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Autore: komova_va    07/02/2021    1 recensioni
Raccolta di one-shot ambientate durante la terza stagione del Daily che vedono come protagonista Stefania e si propongono di ritrarre alcuni missing moments del programma, perlopiù semplici momenti di vita quotidiana, e di esplorare il suo rapporto con Irene e Dora.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Daily 3x78] Apollo due e costruzioni

C’erano certi giorni in cui l’affetto che Stefania provava per Irene Cipriani veniva a messo a dura prova. Quello era esattamente uno di quei giorni. Lei, Irene e Dora erano andate durante la pausa pranzo al negozio di giocattoli a scegliere un regalo per Carletto, il figlio della Calligaris... peccato che Irene non avesse palesemente alcun desiderio di essere lì, e non si disturbava neanche più di tanto a nasconderlo. O meglio, Stefania nutriva il forte (e fondato) sospetto che il problema non risiedesse tanto nel fatto di stare lì o meno, quanto più nella volontà di Irene di fare ritorno il prima possibile al grande magazzino per andare a controllare come stesse procedendo il pranzo tra un certo magazziniere – ad esempio Rocco, per dire un nome a caso – e la sua amica siciliana.

Loro tre in effetti non avrebbero nemmeno dovuto trovarsi lì, e se le cose fossero andate secondo i piani e avessero pranzato nello spogliatoio come previsto certamente per Irene tutto ciò sarebbe stato più facile. Peccato che proprio quando erano state sul punto di cominciare a mangiare Paola le aveva fermate dicendo che all'ultimo momento si era ricordata che da lì a un quarto d'ora sarebbe dovuta rientrare a casa perché veniva il tecnico a installare la televisione e Franco non poteva esserci perché lavorava (proprio per quello Paola si era premurata di prendere l'appuntamento durante l'ora di pranzo). Così, ovviamente la loro collega non sarebbe potuta passare nel negozio di giocattoli e aveva chiesto se qualcuna di loro potesse andare al suo posto.

Al che, Dora si era immediatamente offerta, il che aveva portato Stefania a offrirsi a sua volta di accompagnarla. Certo, fuori faceva ancora tanto freddo e il suo desiderio di uscire con quelle temperature era molto scarso – per non dire inesistente – ma le sembrava brutto far andare l'amica da sola quando in teoria avrebbe dovuto essere un pensiero collettivo. In più, stando a quanto aveva detto Paola il negozio non era lontano, poco più di una decina di minuti a piedi, per cui in fondo poteva anche essere fattibile. E poi a Stefania piacevano i negozi di giocattoli: le mettevano allegria e rievocavano in lei i ricordi più felici della sua infanzia, oltre al fatto che le facevano pensare alle reazioni entusiaste dei bambini nel ricevere in dono tutti quei giochi esposti sugli scaffali. Così, in nome della sua solidarietà nei confronti dell'amica si era dichiarata disposta ad accompagnarla nella commissione. Chissà, magari avrebbe anche potuto essere divertente in fin dei conti, un modo alternativo per passare la pausa pranzo; peccato che ci stesse pensando Irene a togliere ogni forma di divertimento da quella mini-gita.

All'inizio il fatto che anche lei si fosse proposta di seguirle aveva lasciato un po' spiazzate sia Dora sia Stefania, ma pensandoci meglio in un secondo momento in fondo la loro collega non aveva avuto tante opzioni: Laura era impegnatissima al laboratorio, tra le collaborazioni con il circolo e i dolci per il matrimonio di Cosimo e Gabriella, e Sofia si era offerta di fermarsi lì con lei e darle una mano. Per cui l'unica alternativa che Irene avrebbe avuto a disposizione sarebbe stata pranzare nello spogliatoio da sola, il che era un po' deprimente. Stefania sapeva che era sfacciata, ma neanche lei sarebbe arrivata ad auto-invitarsi a pranzare con Rocco e Maria, anche perché Irene non sapeva cucinare granché e sicuramente avrebbe finito col sentirsi un po' inferiore nel paragonare il suo misero pranzo al sacco con... qualsiasi cosa avesse preparato Maria quel giorno – Stefania non aveva prestato troppa attenzione al nome, un qualche piatto tipico siciliano che non aveva mai sentito e francamente nemmeno le interessava più di quel tanto.

Questo però non significava che alla venere non importasse del fatto che i due fossero soli, o che non desiderasse controllare cosa stesse succedendo o passare più tardi per un saluto, prima della riapertura. Comunque, le tre ragazze avevano mangiato piuttosto in fretta per non perdere tempo e subito dopo erano uscite: seguendo le indicazioni di Paola trovarono il negozio senza fatica. Erano entrate da appena cinque minuti e Irene stava già mettendo pressioni per tornare al Paradiso il più presto possibile, rovinando completamente l'atmosfera per Dora e Stefania che invece avrebbero preferito fare un giro del negozio con calma e osservare tutti i giochi in vendita per poi prendere una decisione, piuttosto che che fare una scelta casuale dettata dalla fretta. Dopotutto era ancora relativamente presto, un po' di tempo ce lo avevano. Il negozio non era esageratamente grande, ma era ben fornito e aveva articoli di tutti i generi. Mentre passavano in rassegna gli scaffali dedicati ai giocattoli in legno Stefania osservava con curiosità quasi infantile tutto ciò su cui i suoi occhi si posavano, sforzandosi di pensare a cosa sarebbe stato più appropriato per Carletto; nel frattempo, accanto a lei la povera Dora si stava sorbendo le varie lamentele di Irene:

-Io non capisco perché la stiamo facendo così lunga, seriamente! È un bambino, che volete che gli importi, prendiamogli delle matite colorate e un album da disegno e sarà contento! Tanto gli piace disegnare, no? Almeno andiamo sul sicuro.

-Irene, siamo qui da neanche cinque minuti, - puntualizzò Dora, -e comunque proprio perché gli piace disegnare sicuramente a casa avrà già tanti pastelli e matite, non credi?

-Vabbè che c'entra prima o poi finiranno, al massimo possiamo prendergli una confezione un po' più grande con più sfumature e tanti saluti.

-Sì, vabbè, non è mica un professionista, - fece presente la venere con una mezza risata, -e poi penso che sarebbe più carino prendergli qualcosa che non ha già, qualcosa che lo aiuti a distrarsi dal periodo che sta passando a scuola e i litigi tra i compagni. Tu che cosa dici Stefania?

-Sì, sono d'accordo, - rispose quest'ultima genericamente, non volendo dare adito a un dibattito, -cosa ne dite di questo trenino? - propose poi, indicando un piccolo trenino in legno i cui vagoncini erano stati dipinti di rosso, giallo e verde.

-Andrebbe bene se avesse tre anni, magari – puntualizzò Irene.

-In effetti magari ci vorrebbe una cosa un po' più moderna, magari quei trenini che vendono adesso con anche la ferrovia, - le diede ragione Dora.

-Sì, ma non abbiamo abbastanza soldi per una cosa del genere. E poi vanno molto di moda, è anche probabile che ce ne abbia già uno.

Stefania odiava ammetterlo, ma Irene aveva ragione.

-Cosa ne dite di una casetta? - chiese poi, osservando un modello molto carino in uno degli scaffali più in alto. Da bambina era uno dei suoi giochi preferiti, avrebbe potuto passare le ore ad inventare scenari di fantasia immaginando storie struggenti che lei probabilmente non avrebbe mai vissuto.

-Sì certo, magari gli compriamo anche delle belle bambole così può fare le cerimonie da tè.

-Ma come sei antica, - la rimproverò Dora, -guarda che non devono esserci per forza giocattoli per maschi e per femmine, le bambine possono giocare con le macchinine e i bambini con le bambole e gli animali di pezza, non c'è niente di male.

In quel momento Stefania vide chiaramente lo sguardo di Irene farsi più malinconico e ombroso, ma durò solo una manciata di istanti. Poi la ragazza tornò alla sua solita espressione scocciata. -Peccato che quasi nessuno la pensi così. Io ad esempio a scuola durante la ricreazione vedevo spesso nel cortile i maschi giocare con le costruzioni quando qualcuno le portava, ma non potevo unirmi a loro perché le suore tenevano separati maschi e femmine. Ho chiesto tantissime volte a mio padre che me le comprasse ma lui niente, diceva che non si addicono alle bambine e mi rifilava l'ennesima bambola di pezza inutile. Questo per dire che quando provi ad andare contro le convenzioni non è così scontato che la gente lo apprezzi.

-Ti piacevano le costruzioni?- chiese Dora, mentre si spostavano verso il reparto dedicato ai veicoli in miniatura.

-Sì, o perlomeno mi sarebbero piaciute. Secondo me stimolano la creatività, molto più di quelle stupide bambole o pupazzi che in fin dei conti sono tutti uguali.

-A me piacevano le bambole, - le difese prontamente Stefania. -Anche quelle possono stimolare la creatività.

-Ragazze cosa ne dite di una macchinina? - propose Dora, cambiando argomento. -Qua ce ne sono di vari modelli, guardate un po', - disse, indicando lo scaffale piene di piccole automobiline.

-E menomale che ero io quella poco originale, - commentò Irene. -Ragazze se vi lasciavo andare da sola non oso pensare a cosa portavate al povero Carletto!

Stefania stava per rispondere che forse se le avesse lasciate andare da sole lei e Dora sarebbero state in grado di decidere qualcosa invece di perdersi in discussioni inutili, quando furono interrotte dall'arrivo di una commessa, evidentemente attirata dal casino che il gruppo – perlopiù Irene – stava facendo.

-Buongiorno, posso aiutarvi?- domandò la ragazza con un sorriso educato. Doveva avere più o meno la stessa età di Irene e Dora, quindi qualche anno in più di Stefania.

-Buongiorno – rispose Dora, ricambiando il sorriso, -siamo amiche di Paola, Cecchi, ci ha detto che una sua amica lavora qui, stavamo dando un'occhiata in giro perché vorremmo comprare un regalo per il figlio di una nostra collega.

-Ah sì, Paola mi ha chiamato prima per avvisarmi che sarebbe passata! Avete bisogno di una mano a scegliere?

-Magari, sarebbe molto gentile, - rispose Irene. In effetti l'aiuto di una commessa avrebbe sicuramente accelerato il processo, si ritrovò a pensare Stefania.

-Allora, uno di quelli più venduti nell'ultimo periodo è senza dubbio questo, - disse l'amica di Paola, spostandosi verso destra per indicare uno scatolone sul quale era raffigurato un camioncino dei pompieri, su uno degli scaffali più in alto. Tirandolo giù, la ragazza mostrò la confezione alle altre tre, che si scambiarono un'occhiata di intesa. Bastò uno sguardo a Stefania per capire che ne erano state tutte e tre immediatamente conquistate.

-È perfetto, grazie, - rispose Dora, entusiasta. Irene tirò un sospiro di sollievo, probabilmente lieta del fatto che potesse finalmente fare ritorno al Paradiso dal suo magazziniere preferito. Stefania era pronta a scommettere che non appena sarebbero arrivate Irene si sarebbe diretta subito in magazzino. -Quanto costa?- domandò poi la venere.

-Non è proprio economicissimo, ma Paola mi ha detto quanto avete a disposizione e posso farvi un po' di sconto. Venite che ve lo incarto.

Stefania la seguì tutta sorridente verso la cassa, immaginando quanto sarebbe stato felice il piccolo Carlo nello spacchettare il suo regalo quella sera.

-Sei felice che stiamo finalmente tornando?- domandò Stefania a Irene sulla strada del ritorno, mentre reggeva in mano il pacco regalo; per qualche ragione il compito ingrato di portare il camioncino per tutto il tragitto era toccato a lei. -Manca più o meno un quarto d'ora alla riapertura, dovresti comunque avere cinque minuti a disposizione.

-E quindi? - chiese Irene, fingendo di non capire.

-Niente, prima al negozio ci sembravi abbastanza impaziente di tornare, - commentò Dora, facendo ridacchiare Stefania.

-Semplicemente non mi piace perdere tempo, - spiegò Irene in tono sbrigativo. -E comunque voi dovreste soltanto ringraziarmi per essere venuta con voi, il mio intervento è stato provvidenziale.

-Ma se non hai fatto niente, - fece notare Dora.

-Beh, veramente vi ho impedito di fare sciocchezze e comprare trenini e macchinine, - puntualizzò Irene. -Dovreste essermi grate per aver messo a vostra disposizione la mia esperienza in fatto di regali per bambini.

-Esperienza?- chiese Stefania, un po' sorpresa del fatto che Irene si fosse già dedicata a questo tipo di acquisti in passato. Dall'atteggiamento mostrato nel negozio non sembrava un'attività che la entusiasmava più di tanto.

-Sì infatti, quand'è che avresti comprato un regalo per bambini prima d'ora?- domandò Dora, altrettanto perplessa.

-Beh, non l'ho proprio comprato, - precisò Irene, -diciamo più che altro che il mio suggerimento è stato fondamentale.


 


 

Milano, giugno 1960

Tra tutte le persone che Irene Cipriani si sarebbe immaginata di incontrare quel sabato mattina in un negozio di giocattoli del centro di Milano, Riccardo Guarnieri era probabilmente una delle ultime. Irene era venuta lì soltanto per fare una commissione per la sua vicina di casa, che aveva bisogno di comprare un regalo per una sua qualche nipotina che compiva gli anni (nella speranza di ricevere almeno una piccola mancia per il disturbo, anche questo andava detto). E invece, poco dopo essere entrata nel negozio la figura di Riccardo Guarnieri era risaltata immediatamente al suo sguardo, migliorando in modo insperato – ma decisamente apprezzato – la sua mattinata. In effetti, se Irene ci rifletteva meglio non era poi così insolito averlo incontrato lì: tra meno di una settimana la piccola Margherita avrebbe compiuto un mese, e Nicoletta per festeggiare l'occasione aveva invitato lei e le altre veneri a casa sua per un piccolo rinfresco. Probabilmente, Riccardo era andato lì con l'intenzione di prendere un regalo per sua figlia. Comunque, evidentemente neanche lui sembrava troppo convinto di cosa stesse effettivamente cercando: Irene lo osservò per qualche istante mentre si aggirava tra gli scaffali con aria confusa e pensierosa, e decisamente poco soddisfatta.

C'erano due cose che ora lei avrebbe potuto fare: o salutarlo educatamente, comprare la prima bambola che le fosse capitata a tiro e procedere a uscire e dedicarsi al resto delle commissioni che sua madre le aveva assegnato, oppure avvicinarsi e cercare di indagare sul motivo della sua indecisione, con il rischio di sembrare un po' invadente. Naturalmente Irene scelse la seconda opzione. Sfoggiando un sorriso sicuro di sé la venere si avvicinò a Riccardo e lo salutò:

-Buongiorno signor Guarnieri.

-Signorina Cipriani, - rispose lui, accennando ad un sorriso educato ma senza sbilanciarsi troppo.

-Posso esserle utile?- domandò Irene, osservando lo scaffale di giocattoli che Riccardo stava studiando meticolosamente.

-Non sapevo che oltre al Paradiso avesse un impiego anche qui, - le fece notare il Guarnieri ironicamente. Irene si sentì immediatamente arrossire dall'imbarazzo: era così abituata ad approcciare le persone in quel modo, soprattutto quelle che non conosceva bene, che non si era nemmeno resa conto che in quel momento si trovavano fuori dal luogo di lavoro e avrebbe dovuto uscire dai suoi panni di commessa.

-Mi scusi, è la forza dell'abitudine, - si giustificò immediatamente Irene, -lo dicevo solo perché mi sembra un po' in difficoltà, se ha bisogno di un consiglio per il regalo da fare alla sua bambina posso darle volentieri una mano. Nicoletta ci ha detto che tra pochi giorni compie un mese.

-È così ovvio che non so da che parte girarmi?- ammise Riccardo, con un sorriso autoironico.

-Solo un po'.

-Sa, io non ho mai fatto questo genere di cose prima d'ora, di solito se la mia famiglia doveva prendere un regalo a qualcuno mandavamo uno dei domestici a sceglierlo, o al massimo ci pensava zia Adelaide, se la sua vena creativa era particolarmente stimolata. Però questa volta è diverso. Mi piacerebbe fare un regalo a mia figlia, come lei ha saggiamente indovinato, e vorrei che fosse un regalo personale e che le piaccia sul serio, capisce?

Dal modo concitato in cui parlava Irene capì che Riccardo doveva tenerci molto alla faccenda. D'altro canto aveva dimostrato più di una volta quanto gli stessero a cuore Nicoletta e sua figlia, se n'era accorta perfino lei che lo vedeva soltanto di sfuggita nelle volte in cui passava al Paradiso e aveva come unica fonte di informazione le chiacchiere che le sue colleghe si scambiavano nello spogliatoio, che lei inavvertitamente si trovava ad ascoltare; del resto non era mica colpa sua se capitava nella stanza proprio in quei momenti, non poteva certo cambiarsi nel bel mezzo della galleria.

-Sì certo capisco perfettamente, dopotutto il primo mese è un evento importante, - rispose lei in tono accondiscendente. -Ha già una vaga idea di quello che le piacerebbe prenderle?

-Magari, la verità è che in questi giorni ci ho pensato ma mi vengono in mente solo sciocchezze o cose non adatte alla sua età. Io vorrei regalarle qualcosa di originale, non la solita tutina da neonato; questo genere di banalità le lascio volentieri al dottor Diamante, - rispose Riccardo, in tono leggermente sprezzante.

Irene colse al volo quella nota di amarezza; allora non si trattava soltanto di affetto nei confronti della sua bambina (anche se Irene non metteva in dubbio il fatto che quella fosse la ragione principale dietro il tenero gesto di Riccardo), c'era anche dell'altro. Forse in fondo Riccardo sapeva che anche il futuro marito di Nicoletta avrebbe fatto sicuramente un regalo alla piccola e voleva dimostrare alla sua ex fidanzata di essere meglio di lui, di essere lui il padre migliore per Margherita. D'altra parte Irene non lo biasimava, anzi, sicuramente poteva capirlo: anche lei tendeva a lasciarsi trasportare dalla competitività molto facilmente.

-Così ho pensato di venire direttamente in negozio e lasciarmi ispirare, - continuò Riccardo, -ma per ora non ho ancora visto nulla che mi convinca. Lei ha qualche suggerimento?

Beh, se c'era qualcosa su cui Irene non aveva il minimo dubbio era che le donne non dicono mai di no ad un bel gioiello luccicante. Beh, la maggior parte almeno, e lei sicuramente rientrava nel novero, tanto che questa sua debolezza l'aveva portata a fidarsi ciecamente del signor Bacchini e dare il suo appoggio ad un uomo violento e abusivo. Certo, Margherita ora non avrebbe probabilmente potuto apprezzare pienamente il gesto, ma del resto era una neonata, dubitava che riuscisse veramente a rendersi conto di cosa succedesse attorno a lei. Però poi un giorno sarebbe cresciuta e il regalo di Riccardo sarebbe rimasto, mentre la pietosa tutina di Cesare sarebbe finita dritta nella spazzatura, o al massimo a un qualche ente di beneficenza.

-Perché non le regala una catenina o una collanina d'oro? Sono sicura che con i fondi a sua disposizione potrà sicuramente prenderle un gioiello che faccia invidia a tutte le sue coetanee per il resto della sua vita, - propose Irene, immaginando per un istante come sarebbe stato bello se fosse potuta essere lei la destinataria di tale pensiero. -Senza contare che così il dottor Diamante sfigurerà di sicuro.

-Ci ho pensato anche io, ma Nicoletta mi dice sempre che sono troppo esagerato, che non so moderarmi. Se facessi così passerebbe il messaggio che non ho capito niente di quello che vuole e che non rispetto i suoi desideri, mentre io voglio dimostrarle il contrario, che sono maturato. Però allo stesso modo non voglio essere scontato, mi servirebbe qualcosa di piccolo e semplice, ma allo stesso tempo di originale. Lo vede perché è così difficile?

Irene sorrise nel constatare tutto l'impegno e la cura che Riccardo ci stava mettendo anche in un gesto piccolo come quello. Se solo suo padre le avesse dedicato altrettanto tempo ed energie nel capire cosa desiderasse lei...

-Certo, non è semplice, me ne rendo conto. Ci vorrebbe qualcosa di modesto, come ha detto lei, ma allo stesso tempo con un significato dietro. Ad esempio potrebbe prendere a Margherita qualcosa che le racconti di lei, che la faccia sentire più vicina al suo papà. Magari qualcosa associato alle sue passioni, ai suoi hobby... -propose Irene.

-Sì, potrebbe essere buona idea. Le mie passioni dice? Non saprei, non ne ho proprio tantissime, mi piace la musica e suono il pianoforte, ma penso che regalarne uno a Margherita sia un po' prematuro, - scherzò Riccardo. Irene rise.

-Alla faccia della modestia e della semplicità, - commentò la venere. -Non so, magari qualcosa collegato allo sport? Le piace il ciclismo ad esempio?

Per qualche ragione – a lei ignota – i dipendenti uomini del Paradiso ne erano come ossessionati, soprattutto i magazzinieri, tant'è che Irene non si sarebbe stupita se per assurdo in un prossimo futuro il dottor Conti avrebbe finito per organizzare un qualche evento promozionale legato alla bici, nonostante non c'entrasse assolutamente niente con la moda.

-Il ciclismo? Mah, sì, non esageratamente. Qualche tempo fa facevo equitazione, poi però ho dovuto smettere per un incidente a cavallo. Però era molto importante per me, ancora adesso di tanto in tanto seguo qualche gara se ho tempo.

Ecco, questo era già qualcosa da cui si poteva trarre qualche spunto interessante, sicuramente più dell'idea del pianoforte. Ad un tratto a Irene venne un'illuminazione.

-Ho un'idea! Ha detto che vuole un regalo semplice ma personale, no? Perché non le compra un cavallino di peluche? Per essere modesto è modesto, ma allo stesso tempo è anche qualcosa in grado di raccontare a Margherita del suo papà e farla sentire più vicina a lui, no?

-Ma certo, sarebbe perfetto!- rispose Riccardo, con gli occhi che gli si illuminarono. Irene si sentì immediatamente contenta del fatto che il Guarnieri avesse apprezzato la sua idea; purtroppo i suoi suggerimenti venivano spesso e volentieri snobbati e ignorati dalle altre veneri, senza nemmeno essere presi in considerazione. Era felice che ci fosse qualcuno che fosse finalmente in grado di riconoscerne la validità. -Sarà un po' come se attraverso di lui Margherita mi avrà sempre accanto a proteggerla, come se le fossi comunque vicino tutte quelle volte in cui invece non potrò esserlo fisicamente. E ho anche già trovato il nome perfetto.

Irene sorrise alla tenerezza che evocò in lei quell'immagine. Margherita era una bambina davvero fortunata.

-La ringrazio per il suo tempo signorina Cipriani, e per il prezioso consiglio, le assicuro che me ne ricorderò. Buona giornata, - la salutò Riccardo, avviandosi deciso e ben più convinto di prima verso il reparto degli animali di pezza.

-Si figuri, è sempre un piacere, buona giornata a lei.

Esattamente una settimana dopo, Irene era ospite in casa di Nicoletta Cattaneo assieme a tutte le altre veneri. Beh, chiaramente Gabriella e Clelia erano assenti per cause di forza maggiore, ma di tutte le altre nessuna mancava all'appello: Tina, Paola, Dora, Roberta e ovviamente lei stessa. Quando la giovane mamma fece entrare la bambina per farla salutare alle amiche, a Irene saltò subito all'occhio la vista del tenero cavallino di peluche che Margherita teneva stretto tra le braccia. A quanto pare non passò inosservato nemmeno dalle altre, dal momento che Tina domandò:

-E quello? -, mentre indicava proprio il pupazzo.

-È un regalo di Riccardo, - spiegò Nicoletta, -Margherita lo adora.

-Fa vedere un po', - disse la ragazza, prendendolo con curiosità dalle braccia della piccola per osservarlo più da vicino. -Ma è carinissimo!

Tutte le altre veneri si voltarono immediatamente verso di lei per guardare meglio il giocattolo.

-E Cesare invece cosa le ha regalato?- chiese poi Roberta.

-La tutina che sta indossando adesso, è nuova infatti, è stato molto carino anche lui - rispose l'altra.

Irene sorrise tra sé e sé nel constatare che, proprio come predetto da Riccardo, il regalo del dottor Diamante era stato indubbiamente più banale e meno originale.

-E ha anche un nome questo cavallo oppure è rimasto anonimo? - domandò Irene, spinta dalla curiosità. Riccardo le aveva anticipato di avere già un'idea abbastanza precisa a riguardo, ma poi era andato via e Irene non aveva fatto in tempo a chiederglielo. Adesso che era lì però lo voleva sapere, d'altra parte era un suo diritto, in quanto autrice dell'idea originaria.

-Tu sempre a fare domande stai, io non lo so come si chiama ma già non ti sopporta nemmeno lui guarda, - scherzò Tina, tirando verso Irene per gioco il pupazzo che la colpì al petto.

-Ma!- si finse indignata quest'ultima.

-Tina, Tina fai attenzione!- la rimproverò bonariamente Nicoletta, affrettandosi a recuperare il peluche da Irene e restituendolo alla sua legittima proprietaria, visibilmente felice di riaverlo tra le mani, con le risate delle altre veneri in sottofondo, -che se si rompe è un disastro, Margherita ce l'ha solo da qualche giorno ma ormai non riesce a dormire se non ce l'ha vicino. E comunque sì, ce l'ha un nome, - spiegò poi Nicoletta, voltandosi verso Irene per rispondere alla sua domanda. -Si chiama Apollo due.

Apollo due? Che razza di nome era? E perché quel due poi? Beh, sicuramente per essere originale era originale. Comunque, Margherita sembrava averlo apprezzato e questo era l'importante. Irene si augurava solo che un giorno sarebbe potuto esserci Riccardo Guarnieri a cullare sua figlia e vegliare sul suo sonno, come era giusto che fosse. Fino a quel momento, Apollo due sarebbe stato un degno sostituto.


 


 

3 febbraio 1962

-Cioè, tu vorresti farci credere che saresti stata tu quindi a dare l'idea del regalo a Riccardo?- domandò Dora, decisamente poco convinta dalla storia che Irene aveva appena raccontato.

-È la verità, poi tu sei libera di pensare quello che vuoi, - rispose Irene, mettendosi sulla difensiva.

-Io invece ci credo, - intervenne Stefania in suo favore. All'epoca dei fatti non era stata presente quindi non poteva giudicare obiettivamente, però la storia di Irene le era sembrata abbastanza verosimile e colorita di dettagli abbastanza specifici, difficili da improvvisare lì sul momento.

-Vabbè dai, se Stefania si fida ci credo anche io, - stabilì Dora. -Conoscendoti mi sembrava solo un po' strano che non ne avessi parlato a nessuno e non ne avessi approfittato per prenderti il merito davanti a tutte, tutto qua.

-In quel periodo non ci conoscevamo ancora molto bene, perché avrei dovuto raccontartelo?- obiettò Irene.

-E quindi Riccardo Guarnieri ti ha detto davvero che in futuro se ne sarebbe ricordato? Cioè è un po' come se ti dovesse un favore adesso, no?- commentò Stefania, che invece si era goduta il racconto e adesso voleva saperne di più. Aveva sentito così tanto parlare di lui e di Nicoletta e la loro travagliata storia d'amore che avrebbe ascoltato molto volentieri qualsiasi storia li riguardasse, soprattutto se raccontata da qualcuno che li aveva conosciuti in prima persona.

-Sì, anche se veramente si è già sdebitato, - spiegò Irene.

-Come? E quando?- domandò Dora.

-Non ti ricordi un anno fa sotto Natale, quando io e Marina ci siamo giocate la borsetta? È stato solo grazie a lui che ho vinto. Perché pensi che abbia voluto aiutare proprio me?

-Aspetta aspetta, - la fermò Stefania, a cui evidentemente mancavano molte informazioni, -chi è Marina? Di quale borsetta state parlando? E cosa c'entra Riccardo Guarnieri? Voglio sapere tutto!

-In effetti anche questa è una storia interessante, - cominciò a spiegarle Irene, -vedi, devi sapere che l'anno scorso sotto Natale era successo che...


 

Domenica 7 febbraio 1962

Quando Stefania e Dora bussarono al campanello di casa di Irene, la loro collega non ci mise molto a venire ad aprire. Mentre sentivano il rumore della pioggia che fuori inondava imperterrita le strade e i marciapiedi di Milano, Stefania dentro di sé pensò che era stata proprio una fortuna che quel fine settimana si fossero accordate per vedersi a casa di Irene e non fuori all'aperto, proprio in previsione del maltempo che con ogni probabilità si sarebbe riversato sulla città. Purtroppo casa di Dora era sempre piena di persone vista la sua famiglia numerosa e di conseguenza non c'era tanto spazio, mentre Stefania non aveva ritenuto che fosse il caso di portare gente a casa visto lo stato mentale abbastanza fragile di Silvia, sicuramente non in vena di vedere altre persone ed essere di compagnia (chiaramente la ragazza non aveva potuto spiegare il perché e aveva optato per giustificare il tutto con un lutto in famiglia abbastanza improvviso, il che in un certo qual modo non era poi così tanto lontano dalla realtà).

O perlomeno, queste erano state le scuse a cui le due ragazze avevano addotto per spingere Irene ad invitarle a casa propria. Nonostante la sua iniziale reticenza e un rifiuto categorico della proposta, giovedì sera la loro collega aveva chiamato entrambe le ragazze per dire loro che aveva cambiato idea e che se avessero voluto sarebbero potute venire (incoraggiandole in modo neanche troppo velato a portare con sé qualcosa da mangiare); tutto ciò accompagnato da qualche frase vaga in merito al fatto che suo padre “quel fine settimana sarebbe stato via”. Comunque, né Stefania né Dora avevano fatto troppe domande in merito, l'importante era essere lì; altrimenti la sorpresa che le avevano preparato non avrebbe avuto molto senso.

Dopo averle fatte entrare e aver preso i loro cappotti, Irene si accorse immediatamente del sacchetto che Stefania aveva portato con sé, momentaneamente appoggiato a terra. -E quello cos'è?- chiese la venere, studiando con curiosità l'oggetto non identificato.

-È per te! - annunciò entusiasta Stefania, alzando il sacchetto e porgendolo a Irene, affinché ne rivelasse il contenuto. La ragazza tirò fuori un pacco regalo impacchettato con carta da regalo gialla. -Io e Dora ti abbiamo fatto una sorpresa.

-Una sorpresa?- gli occhi di Irene si illuminarono all'istante. -Una borsetta?

-No, - Stefania scosse il capo, -meglio.

-Un paio di scarpe da abbinare alla borsetta che ho già? - chiese Irene, speranzosa.

-No, - stavolta fu Dora a replicare, -meglio, - disse con una risatina, ripetendo ciò che Stefania aveva appena detto. Le sue si lanciarono uno sguardo complice.

-Meglio? Non lo so, una collana di diamanti? Anche se mi sembra un po' troppo grande per un gioiello, - rifletté Irene.

-Nono meglio, ancora meglio, - disse Stefania, ormai impaziente di vedere la reazione dell'amica.

-Ancora meglio di una collana di diamanti? Cosa ci può essere scusa?

-Beh, aprilo e vedi, no?- chiese Dora.

Irene seguì il suo consiglio e iniziò a spacchettare velocemente il suo regalo, senza la minima cura per la carta che lo avvolgeva. Sulla sua faccia si susseguirono una serie di emozioni diverse quando si rese finalmente conto che le sue amiche le avevano regalato una scatola di costruzioni: prima stupore, poi meraviglia e infine gratitudine mista a una certa dose di entusiasmo. Fu forse una delle poche volte nel corso della loro amicizia che Stefania osservò Irene non avere immediatamente una risposta pronta alla situazione. Rimase in silenzio per alcuni secondi a fissare la scatola chiusa, che ritraeva in realtà una semplice casetta.

-Semplice ma con un significato dietro, no?- ripeté Stefania, rompendo il silenzio che si era creato.

-Io... non so cosa dire, sul serio. Grazie.

-Dovremmo pure passare il tempo in qualche modo nelle giornate di pioggia, no?

Nota dell'autrice
A quanto pare ho trasformato il tutto in una raccolta di one-shot. Non so come, ma è successo. Non so se dipenda da qualche fattore in particolare ma ultimamente il mio cervello ha incominciato a trovare molti più prompt nel vedere le puntate (probabilmente necessità di trovare pretesti che mi allontanino dallo studio) e quando mercoledì ho visto la scena delle ragazze che hanno portato il regalo a Clelia ho pensato a quanto sarebbe stato carino vedere Dora Irene e Stefania andare a sceglierlo assieme, e se i problemi di budget degli autori ci privano di queste piccole gioie ci pensano le fanfiction a sopperire.
Realisticamente so che con ogni probabilità una ragazza negli anni 60 non avrebbe detto che non esistono giocattoli per maschi e per femmine visto che all'epoca le differenze di genere erano molto accentuate, ma visto che ci tengo molto a questi temi non volevo che Dora fosse esponente di un'ideologia sessista e quindi anche a costo di risultare un po' anacronistica ho preferito renderla portavoce della parità di genere. Also Irene che non sopporta le bambole è una cosa che in ogni caso vedrei 100% nel canon. Spero che la storia vi sia piaciuta! Non so realisticamente quante altre ne scriverò o per quanto andrà avanti il mio momento di ispirazione creativa, con ogni probabilità la prossima settimana promette molto bene visto che "vedremo" il primo appuntamento di Pietro e Stefania, però chi può dirlo. Grazie a chi è arrivato a leggere fin qui!

   
 
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