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Autore: NikkiLu    08/02/2021    5 recensioni
Tratto dal prologo:
Mentre mi prendevo cura della mia bellissima bambina addormentata mi sentì osservata.
“Che c’è?” Alzai lo sguardo puntando i miei occhi in quelle pozze verdi che ancora mi fregavano. Maledizione.
“Perché?” Rispose subito guardingo.
“Non lo so.. mi guardi”
(...)
Se quattordici anni fa mi avessero detto che sarei finita con lo sposare l’odioso fratello maggiore della mia migliore amica dai tempi del liceo, Alice, gli avrei risposto con una sonora risata. Se due anni fa mi avessero detto che saremmo finiti con il lasciarci avrei fatto una risata ancora più forte.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 4


Pov Bella


Alle 9.30 aprì gli occhi  grazie alla sveglia che avevo impostato la sera prima, il tempo di farmi una doccia, indossare un paio di comodi leggings e un maglione che il campanello suonò.

“Mamma!” Trilló felice mia figlia.

“Buongiorno tesoro!- mi chinai a abbracciarla- porta in camera le tue cose”

“Buondì..- salutai anche Edward- è andato tutto bene?”

“Si, si, tutto bene- rimaneva impalato sulla soglia, si capiva benissimo che c’era qualcosa che voleva chiedermi- ti andrebbe di venire a pranzo ? Intendo io, te e Lizzie. Potrei portarvi in quel ristorante che fa quel dessert speciale che vi piace tanto...”Pronunciò così velocemente quelle parole che a mala pena lo capì. 

“Io non lo so...- mi prese alla provvista con quella richiesta-avevamo altri piani in realtà. I miei ci aspettano per pranzo..”

“Bella non farti pregare. Te l’ho chiesto educatamente. Avrei potuto ordinartelo” sorrise.

“Avresti potuto, ma in quel caso avrei già chiuso il discorso...e la porta”

“Non fare la difficile. Renée vede Liz tutti i giorni. Per favore”

Ero combattuta “Non so se sia una buona idea. Non voglio che si faccia strane idee...”

“Che idee dovrebbe farsi?”

“Non lo so, che le cose tornino come prima. Non vorrei che si confondesse...Magari poi inizierà a chiederci quando tornerai a casa e non voglio rischiare di ferirla quando poi dovremmo risponderle che in realtà casa tua è un’altra.”

In quel momento mi resi conto di aver ferito lui. Ero stra sicura che avrebbe iniziato a urlarmi contro di smetterla di fare la bambina capricciosa, che quella situazione era durata sin troppo e in generale le altre cose che era solito recriminarmi. Aspettai in silenzio la sfuriata che con mia grande sorpresa non arrivò: fece un respiro profondo e poi parlò “Bella, non sono uno psicologo ma sono abbastanza sicuro che la maggior parte di questi incoraggi questo tipo di cose in situazione simili alle nostre. Credo che le farebbe bene stare con tutti e due insieme, non voglio che si senta meno degli altri bambini. Riusciamo a stare nella stessa stanza senza scannarci- inarcai le sopracciglia- almeno non come prima, siamo migliorati non lo puoi negare. Voglio solo darle un pò di normalità.”

Mi aveva decisamente convinto, ma dopotutto era un avvocato e dannazione se era bravo. “Va bene, facciamo come dici tu.”

Il suo volto si illuminò con il più bello dei sorrisi, gli si leggeva in faccia quanto fosse felice. “Sarò qui per le 12.30, devo passare in ufficio”

“Ti aspetteremo giù”

“D’accordo. Grazie” 

Avevo fatto la cosa giusta? Accidenti se era difficile fare i genitori!

 

 

Salimmo nel suo Porsche Cayenne tirato a lucido alle 12.30 in punto. Stava decisamente migliorando anche con la puntualità, considerando che qualche mese fa nemmeno alle recite di sua figlia riusciva ad arrivare in orario, immaginate agli appuntamenti per pranzo...

Altro discorso era quello lavorativo ovviamente.

Era al settimo cielo, non lo vedevo così da un pò di tempo probabilmente da anni, anche se tutto quel cambiamento improvviso non mi convinceva affatto. Si stava impegnando per migliorare quei lati del suo carattere che non riuscivo proprio più a sopportare, su questo non c’era dubbio. Ma quanto sarebbe durata? Non riuscivo a non essere scettica perché convinta che le persone non possono mai cambiare del tutto. Mi aspettavo che l’Edward arrogante tornasse da un momento all’altro.

 

“Ecco la mia famiglia preferita! Signori Cullen che piacere vedervi!- Il caposala ci accolse con un caloroso sorriso appena varcammo la soglia del locale- il vostro tavolo è pronto. Prego, seguitemi..”

Il ristorante era uno dei più rinomati di Seattle ed era stracolmo. Edward salutò un bel pò di persone a diversi tavoli: era incredibile quanta gente conoscesse. Io mi limitai a sorridere con la mia bambina in braccio, riconoscendo in quelle famiglie persone che avevo conosciuto a vari eventi di beneficenza organizzate da mio suocero, serate organizzate dall’ordine degli avvocati o rotture di palle simili. Ops. Pardon.

“Complimenti Edward, tua figlia è bellissima. Ha chiaramente preso da sua madre, per fortuna.”  Patetico. Che battuta scontata. Accentuai il mio sorriso, non potevo fare altrimenti.

“Si sono fortunato” rispose sorridendo Edward. Non riuscì a non pensare quanto tecnicamente fosse fuori logo quella risposta, evitai però di farglielo notare: potevo cercare anche io di smussare la mia testardaggine: per quel,giorno non volevo urla.

Ci accomodammo e il cameriere, dopo aver portato una bottiglia del vino preferito da Edward, prese subito le nostre ordinazioni;il cibo lì era assurdamente “complicato” perciò feci portare un semplice filetto con delle patatine fritte per Lizzie, che per fortuna arrivò velocemente.

Stavo tagliando la carne di mia figlia in piccoli pezzettini quando mi accorsi che Edward si era incantato nella mia direzione, con sguardo pensieroso. 

“Mi stai di nuovo fissando...” 

“Scusa”

A parte quel breve scambio di battute durante il pranzo non ci dicemmo altro: Lizzie parlò a sfinimento raccontandoci della scuola, delle maestre , delle amichette e delle lezioni di danza che seguiva.

Le uniche parole che ci scambiammo erano commenti di apprezzamento sul cibo. 

“Mamma ricordati di fare i dolci per la festa di Halloween!”

“Accidenti!- portai la mano in fronte- me ne ero dimenticata”

“Devi farli! Tutte le mamme portano qualcosa per la festa!” Certo tutte le mamme non avevano in gestione per la vendita gli attici più esclusivi (e più cari) di Seattle. In qualche modo avrei fatto, alla fine CupCake non erano cosi complicati, no?

“Che festa?”

“Papa la festa di Halloween! Facciamo dolcetto o scherzetto con le maestre e poi c’é   la festa a scuola”

“Vado io tranquillo- dissi vedendolo spaesato- mi organizzo al lavoro ed esco un oretta prima senza problemi.”

Sapevo quanto fosse complicato per lui prendersi del tempo libero dal lavoro: “lo studio legale più rinomato di Seattle non si gestisce certamente da solo e non é diventato quello che é perché le persone rispettano gli orari di lavoro” questa era sempre la risposta quando tornava tardi la sera a casa.

Quando arrivò il momento del dolce notai che erano già le 14.45 “Tesoro perché non ci facciamo incartare il dolce e lo mangiamo a casa con calma, è tardi papà dovrà sicuramente andare”

“No non c’è problema! Mangiatelo qui, davvero.  In ho nessuna fretta.”

Ci facemmo portare il lingotto di cioccolato immerso nei frutti di bosco e ricoperto da una granella di nocciole “Oh mio Dio... non me lo ricordavo così buono. Quanto mi è mancato...” commentai dopo la prima cucchiaiata. 

“Dovresti mangiarlo più spesso”

“Non ho tempo per altro allenamento”dissi continuando a gustarmi il dolce.

“Vai in palestra?”inarcò le sopracciglia, scettico.

“In realtà seguo dei corsi di Yoga”

“Ti sei iscritta a Yoga?” Perché sembrava così allibito?

“Si...alterno con il pilates”

“E da quando?” Dal suo sguardo riuscì a capire benissimo che non approvava.

“Da qualche mese”

“Perché?”

“È un interrogatorio per caso?” Il mio tono non era infastidito, solo divertito.

“ No, certo che no. Sono solo stupito... non pensavo che anche tu ti piegassi a certi cliché”

“Cliché?”

“Si, sai la donna separata che comincia con la palestra é un po’ un cliché”

“Magari il prossimo passo che farò sarà quello di rifarmi le tette così sarò una perfetta donna divorziata- a quella parola storse la bocca con una smorfia- e potrò presentarmi alla mia palestra pronta a circuire qualche bel giovane ragazzo...” continuai con fare malizioso, alla fine stavamo solo scherzando.

“Oh no, non credo che ti servano quelle. A dire il vero non hai nemmeno bisogno di andare in palestra per rimorchiare: ti basta uscire di casa, intendo proprio dalla porta, per trovare gli spasimanti..” disse sorridendo sghembo, facendo chiaramente riferimento a James. Come è che eravamo finiti a parlare di me che rimorchiavo? E come mai non avevamo ancora alzato la voce di circa due toni ma ne stavamo discorrendo tranquillamente, come se parlassimo del tempo?

“In realtà devo scendere in garage” risposi stando al gioco. 

Annuì con un sorriso amaro stampato in faccia. 

“Edward!” La nostra piccola bolla fu interrotta da una bionda con due canotti al posto delle labbra e vestita con una semplice camicia bianca sbottonata, anche troppo, sul seno. Aveva stampata in faccia un’espressione troppo maliziosa per i miei gusti. Chi cazzo era quella? Da dove era uscita e cosa voleva da mio marito? “Fermi tutti” la mia vocina interiore intervenne ricordandomi che non poteva interessarmi chi diavolo fosse quella bambola gonfiabile. Non poteva o non doveva? 

“Tanya, ciao” Edward rispose educato, sorridendo. 

Tanya non mi piacque per niente. Lui accusava me di rimorchiare in ascensore e di lui che riusciva ad attirare donne anche mentre era a pranzo con la sua famiglia non diceva niente? 

Il sorriso a 32 denti le si ampliò ancora di più sul volto. 

“Stasera c’è la festa a cosa di Elazar e Carmen..” chi diavolo erano tutte quelle persone? Come faceva mio marito, ex marito, a conoscerle? 

Cosa più importante: quella bionda ci provava davvero davanti a mia figlia? Lizzie colorava distratta il quaderno che le avevo potato e non si era accorta di niente. 

Non ci pensai nemmeno un secondo che presi il mio piatto e lo passai alla bella Tanya.  “Ecco qua se per favore ci fa portare due caffè, siamo un po’ di fretta. Può anche dire a George che era tutto buonissimo, grazie!” Conclusi con un sorriso entusiasta.

“A dire il ver..”

“Ah i caffè espressi per favore”

Lei rimase interdetta  e con un espressione sconvolta guardava Edward interrogativa, aspettando che lui aprisse bocca: non lo fece. La povera Tanya non riusciva a realizzare cosa fosse appena successo, si voltò e passò il piatto a un cameriere che passava di lì. Poi tornò da dove era venuta, rossa in volto.

Edward era allibito e tratteneva stento le risate “non è vero che l’hai fatto!”

“Non so a cosa ti riferisci... a ordinare i caffè a quella cameriera? Non ti va il caffè?”

“Non era un cameriera e lo sai bene!” Scoppiò a ridere.

“Ah no?” 

“Non posso crederci. Non è stato molto carino sai?”

“Invece è carino fare la gatta morta davanti a tua figlia?”

Continuò a sorridere, come se avesse appena realizzato qualcosa. Edward pagò il pranzo e poi con la bambina per mano andammo verso la macchina. Quando tornammo a casa erano le 16. Liz non rinunciò al pisolino pomeridiano e dal momento che ero ancora stavolta dalla serata fuori con le ragazze decisi di unirmi a lei nel mio letto. 

 

Mentre sistemavo la cucina dopo aver cenato esageratamente tardi (il sonnellino si era prolungato più del previsto) mia figlia andò a giocare in camera. Quando la raggiunsi la trovai seduta sulla sua piccola scrivania con l’iPad in mano che parlava con suo padre: gli stava mostrando due nuovi giocattoli che le aveva regalato zia Alice. 

“Ciao” dissi affacciandomi sull’inquadratura. 

“Ehi” sorrise. Quanti sorrisi in una sola giornata. Notai che fossero già le 22.45.

“Pesciolino è l’ora di andare a dormire” Era sabato sera e il mio avvenente ex marito passava la serata in video chiamata con nostra figlia. Non sarebbe dovuto uscire a divertirsi? Con Tanya magari. “Dai la buonanotte a papà”

Si salutarono, poi Liz corse a lavarsi i denti. “Non dovresti essere a qualche festa?- Mi morsi la lingua un secondo dopo aver pronunciato quelle parole con un tono fin troppo acido-voglio dire è sabato sera. Non devi sentirti obbligato a stare qui a parlare con lei” cercai di spiegarmi meglio, per salvare il salvabile. 

“Non mi sento obbligato. Voglio approfittare più che posso, godermi il più possibile anche le piccole cose.”

Non avevo dubbi sulla sua sincerità, se c’era una cosa di cui ero convinta era che Edward amava sua figlia e voleva davvero rimediare agli errori che aveva commesso con lei.

“Mamma muoviti! Inizia Mulan!”

Alzai gli occhi al cielo fingendo esasperazione, ma non riuscendo a trattenere un sorriso quando sentì la voce squillante di Elizabeth.

“Come è autoritaria” commentò Edward, improvvisamente sembrava pensieroso. 

“Chissà da chi ha preso!- commentai ironica- adesso vado prima che mi sgridi di nuovo! Buonanotte!”

“Notte Bella..” agganciai la chiamata. Sembrava cosi triste.

Durante il film che guardai accoccolata a mia figlia  nell’enorme letto della mia camera non riuscì a pensare ad altro se non alla giornata di oggi. Eravamo stati bene: niente tragedie, niente urla, niente drammi. Non potevo comunque illudermi: era stato un solo un pranzo. Avevamo fatto dei passi avanti nelle ultime settimane, cosa voleva dire? Lui mi aveva anche fatto capire che stava comprendendo i suoi errori passati. 

Ero arrivata alla dolorosa conclusione della separazione perchè non ne potevo più dei litigi, di sentirmi trascurata e di occuparmi quasi da sola di Elizabeth. Sapevo che Edward le voleva bene e che era un ottimo padre, ma il  suo prestigioso lavoro richiedeva costantemente il suo tempo: tempo che veniva tolto a noi. Eravamo caduti in un impasse che mi stava uccidendo e non riuscivo a immaginare una soluzione valida per uscirne. In quel momento per la prima volta sentì dentro di me che le cose potevano sistemarsi, cominciai a vedere la luce in fondo al tunnel. Tornare quelli di una volta, ritrovarci era possibile lo sapevo nel profondo del mio cuore, lo sentivo. Tuttavia non dovevo avere fretta: dovevo lavorare su me stessa, imparare a stare da sola, essere sicura al cento per cento di quello che volevo e soprattutto non farmi “incantare” da qualche sorriso altrimenti avremmo commesso nuovamente gli stessi errori e sarebbe stato tutto inutile. Avevo delle responsabilità anche su mia figlia, non potevo essere incosciente e irrazionale. 

 

 

Buongiorno a tutti, capitolo leggermente più breve del solito ma dove dal mio punto di vista ci sono tanti passi avanti. Fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto.

NikkiLu

  
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