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Autore: carachiel    06/02/2021    1 recensioni
Cliff Burton era ormai certo di essere morto.
Ricordava. 
Ricordava tutto, ogni dettaglio di quella dannata notte. Il rumore del tour bus che sbandava, lo schianto contro il guardrail e l'orribile sensazione dell'asfalto e delle schegge di vetro contro la pelle nuda, il freddo glaciale che lo investiva e poi, il silenzio, rotto solo dall'ululato del vento e la sensazione della vita che lo abbandonava.
Era morto, per una scommessa stupida di cui non poteva razionalmente incolpare nessuno, né James, né Lars e tantomeno Kirk, che gli aveva proposto di scambiarsi all'ultimo i letti.
Già, i suoi compagni di band... non sapeva come stessero, se ce l'avessero fatta dopo quella notte maledetta, dopo che la sua coscienza l'aveva abbandonato, forse per sempre.

__________________
Cosa sarebbe successo se Cliff fosse sopravvissuto a quell'infame notte del 1986?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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...And Justice For All

But now we go our separate ways – Ma adesso percorriamo strade diverse




"Mustaine."
Si voltò, riconoscendo la voce "Ulrich. Che sorpresa."
"Non pensavo saresti venuto davvero a trovare Cliff, quando mi hai chiamato" commentò, andando a sistemarsi vicino al tavolino dove Dave stava pranzando.

Era quasi ironico.
Tredici anni di silenzio, un muro di rabbia e rancore a dividerli, e poi quella telefonata, che nessuno dei due probabilmente sentiva come una buona idea.


"Eppure sono qui." replicò con un ghigno mostrando la targhetta che portava al collo e che lo identificava come visitatore "Tu?"
"Non è colpa mia se l'universo non è abbastanza grande per contenere sia me che il tuo ego nello stesso luogo" disse Lars, facendo un gesto che abbracciava l'intera caffetteria dell'ospedale dove si trovavano.
"Intendo, che ci fai qui? Non mi sembri malato, tranne che di mente, come al solito."
"Gli faccio compagnia – o da balia, credo sia la stessa cosa."
"Simpatico" mormorò il chitarrista aprendo una bottiglietta d'acqua e prendendone un sorso.
"Uh, acqua, facciamo progressi!" replicò Lars caustico "Sai Mustaine, mi hanno detto che il bere è l'anestesia con cui sopportiamo questa operazione che è la vita*."
L'altro scrollò le spalle e il batterista si sedette davanti a lui, studiandolo con aria inquisitoria.

Gli ci mancava il terzo grado, a questo punto.
"Stavi andando da lui?"
"Se ti levi di torno e mi lasci pranzare certamente sì." rispose, per poi prendere un morso del suo panino. "Ah, e non so chi cazzo li ha avvertiti, ma là fuori è abbastanza pieno di giornalisti. E per quanto mi piacerebbe siano lì per me, ma comunque..."
"Figli di puttana" replicò Lars passandosi una mano tra i capelli e guadagnandosi qualche occhiataccia da parte degli astanti "Da quando la notizia ha cominciato a circolare è difficile tenerli a freno, specialmente lontano da questa storia."
"Capisco. Comunque, sai come sta?"
Evitò di menzionargli il fatto che aveva saputo del suo risveglio grazie ad essi, lo avrebbe odiato – sia perché per una volta voleva saperlo da lui.

"Suo padre ha detto che ha avuto una brutta infezione, ma che grazie agli antibiotici sta meglio. Spero che quei giornalisti se ne stiano alla larga da lui, comunque. Sarebbe l'ultima cosa utile."
"I tuoi occhioni non sono abbastanza per metterli a tacere?" domandò prendendo un morso e sbattendo le ciglia con fare civettuolo.
Lars sbuffò "Io non sembro così coglione. Ah, e non so se ti hanno informato che esistono i tovaglioli" replicò, indicandogli il mento sporco di salsa.
"Fottiti, mi lasci mangiare?"
"Fai pure, allora" rispose "Ah e, Dave? Dopo... vacci piano con lui, okay? Non è ancora pronto a tutto." aggiunse, guardandolo con aria vagamente preoccupata.
Dave rimase stupito da tale raccomandazione, specialmente da parte di uno come Lars – noto per possedere l'empatia di un comodino – ma ingoiò una risposta sarcastica, limitandosi ad annuire, per poi finire di mangiare il suo panino.
Tuttavia sentì gli occhi del batterista puntati addosso finché non fu uscito dalla caffetteria dell'ospedale.


Quando apri gli occhi, infastidito dall'insistente bussare sulla porta realizzi due cose: la prima, che deve essere appena iniziato l'orario dei visitatori, e la seconda, che c'è un tizio roscio poggiato sullo stipite della porta che ti guarda con aria stupita e interrogativa insieme.
"Posso entrare?" domanda.
La sua voce tuttavia ti risulta sorprendentemente familiare e ti ritrovi ad annuire, mentre cerchi di ripescare dalle nebbie della tua memoria il suo nome.
Si avvicina per poi sedersi nervosamente sulla sedia vicino al tuo letto, evitando di guardarti.
"Allora... Lars mi ha accennato al coma e a tutto quello che è successo..." bofonchia, tirando fuori dalla tasca dei jeans un plettro e iniziando a giocherellarci "Non mi aspetto che ti ricordi di me, ecco..."
Tuttavia, quel plettro ti accende una scintilla nella memoria, notando il simbolo che c'è sopra. Il logo dei Megadeth.
"Dave" replichi piano, spostando gli occhi su di lui "Dave Mustaine."

Pare quasi sollevato al constatare che ti ricordi di lui.
"È... bello rivederti, Cliff." replica, cercando di non fissarti troppo insistentemente.
Il che, a conti fatti non dovrebbe sorprenderti, visto che probabilmente da un occhio esterno farai spavento. Sei appena consapevole di quanto puoi apparire smunto e smagrito, nonostante il fatto che hai ricominciato a mangiare cibi solidi.
L'imbarazzo in quella semplice constatazione tuttavia è palpabile, come una cortina calata su una realtà troppo cruda per essere accettabile, persino dopo anni.

"Senti io...–" replica, dopo qualche istante.
"Dave, non..."
"No davvero, ascoltami, perché ho bisogno di dirlo, dopo potrai pensarne ciò che vorrai!" esclama interrompendoti, alché taci.
"Io... mi dispiace che dopo anni mi sono presentato solo oggi, ma non ne ho avuto il coraggio – insomma, persino per venire ho dovuto chiedere a quel coglione di Lars! E fa schifo, okay? Cioè, insomma, dieci anni di coma e mi presento solo ora..." replica grattandosi il collo.
"Non importa" rispondi piano, pur con la voce venata di nervosismo "Cioè, davvero, mi fa piacere."
La realtà è che non ti aspettavi affatto che si palesasse, specialmente dopo i fatti dell'83 avrebbe avuto tutte le ragioni per non farlo affatto.
E certamente sarebbe stato più sincero di James, pensi con un pizzico di amarezza.

"Lo so, è che... diamine, a volte vorrei poter cambiare quello che c'è stato, ecco tutto."
Comprendi la sensazione: non siete mai stati particolarmente legati, eppure ora che siete stati separati a forza dagli eventi, rimane solo che il desiderio di poter cambiare i suddetti.
Di dargli un'altra forma, plasmandoli per cambiare se non i fatti, quantomeno il modo in cui questi si sono svolti.

"Non sono arrabbiato con te", continua "So quello che ho fatto, e avreste avuto comunque ragione, se... se potessi cambiare qualcosa di quel periodo correrei dagli Alcolisti Anonimi, entrerei in riabilitazione... Farei qualsiasi cosa pur di non perdervi."
Tale confessione ti spiazza, pur sapendola onesta, brutalmente onesta, perché di nuovo ricade tra le cose che non sai come gestire.

Ma al tempo, cosa avresti potuto dire a qualcuno che stava per perdere tutto, quando eri una delle cose che stava per perdere?

"Lo so, non darti una seconda possibilità è stata una decisione stupida" replichi.
"Sarebbe stato ancora più stupido sprecarla. Ma chi può dirlo" pondera, per poi poggiarsi contro lo schienale, le gambe accavallate "Tu cosa faresti se avessi un'altra possibilità?"

Molte cose, ammetti, a cominciare dagli inizi, troppi dettagli che cambieresti, anche se a conti fatti adesso essi ti appaiono tutti di minore importanza, secondari rispetto a due fatti che hanno influenzato la band più di qualsiasi altra cosa che ricordi, ovvero la turbolenta uscita di Dave dalla band e... l'incidente.
Per il primo, non sei sicuro se davvero potrebbe cambiare qualcosa: devi comunque ricordare a te stesso che il Dave che hai davanti agli occhi ha comunque tredici anni in più rispetto al ragazzo disastrato e perennemente ubriaco a cui eri abituato a pensare.
E, come lui stesso aveva ammesso, una seconda possibilità avrebbe potuto venire sprecata, al tempo. Avrebbe potuto anche solo ritardare l'inevitabile, considerando l'ego di Dave e le liti che avvenivano, inasprite dall'alcol.

Sull'incidente non sei ugualmente sicuro che una seconda possibilità avrebbe potuto davvero cambiare gli eventi: avreste dovuto non salirci affatto, sul bus, o aspettare che si facesse giorno per ripartire.
Tuttavia, la possibilità persisteva comunque, indipendentemente dall'ora e dal mezzo di trasporto che avreste preso.
Avreste dovuto non giocarvela affatto a carte, con Kirk.
Ma il discorso comunque non cambiava: se non eri tu, avrebbe potuto essere chiunque.
Lars, lo stesso Kirk, persino James...
Ed al pensiero il groppo che hai in gola, cresce al punto che percepisci che, se anche solo aprissi la bocca scoppieresti in lacrime.

"Cliff?"
La voce di Dave ti riscuote, scaraventandoti di nuovo nella realtà, con solo la crudele consapevolezza che se non fosse capitato a te, sarebbe potuto capitare a chiunque dei tuoi compagni di band.
Abbassi la testa, lasciando che i capelli ti coprano il viso mentre senti le lacrime scorrere liberamente.
Non vuoi piangere, non vorresti farlo, eppure il dolore è troppo per continuare a sopprimerlo.
Ora ti torna in mente ciò che hai detto a Lars settimane prima, e ti appare chiaro che è questo ad essere insopportabile: ciò che rimane indietro, il senso di colpa.

Tenti un respiro profondo – Dio mio, devo essere così patetico per Dave in questo momento – ma tutto ciò che esce dalle tue labbra sono singhiozzi sconnessi.
Senti la sua mano poggiartisi gentilmente sulla spalla, la sua voce pacata che ti calma: "So che sarebbe potuto succedere comunque. Non è stata colpa tua, è successo e basta."
Ti mordi le labbra mentre tenti di organizzare una frase coerente.
"Lo so, ma la casualità..."
"Ma sei ancora qui, no? Sei qui davanti a me ed è questo che importa. Quindi ci deve essere un senso, alla fine."

Qualcosa in quella frase ti ricorda Kirk e ti ritrovi a sorridere appena, improvvisamente più rilassato.
È lì il punto, ti ripeti.
Sei vivo. Non importa quanto tempo è passato, sei vivo, e non importa nemmeno quante cose sono successe.
Accettare il tutto non cambierà i fatti, ma sicuramente rende più facile comprenderli, persino tentare di conviverci.
"È la mia seconda opportunità" replichi a bassa voce e il chitarrista annuisce in segno di incoraggiamento. "Non sprecarla, potresti rimpiangerlo per tutta la vita" afferma.


*: liberamente ispirato a una citazione di George Bernard Shaw, testualmente "L'alcol è l'anestetico che ci permette di sopportare l'operazione della vita."

Angolo Autrice: Ma salve ^^"" *sorride nervosamente* A quanto pare non mi bastava far soffrire cinque poveri cristi, quindi buttiamoci in mezzo pure Dave Mustaine...
Scherzi a parte, ho scritto questo capitolo ispirandomi, per Dave, per lo più al video in SKOM, Some Kind Of Monster, in cui parla con Lars del passato (a chi interessa, questo qui: https://youtu.be/qvkU0J-eTWc ) quindi perdonatemi se sarà impreciso come ritratto, Dave per me è difficile da capire e altrettanto da rappresentare.

Il titolo del capitolo è tratto da una canzone dei Dragonforce, Razorblade Meltdown, e si può riferire, paradossalmente, ai Metallica e ai Megadeth o persino a Cliff e gli stessi Metallica UwU voi che ne dite?
In realtà giuro che tutto quello che vedete ha un senso nella storia ^^ non è solo Angst senza senso, e nei prossimi capitoli tutto inizierà ad averlo (e a degenerare male, ma sono dettagli)!
Inoltre, un biscotto se siete arrivati fin qui, piccola info: ho iniziato la stesura di una nuova storia sui Metallica, vi farò sapere quando sarà pubblicata e spero nel vostro sostegno!~ *distribuisce biscotti*
   
 
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