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Autore: heliodor    07/02/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Discorso
 
Valya rimase a fissarlo per qualche istante, indecisa se rispondergli o meno. Era tentata di voltargli le spalle e andare via, ma non voleva far fare una brutta figura alla governatrice trattando male un comandante alleato. In fondo Hylana l’aveva accolta a palazzo, le aveva dato una bella stanza e le aveva permesso di addestrarsi con Ferg Abbylan.
Sentiva di doverle molto e voleva ricambiare quella fiducia in qualche modo.
“Valya Keltel” disse con tono solenne. “Onorata di conoscerti.”
Zane le sorrise. Un sorriso ampio, che sembrava sincero e che gli faceva apparire due fossette sulle guance.
“Così sei la favorita della governatrice. È un grande onore. Devi essere una persona importante.”
“Mio padre è un eroe di guerra. Della guerra contro Vulkath, intendo.”
Il viso di Zane si illuminò. “Ma certo. Keltel. Quel Keltel. Devo essere proprio distratto stasera per non aver collegato le due cose.”
“Sì, proprio lui” disse Valya un po’ infastidita.
“Anche mio padre ha combattuto nella guerra contro Vulkath” disse Zane. “Me ne ha parlato spesso.”
“Mio padre non mi ha mai detto molto della guerra” disse Valya. “Tutto quello che so l’ho appreso dagli altri. Da quello che raccontavano.”
“Ti avranno certamente detto di Mashiba e di come tuo padre e Wyll Karmer presero la fortezza.”
Valya scosse la testa. “Nessuno ne parla molto. So solo che ci fu una battaglia sanguinosa e che alla fine vincemmo.”
“Io non la chiamerei battaglia. Fu più un massacro. Vulkath aveva lasciato la fortezza con una piccola forza come presidio e preso con sé il grosso del suo esercito per affrontare l’armata dell’alleanza sul Fiume Rosso. Dara Tessel di Oldorak, la strega del Meriggio, comandava l’esercito che si batteva contro il rinnegato. Divise in due le sue forze e ne affidò metà a Gurran di Valonde affinché tenesse Vulkath impegnato in una battaglia di logoramento mentre l’altra metà venne affidata a Yander Ovrant con il compito di prendere la fortezza sguarnita. Il rinnegato però si accorse della trappola e marciò verso la fortezza per prendere alle spalle l’armata di Ovrant. Così Gurran fu costretto ad affrontarlo in grande svantaggio.”
“E che cosa accadde?” domandò Valya affascinata dal racconto.
“Gurran e metà dei suoi caddero nella battaglia ma inflissero al rinnegato gravi perdite e soprattutto ne rallentarono la marcia verso la fortezza. Ovrant allora decise di dare l’assalto invece di procedere a un lungo assedio, sacrificando gran parte delle sue forze nella battaglia. Fu allora che Wyll e tuo padre attaccarono la fortezza e aprirono una breccia. Wyll venne ferito da Cohnal Quattro Corone e tuo padre…”
“Quattro Corone?” domandò Valya.
Zane annuì. “Era il suo soprannome. Nessuno sa perché si chiamasse così. Tuo padre lo affrontò in duello e lo tagliò in due. E non parlo di un taglio da destra a sinistra” disse mimando un fendente da un fianco all’altro. “Ma dalla testa in giù.”
“Non è possibile” esclamò sorpresa.
“E non è tutto. Dicono che infierì sul corpo dell’infame e che di lui non restò niente di più grande di un orecchio.”
“Mio padre avrebbe fatto una cosa del genere?”
Zane annuì. “Così dicono.”
“Te l’ha raccontato tuo padre?”
“Lui non ne parla affatto e non era presente a Mashiba. Fu tra quelli che sopravvissero allo scontro con Vulkath ed erano in rotta. Ma la storia mi è stata riferita da chi ha combattuto nella battaglia, puoi credermi o no.”
“Ti credo” disse Valya. “Ma mio padre. Voglio dire, lui non ne parla mai e invece ha combattuto duelli e guidato assalti e…”
“Lo so, sembra strano, ma è così. Sono cose accadute anni fa. Io ero un bambino e me ne rendevo conto a stento. Non ho ricordi di mio padre prima del suo ritorno a casa, dopo la guerra.”
Valya non riusciva a credere a quella storia ma voleva saperne di più. “E dopo? Che cosa accadde dopo che la fortezza venne conquistata?”
“Vulkath si nascose nella sua vecchia fortezza, solo, assediato e con forze decimate” spiegò Zane. “Grazie alla breccia aperta nelle difese di Mashiba Ovrant risparmiò abbastanza forze da affrontare ciò che rimaneva dell’armata ribelle e la distrusse, mentre Gladia di Taloras e le altre Stelle entrarono nella fortezza e affrontarono Vulkath e le sue guardie personali, uccidendoli.”
Valya era senza fato e le batteva forte il cuore. Avrebbe voluto essere lì di persona, nel vivo della battaglia, mentre suo padre e Wyll duellavano contro Cohnal e si aprivano la strada verso la vittoria e poi con Ovrant e gli altri guerrieri a dare l’assalto alla fortezza di Vulkath.
Sentiva che quella era la strada che avrebbe seguito, se avesse potuto scegliere.
Solo allora si accorse che Zane la guadava divertito. “Ti è piaciuta la storia?”
“È tutto vero?”
Lui si strinse nelle spalle. “È vera nei racconti di chi ancora ne ha memoria. Una volta parlai con un vecchio stregone di nome Orist. Lui diceva di aver preso parte alla battaglia di Mashiba e di non aver mai visto scorrere tanto sangue in vita sua. A un certo punto, mentre davano l’assalto a una torre, lui e il suo gruppo si erano dovuti fermare perché non riuscivano a salire le scale. Il sangue era così tanto da rendere troppo scivolosi i gradini.”
Un applauso proveniente dalla sala la fece sussultare. Hylana era salita su di una pedana di legno e stava parlando ai presenti.
“Avete risposto numerosi al mio appello” stava dicendo la governatrice. “Non mi aspettavo che foste così in tanti a partecipare stasera. Come tutti sapete l’orda è ai nostri confini e ci sono già stati degli scontri, ma la battaglia vera deve essere ancora combattuta. Vedervi qui riuniti stasera mi riempie di gioia e mi dà fiducia per le Lune che verranno, che so già saranno difficili e piene di incertezza, ma se saremo sostenuti dalla fiducia nei nostri mezzi e confideremo nella saggezza della nostra regina e se uniremo le nostre forze come non avveniva dall’epoca di Tal il Fondatore e della sua lotta per unificare il regno, sono certa che otterremo una vittoria schiacciante sul rinnegato e i suoi accoliti.”
Dalla folla partì un applauso che a Valya sembrò poco entusiasta. Osservando quei visi che fissavano la governatrice, scorse più di uno che scuoteva la testa o non applaudiva affatto, limitandosi a osservare in silenzio come se stesse valutando ogni parola della donna.
“Domani inizierà il torneo che ho indetto per festeggiare la rinnovata unità del regno” proseguì Hylana. “E concedere un breve momento di distrazione al popolo e ai nobili guerrieri che sono accorsi a Ferrador rispondendo al nostro appello.”
Altri applausi, stavolta più convinti da parte di alcuni nobili che vestivano abiti meno sfarzosi. Un paio portavano spade legate al fianco.
“Non capisco” disse Valya scuotendo la testa. “Non sembrano affatto contenti.”
“Nessuno di loro è felice di andare in guerra” disse Zane incrociando le braccia sul petto.
“Sono nobili” disse Valya. “Sono guerrieri.”
“Le spade che portano legate al fianco non sono mai state usate e se lo hanno fatto è stato per qualche cerimonia o una celebrazione. Sono guerrieri solo di nome. E non sono felici di dover lasciare le loro terre per combattere per una regina che non hanno mai visto in vita loro.”
“Perché sono qui allora?”
“Sperano di guadagnarci comunque qualcosa” disse Zane. “In una guerra c’è sempre chi diventa più povero e chi invece diventa più ricco. Scommetto che a molti di loro non importerebbe se a vincere fosse il rinnegato. Per loro non cambierebbe molto.”
“E Hylana questo lo sa?”
“Non è stupida.”
“Potrebbe punirli. O costringerli a combattere per Talmist.”
“E rischiare una rivolta di nobili in questo momento? Hylana non farà niente del genere. Può solo continuare a promettere che la vittoria è certa e vicina e sperare che i nobili di Ferrador e dintorni l’appoggino.”
“Ma noi vinceremo, vero?” chiese Valya speranzosa.
“Il rinnegato perderà” disse Zane sicuro. “Ma non è certo che Talmist sia tra i vincitori. La guerra sta già riducendo alla fame molti di quelli che erano poveri e il peggio deve ancora arrivare.”
Valya sentì crescere l’ansia dentro di sé. “Sarebbe terribile. Bisognerebbe impedirlo.”
“È quello che penso anche io” disse Zane. “E se ne avessi la possibilità, partirei anche domani con la mia armata e affronterei l’arcistregone.”
L’idea di affrontare la battaglia la fece fremere di rabbia e di speranza allo stesso tempo. Stava per dire a Zane che lei sarebbe andata volentieri con lui quando dalla sala giunsero le parole di Hylana.
“E ora, dopo avervi annoiati con queste chiacchiere, dichiaro ufficialmente aperte le danze.”
Stavolta l’applauso fu più caloroso e spontaneo. Nella sala si formarono delle coppie che iniziarono a volteggiare in uno spiazzo ampio un centinaio di passi per lato.
A Cambolt ogni tanto aveva partecipato alle feste che si tenevano prima e dopo la stagione della semina e del raccolto per ringraziare gli Dei e l’Unico. Suo padre era sempre stato contrario e non l’aveva mai visto a una di quelle feste, ma non le aveva mai impedito di partecipare. Ricordava le grosse risate con Brenye ed Enye mentre cercavano di convincere Hagen e gli altri ragazzi a partecipare alle danze. I balli erano semplici e non prevedevano coppie come quelle che si usavano a Ferrador ma erano divertenti e si finiva sempre per ammucchiarsi al centro della pedana di legno che ospitava i danzatori. Tutti cercavano di divertirsi e far divertire gli altri.
La danza che vedeva lì era diversa. Nessuno rideva e i ballerini erano silenziosi o si sussurravano le parole mentre giravano per la sala con movimenti complicati che sembravano studiati.
Per un attimo rimpianse di aver lasciato Cambolt per venire lì, in quella città puzzolente fatta di fango e pietre, dove nemmeno a una festa le persone riuscivano a divertirsi davvero.
Poi ripensò ai Chernin, ai giorni passati a sognare grandi imprese e duelli eroici.
Margry Mallor non si è mai lamentata del posto in cui viveva, si disse.
In verità non aveva idea se Margry o Bellir avessero mai preferito vivere in una città o in un piccolo e sperduto villaggio. E nemmeno le importava.
Io non voglio tornare a Cambolt, pensò. Non ora che sto imparando a combattere e la guerra è alle porte.
“Io” iniziò a dire Zane. “Credo di averne avuto abbastanza per stasera.” Le rivolse un sorriso sincero. “Che tu ci creda o no, sei probabilmente l’unica persona in questa sala a pensarla come me, credo. La guerra deve finire il più presto possibile, ma non accadrà se ce ne staremo qui a non fare niente, aspettando che siano i ribelli e il loro capo a venire a farsi massacrare.”
“Io voglio combattere” disse Valya.
Zane sorrise. “Tu è meglio se rimani qui al sicuro. Stando a palazzo non rischi niente, almeno per ora.”
Valya sarebbe avvampata di rabbia, ma per qualche motivo non era arrabbiata con Zane. Sentiva che le sue parole erano sincere e non di rimprovero. Non le stava dicendo che non era adatta, che se non si fosse impegnata non sarebbe riuscita ad arrivare dove voleva.
“Dico sul serio, voglio combattere.”
“Sai reggere la spada?”
“So fare più di questo” disse Valya sicura. “E con la spada giusta potrei dimostrartelo” aggiunse spavalda.
E io ho la spada giusta, in una sala di questo castello, che aspetta me e solo me.
Zane inarcò un sopracciglio. “Un’altra volta, magari” disse staccandosi dal balcone e dirigendosi verso la finestra aperta sulla sala. “Per il momento ti saluto. Divertiti pure alla festa e dimentica quello che ti ho detto.”
Valya valutò se inseguirlo e sfidarlo lì a duello, ma si trattenne.
Un’altra volta, pensò. Un’altra volta, quando avrò la spada giusta, Zane Stanner.
Per il momento era felice di aver scambiato due parole con lui. Tornò a guardare di sotto, nel pozzo buio che era diventato il cortile in quella notte senza luna.
 
Quando rientrò nella sala, molti avevano smesso di ballare e la metà degli invitati era andata via o si era appartata in qualche stanza laterale.
Alcuni parlavano tra loro a bassa voce, sottolineando con ampi gesti delle mani e delle braccia ciò che dicevano. Fu tentata di avvicinarsi e origliare quelle discussioni, ma notò che quando passava accanto a quelle persone, abbassavano la voce quasi a un sussurro.
Iniziava a sentirsi stanca e ne aveva abbastanza di quella festa. Si chiese se sarebbe sembrato scortese andarsene senza salutare la governatrice, ma Hylana non era presente e non aveva idea di dove fosse andata.
Senza esitare imboccò l’uscita della sala e tornò al livello dove si trovava la sua stanza. Era quasi felice di potersi chiudere la porta alle spalle e con lei quella festa e le persone che sussurravano nell’ombra rivelandosi chissà quasi segreti ai quali lei non era interessata.
Chiuse la porta con un sospiro.
“Finalmente sei tornata” disse una voce nell’ombra facendola sussultare.

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