveva fatto capolino con appena un accenno d’occhi e con una stretta di spalle vacua aveva replicato.
- Il ragazzo farà quello che ritiene più giusto.
Ed era tornato a concentrare le proprie facoltà intellettive sull’ultimo avvincente caso di omicidio irrisolto che si era consumato in città, evitando per un soffio lo sguardo della moglie il quale, ironicamente visto il contesto, avrebbe benissimo potuto ucciderlo.
- Non ho detto che non lo farò di certo, mamma. - Aveva aggiunto il bambino cercando di dissimulare dietro una maschera di spensierata risolutezza l’ansia che gli provocava il furore della genitrice. - Ho solo espresso un dubbio.
- Perché non dovresti voler seguire le orme di tuo padre?
- E perché tu vuoi che le segua? - le aveva ribattuto prontamente. - Non sei proprio tu a lamentarti sempre del fatto di aver sposato un maniaco delle indagini? Del fatto che papà non ha mai tempo per stare con te, che se non sta fuori casa per risolvere qualche caso per la polizia sta ingobbito in studio a scrivere come un forsennato, nei periodi buoni, o geme come un fantasma per i corridoi quando manca l’ispirazione? Che fa raffreddare la cena quando è talmente preso da qualche elucubrazione da dimenticare di venire a tavola? Che se si fa un viaggio è sempre per fare ricerche sull’ambientazione di qualche manoscritto e si finisce per non passare mai del tempo insieme? - Aveva snocciolato tutte quelle motivazioni in fretta e furia, senza dare alla madre il tempo di inserirsi per ribattere con quella sua parlantina fine, sbracciandosi come un matto e a tratti chiedendo conferme con lo sguardo alla signora Mori (affezionata confidente di Yukiko), la quale aveva prontamente fissato gli occhi fuori dalla finestra, in direzione del giardino, dove erano sbocciati dei magnifici glicini. In conclusione della sua arringa, Shinichi aveva abbassato la voce in un timbro accorto, vista la delicatezza dell’argomento:  -Senza contare poi le fan che lo tampinano, le poliziotte con cui ha a che fare ogni giorno, e il fatto che hai passato l’ultimo mese a lamentarti di quell’editrice bionda tanto carina che ha tampinato papà anche alla notte perché finisse il suo romanzo.
Bastò quello perché l’aria si facesse elettrica.
Il ricordo ancora vivido di quell’esperienza pose fine alla questione per sempre.
- Shinchan, se vorrai seguire la tua strada la mamma ti appoggerà in tutto e per tutto! - sentenziò la donna stringendo la mano a pugno tanto forte da dare l’impressione di sprizzare scintille, con gli occhi fiammeggianti di una nuova determinazione materna, occhi che promettevano guai per il povero Yusaku. - Per nulla al mondo sarai costretto a diventare come quel debosciato di tuo padre!
 

***

Così Shinichi fu libero di fare quello che più gli aggradava. In realtà fin da allora non c’era stato niente che desiderasse più che seguire le orme di suo padre, ma l’idea che la cosa fosse scontata lo irritava.

 

 

Non diamolo tanto per scontato

Fine

   
 
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