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Autore: X_98    10/03/2021    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Hanna sospirò amareggiata. Thranduil non le rivolgeva la parola da giorni ed era certa che non fosse un caso che uscisse la mattina presto e tornasse nelle loro stanza la sera tardi.

Di una cosa era sicura: non avrebbe mai abbandonato i suoi figli!

I gemelli erano troppo piccoli. Non si sarebbero nemmeno ricordati di lei in caso se ne fosse andata.

Ma avrebbe messo davanti i suoi desideri mettendoli in pericolo con la sua sola presenza?! E se gli attacchi al villaggio e durante il viaggio fossero stati provocati da ciò?!

Hanna uscì dalla stanza appena si rese conto che i gemelli dormivano profondamente. Fece cenno a Calien di rimanere e decisa, si avviò verso la sala del trono.

Fortunatamente a quell’ora della notte non c’era nessuno, a parte le guardie.

Thranduil sedeva composto sul trono, il suo sguardo si perdeva nell’immensità delle caverne. 

Hanna non voleva litigare....

Lo conosceva bene, sarebbe scoppiato un litigio, e solo perché non avevano controllo sulla situazione!

“Hai intenzione di rimanere lì ferma in eterno?” La voce potente del Re si fece sentire maestosa e la ragazza si chiese come facessero le guardie a rimanere impassibili.

“Dobbiamo parlare!” Disse Hanna senza mezzi termini.

“Sono impegnato!” Le rispose brusco lui senza guardarla negli occhi.

“Impegnato a fare niente! Richiede molte energie!” Hanna stranamente non si sentiva affatto in soggezione, neanche quando era seduto sul suo magnifico trono e sovrastava tutto e tutti con la sua minacciosa presenza.

Quella minaccia l’aveva sempre vista come protettiva e mai pericolosa per sé o per i loro figli.

Le guardie diedero prova di essere vive muovendosi sul posto a disagio.

“Come osi rivolgerti a me in questo modo!?” Ringhiò il Re lasciando che la rabbia trasparisse dai lineamenti del viso.

“Non hai mai prestato attenzione a sciocchezze del genere!” Ricordò Hanna “Sono venuta per dirti che purtroppo...non che a me faccia piacere, ma forse Radagast ha ragione!” Dichiarò sapendo di aver appena acceso una miccia.

“Ora sono il tuo Re! Esigo che mostri rispetto!” Disse Thranduil alzandosi in piedi lentamente “La tua giovinezza ed inesperienza permettono a chiunque di influenzarti fin con troppa facilità. Non sai nulla degli stregoni. Sono come un vento tempestoso, rimbombano da lontano, ingigantendo l’allarme. Ma talvolta, una tempesta è solo una tempesta!” Disse mentre scendeva i gradini del trono avvicinandosi a lei come a volerla calmare e costringerla a non controbattere.

“E cosa porterà questa...semplice tempesta, mio signore!?” Hanna non poteva, non doveva evitare questo discorso. Ne andava della sicurezza del regno!

“Solo dubbi e paure fugaci. Se tutto ciò avesse rappresentato il pericolo che descrive, niente sarebbe mai accaduto!” Rispose il Re cominciando a camminarle intorno.

Hanna strinse i pugni nervosa. Non era una prigioniera, eppure si rese conto come fosse cambiato l’atteggiamento di lui nei suoi confronti.

Va bene che doveva mostrarsi regale di fronte alle proprie guardie, ma la maschera che poneva in viso era così spessa che la ragazza si chiese se Legolas avesse mai conosciuto veramente suo padre.

“Ti hanno quasi ucciso! E lo reputi privo di pericolo?” Urlò Hanna cercando il più possibile di ignorare l’ennesimo sussulto delle guardie.

“Tu non sei pericolosa! Prova sono i nostri figli. Se i Valar ci hanno concesso dei doni.....” “Ti hanno concesso! Se a casa sarà cambiato tutto, la storia come la conosco, anche qui la mia presenza potrebbe provocare gravi ripercussioni! Non voglio che voi soffriate per colpa mia!” Disse Hanna sentendo la voce incrinarsi al pensiero di doversene andare.

“Non interrompermi!” La sgridò il Re sovrastandola con la voce e con l’altezza “Sei astuta nel creare scuse inesistenti. Il tuo mondo pacifico e ricco ti manca a tal punto da farti abbandonare e dimenticare ciò che hai vissuto? Ciò che mi avevi promesso!” 

“Non osare!” Sibilò Hanna livida “Io amo te ed i nostri figli più della vita stessa! Ma ho già rischiato di perdervi, a tutti voi! Se vi accadesse qualcosa a causa mia perché ho ignorato i rischi e degli “innocui” avvertimenti, non me lo perdonerei mai!”.

“Se te ne vai.....” l’elfo venne interrotto dalla sfacciataggine prorompente di Hanna “Cosa? Non potrò più tornare neanche se il varco si riapre? Non parlerai di me ai gemelli come hai fatto con Legolas?” Chiese sentendo la rabbia sparire appena si rese conto di ciò che aveva detto.

Thranduil camminò lentamente, come se non avesse fretta. Ma la tempesta che si rifletteva nei suoi occhi presagiva un discussione imminente.

Il Re la superò uscendo dalla sala del trono senza degnarla di uno sguardo.

Hanna comprese dove stesse andando e lo seguì fino agli appartamenti reali.

Tentò di mascherare il senso di colpa che l’attanagliava “Scusa, ho esagerato! Non intendevo...” “Dare voce alla verità!?” Dannazione. Non che lui aiutasse!

“Non so cos’accadrebbe se ti perdessi....mi terrorizza anche solo pensarci! Non sono nella posizione di criticare, solo di usare le mie conoscenze contro di te!” Confessò Hanna. Sperava che lui comprendesse i suoi timori....

“Con Legolas ho commesso molti errori a causa del mio dolore. Non desidero che sia lo stesso con Aranel, Elanor e Galador!” Disse Thranduil ed Hanna potè scorgere un bagliore di rimpianto negli occhi dell’antico elfo.

“No! Ti conosco, ora che sai di aver sbagliato farai del tuo meglio e sono certa che, in caso io parta, tu ci sarai per loro!” Hanna non avrebbe mai preso in considerazione una soluzione del genere se non si fosse fidata ciecamente, come poteva non comprenderlo?!

“Saresti disposta a privarti dei tuoi figli pur di saperli al sicuro? Se resti potresti proteggerli!” Insistette il Re.

“Proteggerli da pericoli da me causati! Sarebbe doloroso lo ammetto, ma anche tu hai atteso di rivedere Legolas per amor nostro!” Ricordò Hanna, la cui speranza, che le divergenze fra loro si appianassero, era ancora forte.

“Si, ma l’avrei rivisto. Se attraversi il portale questa occasione ti sarà preclusa per sempre!” Thranduil diede voce all’orrenda realtà.

“Ma loro saranno al sicuro!” Tentò di convincersi Hanna.

“Non sarà mai definitivo senza la sconfitta di Sauron!” Dannato elfo! Perché doveva avere sempre ragione?

“Potranno prepararsi in vista della guerra senza preoccupazioni!” Hanna cercò di arrampicarsi sugli specchi.

“Hai sempre l’ultima parola! Ammiro questa forza che traspare nelle tue parole!”

Hanna rise, per poi rabbuiarsi appena le tornò in mente un particolare che aveva ignorato “Cosa volevi dire dopo ?” Chiese.

Thranduil distolse lo sguardo e se all’inizio sembrava stesse riflettendo sulla risposta, Hanna comprese dallo sguardo perso che era immerso nei suoi pensieri.

Accarezzandogli dolcemente la guancia riportò la sua attenzione su di sé.

“Se te ne vai......” sussurrò lui non riuscendo a finire la frase. Ma ad Hanna non servì sentire il resto, perché sapeva cosa voleva dire!

“.....svanirai?!” Chiese sussultando a causa della paura che le fece provare dei brividi di freddo.

“Temo di si!” Sussurrò Thranduil senza guardarla.

“Mi stai legando le mani!” Hanna sentì la sua voce incrinarsi. La sua presenza avrebbe portato sventura in qualsiasi caso!

“Potrei resistere quanto basta per far fare ai nostri figli i primi passi nel mondo ma....ho sopportato troppo Hanna. Sono stanco! La tua vitalità ed il tuo amore mi danno la forza di andare avanti!” La ragazza si raccomandò di farsi raccontare almeno una volta ciò che aveva passato. Non per compatirlo, ma per tentare di comprenderlo meglio. Ma era la soluzione migliore?! 

“Tu sei la ragione per cui io esisto!” Quell’affermazione le scaldò il cuore, ma il dubbio la fece tentennare di nuovo “Vi metterei tutti in pericolo!”.

“Non permetterò a nessuno di separarci!” Disse lui perentorio “Non sapremo se ciò che dice il mago è la verità, non prima di controllare nel vostro mondo! Ed è impossibile accertarsene, prima di ciò il collegamento sarà distrutto!” Affermò avvicinandosi a lei come a volerla intimorire.

“E se è cambiato tutto nel mio mondo? Se la ma partenza ha inflitto danni al mio mondo non oso pensare cosa potrebbe succedere qui!” Hanna lo conosceva bene e la parte del “Re dal cuore di ghiaccio” non attaccava con lei.

“Non vuoi combattere per noi?” Ora andava sul personale.

“Ma il tuo regno sarebbe in pericolo! Gli elfi....” Hanna ricambiò la cortesia solo a metà  “Gli elfi sanno cavarsela! Ed il regno è sempre in pericolo!” Disse Thranduil riferendosi a tutte le creature del male che infestavano la foresta.

“Non lasciare che la paura guidi i tuoi passi!” Sussurrò cingendole i fianchi con le mani.

Ed Hanna decise di fare la sua scelta. 

Una decisone guidata dalla speranza e non dalla paura. Se non avesse preso posizione avrebbe rischiato di perdere sé stessa.

“Ti amo ed amerò per sempre!” Mormorò poggiando la testa sull’ampio petto dell’elfo “È stato il mio cuore a sceglierti!” Sentì le forti braccia avvolgerla “Qualunque siano le difficoltà che proveranno o ci divideranno.....” il fiato di lui le scaldò la guancia “...troverò sempre la strada per ritrovarci!” Disse alzando lo sguardo, perdendosi in quegli occhi profondi come l’oceano.

“Intendi dire.....che resti?” Chiese apparendo pieno di speranza.

Hanna sorrise e rispose “Radagast dovrà stordirmi con un incantesimo per allontanarmi da te!” Prima di baciarlo come a voler dare forza alle proprie parole.

“E vedersela con me se oserà anche solo pensarlo!” Hanna rise a quell’affermazione non trovando difficile immaginare Thranduil rendere reali tali minacce.

Poteva dire che metà della sua vita fosse stata piena di pericoli e combattere i prossimi per il resto della propria esistenza avrebbe spazzato via la noia, anche se con Thranduil sarebbe stato molto difficile annoiarsi!

Lui aveva ragione, doveva combattere per coloro a cui teneva, era lei padrona del suo destino e dato che le loro strade si erano incontrate nel più assurdo dei modi, era impossibile che ora risultasse sbagliato!

 

*

 

Radagast non si fece attendere e pochi giorni dopo venne accompagnato negli appartamenti reali. Questa volta numerose guardie rimasero fuori, pronte ad intervenire.

“Mie signore.....” le salutò il mago chinando il capo, loro risposero con un cenno teso “Mio signore?” Radagast si rese immediatamente conto che definire il temperamento del Re temporalesco era un eufemismo.

“Vattene!” Ordinò il sovrano perentorio.

“Mio signore....” Radagast si fermò, ragionando cautamente sulle parole da usare.

“Non riuscirai a convincerle ad andarsene!” Ringhiò il Re battendo il bastone in terra.

Sara trattenne una risata. Hanna l’aveva aggiornata ed anche lei era ferma sulla decisione di restare. L’aiuto del Re era un vantaggio!

“Mio signore, siete sempre stato giusto e saggio......” Hanna sospirò chiedendosi perché il mago avesse tentato quella strada inutile.

“Silenzio!” Ordinò il sovrano “Adularmi non servirà a farmi cambiare idea!” Appunto!

“C’è più tempo!” S’intromise Kalos per fare un passo indietro quando il Re indirizzò la sua furia su di lui.

“Kalos, che bello vederti!” Sara tentò inutilmente di smorzare la tensione.

“Dipende!” Hanna tornò in posizione di difesa. L’influenza di un mentore è molto forte ed anche se il maghetto era loro amico si chiedeva se avrebbe preso le loro parti.

“Ho appreso tanto nonostante il poco tempo.....posso aiutare Radagast, posso darvi più tempo!” La compagnia dell’Istari aveva fatto male a Kalos...parlava per enigmi dopo appena pochi mesi.

“Piantala di girarci intorno!” Lo incitò Hanna sentendosi divorare dalla curiosità.

“Ho fatto molte ricerche! E sono arrivato ad una conclusione: potrete attraversare il varco ma avrete un arco di ventiquattr’ore umane prima che si richiuda per sempre!” Radagast riuscì di nuovo a farle rimanere senza parole.

“Cosa?” Domandò Sara incredula.

“Potremmo tornare indietro?!” Hanna sembrava fiduciosa, se potevano andare e tornare l’idea l’allettava parecchio.

“Se niente sarà cambiato, vorrà dire che la vostra presenza non potrà portare nefaste conseguenze neanche qui, se non per coloro con cui vivrete!” “E se qualcosa sarà cambiato non te lo diremo, per restare ugualmente! È stato il destino a farci incontrare senza darci la possibilità di opporci, significa che la vita assieme era scritta!” Pensò Hanna.

“Ti hanno mai detto che hai una bella faccia tosta!” Decise di farsi sentire Hanna.

“Mia signora, noi maghi siamo sempre stati temuti e guardati con sospetto. Posso dire che voi rimanete cordiale!” La ragazza rimase sorpresa dalla saggezza che traspariva da quelle parole. Sperava di stuzzicarlo, ma comprese che con un Istari è sempre incerto ciò che potrebbe accadere!

“Tra quanto aprirai il portale?” Chiese Thranduil apparendo più rilassato, allentando persino la tensione presente nella voce.

“Anche subito mio signore!” Rispose Radagast  come se non vedesse l’ora di provare una magia mai compiuta.

“Aspetterai fino a domani!” Ordinò Thranduil incuriosendo il mago.

“Perché?” Domandò Sara non capendo il perché di questa improvvisa pazienza “...mio signore!” Si corresse ricordandosi che non si trovava più nel villaggio.

“Perché verrò con voi!” Disse Thranduil facendo congelare le due amiche.

“Assolutamente no, è troppo pericoloso!” Decretò Hanna agitando le braccia.

“Non ti stavo chiedendo il permesso!” Chiarì Thranduil con la sua solita calma glaciale ed irritante. Per gli altri poteva intimorire, ma per le ragazze che lo conoscevano bene, non funzionava più.

“Ed il mio non era un suggerimento!” Si fece sentire Hanna.

“Mi avete raccontato che il vostro popolo è pacifico, o dicevate il falso?” La stuzzicò Thranduil con un sorriso.

“Dai Han, basterà raccontargli qualcosa in più per prepararlo a ciò che vedrà, ma non credo ci siano problemi se la magia ci permetterà di tornare!” Sara ardeva dal desiderio di vedere quell’elfo controllato ed apparentemente privo di emozioni, costretto ad avere a che fare con la tecnologia del ventunesimo secolo.

“Va bene!” Cedette Hanna sapendo che con lui sarebbero sia state al sicuro, e sarebbe tornate senz’ombra di dubbio “Ora non ci rimane che sperare che non sia cambiato nulla!” Pregò.

“Ma perché saremmo dovute giungere fin qui se rappresentiamo una minaccia? Non ha proprio senso!” Si interrogò Sara dando voce ai pensieri di tutti.

“Sembra un simpatico giochetto commesso dal fato!” Ironizzò Radagast.

“Il fato ha un pessimo senso dell’umorismo!” Si lamentò Hanna. 

 

*

 

“E loro non hanno battuto ciglio?!” Sara non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena scoperto.

“Perché avrebbero dovuto?” Domandò Thranduil alzando un sopracciglio.

“Non so, forse perché sei il Re?” Chiese indicando la corona che ancora indossava “Puoi veramente sparire senza far sapere a nessuno dove vai?!” Sara aveva imparato che la curiosità per gli elfi era una forma di irriverenza, ma facendo completo affidamento sul loro sovrano si sarebbe aspettata un minimo di apprensione da parte loro.

“Sono il Re non devo dare spiegazioni a nessuno!” Protestò Thranduil dando sfogo al proprio sdegno nel vedersi costretto a indossare nuovamente abiti di fattura umana.

“Oh!” Sospirò delusa Sara.

Thranduil si costrinse alla calma. Non era colpa sua se dei semplici oggetti rievocavano ricordi sgradevoli....

“Perdona le mie maniere. Non lasciarti condizionare dal mio aspetto, prima d’ora non hai mostrato disagio per la mia posizione! Dai voce ai tuoi pensieri liberamente!” Disse l’elfo apparendo allegro.

“Ma tu sei il Re!” Il sovrano annuì “Potrei offenderti!” Sara si rilassò completamente al suono delle risate di Thranduil, così rare e preziose!

“Non l’hai mai fatto e non lo faresti intenzionalmente, ne sono certo!” Il Re vide la sorpresa mista a imbarazzo manifestarsi in Sara sentendolo affermare una cosa del genere. Eppure si conoscevano da anni, come poteva dubitare che lui non la conoscesse abbastanza......

“Solo Milo ha osato tanto!”Pensò Sara sapendo bene di non dar voce a pensieri del genere in grado di togliergli il sorriso.

“Sara, sei una dei pochi umani che si è guadagnata la mia piena fiducia ed amicizia, in caso di fraintendimento non saresti mai trattata come un semplice suddito!” La tranquillizzò.

“Solo......” “Solo?” La incoraggiò lui.

Sara alzò lo sguardo, fissandolo intensamente negli occhi “Come possono lasciarti andare da solo ed in un posto sconosciuto quando, l’ultima volta, che conoscevano la tua destinazione e ti reputavano protetto, sei scomparso e ti hanno dato per morto?!” Chiese lei finalmente.

Thranduil sorrise nel vedere quanto la ragazza fosse ancora fragile, nonostante dovesse riconoscere che era cresciuta e maturata molto dalla prima volta che aveva posato gli occhi su di lei.

“Hanno fiducia in me!” Disse con voce solenne “Sono il loro sovrano. La loro guida, colui che li protegge. Come potrei esserne degno se non riesco a proteggermi da solo?!” Chiese Thranduil.

“Lo pensi veramente oppure lo chiedi pensando all’ultima volta?!” Chiese soprappensiero per ritrovarsi a doversi correggere abbassando la testa nel tentativo di nascondere il proprio imbarazzo “Scusa, non avrei dovuto!”.

“Il passato non condiziona il mio presente!” Disse Thranduil irritato “Queste mie parole non nascono dai ricordi. Ma dall’esigenza di rivelare l’esistenza del varco solo ai pochi necessari!” Hanna entrò in quel momento.

“Lasciamo i pensieri cupi per il momento!” Disse Thranduil “Mi avete parlato molto poco del vostro mondo!” Fece notare sapendo quanto piacesse alle amiche raccontare e descrivere ciò che mancava loro.

“Giusto! Allora noi non abbiamo Re o Regine, almeno non nel mio paese. Quelli che voi chiamate guardie noi le chiamiamo “Forze dell’ordine” anche se il loro compito è lo stesso! Proteggere le persone e mantenere l’ordine!......”.

Parlarono molto della storia del loro mondo, spiegando senza troppi dettagli la cosiddetta rivoluzione industriale che aveva accorciato le distanze fra le varie nazioni e portato innovazioni in molti campi.

Thranduil era affascinato dai racconti delle ragazze. E trovava incredibile sapere che senza l’influenza oscura di Sauron, gli umani fossero progrediti così velocemente.

Non credeva possibile che le conoscenze scientifiche dei mortali potessero permettere loro di trovare agevolazioni per arricchire un regno.

Per molti secoli era stato convinto che esistesse la sola energia meccanica muscolare degli uomini e animali. La magia, essendo un dono, non veniva usata per scopi egoistici.

Invece adesso, più Hanna e Sara parlavano maggiore era la curiosità che aumentava dentro di lui.

Il desiderio di visitare il loro mondo cresceva ad ogni parola!

 

*

 

Il Re di Bosco Atro frenò il cavallo a pochi passi dai due stregoni.

Aegnor sbuffò impaziente. La cavalcata era stata fin troppo breve per lui.

Radagast era calmo e rilassato, perso chissà in quale mondo interiore, mentre Kalos sembrava eccitato quanto le due amiche.

Dopo dei brevi saluti ed aver legato i cavalli, si incamminarono su di una ripida salita piena di ciottoli. Serviva una determinata pietra per aprire il varco, ma la felicità delle ragazze le fece camminare veloci nonostante la pendenza.

Ad un certo punto il mago si fermò di fronte ad una grotta e dopo aver tastato la roccia con il suo bastone, cominciò a parlare in una lingua sconosciuta.

Se all’inizio sembravano parole, successivamente si trasformarono in lamenti.

Kalos si unì al proprio mentore senza esitazione.

Una luce simile al riflesso del sole appena sorto sull’acqua, o per le ragazze, quella di un flash appartenente ad una macchina fotografica, costrinse i tre a chiudere gli occhi e proteggersi alzando le mani.

Rimasero stupiti nello scorgere degli alberi dove prima c’era solo l’oscurità. L’immagine si muoveva, come se la stessero osservando da sott’acqua.

Hanna e Sara non sentirono le ennesime raccomandazioni del mago ma videro il suo cenno che diceva loro di poter andare e non se lo fecero ripetere......

Se il bagliore emanato dal varco era luminoso, si dimostrò niente in confronto al sole che le colpì in pieno viso ad un certo punto.

La prima cosa di cui Sara si rese conto era di trovarsi con la testa poggiata su qualcosa di morbido. Si mise a sedere di scatto appena si rese conto che era Thranduil a farle da cuscino.

“State bene?” Chiese l’elfo mettendosi seduto.

Hanna si alzò incerta sulle gambe, guardandosi attorno “Uhm, questo non è il bosco dietro casa!”.

“Grande spirito d’osservazione! Muoviamoci!” Disse Sara agitando una mano “Dobbiamo raggiungere la strada per capire dove ci troviamo!”.

“Se hai finito di dire cose ovvie, lascia che sfrutti a pieno una creatura magica!” Cominciò Hanna puntando un dito contro Thranduil.

“Prego?” Chiese lui infastidito.

“Potresti salire su di un albero ed usare la tua portentosa vista per individuare un.....o lei è diventata sorda, o io sono invisibile!” Protestò vedendo l’amica che aveva già attraversato un enorme cespuglio davanti a loro, ignorarla di sana pianta.

“Dai muovetevi!” Li chiamò Sara.

“Se ci chiama un’altra volta, la do in pasto a un ragno!” Si lamentò Hanna cercando di non far impigliare i capelli nei rami.

“Forz.....fermi!” Sara sentì l’entusiasmo scemare, sostituito da sensazioni sgradevoli.

“Che succede? Hai perso l’orientamento?!” Domandò l’amica raggiungendola per perdere il senso dell’umorismo appena posò gli occhi sul paesaggio circostante.

Hanna rimase basita nel vedere, oltre il grande cespuglio, molte persone intente a passeggiare e godersi quella bella giornata di sole.

Ma ciò che la colpì di più fu il notare numerosi grattaceli che interrompevano la distesa di vegetazione. Come aveva fatto a non accorgersene.

“Hanna......ricordo ponti magnifici in irlanda, corsi d’acqua, ma sui grattacieli ero all’oscuro!” Osservò Sara non riuscendo a dire altro a causa della confusione nella quale era precipitata.

“Di cosa parlate?” Domandò Thranduil cingendo le mani dietro alla schiena studiando curioso quegli umani vestiti con abiti così diversi.

“Ricordi che ti avevamo detto che nel nostro mondo eravamo aumentati di numero in maniera esponenziale!?” L’elfo annuì.

“Bene, per far fronte a questo problema abbiamo iniziato a costruire case sempre più alte, fino ad arrivare....” Hanna indicò con le braccia i grattacieli “....a questo!”.

“A dir la verità, molti sono uffici!” Puntualizzò Sara.

“Ignorala quando straparla!” Disse Hanna agitando una mano con un gesto sprezzante nella sua direzione.

“In verità stavo specificando un dettaglio...” insistette lei “.....Irrilevante! Ignorala quando è pignola!” Si corresse Hanna, intenta a seguire l’amica attraverso la vegetazione fin troppo curata.

“Oh, no! No! No! No! No!” Sara ebbe la conferma di non trovarsi dove credeva di essere. Le aiuole che vide una volta superato un albero dissiparono i dubbi, ma mai quanto ciò che lesse quando alzò lo sguardo.

“Sei uscita di senno?” Scherzò Hanna che studiava i dintorni non sentendosi particolarmente allarmata sapendo che erano tornate nel loro mondo.

“Maledetto......mago.....da.....strapazzo!” Sibilò Sara pestando i piedi per terra.

“Che stai facendo?! Te la prendi con un cartello? E l’essere invisibili lo butti a mare?” La riprese Hanna che seguendo il suo sguardo, aveva colto la medesima verità.

“Central park!” Urlò Sara indicando l’insegna con una mano.

“Si, ti ricordo che anch’io so leggere!” Disse Hanna incrociando le braccia al petto.

“I miei non vivono a New York!” Urlò Sara facendole notare quel minuscolo particolare.

“Eh cosa cavolo ci facciamo qui?!” Chiese Hanna più in generale che a qualcuno in particolare.

“È tutto inutile! Ci metteremmo un’eternità solo per il viaggio......e non abbiamo i soldi per l’aereo, o i documenti! Per non parlare che potrebbero essersi trasferiti! Mio padre ha sempre viaggiato molto!” Ragionò Sara tenendosi la testa con entrambe le mani e girando in tondo come un anima in pena.

“Calmati! Guarda che in certe situazioni il panico non aiuta!” Tentò di calmarla e calmarsi Hanna.

“Ma non capisci? Significa che è stato tutto inutile! Neanche tu potrai rivedere tuo padre!” Si disperò Sara.

“Ti ho già detto che non era nei miei piani rincontrarlo. È stato un punto di riferimento durante la mia adolescenza, lui è rimasto un buon amico!” Si spiegò Hanna tentando di spostare l’attenzione dell’amica.

“Sono ancora la stupida ragazzina che straparla sugli elfi da dietro le sbarre! Sono una vera.....ma dov’è Thranduil?!” Chiese appena sollevò lo sguardo verso l’amica, non vedendo l’elfo al suo fianco.

“COSA?!” Domandò Hanna guardandosi attorno senza riuscire a notare la figura slanciata e corpulenta da nessuna parte “Ma io l’ammazzo!” Ringhiò sentendo il terrore travolgerla come un fiume in piena. Perché aveva assecondato i suoi capricci facendolo andare con loro?!

Corsero a perdifiato, girando in tondo più volte, non avendo dimestichezza con quel parco fin troppo grande.

Trovare un’elfo con abiti non moderni poteva sembrare facile, ma non lo era!

Hanna si guardò attorno un’ultima volta, con l’intenzione di spostarsi nuovamente verso un’altra zona, ma appena fece il primo passo, si scontrò con qualcuno.

“Mi scusi, oggi ho proprio la testa fr.....TU!” Ringhiò contro Thranduil che la guardava spaesato.

“Siamo in pericolo?” Chiese lui stando allerta.

“Si, a causa della tua stoltezza! Ma come ti viene in mente di girovagare senza di noi!” La voce di Hanna si fece squillante per poi ridiventare profonda alla parola noi, marcandola per far capire al compagno che separarsi era qualcosa di proibito.

“Girovagare? Siete state voi a mettervi a correre per tutta la foresta!” L’accusò Thranduil alzando un sopracciglio, oltraggiato.

“Ma.....” non doveva ridere “....cosa....” effettivamente tutti quegli alberi potevano sembrare un piccolo bosco “....stai....” Hanna non resistette scoppiando in una fragorosa risata.

“Hanna....” in quel momento arrivò Sara, troppo impegnata a guardarsi attorno per notare l’elfo “Andiamo allo zoo! Gli elfi peccano di curiosità e credo che quello potrebbe attrarlo come le falene con la.....li mortacci tua! Ma hai idea della paura che ci siamo prese?” Thranduil sorrise. La loro apprensione era quasi commovente.

Si erano dimenticate che era un abile guerriero? Ma nonostante questo, sapeva bene che girovagare da solo poteva rivelarsi pericoloso in quel mondo sconosciuto, anche per un combattente come lui.

“Perché ridi?” Chiese Sara furiosa “Non c’è niente da ridere!”.

“Siamo.....siamo in un parco!” Riuscì a dire Hanna fra le risate.

“Cos’è un parco?” Anche Sara si mise a ridere.

“È......” Hanna si costrinse alla calma “....un grande.......giardino!” Si, era una descrizione giusta e che lui avrebbe potuto capire “Si, un giardino pubblico, percorso da viali. Molto spesso abbellito con piante ornamentali e aiuole fiorite. È un luogo di ricreazione e di passeggio!” Spiegò.

“Mettendo da parte la cultura generale....” si riprese Sara “Dove caspita eri finito?! Voi elfi potete diventare invisibili!?” Domandò.

“Ero salito su un albero per capire dove ci trovassimo. E anche per curiosità, lo riconosco. Non credo di aver mai visto tanti umani in tutta la mia esistenza!” Confessò Thranduil ricominciando a guardarsi intorno.

“Va bene. Se ci trovassimo dove credevamo di essere allora poteva andare bene, ma qui non puoi salire sul primo albero che vedi!” Disse Hanna come se stesse rimproverando uno dei suoi figli.

“Ti chiedo scusa. Non ho pensato che per voi umani potesse essere inusuale!” Thranduil ignorò il tono della compagna, capendo di aver sbagliato. Non si comportava in maniera avventata da anni. Ci erano voluti un varco magico ed i racconti di due umane provenienti da un mondo differente per fargli perdere ogni controllo!?

“Da quello che ho potuto dedurre, siete sorprese di trovarvi qui! I tuoi genitori abitano in un altro regno?” Chiese riportando la propria attenzione sulle due amiche.

“Piantala....di usare....termini vecchi dei secoli!” Disse Sara cercando di trattenere le risate “Loro abitano....in un’altra terra, molto lontano da qui!” Ritrovandosi però a doverlo assecondare affinché capisse.

“E perché ci siamo ritrovati così distanti?” Thranduil diede voce alla domanda che tutti si erano posti, non trovando alcuna risposta, a parte quella più elementare.

“Perché il mago ha fatto cilecca!” Rispose Sara furibonda “Avevo sperato con tutta me stessa...” “Aspetta!” La interruppe Hanna “Posso deprimermi in santa pace?” Protestò Sara che si stava spremendo le meningi nel tentativo di trovare una soluzione.

“No! Ricordi che lavoro fa tuo padre?” Hanna si sentiva in colpa per aver dubitato del mago. Era stato più sveglio lui di loro.

“Fai domande sciocche!” L’aggredì Sara una volta esaurita la pazienza.

“E tu ti lasci sopraffare dalle emozioni senza prima ragionare attentamente!” L’accusò Hanna offesa.

“Questo è vero!” Sara si calmò riconoscendo quella verità e cercando di capire cos’avesse intuito l’amica “Intendi che anche in questo caso ho......loro viaggiano molto!” Realizzò di colpo.

“Mi è venuta un’idea!” Disse Hanna avviandosi verso una meta precisa, nota solo a lei.

 

*

 

Thranduil camminava lentamente ricordando di aver visto la vegetazione incolta solo nelle campagne dove si erano accampati durante gli anni di guerra.

Gli umani erano svogliati e sciatti in molte cose ed essendoci abituati, non risentivano dell’aver lasciato quel giardino abbandonato e privo di ogni cura.

Storse il naso e con stupore li osservò passeggiare spensierati come non li aveva mai visti.

Molto diversi fra loro in quanto a tratti del viso, apparivano tutti ben nutriti, cosa che lo stupì anche sapendo, dalle ragazze, che avevano appreso una tecnica per conservare il cibo, che permetteva loro di avere scorte per tutto l’anno.

Esitò un momento quando vide la vegetazione scomparire di colpo, interrotta da una strada dove circolavano quelle che Hanna e Sara gli avevano presentato come “macchine”. Dei carri di ferro che gli umani usavano per spostarsi, delle carrozze che, sicuramente, si muovevano grazie alla magia.

Appena superarono l’ultimo albero l’elfo si fermò, irrigidendosi.

Hanna gli afferrò un braccio tentando di calmarlo quando lo vide guardarsi intorno nervosamente. Voltava la testa da una parte all’altra apparendo confuso e pronto a reagire.

Se gli elfi di Bosco Atro erano poco accoglienti, niente era paragonabile alle loro reazioni di fronte al pericolo. Se si sentivano minacciati diventavano letali!

Rispetto agli umani, che reagivano per pura disperazione o guidati dal panico, loro erano micidiali perché rimanevano perfettamente lucidi!

Una miriade di suoni raggiunsero le orecchie di Thranduil contemporaneamente.

In sottofondo c’erano rumori che non riusciva a distinguere, forti che coprivano i deboli e voci di timbri differenti anch’esse a volumi diversi.

Percepiva numerose presenze dentro agli edifici!

Gli umani erano sempre stati chiassosi e numerosi, ma questo era sempre stato per lui inconcepibile, oltre a reputarlo impossibile.

Ogni persona possedeva un odore pungente tutto suo e l’odore di cibo caldo appena cucinato riempiva l’aria permettendogli di individuare i vari banconi dove erano esposte tali pietanze.

Thranduil strinse i pugni. Sentiva la frustrazione aumentare, non sapeva se più per quello sconvolgimento dei sensi, o per il fatto che non capiva la lingua parlata dai mortali.

“Ehi! Guardami!” Lo chiamò Hanna afferrandogli le mani per attirare la sua attenzione “È tutto a posto! Non ci sono pericoli, solo confusione!”.

Hanna lo sentiva irrigidirsi a scatti, e dall’espressione corrucciata che aveva comprese qual’era il problema che non aveva minimamente considerato: l’udito elfico!

Non era teso per il gran numero di persone, ma per la miriade di suoni che riusciva a captare.

“Bhe credo fosse impossibile prepararlo a questo! In una città del genere ci sono milioni di persone!” Disse Sara sollevata nel vedere che l’amica stesse facendo un ottimo lavoro nel calmare l’elfo.

“C’è un pericolo, ce ne sono molti!” Le informò Thranduil prendendosi la testa con le mani come a volersi tappare le orecchie e alleviare il mal di testa “Posso percepire persone urlare e chiedere aiuto, altre arrabbiate......questi umani  non mascherano affatto le emozioni!”.

“Diciamo che non abbiamo perso l’abitudine di ingannare e farci del male a vicenda, ma avendo vissuto l’infanzia in questo mondo, sappiamo dove sono eventuali pericoli e siamo in grado di evitarli, per questo ti ho detto di non preoccuparti!” Gli disse Hanna tirando un sospiro di sollievo nel vederlo leggermente più rilassato.

“Vuoi che torniamo nel parco, tanto di tempo ne abbiamo!” Sara ricambiò l’occhiataccia di Hanna con una finta faccia innocente. Sapeva bene che l’elfo odiava mostrarsi debole e rallentare qualsiasi cosa stessero facendo.

Per questo Thranduil abbassò le mani e rispose deciso “Possiamo procedere!” Inclinando la testa verso Sara, invitandola a fargli strada.

L’elfo era ancora allerta e voltava la testa a scatti appena percepiva qualcosa, sicuramente lontano alcuni metri dato che le amiche non sentivano niente che potesse allarmarle.

“Se ammazza qualcuno la colpa è interamente tua!” L’aggredì Hanna.

“Mi avete chiesto di non uccidere nessuno ed io ho promesso di rispettare i vostri desideri!” Ricordò Thranduil.

Sara sorrise trionfante ed Hanna alzò gli occhi al cielo.

L’elfo focalizzò la propria attenzione su ciò che lo circondava, riuscendo dopo soli pochi minuti di camminata, ad ignorare o eliminare dalla sua testa, i suoni troppo lontani da dover essere ascoltati. Gli Uomini se da una parte avevano prosperato, per altre le cose erano rimaste invariate.

Vide persone rubare, altre litigavano senza alcun ritegno, anche se aveva vissuto molto in mezzo a quelli della loro razza, era consapevole di non conoscere gli uomini del suo mondo.

Lui aveva visitato le loro città in veste di sovrano, dove l’etichetta nascondeva in parte il loro reale modo di rapportarsi.

Un riflesso di luce catturò la sua attenzione e si fermò completamente assorbito da ciò che stava osservando.

Un oggetto piccolo e lungo, si muoveva veloce su di una piccola e stretta base nera. All’apparenza sembravano tanti piccoli carri legati fra loro in fila indiana, un meccanismo unico presente nel primo, li faceva camminare.

Era incredibile, neanche la cera migliore rendeva il legno così luminoso. Allora cos’era?!

Avvertì i passi delle ragazze fermarsi quasi subito e tornare indietro. Erano molto più vigili del solito.

“Quale materiale usate per realizzare tali invenzioni?” Domandò osservando tutti gli altri oggetti semoventi presenti in quella che loro chiamavano, vetrina, dove venivano esposti gli articoli in vendita.

“Plastica! Non l’hanno ancora inventata da voi!” Rispose Hanna sorridendo immaginando Aranel che giocava con un trenino elettrico.

“È resistente?” Chiese l’elfo curioso.

“Non quanto il legno, ma si, molto resistente!” Cominciò a parlare Sara, mettendosi nella posizione da “lezione”: spalle rilassate, mani in alto per mimare l’argomento in questione, occhi che fissavano il cielo mentre ricordava cose teoriche studiate tempo addietro “È una fibra artificiale creata dall’uomo. È bastato unire dei polimeri....” “Non è un’interrogazione!” La fece smettere Hanna.

“Si ma l’orgoglio dato dalla mia memoria eccezionale l’ha resa tale!” Si ritrovò a dover ammettere Sara.

Hanna fu costretta a chiedere delle indicazioni, più a gesticolare a causa dell’ansia ed impazienza che le facevano sbagliare disposizione di parole.

Conosceva bene l’inglese, ma interagire con qualcuno del proprio mondo di provenienza, era come essere ad un’interrogazione.

Comunque riuscirono a trovare un negozio di elettronica, uno all’altezza dell’euronics che conoscevano. 

“Best Buy! Nome azzeccatissimo!” Disse Sara prima di entrare.

Dopo aver riso per mezz’ora nel sentire l’elfo chiamare i televisori “specchi magici”, Sara, dopo una ricerca accurata, riuscì ad appropriarsi di un computer in vendita ma perfettamente funzionante, con cui cercare ciò che le interessava. 

“Bingo!” Esultò riconoscendo il logo che aveva visto fin da bambina “L’azienda di mio padre ha una sede vicino all’Empire State Building, sulla trentaquattresima strada!”.

“Perfetto! Lungo la strada ci fermiamo in un posto!” Annunciò Hanna trascinando Thranduil verso l’uscita.

“Quale?” Chiese Sara delusa. Perché perdere tempo?!

“Te lo dico mentre camminiamo!” Disse l’amica senza voltarsi per guardarla.

“Hanna!” Protestò Sara impaziente.

“Tranquilla! Non andiamo nel covo di una gang criminale!” La placò Hanna.

 

*

 

“Solo tu in momenti del genere puoi pensare a tutt’altro!” Si fece sentire Sara.

“Piantala di lamentarti! Se vogliamo rimanere nell’anonimato dobbiamo trovare qualcosa di più convincente! Per quanto siano abiti umani, sembriamo uscite dal retroscena di un film storico!” Disse Hanna indicandosi i vestiti. Celando il fatto che avesse veramente molto freddo.

“Non mi stavo lamentando, solo illustrando una verità!” Rispose Sara piccata “Questa grande idea del momento doveva venirti proprio adesso? Perché non dieci minuti fa? Le tue idee geniali hanno un modo tutto loro di presentarsi!” Disse nervosa, per quanto dovette riconoscere la verità nelle parole dell’amica.

“Sei la persona più sparagiudizi che conosca!” Si sentì in dovere di sottolineare Hanna.

Venendo puntualmente ignorata “A proposito dell’anonimato......Dove stiamo andando?! Ci saremmo dovute muovere tempo fa!” Chiese Sara sentendosi improvvisamente molto scoperta ed osservata. Anche se, gli abiti poveri che indossava, non attiravano la minima attenzione.

Entrarono in una piccola chiesa ed Hanna, dopo aver chiesto qualche informazione, andò diritta da un prete in particolare.

“Good morning, are you Father John?”(Buongiorno, siete voi padre John?) Domandò.

“Welcome dear girls and welcome to you sir! What can I do for you?”(Benvenute care fanciulle e benvenuto a lei signore! Cosa posso fare per voi?) Chiese l’uomo con una gentilezza disarmante.

“We would need some warm clothes if it doesn't bother her too much!”(Ci servirebbero dei vestiti pesanti se non le è di troppo disturbo!) Disse Hanna a cui tornarono in mente gli anni di catechismo.

“Not at all! You are always welcome in the lord's house! And it is my duty to help the needy! Please, this way!” (Affatto! Si è sempre benvenuti nella casa del signore! Ed è mio dovere aiutare i bisognosi! Prego, da questa parte!) Le accolse padre John con un gesto della mano, per avviarsi verso la stanza dove tenevano il vestiario.

Per non destare sospetti, si vestirono separatamente, le ragazze in un bagno, Thranduil nell’altro, con la raccomandazione di non toccare niente.

Rivelatasi inutile dopo che era tornato con in mano la manopola del water e si era scoperto che aveva aperto la piccola cisterna dietro al gabinetto, forse per scoprire come funzionasse.

Sara si fermò ad osservare l’oratorio. Le ricordava tantissimo gli anni in cui frequentava quello della chiesa sotto casa “Is everything okay?”(È tutto a posto?) Le chiese padre John avvicinandosi. La ragazza non rispose consapevole di avere una lingua fin troppo sciolta.

“Peaceful, professional secrecy. Everything you say in confession stays between the two of us! Even if you killed ten people I couldn't tell!”(Tranquilla, segreto professionale. Tutto quello che dici durante la confessione rimane fra noi due! Anche se tu avessi ucciso dieci persone non potrei dirlo!) La rassicurò il padre.

“And does it seem right to you?”(E a lei sembra giusto?) Domandò Sara deviando il discorso, non avendo voglia di confidarsi.

“I can not do anything about it!”(Non posso farci niente!) Ammise padre John “I can make a great cappuccino, but now we have a new coffee machine, maybe you could teach me how to use it!”(So fare un ottimo cappuccino, ma ora abbiamo una nuova macchinetta per il caffè, forse potresti insegnarmi come si usa!) “You seemed very thoughtful!” (Mi sei sembrata molto pensierosa!) Il tentativo era molto goffo, ma il padre era sicuro di ciò che offriva “Sure you didn't want a coffe?”(Sicura di non volere un caffè?).

“Another time father!”(Un'altra volta padre!) Rispose Sara con un sorriso.

“If you don't have a place to stay....” (Se non avete un posto dove stare....) la fermò padre John “...I could offer a solution. Temporary, but you could stop here for tonight!”(...potrei offrire una soluzione. Temporanea, ma per questa notte potreste fermarvi qui!).

Thranduil si era legato i capelli rimettendo subito il cappello al suo posto, non volendo far vedere quella caratteristica peculiare che avrebbe attirato fin troppa attenzione.

Hanna dopo un’occhiata sorpresa, sembrò avere lo stesso pensiero perché disse “Il cappello tienilo, non si sa mai!”.

Hanna non riusciva ad essere arrabbiata con lui più di tanto, per l’incidente del bagno. Anche lei aveva avuto la medesima curiosità una volta nel regno, volendo scoprire ogni minimo particolare della vita degli elfi.

Ora che si trovava davanti a nuove invenzioni era normale tale desiderio di conoscenza.

Sentiva Sara parlare con padre John e si chiese cos’avesse in mente.

Le pareti amplificavano il suono non permettendo neanche all’elfo di comprendere cosa dicessero e non solo per un problema di lingua.

“Ragazzi!” Un’euforica Sara corse loro incontro “Ho risolto il problema di stanotte!” Rivelò orgogliosa.

Rispose subito agli sguardi interrogativi dei due “Padre John ci ha offerto un letto per tutti noi! Per una notte ha detto che va bene!”.

“Sono sorpresa! Per una volta non hai combinato un disastro!” Disse Hanna scegliendo una giacca imbottita con il pail.

“Per non farci perdere tempo, mi asterrò a rispondere a questa frecciatina!”

Thranduil si bloccò un momento e prima di uscire ruotò leggermente il capo.

L’uomo lo fissava di rimando.

L’espressione del volto non lo tradiva, gli occhi invece erano pieni di sospetto e percepiva di essere osservato a fondo da quell’umano.

 

*

 

“Eccolo!” Sara improvvisamente perse tutta la vivacità e spensieratezza che l’avevano sempre caratterizzata. Subito dopo un pranzo offerto da padre John erano corse verso la loro meta.

Thranduil alzò lo sguardo. L’edificio era fatto interamente in vetro e si chiedeva come potesse non cedere, senza contare che non riusciva ancora a capacitarsi che gli umani fossero stati in grado di costruire qualcosa di così imponente.

“Come intendete agire?” Domandò l’elfo guardando con interesse un negozio pieno di luci ed  oggetti in movimento.

“Aspettando di intravedere chi cerchiamo!” Rispose Sara.

“Abbiamo intrapreso questo pericoloso viaggio solo per concluderlo con te che sbirci da dietro un lampione?” Chiese Hanna non capendo l’esitazione dell’amica.

Se avesse potuto rivedere i suoi gli sarebbe saltata addosso, soffocandoli in un caloroso abbraccio. Giusto per far capire quanto gli erano mancati....

“Vuoi insultarmi?!” Protestò Sara offesa.

Hanna per la prima volta, sembrò capire di non dover dire altro “Io entro in quel negozio mentre fai l’appostamento!” Li informò trovando interessante girare per i negozi anche se non poteva comprare niente.

Thranduil distolse l’attenzione da tutti quegli stimoli.

Nonostante la sua curiosità mista a allerta, percepiva bene l’incertezza di Sara.

“Stai bene?” Domandò inclinando di lato la testa, incoraggiando la ragazza ad alzare lo sguardo.

Sara ci mise un po’ a rispondere e quando lo fece appariva più tesa di prima.

“Se fossi stato costretto a tornare nel mondo dei romani....ti saresti mostrato a Legolas un’ultima volta?” Chiese mentre sembrava cercare disperatamente una risposta al proprio dilemma.

“Per abbandonarlo una seconda volta?” Domandò Thranduil capendo quale lotta interiore stesse combattendo l’amica.

“Ma la prima non è stata intenzionale!” Disse Hanna che era appena risbucata da chissà dove.

“Non importa cosa pensiamo, lui l’ha vissuta come tale!” Precisò Thranduil sentendo i sensi di colpa tornare per il dolore che aveva inflitto al suo stesso figlio.

“Non posso riappacificarmi con i miei?” Domandò Sara impaurita. Se non poteva a cos’era servito quel viaggio? Ma dato che poteva, era proprio la cosa giusta da fare?

“Avevate litigato l’ultima volta che vi siete visti?” Domandò l’elfo continuando a scrutare i volti delle numerose persone che entravano ed uscivano dall’enorme entrata dell’imponente edificio.

“No, ma facendo quella passeggiata abbiamo mentito loro!” Si confidò Sara raccontando qualcosa di cui si era sempre astenuta di parlare. Almeno non nei dettagli.

Thranduil arricciò le sopracciglia in un espressione smarrita.

“C’era brutto tempo, loro sarebbero tornati solo a tarda sera e ci avevano raccomandato di restare in casa!” Cominciò il racconto Sara “Abbiamo deciso di ingannare l’attesa cucinando, ma mancavano alcune cose, così siamo uscite...” proseguì Hanna per lei.

“Prendere una scorciatoia per il bosco si è rivelata una pessima idea. Ho visto uno scoiattolo ed inseguendolo per fargli una f....beh, seguendolo sono inciampata....” disse Sara decidendo di non parlare di dettagli irrilevanti e all’elfo, sconosciuti.

“Io ho tentato di afferrarla, ma il suo peso era troppo da sostenere ed ho finito per cadere con lei! Abbiamo rotolato lungo una discesa finendo nella fitta vegetazione!” Rivelò Hanna facendo sorridere Thranduil che non trovava difficile immaginarsi una scena del genere.

“Devo aver colpito qualcosa, un tronco o un sasso, perché la cosa successiva che ricordavo erano le voci di quelli che poi abbiamo scoperto essere romani, avvicinarsi sempre più!” Ricordò Sara vedendo il passato scorrerle davanti agli occhi come fosse stato la scena di un film.

 

“Solo noi siamo patite di musica al punto da accendere delle minicasse persino mentre camminiamo!” Commentò Sara continuando a guardarsi attorno per accertarsi che nessuno fosse in giro. A causa della pioggia la cassa stava sotto alla mantellina e le onde sonore si propagavano sotto di essa così che le poche persone incrociate, guardassero lei strano, ignorando l’amica che aveva avuto quella splendida idea.

“Non criticare Sia!” Disse Hanna protettiva.

“Sto solo esprimendo un opinione sulla nostra originalità!” Si difese Sara.

“Senti, ma vuoi veramente metterci il baccello di vaniglia nel sugolo? Da così poco sapore che mi pare indifferente!” Domandò Hanna che pur essendo molto brava a cucinare, preferiva non seguire la ricetta passo passo.

“Mio padre mangia solo il sugolo migliore! Ed ogni componente, per quanto insignificanze o piccolo, è fondamentale!” Disse Sara agitando l’indice per aria, come per volersi far ascoltare, o valere. Non era ben chiaro....

“Altro che medico, tu saresti stata un ottima politica! Oppure avvocato, sai farti valere.....” “Tu che fai complimenti?! Lo yogurt di oggi era avariato?” “......quando non ci sono ragazzi con cui fare la svenevole!”

“Ora ti riconosco! E non faccio la.....quella cosa là, sono solo molto timida!”

“Lo dici come se saperlo aiutasse!” Sbuffò Hanna.

“La consapevolezza è il primo passo verso il migliorarsi!” Urlò Sara con troppa spavalderia.

“Per potersi migliorare, semmai! Quando ti impanichi usi un linguaggio tutto tuo!” La prese in giro Hanna.

“Basta, da ora in avanti ti ignoro!” Decretò Sara arrabbiandosi per non aver vinto quella battaglia dialettica.

“Sara.....” la chiamò Hanna con un tono sorpreso.

“Non mi hai sentito?!” Chiese Sara accelerando il passo.

“Guarda! Uno scoiattolo!” Questo la fece fermare di colpo.

“Cosa!?” Chiese voltandosi, aprendo la bocca a forma di O e sgranando gli occhi per la meraviglia “Shh! Fai silenzio! Stavolta lo prendo!” Disse tirando fuori il cellulare per mettere pausa la musica e scattare una foto.

“Scommetto cinque euro che uscirà mossa, sfocata e tutto quello che di peggio tu possa fare per renderlo irriconoscibile!” Scherzò Hanna avanzando lentamente dietro all’amica, parlando a bassa voce.

“Se succede sarà solo ed unicamente colpa tua!” Rispose l’altra infastidita.

“Ovviamente!” Hanna alzò le spalle ricordando quanto Sara non credesse a tali parole dato che era poco superstiziosa.

Seguirono l’animale per poco, prima che si addentrasse nella vegetazione.

“Sara non vorrai seguirlo! Potrebbero esserci dei serpenti lì in mezzo!” La riprese l’amica nervosa.

L’altra si sporse in cima alla ripida discesa aggrappandosi ad un ramo “Ho visto dov’è la sua tana!” Esultò entusiasta.

In quel momento il ramo cedette parzialmente ma fu sufficiente per far perdere l’equilibrio alla ragazza che si aggrappò completamente ad esso, sentendo la gravità tirarla verso il basso.

“Hanna!” Chiamò disperata l’amica che l’afferrò per la giacca nel vano tentativo di tenerla. Ma la pioggia aveva resto il terreno fangoso e l’asfalto non dava una solida base.

Le scarpe di Hanna scivolarono sempre più, facendo diminuire la forza della presa con cui impediva all’amica di cadere. 

Appena il ramo cedette il peso di Sara trascinò giù entrambe che riuscirono ad urlare prima che l’impatto con il terreno le zittisse, facendole sparire silenziosamente nella fitta vegetazione.

 

*

 

Arrivò la sera e Sara sentiva la morsa allo stomaco aumentare all’idea che il tempo stava scorrendo troppo velocemente.

Se non fossero riusciti non ci sarebbe stata una seconda possibilità.

Ma riusciti in cosa?!

Ora metteva in dubbio la sua idea iniziale. Come aveva fatto una notizia tanto gioiosa a trasformarsi nell’origine di tanti dubbi e domande?!

Hanna e Thranduil sembravano molto più rilassati, lei interessata a mostrargli quante più cose possibili del loro mondo, lui curioso che ascoltava come un bambino a cui racconti una nuova favola della buonanotte.

Poteva rendersi conto che con Hanna aveva molto in comune, compresa una brusca separazione con i loro genitori.

Ora che lei aveva la possibilità di rivederli si sentiva smarrita come quando si erano rese conto, una volta che le catene erano state chiuse per la prima attorno ai loro polsi, che la loro vita sarebbe cambiata senza la minima possibili di scelta.

Cos’avrebbe fatto una volta ritrovati i suoi? Loro come avrebbero reagito?!

Cosa poteva riparare tutti quegli anni di lontananza?

Grazie a Thranduil la loro possibilità di una nuova vita all’infuori della schiavitù era stata meglio di quanto avessero mai potuto sperare, ma se lui non aveva abbandonato suo figlio perché lei lo avrebbe fatto con i suoi.

Nel ventunesimo secolo aveva ancora dei legami, persone che la amavano e che lei amava. Hanna sarebbe rimasta con i suoi figli, di questo avevano discusso e lo sapeva ancora prima di sentirglielo dire.

Aveva persino optato per l’assurda idea di convincere i suoi a seguirla attraverso il portale. Ripensandoci appena si era resa conto di quanto potesse essere egoista un idea del genere.

Ma pensare di rimanere era altrettanto assurdo.

Il destino, gli dei, non sapeva grazie a cosa o chi, ma si era ritrovata davanti la possibilità di avere una vita meravigliosa e non se la sentiva di rinunciarci.

Eppure avrebbe dovuto lasciare andare per forza qualcosa.

Qualcosa che non avrebbe rimpianto.

Ripensandoci e riflettendoci attentamente le era tornato in mente quel minuscolo particolare chiamato immortalità, che l’aveva obbligata a prendere la sola scelta di tornare nel mondo di Arda.

Ora si rendeva conto che per quanto meraviglioso e sperato, quest’incontro sarebbe stato molto breve.

Era meglio optare per un discorso introduttivo procedendo lucidamente e con calma o buttarsi a razzo e sperare che i suoi genitori avrebbero creduto alla sua assurda storia?!

Più ci pensava e più Sara malediceva il mago Bruno di aver aperto lo stramaledetto varco!

 

*

 

La mattina seguente, dopo rapidi saluti, tornarono alla loro postazione, ma con grande sorpresa, si resero conto che erano in corso delle celebrazioni.

Sembrava molto un evento promozionale ideato dall’azienda a fini commerciali.

Grandi palloni volteggiavano nel cielo sulla piazza antistante alla sede, sotto di essi vi erano pubblicità e la maggior parte degli slogan più usati.

Thranduil scrutava la scena con interesse. Molte persone vestite con abiti elaborati, per cui bastava un’occhiata per capire che la stoffa con cui erano fatti fosse pregiata, parlavano tranquillamente fra loro con modi molto simili all’alta borghesia.

Gli altri indossavano abiti davvero bizzarri che non sapeva definire.

Un sorriso gli si accennò appena vide un accalcamento di persone. A prima vista non aveva compreso cosa le attirasse, ma vederle allontanarsi solo quelle con in mano pietanze mai viste aveva cancellato ogni dubbio.

Hanna e Sara gli avevano accennato che nel loro mondo avevano inventato vari modi per “conservare” il cibo. In questo modo durante l’inverno nessuno moriva di fame ed anche se, da una piccola parte, lo trovava ingegnoso, dall’altra gli veniva il voltastomaco al pensiero di mangiare pietanze vecchie di giorni.

Per quanto potessero conservarle bene, non erano fresche!

Ma tale notizia non lo sconvolse più di tanto. Quegli umani passavano la maggior parte del tempo a mangiare. Non gli era mai capitato di trovare una taverna vuota o non notare qualcuno passeggiare senza avere del cibo in mano.

Come a volergli dare ragione, Sara tornò la suo fianco con un piatto pieno di cibo fra le mani.

Dando il cambio ad Hanna che aveva giustificato la fame improvvisa dicendo “L’ultimo ricordo del nostro mondo lo preferisco così, invece di noi due che rotoliamo nel fango!” Prima di gettarsi verso quello che chiamavano buffet, come se non toccasse cibo da giorni.

L’elfo si mosse sul posto inquieto. In mezzo a quella moltitudine si sentiva nervoso. 

E come a volerlo distrarre, un uomo attirò la sua attenzione.

Furono i suoi occhi, fin troppo familiari, a farlo risplendere in mezzo a quella moltitudine. Azzurri come il mare, anche se leggermente opachi, come velati dalla tristezza, erano identici ad un’altro paia che avrebbe riconosciuto senza difficoltà.

“Sara.....” “Si, che c’è?” Chiese lei mentre cercava di togliere i pezzi più grossi di cipolla “Credo tu abbia finalmente trovato ciò che per anni potevi solo desiderare!” Le parole di Thranduil le fecero alzare la testa e seguì lo sguardo dell’elfo.

L’intero piatto cadde a terra. La fame dimenticata.

La sua memoria era stata formidabile, perché la persona che si ritrovò a fissare era cambiata veramente tanto.

Essendo suo padre non fu difficile riconoscerlo, anche se di spalle.

Sentì qualcosa dentro di lei muoversi. Non sapeva definirlo, ma era certa che una parte di sé avesse riconosciuto quella presenza che per anni era stata la sua guida ed il suo guardiano.

Si trovava dall’altra parte della strada, ma per lei era come stargli accanto.

Quando si voltò sperò e sognò che i suoi occhi la guardassero con l’affetto che era sopravvissuto nei ricordi, solo per immaginare il dolore che li avrebbe riempiti appena saputo che non poteva restare.

Sara si mosse sul posto incerta.

Il tempo a disposizione era troppo breve. Forse i suoi sarebbero stati sereni sapendola al sicuro, avrebbero perdonato la sua fretta, per la gioia provata nel rivederla.......

Un tremore la fece sobbalzare, come se la persona appena comparsa nella sua visuale l’avesse sorpresa alle spalle.

Sua madre, con indosso un vestito verde zucchina, i capelli ordinati in una messa in piega appena fatta, ed un enorme borsa che sembrava contenere il suo intero guardaroba. La sua stravaganza non era affatto mutata nel tempo.

Si salutarono felici ed a braccetto, si incamminarono verso una meta nota solo a loro.

Apparivano spensierati, allegri......felici.

No, era meglio così.

Era una sua necessita saperli al sicuro.

Forse loro la credevano morta, pregavano ogni giorno che ovunque fosse stesse bene, qualunque cosa poteva essere accaduta, stavano bene ed erano rimasti uniti.

Mentre cominciava ad allontanarsi, ignorò lo sguardo stupito di Hanna e quello consapevole o orgoglioso di Thranduil, era difficile decifrarlo....

La camminata verso un’ultima meta decisa da Hanna fu silenziosa e Sara si accorse che l’amica era entrata in un negozio, solo quando Thranduil la fermò con un gesto gentile.

Hanna aveva ripreso a smanettare sulla tastiera di un computer. Gli anni passati lontani dalla tecnologia non avevano influenzato la sua dimestichezza.

Questa volta aveva cercato il suo nome ed il video mostrava una fiaccolata.

Hanna and Sara are our two stars who now that shine in heaven!(Hanna e Sara sono le nostre due stelle che ora brillano in paradiso!) sotto il titolo dell’articolo lessero “Uno squilibrato, Jerry Bones, si trovava a Magheracar, quartiere Irlandese che è sempre stato un’ambita meta turistica, nei pressi del paesino di Bundoran, in Irlanda. Il signor Bones ha confessato di aver ucciso ed occultato i cadaveri delle due giovani ragazze, parole risultate vere grazie a numerose prove trovate dagli agenti, tra cui molti oggetti personali. È stato condannato all’ergastolo a causa del suo coinvolgimento in altri due omicidi. Il padre e tutore delle due vittime ha ammesso ai media di aver perdonato il brutale omicida, affermando che da una tale tragedia non possa scaturire solo l’odio. Ha fondato un’organizzazione che aiuti le vittime di tali crimini chiamata Sister Forever, a memoria delle giovani i cui sogni sono stati spezzati troppo presto, così come le loro vite!”.

Sara prese una grossa boccata d’aria, ascoltando la traduzione di Hanna come se non avesse appena letto l’articolo e glielo stesse dicendo a voce per la prima volta.

“Almeno è scaturito qualcosa di buono da questa avventura!” Tentò di tirarla su Hanna. Era legata ai genitori dell’amica, ma non sarebbe mai stato come se fossero stati i suoi.

“Soffro al pensiero di tutto il dolore che ho inflitto loro.....” si voltò guardando Thranduil con occhi lucidi “....per questo capisco che è meglio non riaprire vecchie ferite!” Disse.

“Torniamo a casa!” Sussurrò Thranduil con un calore tale da far concordare entrambe le amiche.

Bosco Atro era la loro casa, e nonostante le sfide che avrebbero dovuto affrontare, compresero che più che appartenere ad un posto, l’importante è restare con chi ami.

Lo stesso amore che spinge a fare scelte dolorose, ma necessarie.

 

*

 

Sara si allontanò dalla grotta correndo felice giù per il pendio riuscendo miracolosamente a non fare l’ultima parte rotolando.

Thranduil si guardò attorno, chiedendosi perché il ritorno fosse stato meno complicato vedendo che non si erano ritrovati per terra come all’andata.

Incrociando gli occhi di Radagast, che si trovava in fondo alla discesa, lo vide meravigliato quanto lui, anche se probabilmente per ragioni opposte.

Scese con calma aiutando Hanna nei punti più scivolosi per salutare i maghi una volta raggiunti i cavalli.

“Perché siete tornati così presto?” Kalos diede voce alla domanda che il mago bruno non riusciva a porre nella confusione in cui si era ritrovato, incrociando le pupille mentre era perso nei suoi pensieri.

Hanna alzò lo sguardo e vide che la luna era ancora altra in cielo. Condivise la sorpresa dei maghi quando si rese conto che sarebbero dovuti tornare a mattina inoltrata e non la notte.

Il tempo scorreva in maniera diversa nei due mondi?!

“Quanto è passato?” Domandò Thranduil non sembrando particolarmente allarmato.

“Solo poche ore! Cioè, di meno di quanto ne avreste dovute passare dall’altra parte!” Si corresse Kalos cercando riparo da un’eventuale scatto d’ira del Re.

“Che strano!” Si fece sentire Sara che si trovava già in groppa al suo cavallo “Da noi è passato il tempo previsto! Dodici ore. Pensa che eravamo molto puntuali quando abbiamo raggiunto il varco!” Lo informò per niente turbata.

“Alquanto curioso!” Commentò Radagast uscendo dal proprio silenzio riflessivo.

“È curioso....” cominciò Hanna che appena aveva rivisto il mago aveva deciso di volere delle risposte “...che ci siamo ritrovate in un posto diverso rispetto a quello in cui siamo scomparse anni fa!”.

“Già, è vero che poi abbiamo avuto una botta di fortuna incredibile.....ma che è successo?!” Chiese Sara più curiosa che arrabbiata come l’amica.

Radagast batté il bastone in terra molte volte, come se stesse cercando le parole giuste per rispondere “Il vostro mondo è vasto, per questo ho usato un particolare incantesimo che vi facesse apparire non in un luogo casuale, ma vicino a coloro che desideravate incontrare!” Disse dissolvendo tutti i dubbi.

“Ma dircelo prima, no eh?” Chiese Sara esasperata appena si ricordò il terrore provato quando aveva scoperto dove si trovavano.

“Infatti! Ci siamo prese un colpo!” Protestò Hanna trovando irritante la pacatezza del mago nel rispondere a quel quesito.

Thranduil sorrise nel vedere le ragazze mettersi a litigare con Kalos appena si era messo in mezzo difendendo il mago che appariva anch’egli divertito.

L’ombra di dolore che le aveva sempre accompagnate era rimasta dall’altra parte del varco. Quelle fanciulle, così giovani ed ingenue erano riuscite a lasciarsi alle spalle il passato che per molto tempo le aveva fatte soffrire. 

Cambiarlo era impossibile e come gli umani, erano concentrate a vivere la vita presente.

Il Re di Bosco Atro si promise che avrebbe fatto tutto il più possibile per renderla meravigliosa e piena di felicità.

 

Chiedo scusa per il ritardo.

Tra lo studio, un piccolo blocco e la difficoltà riscontrata nello scrivere questo capitolo, ho tardato la pubblicazione!

Questa è una parentesi molto importante per Sara e divertente sotto molti punti di vista! (Ho risposto a molte delle domande sul passato delle ragazze!).

Trovando serenità con i dubbi e le domande irrisolte Hanna e Sara ora potranno vivere libere e felici a Bosco Atro. 

Il prossimo capitolo sarà un preludio dell’attesissima Battaglia delle Cinque Armate! Non dico altro.

Sarà dopo il prossimo capitolo che ci catapulteremo completamente nel capolavoro di Jakson ed anche lì ne vedremo delle belle.

Seguirò la storia è vero, ma mi sono presa la libertà di modificare qualcosina data la presenza dei miei personaggi!

A presto,

X-98

   
 
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