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Autore: sallythecountess    07/02/2021    0 recensioni
In questo capitolo finale della saga della famiglia Jimenez tutti i nodi verranno al pettine. Juan ritroverà la sua natura oscura e darà inizio ad una guerra che incendierà Los Angeles solo ed esclusivamente per amore di Mina. John dovrà affrontare non solo la fine della sua relazione con il suo amato Ethan, ma un enorme dolore che lo manderà totalmente in crisi e lo costringerà a crescere. I tre ragazzi Jimenez, infatti, si troveranno da soli a combattere con la paura di diventare orfani e inevitabilmente diventeranno adulti.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo 3: una piscina a New York
Rimasero solo per poco con Mina, perchè la terapia intensiva non ammetteva visite lunghe, ma se Johanna uscì volentieri, incapace di sopportare il dolore di vedere la sua piccola in quelle condizioni, Juan si sentiva morire all’idea di abbandonarla. Sei parole lo tormentavano “nella buona e nella cattiva sorte” e per lui era quasi un tradimento lasciarla lì da sola e andare a casa. Provò in tutti i modi a convincere l’infermiera a farlo restare, e alla fine andò via soltanto dopo essersi assicurato di ricevere una chiamata in caso di problemi.
Uscendo trovò gli uomini del clan ad attenderlo per scortare lui e la sua famiglia, ed esausto si accasciò accanto al finestrino senza ascoltare nulla. Voleva solo tornare a casa da sua moglie, e negli ultimi tempi aveva provato spesso quella sensazione di vuoto e solitudine, ma generalmente gli bastava alzare il telefono e sentire la sua voce per stare meglio. Questa volta, invece proprio non poteva. Sbuffò sbloccando il cellulare, e fissando la foto di Mina e Jemie che aveva come sfondo,  ma poi improvvisamente gli tremò il cuore perché qualcuno lo stava chiamando. Morì per un istante, temette che fosse l’ospedale, che lei stesse male, e bloccò l’autista.
Rispose con il cuore a mille e sentì “Juan Jimenez? Sono Steve Griffith, ci eravamo sentiti qualche settimana fa per la piscina e volevo mandarle il preventivo, ma ho perso la sua mail…”
Per un attimo il caro Jimenez fu tentato di mandarlo al diavolo, ma poi si ricordò le parole di Mina di qualche mese prima, e decise di assecondarlo, prima di affondare nella malinconia e nei suoi ricordi.
Era da circa sei mesi a Berlino quando Mina aveva iniziato con questa storia della piscina, e all’inizio non aveva fatto altro che prenderla in giro, ma poi aveva deciso di assecondarla, perché era già complesso avere una relazione a distanza con i loro caratteri, se Mina iniziava a tenergli anche il muso diventava una guerra. Ogni loro lite costava migliaia di dollari di terapia di coppia e Juan non ne poteva davvero più, perché voleva tornare da lei e dai suoi figli, ma lei lo tormentava perché voleva che lui restasse in Europa per diventare sempre più famoso. Mina, invece, era bloccata a New York, perché Jane aveva ripreso l’accademia, e lei faceva da mamma e nonna al piccolo Joey e al suo Jemie, insieme al caro Joey Stanley, tornato single da poco. Juan era gelosissimo, perché sembravano quasi una coppia, sempre insieme quei due, ma si sforzava di non farlo trasparire, perché non voleva comprare una nuova barca a vela alla sua terapista. Era costantemente depresso, e vedeva pochissimo anche Johnny, che era sempre pieno d’impegni per l’accademia, ma viveva praticamente al telefono con lei.
“Mi amor stiamo andando a fare un bagno al Carson’s, te lo avevo detto. Sai com’è fa un caldo terribile a Manhattan e noi ancora non abbiamo una piscina…” gli disse vaga e Juan le disse serio “fammi vedere che costume hai messo…” per farla ridere.
“Te lo giuro mi amor, avrai la piscina che vuoi tanto, probabilmente dovremo cambiare casa, ma se la vuoi, va bene…” aggiunse con un sorriso malinconico e Mina rispose solo che non avrebbe mai voluto cambiare casa, che dovevano trovare un’altra soluzione e lui si strinse nelle spalle e disse che avrebbe chiesto a qualche architetto di studiare una soluzione per darle una piscina al quarto piano di un grattacielo, rendendola felice.
“Dimmi che ti manco, però…” le disse piano, sussurrando quasi al microfono, ma senza guardarla, perché non voleva leggere cose strane sul suo volto.
“Non lo sai, mi amor?” rispose lei languida, e Juan scosse solo la testa. La paura che lei ormai si fosse abituata ad una vita senza di lui lo tormentava letteralmente, ma Mina non voleva tenerlo a distanza, così aggiunse con dolcezza “ Sei il mio uomo, e mi manca tutto di te, persino le tue rispostacce e il tuo terribile russare notturno. Vorrei averti vicino ogni singolo giorno della mia vita…”
 “torna da me, allora. Oppure fammi tornare da te…” confessò triste, ma con lo sguardo colpevole di chi sa di aver detto qualcosa che l’altra persona non vuole sentire. Mina gli lanciò uno sguardo di una dolcezza infinita, e fece per rispondergli, quando qualcuno le disse “Lucy se non ti sbrighi io e la tata non riusciamo più a tenerli questi ragazzini sudati e appiccicosi. Potete amoreggiare dopo Gomez e Morticia?”
Gli dava un fastidio terribile che quel cavolo di Stanley fosse sempre con Mina, ma allo stesso tempo gli era anche grato, perché Jane e Christian erano genitori molto assenti, presi entrambi dai loro impegni di studio e lavoro e il piccolo Joey era ormai il quinto figlio di Mìmi.
“Andiamo, andiamo, Juanito viene con noi mentre guidi…” gli rispose allegra e poi fissando lo schermo con i suoi splendidi occhi azzurri disse piano “perché non prenoti una vacanza per noi, mi amor? Portaci al mare, lo sai che lo adoriamo. Così ricarichiamo le batterie e magari ci portiamo anche i piccoli e il mio amore, perché è una vita che non lo vedo…”
“E’ da psicopatica chiamare ‘il tuo amore’ un ragazzo di diciannove anni, lo sai vero? Sembri una di quelle mammine asfissianti…” le disse Joey ridendo, e Juan alzò il sopracciglio perché effettivamente Mina aveva sempre un atteggiamento estremamente languido con suo figlio, ma lei rispose rigida “…non mi sembra sia un tuo problema, nonno Stanley, anche perché nessuno ti ama…” facendolo ridere.
“Lo sai che non torna volentieri a New York, perché gli vengono pensieri tristi…” rispose Juan, ignorando quei loro giochini e Mina sospirò sconsolata.
 “…non riesce proprio a uscirne, povero piccolo…” commentò distratta, ma Juan annuì soltanto. Era a Berlino da sei mesi ormai, ma l’umore di John non era migliorato, e anzi continuava a fare discorsi molto tristi.
“Vieni a Berlino, mi amor. Sarà felice di vedere te e i piccoli, lo fate sempre sorridere…” le disse, cercando disperatamente di convincerla ad andare da lui e Mina con un sorriso bellissimo rispose “tanto lo so che tu vuoi me, che non ti importa nulla di nient’altro…allora prenota, no? Liberati da qualche impegno e corri a New York dalla tua vecchia moglie…”
“E non mi dai il tormento se devo pagare qualche penale?” le chiese, con il cuore estremamente felice, ma Mina non lo vedeva da quasi due mesi e non aveva nessuna voglia di aspettare oltre e sorridendo rispose “…sbrigati, prendi il primo aereo, che mi manchi da impazzire…” facendo sorridere sia Juan che Joey, che ormai era abituato alle loro smancerie.
“…sì, Mìmi ma c’è un problema enorme- rispose serio, facendole aggrottare le sopracciglia- cioè che a New York non c’è la piscina ed io non voglio morire di caldo…”
“Allora vaffan…”
Mina e Joey avevano un accordo sulle parolacce davanti ai ragazzini: se ad uno dei due scappava, l’altro gli dava uno schiaffetto per fermarlo, ma Joey stava guidando, così senza pensarci troppo spostò la mano dal cambio e le diede uno schiaffetto sulla coscia, che fece letteralmente infuriare Juan che ringhiò “dove hai messo le mani, scusa?” un attimo prima di urlare in spagnolo che lo avrebbe ucciso se non avesse tenuto le mani al loro posto, e di tenerlo il più lontano possibile in piscina.
“Così arrivi più velocemente…” rispose lei facendogli la linguaccia e Juan le disse solo “te quiero mi amor…” facendola sorridere.
“Joey…cambio di programma…” gli disse serissima una volta chiusa la chiamata con Juan e lui la fissò divertito. Mina senza Juan si curava meno, e forse era meno bella, ma più divertente e alla mano. Era una mamma normale, di quelle che portano i figli al parco a giocare e Joey era persino riuscito a portarla in una pizzeria in jeans e maglietta. Juan era letteralmente morto di gelosia quando glielo avevano raccontato, ma lei aveva solo spiegato che non le importava nulla di quello che pensava Stanley, quindi non ci teneva ad essere bella per lui.
“Per te, invece, mi amor voglio essere sempre perfetta, per questo non esco con te sciatta…” aveva spiegato con dolcezza, ma Juan non era riuscito a scacciare la sensazione di disagio che gli provocava l’idea di lei vera e totalmente se stessa con un altro uomo.
“…devo andare dall’estetista e a sistemare i capelli…” gli spiegò sciogliendo la sua massa di morbidi riccioli, che erano diventati incredibilmente crespi e gonfi con il caldo.
“…quindi resti da solo con la tata in piscina…” concluse, fissandosi attraverso lo specchietto retrovisore e Joey ridacchiando le disse “…sei bella comunque, eh. Anzi, conoscendolo, preferirebbe vederti così e non tutta in tiro…”
“Sì, come no…” rispose Mina, controllando i capelli in cerca di qualche filo argenteo, ma Joey scosse solo la testa, perché malgrado tutti gli sforzi fatti, non aveva ancora capito che quell’uomo la amava come niente al mondo.
Era rientrata a casa dopo ore, perché ne aveva approfittato per fare shopping e comprare qualcosa di seducente, e si aspettava di trovarlo a casa, perché aveva il cellulare acceso, ma entrando trovò Joey che guardava la tv con i ragazzini e sbuffò soltanto, mentre lui si complimentava per il restauro.
“Sul serio Lucy, ti hanno tolto almeno dieci anni…”le aveva detto all’improvviso, e Mina che era già seccatissima perché Juan non le stava rispondendo, aveva involontariamente alzato il terzo dito, quando una voce le aveva detto “dejalo mamy, ci sono i bimbi…” e lei si era sciolta. Davanti a lei c’era il bellissimo e tormentato amore della sua vita. John era dimagrito parecchio in quel periodo, ed era particolarmente malinconico, ma sfoggiava un fascino triste da tramortire chiunque. Lei, invece, era impazzita nel rivederlo, e lo aveva stretto con tutte le sue forze, come se fosse un bambino e ora continuava ad accarezzarlo, dicendogli frasi dolci.
“Vogliamo bene anche a te, eh Juan…” aveva detto Jeoy, notando i suoi sguardi seccati, ma Mina non lo aveva visto, e una volta notato aveva liberato il suo caro Johnny per andare a fiondarsi tra le braccia dell’uomo che l’aspettava con trepidazione.
“Sembri stanchissimo, mi amor…” gli aveva sussurrato dolce, dopo un abbraccio e un bacio frettoloso, accarezzandogli il viso e Juan aveva solo risposto “…andiamo a letto…” facendola ridere.
Cercavano di vedersi ogni due o tre settimane, ma a volte non era possibile e restavano anche mesi interi senza vedersi e questo stava distruggendo il povero Juan che non aveva più voglia di una relazione a distanza. Era sempre stato un uomo solitario, il nostro amico ispanico, ma la terapia lo aveva aiutato, le loro liti erano diminuite e forse era davvero invecchiato troppo, ma stava davvero soffrendo parecchio la solitudine in quel suo appartamento di Berlino. Era lontano da quasi un anno, e non riusciva a vederne una via d’uscita. Gli mancava Mina, ma anche le sue figlie e quei due piccoli.
“Zio Joey ci porta a mangiare la pizza…” aveva concluso John, facendo l’occhiolino alla madre e Joey si era solo stretto nelle spalle, perché non gli dispiaceva una serata di babysitting agli Jimenez.
“Sento io Joy e Jany, mamy, così non vi disturbano…” aveva aggiunto John, con quel suo sorriso da furbetto e poi le aveva detto all’orecchio “…cerca di tirargli su il morale, perché è parecchio a terra ultimamente…” facendola solo sorridere.
Mina lo aveva fatto, si era occupata di lui, e aveva notato che Juan era particolarmente triste in quel periodo, che la fissava con molta dolcezza e la stringeva molto forte.
“Quanto resti amore?” aveva sussurrato baciandogli il petto, e Juan aveva risposto “due settimane. Johnny va via alla fine del weekend però…” e lei si era intristita tanto per suo figlio, ma era stata felice di tenerlo accanto per un po’, eppure quando dopo l’amore le aveva detto piano “lascia che stia con te, per favore…” si era seccata non poco.
“Sono sempre io la cattiva, eh?” aveva letteralmente ruggito alzandosi dal letto nuda e Juan si era solo portato le mani al viso, sbuffando esasperato. Non voleva davvero riaprire quel discorso che avevano fatto mille volte, ma Mina aggiunse “…quattro figli, e quella che ha una prospettiva lavorativa migliore è Jane…che sta per sposare una rockstar da quattro soldi.  Johnny vuole fare cinema e Dio sa come farà a riuscirci senza un sacco di soldi, e Joy ha la sua carriera nel teatro, che è terribilmente rischiosa. Qualcuno dovrà pure occuparsi di questi ragazzi, no?”
“Lascia stare, è inutile…” le aveva ruggito in risposta, perché Mina non voleva davvero considerare i suoi sentimenti. Sembrava la loro solita lite, eppure quella sera Juan era troppo addolorato per nascondersi dietro al suo orgoglio, così disse poche parole, che cambiarono la situazione.
“Evidentemente aver bisogno di te è un problema mio…” aveva concluso nervoso, e aveva provato ad alzarsi per fumare, quando sua moglie aveva detto piano “…anche io ho bisogno di te…”.
“Lo vedo…”aveva ribattuto amareggiato dandole le spalle, ma Mina lo aveva stretto forte e aveva sussurrato “no, mi amor, io sto malissimo senza di te. Mi manchi un sacco e muoio di gelosia per tutte quelle tipe che ti ronzano intorno …”
“Io non ci sto un altro anno a Berlino da solo, te lo dico…” aveva risposto, girandosi e fissandola serio, ma Mina con un sorriso aveva risposto “vuol dire che vuoi trovarti un’altra, mi amor?” e lui aveva riso di cuore, mentre Mina gli parlava delle belle biondine tedesche.
“Voglio che prendi Joey e Jemie e ti trasferisci da me, voglio vivere con mia moglie per una volta nella mia vita, non mi sembra di chiedere troppo. Johanna ormai vive nel dormitorio dell’accademia, Jane non c’è mai e tu passi tutta la tua vita con quel povero sfigato di Stanley che adesso allunga anche le mani…” le aveva detto serio, per farla smettere di prenderlo in giro e Mina aveva detto piano “Lo sai Juanito: non voglio che Joey cresca con un’estranea e Jane ha diritto di vedere il bambino quando finisce a scuola…”
“…ma non c’è mai Mina, cazzo…” aveva risposto rigidissimo, ma lei con un sorriso aveva aggiunto “…solo sei mesi, amore. Poi Jane dovrà decidere se occuparsi di Joey o permettermi di portarlo insieme a Jemie da te. Non accetterò scuse, né alibi e in nessun caso rimanderò la partenza, te lo giuro…” e lui aveva solo sorriso.
“Sicura di voler vivere con me? Pare che io russi e che abbia problemi con le piscine…” aveva risposto divertito e un po’ più sereno, e lei ridacchiando aveva aggiunto “…oh hai anche un altro miliardo di difetti. Sei disordinato, tocchi sempre tutte le mie cose e le lasci in giro, sei intrattabile quando hai la luna storta, generalmente brontoli per qualsiasi cosa e alzi gli occhi al cielo sempre…”
“Pare che sia un uomo pieno di difetti…” aveva aggiunto ridacchiando, ma lei sedendosi sul suo corpo aveva iniziato ad accarezzargli il viso, e occhi negli occhi, un secondo prima di baciarlo, aveva sussurrato “ma fai l’amore come nessuno e mi fai sentire i brividi solo con due dita…”
Si baciarono per un attimo, ma poi Juan mordendole le labbra sussurrò “…bel presupposto per una storia d’amore!” e lei iniziò a ridere forte, ma poi toccando i suoi favolosi addominali e sentenziò “…ah! Inizi ad avere anche la pancettina, signor Jimenez…” facendolo letteralmente morire d’imbarazzo.
  “Non ho la pancia, ho bevuto delle birre con John in aereo…” ruggì imbarazzato come una ragazzina, ma Mina rispose sorniona “come no. Niente dolci per te a colazione…” lasciandolo a sbuffare forte.
Nota:
Eccomi! Spero che qualcuno mi stesse aspettando con ansia...allora che ne pensate di questa famigliola? E' troppo triste quello che gli sta capitando? Siete dispiaciuti? Contenti di aver rivisto John? Fatemi sapere.
   
 
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