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Autore: crazy lion    08/02/2021    1 recensioni
Taylor e il fidanzato Joe stanno facendo una passeggiata nel parco, quando sentono miagolare.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare veritiera rappresentazione del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Taylor Swift
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BENVENUTO IN FAMIGLIA

 
Taylor e Joe erano usciti di casa da un po'. Il sole splendeva alto su Los Angeles, il cielo era limpido e quel lunedì si preannunciava bellissimo. Si erano presi entrambi un paio di giorni di vacanza, lei dalla musica e lui dal film per cui recitava, per stare un po' insieme.
"Ti amo! Lo sai, vero?" le chiese, con la sua voce calda e profonda che lei adorava.
"Anch'io."
Joe le circondò le spalle con un braccio, non spingendosi oltre per paura di attirare sguardi curiosi. A quell'ora non c'era ancora nessuno, comunque, quindi lei si girò verso di lui e lo baciò sulle labbra. Approfondirono il bacio piano piano, assaporandone ogni singolo secondo. Intorno a loro gli uccellini cinguettavano e il vento spirava fra le foglie degli alberi, ma i due non ci facevano caso. Erano rinchiusi nel loro piccolo mondo, come in una bolla dalla quale non avevano nessuna intenzione di uscire. Tutto il resto aveva cessato di esistere.
"Ho sentito qual…" Lui la baciò ancora, ma lei si staccò, mettendogli le mani sul bacino per allontanarlo con dolcezza. "Ho sentito qualcosa" ripeté.
"Cosa?"
"Un gattino."
"Te lo sarai immaginato, io non sento niente."
"No, non era un'allucinazione. Ascolta."
I due tesero l'orecchio e in quel momento si udì un picccolo miagolio.
"Hai ragione. Ma dov'è?"
"Sembra che venga da quei cespugli." Senza pensarci due volte, la ragazza si precipitò a controllare. Si chinò sull'erba e guardò in avanti. il micio era nascosto sotto un mucchio di foglie, spuntava solo la coda. “Vieni qui, micetto!" lo chiamò.
Il piccolo piangeva disperato, era straziante per Taylor starlo ad ascoltare. Non smetteva mai di lamentarsi e, anzi, secondo dopo secondo lo faceva sempre più forte.
"Povero piccolo, sarà spaventatissimo. Taylor, allontanati, magari gli fai paura."
"Avrà anche fame. Vorrei prenderlo. Possiamo tenerlo?"
I due stavano insieme da un pezzo ed erano andati a convivere in casa di lei pochi mesi prima.
 
"Tay, amore, la sua mamma potrebbe essere da qualche parte, o magari è di qualcuno."
"Hai ragione." Sospirò. "Non è giusto" mormorò fra sé.
Certo, se ci fosse stata lì la sua mamma a lei avrebbe fatto piacere, significava che il cucciolo non era solo, ma se invece qualcuno l'avesse abbandonato?
Forse mi faccio condizionare troppo da quello che è successo con Benjamin Button.
Sì, doveva essere così. Quel gatto era stato quasi di sicuro abbandonato, ma il micio che aveva di fronte magari era lì per un altro motivo. Poteva essere figlio di una gatta selvatica o essere scappato.
"È piccolo, non può venire da molto lontano" considerò Joe. "Quanto credi che abbia?"
Taylor si riavvicinò e lo guardò meglio. Ora il micio era uscito dal suo nascondiglio e si guardava intorno guardingo. Aveva il pelo nero, con una macchia bianca al centro della fronte.
"Un paio di mesi massimo."
Voleva quantomeno aiutarlo. Magari anche tenerlo, ma quello era tutto da vedere.
"Andiamo a chiedere se è di qualcuno?"
Lei si alzò, annuì e si pulì il vestito sporco di terra.
I due bussarono a diverse case della zona. Alcuni proprietari non c'erano, altri dissero che il gatto non apparteneva loro e che non avevano idea di chi potesse essere.
"Vado a prendergli qualcosa da mangiare" disse Joe. "Non me ne intendo di gatti, cosa credi sia più indicato?"
Il latte vaccino non faceva bene ai mici, ma la ragazza non era sicura che il piccolo riuscisse a mangiare i croccantini.
"Pane e latte" rispose.
Si allontanò dal gatto e guardò da distante. Voleva vedere se la mamma sarebbe arrivata. Ma non venne nessuno nemmeno quando il piccolo andò a mangiare ciò che Joe gli aveva portato. Rimasero lì circa cinque ore, mangiando un panino al volo preso a un bar lì vicino, per controllare, ma nulla.
"Facciamo così: se domani è ancora qui lo prendiamo, va bene?"
Come aveva detto, Joe non sapeva molto sui gatti, ma era sicuro che una mamma non stesse via molto tempo dai suoi cuccioli.
"D'accordo." I due salutarono il gattino, presero la scatolina con la quale gli avevano dato il cibo e si allontanarono. "Ciao, piccolino, aspettami" mormorò la ragazza.
Una singola lacrima le rotolò giù per la guancia. Se quel gatto fosse stato abbandonato, aveva la sensazione di starlo lasciando anche lei, cosa che non avrebbe mai voluto. Passò tutto il giorno a pensare a lui e, anche quando si distrasse guardando un film con Joe, non riuscì a farlo per molto tempo. Ogni volta che accarezzava Olivia, Meredith e Benjamin, non faceva che pensare a quel micetto tutto solo nel parco. Forse la gente gli faceva paura. Non aveva soffiato quando Taylor si era avvicinata, ma chi poteva sapere come si sarebbe comportato in presenza di altre persone?
"Pensi ancora a lui, vero?"
Joe le strinse la mano, quella sera a letto.
"Sì, non riesco a smettere."
"Taylor, sta bene, ne sono sicuro. Starà dormendo."
"E se avesse fame? O caldo? È luglio."
"Di giorno forse sì, ma avrà trovato ombra e poi di sera fa fresco.”
"S-sei sicuro?" balbettò, incerta.
"Credo di sì, Tay. Sta' tranquilla. E comunque, anche a me importa di quel gattino, solo che mi domando come faremo a gestirne quattro."
"Non lo so, ma se succederà ci riusciremo. E vedo che ti interessi a lui, altrimenti non ti saresti offerto di portargli il cibo."
"Aiutare qualcuno che ha bisogno viene sempre naturale, almeno alla maggior parte delle persone. Sarebbe stato disumano non dargli una mano."
"Già." Gli si avvicinò ancora di più, fino a far aderire il suo corpo a quello del fidanzato. "Grazie per tutto, davvero."
"Ma figurati. Ora dormiamo, domani torneremo a vedere come sta."
Ma Taylor non riuscì a chiudere occhio.
Il giorno dopo andò con Joe a comprare dei croccantini kitten, apposta per i cuccioli. Li portò al parco e il gattino sbucò subito dai cespugli.
"Sei ancora qui!" esclamò la ragazza, felice di vederlo.
Si sarebbe messa a urlare, ma temeva di spaventarlo. Quando mise la scatolina a terra, il gattino si avvicinò e mangiò anche con lei li accanto e la ragazza riuscì a fargli una carezza sulla schiena. Aveva il pelo corto e morbidissimo.
"Però! Si fa coccolare, è bravo" commentò Joe.
"Dev'essere stato un gattino domestico abbandonato da poco, forse solo da ieri, o non sarebbe così affettuoso."
Il gatto spazzolò due ciotole di croccantini, poi si ritirò nel suo cespuglio.
"Perché è scappato?"
"Non lo so, forse ha ancora un po' paura. Parliamogli."
Anche quella mattina al parco non c'era nessuno. I bambini arrivavano nel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti delle vacanze, e i piccoli più tardi di quell'ora. Meglio, almeno nessuno li avrebbe presi per pazzi vedendo che parlavano con un gatto. Non che ai due importasse il giudizio della gente, comunque.
"Ciao gattino, io sono Joe. Sono un attore e il fidanzato di Taylor, che è qui con me."
"Bravo" gli sussurrò lei all'orecchio. "Ciao micio, io sono Taylor. Sono una cantante e ho altre due gatte e un gatto. Ti piacerebbe conoscerli?"
Curioso, il cucciolo uscì di nuovo dal nascondiglio, guardò a lungo i due e si avvicinò alla mano della ragazza che si muoveva sull'erba. Gliela leccò per un po', poi la toccò con la zampa e le prese le dita per giocare.
"Vuoi divertirti, eh? D'accordo."
Taylor sentì il suo cuore scaldarsi. Spostò ancora le dita e il gattino le zampe, si mise anche a pancia in su per muoversi meglio.
"È socievole, non trovi, Joe?"
"Molto. Posso accarezzarlo?"
"Certo."
Lui si avvicinò, si piegò in avanti e sfiorò il pelo del micetto, che rispose leccandogli il dito.
"Ciao anche a te, piccolino" gli disse, con la voce più dolce che gli riusciva. "Piacere di conoscerti."
"Sembra un maschietto" disse Taylor, poi lo prese in braccio.
Il gattino si mise subito a fare le fusa, ma all'improvviso saltò giù dalle braccia della ragazza e, spaventato da un rumore che nessuno dei due umani aveva udito, corse a nascondersi ancora nel cespuglio.
"Che è successo?"
"Forse ha sentito qualcosa, Joe, non saprei. Ora come lo riprendiamo? Con altro cibo?"
"Prova a parlargli ancora."
Taylor gli raccontò come si chiamavano le sue gatte, di Benjamin Button, di come l'aveva trovato, disse i colori del loro pelo e cosa piaceva fare all'uno e agli altri. Il gattino la ascoltava, venne fuori di nuovo e si avvicinò, ma piangeva.
"Dovrò cantargli una canzone."
"Prova, magari funziona."
Taylor prese un gran respiro. C'era solo una canzone che le veniva naturale cantare in quel momento.
"I remember tears streaming down your face
When I said I'll never let you go
When all those shadows almost killed your light
I remember you said, "Don't leave me here alone"
But all that's dead and gone and passed tonight
 
Just close your eyes
The sun is going down
You'll be alright
No one can hurt you now
Come morning light
You and I'll be safe and sound
[…]"
"È bellissima, la adoro" disse Joe alla fine della performance.
"Lo so, grazie. Mi pareva la canzone giusta per calmarlo."
Funzionò, perché il piccolo era di nuovo in braccio a lei dopo qualche secondo e diede inizio a una vera e propria sinfonia di fusa.
"Ora dovremmo portarlo dal veterinario, giusto?"
"Sì Joe, è la cosa migliore."
L'uomo andò a casa a prendere un trasportino che Taylor aveva usato quando i suoi gatti erano piccoli. Il micetto soffiò quando ce lo misero dentro, ma i due riuscirono a chiudere prima che scappasse.
La dottoressa Blake fu sorpresa di vedere Taylor con un altro micetto. Si passò una mano fra i capelli rossi e, quando seppe come l’avevano trovato, commentò:
"Salvi tutti i gatti abbandonati?"
"Faccio quello che posso" rispose l'altra con un sorriso.
La visita del piccolo andò bene. Il peso era nella norma, la temperatura anche, occhi, naso e bocca erano a posto.
"Ha dei parassiti nelle orecchie, vedete questa roba nera? Vi prescrivo delle gocce da mettere tutti i giorni per una settimana."
Aveva anche dei vermi nelle feci e le pulci, così la veterinaria gli mise un antipulci che faceva effetto per tre mesi e prescrisse un vermifugo.
"Come volete chiamarlo? Così facciamo il libretto come per gli altri."
Taylor guardò il fidanzato.
"Tu che dici, amore?" gli chiese.
"Ti piace Merlin?"
"Molto."
"È un bel nome" commentò la veterinaria.
Una volta a casa Joe e Taylor lo liberarono. Il micio andò subito nella lettiera quando la trovò e poi a mangiare i croccantini, anche se erano per adulti e fece fatica, così la ragazza gli preparò una ciotola di quelli che gli aveva già dato. Gli insegnò a usare la lettiera e lui imparò presto, poi lo prese in braccio, sedendosi sul divano accanto a Joe.
“I gatti dormono, non si sono ancora accorti” disse lui.
"Lo faranno presto, ma sono sicura che lo accetteranno, con un po’ di tempo.” Sfiorò la testa del micetto e lui le diede un bacino sul naso, facendola ridere. “Benvenuto in famiglia, piccolo Merlin. Ti voglio bene!"
 
 
 
CREDITS:
Taylor Swift, Safe And Sound
   
 
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