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Autore: X_98    09/02/2021    1 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Sara non riuscì ad evitare che il suo sguardo si posasse sui volti sotto agli elmi elfici.

Sorrise al pensiero che visi apparentemente giovani appartenessero a creature millenarie!

Aranel e Lucilla si guardavano attorno meravigliate, facendosi  trascinare per mano, grazie alla quale riuscirono a restare con la madre. 

La mezzelfa stringeva la mano di Hanna, mentre Lucilla quella di Sara dato che ognuna di loro teneva uno dei gemelli in braccio, con l’altra.

“Benvenute mie signore! È per me un piacere fare la vostra conoscenza. Il Re vi sta aspettando!” Un’elfo dai lunghi capelli castani le accolse dopo aver superato la prima schiera di guardie.

Gli elfi di Gran Burrone si allontanarono con Kalos dopo un rispettoso saluto e le ragazze si ritrovarono a seguire l’elfo gentile.

Non lo era solo nei modi, ma anche l’espressione del viso non celava la felicità e la curiosità che provava nel vederle.

“Dici che è lui? Il conseiller(consigliere)?” Chiese Sara sussurrando nell’orecchio dell’amica, cambiando l’ultima parola appena si ricordò che con loro non serviva parlare a bassa voce.

“Oppure il capitano della guardia!” Azzardò Hanna.

“Improbabile! Dovrebbe essere impegnato a fare altro invece che venirci ad accogliere!” Ragionò Sara scettica.

“Scommettiamo?” La sfidò Hanna.

“Cosa?” Domandò l’amica più che propensa ad accettare. 

“Lo decidiamo in seguito!” Rispose Hanna meditando se fosse la scelta giusta.

Spaventata dall’eventualità di perdere e doversi pentire di aver lasciato campo libero, ignara di ciò a cui andava incontro, Sara decise che valeva la pena rischiare “Ci sto!” Disse alla fine.

“Nana, dov’è Ada?” La domanda di Aranel spaventò la madre più del dovuto.

Avevano messo ai gemelli delle cuffie di cotone e le bambine indossavano dei mantelli muniti di cappuccio per proteggerle dal vento, quindi i tratti peculiari degli elfi per il momento erano celati.

Era una precauzione. Non sapeva se Thranduil li avesse informati dell’esistenza dei bambini e la parola papà in Sindarin le fece lanciare un’occhiata all’elfo che apriva loro la strada.

Tremò quando lo vide voltarsi, lanciare un occhiata curiosa alla figlia per poi girarsi di nuovo.

“Lo vedremo presto!” Rispose Hanna prima di sistemare meglio il cappuccio di Aranel per non far vedere i lucenti capelli biondi.

Il maggiordomo, Capitano o meglio, lo sconosciuto, li condusse verso quelli che avevano l’aria di essere gli appartamenti reali. Colonne e pareti decorate apparvero davanti a loro e le guardie si trovavano ai lati di ogni porta.

Aranel si strinse al braccio della madre e persino i gemelli nascosero il viso nel petto delle donne, intimiditi da quel nuovo ambiente.

Hanna sentì un leggero fastidio di fronte agli sguardi curiosi che le guardie lanciavano verso di loro, mentre Sara era entusiasta e rivolse ad ognuno un grosso sorriso, solo per rimanere delusa quando li vedeva distogliere lo sguardo o chinare il capo appena i loro occhi si incrociavano.

L’elfo si fermò accanto a delle grandi porte in legno scuro che due guardie aprirono e richiusero appena le ragazze ebbero varcato la soglia.

“Ada!” Aranel si staccò subito dalla madre correndo verso il padre.

Hanna sorrise contenta, non aveva mai visto Thranduil così felice mentre sollevava in braccio la figlia, dandole un tenero bacio in fronte.

Una presa ferrea al braccio la fece voltare verso Sara e vide che si era immobilizzata e tremava con uno sguardo emozionato sul volto. Solo allora lo notò.

Legolas sembrava davvero Orlando Bloom con una bella parrucca in testa! Era leggermente più basso del padre, ma la postura e l’espressione seria che aveva gli davano l’aria da bel tenebroso che la metteva parecchio in soggezione.

Forse non era più morbido ed aperto rispetto al padre.....sicuramente questo elfo era diverso da quello di cui avevano letto, essendo stato costretto a regnare per molti anni in assenza del genitore.

“Legolas!” La voce di Thranduil fece rilassare le ragazze che lasciarono andare un grosso sospiro, inconsciamente trattenuto “Loro sono Sara ed Hanna!” Le presentò indicandole con un gesto fluido della mano.

“È un onore per me fare la vostra conoscenza. Sono Legolas, Principe di Bosco Atro!” Disse Legolas accennando un inchino.

“L’onore è nostro, vostra altezza!” Rispose Sara facendo una riverenza distogliendo lo sguardo adorante dall’elfo solo per pochi secondi.

“È un piacere poterti finalmente conoscere Legolas!” Disse Hanna guardandolo negli occhi ed avvicinandosi al compagno. 

“Aranel, questo è tuo fratello!” Disse Thranduil alla figlia notando la curiosità presente nei suoi occhi mentre fissava Legolas.

“Aranel è un nome stupendo. E sei molto più bella di quanto pensassi!” Si complimentò il Principe avvicinando il viso a quello della sorellina.

Aranel nascose la faccia nell’incavo del collo del padre, intimorita da quello sconosciuto grande e grosso.

“Leas!” Una vocina attirò l’attenzione generale. Elanor, scesa dalle braccia di Sara, si avvicinò all’elfo per niente intimorita.

“Aaye!”(Ciao!) disse la piccola agitando una manina.

Legolas le si inginocchiò davanti e la bambina corse vicino al padre, aggrappandosi alla sua ricca veste.

“Lei è Elanor!” La presentò Hanna “Nostra figlia!” Disse cercando di restare impassibile di fronte allo sguardo sorpreso di Legolas che distolse subito l’attenzione della sorellina fissandola.

Il Principe si alzò e la osservò attentamente. Non era rimasto sorpreso quando le aveva viste. 

Il padre l’aveva avvisato della presenza di un’altra umana ed aveva trovato strano che riferendosi a lei, l’avesse definita una “cara amica”.

 Aveva atteso con impazienza di sapere chi fosse delle due la madre dei suoi fratelli e fino ad allora era rimasto deluso. Sembrava solo una bambina sola e spaurita. 

Com’era riuscita a conquistare il cuore gelido di suo padre?

“Lui è Galador!” Disse Lucilla urlando ad un ottava sopra del normale quando Hanna aveva dato il figlio al padre che lo prese senza problemi anche se aveva già in braccio Aranel.

“E tu chi sei?” Chiese Legolas sorpreso nel notare che era una bambina umana con nessun tratto in comune con le ragazze con cui stava.

Aranel scese dalle braccia del padre e corse al fianco dell’amica mettendole un braccio sopra le spalle “Lei è la mia migliore amica, si chiama Lucilla!” Disse con un grande sorriso.

“Legolas, saresti così gentile da mostrare il palazzo a Sara?” Domandò il Re facendo quasi svenire la ragazza.

“Come desideri padre!” Rispose il Principe chinando il capo, venendo interrotto da due bambine piene di entusiasmo “Si! Veniamo anche noi!” Disse Aranel saltando sul posto “Aspettaci Sara!” Urlò Lucilla correndo verso di lei, imitata da Elanor.

Sara ringraziò tutte le divinità fino a quel momento conosciute per averla salvata da quella situazione imbarazzante e dal malefico sguardo di Hanna che non aveva fatto niente per aiutarla!

“Prendi Galador!” Le disse Thranduil porgendole il figlio “Credo che anche a lui farebbe piacere!” Il Re tolse la buffa cuffia al piccolo elfo, facendo capire alle ragazze che non c’era alcun pericolo.

Dopo che anche le bambine e Sara ebbero posato i mantelli, uscirono spinti dall’entusiasmo dei bambini.

Hanna sorrise nel vedere Legolas porgere la mano ad Aranel che la prese senza problemi mentre Lucilla corse avanti spinta dalla curiosità.

“Non sembri felice di vedermi!” La provocò lui.

“Non volevo fare la sdolcinata davanti a Legolas!” Chiarì Hanna “Mi sembra l’abbia presa bene!” Disse avvicinandosi ancora di più.

“È un giovane di buon cuore. E credo che abbia sempre desiderato dei fratelli!” La tranquillizzò Thranduil prima di chiudere la distanza ancora presente fra le loro labbra.

Hanna gli accarezzò la schiena, stringendolo a sé con forza ed approfondendo quel bacio che le era mancato come fosse stata una pianta privata del sole.

Persero il controllo per un momento, andando a sbattere contro un mobile.

Hanna rise “Hai cancellato ogni dubbio, mio signore?” Chiese felice.

“Non ne ho mai avuti e mai ne avrò!” Rispose lui cercando di baciarla ancora.

Lei lo fermò mettendogli il dito indice sulle labbra “Era Galion l’elfo che ci ha accolto?” Domandò non riuscendo a contenere la curiosità e l’impazienza presenti nella voce.

Un leggero bussare li interruppe “Mio signore, tra poco il pranzo sarà pronto!” Li avvisò l’elfo in questione come se avesse saputo che stavano parlando di lui.

“Questo devi dirmelo tu!” La provocò lui guardandola malevolo.

 

*

 

Hanna sorrise nel vedere il grande Re degli elfi venire sconfitto da un bambino di un anno. Il padre tentava inutilmente di sottrarre le sue preziose ciocche bionde alla presa del figlio.

Elanor, molto più tranquilla del fratello, cercava di farsi allungare qualsiasi cosa da Sara che era molto più facilmente corruttibile della madre.

L’atmosfera presente nella sala da pranzo era....strana.

Si, Hanna trovava che  definirla così era corretto.

Tauriel era tornata da un lungo pattugliamento del confine sud e le brevi occhiate che lanciava non facevano presagire niente di buono.

Inoltre non doveva essere una coincidenza che fosse rientrata proprio il giorno del loro arrivo.

Legolas appariva teso, come non dargli torto, ma sembrava intento a parlare mentalmente con l’elfa, attraverso il suo sguardo penetrante, con il capitano che pareva impegnata ad ignorarlo.

“La joie de vivre!“(La gioia di vivere!) disse Sara indicando l’elfa con la testa.

“Essayez de vous contenir!“ (Cerca di contenerti!) la riprese Hanna.

“La maternité vous a rendu ennuyeux!“(La maternità ti ha reso noiosa!) si lamentò Sara.

“Même celui-là ne pouvait pas le faire!“(A te neanche quella potrebbe farlo!) le tenne testa l’amica.

“La reale bellezza di questo posto impallidisce di fronte ai racconti che ho ascoltato! Re Thranduil vi ringrazio sinceramente per la calorosa ospitalità!” Disse Kalos chinando leggermente il capo.

“Non è solo per il debito che ho con te ragazzo, che ti ho permesso di soggiornare nel mio palazzo!” Lo frenò il Re “Desidero sapere chi realmente tu sia! La magia di cui ti servi credevo fossero solo tre persone che in tutta Arda potessero adoperarla!” Disse riferendosi ai tre Istari presenti nella Terra di Mezzo “È potente, ma pericolosa se non usata correttamente!” Lo redarguì l’elfo.

“Desiderio esaudito!” Si fece sentire Sara “Sono stati gli Istari Alatar e Pallando ad istruirlo. Credevo fossero semplicemente scomparsi! Non che avessero aperto una scuola di magia e stregoneria!” Commentò ad alta voce.

“È impossible! Sapevo che erano caduti, mancando la loro missione!” La interruppe Legolas.

“Missione?” Sussurrò Hanna all’orecchio di Sara.

“Sono stati inviati da Valinor per aiutare i popoli liberi della Terra di Mezzo nella loro lotta contro Sauron......” Sara si bloccò di fronte ad un occhiata di fuoco da parte di Tauriel.

“Che c’è?” Chiese fingendosi innocente. Quell’elfa era forse peggio del Balrog di Morgoth “Elrond mi ha fatto una lezione di storia durante il nostro soggiorno a Gran Burrone.......mio signore...” Sara decise saggiamente di cambiare interlocutore “Mi è permesso accedere alla biblioteca?! È mio grande desiderio poter ampliare le mie conoscenze!” Lo pregò.

“Permesso accordato!” Le rispose Thranduil riportando l’attenzione sul giovane.

“Gli stregoni blu non hanno terminato il mio addestramento perché.....sono scomparsi!” Iniziò a raccontare “Sono partito alla ricerca di Gandalf, il più grande e saggio, perché sono consapevole che se non controllato, questo potere potrebbe uccidermi!” Confessò.

“E cosa farai, una volta acquisita tale conoscenza?” Il Re non cedeva, continuando a flagellarlo di domande.

“È un mio grande sogno, poter aiutare le persone!” Rispose Kalos sinceramente “Non ho obbiettivi precisi. Viaggerò e vedrò dove mi porta il vento!” Disse, ricordando all’antico elfo, quanti pochi anni avesse vissuto. L’esuberanza giovanile era ancora forte in quel giovane mago e l’inesperienza traspariva da ogni sua parola.

“Desideri incontrare Radagast?” Thranduil conosceva bene il mago ed anche se era un vecchio amico non era certo potesse essere un buon insegnante.

“Si mio signore! Anche lui potrebbe dare risposta a molte delle mie domande e dissipare alcuni dei miei dubbi!” Rispose Kalos con gioia, come se avesse appena offerto un dolce ad un fanciullo.

“Lo manderò a chiamare. Nel frattempo sarai mio ospite!” Disse il Re alzandosi in piedi, tenendo fra le braccia il figlio, prima di congedarsi dalla sala.

C’erano solo due possibilità per quel ragazzo: sarebbe potuto essere un valido alleato, o diventare il più terribile dei nemici!

 

*

 

Quella sera, dopo che i bambini furono messi a letto e Sara si era ritirata nelle sue stanze, Hanna si ritrovò a seguire un sovrano elfico che si divertiva a fare il misterioso.

“Cosa volevi farmi vedere?” Chiese Hanna coprendosi con lo splendido scialle donatele da Thranduil al suo arrivo.

Il fresco della sera era più freddo di quanto fosse abituata.

“Seguimi!” Hanna sorrise. Ad altri avrebbe potuto dare fastidio quell’aurea di mistero che ammantava ogni gesto e parola dell’elfo, invece lei ne era sempre stata attratta.

Forse perché sapeva che niente le avrebbe nuociuto fin quando lui le sarebbe rimasto accanto.

Anche quando non stavano assieme, in quella cella fredda e buia, si sentiva protetta e a casa!

Al momento, invece, era impegnata a farsi trascinare da un’elfo che andava di fretta verso una meta sconosciuta. 

Entrarono in un’insenatura di roccia calcarea, alcune torce erano sparse per la grotta creando un atmosfera calda ed accogliente.

Il gioco di luci ed ombre era mozzafiato ed alzando lo sguardo potè scorgere il soffitto irregolare in cui parevano essersi incastrati dei minerali che brillavano come pietre preziose.

Sembrava di stare in riva al mare, ed invece quell’acqua faceva parte del torrente che attraversava il regno, il fiume della foresta. 

Hanna si inginocchiò sul bordo come una bambina che vede per la prima volta l’acqua e si sorprese nel sentire il calore dell’acqua che la invogliava sempre più a tuffarsi persino con tutti i vestiti ancora indosso.

“Questa insenatura raccoglie l’acqua, che si scalda durante il giorno grazie alle proprietà della roccia di trattenere il poco calore presente nell’aria. La sera è perfetta per sciacquare via tutte le preoccupazioni!” Le disse Thranduil abbracciandola per rubare un veloce bacio prima che una guardia li interrompesse richiedendo l’attenzione del Re.

Hanna rimase in quel luogo magico ed il rumore dell’acqua riportò a galla ricordi che non credeva di avere.

 

Il rumore di un grande tuffo fu la spinta necessaria per togliersi le vesti, lasciare la sottoveste e seguire Milo cercando di superarlo in bravura.

Hanna non si era mai cimentata nei tuffi, ma volle comunque provare riuscendo a fare una mezza capriola a causa del poco slancio e della vicinanza con l’acqua.

Sara diede una panciata micidiale!

Il caldo torrido estivo poteva finalmente essere affrontato con un bel bagno rinfrescante. Era da troppo tempo che Hanna e Sara non potevano godersi un tale privilegio!

Thranduil si sedette sull’erba non perdendo di vista Aranel che avendo imparato da poco a camminare, si muoveva incerta sulle gambe. 

Rifilò un’occhiataccia a Proximo che aveva osato avvicinarsi troppo. L’uomo decise saggiamente di fare dietrofront, consapevole che l’elfo potesse scattare in qualsiasi momento. 

Fremeva dalla voglia di confrontarsi nuovamente con lui, ma sapeva che provocarlo, avvicinandosi alla bambina, era una pessima idea!

L’unico che poteva osare tanto era Hagen, ma il guerriero non si era mai azzardato a prenderla in braccio di sua spontanea volontà, lasciando che fosse una delle amanti a porgergliela. 

Aranel corse fra le braccia di Attico che rise, sollevandola in aria, girando in tondo.

La piccola era felice quando si trovava così in alto, capace di vedere molto lontano.

Ariadne si tuffò nell’acqua limpida del mare sparendo fra le onde, prima di raggiungere Cassia che era impegnata in una lotta di schizzi assieme a Sara ed Hanna. La costa sulla quale si trovavano era per la maggior parte rocciosa, ma più internamente c’era una bassa vegetazione perfetta per mimetizzarsi in caso avessero avvistato delle staffette romane.

Hanna mise un piede non trovando più il fondale roccioso ma un anfratto dove probabilmente vivevano molte creature marine e scomparve sotto la superficie, per ricomparire quando mise l’altro piede sopra quel gradino naturale.

La voce di Aranel che la chiamava la fece tornare verso riva ed arrampicandosi sugli scogli, facendo attenzione a non rompere l’ennesimo paio di sandali, ammirò silenziosamente il sale ed i minerali che trasparivano fra le rocce bagnate dall’acqua marina.

 

Durante una guerra, momenti di pace come quelli erano rari ed ora era certa che non li avrebbe mai dimenticati.

Decise di vagare ancora un po’ fra i suoi ricordi, aspettando che Thranduil tornasse, non volendo essere troppo egoista e cominciare quel bagno caldo da sola.

 

*

 

La mattina seguente Hanna si svegliò trovando molto soddisfacente stiracchiarsi da appena sveglia.

Thranduil dormiva ancora, la veste da notte non era neanche stropicciata, eppure lui si muoveva molto nel sonno! Maledetti elfi perfetti!

Hanna si alzò ed uscì dalla stanza pronta a curiosare. Appena arrivata aveva passato tutto il tempo in giro per il castello, per concludere la splendida giornata con un bagno rilassante con il Re.

Questo le aveva impedito di osservare attentamente le stanze di Thranduil.

Ricordava che durante la guerra era sempre molto ordinato, e con il passare del tempo aveva appreso molte cose. Cucinare, lavare i vestiti, sbucciare la verdura....

Insomma, era diventato un bravo elfo domestico, come li chiamavano i maghi, solo che nella Terra di Mezzo era un nobile.

Sulla scrivania c’era una pila non invidiabile di documenti ed alcuni erano scritti in sindarin.

L’aveva visto scrivere solo recentemente, quando era tornato a Bosco Atro si erano scambiati un’animata corrispondenza.

Prima non era stato mai necessario dato che la maggior parte dei ribelli non erano istruiti. Ed anche perché erano sempre uniti, non c’era motivo di scrivere lettere, senza contare che potevano rappresentare un pericolo in caso di intercettazione.

La sua calligrafia era elegante e decisa, come la sua voce ed assomigliava molto ad uno dei caratteri che office word ti offre come possibilità.

Nel soggiorno c’era una grande libreria, piena di libri che apparivano vecchi, ma lo stesso in buono stato. Purtroppo erano anche quelli in Sindarin, quindi sarebbe stato fondamentale imparare bene quella lingua, come il francese.

I mobili erano tutti ben lavorati, con disegni nel legno complessi, ma meravigliosi.

Forse era perché gli elfi riuscivano a muoversi senza fare il minimo rumore, ma c’era una quiete soprannaturale ed in un momento di pace come quello, decise di esprimere la felicità e tutti i sentimenti provati con il corpo.

Riprese a fare dei passi di danza decisi, aggraziati ed eleganti.

Se gli elfi erano a loro agio sugli alberi, lei si sentiva viva quando poteva esprimersi attraverso la danza.

Fece una giravolta lasciando oscillare la braccia su e giù mentre girava, per poi abbassarsi e piegare leggermente le gambe, facendo lavorare i bicipidi che si ritrovarono a sostenere il peso.

Lasciò che il busto ondeggiasse come le fronde del salice che aveva ammirato la sera prima dalla finestra e le braccia seguivano il movimento.

Sentiva chiaramente in testa un’altra canzone di Sia, Unstoppable. Molto azzeccata: incoraggiante, motivazionale e perfetta per iniziare quella giornata che sarebbe stata molto faticosa!

Prese una leggera rincorsa per fare una spaccata in aria ed atterrare per mettersi subito sulle punte.

Thranduil il giorno del loro arrivo, che incredibilmente era solo ieri, era stato quasi sempre con loro, a parte quel tempo passato ad intrattenere i bambini. Ma oggi doveva tornare ai suoi doveri! Quindi aveva a disposizione l’intera giornata per capire se stava simpatica oppure no agli elfi.

Piegò la schiena all’indietro, frenando la caduta con gli addominali, trovandosi nella posizione del ponte. Sollevò una gamba, facendola seguire subito dall’altra, mandando le gambe in aria per poi riatterrare completando la capriola.

Legolas le era apparso molto cordiale, ma le sarebbe servito del tempo per capire se tra loro fosse stato possibile creare un rapporto d’amicizia.

Tirò su completamente una gamba, facendo una spaccata da ferma, aggrappandosi a quella che puntava contro al soffitto.

Rimase in quella posa quando l’istinto la portò a voltarsi e notare solo allora tre elfi che la fissavano con gli occhi sgranati.

 

*

 

Thranduil si era sentito deluso quando al suo risveglio, aveva trovato l’altra metà del letto vuota. Ma era normale che Hanna fosse curiosa! Poteva anche chiudere un occhio!

La ragazza in questione entrò di corsa saltando sul letto e mentre ci rimbalzava sopra tirò le coperte su, nascondendosi velocemente.

Forse doveva chiudere entrambi gli occhi....cos’era successo?

Hanna nonostante il caldo provato, decise di restare sotto le coperte. Il viso era incandescente ed era certa che Thranduil l’aveva notato!

Quando erano arrivati? Perché non avevano bussato?

Hanna sussultò interiormente. Quanto avevano visto? Senza contare che era in camicia da notte!

Il Re sollevò entrambe le sopracciglia quando uscito dalla stanza da letto, vide Galion che si reggeva ad una sedia mentre rideva sotto i baffi.

La colazione era poggiata su di un vassoio sul tavolo e c’erano anche le porzioni per i bambini, come aveva ordinato per poter passare un po’ di tempo assieme.

Aveva notato che le guardie mettevano i suoi figli in difficoltà e per quella prima mattina potevano fare un’eccezione senza dover mangiare nella sala da pranzo.

Galion, che aspettava il permesso del Re per andare a prendere Aranel ed i suoi fratelli, tentava inutilmente di contenersi e quando lo vide evitò il suo sguardo, aumentando la curiosità del sovrano.

Galion era stato il consigliere e maggiordomo di suo padre. Erano sempre stati amici, e solo lui aveva il coraggio di mostrarsi sfrontato e di sfidarlo.

Era sempre stato molto sicuro, vederlo tentennare era una novità per Thranduil.

“Mi risponderai se ti chiederò cos’è accaduto o dovrò scoprirlo da me!?” Chiese divertito.

“Se Lady Hanna mi darà il permesso, risponderò ad ognuna delle vostre domande Sire!” Rispose il maggiordomo che aveva ritrovato il contegno perso.

Una voce fermò Thranduil dall’insistere “Non ti azzardare!” Nonostante le coperte Hanna aveva sentito tutto.

“Vi ha fatto uno scherzo?” Domandò il Re preoccupato. Milo non aveva il vizio di fare scherzi. Aveva avuto delle buone insegnanti che venivano coperte dal suo entusiasmo ed energia messa in ogni piano.

“Ciò che ha fatto non ha nuociuto a nessuno, ma era.....unico! Qualcosa che non avevo mai visto!” Ammise il maggiordomo.

Il Re comprese perfettamente di cosa stava parlando. Aveva pensato le stesse identiche parole di Galion la prima volta che aveva potuto vedere le ragazze ballare in quel modo scatenato, privo di ogni controllo.

“Ho compreso amico mio!” Disse Thranduil mentre il suo labbro si arricciava in un sorriso, per poi cedere ad una piccola risata “Gli umani non smetteranno mai di stupire, persino creature millenarie come noi!” Riconobbe il Re compiaciuto.

Anche Galion sorrise, ma non era la ragazza a fargli provare una tale felicità....

“Mio signore, non ricordo più il giorno in cui avete riso. Onestamente non speravo più di potervi assistere! Sono contento di poter dire di essermi sbagliato!” Il maggiordomo si trattenne da alzare gli occhi al cielo quando Thranduil cambiò discorso mandandolo a prendere i Principini.

Testardo ed orgoglioso! Quell’elfo non sarebbe cambiato mai!

 

*

 

 Hanna rimase di stucco vedendo Thranduil mettersi la corona in testa.

Aveva sempre avuto un portamento regale, si qualcosa che intimoriva gli umani, sia nello sguardo che nelle movenze, ma vederlo finalmente per chi era davvero poteva definirlo spettacolare.

“Un Re deve sempre mostrarsi al meglio davanti al suo popolo. Sono la loro guida, devono vedermi forte e sicuro. Una minima incertezza può distruggere l’intero regno!” Le disse cingendole i fianchi con le mani.

“Tu hai un talento nel mettere le persone a loro agio!” Scherzò Hanna trovando che fosse assolutamente stupendo anche se doveva ammettere che quella corona avesse qualcosa di buffo. Eppure guardandolo, a nessuno sarebbe mai venuta la voglia di ridere. No, chiunque avrebbe abbassato lo sguardo intimorito dalla sola presenza di lui.

“Devo andare a presenziare ad una riunione del consiglio!” La informò Thranduil dopo averle dato un bacio in fronte “Manderò una persona che ti aiuti!” Disse consapevole che Hanna avesse ancora qualche difficoltà nell’indossare i preziosi vestiti elfici.

Il Re si fermò davanti alla porta, notando la tensione nel corpo della compagna che stava rigida che in piedi, guardando per terra, persa in chissà quali pensieri.

“C’è qualche problema?” Chiese Thranduil guardingo. 

“Affatto! L’entusiasmo di Sara renderà la giornata interessante!” Rispose Hanna recitando a perfezione la parte ed apparendo felice e rilassata.

La ragazza si costrinse a mascherare le proprie emozioni, era la compagna del Re e doveva mostrare di esserne all’altezza!

Inoltre era sempre stata sincera con Thranduil e questo andava a suo vantaggio. 

Era certa che con il passare del tempo se ne sarebbero andate anche queste insicurezze e paure che la facevano sentire tesa.

Poco dopo Hanna si stava rimirando nello specchio mentre l’ancella le allacciava il vestito. 

Hanna si sentiva a disagio. Mai prima di allora aveva avuto un’ancella o servitori che ubbidivano ad un suo minimo cenno.

Essere servita e riverita poteva essere molto appagante, ma le provocava solo un grande disagio. Sentì la tensione diminuire quando si ritrovò nei giardini reali seduta in terra, con i bambini che giocavano allegri tra i cespugli.

Anche Sara appariva tesa, anche se forse era più l’emozione di trovarsi in un luogo che aveva sempre sognato ed ammirato, essendo una semplice ospite del Re.

Kalos non si vedeva, ma forse perché gli era proibito l’accesso agli alloggi reali.

Hanna, si alzò dalla sedia su cui si era seduta per godersi il profumo dei fiori, rivolgendosi a Galion “Potresti tenerli d’occhio mentre faccio un giro?!” L’elfo le rispose con un sorriso ed un cenno d’assenso, abbassando il capo.

Hanna esitò un momento. C’erano due guardie più lui a controllare i figli, oltre a tutte quelle sparse in giro, quindi decise di lasciarsi guidare dalla curiosità.

Fu in grado di imprecare mentalmente e non verbalmente quando inciampò per l’ennesima volta nella sua enorme gonna verde, riuscendo a non finire distesa per terra.

Sara, come sempre non d’aiuto, emise una risata soffocata per replicare la stessa identica scena pochi secondi dopo. Il karma aveva un certo stile nel presentarsi!

La loro curiosità non aveva obbiettivi precisi, facendole perdere più volte nel loro girovagare.

 

*

 

“Mio signore!” Una voce lo distolse dai suoi pensieri “Mi avete fatto chiamare?”.

“Tauriel. Sono lieto nel vederti forte e sicura come non era mai accaduto!” La accolse lui voltandosi verso la giovane.

“Ed il mio cuore è più leggero da quando siete tornato, contro ogni aspettativa!” Disse lei sollevando il capo.

“Com’è la situazione ai confini est?” Si premurò di chiedere il Re.

“Gestibile! Piccoli gruppi di orchi ci danno modo di tenerci in forma!” Rispose Tauriel con un sorriso soddisfatto.

“Legolas ha fatto bene a nominarti come capitano. Sapere che aveva te al suo fianco ha alleggerito le mie preoccupazioni e le mie colpe!” Disse Thranduil voltandosi verso il laghetto che si trovava alla sua destra.

“Voi sapete?” Domandò Tauriel intimorita.

“Si. Legolas mi ha informato!” Rispose il sovrano con una calma glaciale.

“Mio signore, non era mia intenzione mancarle di rispetto....” disse Tauriel sapendo bene come il Re fosse attento al lignaggio.

“Non devi. Ho una mente più aperta ora e sono convinto che se è amore, non è mio diritto ostacolarlo!” Tauriel si irrigidì a quelle parole. Come poteva fare una cosa del genere?

Il sovrano sembrava tenere realmente all’umana. Realizzare che lei stesse giocando con i suoi sentimenti sarebbe stato un duro colpo. Come poteva fargli una cosa del genere quando lui le aveva mostrato tanta gentilezza!?

“C’è qualche problema?” Chiese Thranduil notando come si fosse persa nei suoi pensieri. Era strano, perché pregio di Tauriel era essere molto attenta e sempre vigile.

“Gli estranei non sono i benvenuti nel regno. Così è sempre stato!” Osò dire Tauriel senza distogliere lo sguardo dal suo Re.

“Le cose cambiano Tauriel!” Rispose Thranduil per niente piccato.

“Non l’avreste mai detto duecento anni fa!” Il sovrano si bloccò e le lanciò uno sguardo penetrante pieno di rabbia.

“Come ho appena detto, le cose cambiano! Sai bene che detesto dovermi ripetere!” Ringhiò Thranduil.

“Mio signore, perdonatemi se mi permetto. Quell’umana sta usando i vostri figli per avere un legame con voi che le permetta di restare! Quelli della sua razza sono avidi e bugiardi. Potrebbero essere delle spie. Lei non vi ama, mente.....” “Solo perché ti ho cresciuta, non significa che ti è permesso usare questo tono con me e fare insinuazioni del genere!” Esplose il Re indignato davanti a certe assurde supposizioni.

“Vi sto avvisando!” Tentò di nuovo Tauriel scioccata nel rendersi conto che convincerlo sarebbe stato arduo.

“Ed io ti suggerisco di non parlare di cose che non sai!” La ammonì il sovrano.

“È una mortale! Arriverà il suo tempo!” Si consolò l’elfa.

“Silenzio!” Tuonò Thranduil “Mi hai offeso Tauriel. È questa la riconoscenza che mostri dopo che ti ho dato la mia benedizione?” Chiese furioso.

“Lo faccio per il bene del regno! Proteggerlo è mio dovere!” Rispose Tauriel chinando il capo ancora una volta in segno di rispetto.

“È altrettanto importante ubbidire al tuo signore. Cessa di vedere pericoli dove non ce ne sono!” La avvisò Thranduil.

“Mi è impossibile farlo, senza esserne sicura!” Quell’elfa era molto ostinata.

“Sei il capitano della guardia Tauriel, dobbiamo fidarci l’uno dell’altro altrimenti il dubbio potrebbe portare il regno alla rovina!” Le ricordò il Re.

“Non è di voi che non mi fido!” Non demorse l’elfa.

“Ed invece è cosi. Quelle ragazze sono sotto la mia responsabilità. Non credi nella mia parola se ti dico che non rappresentano una minaccia?” Domandò Thranduil curioso di sentire la risposta.

“Io non credo in loro!” Ammise Tauriel senza timore.

“Allora non mi lasci altra scelta!” Thranduil fece un cenno alle guardie “Nelle nostre prigioni avrai modo di riflettere, comprendere i tuoi errori e pensare a come porvi rimedio!” Disse dandole le spalle “Comprendo che con Legolas potevi permetterti di dire certe cose, ma ora sono tornato, non hai più questa possibilità!” Sussurrò un’attimo prima che l’elfa scomparisse, trascinata dalle guardie verso le prigioni.

 

*

 

Il sole non era abbastanza forte, da scaldare il clima freddo mattutino.

Aranel strinse la mano di Lucy quando si ritrovarono di fronte all’ingresso della scuola.

Galion, il maggiordomo di suo padre, stava composto davanti a loro.

Passata una settimana dal loro arrivo, era arrivato il fatidico momento!

Moltissimi altri bambini stavano entrando e gli sguardi curiosi erano più per Lucilla che per lei, cosa che tranquillizzò un po’ Aranel, che nella sua breve vita aveva sempre avuto gli occhi degli umani addosso!

Galion le condusse lungo un’ampio corridoio e si fermò di fronte ad un’elfa che all’apparenza sembrava essere più severa del loro precedente insegnante di Gran Burrone.

Nella Valle Nascosta avevano avuto un tutore privato su richiesta del padre ed Aranel non capiva perché il suo Ada non avesse voluto farle continuare le lezioni con Lucilla...

“Aranel, Lucilla lei è Khalan, la vostra insegnante di Sindar!” Le presentò Galion.

“È un vero piacere poter fare la vostra conoscenza Principessa...” Aranel arricciò le labbra in una smorfia molto rassomigliante al padre “Ed anche vostra!” Disse l’elfa voltando lo sguardo verso Lucilla con gli occhi che brillavano di curiosità.

“Vi prego di seguirmi in classe!” Le invitò Khalan.

La scuola era stata edificata da Re Oropher quando era stato incoronato Re, all’inizio della seconda Era. Vi erano lezioni sia teoriche che pratiche ed anche se gli elfi crescevano più lentamente degli umani, c’era la tendenza ad esigere di concludere gli studi entro un certo lasso di tempo e con il massimo dei voti.

C’erano varie classi divise per età. Alcune erano formate da pochi studenti, a causa delle poche nascite avvenute nei periodi più bui e con attacchi da parte di orchi e ragni più frequenti. Fortunatamente la loro classe era numerosa.

Dopo essere state presentate, la lezione cominciò e con orgoglio, Aranel riuscì a rispondere correttamente a molte delle domande che vennero poste, costringendo l’insegnante a chiamare altri per non far rispondere sempre e solo lei.

Verso metà mattinata vennero condotti fuori per la lezione di tiro con l’arco.

L’insegnante, Alyon si rivolse loro molto garbatamente, prima di cominciare ad illustrare l’esercizio del giorno.

“È vero allora! Quello di cui si parla da giorni! Tu sei la Principessa Aranel!” Disse un’elfo dai capelli castani chiari avvicinandosi alle compagne, mentre l’insegnante era impegnato a correggere uno studente.

Lucilla sorrise entusiasta, Aranel tentò di ignorarlo, ma fu impossibile dato che con quella semplice frase, tutti si erano voltati a guardarla.

“Il mio nome è Fanon. Mio padre è una delle guardie del Re, mi aveva detto che eri molto simpatica....” cominciò a dire il compagno ed Aranel gli sorrise, questi ragazzi erano molto meglio degli studenti del villaggio!

“...ma non mi aveva detto che sei un arrogante saputella!”.

Lucilla scattò subito “Non prendere in giro la mia migliore amica!” Per poi ritrovarsi a chiedere confusa “Cosa significa saputella?” Avendo capito solo dal tono che non fosse un complimento.

“Credo che sia solo invidioso perché so molte più cose di lui!” Rispose Aranel prima di prendere freccia ed arco ed accingersi a provare a colpire il bersaglio più lontano, non dando il tempo a Fanon di rispondere.

Dopo aver fatto molti centri Aranel era impegnata ad aiutare Lucy che per lo sconforto di non riuscire neanche a scoccare una freccia si era messa seduta per terra a braccia incrociate con il broncio. Il fatto che il Maestro la ignorasse non aiutava...

“Perché ti sei arresa?” Chiese un elfo dai capelli scuri.

“Non sono un elfo! Non sarò mai brava come voi!” Rispose Lucilla fissando l’erba.

“Si ma puoi diventare la migliore tra gli umani!” Tentò di incoraggiarla il nuovo arrivato.

“Qui non ci sono gli umani!” Urlò Fanon ridendo della sua affermazione assieme ad alcuni suoi amici.

“Quando tornerai da loro!” Tentò di rimediare il compagno.

“Tornerà da loro?” Domandò Aranel abbassando l’arco “Te ne vai?” Chiese spaventata.

“No mai!” La rassicurò Lucy.

“Intendevo quando sarai grande!” Si corresse l’elfo.

“Ma io non so cosa voglio fare quando sarò grande! Tu hai qualche consiglio?“ si lamentò Lucilla.

“Io diventerò capitano della guardia!” Rispose il compagno facendo sorridere Lucilla che lo guardò con una sguardo pieno di ammirazione, urlando un “Che forte!” Estremamente potente.

“Ma tu chi sei?” Chiese Aranel infastidita da ciò che aveva detto il compagno. Lucy non l’avrebbe mai lasciata sola!

“Ti chiedo scusa, il mio nome è Annael. Anche mio padre è una guardia, ma non una qualunque, fa parte della guardia reale!” Disse con orgoglio.

“Cos’è la guardia reale?” Chiese Lucilla anticipando l’amica.

“Sono gli elfi che proteggono il Re!” Rispose Annael sorpreso che non lo sapessero.

“Tu sai molte cose!” Osservò Aranel. Annael annuì.

“Posso farti delle domande?” Domandò la Principessa.

“Siamo amici?” Chiese Annael timoroso.

Aranel e Lucilla si scambiarono uno sguardo prima di sorridere e rispondere “Si!” In coro.

Sul viso di Annael si aprì un enorme sorriso “Puoi chiedermi tutto quello che vuoi! Ma prima, ti va di conoscere la mia amica Lothìriel?!” Chiese euforico.

“Ragazzi, ho detto tutti in classe!” Li riprese l’insegnante.

 

*

 

Quella giorno finalmente, Hanna e Sara avrebbero cominciato ad allenarsi sotto la rigida guida di Elros, il generale dell’esercito di Bosco Atro!

Il miglior combattente del regno, dopo Legolas ovviamente.

Appena sveglia Hanna non fu sorpresa di notare che Thranduil era già uscito. Le sue giornate erano sempre piene di impegni. Dal mattino presto fino alla sera tardi, eppure non mancava di approfittare di ogni momento libero per stare con lei ed i figli.

Con Legolas i rapporti non erano idilliaci, ma dovevano dargli il tempo di abituarsi al cambiamento.

“Buongiorno mia signora!” La voce di Calien la fece scattare in piedi. Quell’elfa che pareva avere meno di vent’anni l’aveva incontrata per la prima volta la mattina seguente al suo arrivo. Era la sua ancella e si premurava di non farle mancare mai niente.

“Avete dormito bene?” Chiese Calien con un sorriso “Come potrei dormire con il Re se non bene?!” La provocò Hanna con un ghigno.

“Avete ragione mia signora, le mie sono domande stupide!” Si scusò.

Hanna sospirò. Calien aveva lo stesso sguardo adorante di Sara ogni volta che si parlava del sovrano. Lo stimava, su questo non ci pioveva, ma come per la sua amica, adorava metterla in difficoltà!

“No affatto! Sono io che sono scortese!” Tentò di rimediare Hanna.

“No mia signora! Il nostro signore non sarebbe contento nel sentirvi parlare così!” Disse Calien che sembrava spaventata come se fosse stata lei a darle della scortese.

“Quando ci siamo incontrate la prima volta mi hai detto che saremmo state amiche!” Cominciò a dire Hanna. 

“Certo mia signora!” La rassicurò Calien sorridendo all’idea di poter creare un buon rapporto d’amicizia con lei.

“Allora piantala con questo mia signora!” Disse Hanna facendole sgranare gli occhi.

La prima volta era stata pochi giorni prima, ma per Hanna sembrava essere stato tantissimo tempo fa “Quando il Re non c’è puoi chiamarmi Hanna e dire apertamente ciò che pensi! Se l’amicizia deve essere vera devo sapere cosa stai pensando!” Chiarì mentre Calien l’aiutava a domare i suoi capelli.

“Penso che non dobbiate insistere sull’andare con la prossima pattuglia!” Si fece coraggio Calien.

“Ti ci metti anche tu?!” Chiese Hanna stanca di non avere nessuno che la incoraggiasse ad impugnare le armi.

“Chiedo scusa mia signora!” Disse Calien abbassando la testa con uno sguardo colpevole.

“Chi è questa mia signora che continui a nominare?!” Domandò Hanna cercando di alleggerire la tensione che si era creata.

“È vero che il Re non approva, ma non intendo restare ad oziare solo perché Thranduil lo considera pericoloso. È mio dovere combattere per proteggere il luogo che considero casa ed il futuro dei miei figli!” Tentò di convincerla.

“Ben detto sorella!” Sara entrò senza neanche bussare seguita dalla sua ancella.

Luthien era più antica di Calien, per questo rispettava molto l’etichetta e si mostrava sempre rispettosa con Sara e lei.

Anche se Sara, dato che si erano frequentate più a lungo rispetto ad Hanna e Calien, le aveva espressamente detto più volte che poteva chiamarle per nome.

Si comportava come una madre apprensiva, appurandosi che imparassero i modi dei nobili con cui in futuro avrebbero avuto a che fare. Specialmente Hanna se fosse diventata la moglie del Re e regina di Bosco Atro.

Non mancavano rimproveri per Calien che la giovane dimenticava ogni volta che si ritrovava sola con le ragazze, come in quel momento.

“Dovete sbrigarvi, la vostra lezione comincerà tra poco!” Le riprese Luthien.

Non era stato difficile convincere Thranduil a farle allenare con la guardia.

Erano sempre state delle guerriere molto capaci ed indipendenti sul campo di battaglia e migliorarsi era ciò che desideravano. Ed il Re aveva compreso che era essenziale per poter stare tranquillo. La loro curiosità le avrebbe sicuramente cacciate in molti guai!

“Non sto più nella pelle!” Esultò Sara facendo pochi passi di corsa prima di fermarsi, cercando di emulare il contegno elfico.

“Non si nota per niente!” La prese in giro Hanna fermandosi ad ammirare alcuni elfi che si allenavano. I loro movimenti erano delicati, ma ad occhi attenti risultavano letali. Come una danza elegante e precisa.

“Benvenute mie signore! È un onore potervi fare da insegnante!” Le accolse Elros nel campo d’addestramento.

“L’onore è nostro!” Rispose Sara entusiasta “Speriamo solo di non farti perdere tempo!” Le si accodò Hanna.

“Impossibile! Il Re mi ha informato che possedete qualche rudimento del combattimento!” Disse Erlos osservandole attentamente.

“Più di qualcuno! È stato lui ad insegnarci!” Lo informò Sara ricevendo una gomitata nel fianco da parte dell’amica.

Il generale sgranò gli occhi, ma fu in grado di riprendersi dalla sorpresa piuttosto in fretta.

“Allora temo che il mio compito avrà una durata molto esigua!” Disse con un sorriso.

“Dipende! È da un po’ che non combattiamo seriamente!” Ammise Sara.

“Ed il Re si aspetta il massimo da noi!” Ricordò Hanna prima di prendere una spada e sfidare apertamente il capitano.

Si era già allenata con Thranduil. Elros le sarebbe sembrato sicuramente meno impegnativo!

Quella sera Aranel, Annael, Lothìriel e Lucilla erano impegnate in una gara per vedere chi era il più veloce. Galion sorrise, felice di vedere che Aranel si fosse ambientata bene nonostante i primi anni vissuti con gli umani.

Hanna gli aveva parlato di un villaggio nella terra di Rohan, ma non si era dilungata in dettagli, facendogli intendere però che i primi anni della Principessa fossero stati vissuti fra gli umani.

Il maggiordomo si irrigidì quando vide la Principessa correre verso il Principe Legolas che passava per la via diretto probabilmente, a controllare uno dei punti di guardia.

“Fratellone!” Legolas sussultò sentendosi chiamare così ma soprattutto quando la piccola si aggrappò ad una sua gamba sorridendogli.

Si era impegnato ad evitare i suoi “fratelli” ma a quanto pare era più difficile di quanto pensasse.

“Non ho tempo adesso!” Disse allontanandola ed aumentando l’andatura.

Non aveva mai percepito un forte attaccamento per i fratelli. Forse perché era a causa loro che il padre aveva ritardato a tornare. O perché temeva che Hanna li avesse concepiti con il solo scopo di manipolare il Re!

Non poteva permettersi di affezionarsi, altrimenti sarebbe stato anche lui una vittima degli inganni delle umane, i cui scopi erano ancora avvolti nell’oscurità!

 

*

 

Il giorno seguente Thranduil notò con amarezza che il figlio aveva atteso che le ragazze andassero all’allenamento, prima di raggiungerlo nello studio e parlargli.

“Come osi!” Anzi, iniziare una discussione.

“Buongiorno Legolas!” Lo salutò atono.

“Perché hai fatto rinchiudere Tauriel?” Legolas aveva scoperto il fatto solo perché aveva cercato la compagna per molto tempo prima di scoprire dove fosse, solo una volta tornato dal pattugliamento. 

Vedendosi costretto a tornare ai suoi alloggi a causa del divieto di vederla imposto dal Re.

“Chiedilo a lei!” Rispose Thranduil non riconoscendo il figlio in quel giovane aggressivo e sospettoso.

“Voglio prima ascoltare la tua di risposta!” Thranduil sbuffò.

“Deve imparare che non tollero alcun tipo di scortesia e mancarmi di rispetto è qualcosa che non lascio correre tanto facilmente. Neanche con lei!” Chiarì il Re sentendo la rabbia tornare al ricordo delle assurde insinuazioni fatte dal Capitano.

“Il tuo modo di agire è una grave mancanza di rispetto nei miei confronti!” Lo accusò Legolas.

“Non ho rinchiuso te e mai lo farei!” Precisò Thranduil dopo aver alzato gli occhi al cielo.

“È come se l’avessi fatto!” Insistette Legolas.

“Non fare di un venticello un uragano!” Lo ammonì il padre.

“Bene, dato che non è grave, allora vado a liberarla!” Lo sfidò il figlio.

“Fermo!” Da quando era tornata Tauriel, Thranduil stentava a riconoscerlo. Era diventato molto più impulsivo!

“Non se tu a parlare ma quell’umana!” L’accusò Legolas con evidente preoccupazione che gli traspariva negli occhi.

“Tauriel ha mancato di rispetto a me, non a lei!” Precisò il sovrano.

“Ha solo cercato di aprirti gli occhi! Gli umani sono deboli e corrotti!” Thranduil non riuscì a trattenere un sorriso. Non c’era da stupirsi se aveva influenzato il figlio con le convinzioni di quando guardava le altre razze dall’alto, senza neanche preoccuparsi di dare giudizi prima di averle conosciute.

“Vedo che ti ha contagiato con i suoi futili sospetti!” Lo riprese, ricordando che Tauriel aveva detto pressoché parole simili.

“Non lo sono se c’è in gioco la tua vita!” Thranduil si bloccò, fissando il figlio negli occhi con sgomento. Lo credeva davvero?

“Ada....” Legolas gli si avvicinò ed il Re il senso di colpa tornare nel vedere negli occhi tormentati del figlio enorme sofferenza “...le hai dato troppe libertà!”.

“Cosa ti turba così?” Chiese Thranduil facendosi attento.

“Per molto tempo ho rimpianto ciò che non ci eravamo detti, i nostri silenzi e le incomprensioni erano diventati dei fardelli con cui avevo imparato a convivere.....” il Re maledisse i romani per aver inflitto così tanto dolore alla sua gente, in particolare a colui che amava più di tutti!

“....ma il pensiero di vederti morire.....senza che faccia niente per impedirlo, sapendo che il pericolo c’è sempre stato, potrebbe spezzarmi!” Sussurrò Legolas voltandosi come se si vergognasse “Non posso perderti! Non di nuovo!”.

“Non succederà! Nessuno potrà farmi allontanare, non lo permetterò!” Lo rassicurò Thranduil mettendogli una mano sulla spalla nel tentativo di calmarlo.

“Legolas...” la voce del padre fece voltare l’elfo “....un amore del genere non può essere frutto di un’inganno! Io ed Hanna l’abbiamo scoperto dopo molto tempo passato vicini. Aranel, Elanor e Galador sono un segno: era destino che le nostre strade si incrociassero!” Tentò di convincerlo.

“Perché è dovuto accadere in questo modo?” Chiese Legolas dando voce ad una domanda che mai si era azzardato a porre. Un mezz’elfo era un dono dei Valar, non poteva e non doveva sminuire questa realtà.

“Nessuno comprende il modo di agire dei Valar, ma non dobbiamo perdere la fede. Nonostante tutto ci siamo ritrovati!” Thranduil sorrise facendo sorridere pure il figlio.

“Ti credo Ada!” Disse Legolas adombrandosi subito dopo “Ma se farà qualcosa per farmi dubitare, non esiterò a reagire di conseguenza!”.

Il Re usò tutte le forze che aveva per celare il terrore provato nel sentire quelle parole.

Sapeva che suo figlio lo amava, ma temeva che la diffidenza nei confronti dei mortali lo stesse accecando, tormentandolo con sospetti a cui normalmente, non avrebbe dato importanza.

Prima che Legolas uscisse la voce del padre lo fece esitare un momento sulla soglia “Non lasciare che la tua diffidenza verso gli umani mi privi di qualcuno a cui tengo più della vita…..”.

 

*

 

“Maledetto elfo!” Sibilò Hanna quella mattina. Avevano appena concluse un’allenamento e la ragazza non era ancora riuscita a battere il suo avversario.

“L’amore è nell’aria stamattina!” La prese in giro Sara, alla quale non servivano parole per capire per cosa Hanna, era arrabbiata.

“Dove sono i gemelli!?” Chiese Kalos prima di addentare un’altro dolcetto.

“Se ne sta occupando Luthien. Credo che apprezzi più la loro compagnia della mia!” Ammise Sara.

“Non puoi reggere il confronto!” Rise Hanna.

“Grazie sei di grande conforto!” Disse Sara con un sorriso. Anche lei avrebbe preferito i gemelli a sé stessa.

“Quell’elfa è molto riservata, ma con i bambini si comporta in maniera diversa! Sai se ha figli?” Chiese Hanna di nuovo curiosa.

“Ma la conosco si e no da poco più di una settimana! Ti pare che mi metto a fare domande del genere?” Domandò Sara chiedendosi perché l’amica volesse trovare risposte ai propri interrogativi attraverso di lei.

“Si. Perché la tua curiosità è più potente di Sauron!” La derisa Hanna.

“Piantatela di nominarlo come fosse un vecchio amico!” Protestò Kalos che si era soffocato sentendo pronunciare quel nome.

“Te la fai sotto?” Lo provocò Sara.

“Reagireste come me se aveste posato gli occhi su un’intero esercito di orchi che marcia a pochi metri da voi!” Rispose il mago rabbrividendo al ricordo.

Il divertimento venne spazzato via da quella affermazione, sostituito da timore misto a curiosità.

“Esercito di orchi? Dove?” Chiese Sara allibita.

“Risponderò se anche voi risponderete alle mie di domande!” Decretò il giovane sveglio.

“Va bene....moccioso impertinente!” Si arrese Hanna. Ormai si fidava di lui. Era giunto il momento di rafforzare quel legame di amicizia, forse era meglio definirlo sopportazione da parte sua, che era nato in quei mesi.

“Moccioso? Ma se sono più grande di voi!” Si vantò Kalos.

“Fidati, siamo molto più vecchie di come appariamo!” Scherzò Sara consapevole di dover proteggere il proprio segreto, persino da coloro che considerava amici.

“Com’è possibile?” Domandò il mago confuso.

“Ce li portiamo bene i nostri anni!” Salvò la situazione Hanna. Sara aveva la lingua troppo sciolta!

“Ripetilo tra trent’anni! Vedremo se sarà ancora così!” Disse Kalos ignorando la realtà.

Le ragazze non poterono ribattere. Con un occhiata si scambiarono lo stesso pensiero: loro non sarebbero mai invecchiate, non avrebbero mai provato ciò che era normale per la gente della loro razza!

Era sia alienante che emozionante!

“Si ho visto l’esercito....” iniziò a raccontare Kalos distogliendo le ragazze dai loro pensieri “...soni i responsabili della distruzione del mio villaggio!” Svelò.

Sara corrugò la fronte confusa “E come sei riuscito a sopravvivere?” Chiese sempre più curiosa.

“Non ero lì quand’è successo!” Confessò il ragazzo “Ho visto gli orchi allontanarsi. Sono rimasto nascosto per molte ore e quando sono tornato al villaggio....” nella voce del mago si percepiva la lampante vergogna nell’ammettere di essere stato bloccato dalla paura.

“Dov’eri andato? Hai lasciato la tua famiglia a combattere? Sapevi già usare la magia?” Domandò Hanna con la speranza che non fosse rimasto completamente solo come temeva. 

“È richiesto un po’ di tatto!” La rimproverò Sara.

Kalos emise un sospiro che sapeva molto di pianto. Non le guardò, lasciando che gli occhi vagassero attraverso la stanza “Ero un novizio fra gli apprendisti degli stregoni blu! Appena ho saputo della presenza degli orchi sono tornato a casa....ma era troppo tardi!” Disse con rammarico.

“Hai fatto bene a non intervenire. La tua magia è potente, ma se allora eri solo agli inizi, non avresti potuto fare niente!” Sara decise di essere sincera non sapendo come confortarlo di fronte alla perdita di tutti coloro che amava.

“Non voglio la tua pietà!” E per la prima volta Kalos si mostrò aggressivo, facendo intendere che in lui c’era di più di quanto vedessero.

“Non è pietà ma ammirazione!” Rispose Sara sgranando gli occhi ma sorridendo nel vedere l’ingenuità della fanciullezza svanire per pochi secondi in quegli occhi tempestosi.

“Come prego?” Chiese in coro Hanna e Kalos meravigliati dalla risposta.

“Se qualcun avesse sterminato la mia famiglia non so se potrei essere in grado da dominare le emozioni e ragionare lucidamente! Se ti fossi gettato in un attacco rabbioso in cerca di vendetta, saresti sicuramente morto e non avresti mai potuto trovare Aranel, incontrarci ed essere qui oggi.....Elrond aveva ragione!” Riconobbe Sara. Alla morte di Attico e Milo era certa che se si fosse trovata di fronte dei romani, avrebbe dato libero sfogo alla rabbia ed il dolore che le avevano inflitto! 

Occhio per occhio! Anche se Thranduil le aveva fatto capire che la vendetta non risolve niente, in quanto, con essa non puoi riavere le persone care! 

Ma un conto e saperlo e l’altro è crederci abbastanza da reagire con la testa, senza lasciarsi accecare dai sentimenti.

“Quindi anche a te ha parlato di ciò!” Rise Kalos ricordando le parole criptiche dell’elfo riguardo alla sua presenza.

“Intendi dire che mi ha scombinato il cervello aumentando i miei dubbi e le mie domande?! Già!” Ammise Sara con un sorriso.

“È bello constatare che andiamo d’accordo su qualcosa!” Scherzò Kalos per poi ridere apertamente.

“Perché hai scelto di diventare apprendista?” Kalos si adombrò alla successiva domanda di Hanna.

Ed eccolo, il tocco magico nel portare cattivo umore! Il suo talento!

“Con mio sommo disappunto, non sono in grado di rispondere a questa tua domanda!” Kalos decise di non mentire. Quelle ragazze avevano dimostrato di essere diffidenti, creando un muro attorno a loro per difenderle dal mondo esterno, ma una volta trovata la serratura per aprire la porta, si erano dimostrate leali e sincere.

“Ma a T....Re hai detto che volevi aiutare le persone!” Ricordò Hanna guardandolo con sospetto.

“Stavi mentendo!” Disse Sara allibita.

“Osservazione arguta! Sei sempre stata idiota, ma con il tempo ti stai perfezionando!” La derise Hanna.

“Ho espresso il mio pensiero! Ma se lo ordina la smetto subito, mia signora!” Rispose a tono Sara.

“Non chiamarmi così!” Urlò Hanna non sopportando quel titolo che ancora non le apparteneva.

“È la risposta che mi sono dato, ma non ne sono sicuro!” Chiarì i dubbi Kalos.

“È un enigma?!” Domandò Hanna decidendo di alleggerire la tensione scherzando i sù.

“Be’ non hai potuto difendere le persone a te care, ora potrai evitare che altri facciano la loro stessa fine!” Tentò di consigliargli Sara.

“Hai ragione!” Kalos dovette ammettere che aveva ragione. Lo sentiva dentro di sé che era ciò che voleva.

“Voi siete i sovrani delle ovvietà!” Li criticò Hanna che sembrava infastidita da tanta complicità.

“Allora battiti con me e vediamo se il risultato è scontato!” La provocò Sara che non perdeva occasione per fronteggiarla.

“Sfida accettata!” Abboccò all’amo Hanna, piena d’entusiasmo al pensiero dell’ennesima vittoria.

“Vi piace proprio combattere! Non è che mi potreste istruire sulle basi?!” Decise di tentare Kalos.

“Non devi neanche chiederlo! Hanna potresti dire a Galion di venirmi a chiamare tra un’ora per l’allenamento?!” Domandò Sara alzandosi in piedi.

“Perché non glielo dici tu?!” Chiese di rimando l’amica.

“Perché tu vieni presa più in considerazione data la tua posizione!” Disse Sara avviandosi verso la porta.

“Dove vai?” Kalos, inconsciamente interruppe sul nascere il litigio.

“In biblioteca! Sono ancora molto lenta a tradurre l’elfico e devo finire di leggere i racconti della battaglia di Dagorlad!” Rispose Sara con gli occhi che brillavano dall’eccitazione.

“Vengo con te!” Disse Kalos scattando in piedi.

“Vuoi incollarti davanti ad un libro? Sai leggere l’elfico?” Andò all’attacco Hanna.

“No, ma ho un’occasione di poter accedere alle biblioteche reali di uno dei più grandi e potenti regni elfici di Arda, non mi lascerò sfuggire un’occasione del genere!” Rispose Kalos calmo.

“Sarò felicissima di tradurre per te! Unirò l’utile con il dilettevole!” Disse Sara entusiasta.

“Utile sarebbe l’esercitarmi con la traduzione, e il dilettevole, aiutare un’amico!” Rispose allo sguardo interrogativo di Hanna prima di uscire seguita da un maghetto sorridente.

 

*

 

Thranduil sorrise vedendo Galador correre verso di lui nell’ampio corridoio.

Le guardie si mossero nervose quando il bambino cadde di faccia in terra, ricordando che era per metà umano e Galion si affrettò a metterlo in piedi.

“Nte!” Disse il bambino che sapeva dire solo poche parole.

Thranduil sorrise. I gemelli benché fossero ancora piccoli, gli ricordavano Sara.

Il sovrano prese in braccio suo figlio stupendo le guardie che non si aspettavano si mostrasse tanto affettuoso in pubblico.

Una spinta e lo scatto delle guardie fecero voltare l’elfo che si ritrovò davanti una Sara confusa “So che può sembrare che menta, ma non lo faccio apposta!” Si scusò diventando rossa in viso.

“Mio signore!” Feren raggiunse il sovrano fermandosi ad una rispettosa distanza e facendo un’ampio inchino.

“Che notizie mi porti?” Domandò Thranduil non lasciando che la nuova presenza spegnesse il sorriso che gli illuminava il viso.

“Radagast è finalmente giunto!” Sara sussultò. Erano mesi ormai che attendevano il mago.

Le guardie non l’avevano trovato nella sua piccola casa ed erano rimaste allerta in caso di qualche avvistamento.

“Porta Galador a Luthien!” Ordinò il Re a Galion per poi rivolgersi a Sara “Dov’è Hanna?” Domandò.

“Credo si stia allenando con Kalos!” Rispose lei sentendo la paura crescere al pensiero di poter finalmente trovare delle risposte che non era più così certa di volere.

“Dovrà essere presente!” Dichiarò il sovrano incamminandosi.

“Per cosa?” Sara si irrigidì sentendo la voce del Principe provenire dal corridoio alla sua destra.

“Non sono questioni che necessitano la tua attenzione!” Gli rispose il padre ammonendolo attraverso lo sguardo.

La ragazza si mise di fianco al Re abbassando gli occhi, ustionata dallo sguardo di fuoco che il Principe le rivolse.

“Non sono d’accordo! Se ritieni necessario l’intervento di Radagast devo essere messo al corrente per potermi esprimere a proposito!” Affermò Legolas con sicurezza.

“Ho dato forse l’impressione che la tua opinione mi interessasse?!” Il Principe sgranò gli occhi di fronte alla risposta gelida del padre, non accorgendosi che aveva reagito solo una volta notato l’odio evidente rivolto alla fanciulla.

“Non puoi essere così ceco.....non vedi quanto è nervosa?! Tauriel diceva il vero, sta tramando qualcosa! E giurerei che il mago è immischiato nei loro piani oscuri!” Ringhiò Legolas fermandosi quando il padre si mise di fronte a Sara come a volerla proteggere. La ragazza si nascose dietro al Re, sentendo il terrore di quando era stata appena fatta schiava tornare, facendola sentire vulnerabile anche ad un’occhiata feroce.

Padre e figlio si fronteggiarono per pochi minuti prima che Legolas si voltasse per sparire nei corridoi stravolto dalla rabbia e dalla delusione.

“Non dovresti dirgli la verità? Placherebbe i suoi timori!” Disse Sara quando arrivarono al campo d’addestramento.

“Perché dovrebbe reputare veritiere le mie parole se non crede nemmeno all’amore che lega me ed Hanna? No Sara. Mio figlio vede nemici ovunque. Potrebbe credere che le mie parole siano il frutto di una vostra menzogna! Inoltre, sono convinto che informarlo dell’esistenza del vostro mondo lo confonderebbe maggiormente di quanto non lo sia già!” Disse Thranduil afflitto dalla distanza che stava tornando a crearsi fra loro.

Radagast, fedele alle storie sul suo conto, apparve molto strano agli occhi divertiti delle ragazze.

Pararono molto, raccontando al mago le loro avventure, tralasciando la maggior parte dei dettagli riguardanti gli anni vissuti tra Pompei e Capua e la risposta di Radagast apparve sia rassicurante che misteriosa “Mie signore, la storia raccontate è unica, ma farò quanto in mio potere per svelare il mistero che l’avvolge!”.

 

*

 

Legolas uscì dalle sue stanze presto quella mattina.

Aveva dormito poco e male ed era più che deciso a non sprecare ulteriore tempo a rigirarsi nel letto.

Appena fuori dalle sue stanze incontrò Tauriel che dallo sguardo che aveva in viso, lo stava cercando.

“Quando agiremo?” Chiese l’elfa nervosa. 

Legolas sospirò, aveva compreso di non poter agire direttamente contro le umane per paura di ferire suo padre nello spirito. Doveva fargli intendere quella consapevolezza colta quando aveva mostrato a suo padre le paure che non lo facevano riposare.

“Lui la ama!” Disse tentando di far leva su qualcosa che Tauriel aveva sempre rispettato.

“È stato ingannato!” A parte quando era convinta che quel sentimento forte e profondo non fosse reale.

“Si fida di lei!” Insistette Legolas.

“Si sbaglia!” Non demorse Tauriel.

“Se agiamo, rischiamo di ferirlo! Dobbiamo essere cauti!” Legolas decise di parlare chiaro.

"Direi che dovremmo prenderci una pausa!" Disse Tauriel sorprendendolo.

"Come? Perché?" Domandò Legolas che non credeva a ciò che aveva appena udito.

"Perché non ci capiamo più! Sento che qualcosa è cambiato! Non fraintendermi, non è ciò che desidero ma è ciò che è più giusto!" Disse Tauriel con tono glaciale, celando magnificamente le proprie emozioni.

"Non siamo mai andati d'accordo su tutto. Perché questa volta è diverso?" Chiese Legolas che non capiva come mai, tutti coloro che amava gli stavano voltando le spalle.

"Perché non voglio essere presente quando ti ritroverai ricoperto dal sangue del Re." Rispose Tauriel con un pizzico di dolore che attraversò i suoi occhi. Ma l’attimo fu così breve che Legolas si chiese se l’aveva immaginato.

"Bene, quindi lo stai abbandonando!" La attaccò tentando di nascondere la propria sofferenza.

"Non oserei mai. Dato che non vuoi collaborare, dovrò arrangiarmi da sola." Spiegò calma lei.

"Se farai del male all’umana, che tu sia nella ragione o nel torto, mio padre non gli darà peso!" Rivelò il Principe.

"Ne sono consapevole. Ma parliamo di colui che mi ha cresciuta e protetta. Forse non ho sofferto quanto te, ma anch'io ho faticato ad accettare la sua scomparsa. E metterò tutta me stessa, affinché non riaccada!" Disse Tauriel prima di andarsene lasciando un Legolas sorpreso nel sentire tali parole.

Il Principe rimase fermo a riflettere un momento. 

La freddezza di Tauriel lo faceva dubitare dei suoi buoni propositi. E dall’altra parte era terrorizzato, sapendo che il padre durante gli anni della sua scomparsa aveva vissuto orribili esperienze, non potesse avere la forza per affrontare sia un tradimento che un’ulteriore perdita, quando il tempo avrebbe spento la vita mortale della ragazza.

Passò davanti alle stanze del padre ed avrebbe tirato dritto, se un urlo avesse fermato i suoi passi. 

Era la voce di una donna!

Reagì d’istinto, scattando verso l’origine delle grida.

Non gli venne in mente di bussare o comportarsi come gli era stato insegnato, l’urgenza di accorrere in aiuto di chiunque fosse in difficoltà gli fece spalancare le porte delle stanze del Re con troppa forza, facendole sbattere contro il muro.

La sua entrata, improvvisa e la sua presenza resa minacciosa dai pugnali sfoderati, non turbò minimamente gli occupanti della stanza, abituati a molto peggio.

Legolas, cercò di mantenere al minimo la propria sorpresa, non riuscendo a non sgranare gli occhi quando vide Aranel cercare di sottrarre un cuscino al padre con troppa forza. Il tessuto cedette ed una nuvola di piume oscurò il sovrano.

Al Principe tornarono in mente i ricordi della sua gioventù, quando sua madre era ancora in vita ed illuminava ogni giorno facendo sorridere il Re.

Legolas si rivide nella piccola Aranel mentre gettava le braccia al collo del padre in un tenero abbraccio venendo accolta da Thranduil che mostrava apertamente l’amore che lo legava alla figlia.

“Giuro che questa me la paghi!” La voce di Hanna fece muovere le pupille del Principe, mentre il resto del corpo era congelato.

La ragazza cominciò a solleticare la pancia di Lucilla che iniziò ad emettere gridolini e dimenarsi nel vano tentativo di sottrarsi a quella tortura.

Hanna si rese conto della quinta presenza solo in quel momento, facendo del suo meglio per ignorarla, maledicendosi per non essersene accorta prima.

Legolas doveva averla sentita urlare quando le bambine l’avevano svegliata saltandole addosso. Avrebbe dovuto esserci abituata, ma l’istinto la faceva ancora reagire come quando vivevano come nomadi, sempre allerta per un’eventuale attacco. Ed urlare era essenziale per allertare gli altri e chiedere contemporaneamente aiuto.

Effettivamente era stati attaccati, ma erano avversari a cui poteva benissimo tenere testa da sola!

Non sapeva cosa ci facesse ancora lì il Principe, fermo come un baccalà a fissarli come se stesse assistendo ad un miracolo. Ma quella era sempre stata casa sua e non era suo desiderio portare ulteriori cambiamenti di quanti non avesse già fatto.

Il Principe stava fissando Thranduil ed Aranel, che avevano ripreso ad rotolarsi sul letto, colpendosi con i cuscini e per la prima volta da quando era arrivata, Hanna poté vedere un sorriso comparire sul volto di Legolas.

 

*

 

Hanna continuava a sperare che con il passare degli anni il suo corpo acquisisse una buona automaticità da permetterle di muoversi senza costringersi a dover chiedere indicazioni ogni due metri. Speranza vana dato che da quando era piccola, si confondeva ancora con gli interruttori della luce, trovandosi costretta a premerli tutti per trovare quello giusto!

Svoltò un angolo e decise di rischiare pur di ignorare l’elfa dai capelli rossi.

“Umana!” A quanto pare il mondo la odiava “Buongiorno Tauriel, è un piacere incontrarti!” Balla assoluta “Spero che vada tutto bene!” Essere sinceri in quel regno era difficile “Come posso esserti d’aiuto? Non disturbarti a chiedere pure, è un piacere!” No, impossibile.

“Ti reputi speciale?” Il sorrisetto sul viso di Belzebù la convinse a procedere con cautela “Dipende. È vero che mi sono ritrovata in un regno elfico, cosa che molti reputano un onore, ma la strada per arrivarci è stata tutta in salita!” Ragionò ad alta voce.

“Credi di essertelo meritato?” Chiese l’elfa “Sei convinta che ciò che provi per il nostro Re sia reale?” Ogni parola era affilata come i coltelli che portava con sé.

“Ma che domande fai?” Bene. Ora si era ritrovata catapultata nell’adattamento cinematografico di Jackson, solo che l’ambientazione era differente.

“Noi elfi amiamo una sola volta. Ma essendo un umana questo non potevi saperlo!” Disse Tauriel vittoriosa.

“Ti sorprenderesti di quante cose so!” Rispose Hanna soddisfatta. Sara era molto più ben informata essendo una fan sfegatata di Tolkien, ma anche lei con il tempo poteva dire di esserlo diventata.

“Non siamo volubili come voi umani. Il Re amerà sempre e solo la nostra regina!”

Hanna si irrigidì resa nervosa da una questione che si era sempre rifiutata di affrontare.

L’elfa sorrise “Ama il ricordo di lei! Tu sei molto simile alla regina. Testarda e ribelle!”

Tauriel le si avvicinò, sussurrandole nell’orecchio “Sei solo l’ombra di un ricordo, lo spettro di un amore che non sarà mai realmente rivolto a te!” C’era crudele malizia nella sua voce.

“Posso non andarti a genio, ma non puoi parlarmi in questo modo!” Decise di farsi valere Hanna.

“Perché? Ti nasconderai sotto al mantello del re?” Chiese Tauriel sbeffeggiandola.

“Sei impertinente! Sarò anche non sposata, ma sono la compagna del tuo re! Se manchi di rispetto a me manchi di rispetto a lui! Hai improvvisamente deciso di dimenticare ciò che ti è stato insegnato?!” Attaccare l’onore elfico poteva rivelarsi un’arma vincente.

“Non redarguirmi, quando tu, perfida umana, hai sedotto il nostro sovrano in un momento di debolezza. Ed ora usi dei bambini innocenti per i tuoi scopi!” Esplose Tauriel fronteggiandola piena di furia.

“Parliamo dello stesso elfo?!” Chiese Hanna perfettamente a suo agio avendo avuto a che fare per molto tempo, con le sfuriate di Thranduil.

“Non prenderti gioco di me! Conosco meglio di te il nostro Re!” Allora anche gli efli erano presuntuosi.

“Non sto giocando! quando lo capirai?!” Le tenne testa Hanna “Anch’io lo conosco bene!” Ammise.

“Ah davvero? Quanti secoli ci hai passato? Hai visto com’era lui con la prima moglie? No. Quindi non puoi avere una conferma che io stia mentendo!” Rispose Tauriel con soddisfazione, nel vedere come la defunta regina mettesse a disagio quella patetica umana.

“Non sai neanche tu, però, come si comporta il Re quando siamo soli!” Disse Hanna prima di girare i tacchi verso una meta sconosciuta, ma il più lontano possibile da quella testa calda.

 

*

 

Passarono i mesi.

Hanna e Sara si erano abituate alla routine al palazzo, la piccola Aranel cominciò a sentire di appartenere a quel posto mentre padre e figlio si muovevano in una silenziosa guerra.

In questo periodo di pace Elanor e Galador portarono gioia cominciando a parlare e mostrando una complicità che presagiva grossi guai una volta che fossero cresciuti abbastanza da muoversi liberamente nel palazzo.

Ed infine arrivò il giorno tanto atteso.

Radagast giunse accompagnato dal giovane apprendista. 

Kalos era partito assieme a lui dopo il loro primo incontro e con sorpresa, Hanna e Sara dovettero riconoscere di aver sentito la mancanza di quel giovane pieno d’energia.......non che loro fossero da meno!

Il mago riuscì ad irretirle appena cominciò a parlare, confidandosi su ciò che aveva scoperto “Le leggende narrano di un mondo parallelo, una terra simile alla nostra, con i suoi conflitti e le sue zone di pace, in cui gli uomini sono la razza prevalente. Si dice che fossero un popolo pacifico. Anche se nessuno vi è mai stato. Fino ad ora non c’era nulla che confermasse o smentisse la sua esistenza!” Disse Radagast.

“Incoraggiante!” Si lamentò Hanna. Le leggende sono sempre troppo vaghe per trovare indicazioni chiare o verità in esse.

“Mio signore....” il mago tentennò un momento di fronte al sovrano elfico prima di farsi coraggio e continuare “...temo che non sia un caso la vostra prigionia. Era destino che vi incontraste!” Era lo stesso pensiero di Elrond.

“Si, ma sarebbe stato più semplice se fosse stato catapultato nel nostro di mondo, non nel passato!” Protestò Sara, ricordando gli anni di prigionia.

“Così è stato deciso! Non sono in grado di comprendere l’agire dei Valar. Può essere che abbiano fatto smarrire tutti voi perché vi ritrovaste insieme!” Radagast ricominciò a pronunciare frasi criptiche.

“Suona ancora più inquietante!” Riconobbe Hanna. 

“La gente si conosce in così tanti modi interessanti! Ma nel nostro caso è doveroso cambiare aggettivo!”Pensò Hanna rimpiangendo di non aver incontrato un elfo confuso nell’orto dietro casa.

“Quindi è la magia che ha permesso ai due mondi di collegarsi?” Domandò Kalos emozionato e curioso quanto le amiche.

“Scusa, ma tu non eri con lui?” Domandò Sara chiedendosi perché condividessero tale ignoranza.

“Si, ma ha preferito condividere le sue scoperte solo in vostra presenza!” Rispose Kalos sembrando offeso dalla sfiducia mostratagli.

“Si mio giovane amico. La magia di questo mondo. Piegare lo spazio qualcosa di molto complicato, ma il tempo lo reputavo impossibile!” Disse il mago sembrando non notare lo stato del suo giovane apprendista “Gravi danni possono essere inflitti se si manipola il tempo! Non si può cambiare il passato, riscriverlo.....no, no! Dal passato si può solo imparare!” Ricordò.

“Ed ora siamo nel paese delle meraviglie!” Scherzò Sara cercando du rilassarsi.

“Già! Ora è troppo tardi per gli avvertimenti!....intende dire che il nostro mondo è cambiato?” Chiese Hanna spaventata dal fatto che, inconsciamente, avrebbero potuto condannare ad un futuro diverso, sia i genitori di Sara ma anche migliaia di persone innocenti.

“Ma che dici, alla fine i romani hanno vinto....” sussurrò Sara guadagnandosi una gomitata quando pronunciò il nome di un popolo finito nel dimenticatoio.

“Non so rispondere a questa domanda mia signora!....ma forse potreste trovare voi le risposte!” Disse Radagast come se avesse ignorato quel piccolo scambio o non se ne fosse minimamente accorto.

“Cosa?” Chiese Hanna sentendosi smarrita.

“Come?” Le si accodò Sara sentendo la speranza riaccendersi dentro di lei.

“È stata la magia ad aprire il portale. Credo.....forse un’incantesimo sufficientemente potente potrebbe aprirlo! Sarebbe solo una piccola ed avrebbe una breve durata.....” disse Radagast che sembrava confuso dalle sue stesse parole.

“Vuoi dire che potrei andare a vedere come stanno i miei?!” Sara sentiva di poter saltare dalla gioia. Anche la sola speranza le aveva donato una felicità immensa.

“Ma questo è magnifico!” Esultò Hanna abbracciando l’amica con entusiasmo.

“Si mie signore. Farò il possibile per farvi tornare a casa!” Promise Radagast smorzando l’allegria con quell’affermazione.

“Non ti seguo!” Dovette riconoscere Sara.

“Una volta attraversato, il portale si richiuderà dietro di voi!” Chiarì i dubbi Radagast.

“Cosa?” Hanna non voleva crederci. La scelta era netta. Non esisteva grigio, solo nero o bianco!

“Resteranno intrappolate per sempre?!” Domandò Thranduil come se fosse appena giunto.

“Mio signore, è stato un caso fortuito che il varco fosse aperto quando l’avete raggiunto! Siete riuscito a tornare....con o senza magia, presto questa increspatura nello spazio sparirà e non ci sarà più ritorno. C’è solo questa possibilità ed io farò in modo da renderla possibile!” Disse Radagast, non sapendo che una tale rivelazione cambiava tutto.

“No grazie! Per quanto desideri rivedere i miei non rinuncerei mai a tutto questo! La mia....” Sara si corresse “....la nostra vita si trova qui ormai! Grazie lo stesso per la piccola speranza e per la disponibilità!” Disse devastata sentendo le possibilità incenerirsi e scomparire sotto al peso di poche parole.

“Mie signore, voi non siete di questo mondo! È pericoloso! Pericoloso giocare con......non so come definirlo!” L’insistenza e l’insicurezza deo mago non era di buon auspicio.

“No, però ho capito cosa intendi!” Ammise Hanna giù di morale.

“Dobbiamo tornare? Per forza?!” Domandò Sara come una bambina che deve andarsene dal parco giochi.

“No!” Tuonò Thranduil “Se questo non fosse il loro posto non sarebbero mai inciampate attraverso il portale!” Riportando speranza con una semplice frase.

“Così è umiliante! Anche sé vero!”Pensò Sara sorridendo.

“Mio signore la loro presenza è pericolosa!” Disse il mago indicando le umane con il grosso bastone.

“Hai parlato con Tauriel per caso?!” Hanna non ne poteva più di sentire quella tiritera.

“No!” Disse decisa “I nostri figli non sono pericolosi! Esiste una profezia e mi rifiuto di credere che i Valar ci abbiano fatti incontrare solo per sperarci nuovamente!” Urlò esprimendo a pieno la propria rabbia e frustrazione data da una notizia così terribile.

“I bambini svolgeranno un ruolo importante nella storia della Terra di Mezzo, questo è certo. Ma forse......forse il vostro compito è giunto al termine mia signora!” Si ritrovò ad insistere il mago.

“Mi stai dando della fattrice?” Chiese Hanna che non avrebbe mai lasciato i suoi figli. Neanche di fronte a Sauron in persona!

“Come ho detto in precedenza, non sono in grado di comprendere il volere dei Valar!” Chiuse il discorso Radagast.

 

Ed ecco il tanto atteso incontro con Legolas! 

Riguardo la scuola mi piace pensare che Oropher abbia apportato delle modifiche una volta sul trono per farsi ben volere e dimostrare di essere un buon Re. Una di queste è la scuola “pubblica”, per intenderci.

Ho letto in molte storie che i bambini degli elfi non nascono nei periodi bui, o almeno, ne nascono dimeno. Ma ho deciso che la scuola, mentre la frequenta Aranel, sarà piena di studenti con cui dovrà confrontarsi. 

Per questo le ho messo un rivale ed altri due amici al fianco!

Anche Hanna e Sara fanno nuove conoscenze e non essendo abituate all’etichetta si comportano in modo inusuale con le loro ancelle!

Con Tauriel è guerra aperta! Come molti elfi di Bosco Atro non si fida degli estranei, specialmente se si tratta di deboli umane!

Legolas è perso! La sua compagna alimenta la confusione con dubbi e sospetti! Ed il rapporto padre figlio raggiunge un punto di rottura!

Ma Hanna non si lascerà intimorire.....spero!

Con Kalos, nel giro di pochi mesi, il rapporto di amicizia si fortifica.

E puntuale abbiamo Radagast che porta con sé domande, dubbi e paure!

Ragazzi, mi spiace che il capitolo sia uscito così lungo!

Ma non riesco mai a fare ciò che decido...mi sa che aumenteranno persino i capitoli programmati!

A presto,

X-98

   
 
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